I giorni della Liberazione

Tratto dai diari di guerra di don Carlo Grillanti parroco del centro e di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano. Arricchita dai commenti e dai ricordi di quanti vissero in Osimo quei tragici giorni della liberazione dalle truppe nazifasciste, giorni passati negli improvvisati rifugi e nelle grotte cittadine.
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4 luglio 1944: dai diari di Guerra di don Carlo Grillantini e don Fulvio Badaloni

4 luglio 1944
avviso Comando tedesco

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

ore 4: Passaggio di aerei e insolito (a quell’ora) rombo di cannone.
ore 6: Scoppio spettacoloso. E’ saltato il famoso viadotto, rovinando fortunosamente solo finestre e imposte chiuse. Giunge al rifugio una voce: ” I tedeschi hanno piazzato le artiglierie da G. Badialetti ( sotto Porta Talento) “. Sgomento generale e alzata subitanea di tutti, immaginando chissà quali conseguenze.
ore 7,30: Le Cappuccine, in pericolo nel loro Monastero, sono accompagnate, piangenti, da buone signore al Monastero di San Niccolò. Abbracci e lacrime con le ospiti. Lungo il breve tratto, le poverette erano così disorientate che domandavano ogni tanto: “quanto è lontano ?”.
ore 8: La Radio annunzia: gli anglo-americani a 10 km da Ancona.
ore 9: Autocarri corazzati si vedono scendere da Castelfidardo liberata, verso Osimo, ma null’altro. Quando sono a San Sabino fanno dietro front, le artiglierie tedesche lavorano troppo bene. oggi è impressione generale, nel Rifugio: o tutto è per finire o è l’inizio di una lotta d’assedio..
ore 10-12: Grosso duello di artiglieria. Colpito il palazzo Bucci, la casa Principi a mezzogiorno e vari tetti.
Oggi al rifugio: 310 razioni a mezzogiorno e 440 a sera.
Voci dal rifugio: gli anglo-americani presso il deposito di tabacchi, verso Porta Vaccaro. La fanteria tedesca schierata lungo via Fonte magna, dalla Casa della Madre e del Bambino allo sperone di San Niccolò.
Ore 17: Radio i tedeschi hanno ordine di resistere ad ogni costo.
Voci dal Rifugio: i tedeschi in lotta ad armi piccole lungo la piana del Borgo dove hanno dei cannoni.

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

A Montoro, Filottrano, al Comune in direzione San Vincenzo tiri di cannone. Carletti Nazzareno, con molto coraggio, verso le 11 col carrettino, porta il giovane morto in chiesa, di lì, dopo lette le esequie, al cimitero.

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5 luglio 1944: dai diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni

5 luglio 1944
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dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

ore 5: Fino a questo momento era stato silenzio, ma comincia un tiro rabbioso.
ore 8: Tre tedeschi, qualificatisi prigionieri russi, giravano per il Rifugio domandando vestiti borghesi. Fingiamo di non capire e do’ istruzione di non ascoltare, può trattarsi di un assaggio per vedere come la pensiamo. Può essere anche vero, ma potremmo essere scoperti, e sarebbero rappresaglie feroci.
ore 10-12: Sensazione di qualche cosa di decisivo. I tiri delle artiglierie si fanno sempre più rari, cominciano quelli delle mitragliatrici, dei mitra, poi dopo ancora quelli delle pistole automatiche. Le vie sono percorse da gruppetti di 2-3 tedeschi con fucile imbracciato. Scoppiano bombe a mano. Se serrano più accuratamente le porte di casa , che tuttavia in qualche luogo dai tedeschi son fatte aprire. Silenzio di tomba in ogni rifugio e nei vari locali occupati da gente prima in circolazione. Verso le 11,30 gli spari si smorzano verso San Marco e poi lentamente in su verso Piazza. Si ritirano ? ogni cuore è sospeso.
ore 13: Purtroppo, riprendono le cannonate e di nuovo spari dovunque. Siamo daccapo. Scoppi assordanti su questa piazzetta Dante. Che cosa avviene ? Sporgiamo appena il capo . C’è un cannone tedesco all’angolo del palazzo Carradori e l’aereo l’ha indicato  alle batterie anglo-americane. Si sposta presso il Campana.
ore 18: Il Bollettino – che la Radio ricevente di mio nipote capta nonostante la mancanza di corrente, e che battuto a macchina gira poi per il rifugio – ci conferma l’aspra resistenza dei tedeschi di serio ostacolo ancora alla marcia alleata su Ancona. Pazienza! Diventeremo l’Alcazar ?
Oggi al rifugio: 400 razioni. Alla sera, nonostante i miei giri sotto le bombe per andare al Teatrino San Giuseppe tre quintali di farina, poi trovare le chiavi del Monastero delle Cappuccine, a riempire a quel pozzo le damigiane. La ripresa dell’azione di fuoco non da modo di far cuocere il pane, di prelevare marmellate e carne e ritirare il vino. Pertanto, digiuno ! sono preoccupatissimo per i molti bambini e vecchi, a causa del protrarsi della permanenza sotterranea.
E domani come faremo se dura così ? Lo schianto delle 19 ha ferito gravemente una donna e leggermente altri 5 o 6 inquilini del dintorno. Tutti sani nel rifugio.

ore 21: Tre tedeschi stanno attorno al filo telefonico dei comandi, steso da giorni sulla via del Corso, e uno telefona, avanti a Gallo e gli altri due guardano sospettosi ogni angolo dei palazzi, tenendo il mitra imbracciato. Poco dopo, bombe a mano , mitra e granata. I tre sono scomparsi. Di quei tre, uno rimane lì ancora un po’ in piedi armato di bombe a  mano pendentigli dalla cintola, di due pistole – di cui una sulla destra e l’altra appesa – di un mitra in spalla tenendo con la sinistra una mezza pagnotta,  che addenta ogni tanto guardandosi attorno sospettoso e pronto a far fuoco. E’ l’immagine della sua nazione in quest’ora tremenda: alterigia e affamato, difesa per la vita e per la morte, fino all’estremo. La notte ripensando alla singolare azione selle 10 – 12, crediamo di spiegarla come una dimostrazione dei tedeschi per constatare se in città vi sono partigiani, i quali, avrebbero tirato alle loro spalle in quel momento, dando così a loro modo e tempo di far rappresaglie. Vedutisi indisturbati, avranno giudicato di aver la ritirata più sicura e se ne serviranno per regolarsi. 

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

La terribile situazione si aggrava e ci circonda. Dai piani si ode continuamente il funesto canto della mitraglia. Sono fatti saltare altri ponti. Il monticello dei Frati per il continuo cannoneggiamento è avvolto da un nuvolo di fumo e polvere. Osimo e zone circostanti continuamente bersagliate. I tedeschi hanno preso un coniglio e vino. Tra loro c’è un sacerdote protestante. Togliamo le botti dalla cantina per preparare la notte: cresce il numero degli ospiti. Nel primo mattino del 5 luglio prelevato dai tedeschi, muore per una cannonata al fiume, Capitani Enzo, obbligato a disincagliare una autoambulanza tedesca. Scoperti e bersagliati i cannoni da Piangerelli sulla via Fontemurata. Molti tedeschi partono di notte.

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6 luglio 1944 Osimo è libera ma la battaglia più cruenta deve ancora iniziare:
dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni

6 luglio 1944

Truppe Polacche in Osimo

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

Giorno fatale e fatidico !
ore 3
: Dopo un lungo girare di aereo, gran sibilo come di aviogetti in picchiata e terribile scoppio, il più spaventoso di questi giorni. Tutti saltiamo dai nostri letti ( io ho dormito le notti precedenti al 1° piano, nel mio studio, ma questa notte, addirittura dentro la dispensa al pianterreno, con altre cinque o sei persone) e ci precipitiamo lungo le scale del sotterraneo ora colmo di rifugiati. Saranno almeno 600 . Con me trovano alloggio quegli altri otto  o dieci che dormono su sedie presso il pozzo, e glia altri 12 che dormono su  sedie  a sdraie e panche della Chiesa, nella legnaia  e nell’andito attiguo. Poi, più nulla, quantunque avessimo tutti l’animo disposto alla solita musica.
ore 5,30: Qualcuno che ha fatto capolino dalla porta vede qualche partigiano con il mitra; attende , e ne passano altri ( tutti vestiti in kaki e al petto una coccarda con un segno rosso) ma nessun tedesco.
E’ gran silenzio. Nasce una speranza che senza rumori di artiglieria, nè spari di sorta, con il passare del tempo si consolida.
Giunge l’annunzio al rifugio. Ci si alza un po’ inebiti. Si corre sopra; è vero!.
ore 7,30: passa, dopo alcune motocarrozzette isolate, una compagnia di alleati. Dicono siano polacchi  e russi. Battimani e gioia incontenibile.  Poco dopo, un piccolo corteo di partigiani  – a capo del quale troneggia su un piccolo cavallo  Sportella .
Porta 12 prigionieri, ognuno dei quali è affiancato da una coppia di partigiani  con mitra. Si dice che in tutta la zona circostante ce ne siano razziati, con questi altri tre-quattrocento.
Appaiono i primi manifesti tricolori, portati dai partigiani e recanti il saluto alle truppe alleate e l’invito alla gioia, non disgiunta dalla serena calma. Più tardi altro manifesto del Comitato Nazionale di Liberazione costituitosi in Governo Provvisorio.
Più tardi ancora striscioni con sopra scritto:

Viva il Gen. Alexander  – Viva la libertàViva l’esercito polaccola brigata Garibaldinagli animosi del G.A.P.

