Non si possono elevare multe a chi sosta nelle strisce blu oltre l’orario pagato: il Ministero fa chiarezza.

Chi prolunga la sosta nelle strisce blu oltre l’orario per il quale ha regolarmente pagato non viola il codice della strada e non merita una sanzione ma deve solo saldare la parte mancante della tariffa.
sosta celoce 3Questa, in sintesi, la risposta di oggi, 20 marzo, del ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, a un’interrogazione parlamentare, che fa chiarezza sui dubbi interpretativi sollevati da molti automobilisti.
Il ministero dei Trasporti aveva già, ripetutamente,  espresso  il parere che, nel caso di sosta illimitata tariffata, il pagamento in misura insufficiente non costituisce violazione di una norma di comportamento, ma si configura unicamente come una “inadempienza contrattuale”.
Pertanto, nei casi di pagamenti in misura insufficiente, l’inadempienza implica il saldo della tariffa non corrisposta. Niente multa, insomma, perché “in materia di sosta, gli unici obblighi previsti dal Codice sono quelli indicati dall’articolo 157, comma 6, e precisamente l’obbligo di segnalare in modo chiaramente visibile l’orario di inizio della sosta, qualora questa sia permessa per un tempo limitato, e l’obbligo di mettere in funzione il dispositivo di controllo della durata della sosta, ove questo esista; la violazione di tali obblighi comporta la sanzione prevista dal medesimo articolo 157, comma 8, del Codice medesimo.
Il parere ministeriale, oggi confermato, ha conseguenze importanti anche per il nostro Comune, che aveva  introdotto,  a gennaio 2013, un inasprimento delle sanzioni per chi non rispettava i limiti orari dei posteggi sui 890 spazi blu, prevedendo l’applicazione di una  “multina” di 4,60 euro.
Ricordo, infatti, che dal primo gennaio 2013 l’Amministrazione Comunale ha stabilito che chi non espone sulla propria vettura il ticket o grattino viene sanzionato con la multa da 42 euro ( per divieto di sosta), mentre chi lo ha fatto, ma non è riuscito a rispettare il tempo programmato è soggetto  alla multina di 4,60 euro.
Alla luce del parere espresso dal Ministero,  quanto disposto dal nostro Comune  non va bene, in quanto si può  richiedere all’automobilista di saldare solo la parte mancante della tariffa non corrisposta.
Cosa dovrebbe fare il Comune per  recuperare i mancati pagamenti?
Il nostro Comune ha scelto di affidarsi alla Park.O spa, sia per la gestione del servizio che per la gestione del recupero tariffario, quindi la società partecipata ha titolo per richiedere i mancati pagamenti ma le modalità dei recuperi devono essere stabiliti adottando un apposito regolamento comunale, che deve riconoscere  le indicazioni e le limitazioni fornite dal Codice della strada, dagli organismi ministeriali   e dal Codice dei Consumatori.

Don Giuseppe Diana


20 anni fa, proprio nel giorno del suo onomastico, moriva a Casal di Principe Don Peppe Diana, ucciso dalla camorra. La sua missione era l’amore per la sua gente e la giustizia, la sua forza la parola: per questo venne fatto tacere. Ma Don Peppe faceva paura anche da morto, tanto era stato giusto e rispettato: per questo cercarono di infangare, inutilmente, la sua memoria. Oggi è giusto quindi ricordarsi di lui, per celebrarlo e tenere così vivo il suo impegno.

Un legame meraviglioso e misterioso


Un video pieno di tenerezza: il bimbo che non vuole proprio staccarsi da colei che l’ha appena messo al mondo.
Certo non sa ancora pronunciare parole e non può quindi chiamare: Mamma. Ma a volte un pianto o piccole gestualità sono  più significative delle parole.

Rinuncio… ma non si può

Il dott. Scotti, non quello del riso ma il noto presentatore TV Gerry Scotti,  ha inoltrato un’insolita richiesta al presidente del Consiglio Matteo Renzi: toglimi il vitalizio.
Semplice apparentemente: uno che è stato parlamentare per 5 anni ( dal 1987 al 1992) e che di mestiere fa il conduttore tv, non ha bisogno di quei soldi, non li vuole. Ma rinunciare non si può.
Gerry Scotti è una persona onesta e potrebbe costituire un buon esempio per tutti quelli che non hanno bisogno di vitalizi e pensioni d’oro, visto che con il loro patrimonio potrebbero garantire il futuro ad almeno un paio di generazioni.
Ma sembra che non sia possibile accogliere una richiesta del genere.

ScottiLo Stato che è così avaro nel dare e tanto sollecito nel ricevere, dai poveri diavoli che non riescono a pagare le tasse anche perché dello Stato sono creditori, non potrebbe essere altrettanto sollecito nel riprendersi quei soldi che persone oneste e altruiste come Gerry Scotti non vogliono?
Ma non può. E sinceramente sono cose che faccio fatica a comprendere.

