Mercoledì 28 novembre è convocato il Consiglio comunale

Mercoledì 28 novembre 2018 alle ore 18:30, presso la sala consiliare del Municipio di Osimo, è convocato il Consiglio comunale. L’ordine del giorno è il seguente:

1) Comunicazioni del Sindaco.
2) Interrogazioni, interpellanze e mozioni (vedi elenco allegato).
3) Modifica Piano Triennale 2018/2020 delle Alienazioni e Valorizzazioni Immobiliari ai sensi dell’art.58 del D.L.n.112/2008 e ss.mm. e ii.
4) Modifica Programma Triennale OO.PP. 2018/2020 ed Elenco Annuale 2018.
5) Variazione del Bilancio di Previsione Finanziario 2018-2020 ex art.175 c.2 e 3 del D.Lgs. n.267/2000.
6) Adeguamento Statuto Osimo Servizi Spa in attuazione alla deliberazione C.C. n.39/2018.
7) Approvazione indirizzi per operazione societaria di fusione per incorporazione di Astea Servizi Srl in Osimo Servizi Spa in conformità agli articoli 2501 e ss. cod.civ. e al D.Lgs. n.175/2016 e ss.mm.
8) Global Service per la gestione e manutenzione del patrimonio comunale – Approvazione relazione ai sensi dell’art.34 c.20 D.L. n.179/2012 convertito in L.n.212/2012 e dell’art.192 D.Lgs. n.50/2016 sull’affidamento in house providing alla società unipersonale Osimo Servizi Spa.
9) Integrazione deliberazione consiliare n.61 del 26.06.2017 – Affidamento della riscossione coattiva delle entrate comunali, tributarie e patrimoniali, alla società Riscossione Sicilia Spa, competente per eventuali partite di credito ricadenti sul territorio siciliano.
10) Ratifica deliberazione G.C. n.212 del 11.10.2018 “Variazione d’urgenza al Bilancio di Previsione 2018/2020 (art.175, comma 4 del D.Lgs.n.267/2000)”.
11) Nomina del rappresentante del Consiglio Comunale in seno al Consiglio d’Amministrazione dell’Azienda Pubblica dei Servizi alla Persona Grimani Buttari di Osimo.
12) Ordine del Giorno di proposta del Gruppo Consiliare Liste Civiche – ai sensi art.15 comma 4 e 5 del Regolamento del Consiglio Comunale di Osimo – in merito alla salvaguardia dell’attività di ostetricia-ginecologia e pediatria attualmente in essere presso l’ospedale S.S. Benvenuto e Rocco-INRCA.
13) Ordine del Giorno di proposta del Gruppo Consiliare Liste Civiche – ai sensi art.15 comma 4 e 5 del Regolamento del Consiglio Comunale di Osimo – in merito ad odori molesti a San Biagio – Trasferimento urgente dei bambini dell’Arca dei Bimbi in strutture alternative e coinvolgimento ASUR sui valori espressi dall’ARPAM.
14) Ordine del Giorno di proposta del Gruppo Consiliare Liste Civiche – ai sensi art.15 comma 4 e 5 del Regolamento del Consiglio Comunale di Osimo – in merito a progetto inquinamento atmosferico (PIA) – Richiesta di inserimento del Comune di Osimo all’interno del piano di monitoraggio ambientale per la tutela della popolazione dall’inquinamento.
15) Comunicazioni circa utilizzo Fondo di Riserva.

Ricordo che le sedute del Consiglio Comunale sono pubbliche ed i cittadini sono invitati a partecipare. E’ inoltre possibile seguire i lavori del Consiglio  (sia in diretta che in differita) a questo indirizzo:
http://vecchiosito.comune.osimo.an.it//absolutenm/templates/?a=4596&z=23

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#fermiamoilDecretoSicurezza di Salvini e dei 5Stelle

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Il decreto sicurezza, se attuato così come è, cancellerà diritti costituzionali e uguaglianze sostanziali e porterà migliaia di persone in strada senza un vero progetto di vita, facile preda di marginalità e sfruttamento.
Cari 5 Stelle, non accusate Salvini. Siete voi che condividete, a permettere queste barbarie. E con un silenzio compiacente siete Voi  i veri fautori del diniego dei valori costituzionali e umani e……. non nascondeteVi dietro Salvini.


Paola

25 novembre. No alla violenza sulle donne.

Non fare male a chi vuoi bene
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22 novembre 2018: in nome di Valentina.