Verso le 8 una compagnia di soldati polacchi è accolta molto festosamente in città. Molte case invitano i giovani. Giudicando tuttavia opportuno che la guerra non è finita, faccio un doppio giro per le principali vie e piazze, avvertendo tutti di stare molto vigilanti, per l’eventuale reazione tedesca, che infatti comincia  poco dopo. Gli imprevidenti pagano con la vita : Vincenzo PALLOTTA e Brugè al Borgo; la figlia di Gigio lo stalliere al Duomo, e forse qualche altro. Ieri sera, per voler soccorrere un tale che chiamava aiuto,  Carlo BATTAGLINI si è preso una pallottola ed è morto.  L’uomo di Suardi, tale Polentò ha incontrato la stessa sorte, non so se per qualche altro motivo.
Debbo subito preoccuparmi del vitto per il mio rifugio; e porto al fornaio un Q,le  di farina: mancandogli il carbone, mi reco dal Comitato di Liberazione e poi dalla Segreteria del Comune, ottenendo un’ordinanza scritta tutta a mano ( avendo i tedeschi portato via tutte le macchine da scrivere sia della Prefettura, quanto dal Comune.

Raccolgo altre impressioni dell’importantissima giornata: i polacchi riferiscono che, dopo Ortona, non avevano trovato una tale  resistenza come quella di Osimo. La coccarda dei partigiani è una stella a 12 punte costituita da tre quadratini di diversa grandezza e di colore rispettivamente: bianco, rosso  e verde sovrapposti, in modo da alternare gli angoli. Ma i politici non la vogliono, come non la vuole il Commissario, sapendo troppo di comunista. Faranno il Sindaco e ristabiliranno i Carabinieri, con tanto di reali. Abbiamo la spiegazione del perchè fu fatto saltare il viadotto Barbalarga, a mezzogiorno: per obbligare gli alleati a transitare rimanendo sotto il controllo di chi domina il Monte della Crescia e Santo Stefano ( dove sono ora appostati i tedeschi). Ma la rivelazione più interessante è la seguente: il cavallo di Troia o l’ultimo bicchiere che costituì il punto critico ( nel quale la situazione questa notte cambiò improvvisamente) fu offerto dai partigiani, i quali – vista la impossibilità da parte degli alleati di entrare in città, fintano che le porte erano presidiate da mitragliatrici e cannoni – questa notte, ad ora convenuta, si sono appostati in vari angoli di vie e piazze mostrando appena le canne dei mitra. I pochi tedeschi, alla domanda: chi va là ? fascista ? Si sentivano rispondere: English e sparare addosso. I primi sette o otto morti convincono i tedeschi che gli alleati da qualche parte sono entrati, e si decidono a compiere quel passo cui prima o poi sapevano di dover ridursi. Ci hanno detto ancora i Polacchi che: ove la liberazione non si fosse compiuta oggi, i loro Comandanti avrebbero domandato l’intervento dell’armata aerea alleata. E allora… addio Osimo e gli Osimani !.

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

Notte insonne per gli spari continui: un terrore indicibile invade gli animi di tutti. Al mattino, mentre don Alberto Passeri si veste per celebrare la messa, due soldati della polizia tedesca armati di ogni specie , gli intimano di andare con loro, perchè qualche ora prima, obbligato a lavorare per abbattere le querce ( che si trovavano nel tratto di strada accanto alla nuova chiesa), onde sbarrare la strada insieme col vecchio padre ed altre persone ( Nello Scarponi, Umberto cenci, Papa Emilio quest’ultimo uno sfollato di Ancona), si era allontanato  – col consenso di un ufficiale – per venire in Chiesa. E’ costretto a seguirli. Intanto si vedono già i primi incendi locali e circolano notizie di sanguinosi combattimenti e di numerose vittime. Al mattino vengono altri sfollati, che altrove non credono di essere abbastanza sicuri. Ora siamo ( 70 persone):
– famiglia del parroco n. 4 persone;
– famiglia Andreoni Emidio n. 4 persone;
– famiglia Cardellini Nazzareno n° 8 persone;
– famiglia Vaccarini Tommaso n° 8 persone;
– famiglia Cola Caffiero n° 6 persone;
– famiglia Vaccarini Tommaso n° 8 persone;
– famiglia Ceccarelli Renato n° 6 persone;
– famiglia Cannelli Otello n° 6 persone;
– famiglia Perinetti Maria n° 6 persone;
– famiglia Orlandini n° 6 persone;
– sfollati provenienti da fuori n° 8 persone.
Sono avvistati i primi carri armati alleati. Verso le 17 i Polacchi con camionette si avanzano e avviene un grave scontro con tiri di mitraglia con i Tedeschi tra il palazzo della sig.ra Lalla ( signora Adelaide Giardinieri un bella figura di donna che si prodigò in generosità , rimasta vedova da giovane, di un medico) e la scuola. Carletti Nazzareno aveva guidato i polacchi . Incendio da Vaccarini. Alle ore 20 una cannonata colpisce il ciglio della finestra della stalla, un fitto e nero polverone invade il primo piano: è la guerra in casa.

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7 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni

7 luglio 1944

Truppe Polacche in Osimo generale Anders

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

Cominciano le ordinanze del nuovo Comando:
1) Tutti i detentori di armi , compresi i patrioti, debbono farne immediatamente consegna;
2) il coprifuoco è dalle 21,30 alle 5;
Stamane mi sono svegliato solo alle nove, e finalmente ho trovato il tempo per radermi. Ma già alle 9,30 e fino alle 14 siamo daccapo col cannone. Rispondono da San Biagio, Santo Stefano e Monte Crescia.
Colpiti: la CRI, il palazzo Sinibaldi al Corso, la basilica di San Giuseppe, il palazzo Ida Gallo Carradori, tra gli altri. I rifugi, stamane quasi vuoti, rigurgitano.
Si viene a sapere che verso Campocavallo stanno ammassandosi oltre 200 automezzi alleati.  

Osimo era libera ma era nel bel mezzo della linea di fronte.

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

La notte – nelle due cantine –  con tante persone, afosa per il caldo di luglio, rischiarata da piccola luce che spesso vien meno, aggravata dal pianto di bambini insonni e dalle lamentele di donne senza nessun coraggio, è resa spasmodica dal continuo sibilo di bombe che vanno e vengono, e da intermittente mitragliamento. Sentiamo rincorrersi attorno la casa e la chiesa ( nota:durante quelle notti la casa parrocchiale è meta di pattuglie ora tedeshe, ora polacche, in quanto la chiesa era in mezzo alle due linee nemiche)  diversi soldati.
Dopo lungo interminabile aspettare  viene l’alba. Le case vicine sono rovinate. Si fa un po’ di calma. Con molta agitazione e apprensione posso ancora una volta celebrare la santa messa.
Il mattino passa relativamente calmo. Verso le 10 viene Enrico BELFIORE che ci annuncia l’uccisione del padre  suo avvenuta ieri sera per mano tedesca e ci riferisce altre sconcertanti notizie ( nota: Augusto BELFIORE, già ricercato dai Tedeschi, si rifiuta di abbattere le querce e i Tedeschi per rappresaglia prima gli fanno scavare la fossa po lo colpiscono con il calcio del fucile, quindi lo uccidono dietro la casa delle segherie dei fratelli Scarponi).
Si fa pranzo insieme con tutti gli sfollati in sala. Dopo pranzo alcuni giovani – imprudentemente-  vanno al campanile per curiosare. Non l’avessero mai fatto ! I tedeschi – accortisi per mezzo dei cannocchiali – credono che siano Alleati; gli Alleati – avvistatili ugualmente – pensano che siano Tedeschi, in maniera che comincia da ambo le parti un orrendo indescrivibile cannoneggiamento, di cui la chiesa e la casa sono comune bersaglio.
La casetta presso la Chiesa è colpita in principio. Quindi, dalle 15 alle 19 – a più riprese, siamo al centro della battaglia. Ritiriamo tutti nelle due cantine nelle parti più riparate, e tra preghiere e lamenti, in un’agonia che non si dice, tra continui spaventosi sussulti, raccomandiamo l’anima nostra al Signore, ci mettiamo nelle  mani di Maria santissima, con l’ineluttabile prospettiva, di essere tra pochi istanti travolti dalle macerie .
Recitato l’atto di dolore, data a tutti l’assoluzione in massa, attendiamo che passi il momento cruciale.
Grazia Dei ed Deiparae si non sunus consumpti!.
Passato l’uragano , nessuno di noi ha subito la minima scalfitura. Rovinata però abbastanza la chiesa nello schienale, ai muri principali, il campanile, la sagrestia, le due camere sovrastanti, la camera mia ecc. perforata in più punti la sal, la cucina, con stoviglie, piatti, rovinate le porte, le finestre, le persiane ecc.
Non potevamo credere ai nostri occhi ! Questa è la guerra ! Se fossimo restati in sala altro tempo,molti di noi non ci sarebbero più !.

