È bello anche morire per le proprie idee...
chi ha il coraggio di sostenere i propri valori muore una volta sola, chi ha paura muore ogni giorno. (Paolo Borsellino)
“…Anche sta parolona, «barriera architettonica». Uno pensa come minimo alla Grande Muraglia Cinese. E invece, da noi, «barriera architettonica» è il gradino del marciapiedi, sette centimetri di altezza. Un tacco di Berlusconi, tanto per intenderci. Ma per uno sulla sedia a rotelle, salire sul marciapiede è come scalare la Grande Muraglia”.
Beppe Grillo
Auguro Buona Pasqua, a tutta la nostra comunità. Che sia di pace e di speranza. Invito tutti noi, ad agire a voler bene, ad utilizzare le capacità che abbiamo, ad essere attenti e premurosi per le nostre famiglie, per tutto ciò che abbiamo accanto e per il Mondo intero.
Sta facendo molto discutere il caso della scuola del Milanese che ha deciso di restare chiusa il prossimo 10 aprile, giorno della festa della fine del Ramadan. Un gesto di rispetto verso i musulmani presenti nella loro comunità. Forse il Ministro non sa, o non è informato, che ogni istituto – grazie all’autonomia scolastica – ha la possibilità di decidere la chiusura in alcuni giorni, con l’unico vincolo di mantenerne almeno 200 di lezione.
Nella scuola di Pioltello “Iqbal Masih” – nome del bambino operaio pachistano simbolo della lotta contro il lavoro infantile – i bambini di fede islamica sono la maggioranza. Questi alunni non sarebbero comunque andati a scuola, lasciando le classi semi vuote. Quindi tanto valeva dare vacanza a tutti e permettere anche ai bimbi italiani di conoscere un’usanza diversa. Una scelta di inclusione , che condivido pienamente, quella fatta dal preside, dai genitori, e dai docenti, apprezzata anche dal Presidente Mattarella che ha espresso il suo sostegno per il lavoro di integrazione da questi svolto. È dalla conoscenza che passa l’integrazione, non certo dalla chiusura e dall’ostilità.
Anche se la nostra radice culturale è cristiana, saremmo miopi se chiudessimo gli occhi di fronte a una società che sta evolvendo. La didattica si fa nel confronto e allora le migliori azioni credo siano quelle di agire con rispetto e reciprocità.
Nel trentesimo anniversario dall’agguato di Mogadiscio dove sono stati uccisi la giornalista Ilaria Alpi e l’operatore Miran Hrovatin, avvenuto il 20 marzo 1994
mio Padre Fausto, con me in braccio, e Roberto mio fratello maggiore.
Ogni uomo può essere padre, ma ci vuole una persona speciale per essere un Babbo. Questo è stato mio padre.In questo giorno dedicato ai papà, ho completato la lettura di “Cara Giulia”, il libro di Gino Cecchettin. Un bel libro in cui si possono imparare tante cose. Uno degli insegnamenti nel senso vero del termine, che offre questo padre, è quello di ricordarci l’importanza di essere presenti nel quotidiano, in quei momenti che diamo per scontati e che acquistano un valore enorme quando sono passati. “Le cose importanti della vita – dice Gino Cecchettin – sono scritte con un inchiostro leggero, e la vita di tutti i giorni, le urgenze quotidiane, si sovrappongono sopra questo inchiostro”. Auguri a tutti i babbi !.
Nuova visita di Giorgia Meloni dall’autocrate Abdel Fattah Al-Sisi, presidente dell’Egitto, al quale ha portato 7 miliardi sperando che fermi i migranti, non importa con che mezzo. Ancora una volta la Meloni, quella del motto “prima gli italiani” ha evitato di parlare di Giulio Regeni.