Anche gli stranieri, cittadini dei Paesi dell’UE, possono votare per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale. Il termine per registrarsi all’Ufficio elettorale è il 10 APRILE

Elezione SindacoIl 24 febbraio u.s., era il termine entro il quale gli stranieri residenti in Italia, cittadini di Paesi dell’Unione Europea – e che non si erano già iscritti nella lista aggiunta in occasione delle precedenti elezioni europee – potevano presentare domanda all’ufficio elettorale del Comune in cui risiedono per iscriversi nelle liste elettorali per partecipare all’elezione del Parlamento Europeo. Sono ancora aperti, invece, i termini per l’iscrizione nelle liste per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale nel Comune di residenza.
I cittadini di Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Cipro, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria, Croazia, possono richiedere l’iscrizione nelle apposite liste elettorali aggiunte presso il Comune di residenza (Ufficio elettorale). In caso di accoglimento della domanda, l’Ufficio elettorale provvederà all’iscrizione nella prima revisione dinamica utile delle liste elettorali aggiunte. All’iscrizione seguirà l’emissione della tessera elettorale.

Il cittadino straniero per essere ammesso al voto, alle elezioni comunali, deve presentare la richiesta non oltre il 5° giorno successivo all’affissione del manifesto di convocazione dei comizi elettorali (di norma 45 giorni prima delle elezioni), ovvero entro il 10 aprile.

Una buona giocata sulla difesa

Se la miglior difesa è l’attacco, mi sembra ottimo e positivo che si propongano tagli (circa 3 miliardi di euro) proprio al ministero della Difesa. Soprattutto se si parla anche di ripensare e ridurre il programma degli F35.
Questa si che è una buona “svolta” da parte di Renzi.
Paola

Dare piena attuazione al progetto di Educazione Fisica curricolare “Sport a Scuola”

I Coordinatori territoriali di Educazione Fisica scrivono al Presidente del Consiglio, chiedendo  un incontro, per cercare di dare piena attuazione al progetto di Educazione Fisica curricolare  “Sport a Scuola”.
Clicca qui di seguito per leggere  la lettera

 

La proposta di Renzi sul lavoro: tanti dubbi. Non c’è il rischio di aumentare la precarietà ai giovani ?

Sintetizzando, si vuole introdurre la possibilità di stipula di un contratto di lavoro a termine senza indicazione di alcuna causale con durata lunghissima, fino a tre anni.
Per i giovani e per i disoccupati, credo questo determini, un solo futuro: restare per sempre precari triennali, ora presso una azienda, ora presso un’altra.
Non mi sembra una “svolta buona” questa.
Paola