Piero Sansonetti: Salvini e Zuccaro nella macchina del tempo a caccia di untori

21 novembre 2018 da “Il Dubbio” di Piero Sansonetti. Proprio come 400 anni fa, quando si cercavano i malvagi che ungevano i muri con i microbi della peste. Ora sono quelli di Medici senza frontiere. Speriamo che non li mettano al supplizio della ruota…

Nel 1630 due poveri cittadini milanesi ( un certo Guglielmo Piazza e un certo Gian Giacomo Mora) furono giustiziati in piazza con il supplizio della ruota. La loro storia, due secoli dopo, fu narrata da Alessandro Manzoni – con toni indignati per l’arroganza e l’ignoranza della Giustizia – nella sua opera celeberrima intitolata “storia della colonna infame” ( il termine “infame” lo usò Manzoni, io non lo ripeterò).

Per quale delitto furono condannati Piazza e Mora? Nel 1630 Milano era travolta dall’epidemia di pestilenza: i due poveretti furono accusati di essere “Untori”. Cioè di avere inventato un unguento micidiale che produceva la peste e di averlo sparso sui muri della città. Naturalmente non era vero e questo unguento non esisteva, né poteva esistere, né esistevano persone così malvagie da voler diffondere una epidemia. Il popolo però credette ai giudici che davano la caccia agli untori. E la caccia agli untori proseguì e fece centinaia di vittime innocenti.

Nel 2018, quasi quattro secoli dopo quegli avvenimenti, un magistrato catanese ha deciso che la storia si ripete. È salito sulla macchina del tempo e ha iniziato la caccia ai nuovi untori, che sarebbero i medici di Msf, i quali fingono di svolgere la loro attività umanitaria salvando vite umane nel Mediterraneo, ma in realtà sono interessati soprattutto al traffico di indumenti infetti. Infetti di che? Sembra che nelle carte dell’inchiesta della Procura siano citate malattie molto gravi e alcune facilmente mortali: meningite, aids, tubercolosi… Fino a ieri nessun medico al mondo sospettava che meningite, aids e tubercolosi fossero malattie che possono essere trasmesse dai vestiti usati. Eppure la Procura di Catania è giunta a questa conclusione, ha deciso di indagare 14 persone sospette e di sequestrare la nave Aquarius ( che in realtà è ferma a Marsiglia in seguito a precedenti inchieste, all’iniziativa del ministero dell’Interno e poi al ritiro da parte di Panama del permesso a battere bandiera panamense). In questo modo la Procura immagina di avere stroncato sul nascere una epidemia di meningite e di aids. Il ministro Salvini si è congratulato ( per la verità più che congratularsi con il mitico procuratore di Catania si è congratulato con se stesso) e ha ripetuto in un tweet il suo urlo di battaglia che ormai tutto conosciamo: «E’ finita la pacchia». La pacchia per chi? Per i soccorritori di Msf, naturalmente, che si divertivano come matti a diffondere malattie mortali, e per i migranti, che così la finiranno di salire a bordo di quelli che Di Maio e Travaglio definirono i taxi del mare. Ma anche per i medici e gli scienziati, convinti di sapere loro parrucconi – la verità su aids e meningite, e che ora si trovano di fronte alla scomoda ma indiscutibile verità scoperta da Zuccaro. Il Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro è impegnato da molto tempo sulla questione delle Ong. È dal 2016 che le bracca con varie inchieste. Probabilmente si è convinto che sono queste Ong, che si ostinano a raccattare naufraghi destinati alla morte, il male vero della Sicilia, e di conseguenza opera per salvare la sua isola. La prima sua inchiesta, però, quella nella quale accusava le Ong di “intelligenza col nemico”, come si dice nel linguaggio di guerra, e cioè di lavorare combinando affari sporchi con gli scafisti, destò molti entusiasmi ( fu sostenuta con grande energia dai futuri giornali di governo, Il Fatto in prima linea, e poi Libero e la Verità, ma anche da molti altri quotidiani e da molte Tv) ma poi si sgonfiò e tutto finì archiviato. ( Non prima di aver sposato una buona quantità di voti).

Spuntata l’arma del “tradimento”, Carmelo Zuccaro ha inventato questa trovata degli untori. E il Mediterraneo? Ormai è deserto. Nessuna imbarcazione lo solca con l’obiettivo di salvare vite umane. Msf ( medici senza frontiere) negli ultimi anni hanno salvato 80 mila persone. In questo 2018 invece di persone ne sono morte 2000, abbandonate in mare. E chi viene salvato viene poi consegnato ai libici che, nel migliore dei casi, lo sbattono in campo di concentramento. Benvenuti nel 600 amici. Benvenuti: si ricomincia da qui…
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Ancora un affondo contro le Organizzazioni umanitarie non governative, addirittura ora accusate di “traffico di rifiuti pericolosi”. Voglio esprimere tutta la mia vicinanza e solidarietà ai sanitari e responsabili di Medici Senza Frontiere. Organizzazione che in questi anni è stata in prima linea nelle periferie della Terra, dove da sempre i “rifiuti pericolosi” – cose e oggetti, ma anche persone – abbondano.
Paola
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Massimo Gramellini: Che cos’è un amico