Alla Ocean Viking è stato indicato come porto sicuro di approdo Ancona, a 1400 km di distanza da dove è intervenuta. A bordo ci sono 340 persone: uomini, donne e bambini. Tra questi anche i sopravvissuti del recente naufragio, al largo delle coste libiche. Sono stremati per essere stati alla deriva per 1 settimana. Per loro, una nuova e gratuita sofferenza. Assegnando porti così distanti, il Governo vuole limitare la capacità operativa delle navi come la #OceanViking. E’ un Governo che fa la guerra alle Ong, sulla pelle della gente disperata, costringendo i reduci dai lager libici a una ulteriore “crociera in giro per il Mediterraneo”. Ma che importa a questo Governo e a quanti lo hanno votato? Si professano custodi della fede, cristiani, ma sono senza pietà!
Il 18 marzo 2020 è la data in cui si registrarono il maggior numero di decessi per Coronavirus su scala nazionale. E’ anche la data rimasta incisa nella memoria degli italiani: quella dei mezzi militari che a Bergamo trasportavano le vittime falcidiate dal Covid-19, che racchiudeva il dramma dell’intera pandemia.
Il Covid ha colpito le nostre famiglie e tutta la nostra comunità lasciando una lunga scia di sofferenza e di paura. In questo giorno ricordiamo quanti ci hanno lasciati, e vogliamo testimoniare la vicinanza a chi soffre per la loro mancanza. In questo giorno non posso fare a meno di ricordare mia madre Ornella, anche lei portata via dal virus.
Una esperienza terribile quella della pandemia da Coronavirus, abbiamo pianto e sofferto per gli affetti che ci sono strati strappati via e che neppure abbiamo potuto abbracciare e consolare.
Questa giornata di memoria per quanti sono deceduti per il Coronavirus sia per tutti noi, anche, momento di riflessione e di responsabilità per il dono della vita e della salute di tutti. Rinnoviamo, inoltre, la nostra gratitudine a quanti durante la pandemia, hanno offerto con dedizione e rischio il loro servizio per tutta la comunità. Un grazie particolare a te don Gerardo Diglio che nell’emergenza delle restrizioni ospedaliere ti sei sostituito a noi figli e hai dato le nostre parole, il conforto e il calore dell’ultimo abbraccio a mia madre nel momento dell’addio.
Buon inizio di Ramadan alle Sorelle ed ai Fratelli musulmani osimani. La preghiera, la riflessione, la condivisione e l’unità sono oggi più che mai necessari per fronteggiare quanto accade sotto i nostri occhi. Lo spargimento di sangue e di odio degli atti di terrorismo in Israele e la violenza senza scrupoli, inumana e inaudita a Gaza sono il frutto dell’umana follia. Abbiamo bisogno di testimoniare con la nostra vita che la convivenza pacifica e amorevole è possibile e che le diversità culturali sono un arricchimento per tutta la nostra comunità. Se vogliamo una città sicura e solidale dobbiamo scommettere sull’integrazione fatta di diritti e doveri, inclusione e rispetto reciproco.
Buona Festa, a tutte le mie amiche, a tutte le Osimane e a tutte le donne . Nonostante i numerosi progressi fatti nel campo della disparità di genere, ancora sono molte le battaglie da combattere al fine di sradicare stereotipi e discriminazioni. Le donne continuano ad essere – in molti aspetti della vita quotidiana, e in tanti ambiti dominati dai maschi – invisibili. Sta a noi impegnarci ed essere protagoniste nella vita sociale, lavorativa e pubblica.
Concludo questa riflessione con un pensiero verso una donna: Lyudmila Navalnaya, la madre dell’oppositore russo Navalny. Lyudmila Navalnaya, è una mamma e una vedova che con coraggio si è esposta per smentire la narrazione che, del decesso del figlio, è stata fatta dalle autorità russe. Ha affrontato condizioni meteorologiche impossibili, a 30 gradi sotto lo zero, per andare a riprendere il corpo del figlio. Ha lottato, sfidando il regime sanguinario di Putin, per avere i funerali e degna sepoltura di suo figlio. A Lyudmila tutta la mia ammirazione e come Lei, per far valere i nostri diritti, dobbiamo essere grazia ma anche tempesta.
Come sarebbe andata e come potrebbe essere oggi il Mondo se tutti noi avessimo ascoltato – senza rimanere indifferenti – lo strazio dei rumori di sfondo ? Quei rumori di cui spesso siamo assuefatti e a cui non badiamo più, ieri così come oggi ?