Eugenio Scalfari: Berlinguer perché ti abbiamo voluto bene

giornale La Repubblica

di Eugenio Scalfari •16 marzo 2014. Riutilizzo delle buone idee
Comincio quest’articolo con un paradosso ed è questo: Enrico Berlinguer ha avuto nella politica italiana (e non soltanto) un ruolo in qualche modo simile a quello che sta avendo oggi papa Francesco nella religione cattolica (e non soltanto). Tutti e due hanno seguito un percorso di riformismo talmente radicale da produrre effetti rivoluzionari; tutti e due sono stati amati e rispettati anche dai loro avversari; tutti e due hanno avuto un carisma che coglieva la realtà e alimentava un sogno.
Oggi, anziché commentare i fatti politici della settimana appena terminata, ho deciso di ricordare Berlinguer di cui quest’anno si celebra il trentennale dalla morte e sulla cui figura in questi giorni stanno uscendo libri e documentari che ne ricordano la forza morale, il coraggio politico, gli errori commessi e il profondo rinnovamento della sinistra.
La sua somiglianza al ruolo di papa Francesco – l’ho già detto – è un paradosso, ma come tutti i paradossi contiene aspetti di verità. Se avessero vissuto nella stessa epoca si sarebbero sicuramente rispettati e forse perfino amati. Per quanto riguarda me, ho conosciuto, rispettato ed anche avuto profonda amicizia personale per Enrico. Lo conobbi per ragioni professionali nel 1972, quando fu eletto segretario del Pci dopo Longo e Togliatti. Fu dunque il terzo segretario di quel partito dalla fine della guerra mondiale.
La prima intervista che gli facemmo sul nostro giornale è del maggio del ’77 cui ne seguirono altre quattro, rispettivamente nel ’78, nell’80, nell’81, nell’83. Morì nel giugno dell’84 e ancora ricordo che mentre era già in agonia andai a porgere le mie condoglianze a Botteghe Oscure dove erano ancora riuniti i pochi dirigenti rimasti a Roma che partirono quella sera stessa per Verona per vegliarne la morte.
Ricordo quella mia brevissima visita perché, dopo aver detto brevi parole di condoglianze conclusi dichiarando che la sua scomparsa era una grave perdita per il suo partito ma soprattutto per la democrazia italiana. Lo dissi perché lo pensavo e lo penso ancora. La visita era conclusa, salutai i presenti e Pietro Ingrao mi accompagnò all’uscita da quella sala. Ci stringemmo la mano ma io ero molto commosso, lo abbracciai piangendo e anche lui pianse consolandomi. M’è rimasto in mente perché non era mai accaduto qualcosa di simile: d’essere consolato nella sede del Pci per la morte del capo d’un partito al quale non sono mai stato iscritto né di cui ho mai condiviso l’ideologia politica.
Nelle interviste ci siamo sempre dati del lei come lo stile giornalistico prevede, ma quando ci incontravamo privatamente passammo presto al tu. Alcune volte cenammo insieme a casa di Tonino Tatò che era il suo segretario e che conoscevo da molti anni; un paio di volte venne lui a casa mia. Oltre alle interviste su Repubblica accettò anche un dibattito televisivo con Ciriaco De Mita, allora segretario della Dc. Che sosteneva da tempo nel suo partito l’idea dell'”arco costituzionale” dalla Democrazia cristiana fino al Pci che non poteva dunque essere escluso dal governo senza che la democrazia fosse zoppa. Queste cose De Mita le diceva in tempi di guerra fredda in nome della sinistra democristiana e in polemica con il resto del suo partito.
In quel dibattito, trasmesso su Rete4 che allora era di proprietà della famiglia Mondadori e della quale noi del gruppo Espresso avevamo una quota di minoranza, i due interlocutori parlarono come possibili alleati per modernizzare lo Stato e risolvere i problemi sociali del paese e lo storico dualismo tra il Nord e il Sud. Il dibattito si concluse con una stretta delle nostre
tre mani, una sull’altra, e così fummo fotografati. Ho attaccato quella foto in casa mia e ogni tanto, quando la guardo, mi viene da pensare che quelli d’allora erano altri tempi e altre persone.
Nel corso degli anni, dal 1977 all’84, le domande più importanti che gli feci e le risposte che ne ottenni furono sette: la natura del Partito comunista italiano rispetto agli altri e in particolare a quelli che operavano in paesi occidentali; il suo rapporto con l’Urss e col Partito comunista sovietico; il suo rapporto con il leninismo; la concezione che aveva della futura Europa; la dialettica in atto con i socialisti e con la Dc; la natura del centralismo democratico e il ruolo che il Pci doveva avere con l’Italia; il problema da lui sollevato della questione morale. Queste domande gliele feci molte volte e le risposte non furono sempre le stesse, alcune cambiarono col passare del tempo ma l’evoluzione fu comunque coerente.
Ricordo ancora una telefonata che ebbi da Ugo La Malfa il giorno in cui Enrico ruppe decisamente con Mosca rivendicando la sua autonomia rispetto all’Urss, al Pcus e al Cominform. “Quello che aspettavamo da tanto tempo è finalmente accaduto ieri. Adesso quel miserabile cercherà di non farlo uscire dal ghetto in cui per tanti anni il Pci è stato. Spetta a noi aiutarlo affinché la nostra democrazia sia finalmente compiuta”.
Gli risposi che aveva ragione ma che l’uscita dal ghetto non sarebbe stata facile, una parte del Pci era ancora sedotta dall’ideologia leninistastalinista. Noi avremmo certamente aiutato Berlinguer ma le difficoltà erano numerose, in parte esterne al Pci e in parte nel suo stesso interno. “Hai ragione – rispose Ugo – ma noi abbiamo una grande funzione da svolgere e per quanto mi riguarda mi impegnerò fino in fondo”. Gli chiesi chi fosse il “miserabile” che avrebbe cercato di bloccare l’evoluzione democratica del Pci. “Lo sai benissimo chi è, infatti lo attacchi tutti i giorni”.
Era Craxi, di cui non voleva pronunciare neanche il nome. Purtroppo La Malfa morì pochi mesi dopo e solo dopo morto gli italiani scoprirono che era stato uno dei padri della Patria, così come scoprì la grandezza politica e morale di Berlinguer al suo funerale. Il nostro è un popolo abbastanza strano: s’innamora più spesso dei clown che dei politici impegnati a mettere il bene comune al di sopra di ogni interesse personale e di partito. Abbiamo tanti pregi, ma questo è un difetto capitale che spiega la fragilità della nostra democrazia e dello Stato che dovrebbe esserne il titolare e il contenitore.