Il “Buongiorno”di Massimo Gramellini, oggi 21 novembre 2018 nel  Corriere della Sera.
C’è questo ragazzino, a Varese, che viene avvicinato da quattro bulletti pluriripetenti. Gli dicono che il suo compagno di banco ha un debito di 40 euro con la loro banda e che, non avendolo ancora saldato, merita una lezione. Hanno bisogno di qualcuno che lo attiri con l’inganno in un luogo appartato. Qualcuno di cui la vittima si fidi senza riserve. Chi meglio di lui? Il ragazzino torna a casa sconvolto. Possiamo solo immaginare i pensieri che lo attraversano. Tradire il compagno di banco e consegnarlo alla furia dei bulli? Oppure disobbedire all’ordine, nella speranza che quelli non se la prendano con lui e con suo fratello più piccolo, come hanno minacciato di fare? Il ragazzino compie la scelta di non tradire. E la paga. I quattro lo raggiungono all’uscita da scuola e lo costringono a seguirli in un posto che forse è lo stesso in cui avrebbero teso l’agguato al debitore insolvente. Identico, di sicuro, è il trattamento che gli riservano. Una serie di torture particolarmente efferate che le mie mani si rifiutano di descrivere. Altro che compierli: a 14 anni certi orrori non dovresti nemmeno sapere che esistono. Altrimenti sei un adulto a tutti gli effetti e come tale andresti trattato e punito.

Eppure, in mezzo al letame, c’è quel diamante che sfavilla. L’amico che non tradisce, a qualunque costo. La purezza di un sentimento assoluto che nel corso della vita verrà sottoposto a tanti compromessi, ma che qui ci appare ancora in tutta la sua indescrivibile meraviglia.
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Gentilezza e Rispetto anche nella comunicazione: NO alle “Parole Ostili”

E’ ora di dire basta ai discorsi ed alle parole di odio, di rabbia e di rancore che invadono sempre di più lo spazio, virtuale, ma anche  reale, delle nostre conversazioni.
E’ ora di alzare la guardia su certi modi di fare, dire e magari anche pensare che negli ultimi anni, complice la pericolosa invadenza dei social, sembra sempre più dilagare.

La battuta razzista o sessista viene contrabbandata come “satira”, mentre spesso la libertà di espressione si è trasformata nel poter dire tutto.
E’ ora di mettere un freno a questo modo di fare comunicazione e relazione

Per queste ragioni ho firmato il Manifesto della Comunicazione Non ostile.

Fatelo anche voi.

Per firmare clicca qui !


Paola

Black Friday: le indicazioni delle associazioni dei consumatori

Il prossimo venerdì 23 novembre è il “Black Friday”, il giorno che i grandi operatori del commercio hanno deciso di dedicare ai primi acquisti scontati prima delle feste di fine anno,  in attesa dei saldi che partono dopo la Befana. Questo in linea generale, perché è bene ricordare che prezzi scontati – black friday o saldi che siano – si possono trovare sempre e ovunque, basta cercare e non essere impulsivi.

Il modo migliore per approfittare del Black Friday è pianificare gli acquisti ed evitare gli impulsi dell’ultimo minuto. Di seguito alcuni suggerimenti che ogni acquirente dovrebbe prendere in considerazione prima di acquistare prodotti online durante questo venerdì 23 novembre.
1. Confrontare i prezzi. Anche se l’ondata di annunci, di offerte e pubblicità possono farci credere che è possibile trovare i migliori sconti su qualsiasi prodotto, è importante confrontare sempre i prezzi. Quindi mai fermarsi alla prima offerta e decidere quando si avrà contezza di aver individuato la migliore, compatibilmente con il sopraggiungere di stanchezza e “rigetto” della ricerca.
2. Pianificare i propri acquisti. Il concetto di offerta è quello di poter acquistare ciò che è necessario senza spendere troppo. E’ bene tener presente che la vicinanza al Natale e il volume delle vendite in tutto questo periodo, potrebbero stimolarci a consumare più del previsto. Per evitare questo, è importante non farsi guidare dagli impulsi e cercare solo prodotti di cui si ha bisogno. L’ideale sarebbe fare una lista e attenervisi, sia che si acquisti nei negozi fisici o online. Così, nel caso si trovi una buona offerta, si potrà davvero risparmiare.
3. Controllare le condizioni di acquisto. Molti negozi offrono possibilità di cambio della merce con proprie tempistiche e modalità, ma è bene ricordare che per legge la si può solo restituire, quando si acquista fuori degli esercizi commerciali fisici, entro 14 giorni dall’acquisto e/o da quando questa merce ci è arrivata a casa (diritto di recesso o ripensamento: restituzione con spese di spedizione a carico dell’acquirente -*). Inoltre, se il prodotto o il servizio acquistato hanno un difetto di conformità (non è come avrebbe dovuto essere – difformità rispetto a descrizione, pubblicità, etichetta) o di produzione (difetto materiale), il commerciante è tenuto a sostituzione o rimborso (spese di spedizione a carico del commerciante); questo entro due anni dall’acquisto (**). Infine, è bene verificare se il prezzo indicato include IVA e costi di spedizione, in quanto ciò potrebbe aumentare in modo significativo il costo finale e ridimensionare gli sconti.
4. Controllare l’affidabilità del negozio. L’acquisto nei siti più conosciuti di solito offre sufficienti garanzie per sapere con certezza che il nostro acquisto è sicuro. Tuttavia, poiché molti altri siti Web sono presenti con offerte in questo periodo, è consigliabile verificare che il negozio sia reale per evitare fregature: controllare le varie opinioni sui social e l’esistenza dell’azienda sul registro delle imprese (http://www.registroimprese.it/home). Inoltre, per prevenire fregature o furto dei propri dati, è importante controllare che la pagina dove si fanno i pagamenti sia crittografata (di solito c’è il disegno di un lucchetto). Infine, se il negozio online ha sede in Italia o in Ue, eventuali problemi sono di semplice risoluzione, fuori dell’Ue tutto diventa più complicato (per accertarsi della sede legale, se non evidenziata nelle pagine di accesso, è obbligatorio che sia menzionata lì dove sono riportate le norme sulla privacy, se assente anche qui,
desistere!).
5. Navigare in modalità incognito. Quasi sempre, le aziende installano cookie sul computer del navigatore e quindi sanno che lo stesso ha già visto un prodotto, per cui inviano notifiche per avvisare di acquistarlo perché sta per scadere o perché sta per aumentare il prezzo. Una volta individuato ciò che si desidera acquistare, è bene, usando la modalità di navigazione in incognito, verificare sullo stesso sito se vi sono variazioni di prezzo rispetto a quanto ci viene offerto con questi messaggi.