Le grida di sofferenza che arrivano dalla striscia di Gaza; il silenzio disperato di chi prova ad affrontare un mare in burrasca pur di dare futuro ai propri figli; il rumore angoscioso di chi vive sotto il sibilo delle sirene d’allarme che preannunciano bombe, mortai, morte; il pianto dei bambini a cui stiamo ancor oggi rubando l’innocenza restringendoli in campi profughi tra mille disagi, fame e povertà, ….
O il rumore di fondo di ieri, quello delle urla di disperazione, degli spari, o dell’incessante bruciare del fuoco assassino delle camere a gas, che provenivano da Auschwitz dove tutti sapevano cosa stava succedendo e sapevano cos’erano quei fumi neri, ma nessuno mosse paglia.
O il rumore di fondo di ieri, quello proveniente, dalle azioni punitive dei squadristi contro le camere di lavoro o della violenza spietata sui f.lli Cervi, Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola, Piero Gobetti…. di cui molti sapevano, ma in molti hanno tollerato.
Di questo racconta il film “La zona di interesse”, il film di Jonathan Glazer tratto dal romanzo di Martin Amis, che ieri ho avuto la fortuna di vedere ( e invito anche Voi a farlo) al Cinema Galleria di Ancona. Un bellissimo film che descrive la vita della famiglia di Rudolf Höß, l’ufficiale delle SS che costruì il campo di concentramento di Auschwitz e che organizzò l’omicidio di massa nelle camere a gas di migliaia di deportati ebrei e dissidenti anti-nazisti. Una famiglia tipo tedesca: lui comandante ad Auschwitz, lei modello della perfetta moglie tedesca, e cinque bambini felici.
La loro bella casa, un paradiso artificiale, sta a ridosso del muro che circonda il campo di concentramento, l’inferno, dove il gerarca Höß gestisce il lavoro di sfruttamento e di sterminio degli ebrei in ordine ai progetti di Hitler. Ma la presenza del campo non impedisce alla famiglia Höß di condurre una vita tranquilla: casa, scuola, vita agiata all’aperto con piscina nel rigoglioso giardino dietro casa, pur in presenza di rumori di fondo che sono le urla di disperazione, gli spari, le grida di chi tenta la fuga, il bruciare delle camere a gas con i suoi fumi neri maleodoranti. Rumori terrificanti di sfondo che hanno accompagnato noi spettatori nel corso di tutta la proiezione, arrecando tensione e disagio senza che il film mostri alcuna scena cruenta o la vista della straziante sorte degli internati. Il film, infatti, non mostra l’orrore che si svolge accanto, ma sono le orecchie, ad ascoltare in lontananza quello che viene celato dalla cinepresa. Il campo di concentramento, con le sue ciminiere e i fumi che si elevano in cielo, rimane in lontananza e il film racconta della banale quotidianità, dei gesti di routine del comandante e della sua famiglia, che sta fuori dal campo e sa, come sanno in tanti altri, tutti con la comune responsabilità di non aver voluto vedere. In fondo la “zona di interesse” è anche qui, oggi. In altri termini, ma è ancora qui nella nostra storia quando continuiamo a non sentire il rumore di sfondo, e a voltare costantemente gli occhi dall’altra parte. Senza aver il coraggio di superare quel muro. Nascosti nel nostro benessere viviamo senza farci troppe domande, vivendo come se niente fosse, ignorando le tragedie o addirittura sostenendole. E’ questa, oggi, la nostra disumanità, e come quella della storia passata è la quotidianità del male.
Nel libro “I sommersi e i salvati” Primo Levi scrive di come i tedeschi normali abbiano avuto la responsabilità di non voler vedere, di non alzare la voce, di non fare neanche un gesto per cambiare il corso delle cose.
Eppure, ieri come oggi, basterebbe solo un po’ di coraggio. Il coraggio che mettono a Mosca le persone che si espongono per andare alla tomba di Navalny, il coraggio dei giovani che a Pisa e Firenze hanno affrontato inermi con l’entusiasmo degli ideali, i manganelli della celere, il coraggio delle donne che denunciano gli “amori” violenti, il coraggio di chi non accetta di sottomettersi alla “capocrazia”. Il coraggio di uscire allo scoperto.