***
Sullo stalinismo Berlinguer fu sempre contrario e del resto la sua ascesa alla segreteria del partito era avvenuta molti anni dopo la morte di Stalin e il rapporto di Kruscev aveva già fatto chiarezza sulla natura criminologica di quella tirannide. Diverso invece era il suo rapporto con il leninismo, ma quella fu una posizione che col passare degli anni cambiò segnando l’evoluzione del
Pci verso la democrazia compiuta. Ne cito il passo più significativo tratto dall’intervista del settembre 1980, quando la Polonia si era ribellata al giogo di Mosca. Fu anche in quell’occasione (l’avevo già fatto altre volte) che gli chiesi qual era la parte del pensiero leninista che rifiutava e quella invece che continuava ad accettare.
Rispose così: “Lenin ha identificato il partito con lo Stato; noi rifiutiamo totalmente questa tesi. Lenin ha sempre sostenuto che la dittatura del proletariato è una fase necessaria del percorso rivoluzionario; noi respingiamo questa tesi che da lungo tempo non è la nostra. Lenin ha sostenuto che la rivoluzione ha due fasi nettamente separate: una fase democratico- borghese e successivamente una fase socialista. Per noi invece la democrazia è una fase di conquiste che la classe operaia difende ed estende, quindi un valore irreversibile e universale che va garantito nel costruire una società socialista”. Mi pare – dissi io in quel punto – che voi rifiutate tutto di Lenin. “No. Lenin scoprì la necessità delle alleanze della classe operaia e noi siamo pienamente d’accordo su questo punto. Infine Lenin non si è affidato ad una naturale evoluzione riformista ed anche su questo noi siamo d’accordo”.
Questo, gli dissi io, l’ha sostenuto anche Machiavelli molto prima di Lenin. “Anche noi comunisti abbiamo letto Machiavelli che fu un grande rivoluzionario del suo tempo il quale però si riferiva “alla virtù individuale di un Principe” mentre noi ci riferiamo ad una formazione politica che organizzi le masse per trasformare la società”.
Un altro tema fu quello della questione morale, affrontato da lui nell’intervista del 1981 ma poi ripreso molte volte. La questione morale per lui non erano le ruberie perpetrate da uomini politici; quelli erano reati da denunciare alla magistratura. La questione morale era invece l’occupazione delle istituzioni da parte dei partiti. Questo, secondo lui, era necessario fare e la leva avrebbe dovuto essere il rispetto letterale della Costituzione come avevano più volte auspicato Bruno Visentini e il nostro giornale che l’aveva sostenuto. Anche Berlinguer lo sostenne fin dall’81 ma ci ritornò con la massima chiarezza sul nostro giornale nel maggio dell’83. “Noi vogliamo un governo diverso, un governo-istituzione, formato sulla base dell’articolo 92 della Costituzione, cioè che nasce su scelta del presidente del Consiglio incaricato dal capo dello Stato senza patteggiamenti con le segreterie dei partiti. Chiediamo cioè il rispetto puro e semplice della Costituzione e siamo certi che se si cominciasse a far così l’esempio si trasmetterebbe alle istituzioni minori, enti, banche, unità sanitarie, televisione e tutta l’infinita serie del sottogoverno. Questo è per noi il governo diverso. Per noi qualunque governo dev’essere costituito così indipendentemente dal colore della maggioranza che lo sorregge”.
Infine le domande sulla politica economica e la risposta chiarissima (1983). “Non si può giocare a poker puntando sui bluff. Bisogna essere ben determinati ma prudenti. Non penso certo che un governo di sinistra possa fare finanza allegra. Perciò dic iamo che tutte le spese correnti debbono esser coperte da entrate fiscali mentre l’indebitamento serve solo a finanziare gli investimenti. Poi bisogna rivedere la leggi sulla sanità e sulla previdenza affinché, al di sopra d’una certa fascia di redditi inferiori, i cittadini contribuiscano al finanziamento di tasca propria. Un buon governo non si può regolare che in questo modo”.
Ve l’aspettavate, cari lettori, che Berlinguer trent’anni fa, parlando d’un governo di sinistra del quale il Pci sarebbe stato uno degli assi portanti, auspicasse una sanità che i redditi medioalti finanziassero di tasca propria? Attenzione a chi parla dell’attuale tentativo del nuovo presidente del Consiglio di vagare in cerca di coperture per un governo più a sinistra degli ultimi trent’anni. Berlinguer, proprio trent’anni fa, le coperture le trovava sgravando i lavoratori a spese dei redditi medio-alti. Ma oggi una proposta del genere sarebbe tacciata di comunismo inaccettabile e infatti non viene neppure ritenuta possibile e già un aumento della tassazione sulle rendite (quali?) è ritenuto “sovversivo”.
Ho cercato di ricordare il Berlinguer che ho conosciuto. Aveva un grande carisma ma era timido, era riservato, era prudente, era moralmente intransigente. Voleva, insieme a Lama e ad Amendola, l’austerità, perfino sui salari operai, ma voleva anche che i valori della classe operaia coincidessero con l’interesse nazionale, come sempre deve avvenire quando un ceto sociale ha la responsabilità di sintonizzarsi con tutto il paese.
Sandro Pertini piangeva quando il feretro con le sue spoglie che era andato a prendere a Verona sbarcò all’aeroporto di Ciampino. Ero andato lì per incontrarlo e ricordo quel che mi disse: “Se n’è andato l’ultimo grande della sinistra italiana. Senza di lui questo paese riscoprirà i suoi vizi e le sue debolezze e non sarà certo la sinistra a fare da argine al fiume limaccioso che esonderà”.
Vedeva giusto purtroppo il vecchio Pertini che aveva passato tanti anni della sua vita in galera, al confino o nelle brigate Matteotti della guerra partigiana.
C’era più gente a quel funerale di quanta ce ne fosse a quello di Togliatti che pure aveva mobilitato milioni di persone. Quella fu l’ultima fiammata, il ploro di tutta la nazione. Adesso siamo scivolati piuttosto in basso; si ride, si motteggia o s’impreca e si pugnala alla schiena. E vi assicuro che per un vecchio testimone del tempo non è affatto un bel vedere.