Ieri sera al Teatro “La Nuova Fenice”: Filumena Marturano con la regia di Liliana Cavani.

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Ieri sera il cartellone della stagione teatrale 2018/19 alla “Nuova Felice”, ha presentato la commedia di Edoardo De Filippo “Filumena Marturano” firmata Liliana Cavani con due attori eduardiani d’eccezione: Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses. E’ stato uno spettacolo intenso e appassionato ma anche divertente e commovente che credo, come me,   ha  entusiasmato tutto il numeroso pubblico presente in platea e nei palchi del nostro Teatro, che in più riprese ha  riconosciuto applausi interminabili.

“Filumena Marturano” è forse la commedia di Eduardo De Filippo più rappresentata nel mondo e che, oltre al teatro, vanta versioni cinematografiche e  televisive. La trama è nota, una storia semplice che ha come protagonista principale un’ex prostituta, Filumena Marturano, strappata da una casa di tolleranza da un napoletano benestante, Domenico Soriano, per diventarne l’amante seppure in condizione di inferiorità. Filumena decide di uscire dal suo cono d’ombra solo quando l’uomo che ha riverito in silenzio per anni la vuole mettere alla porta per sposare una donna molto più giovane. È a quel punto che architetta uno stratagemma. Finge di avere una malattia terminale e di essere in punto di morte pur di farsi sposare dal ricco, benestante, pasticciere e suo amante da anni – Domenico Soriano (Mimì) – per ottenere le nozze in “punto di morte” in modo da riprendere il posto che le spetta nella casa, da protagonista. Ma, tutto questo inganno non per difendere se stessa, ma con l’obiettivo di una madre di difendere e proteggere  i tre figli segreti cresciuti a balia a spese di Soriano. Questi si infuria per il matrimonio estortogli con l’inganno e ne chiede l’annullamento. Ma la rivelazione di Filumena che uno dei suoi tre figli è proprio di Domenico lo costringe a fermarsi e a guardare quella donna che per venticinque anni gli è stata al fianco con occhi nuovi. Domenico poco per volta, in un lento processo di maturazione prende coscienza del valore, del coraggio e della dignità di Filumena e capisce fino a che punto quello che non era riuscita ad ottenere con la devozione e l’amore è stata costretta a conquistarlo con l’inganno.

Una commedia struggente che, a distanza di più di 70anni dalla sua stesura, mostra intatta tutta la sua modernità, e rende il teatro di Eduardo, ancora una volta, prezioso modello  con il quale confrontare gli affetti, le paure, i dubbi e le speranze di un Paese, qual’è il nostro,  eternamente in bilico tra ipocrisia e perbenismo, tra ragione e sentimento, tra miseria e nobiltà.  Nel “segreto” di Filumena  c’è tutto  il coraggio e la forza delle madri,  il riscatto e la lotta di una donna di strada per far valere un diritto che la legge non le riconosce: quello di crescere dignitosamente i propri figli e la voglia di dare a tutte e tre le creature che ha partorito gli stessi diritti.