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8 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni

8 luglio 1944
1944 Romolo Augusto Schiavoni rappresenta la trionfale sfilata per il Corso

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

ore 0,30: Contraerea attivissima, molti si alzano;
ore 02,00: cannoneggiamento insolitamente intenso. Mi alzo anch’io e mi trattengo al rifugio fino alle ore 4. poi quasi calma.
ore 10,00: faccio un giro dei Rifugi più importanti ( sono, fra tutti, oltre 300) e prendo nota del numero dei presenti e dei malati. Si tratta di poco meno di 1.500 persone. di cui 47 ammalate o indisposte.
ore 12,00: Si vocifera dell’occupazione di Offagna e Camerano. centrata la batteria tedesca di san Biagio. Arriva il nuovo Comandante di Osimo , è un capitano inglese di 24 anni che conosce varie lingue ed è molto cortese.
ore 15,30: Quattro cannonate colpiscono palazzo Sinibaldi a Porta Borgo, la casa del notaio Costantini al Corso e alcune casette del Borgo.
ore 19.30: Dopo il rosario, raccomando nei rifugi di approfittare delle ore di sole e di calma, per far prendere aria  ai bambini  e di curare rigorosamente la polizia e l’igiene. Si affronta anche qualche bomba per avere acqua.
ore 22,30: Intervengo chiamato per una pacificazione tra sfollati rissanti nel rifugio. Quattro pugni fatti applicare da due energici giovanotti e l’intervento della polizia mi aiutano a portare tutto alla quiete.

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

La notte  è migliore della precedente; ma sempre paurosa, afosa, interminabile. Al mattino, nella chies adevastata non posso celebrare; e per tante preoccupazioni non mi è possibile recitare :; e, per tante preoccupazioni , mi è impossibile recitare l’Ufficio. Al mattino, accompagnati da Ulderico BERRE’ ( nota: Ulderico Berrè , Carletti Nazzareno e Raffaelli Artemio dimostrano un grande coraggio perchè più di una volta guidano i soldati polacchi a riconoscere luoghi e postazioni tedesche, tutto ciò avviene durante il crepuscolo) vengono vicino casa i primi soldati polacchi che ci fanno molta impressione  e verso i quali ci sentiamo assai grati. Facendo un giro attorno alla chiesa mi accorgo con amara sorptesa un soldato polacco giace morto sulla cunetta sud della chiesa.Rea stato ferito presso la scalinata e seguendo il tragitto di sempre, si era forse messo al riparo. –  con supremo sforzo – nella speranza di soccorso …. ma nessuno venne. e morì. …
Un altro polacco  morto presso il trivio della chiesa, qualche altro per i campi.. com’è orrenda la guerra !
Durante il giorno tiri di quando in quando. Per il cibo, che comincia a scarseggiare facciamo alla meglio.  Al pomeriggio con nostro stupore e con un ardimento viene Vincenzo GABBANELLI con un amico dicendoci della morte del suo fratello  Nazzareno avvenuta per causa di guerra il 6 luglio: viene portando con un bastone una bandiera bianca come gli avevano detto i Tedeschi.  Gli dico che a tempo opportuno faremo quanto è possibile. Più tardi, circa quindici polacchi, a piedi in fila indiana, armati di tutto punto, con passo incerto per timore di mine, con lo sguardo fisso in avanti per scorgere qualsiasi movimento del nemico vicino alla scuola, passano nel campo presso la casa del parroco, per un’azione bellica.
La loro sorte desta in tutti la più viva commiserazione. Dopo 20 minuti circa ritornarono e molti di loro domandano acqua , molta acqua, soltanto acqua: per la massima tensione di nervi sebbene non sia molto caldo, grondano di sudore poi ritornano alla base. Gli apparecchi passano molto spesso. Qindi camionette polacche fanno un’altra sortita. Prima di notte, recito con tutti il santo rosario, e poi essendo sabato, prometto di celebrare all’indomani la messa nella cantina. I Tedeschi che hanno impostato diversi cannoni tra BASCONI, PIANGERELLI e  STACCHIOTTI, portano via la bella macchina ( nota: una Bugatti) del conte Simonetti.

1944 soldati polacchi in piazza del comune

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1944 Villa CannoneI soldati polacchi caduti nel comprensorio Loreto – Osimo – Castelfidardo – Ancona,  furono in totale 536. Giovanissimi caduti nei giorni dal 1 al 15 luglio 1944 e sepolti a Loreto:
ADAMCZYK JAN – ANDRZEJEWSKI STEFAN – BARANOWSKI HENRYK – BIEL ANTONI – BLACHA PAWET – BOISSE ROMAN – CHRPINSKJ ZBIGNIEN F. – CHWOLKA BERNARD – CIECHANOWICZ 5. – CZECH KAZIMIERZ – CZUBEK JOZEF – DORNA LEON – DUDEK FRANCISZEK – GAJDZISZ BRONISLAW – GRECKI PAWEL – GRYM LEOPOLD – FUTOWSZI JOZEF – HELINSKI JAN – HODYAS LEON – JAGIELLD FRANCISZEK – JANIK EUGENIUSZ – JAZWINSKI CZESLAW – ANDRZEJEN JERZY – BAASNER JAN – BARTECZKO KAZIMIERZ – BIERCZYNSKI JAN – BOGUCKI KAZIMIERZ – BURDEK WTADYSTAW – CHRYSTOF BRONISTAW – CIBA MICIIAL PIOTR – CIESLAK ZYGMUNI’ – CZRNIAK WINCENTY – DABROWSKI STANISLAW – DROZD ZYGMUNT – DUDEWICZ STANISLAW – GLADKOOWSKI ZYGMUNT – ROZANDKI CZESLAW – RUPNIESKJ JOZEF – RYMKJEWICZ ZYGMUNII – SADOWSKiI LEON – KAJNO STANISLAW- SOBOL EDWARD – SOLYGA WACLAW – STACI-IOWLXK EDMUND- SUWALSKJ ALFKSY- SZCZPIORKOWSKI JAN – SZLEZAK BULESLAW- TRAPA RYSZARD – WASILEWSKI TADEUSZ- WIJZNIAK MARCIN- ZALESNY STANISLAW W. – ZANIESKI BOLESLAW – ZAPOLSKI KONSTANTY – ZAWITOSKI BENEDYKT – ZIENTARSKJ BERNARD – JUHNKE HFNRYK – KILAN WLADYSLAM – KURAB STANISLAW – KUTANIA JOZEF – KOZLAKOOwSKj HENRYK – KRASEWSKI BOLESLAW – KUCHARSKI WLADYSLAW – KURCEWICZ WLADYSLAW – LENARI’ ADAM – LISAJ ELIASZ- LEPSM KAZIMIERZ – LUBOWSKI ANTONI – MARKOWSKI STANISLXW – MATERNA LEON – MROCZKOwsKJ CZESLAW – NAREJKO YAN – NIEZGODA JAN – NOWAK GERHARD – OBARA STEFAN – OSTRUGA MIKOTAJ – PATTOCY ZYGMUNI’ – PIOTROWSKI JAN – PROKOPOWICZ EDWARD – PRYSTALSKI EDMUND – RADIKO KAZIMIERZ – ROGULSKI TADEUSZ – RUDZIK FRANCISZEK – RUSZKIEWICZ ALEKS – SABYNICZ ALEKSANDER – SEKULA STANISLAW – SKRZYPCZYK SZCZEPAN – SOBOLFWSKI BRONISLAW – SONA ANTONI TADEUSZ – SUDZICKI MIKOLAJ – SNORZYNSKI CZESLAW – SZOTAL TADEUSZ – SZYJAN BAZYLI – UCHMANOWICZ W. – WUJTOWICZ KAZLMIERZ – WRONSKI TEODOR – ZAMLXRA CZESLAW – ZAPIOR WLADYSLAW – ZAWILA JOZEF – ZIELINSKI JAN – ZYLBERT WLADYSLAW.

1944 soldati polacchi

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9 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni

9 luglio 1944 ( domenica)

Villa San Paterniano via striscioniSan Paterniano le truppe Polacche risalgono Via Striscioni
(foto by “The Polish Institute and Sikorski Museum di Londra)

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

Ore 1,45: L’artiglieria pesante colpisce un deposito di casse fisarmoniche ( celluloide), distruggendone 300 in Via Giacomo Leopardi. Intanto in Comune, dopo la rinuncia dell’avv. Acqua, è stato nominato Sindaco l’avv. Canapa, che sarà coadiuvato da una Giunta di quattro persone.
ore 10,00: altro intervento al Rifugio per allontanare militari in cerca di chi vuol discorrere.
cannoneggiamento Tutti i detentori di armi , compresi i patrioti, debbono farne immediatamente consegna;
ore 12,00: combinata con la contessa Ida Gallo l’introduzione di due vitelli, da servire per alimentare il suo rifugio, il mio e la mensa della C.R.I.
ore 14,00: sembrando imminente un’offensiva in grado, si consiglia di scendere tutti in rifugio. Poi, più nulla.
ore 15,00: scroscio torrenziale di acqua che invade, ma purifica, tante case scoperchiate.
ore 16,00: manifesto polacco diffuso per la città: lamentando atti di sabotaggio hanno fatto 10 ostaggi che saranno deferiti al tribunale militare per la fucilazione, se dovesse succedere qualche cosa. Ma proprio oggi mi dice una donna di aver visto dei tedeschi presso le fonti di Guazzatore, e di sapere che altri dovrebbero essere lì nascosti.
ore 17,00: Altro manifesto che vieta il passaggio del Musone di Osimo.
ore 19,30:   Preoccupati del problema dei viveri, promuoviamo una sottoscrizione tra i rifugiati nostri, che dà  800 lire. Cominceremo a compre, inviando uomini in campagna.
Osimo era libera ma era nel bel mezzo della linea di fronte.

