Osimo calls World nuovi osimani: Fatmir Cela

Fatmir Cela nato a Vlore ( Albania) l’ otto febbraio 1987.

Ho raccontato la storia di tanti osimani, giovani e meno giovani, in giro per il Mondo e per l’Italia, sicuramente una parte migliore della nostra gioventù, ma ci sono anche le belle storie da far conoscere di quanti, lasciandosi alle spalle i loro Paesi, hanno scelto di vivere in Italia e hanno scelto Osimo come luogo della propria vita.
I giovani hanno forza e possibilità uniche per poter cambiare il Mondo e abbattere le barriere tra le diverse culture. Uno di loro è Fatmir Cela nato a Vlore in Albania, figlio di genitori immigrati, arrivato bambino nel nostro Paese, dove è cresciuto, ha giocato a calcio e si è laureato.
Anche Fatmir da giovane è stato, come oggi li chiamiamo “equilibristi fra due mondi”, o anche “generazione Balotelli”, cittadini ma anche stranieri, accolti ma anche respinti, oggi è l’avvocato Fatmir Cela.

Fatmir Cela, nuovo osimano nato in Albania,
oggi è uno stimato e apprezzato avvocato del foro di Ancona

Mi chiamo Fatmir Cela, sono nato a Valona (Albania) il 08/02/1987, terzo figlio di Ilir Cela e Marie Shllaku immigrati in Italia nel 1992 quando io avevo 5 anni.
La storia della mia famiglia è una storia di immigrazione ma soprattutto di integrazione, quell’integrazione resa assai facile dalla società italiana dei primi anni ’90 quando in pochi conoscevano lo stato albanese e le sue vicende. Chi arrivava era soltanto qualcuno da aiutare e per noi così è stato.
Di Valona in quegli anni, la città dove sono nato, ricordo il sole, il mare e il golfo. Non so perché ma i miei ricordi sono concentrati nei periodi estivi, in quelle lunghe giornate al mare passate con gli amici dei mie genitori. Eravamo sempre in tanti a raccoglierci sotto pochi ombrelloni. Poi ricordo bene casa mia. Una casa in pieno centro storico di due piani circondate da mura all’interno delle quali sorgeva un giardino tagliato a metà da un vialetto di rose, accudite con particolare cura da mio nonno, poi alberi di arance e limoni a destra e a sinistra. Gran parte del giardino era coperta da un vigneto a tetto.

Nel corso degli anni ci sono tornato poche volte, e ogni volta tutto sembrava più piccolo. L’ultima volta in cui vi ho fatto ritorno è stata a giugno del 2019, erano 15 anni che non mettevo piede in Albania, la mia fidanzata insisteva perché la portassi almeno una volta.
Ho ritrovato un Paese profondamente cambiato, rinnovato. Strade nuove, edifici moderni, una popolazione giovane e proiettata al futuro, turisti, tanti turisti.
Le uniche cose rimaste invariate sono il mare cristallino, il golfo e i tramonti.
Sin dal mio arrivo in Italia ho vissuto in Osimo, passando per Casenuove, Passatempo (dove ho frequentato la prima elementare) e infine Osimo centro.
Arrivammo in Italia una sera di novembre del ’92 io, mia madre, mia sorella e mio fratello; mio padre viveva in Italia già da un anno.
La mattina seguente potei scorgere per la prima volta Osimo. Solo nebbia e campi, quella è stata la prima immagine di Osimo che ebbi all’età di 5 anni. Eravamo in una casa in campagna a Casenuove. Quindi è questa l’Italia, pensai. A Valona c’era il sole, il mare e la città.

Da Casenuove ci trasferimmo per un periodo a Passatempo per poi trasferirci in via scalette (zona san Marco) dove abbiamo vissuto per una decina d’anni e infine definitivamente in Via Carducci.
Iniziai a frequentare da prima la Bruno da Osimo per poi iscrivermi alla Caio Giulio Cesare.
Vivendo in centro ho avuto la possibilità di farmi molti amici, con alcuni dei quali siamo ad oggi molto legati. All’epoca vivere in centro significava vivere a pieno il centro storico, le partite di calcio in piazza Duomo, le corse in bicicletta tra i vicoli, i pomeriggi passati all’oratorio San Marco e gli eventi delle sere d’estate.
Osimo per me non è stato solo scuola e amici ma è stato anche sport. Ho giocato a calcio da prima nell’Osimo Calcio del grande Roberto Bellezze per poi approdare all’Osimana, squadra con la quale, nel 2007, vinsi il campionato di promozione approdando in eccellenza.

Finite le medie alla Caio mi iscrissi all’Itis di Castelfidardo per poi cambiare totalmente rotta iscrivendomi alla facoltà di Giurisprudenza a Macerata. Nel 2015 tre giorni dopo la laurea partii per Londra.
Avevo sempre sognato di andarci a vivere un giorno e così fu, per lo meno per un breve periodo di sei mesi in cui lavorai presso un ristorante, da prima come lavapiatti, poi come cuoco. A Londra ho vissuto al 46 di Lawrence Close, nell’East London, in una casa assieme ad altre cinque persone: un’italiana , una francese, due portoghesi e un polacco. Un’esperienza unica e formativa. Il mio sogno era quello di fare l’avvocato, capì che in Inghilterra ci avrei impiegato troppo tempo, così un giorno decisi che era arrivato il momento di tornare.
Ebbi la fortuna di trovare lo studio legale presso cui oggi ho il privilegio di lavorare, affiancato probabilmente dai migliori professionisti in materia di diritto amministrativo, societario e penale.
Io personalmente mi occupo più che altro di diritto penale, materia che mi appassiona e che secondo me incarna un po’ il cuore della nostra democrazia e della nostra civiltà.
Difendere un soggetto accusato di qualsiasi delitto innalza la nostra civiltà e ci rende una società illuminata.

Oggi vivo con Eleonora, la mia fidanzata, a Campocavallo. Per comprendere quanto sia cambiata Osimo in questi anni bisogna passare per queste zone, una volta considerate agglomerati di poche case in aperta campagna, periferia, oggi quartieri rinnovati, moderni, popolosi e ben serviti.
Tuttavia, il centro storico resta un posto speciale per chi vi ha trascorso l’infanzia.
Per quel che riguarda l’integrazione nella nostra città devo dire che sia io che la mia famiglia siamo stati molto fortunati. I miei genitori sono arrivati in un periodo, i primi anni ’90, in cui l’immigrazione non era una questione ne politica ne di stampa, se ne parlava poco quindi di fatto non hanno trovato ne difficoltà ad integrarsi ne hanno mai vissuto episodi di razzismo.
Per quanto riguarda me e i miei fratelli l’integrazione è stata rapida e naturale, per i bambini è facile fare amicizia.
Oggi, le difficoltà per gli immigrati che arrivano nel nostro Paese sono molte, a partire da quelle burocratiche, avvallate da una legge sull’immigrazione che non agevola l’integrazione, a quelle culturali, dovute al diffondersi di un sentimento di paura incoraggiato da piccole ma rumorose minoranze.
Su questo fronte Osimo non mi sembra ancora contaminata, tanto si deve probabilmente a questo andirivieni di giovani che partono, ritornano e ripartono e fanno di questa città una realtà cosmopolita.


Abbattere i muri di discriminazione creando ponti d’integrazione e solidarietà è possibile. Ce lo dimostrano Fatmir e i giovani come lui che vivono, crescono e arricchiscono la nostra città del bagaglio culturale e delle esperienze di vita del proprio Paese d’origine.
Grazie Fatmir e buona vita in Osimo a te ed a Eleonora.

Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo

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