Alcune  frasi di Filomena mi sono rimaste particolarmente impresse: “Tu creeresti inimicizie tra i tre…“, “Tu avevi me” e poi ” Non giurare“. Frasi rivolte a Domenico, al suo amante-marito che ben esprimono  tutta  la forza e la fierezza di questa donna ( una leonessa)  e la responsabilità dell’essere donna.  Bella ed anche commovente la reazione dell’uomo, Mimì, ( un cane bastonato) che fa da contrappeso alla forza determinata di Filomena. La reazione di un uomo che invece di adoperare una forza ( all’inizio ci prova) che non ha e capisce di non aver scampo e di aver bisogno di lei, si lascia andare con abbandono e tenerezza.

Bravissimi e complimenti a tutti gli attori.


Paola

Ascanio Celestini: Il mostro di Riace. E noi?

Articolo di Ascanio Celestini, pubblicato il 14 novembre 2018, su “Il Manifesto”.  Quanto stiamo diventando cattivi? Come quelli che prendevano il caffè alla stazione quando partivano i treni pieni di ebrei e zingari ? Come quelli che erano contenti dell’impero. Quando l’Amba Aradam era sinonimo di confusione?

Ecco, noi siamo cattivi come Salvini. Un signore che ci parla dal suo telefonino. Si riprende. Dice che è un papà. Vuole un po’ di ordine nelle nostre città. Conta i “like” sulla sua pagina facebook e imposta la politica del suo partito seguendo le indicazioni dei followers. Non è un politico. No. È un contatore.

Più ci penso e più credo che non serve molto parlare di immigrati, di stranieri. Dobbiamo parlare di noi. Dell’umanità che ci stiamo perdendo per strada.

Con lo sgombero dei poveri cristi del Baobab – una ferita per la città perché era una risorsa vera per i disperati di Roma – s’è toccato un fondo che non era facile toccare.

Solo con questi personaggi disumani potevamo toccarlo. Con questi che si circondano di mostri per essere sempre più mostruosi. Quanti like mi mettono se porto un mazzo di fiori per una sedicenne stuprata? E se ce ne aveva tredici?

Viviamo in una città nella quale bisognerebbe riparare le strade piene di buche, dare un alloggio a chi non lo ha, migliorare il trasposto pubblico e le scuole, la sanità, eccetera. Ma si prendono voti con questi argomenti? No, cari elettori. Allora arrivano i blindati “l’avevamo promesso, lo stiamo facendo. E non è finita qui. Dalle parole ai fatti” dice il mostro di Riace, quello che ha trattato come un malfattore il sindaco Mimmo Lucano che ha dato una casa ai migranti e un paese ai suoi paesani. Il ministro che sta facendo a pezzi le nostre barricate di civiltà.

E noi?

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Decreto pro Genova finalmente approvato, ma che c’entra Ischia ?

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Oggi finalmente Genova, i genovesi e l’intero Paese, dopo ben  3 mesi dal disastro del crollo del ponte Morandi, hanno lo strumento normativo necessario per finanziare la  ricostruzione del suo ponte crollato.

C’è da chiedersi perché questo decreto non è stato approvato subito? Perchè Di Maio e il Governo hanno inserito –  all’interno di questo provvedimento necessario per la ricostruzione  in tempo rapidi  del ponte –  il condono ad Ischia ed in altre regioni, l’aumento degli inquinanti nei fanghi che si possono sversare nei campi ed altre cose che nulla hanno a che fare ?
La questioni di Ischia con gli interessi di quanti vogliono ricostruire in zone pericolose e fuori da ogni regola edilizia hanno determinato discussioni infinite, allungamenti che hanno rallentato l’iter, aggiungendo settimane all’approvazione delle norme necessarie  al capoluogo ligure.

Perchè per pro Genova è stato  inserito il condono ad Ischia ? La risposta non può che essere una sola: mettere, o quasi nascondere,  sotto l’ombrello della necessità e dell’urgenza norme che ben sanno sono inaccettabili.

Non mi sembra un buon esempio di trasparenza e partecipazione, nè di cambiamento.

Una forza politica che si richiama all’onestà avrebbe tolto  le cose che non c’entrano con Genova, e le avrebbe  ripresentate con norme a parte per essere discusse con la serietà e la valutazione che serve.
Questo sarebbe stato  il cambiamento, ma così non è successo.

Tutta la mia solidarietà alle vittime di Genova, ai residenti nella zona del ponte Morandi e  a quanti nel capoluogo ligure hanno, ad oggi, dovuto aspettare più di tre mesi per la demolizione dei resti del ponte  e quindi far ripartire la ricostruzione.


Paola

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La libertà di stampa e di espressione, garantite dalla Costituzione, sono un valore per tutti noi.