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

La notte, come sempre, trascorre pesante, lunga e agitata, per l’azione dei cannoni e dei mitra, che di tanto in tanto si fanno sentire. Intanto, tra gli sfollati nasce un diverbio per la scarsezza dei viveri. Il curato vedendo che l’ambiente fisico e morale non è adatto per la celebrazione della santa messa, non la celebra.
Durante il giorno si diffonde la diceria che i Polacchi non potendo sfondare il fronte  con i soliti mezzi militari , presto avrebbero eseguito un bombardamento in grande stile. Questo suscita un vero panico, e poichè  alcuni difettano anche di cibo pensano di andarsene altrove.
In questi giorni, come hanno riferito poi i nostri reduci, la radio dell’una e dell’altra parte, trasmette notizie di questo fronte , nominando ripetutamente le nostre località. I Polacchi poi diranno che la battaglia in questa parte del fronte per la conquista di Ancona è una seconda Cassino.

1944 Villa SimonettiSan Paterniano le truppe Polacche si attestarono nell’ampio parco e nella residenza dei conti Simonetti
(foto by “The Polish Institute and Sikorski Museum di Londra”)

San PaternianoUna pattuglia in ricognizione presso una casa colonica della zona di San Paterniano
(foto by “The Polish Institute and Sikorski Museum di Londra)

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10 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini  e don Fulvio Badaloni

10 luglio 1944 ( lunedì)

10 luglio fanteria polacca nelle campagne osimaneSan Paterniano le truppe Polacche avanzano nella campagna osimana
(foto by “The Polish Institute and Sikorski Museum di Londra)

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

La più brutta delle notti: all’inizio di un contrattacco tedesco da Santo Stefano, San Valentino, San Biagio, che – dopo tre quarti di fuoco – portava gli attaccanti quasi sotto le nostre mura.
Un inferno di pezzi anticarro, mitragliatrici, bombe a mano, pistole automatiche si protraeva per oltre due ore, dando la sensazione di un’estrema vicinanza, e qualche volta – con i brevi intervalli di silenzio – del tentativo di ingresso in città.
Poi ( sembra per rinforzi sopravvenuti da Montefano e Recanati) è cominciato il processo inverso.
ore 04,00: tutto taceva. Pare che i Tedeschi abbiano avuto notevoli perdite. Molte le case danneggiate al Borgo.
Oggi, nel rifugio, solo pane al 1° pasto, al 2° legumi e patate; non rimane che ingegnarsi domandando ai rifugiati L’artiglieria pesante colpisce un deposito di casse fisarmoniche ( celluloide), distruggendone 300 in Via Giacomo Leopardi. Intanto in Comune, dopo lail sale, le cipolle, e condimenti vari. C’è ancora del lardo però.
I polacchi visto il contrattacco dei tedeschi e prevenuti, fin da primo giorno, che gli osimani siano tutti fascisti o filo fascisti, ( forse perchè non hanno trovato nè fiori nè damigiane di vino) hanno pubblicato un’ordinanza con cui domandano ancora le armi e minacciano la deportazione di tutti gli uomini dai 19 ai 60 anni al Campo di concentramento di Loreto.
Fortunatamente la visita del Generale Inglese oggi avvenuta, li ha moderati: sono stati rilasciati gli ostaggi ed è stata staccata l’ordinanza draconiana.
Nelle ultime ore ancora tuona il cannone, ma con poche risposte da parte tedesca la quale dà l’impressione di voler economizzare le munizioni.
Le condizioni dei rifugiati  sono precarie, si accusa scarsità di vitamine, volti pallidi, malleoli tumefatti, voci abbassate, inappetenze, disturbi intestinali.rinuncia dell’avv. Acqua, è stato nominato Sindaco l’avv. Canapa, che sarà coadiuvato da una Giunta di quattro persone. 

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

Oggi è la festa di San Paterniano: ma purtroppo non ci è dato di venerare il nostro santo protettore. Nella notte, diversi soldati tedeschi e russi prigionieri, eludendo la sorveglianza dei loro ufficiali, si presentano ai  prossimi comandi polacchi da Mammoli ( nota: in via Osteriola ) e alla filanda Dittaiuti – per costituirsi prigionieri.
In questo periodo non è mai apparso nessun carro armato tedesco, nè alcun apparecchio. La notte, che non passa mai per la continua paura caldo e lamentele, è davvero gravosa. Al mattino alcuni sfollati decidono di partire  verso il fronte alleato, con  la speranza di minori pericoli: difatti si troveranno bene a Loreto e Recanati.
Noi approfittando di un po’ di quiete si mette un pò di ordine e e un po’ di pulizia, anche perchè ci è possibile, diversamente dagli altri giorni, prendere senza tanto pericolo l’acqua dal pozzo. Verso le 7,30 vedendo che la situazione potrebbe farsi sempre più grave, prendiamo la decisione di formare una commissione e presentarci così al prossimo comando polacco residente in casa Mammoli in via Osteriola per dire ai Polacchi che presso la chiesa da tre giorni giacciono insepolti tre cadaveri polacchi e che pertanto ne prendessero cura, e per dire che nelle prossime azioni belliche avessero riguardo per la chiesa e per la casa parrocchiale, dove c’erano molte persone, tra cui infermi, vecchi e bambini, che se ciò non fosse possibile, di trasportare tutti con una macchina, in una occasione propizia, in un luogo sicuro. Su preghiera dei presenti, dopo molte incertezze  e insistenze, provocate dal timore per l’avvenire, io, Guerrino FABIETTI e Antonietta COLA sfollata di Ancona, partiamo da casa, dopo aver detto alla mamma che per le ore 9 saremmo ritornati a casa.
Passiamo per la casa del Guardiano ( nota: è la famiglia RAFFAELLI, la quale vede passare i tre, davanti don Fulvio con un grosso drappo bianco in segno di pace) attraversiamo il viale di SIMONETTI per ritrovarci sulla strada di MARZIONI, lungo la via Osteriola.
Vicino la casa di Mammoli, vediamo una sentinella polacca armata, sdraiata a terra, che ci dà ordine di attraversare. Sotto la casa vediamo molti soldati e jeep. Un soldato ci accompagna in cucina, dove diversi soldati con canocchiali osservano il fronte, le strade e i campi.
Dopo diversi minuti viene un sergente per ascoltarci. Cerchiamo di farci capire in francese. Poi ci fanno salire con guardia armata su una jeep e attraverso il campo di Mammoli, ULISSE-VELTRI, e via Campoceraso arriviamo sulla via di Jesi. Qui sentiamo scoppi di granata; vediamo alcuni soldati feriti, che versano sangue sono trasportati su barelle da soldati e donne della Croce Rossa. Proviamo una impressione nuova e terrorizzante. Ci trasportano nel campo di grano tra CATOZZI e MARTINI. Ci sono molti soldati, attendamenti, molte buche circondate per difesa da covoni di grano. Dopo qualche mezz’ora di attesa a piedi, ci conducono in casa di MASSACCESI. Camminando ci gettiamo a terra recitando giaculatorie perchè sopra di noi sentiamo diverse scariche di cannone e il sibilo delle schegge attraverso i filari. Ci sembra di essere sull’orlo della tomba.
In casa Massaccesi ci sono molte persone civili raccolte qua e là, tra cui l’insegnante della Croce ( nota: la sig.na GRACIOTTI maestra della Croce), che necessitano di una mia raccomandazione presso il comando polacco.
Qualche tempo dopo, lasciate le altre due persone che mi seguivano, mi fanno salire su una jeep e attraversando il Padiglione, molto rovinato, dove tutti mi guardano e chiamano con apprensione ( nota: molti lo riconoscono poichè don Fulvio a Passatempo era vice parroco), giungiamo in un vasto attendamento e accampamento di soldati in alcuni campi presso Montefiore. Mi conducono in una casa colonica, dove mi interroga un capitano mediante l’interprete. Mi domanda notizie sul fronte, dei Tedeschi, quanti sono, che cosa si dice e si spera circa le operazioni, quale sia il palazzo del conte FIORENZI, ecc.
Mentre ascolta, telefona. Poi vuol sapere il perchè della mia venuta. Risponde dicendo che cercherà di prendere in considerazione quanto ho esposto, e alla mia insistenza di tornare a casa mi dice che ancora debbo essere interrogato. Mi danno il pranzo, dopo qualche ora di attesa per la stessa strada, con diverse fermate, mi riportano da ULISSE in via Campoceraso, dove un ufficiale, dopo aver parlato a lungo al telefono, mi fa alcune proposte per l’evacuazione della mia casa delle persone che ci sono per un luogo più sicuro. Poichè le proposte sono troppo rigide e di carattere militare, non le posso accettare. Dopo avermi offerto della carne a mangiare, mi portano a Montefano per essere interrogato dall’ufficio militare di polizia. Dopo molte e gentili interrogazioni mediante un intelligente e buon interprete, il capitano di polizia mi risponde che è impossibile prendere le persone, ma che useranno riguardi nelle azioni belliche; io intanto sarei ospitato convenientemente dal prevosto di Montefano che già essi avevano interrogato per avere notizie nei miei  riguardi.
Ale mie insistenze per essere ricondotto a casa, perchè ero parroco e non mi ritenessero una spia, mi rispose che se io pensassi così di loro li avrei offesi, perchè essi credevano a tutto quello che io avevo riferito loro, d’altra parte mi conoscevano per informazioni prese; che non mi avrebbero potuto rimandare perchè essendo le 5 della sera erano cominciate le operazioni, d’altra parte come parroco non avrei potuto far nulla per i miei parrocchiani e che non mi mandavano per il bene perchè i tedeschi – mediante il cannocchiale – si sarebbero accorti del mio ritorno e mi avrebbero interrogato se avessi risposto avrei danneggiato i polacchi, se avessi taciuto sarei stato ucciso. Quindi per il mio bene conveniva restare, anche perchè il giorno seguente alle ore 8 sari stato condotto a casa. Dovetti accettare per il logico ragionamento, per ile poche ore di attesa, perchè contro la forza…. ecc…
Il prevosto di Montefano, don Antonio TARUSCHIO, che era stato informato di tutto, mi ospitò cortesemente. La sua casa era diventata il rifugio di altri sacerdoti, seminaristi, sventurati, ecc. tra loro c’erano don Romualdo COLACCINI, rettore del santuario di Tornazzano e don Cesare PAOLUCCI, parroco di San Biagio.