” 2) Giustizia Sportiva: Il Giudice Sportivo. avv. Aniello Merone, assistito dai sostituti avv. Mario Cappuccini de Tschudy, avv. massimo Romeo con la collaborazione del rappresentante dell’A.I.A. Sandro Capri e del Coordinatore Giustizia Sportiva Marco Ferrari nella seduta del 29 febbraio 2024, ha adottato le decisioni che di seguito integralmente si riportano:
PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI
In base alle risultanze degli atti ufficiali sono state deliberate le seguenti sanzioni disciplinari.
Alla Società OSIMANA: Squalifica del campo di gioco fino al 30 agosto 2025 con decorrenza immediata – campo neutro a porte chiuse – Ammenda € 5.000; Le motivazioni: Per avere i propri sostenitori, per l’intera durata della gara, rivolto espressioni gravemente offensive e minacciose all’indirizzo della quaterna Arbitrale. In particolare, nel corso del secondo tempo, tali sostenitori si accanivano nel reiterato lancio di sputi, oggetti (bicchieri, lattine, fumogeni, accendini, monete, pietre, etc.) e liquidi all’indirizzo di un assistente arbitrale, il quale veniva colpito:
A) da decine di sputi che lo attingevano alla testa, sulle spalle, alla schiena e sulle gambe;
B) in tre occasioni anche dal lancio di liquidi (aranciata e birra) che lo attingevano alla schiena, sul fianco e alla testa; C) da numerosi oggetti alla schiena, tra cui quattro bicchieri di plastica (due vuoti e due pieni), una lattina vuota e una moneta che provocava lieve dolore; D) da un abbondante quantitativo di urina che lo attingeva alla schiena, sul fianco ed alla testa, provocando all’assistente nausea e disgusto; E) da un sasso che colpiva il guardalinee alla testa, procurandogli forte dolore e un evidente ematoma alla testa.
Tali condotte costringevano l’Arbitro ad interrompere la gara in due occasioni e a chiedere l’intervento del capitano della Società ospitante. Inoltre , i medesimi sostenitori, introducevano ed utilizzavano materiale pirotecnico ( 3 fumogeni) che una volta estinto veniva lanciato all’indirizzo dell’AA senza colpirlo, nonché tentavano di provocare la caduta dell’ufficiale di gara, protendendo un’asta di bandiera dalla rete di recinzione fino al terreno di gioco. Al termine della gara, infine, tutti i tesserati della Società accerchiavano la Quaterna Arbitrale profferendo espressioni gravemente offensive e minacciose, impedendo loro il tempestivo rientro negli spogliatoi, nonché favorendo l’ingresso sul terreno di gioco di persone non autorizzate né identificate, che assumevano un contegno analogo ponendosi a poca distanza dagli Ufficiali. Si rendeva necessario l’intervento delle Forze dell’ordine per presidiare l’allontanamento dall’impianto degli arbitri. Sanzioni così determinate in ragione del totale spregio manifestato per i principi di correttezza, probità e rispetto, attraverso condotte chiaramente orientate ad una indebita mortificazione dell’altro e del tutto aliene dallo svolgimento dell’attività sportiva.“
Alla luce di questo rapporto, stilato dagli ufficiali di gara, credo che l’unico atteggiamento da tenere sia quello di condannare senza se e senza ma, quei “tifosi” nostrani resisi responsabili di fatti non solo antisportivi ma delinquenziali. Tutta Osimo dovrebbero dissociarsi dai gravi fatti denunciati. La società sportiva, i giocatori e la dirigenza dovrebbero prendere le distanze da tali “supporter” – di cui bisognerebbe fare nomi e cognomi – che hanno disonorano il buon nome della nostra città e la storia della nostra benemerita squadra di calcio. Prima di intraprendere ricorsi la società dovrebbe intervenire denunciando e vendere questi “Rambo” degli spalti. Un vero sportivo prima è un uomo e poi ultras.
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