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Esprimo tutta la mia solidarietà ai giornalisti marchigiani  e di tutta Italia messi pesantemente all’indice, con parole volgari e inopportune, dal vicepremier Di Maio e da quanti pensano di poter ridurre al silenzio l’informazione.
Il vice-Ministro 5Stelle ha usato   epiteti e un linguaggio inopportuno e gravissimo,  scagliandosi contro i giornalisti, definendoli:  “Puttane e pennivendoli”.

La libertà di stampa e il diritto all’informazione sono capisaldi irrinunciabili della nostra democrazia e vanno tutelati e protetti nell’interesse di ciascuno di noi. È inaccettabile che un ministro, che ha giurato sulla Costituzione, attacchi e minacci in modo così volgare la libertà di stampa, che è un caposaldo costituzionale. Gli attacchi all’informazione, e a chi ogni giorno lavora per garantire notizie e tutelare il diritto dei cittadini a essere correttamente informati, sono sempre da respingere e condannare. Oggi più che mai, nel momento in cui offese e minacce arrivano dal vicepresidente del Governo, non si può assolutamente restare in silenzio.

Il nostro Paese chiede una  “Politica” con toni adeguati, ritrovando un clima di civile discussione.


Paola

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Paola Andreoni: 13 novembre 2015, oggi, come allora, siamo tutti Parigini.



3 anni fa, al Bataclan di Parigi, il sanguinoso attacco multiplo in cui persero la vita 130 persone.

Un giorno di sangue che ha segnato la storia della Francia e dell’Europa, consegnando alla memoria di tutti la necessità di non fermarsi mai nel costruire, nella società, gli anticorpi contro la violenza.

Oggi come allora  sono convinta che serva un mondo più aperto piuttosto che muri, integrazione anziché riduzione di diritti, pace e tolleranza anziché armi e frontiere.
I fanatismi  dell’ odio e del rancore si superano con la cultura e con la pace.

Oggi, come allora, siamo tutti Parigini.


Paola

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Articoli correlati:
In memoria delle vittime degli attacchi di Parigi, posted il 14 novembre 2015.

Pietro Alessandrini: LE DUE FACCE DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

LE DUE FACCE DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO di Pietro Alessandrini. Sabato 10 novembre 2018 CorriereAdriatico. Perché dobbiamo preoccuparci del debito pubblico? In fondo se ne avvantaggiano i risparmiatori che acquistano titoli pubblici considerati sicuri e remunerati, con un’ampia scelta di scadenze a breve (BOT), medio (CCT) e lungo termine (BTP). Sono felici i contribuenti perché più lo stato si indebita meno ricorre alla tassazione per finanziarsi.
Soprattutto sono contenti gli evasori fiscali che addirittura hanno l’opportunità di investire in titoli pubblici gli euro evasi. Con il risultato paradossale che ciò che il ministro dell’Economia non riesce a farsi dare dai contribuenti evasori poi lo deve chiedere in prestito, a loro stessi o agli altri. Infine si aggiunge l’ampia schiera dei beneficiari diretti e indiretti della spesa pubblica in deficit, che è la fonte originaria dell’accumulo di debito pubblico. La somma di questi vantaggi confluisce nel consenso elettorale, che è l’obiettivo principale al quale puntano chi governa e chi aspira a governare. Perché risparmiatori, contribuenti ed evasori sono elettori. E purtroppo in campagna elettorale si ottengono più voti promettendo di ridurre le tasse, condonare le evasioni e aumentare la spesa pubblica.
In breve: aumentare il debito pubblico. Se ci limitiamo a queste considerazioni dovremmo concludere che possiamo fare a meno di preoccuparci di fare debito collettivo. Perché la collettività è felice dei vantaggi immediati che ne ottiene. Purtroppo c’è l’altra faccia della medaglia, che nasconde molte insidie. Indebitarsi è utile se genera sviluppo e capacità di rimborso. Lo sanno bene le imprese e le famiglie, quando l’onere del debito grava sui loro bilanci. Lo sanno bene le banche, quando assumono il rischio di concedere prestiti. Lo stesso metro di valutazione dobbiamo utilizzarlo nei confronti del debito pubblico, con la variante che siamo nello stesso tempo creditori e debitori. Creditori quando acquistiamo i titoli pubblici. Debitori quando siamo chiamati a rimborsarli.

Perché sugli italiani, e non sugli investitori stranieri, cade l’onere dell’eventuale rimborso tramite la tassazione. Per evitarlo possiamo decidere collettivamente, tramite i governi che eleggiamo, di rinnovare il debito man mano che viene a scadenza e addirittura incrementarlo. Nel 2019 scadranno 400 miliardi di euro di titoli pubblici italiani, emessi in passato (un sesto del debito totale).
Dovremo rinnovarli, con l’aggiunta del nuovo debito dovuto al deficit che si realizzerà nel nuovo anno. Lo stesso negli anni successivi. Questa scelta è pero sottoposta a vincoli di fiducia e sostenibilità. La fiducia da conquistare è dei creditori, che acquistano i titoli. La loro fiducia viene meno se il tasso di sviluppo dell’economia si mantiene troppo basso e non reagisce agli stimoli fiscali. Allora i creditori chiedono maggiori tassi di interesse, per compensare i maggiori rischi di rimborso. L’aumento dei tassi di interesse che lo stato deve pagare aggrava la spesa pubblica in conto interessi e fa ulteriormente aumentare il deficit.