 

generali Anders_Duch_RakowskiI Comandanti del 2° Corpo polacco gen. Anders, con il comandante della 3^ Divisione di Fanteria “Carpanica” gen. Duch e il comandante della 2^ Brigata corazzata gen. Rakowski discutono sul piano d’attacco per la conquista del Monte della Crescia – Croce San Vincenzo e Santo Stefano ( foto by “The Polish Institute and Sikorski Museum di Londra).

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11 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni

11 luglio 1944 ( era un martedì)

11 luglio corpo d_armata polaccoFanti della 5^ Divisione “Kresowa” del II Corpo d’Armata polacco
( foto by “The Polish Institute and Sikorski Museum di Londra).

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

Atmosfera politica: con nostra grande sorpresa ci sentiamo continuamente ribadire dai polacchi la loro convinzione che in Osimo siamo tutti fascisti e tedescofoli.
Loro correlano al fatto che il primo Ufficiale polacco fu ucciso la mattina del sei fuori porta Vaccaro da un borghese. Aggiungono di avere motivo per credere che un solerte spionaggio funzioni qui a loro danno. Ai cittadini sembra tutto ciò un’esagerazione anzi una vera calunnia. Io credo che la ragione del loro disappunto debba ricercarsi nel fatto che vari tedeschi debbono trovarsi ancora tra noi, vestiti da borghesi.
Lo conferma l’avvenuta sparizione, la notte del 5-6, di molti abiti da borghesi in molte case private visitate dai tedeschi nell’assenza dei loro proprietari e il ritrovamento in più luoghi e giberne, armi ecc. … tedesche.
Ma intanto noi ne subiamo le conseguenze. Oggi il comando polacco ha arrestato molti elementi specie del fascismo repubblicano. È ritornato il Comandante inglese del quale si è ottenuta anche l’autorizzazione a sfollare. Con lui sono giunti i vari giornalisti anglo-americani, di cui alcune donne. Tre assalti di carri armati al Monte della Crescia  sono stati infruttuosi oggi a rifugio, vitto con aggiunta di formaggio.
ore 17,45: notizie dalla radio. Prese le Casenuove . Dalla sua villa di Santo Stefano miracolosamente scampata ai tedeschi, rientra la contessa Gallo – De Lucia , la quale ha raccontato cose terribili e casi di violenza commessi in queste in quelle case coloniche.                                       

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

Alle 8:00, celebrata la Santa messa, dopo tre giorni senza, torno dalla polizia per partire. Mi si risponde che non essendo stata liberata ancora la zona, si partirà alla sera alle cinque. Non valsero insistenze. A Montefano, dov’erano moltissimi polacchi, ma nessun segno del fronte e dei danni di guerra, trovai quattro mie sorelle con mio nipote Giuseppe (Giuseppe GIULIODORI), molti parrocchiani (nota: tra cui Enrico e Aldo Belfiori).
Più di cento persone di San Paterniano erano sfollate a Montefano la’ portati dai polacchi, perché sorpresi per le strade, molti osimani e filottranesi che si erano  rifugiati perché luogo tranquillo e sicuro. Torno dalla polizia alla sera, ma mi si risponde che la partenza è stata rimandata al mattino del giorno seguente perché la zona è ancora in mano tedesca. Prego e scongiuro, ma mi sento ripetere: Prima lex: bellum. Ebbene partirò domani !……..

11 luglio ussari

7° Reggimento Ussari ( foto by “The Polish Institute and Sikorski Museum di Londra).

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12 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni

12 luglio 1944 ( era un mercoledì)

bombardamenti su Ancona

bombardamenti su Ancona

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

Ore 1,30 sveglia di artiglieria fino alle tre, altri danni. Il resto della giornata abbastanza tranquillo. In seguito con l’intesa del comando di occupazione raccolgo i nomi dei desiderosi di sfollare: sono Finora più di otto cento. Manifesto del comando polacco: vuole la integrale consegna delle armi e delle radio militari. Interrogato un ufficiale polacco sulla situazione, garantisce che la moltitudine dei loro mezzi renderà impossibile un ritorno di tedeschi e che forse fra 3-4 giorni, una forte avanzata alleata  fino a Pesaro. Se sono rose….

Ore 17,45 bollettino: un gruppo di bersaglieri ha preso Filottrano; Ancona è sotto le artiglierie anglo-americani. Manifesto del sindaco, che invita i sinistrati a presentarsi all’apposito ufficio, per le indennità e restauri.                                       

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

Ricevendo sempre la stessa risposta dalla polizia, prego il sindaco di Montefano dottor Mario Ciabattini perorare la mia causa presso il comando. Ma non si ottiene nulla egualmente !.

FilottranoFilottrano  liberata

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13 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni

13 luglio 1944 ( era un giovedì)

bombardamenti su osimo

Artiglieria tedesca, cui seguiva la risposta della artiglieria polacca. Tutti i giorni e spesso anche la notte dominava la voce dei cannoni. Osimo e una esausta popolazione nascosta nei rifugi, era  in mezzo a questo dispiegamento di forze.
( foto Imperial War Museum Londra ).

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

Qualcuno del comitato di liberazione mi vuole spiegare il malumore e la contrarietà dei polacchi per non aver incontrato ad Osimo – stretta fra due fuochi – liete accoglienze a base di damigiane di vino ed altro…. Che non ci sia la sua parte di vero ?
Se ne avrebbe una riprova nella singolare accondiscenza con cui hanno aderito a varie richieste fatte, da chi ha potuto trattarli bene.
Questa notte pochi ma pesantissimi colpi di artiglieria tedesca. Colpiti il palazzo FREZZINI  a Piazzanuova, il Molino Bianchi li presso, due  case attigue e la villa BARBALARGA.
Il mancato ritorno oggi del Comandante inglese  non ha permesso lo sfollamento preannunziato.
Il Sindaco ha fatto affiggere un altro manifesto per raccomandare l’oscuramento, accennando che i polacchi sarebbero obbligati a provvedimenti gravi.
Ore 18,30 tenendosi in Municipio un’adunanza di proprietari sono piombate  nel salone alcune granate tedesche.
Sono morti: conte Giulio SINIBALDI, Giulio BADIALETTI, Giuseppe PETRINI, dott.Luigi RAVAGLIA ( questi ultimi amministratori rispettivamente del conte BALDESCHI e dei signori BELLINI) e il fornaio G. MENGARELLI (nota: con il fratello gestiva il forno di via Cappuccini).
Feriti l’impiegato Edoardo BUGLIONI, il macellaio Cassio BUGLIONI, cui si dovette subito amputare una gamba, alcuni della questura e leggermente altri. E io ero uscito 10 minuti prima , opinione generale: le granate sono state frutto di spionaggio.                                     

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

Domandiamo ad alcuni ufficiali polacchi come vanno le operazioni, ci rispondono: il fronte è fermo, quies  in fronte.
Comunque i timori si fanno sempre più gravi, e le preoccupazioni per la famiglia e per la parrocchia sono forti, e rendono lungo il tranquillo e riposante soggiorno di Montefano. Intanto ho la consolazione di fare un po’ di bene ai parrocchiani colà trasportati e di procurare ad alcuni  un po’ di pane.