Evento 'Il Cortile dei Giornalisti'

Fratello Sole, sorella Luna

 

    Una nota per ogni domenica

                                                                                       

                                                                                        –

               –

Buona Domenica a tutti Voi,  con una bellissima canzone 
interpretata da Claudio Baglioni  nel film “Fratello sole, Sorella luna”.
Quante volte abbiamo cantato questa canzone negli scout, nelle cerimonie …

…dolce è sentire …

Un abbraccio Paola

Abbattiamo i costi della politica: una proposta concreta da attuare subito.

Invito il segretario del mio partito e nuovo Primo Ministro del Paese, Matteo Renzi, a valutare la seguente proposta che potrebbe, a mio avviso, rappresentare un atto concreto verso la diminuzione dei costi della politica, ma anche un “farsi carico” per chi si propone alla guida e/o rappresentare il Paese.
Questa la proposta che suggerisco.
Il 25 maggio saremo chiamati ad eleggere chi rappresenterà l’Italia in Europa.
Il nostro Paese ha bisogno dell’Europa e chiediamo giustamente attenzione ed interventi di aiuto e sostegno per la nostra economia in crisi. Chiediamo aiuto agli altri Paesi Europei ma poi con grande imbarazzo e vergogna leggiamo che i nostri Euro Parlamentari sono i più pagati al Parlamento di Strasburgo arrivando a prendere stipendi per circa € 16.000,00 al mese, mentre gli altri eurodeputati arrivano a prenderne più o meno la metà.
eurodeputatistronziCome possiamo essere credibili agli occhi dei nostri interlocutori europei ? Perchè la nostra classe politica si deve caratterizzare in Europa per i privilegi di cui gode ? Non possiamo permetterci che questi signori facciano “la bella vita” sulle spalle di un Paese in difficoltà e che con tanta fatica cerca di tirare avanti.
Visto che andremo ad eleggere europarlamentari nuovi, e che quindi non si potranno accampare scuse del tipo “diritti acquisiti”, facciamo subito una legge che fissa per i nostri futuri neo rappresentanti in Europa il dimezzamento netto degli stipendi rispetto a quelli   attualmente elargiti.
Fissiamo per legge ( e chi decide di candidarsi ne è consapevole prima) che chi vuole essere eletto a Strasburgo prenderà massimo 5.000,00 € al mese ( e mi sembra  già questo un “Bingo”).
Una proposta concreta che mi permetto di suggerire a  Renzi.
Paola

Farsi carico degli altri: l’esempio di Yu Xukang

article-2577520-1C2AA5CD00000578-802_306x423La commovente vicenda del padre cinese che ogni giorno percorre 29 km con il figlio disabile sulle spalle per portarlo a scuola potrebbe essere una buona metafora su come una classe dirigente deve guidare il proprio Paese: facendosene carico e rinunciando ai propri privilegi per dare un futuro alle nuove generazioni.
Ma purtroppo, spesso anche chi ha le spalle grosse preferisce vivere alle spalle degli altri.

E’ ora di cambiare: occorrono tagli netti ai privilegi ed agli stipendi della classe dirigente, per primi a quelli dei  politici. Non saranno, magari, misure risolutive ai fini macroeconomici per salvare il sistema Paese, ma tutti ci sentiremmo vicini ed uniti nell’affrontare i problemi.
Paola

Solidarietà a Rosy Bindi e a tutte le parlamentari che hanno sostenuto il valore della parità di genere.

art. 51Quanto accaduto nei giorni scorsi in Parlamento sulla votazione della nuova legge elettorale credo sia un atto molto grave:  decine di parlamentari, nascosti dietro il voto segreto, hanno affossato nella legge elettorale nazionale l’applicazione dell’art 51 della Costituzione, facendo restare l’Italia in fondo alle graduatorie mondiali della presenza femminile nelle assemblee elettive.
Stupisce ed indigna che alla Camera sia stato respinto l’emendamento che chiedeva la parità uomo donna nella selezione dei candidati alle elezione. Ancora di più indigna che alla Camera il Partito Democratico pur avendo la maggioranza dei seggi, non sia stato in grado di far approvare l’emendamento a causa di una spaccatura al suo interno, provocata da una parte dei suoi deputati che hanno votato contro una norma di alto valore politico e civile.
Questi deputati, “nuovi 101”, hanno contraddetto non solo lo spirito dello Statuto del nostro Partito, che ha nella parità di genere un elemento politicamente forte, ma anche la pratica che impone nella scelta della composizione degli organi dirigenti del PD il 50% uomo e 50% donna.
Che i partiti di centro destra siano portatori di visioni oscurantiste nel rapporto di genere è grave ma coerente nel loro modo di concepire la società, che siano appoggiati da rappresentanti democratici è inammissibile, non ci sono ragioni politiche per giustificarli.
È inconcepibile che il corpo elettorale italiano attivo, composto da oltre il50% di donne, non si possa riconoscere in un 50% di elettorato passivo femminile presente nelle liste dei partiti che partecipano alle elezioni.
Tutta la mia  solidarietà alle parlamentari che hanno sostenuto questa battaglia di libertà, e a tutte le donne, colleghe di lavoro e di studio, mamme e nonne, figlie, considerate evidentemente ancora “soggetti minori” dalla politica, malgrado  l’impegno che hanno sempre dato e ogni giorno offriamo per la  crescita della nostra società italiana.
Paola

Osimo chiude anche l’ufficio del Giudice di Pace

Con la firma da parte del nuovo Ministro della Giustizia del decreto relativo alle istanze degli EE.LL per il mantenimento degli uffici dei Giudici di Pace, si è avuta l’amara presa d’atto che Osimo non risulta tra i 285 comuni che sono invece riusciti a salvare la loro sede tra i quali Jesi, Fabriano e Senigallia.
Solo 12 le domande rigettate sulle 297 avanzate.