Quanto sia grave l’onere degli interessi sul debito pubblico lo dimostra il fatto che negli ultimi decenni il saldo primario del bilancio pubblico italiano (al netto degli interessi pagati) è stato prevalentemente in surplus, eccetto nel 2009. Significa che una parte delle tasse che abbiamo pagato è solo servita a remunerare la spesa per interessi. E non è bastata, perché è rimasto un residuo che ha portato in deficit il bilancio totale. Mantenere troppo a lungo uno stato fortemente indebitato e in presenza di un basso potenziale di sviluppo dell’economia pone seri problemi di sostenibilità. Una crisi fiscale provocata dalla incapacità di pagare gli interessi e rimborsare i titoli a scadenza avrebbe conseguenze molto gravi per la collettività, che è chiamata a rispondere del proprio debito con misure drastiche di rientro. La storia è piena di questi casi e il recente dramma della crisi greca lo conferma.
Per fortuna la situazione del nostro paese è lontana da una crisi fiscale. Non bisogna però sottovalutare i vincoli che comporta avere un debito pubblico elevato e crescente. Se i nostri governi per accontentare gli elettori non cercano di contenerlo, è chiaro che questo onere viene scaricato sulle generazioni future. Per renderci conto dell’eredità che lasciamo è sufficiente ricordare quella che noi abbiamo ricevuto, visto che stiamo vivendo gli effetti futuri delle scelte compiute nel passato. L’attuale montagna di debito è la sommatoria dei deficit che si sono accumulati nel tempo. All’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso il rapporto debito/PIL era solo al 60%, meno della metà dell’attuale. A fronte di tanto stimolo fiscale dovremmo avere un’amministrazione pubblica efficiente, squilibri territoriali attenuati, un tasso medio di sviluppo in grado di ridurre la disoccupazione e contenere l’emigrazione dei giovani più qualificati. E molto altro.
Purtroppo non è così. Si sono ridotti al minimo le disponibilità pubbliche per interventi di prevenzione e manutenzione sulle strutture territoriali, viarie, urbane, ambientali. Ce lo ricordano le recenti disgrazie di ponti e scuole che crollano, territori che franano, fiumi che esondano. Ce ne accorgiamo nella normale vita quotidiana dinanzi a carenza di parcheggi, buche nelle strade, allagamenti per insufficienze fognarie, centri storici abbandonati, palazzi antichi cadenti, siti archeologici incustoditi, opere nuove incompiute, abusi edilizi condonati, periferie invivibili, parchi incolti, aiuole dissestate.
Dinanzi a tutto ciò si erge a monito l’altra faccia del nostro debito pubblico, che è il risultato (per fortuna non solo) di ritardi, inefficienze, opportunismi, sperperi. E gli alibi dei freni imposti dai vincoli europei e dall’euro non reggono. Questi problemi sono solo nostri e solo noi abbiamo la responsabilità di correggerli.
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Decreto “sicurezza”: decreto della paura e della vergogna.

Un decreto che cancella anni di solidarietà e vicinanza e che ha come unico obiettivo quello di indebolire i progetti di integrazione e di inclusione sociale per i migranti. Un decreto voluto da Salvini, dalla Lega ( sempre più un partito dalle connotazioni di estrema destra) ma passato grazie ai voti del M5S (movimento sempre più lontano dalle aspettative e dai valori in cui credevano e speravano i suoi elettori).

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Un articolo di Avvenire spiega bene le conseguenze di tale nefasto provvedimento.

Niente scuola di italiano, niente iniziative di vita sociale, niente attività di volontariato, niente avviamento o formazione al lavoro, sempre più difficile per i figli di immigrati – nati in Italia – a diventare cittadini italiani: Salvini vuole un Paese in cui lo straniero viene abbandonato a sé stesso, senza progetti o percorsi di inserimento nel tessuto sociale, rischiando così di finire vittima della criminalità o dell’odio sociale. E anzi: con questi tagli, il suo decreto finirà per colpire anche gli italiani che lavorano nelle associazioni, negli enti locali, nelle scuole di formazione, nell’educazione e nell’insegnamento.

Al di là delle appartenenze politiche, dobbiamo opporci a questa mentalità e a questo progetto, che vuole soltanto creare ulteriore disagio e difficoltà alle persone: se il decreto dovesse essere votato anche alla Camera, avremmo un Paese più diviso, più impaurito, più insicuro, più povero. E invece dobbiamo lavorare per un’Italia coraggiosa, aperta, che mette la persona e l’essere umano al centro delle sue politiche di sviluppo e di benessere.