Dittajuti

***

Non è riportata la notizia nel diario di don Carlo Grillantini, ma tra i feriti della granata che aveva preso di mira il Palazzo Comunale vi era anche un uomo coraggioso e generoso: il nobile Leopardo Leopardi Dittajuti. Alla riunione indetta quella sera in Comune non tutti gli invitati parteciparono, Osimo era libera, in mano agli alleati, ma i pericoli ancora erano tanti, le artiglierie facevano sentire forte la loro terrificante voce. Gli osimani, come dal racconto dei diari, vivevano negli improvvisati rifugi  e nelle grotte. Ma alla paura si era aggiunta la difficoltà di trovare cibo, quel minimo che garantiva la sopravvivenza. Questo era il motivo della riunione, cercare di approvvigionare con del cibo i vari rifugi presenti in città.
Come detto, non tutti gli invitati parteciparono all’adunanza,  non era consigliabile lasciare i rifugi e ancor più ardito era stato convocare tale riunione nel Palazzo comunale dove oltre agli uffici, si era insediato il Comando alleato e il Governo provvisorio della città, quindi per i tedeschi era quello uno dei bersagli prioritari.
Erano quasi le 18,30 quando la granata tedesca perforò il muro nord della sede comunale ( per intenderci  il muro del  corridoio dove sono oggi collocati i messi comunali) e scoppiò nel salone della Sala Maggiore uccidendo 4 persone sul colpo  e ferendone molte altre. Tra coloro che furono trasportati all’Ospedale c’era anche il conte Leopardo Leopardi Dittajuti che dopo una lunga degenza morì il 3 novembre 1944 a seguito delle ferite da arma da fuoco riportate.
Giulio SINIBALDI, Giulio BADIALETTI, Giuseppe PETRINI, Luigi RAVAGLIA, il fornaio G. MENGARELLI, Edoardo BUGLIONI, il macellaio Cassio BUGLIONI, il conte Leopardo LEOPARDI DITTAJUTI ed altri anonimi cittadini, “PERSONE, NOBILI, FORNAI, MACELLAI, semplici IMPIEGATI”, coraggiosi Samaritani,  accomunati da un grande senso civico: cercare di aiutare la popolazione sfinita ed affamata. A loro va tutto il nostro ricordo e la nostra ammirazione perchè non ignorando il pericolo a cui andarono incontro hanno messo come prioritario non la loro vita ma  il bene e le necessità della loro, nostra,  Comunità. Non dimentichiamoci di queste storie.

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14 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni.

14 luglio 1944 ( cadeva di venerdì)

Monte Crescia quota 360Monte della Crescia, indicato nelle cartine militari come “quota 360”, essendo appunto alto 360 metri. Il nome storico, è Monte Cerno, luogo ricco di suggestioni e mistero. Presenta una forma a tronco di cono dovuto allo spianamento nell’antichità, del culmine della collina. Ricco di grotte e di cunicoli scavati nel tufo, il luogo era stato trasformato dai tedeschi nel 1944, in un fortilizio. Il Monte della Crescia era il punto chiave della difesa tedesca e l’obiettivo principale dell’offensiva polacca
( foto The Polish Institute and Sikorski Museum Londra ).

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

Dalle 0,30 alle 2,30 scoppio di granate  da 149 su vari palazzi del Nord e della città. Colpiti specialmente il Collegio Campana e il Palazzo Giardinieri e la mia casa parrocchiale. Nulla alla Chiesa. Il crollo di un lato del Palazzo Giardinieri ha provocato il seppellimento della casa della servente del monastero  di San Nicolò e la conseguente morte della stessa, di due figlie e di un figlio ( famiglia ANTONELLI). In via Buon Villano è deceduto per analoghi motivi Augusto MARSILI, e con lui i suoi due figli: la moglie è rimasta ferita.
Altro morto Giuseppe LOCATELLI, laureato, intelligentissimo giovane ( nota: fratello delle sorelle LOCATELLI molto conosciuta in Osimo per essere stata per tanti anni maestra) . Altre bombe all’Ospizio Cronici di città, con decesso di tale FEBO e altro ricoverato. Molti feriti ricoverati all’ospedale . Questo triste bilancio ha fatto decidere in molti ad approfittare del permesso di sfollare e circa un migliaio di persone sono partite. Chi parte alle 10 per Loreto e per Porto Recanati, chi alle 11 per Passatempo MonteFano, Appignano chi alle 15 per Recanati. Ogni colonna è protetta da due carabinieri naturalmente tutti  a piedi. Nonostante ciò il rifugio è affollato. Avendo ormai distribuito quasi 8.000 razioni ci troviamo a corto di condimenti.
Oggi siamo ancora nel territorio di nessuno essendo le batterie polacche al Musone e quelle tedesche al Monte della Crescia.
                                   

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

Ancora nulla di nuovo. A San Donato si celebra un ufficio solenne per i polacchi defunti: intervengono moltissimi soldati ufficiali. Un epigrafe paragona il loro valore a quello dei soldati maccabei. Diversi padri conventuali che vengono da Osimo ci riferiscono che ieri nella sala comunale colpiti da bombe tedesche sono morte diverse persone, esponenti della città riuniti al comune per un’importante adunanza. Vado al cimitero dove sono sepolti molti polacchi recenti vittime di guerra. Insistendo presso il comando per il ritorno in parrocchia, mi rispondano:aspettate due giorni si prepararono grandi eventi.

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15 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni.

15 luglio 1944 ( un mesto sabato)

Artiglieria PolaccaL’artiglieria della 3^ Divisione Carpatica puntata verso il Monte della Crescia
( foto The Polish Institute and Sikorski Museum of Londra ).

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

Stanotte grande calma.
Ore 16:00. Mi si dice che la presa di Santa Maria Nuova effettuato ieri dei bersaglieri italiani, ha costato a loro notevoli perdite. Tre di questi bersaglieri essendo di Osimo sono oggi qui in licenza. I polacchi sono entusiasti della loro bravura.
Ore 17,00 sento che i polacchi stanno piantando  batterie a ridosso delle case del Borgo.
Ore 18,00 alcune squadriglie di fortezza volanti hanno bombardato Ancona. Siamo in procinto della offensiva fattaci sperare ?Qui,  il sistema nervoso anche dei più forti comincia a risentire della lunga attesa. Si è fatto trenta, bisognerà fare trentuno.
Io non mi muovo. Oggi sono partite altre due colonne di sfollati, alle quali non potendo assegnare due carabinieri di scorta se ne è dato solo uno, facendolo coadiuvare da un parroco. Sono andati mons. FLAMINI, Parroco di Santa Palazia e don Luigi POLENTONI della chiesa della Trinità.
La scorta opera fino al Musone, temendo il Comandante polacco che qualcuno a mezza strada possa cambiare rotta e dirigersi verso i tedeschi o fare la spia … A tutt’oggi ho prenotato altre mille persone. Si è effettuato ora. Il quarto raid di bombardieri su Ancona e alture circostanti. Contraerea nutritissima.
Manifesto: coprifuoco, da oggi alle 20 fino alle 5 .                                

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

Andiamo al campo dove si stanno preparando molti carri armati. Di tanto in tanto giungono feriti e morti militari all’ospedale polacco. Col cannocchiale cerchiamo di seguire le operazioni a San Paterniano ma quasi inutilmente.

15 luglio polacchiUna foto che racconta tutta la fatica di un soldato polacco che si riposa in un casolare della nostra campagna. La liberazione di Osimo, dei paesi limitrofi e la presa di Ancona hanno comportato un bilancio molto pesante in termini di vite umane e sofferenze per il II Corpo d’Armata polacco, che alla fine delle battaglie lasciarono sul campo 496 morti, 1.789 feriti e più di 130 dispersi.

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16 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni.

16 luglio 1944 ( domenica ma in Osimo non è stato giorno di festa)

1944 polFanti del II Corpo d’Armata  polacco
( foto The Polish Institute and Sikorski Museum of Londra ).

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

Roba da matti. Gli alleati son qui con centinaia di cannoni di grosso calibro piazzati da per tutto, con parecchie centinaia di carri armati scorrazzanti per la  via di Jesi; con l’appoggio di una potente aviazione che martella continuamente nemico; con intere divisioni che hanno invaso tutto il territorio circostante; eppure non si muovono. Hanno detto che l’avanzata avverrà quando i tedeschi, fatti consapevoli di tanta imponenza di forza, si decideranno a sganciarsi per prudenza.
Quanto ad assalirli hanno una teoria: per fare un cannone occorre solo  qualche ora, per fare un uomo occorrono vent’anni.
Andranno quindi molto piano. E’ già sembrato agli alleati troppo, avere avuto quattro morti per la presa di Osimo.
Si commentava oggi molto arditamente in Prefettura, alla mia presenza: sarà bene spedire un messo segreto ai tedeschi per avvertirli della imponenza di tanti mezzi e pregarli di ….. sgomberare.
Se no, a quando? Anche oggi altre azioni su Ancona, preludenti a qualche iniziativa  su più ampia scala !.
I tedeschi da qualche giorno rispondono sempre meno alle artiglierie polacche; si direbbe che intendano economizzare le munizioni per adoperarle al momento decisivo. Si annunzia la ripresa di Cingoli e il probabile aggiramento di Fabriano.                                

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

Celebro la Santa messa nella chiesa della villa VOLPONI a Montefano, essendo domenica e festa della Madonna del Carmine. La sono convenuti in molti sfollati da Filottrano: al Vangelo non possono non riguardare i miei parrocchiani che sono tuttora sotto il turbine del fronte.
Nel pomeriggio il prevosto di Montefano è chiamato all’ospedale per assistere un malato. Dopo qualche tempo ritorna e mi dice che la giovane Luisa BASCONI di anni 16 di San Paterniano, ferita per mitragliamento, è in fin di vita, e già le hanno amministrato l’estrema unzione.
Corro all’ospedale; la trovo assistita dallo zio Alfredo, da un dottore polacco e dalle suore. Lo zio mi racconta che fu ferita al mattino mentre ritornava a casa, dei tedeschi.
Ebbe le prime cure nella sacrestia di San Paterniano, operata poi a Montefano, non si svegliò più e spirò circa alle sette di sera.  
Dopo la raccomandazione dell’anima, al giorno seguente celebrai per l’anima sua.  Al pomeriggio,  con un camion polacco, la salma fu portata in chiesa per le esequie. Tutti gli sfollati di San Paterniano, più di 100, ed altri presero parte al funerale, quindi la salma fu tumulata nel cimitero di Montefano.