Osimo, nell’ambito della provincia di Ancona è l’unico comune che andrà a perdere la sede del Giudice di Pace mentre risultano mantenute, non solo le tre sopra citate ma anche le sedi di Cagli, Macerata Feltria e Sanseverino  Marche.
Dopo la sede distaccata del Tribunale, Osimo perderà anche l’ultimo  presidio di giustizia vicino ai cittadini e punto di riferimento per la nostra comunità .
E’ mai possibile che questi Comuni sono riusciti a mantenere questi uffici di Giudice di Pace a loro cura e spese per assicurare tale servizio ai propri territori, mentre Osimo invece non c’è riuscito  ?
E’ legittimo parlare di responsabilità politica di questa Amministrazione delle liste civiche, sempre più inadeguata a governare la città e gli interessi della  nostra comunità ?
Immagine1Purtroppo a causa dell’ immobilismo e  della miopia politica delle Liste “Simoncini&Latini”, anche questo importante presidio di giustizia a  servizio dei cittadini e del territorio, verrà   chiuso e  Osimo destinata ad un futuro di cittadina sempre più “marginale”.
Paola

Mercoledì 12 MARZO 2014: Consiglio Comunale

MERCOLEDI’ 12 Marzo 2014–  alle ore 18  CONSIGLIO COMUNALE

Per discutere il seguente ordine del giorno:

1) Comunicazioni del Sindaco:
2) Interrogazioni, interpellanze e mozioni: Mozione dei consiglieri comunali Alessandrini e Cappanera in merito a riforma del sistema pensionistico;
3) Esame ed approvazione modifica del Regolamento del Consiglio Comunale;
4) Esame ed approvazione modifica del Regolamento di Polizia Mortuaria;
5) Varianti puntuali al PRG finalizzate alla trasformazione urbanistica di alcune aree da edificabili ad agricole, e di una zona da “B1-1” a “B2-4”. Approvazione in ordine ai rilievi provinciali;
6) Riadozione Piano Generale degli Impianti Pubblicitari (P.G.I.P.) e fissazione termini di efficacia;
7) Ordine del Giorno di iniziativa della Giunta Comunale in ordine al ruolo della famiglia quale istituzione fondamentale in ogni società umana, fondata sul matrimonio liberamente contratto tra un uomo ed una donna;
8) Comunicazioni circa utilizzo Fondo di Riserva.

per seguire il Consiglio Comunale in diretta audio
dalle ore 18,00  di MERCOLEDI’  12 MARZO 2014

Clicca per ascoltare

Legge elettorale, bocciate le quote rosa: una sconfitta per tutte le donne e altra figuraccia del PD.

Alla fine sono state bocciate le quote rosa. Una sconfitta per le donne e una sconfitta del PD dalle cui fila, nel segreto del voto, più di 60 deputati   hanno fatto mancare l’ok alla proposta ( come era stata pattuita) di assicurare una rappresentanza significativa di genere (60/40)  tra i banchi del Parlamento.
Ancora una volta riappaiono nel PD  i  franchi tiratori, i 101, che affossarono la candidatura di Romano Prodi al Quirinale, la cosa è veramente avvilente e squallida.
A poco servono, a mio avviso le rassicurazioni di Renzi che si è preoccupato prontamente di twittare che per quanto riguarda il PD l’alternanza di genere verrà comunque assicurata.
Ancora una volta è passato il messaggio che l’accordo con Berlusconi e Alfano è più importante del rispetto dei valori fondativi del PD e su  questo tutta la responsabilità è del segretario, Matteo Renzi.
Paola

Sentenza del TAR da’ ragione ai professori.