Paola

p.s.: in questa “pagina buio per il nostro Paese”, noto con piacere che alcuni parlamentari del M5S hanno avuto il coraggio di  far valere la propria coscienza e di non rinunciare ai propri valori, non partecipando alla votazione del decreto. Hanno detto NO all’ordine sbagliato di squadra, hanno avuto il coraggio di dire NO ai mali-accordi razzisti, con tutte le complicanze e conseguenze che ne potrebbero derivare.

Un abbraccio Jude!

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Il piccolo Jude deve andarsene da una festa e decide, prima di andarsene, di salutare tutti anche gli estranei con un abbraccio. Fanne uno anche a noi, Jude. 🙂

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Auguri ANPI Osimo

L’ANPI sezione di Osimo si costituiva 74 anni fa a pochi mesi dalla liberazione della città. Anni difficili e drammatici in cui lo sconforto di una comunità distrutta dalla tirannia e dalla miseria lasciata dalla guerra si alternava alla speranza di una rinascita materiale, sociale e morale.
74 anni di presenza dell’Associazione nella nostra piccola comunità caratterizzati dall’impegno di mettere a fuoco alcuni aspetti e valori complessi che chiamiamo: Resistenza, Libertà, Antifascismo, Giustizia ed Uguaglianza al fine di coglierne l’attualità.


Oggi l’Anpi  continua ad essere una sfida al presente, al riapparire di fenomeni nazionalisti e di razzismo che ispirano la pratica di partiti e di movimenti sempre più estesi. L’Anpi, con i suoi valori, rimane un riferimento per ricostruire un futuro migliore e quel senso di solidarietà smarrito, di rispetto condiviso tra i partiti politici e  quel senso di comunità che oggi si è perso. Per questo ne faccio parte perchè c’è ancora bisogno di Resistenza, Solidarietà e Giustizia.

Paola Andreoni, “iscritta all’Anpi, tessera n 079413, sezione di Osimo”

Il problema del nostro Paese non è l’immigrazione ma il saldo demografico disastroso

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Definire l’attuale situazione demografica italiana come critica, è un eufemismo.
L’Italia è il Paese che fa meno figli del pianeta, abbiamo un saldo demografico disastroso.
L’invecchiamento progressivo della popolazione,  i molti giovani che stanno lasciando il Paese, l’immigrazione prospettata e raccontata  come “emergenza insicurezza”, la scarsa fiducia nel futuro allontana le giovani coppie dal proposito di mettere al mondo un figlio.
La proiezione del nostro Paese per il  2050 è terrificante: continuando con questo trend la popolazione attiva raggiungerà l’equivalenza percentuale con il numero dei pensionati e degli under 14 a carico delle famiglie, con una percentuale elevatissima di over 85 con tassi di invalidità e dipendenza che si attesteranno intorno al 40%.
Ma il dato più inquietante è che al momento sembra non esserci consapevolezza di rischiare l’approdo ad un punto di non ritorno con tutto ciò che ne consegue (scuole, servizi, ecc.): per il futuro non viene messa in preventivo nessuna strategia nazionale in proposito, nessuna politica per la famiglia.  L’unico problema – per il Paese che rischia il tracollo  – ci raccontano essere solo l’ immigrazione.
Vediamo come va da noi,  quanti siamo in Osimo ?
Andamento anagrafico nel Comune di Osimo ( rielaborazione dei dati forniti dall’Ufficio Anagrafe comunale).  La popolazione residente nella nostra città  al 31 luglio 2018 conta 34.899 abitanti ( 17.758 femmine e 17.141 maschi), un dato in diminuzione di 167 unità rispetto all’inizio dell’anno. Come nel resto del Paese, anche ad Osimo si assiste ad un saldo naturale negativo: dai dati dei primi sette mesi del 2018 i deceduti superano i nati di 40 unità. Il saldo migratorio registra una flessione di 127 unità.  E’ la componente femminile a subire quasi per intero la flessione ad oggi registrata, rappresentando comunque quasi il 51% del totale della popolazione  ( maschi 17.141 – femmine 17.758).

Natalità e mortalità in Osimo. Dall’inizio dell’anno 2018  il numero dei nati è di  161 in totale mentre i decessi sono 201, ciò determina una  incidenza in negativo del saldo naturale che segna -40 unità.

Movimento migratorio in Osimo. Certamente è questa la componente più dinamica e significativa del movimento della popolazione osimana. Al 31 luglio sono immigrati nel nostro Comune 362 abitanti, mentre sono 489 coloro che hanno lasciato Osimo. Il saldo migratorio, è ( al 31 luglio 2018) negativo di 127 unità.


Paola