1944 tedeSoldati tedeschi catturati, prigionieri dei polacchi, sfiniti per la fatica, le tribolazioni e le drammatiche vicende vissute, si abbandonano al sonno sdraiandosi in terra sul pavimento o appoggiandosi su una sedia. E’ l’immagine eloquente di un esercito, quello tedesco, disfatto da lunghe ed estenuanti battaglie volute da Hitler e dal suo famigerato regime nazista.
( foto by The Polish Institute and Sikorski Museum di Londra).

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17 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni.

17 luglio 1944 ( un lunedì di sangue )

17 luglioLa battaglia per la conquista di quota 360 “il Monte della Crescia”
( foto The Polish Institute and Sikorski Museum of Londra ).

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

Giornata sensazionale e di grande……” spettacolo” per chi ne ha avuto voglia. Dopo un’avvisaglia di un’ora verso mezzanotte, stamane dalle 4 a tutt’oggi, tiro ininterrotto di tutte le artiglierie poste lungo il fiume, di là dal fiume e anche sotto Osimo, contro tutte le postazioni nemiche di santo Stefano, Monte Crescia, Offagna e Monte Gallo,  e giù giù a Camerano. La vallata del Musone è stata tutto un mare di fumo, la vallata a nord di Osimo tutto un punteggiato di nuvolette quante erano gli scoppi delle granate. Fino a quest’ora ( sono le 18,45) conquistate le alture di Santo Stefano e quasi interamente Monte Crescia. Fatti una cinquantina di prigionieri e – sembra – garantite le premesse per una avanzata più profonda e risolutiva.
Sensazionale l’ascesa dei carri armati lungo le strade di San Valentino verso l’incrocio con Bellafiora. Assordante il tiro dei cannoni di ogni calibro  i cui proiettili fischiano continuamente sul nostro capo.
Risposta tedesca molto parca. Una granata ha fatto quattro morti al Borgo, altre tre vittime nei pressi del Comune:
1) Il Canonico Teologo Don Giuseppe BULDORINI , portato morente morente all’Ospedale per una scheggia alla fronte;
2) Giovanni PATARCA, industriale a riposo,
3) la signorina FRONTALINI ( nota: Peppina FRONTALINI studentessa alle Magistrali, il padre era conosciuto in città perchè era uno dei più bravi falegnami mentre la madre lavorava le maglie),  tutti dello stesso rifugio che avevo visitato ieri sera lasciandoli con la raccomandazione di raccogliersi nella parte più sotterranea, all’arrivo dei colpi più grossi.
Grande il compianto per la fine del povero, bravo prof. BULDORINI.
Tra ieri sera  e stamane nei locali del Collegio Campana il Comando inglese ha sostituito un reparto polacco spostatosi altrove: il Comando è giunto con due autoblindo  e alcuni carri attrezzati di varia natura. 
Ho dimenticato di annotare che 4 o 5 giorni fa in piazza abbiamo avuto l’ennesima metamorfosi : è stata abbattuta la lapide che deplora le sanzioni, e sono state scardinate le grosse lettere di bronzo della dicitura: Fascio Repubblicano.                                

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

Dies migro sig manda lapillo ! ( nota: “giorno da segnare con un sasso nero”. È un detto degli antichi romani che segnavano i giorni di sventura con i sassi neri.)
Giorno tra i più memorabili della nostra vita! I polacchi hanno deciso di spostare la linea del fronte, superando qualsiasi difficoltà. Al mattino diverse centinaia di bocche da fuoco di medio e grosso  calibro forse un migliaio di carri armati, apparecchi con spezzoni, autoblindo, camionette ecc. furono messi in azione lungo tutto il fronte dal mare- presso la stazione – fino a Filottrano, aventi come bersaglio più formidabile il Monte della Crescia, per sbaragliare l’avversario, che rispose con veemenza all’urto e soltanto verso sera cominciò a tacere, prendendo frettolosamente la via della ritirata dopo aver subito gravi perdite e soprattutto dopo aver inflitto e provocato per tutta la vasta zona molte vittime militari e civili e incalcolabili danni alle abitazioni e ai campi, ancora ricoperti di grano.
Ogni casa – ogni campo – ogni albero, per la nostra zona ne riportarono segni indelebili, cominciando dalla scuola della Croce fino tutto Offagna.
Per il contrattacco pochi erano i soldati tedeschi e pochi i mezzi di offesa da loro usati: ma sembravano molti perché erano in posizione migliore e di difensiva, per la rapidità degli spostamenti e per  la inarrivabile tenacia  nelle azioni più dure. Tutto il settore fu coperto da un terrificante nube di polvere e fumo.
I campi più scoscesi, le vie più impervie, i monti più impraticabili furono attraversati dei carri armati,  altri luoghi furono spezzonati dagli apparecchi, che aprirono nei campi spaventose voragini: i soldati polacchi per l’impiego dei mezzi usati, per le difficoltà incontrate, per le devastazioni e  vittime causate  dissero  che questo fronte si può chiamare  a buon diritto: “la seconda Cassino”.
Secondo quanto riferirono poi i reduci, la radio alleata e quella tedesca parlarono spesso e ampiamente di questo fronte, nominando località e facendo descrizioni impressionanti dei danni e delle devastazioni arrecati.
Impossibile calcolare anche approssimativamente le vittime militari da ambedue le parti: perché la maggior parte dei morti e dei feriti furono trasportati dai propri servizi sanitari. Altri restarono sul campo e se ne darà un cenno locale.
 Quasi tutti i campi dei contadini e le case diventarono sedi di soldati, di comandi, di materiali, di medicazioni, di postazioni, di armi in una parola: un vasto e movimentato “cantiere di guerra”; ma quello che è più orrendo,molti campi  divennero cimiteri, perché vi furono sepolte tante salme di civili e militari, non sempre distinte con sacrosanto simbolo della croce.

17 luglio 1944 soldato tedescoTomba improvvisata di un soldato tedesco a Santo Stefano. In polacco ed inglese i soldati polacchi scrissero:”Soldato Tedesco”, sulla croce – in segno di rispetto –  l’elmo del soldato ucciso ed un rosario
( foto The Polish Institute and Sikorski Museum of Londra ).

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18 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni.

18 luglio 1944
(martedì, su quota 360 i cannoni, finalmente, tacciono)

18 luglio 2La battaglia per la conquista di quota 360 “il Monte della Crescia” si era conclusa
( foto The Polish Institute and Sikorski Museum of Londra ).

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

Dalle 3 a mezzogiorno i cannoni tacciono. Sotto un bel sole, dopo una breve pioggia nelle prime ore, la gente comincia a circolare vedendo i polacchi raccogliere i fili telefonici e andarsene sui propri carri. Ad una certa ora parte anche il comando inglese.
Alle 10,30 passa il generale Anders comandante in capo polacco con il suo stato maggiore, su cinque macchine. Voci che tedeschi hanno abbandonato Camerano, Montegallo, Santo Stefano, Offagna, Monte della Crescia, Polverigi, Agugliano. Dalla vallata del Musone salgono per ogni strada moltissimi automezzi alleati che vanno verso nord.

Si conferma che ieri non meno di 1.000 bocche da fuoco abbiano sparato dalla vallata del Musone contro i tedeschi. E, al momento dell’intensità massima del fuoco 2.000 colpi sono partiti in un quarto d’ora. Oggi si vede, del numero degli automezzi che scorazzano lungo le strade del territorio, che il quantitativo di cannoni non deve essere stato inferiore a quello comunicato dai bollettini.
Sono passati per Osimo, ieri, in tutto circa 270 tedeschi prigionieri molto male in arnese. I polacchi non avrebbero avuto nemmeno un morto nell’azione contro i tedeschi. Solo per errore, un aereo alleato ha sganciato alcuni spezzoni tra Monte Santo Pietro e il cimitero, uccidendo tre o quattro polacchi. Si parla di molte vittime civili, specialmente a San Paterniano, CaseNuove e Santo Stefano, le cui chiese si dice siano quasi completamente distrutte: nulla si sa dei loro parroci.
 È morta la maestra ZAGAGLIA di San Paterniano.
Altre voci danno per presa anche Ancona, ma alcuni colpi di cannone da qui ce lo fanno molto dubitare. Un sopralluogo al Duomo fa rilevare che alcune bombe sono scoppiate nell’interno procurando enormi danni, ma non  compromettendo la solidità dell’edificio sacro.
Ho sentito vari lamenti delle gerarchie nuove italiani nei riguardi degli alleati, da cui si credono un poco considerate (ed è una realtà). Ma mi accorgo poi che tra le considerazioni che più loro premono c’è anche quella dei loro interessi e comodi personali: perché non si dà a ciascuno di loro una macchina, perché non possono disporre di quel che vorrebbero, eccetera. C’è ancora in costoro una certa mentalità: d’altro canto  i G.A.P. ( Gruppi di Azione Politica)  e  i comunisti sono così poco graditi agli alleati, che a Montefano per un attrito con il tenente dei Carabinieri , gli alleati hanno sciolto il G.A.P. locale.
Frattanto il comando inglese radunatosi con i suoi consulenti locali ha fatto il calmiere da entrare in vigore subito. Il Prefetto si sta interessando per la nafta necessaria alla ormai urgente trebbiatura, per il materiale edilizio occorrenti alle più impellenti riparazioni, eccetera.
Sì è del parere di chiudere entro domani tutti i rifugi. Faccio un giro dei principali rifugi, annunziando tale deliberazione e perché ognuno provveda in tempo ai casi suoi. La sera, nel mio rifugio, dopo il rosario e la benedizione  invito tutti a ringraziare il signore, il quale – se pure ha voluto duramente provarci – ci ha risparmiato tuttavia calamità ben più gravi che incombevano sul nostro capo, come bombardamenti, sfollamenti in massa, violazioni di ogni specie, infezioni eccetera, e chiudo raccomandando di fare profitto della lezione, per incominciare una vita più cristiana.
Molti rifugiati ringraziano del trattamento usato loro fino ad oggi: i più nemmeno se lo  sognano .
Ore 18,30 Captato da mio nipote il Bollettino di Radio Algeri, ne vo facendo lettura nei vari centri della città: le voci del popolo danno per presa Ancona, Candia, Paterno ecc.                              