La questione si riferisce al precedente anno scolastico ed ha  come protagonista un liceale di Udine. E’ successo che  il Consiglio di Classe aveva decretato  la bocciatura e i genitori nonostante l’andamento scolastico tutt’altro che roseo, si oppongono alla decisione ricorrendo al Tar  contro la scuola e l’intero Consiglio di Classe (ricordo che la responsabilità è in solido e quindi anche i docenti che non giudicano negativo il profitto degli studenti rispondono della bocciatura).
Il Tar del Friuli – Venezia Giuli, chiamato a giudicare,  con sentenza a non solo dà ragione ai docenti ma, in un certo senso, bacchetta i genitori. Secondo il parere dei giudici  si è rivelato «pretestuoso il tentativo della famiglia ricorrente di mettere in discussione l’attendibilità e la veridicità dei voti indicati nel tabellone, peraltro sottoscritto da tutti i docenti secondo la tempistica indicata nel verbale, tanto da poter essere considerato parte integrante e sostanziale del verbale stesso, o nella pagella sostitutiva dell’originale inviata alla famiglia.
Nella sentenza l’operato della scuola è giudicato inappuntabile: “È incontestabile, infatti, che il minore, in particolare nel secondo quadrimestre, ha avuto un rendimento scolastico insufficiente in plurime discipline e di un tanto sono stati notiziati i suoi genitori – scrivono i giudici del Tar –. Nelle verifiche di matematica, fisica, latino e scienze ha conseguito, pressoché costantemente, voti insufficienti o gravemente insufficienti, non ha dimostrato particolare interesse a recuperare l’insufficienza in matematica riportata nel primo quadrimestre, in una materia caratterizzante lo specifico corso di studi seguito. Anche perché è documentato che il giovane si è prenotato per dieci incontri da un’ora ciascuno con vari docenti e si è presentato soltanto a tre incontri, senza preoccuparsi di avvisare che sarebbe stato assente “.
Una lezione extra, insomma, da parte dei giudici allo studente che forse aveva sperato di risparmiarsi la bocciatura. Il suo comportamento infatti è stato giudicato “di disinteresse per la scuola e ciò che essa rappresenta: altra lettura non pare possibile offrire della mancata consegna della relazione sull’esperimento di laboratorio svolto durante le lezioni di fisica, di un tentativo di copiare il compito di scienze e, ancora una volta, della mancata frequenza alle lezioni di recupero di matematica per le quali si era prenotato”.
Desta perplessità che i ricorrenti manifestino stupore di fronte al giudizio conclusivo emesso nei confronti del loro figliuolo, visto che il suo andamento “sarebbe dovuto essere loro ben noto, altro non fosse per il dovere gravante sui genitori di dare assistenza morale ai propri figli, nel cui ambito pare possa trovare spazio anche il dovere di vigilare costantemente sul loro comportamento e andamento scolastico, al fine di apprestare, in caso di necessità, tempestivi e idonei interventi correttivi o di sostegno”.
Alla fine il TAR ha condannato la famiglia del ragazzo al pagamento di 2mila euro per le spese sostenute dalla scuola per far fronte al ricorso, fin da subito ritenuto infondato e ingiusto.
Insomma, non è che i docenti abbiano sempre ragione, ma la maggior parte delle volte sì. Specie se lavorano seriamente e si assumono la responsabilità delle proprie decisioni.
[fonte: Messaggero Veneto]