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

Dopo le funzioni in chiesa, circa alle otto del mattino, viene in casa del prevosto un tenente polacco per dirmi che essendo liberata dai tedeschi la zona di San Paterniano, il comando, a me solo, permetteva di tornare a casa: tutti gli altri sarebbero venuti dopo due giorni. Ciò nonostante ottengo che vengano con me una mia sorella e BASCONI: saliamo su una croce rossa polacca che a tutt’ora freschi i segni vermigli del suo pietoso ufficio. Da Montefano oltre il Padiglione due file ininterrotte di automezzi, l’una che va,l’altra che viene, occupano la strada. E’ il fronte che si sposta !….
I tedeschi trasportavano con le mucche tutto il loro materiale!,  le strade sono coperte di un palmo di polvere, tutti i ponti rotti, tutte le case perforate o squarciate. L’impressione è indicibile presso la cappella Caccini dobbiamo scendere e andiamo  frettolosi, paurosi verso casa con la grave preoccupazione di trovare tristi sorprese. Avvicinandoci conosciamo i nomi  di alcune vittime. Circa a  mezzogiorno siamo a casa: Deo gratias ! Tutti salvi !
La casa e la Chiesa danneggiati. Un camion polacco carico di esplosivo avvistato e colpito a 4 metri a nord della  casa dai tedeschi sul Monte Crescia ha esploso, provocando con lo spostamento d’aria il rovescio di muri principali e la conseguente Caduta dei solai, e del tetto con enormi danni, e causando al contadino vicino la perdita per accensione di tutta la biancheria nascosta sotto terra. Vado poi per le casette ! che orrore !  Tutto invaso e saccheggiato. !
Ancora non è tornato quasi nessuno. Visito la salma della maestra Olivia PASSERI, ieri morta per il ferimento di schegge, la giovinetta Rosa FABIETTI ( nota: Rosa FABIETTI , una bellissima ragazza bruna, durante la battaglia si era nascosta dentro un tino. Tenta di uscire pensando che i tedeschi se ne fossero andati. Un soldato polacco la vede nella penombra della cantina, pensa essere un tedesco, le spara: la ragazza muore. Il polacco resosi conto dell’errore si è messo a piangere disperatamente accanto alla ragazza, uccisa dai polacchi perché creduta soldato tedesco travestito……
In Osimo oggi è morto il canonico dottor don Giuseppe BULDORINI colpito ieri da una delle ultime bombe del fronte. O signore il paradiso sia per tutti.

18 luglio 3Soldati tedeschi catturati dai polacchi
( foto by The Polish Institute and Sikorski Museum di Londra)
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18 luglio 4Il generale Anders entra a Palazzo Campana. La battaglia combattuta in gran parte sul territorio osimano si era conclusa con un grande successo strategico: la liberazione di Ancona e del suo porto.
( foto by The Polish Institute and Sikorski Museum di Londra).

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19 luglio 1944 dai diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni
per non dimenticare la nostra storia ed essere testimoni di Pace.

19 luglio 1944
(mercoledì, … ultimo giorno)

La descrizione particolareggiata dei giorni del fronte di guerra finisce con la data del  18 luglio 1944. Da quella data, gli osimani escono dai rifugi, ritornano , per quanti era possibile, nelle proprie abitazioni., ci si cerca, ci si trova e pian piano riprendono le proprie attività, in città come nelle campagne.
Concludo questi racconti con uno degli ultimi appunti di don Fulvio che meglio di ogni altra riflessione ci dà l’immagine e la fotografia del passaggio del fronte della Guerra nella nostra città: “ …tutto è invaso e saccheggiato. Lavoriamo per ricostruire e ricostruirci”.

18 luglio 1La battaglia è finita, i  soldati polacchi devono proseguire il loro cammino di liberazione che dopo Ancona li porterà fino a liberare Bologna. Una pausa della guerra a preparare il  pane nel forno di campagna in una casa colonica osimana, aiutati dalle massaie del posto. ( foto The Polish Institute and Sikorski Museum of Londra ).

La guerra è sinonimo di atrocità, di violenze e dolore ma come tutti i tempi più bui e tragici della storia anche in tali frangenti non mancarono gesti di solidarietà: quella dei contadini che ospitarono i vicini e sfollati sconosciuti, nelle loro case più sicure dando loro con generosità calore ed assistenza  o come la storia del 2° Corpo d’Armata Polacco.  160 mila soldati provenienti dalla Polonia, prigionieri della Russia, che sotto la guida del Generale Władysław Anders si unirono al CIL per aiutare l’Italia nella sua liberazione, e molti di questi soldati persero la vita combattendo a Cassino e in gran parte sul nostro territorio marchigiano.
La bandiera bianco-rossa fu la prima bandiera che i nostri territori, i nostri contadini videro appena liberatisi dal dominio nazi-fascista. Un esercito che combattè contro il totalitarismo e che, dato sconfitto in partenza, liberò con i partigiani il nostro Paese.
Singolare anche la storia del generale Anders costretto a morire in esilio a Londra nel 1970 ricordato solo dalle persone che aveva contribuito a salvare. Sepolto, come da sua volontà, in un cimitero militare, tra i suoi soldati ( in un cimitero militare non possono essere sepolte persone non cadute sul campo in battaglia. A lui e solo a lui, venne fatta un’eccezione ).

Ho voluto riprendere quanto don Carlo Grillantini e don Fulvio Badaloni hanno scritto nei loro diari , e che il m° Carlo Gobbi  ha ben trascritto nel libro ” Quota 360, il Monte della Crescia”,  perchè credo che Osimo, ciascuno di noi,  non deve dimenticare la propria storia e quanto è accaduto, per essere testimoni di Pace.

19 luglio Anders19 luglio 1944, campagne di Osimo: il gen. Anders ( con il basco) comandante del II Corpo polacco assieme al gen. Sosnkowski, comandante in capo delle Forze Armate polacche dipendenti dal Governo in esilio a Londra ( foto The Polish Institute and Sikorski Museum Londra).
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19 luglio 1944 soldati polacchiE’ anche a  questi uomini che l’ Italia deve la propria libertà. Oggi vengono banalmente chiamati “stranieri” o qualcuno peggio ancora  “invasori”, ma dobbiamo ricordare che proprio loro i polacchi – ma anche i maori, gli indiani, i canadesi come gli  americani – combatterono per la nostra libertà. ( foto by The Polish Institute and Sikorski Museum di Londra)

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19 luglio 1944 sfilata polaccaLe truppe polacche  del II Corpo sfilano a PIazza Nuova di Osimo davanti al loro comandante gen. Anders. Tra il generale Anders ed i suoi soldati è sempre esistito un particolare rapporto di fiducia, di stima, di comprensione a tal punto che generalmente, i soldati lo consideravano più una guida che un comandante militare, quasi un padre sul quale fare sempre affidamento.
Eloquente a tal proposito quanto scritto da don Carlo Grillantini. La risposta del Comando polacco agli osimani che  sollecitavano più determinazione nell’attaccare le postazioni tedesche sul Monte della Crescia: “…per fare un cannone occorre solo  qualche ora, per fare un uomo occorrono vent’anni.” ( foto by The Polish Institute and Sikorski Museum di Londra)
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19 luglio 1944 Kazimierz ChmielowskiLa foto ritrae il sottoufficiale Kazimierz Chmielowski della divisione Lancieri dei Carpazi nel gesto di offrire a dei bambini osimani del cibo. Al termine della guerra come altri suoi commilitoni, Kazimierz Chmielowski, si stabilirà in Osimo sposando una ragazza osimana Wanda Pesaro. La loro figlia più piccola, Rita,  sarà una mia carissima amica di scuola.
( foto by The Polish Institute and Sikorski Museum di Londra)

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E’ anche a  questi uomini che l’ Italia deve la propria libertà. Oggi vengono banalmente chiamati “stranieri” o peggio “invasori” ma dobbiamo ricordare che proprio loro i polacchi – ma anche i maori, gli indiani, i canadesi e gli americani – combatterono per la nostra libertà.

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