Eugenio Scalfari: caro Matteo chi fa da sé non fa per tre

giornale La Repubblicadi Eugenio Scalfari  09 marzo 2014 Metafore calcistiche
La prima comparsa di Matteo Renzi a Bruxelles è stata funestata da due donne: la portavoce del commissario europeo agli affari regionali ha avvertito il giovane presidente del Consiglio che i fondi destinati dalla Ue all’Italia per finanziare le regioni economicamente depresse non possono essere utilizzati per l’abbassamento del cuneo fiscale o per altre finalità diverse da quelle istituzionalmente previste. Quanto ad Angela Merkel, la Cancelliera l’ha buttata sul calcio come lo stesso Renzi ha raccontato al suo ritorno, parlando del calciatore Gomez che provenendo da una squadra tedesca è stato recentemente assunto dalla Fiorentina. E ha detto: “È un giocatore molto bravo, ma atleticamente fragile; bisogna stare molto attenti alla sua fragilità“. Gomez infatti ha giocato benissimo sul campo della Fiorentina ma poi ha avuto un incidente al ginocchio, è stato operato, è rimasto in convalescenza per cinque mesi ed ora è tornato ma ancora in panchina perché deve completare l’allenamento per tornare in campo. “Ha ragione la Merkel – ha commentato Renzi – io non me ne ero accorto” ma forse non si è accorto neppure che la Merkel parlava di Gomez ma pensava a lui. Ah, queste donne!
In Italia la macchina della legge elettorale ancora è ferma. Alla Camera tra qualche giorno sarà approvata con pochi e piccoli emendamenti accettati dalla “triplice” Renzi-Alfano-Berlusconi. Ma al Senato la battaglia sarà più dura per le quote rosa ed anche per altre modifiche volute da una notevole dissidenza interna al Pd oltreché da tutti i gruppi di opposizione, in particolare sulle soglie e sulle preferenze. Il rischio che gli emendamenti passino nonostante la contrarietà della “triplice” esiste e potrebbe mettere a rischio il governo Renzi-Gomez. Speriamo bene ma il rischio c’è e non è da poco.
Il centro del problema Italia tuttavia non è questo ma riguarda l’economia. Le notizie che arrivano non sono impreviste ma neppure consolanti. Sembra che gli interventi fattibili siano già stati avviati e in gran parte già contabilizzati da Enrico Letta e dai suoi ministri a cominciare da Fabrizio Saccomanni. Renzi sta studiando qualche passo in più ma si è reso conto che non può trascurare i vincoli europei. A Bruxelles e a Berlino bisogna tentare la strada della convinzione ma non quella dei pugni sul tavolo.
Per saperne di più ho interrogato Letta, rientrato due giorni fa in Italia e da lui ho avuto la sua versione dei fatti e delle prospettive. Eccone il resoconto.
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1. Il cuneo fiscale già figura nella legge di stabilità approvata dal Parlamento e prevede una riduzione di tre miliardi per il 2014 e di dieci miliardi per il 2015. La copertura proviene dalla “spending review” per l’anno in corso e di metà per l’anno successivo: l’altra metà dovrebbe esser fornita dal recupero dell’evasione fiscale. Saccomanni ritiene che la “spending review” possa dare di più, non meno di cinque miliardi quest’anno e forse sette nel successivo.
2. Il pagamento dei debiti dalla pubblica amministrazione alle imprese è già contabilizzato e i fondi già stanziati per 20 miliardi da erogare quest’anno. La copertura è fornita dalla Cassa depositi e prestiti che può agire subito e mobilitare altri fondi per i prossimi mesi.
3. La legge di stabilità ed altre leggi specifiche prevedono una serie di investimenti da parte di imprese pubbliche, a cominciare da Rete Imprese, dalla Fincantieri e da altre aziende. I fondi sono già stanziati e il totale supera i tre miliardi.
4. Il debito pubblico sarà ridotto attraverso la privatizzazione di “asset” patrimoniali, anche questi già previsti e contabilizzati con apposita legge approvata il 20 gennaio e già in via di esecuzione.
5. L’andamento dello “spread” fornirà dai tre ai quattro miliardi che Letta aveva previsto di utilizzare per le scuole e l’occupazione giovanile.
6. La Commissione europea è disponibile a fornire fondi per la crescita economica e per l’equità sociale per somme rilevanti, da destinare al nuovo sistema di ammortizzatori sociali e di investimenti pubblici e privati. L’obiettivo è di ridurre le imposte sul lavoro e ripristinare con norme semplificate il credito di imposta per la creazione di nuovi posti di lavoro.
7. Durante il semestre di presidenza europea spettante all’Italia era previsto un decisivo passo avanti dell’Unione bancaria e interventi della Bce che stimolassero le banche ad accrescere i loro prestiti alle imprese.
8. L’Italia avrebbe visto la diminuzione del deficit-Pil dall’attuale 2,6 al 2,3 con un miglioramento dell’avanzo delle partite correnti al 5 per cento al netto degli oneri del debito pubblico.
9. In quello stesso semestre e in piena intesa con la Bce, l’Europa avrebbe dovuto affrontare un tema di grandissima importanza e cioè un mutamento del tasso di cambio tra l’euro e il dollaro. Proprio in questi giorni quel tasso ha visto una ulteriore rivalutazione dell’euro che sfiora ormai 1,40 dollari per un euro, una situazione intollerabile per le esportazioni europee verso l’area del dollaro. L’ideale sarebbe un tasso di cambio attorno all’1,20 o addirittura all’1,10 che rilanciando massicciamente le esportazioni europee ed italiane provocherebbe un apprezzabile aumento degli investimenti e della base occupazionale.
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Questo è quanto il governo Letta ha avviato e in gran parte messo in opera e queste sono le prospettive che avrebbe fatto valere nel corso del semestre europeo.
Difficilmente Renzi potrà fare di più e di diverso. Quanto alle contestazioni della Commissione di Bruxelles sui conti italiani, il parere di Letta è che esse siano state fatte con l’obiettivo di dare al nostro governo un’arma in mano per vincere le resistenze della maggioranza che lo appoggia e che ora comprende di nuovo Berlusconi. Si tratterebbe insomma di una iniziativa figurativa, tanto più utile oggi che la maggioranza comprende di nuovo Forza Italia, contraria al programma che Letta avrebbe voluto presentare alla direzione del suo partito e che invece fu superata dal massiccio voto contrario che lo fece fuori.
Ho riferito, spero con fedeltà e chiarezza, quanto lo stesso Letta mi ha detto e Saccomanni per quanto lo riguarda mi ha confermato.
Se posso dare un suggerimento a Letta è di riferire questi suoi ricordi alla Camera della quale fa parte stimolando Renzi a proseguire con la stessa filosofia. Di fatto questo sta già avvenendo ma – sempre che gli elementi informativi che ho qui riferito corrispondano interamente alla verità dei fatti – Renzi ci sta rivendendo come suo proprio il programma già contabilizzato e in piena esecuzione dal suo predecessore.
Se Letta seguirà il suggerimento ne verrebbe una conseguenza positiva: questa volta sarebbe Letta a stimolare il governo esattamente come fece Renzi per un paio di mesi, prima di scomunicare il governo Letta. Questo rischio Renzi non lo corre, la sua maggioranza è infatti senza alternative salvo che Berlusconi non mandi tutto all’aria. È un’ipotesi improbabile ma fa parte della patologia berlusconiana contro la quale non c’è alcun valido rimedio.
Di Berlusconi però si può fare a meno come ne fece a meno Letta quando dalle cosiddette larghe intese passò alle piccole intese favorendo il distacco di Alfano dal Pdl.
È opportuno avere buona memoria di questi fatti e di questi passaggi ricordando il passato prossimo per costruire un futuro più solido. Passare da un Renzi-Gomez ad un Renzi-Letta sarebbe un netto miglioramento per un Paese così disastrato.
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