Liberiamo Ilaria Salis

Al di là delle accuse mosse a questa nostra connazionale, quello che è grave ed inaccettabile di questa vicenda è che   in uno Stato dell’Ue non si può restare un anno in galera ed essere trascinati in catene in Tribunale, per l’accusa di aggressione e lesioni guaribili in 5 giorni.

Chi sbaglia, se ha davvero sbagliato, è giusto che paghi, ma sempre nelle giuste proporzioni e le persone  vanno  trattate sempre con  rispetto e dignità umana.


«Riportiamo Ilaria Salis in Italia!», si può firmare qui

Paola Andreoni 

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Giornata della Memoria: il genocidio degli ebrei

Nel secolo scorso, avvenimenti tragici come la guerra, l’olocausto degli ebrei, hanno fatto diventare grandi tanti giovani.

Riflettere su questa Giornata, guardando film, ascoltando testimonianze e ancora di più  portando i giovani a visitare Auschwitz e questi luoghi del dolore,  è una esperienza unica e significativa per la loro/nostra formazione.

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Gigi Riva


Addio Gigi, signore del calcio e della vita. Divertiti lassù.

Paola Andreoni 

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Mi piace quanto sta sperimentando il Sindaco di Bologna

Bologna primo grande comune d’Italia con il limite dei 30 km orari. Il  limite di velocità è stato introdotto, come in altre metropoli europee, per ridurre i morti e i feriti degli incidenti, aumentare i livelli di sicurezza sulle strade urbane e favorire una mobilità alternativa con conseguenti effetti positivi sull’inquinamento, ambientale e acustico: in base a dati Aci-Istat, infatti, il 70% dei sinistri in Italia avviene nei centri cittadini e tra le prime cause c’è proprio la velocità eccessiva.
Il progetto del “trenta all’ora” a Bologna è partito da pochi giorni nella cerchia urbana suscitando diverse polemiche, contestazioni e  irritazioni da parte degli automobilisti ma anche il compiacimento di pedoni, persone disabili e ciclisti.

Sicuramente andar piano aiuterà a  rendere la città più sicura. Bravo Sindaco.
Paola Andreoni 

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Un ABBRACCIO a tutte le Osimane ed agli Osimani

nipotidai nipotini c’è sempre da imparare

Oggi, 21 gennaio, è la Giornata Mondiale dell’abbraccio. Dopo il periodo del distanziamento causa Covid riappropriamoci di questo gesto che è contatto fisico ma sottintende anche accoglimento, avere la sicurezza che qualcuno si prende cura di te, forse più di tante parole.
Oggi è il giorno giusto per lasciarsi un po’ andare. Abbracciamoci molto, abbracciamoci di più, e viviamolo a lungo questo gesto che ci fa sentire vicini e uniti. Abitiamolo e abituiamoci a farlo, ogni giorno, oggi più che mai.
Un abbraccio, Osimo.

Paola Andreoni 

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Il Consiglio Comunale si attivi per la revoca della cittadinanza onoraria conferita nel 1924 a Benito Mussolini

Grazie a Massimo Morroni e alla sua ultima ricerca storica “Diario Osimano 1915-1945“,  dagli archivi comunali è spuntato fuori che nel 1924 in Osimo – a pochi giorni dal rapimento e poi barbara uccisione da parte della polizia segreta fascista  del parlamentare socialista Giacomo Matteotti -, la nuova Giunta Comunale guidata dal neo sindaco, conte Piero Gallo, incurante del grave fatto politico decide, nella seduta consiliare del 8 luglio 1924,  di conferire (approvata con voto unanime) la cittadinanza onoraria osimana a “s.e. Benito Mussolini”.

Un riconoscimento al Duce che, seppur dopo 100 anni, appare oggi imbarazzante e motivo di vergogna per la nostra città.


Imbarazzante al pari della indignazione registrata, le scorse ore,  per  la rievocazione fascista con tanto di mani alzate ed i soliti appelli “presente”  ad Acca Larentia, o la volontà di intitolare una strada al repubblichino Almirante a Massa, o la negazione dell’intitolazione di una strada al partigiano e Presidente della Repubblica Sandro Pertini da parte del Comune di Lucca.

Credo che il nostro comune, in base ai principi della Costituzione in cui si riconosce, debba farsi promotore della revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.

Anche perchè quella scelta di conferire la cittadinanza a Mussolini non è stata attribuita con un atto spontaneo dell’allora comunità osimana, ma sicuramente suggerita dagli organi prefettizi, come avvenuto in molti altri comuni italiani, rispondendo ad un piano di propaganda fascista indirizzata al culto del Duce.


Revocare oggi la cittadinanza osimana
  a Mussolini vuol  dire cancellare un’onorificenza ad un dittatore che fece della violenza, del razzismo elementi fondanti del regime, eliminando  la democrazia, conducendo l’Italia in una disastrosa guerra alleandosi con il regime nazista per perseguire un suo farneticante disegno criminale anche durante la Repubblica Sociale Italiana, macchiandosi di orrendi crimini, violenze di ogni genere in danno di partigiani e della inerme popolazione civile.
Il nostro Comune non può continuare ad avere nell’albo dei suoi cittadini onorari un dittatore.
La revoca della cittadinanza conferita a Mussolini, il nostro Comune la deve a tutti noi, a tutte le forze politiche democratiche presenti nel Civico Consesso Osimano, a tutte le espressioni educative, del volontariato della nostra comunità, a tutti i giovani osimani, la deve alla memoria dei partigiani e delle osimane e osimani morti per la libertà.
La deve ai martiri della Resistenza: Ermanno BADIALETTI, Augusto BELFIORI, Alfredo CASARETTO, Lelio CASTELLANI ,  Marcello ESPINOSA, Piero GRACIOTTI, Alessio LAVAGNOLI, Bruno LIBERTI, Gino MARINI, Luigi MOSCHINI, Augusto PALLOTTA, Federico PAOLINI, Carlo POLVERINI,  Alfredo SCONOCCHINI, Amedeo SERLONI, Franco STACCHIOTTI, Giulio SPINSANTI, Marino VERDOLINI, Gino VOLPINI.  
La deve a BOLAFFI Annita vittima  osimana dell’Olocausto e delle leggi razziali, la deve a Arduina CARLINI, Candida Luna, Orlando DURANTI, Quinto LUNA, don Igino CIAVATTINI e a tutti gli osimani che con coraggio, come  “staffette” e/o come UOMINI e DONNE ispirate da valori di giustizia e libertà, si opposero, subendone le conseguenze, al fascismo.


La deve a Giacomo Matteotti assassinato il 10 giugno 1924 dopo aver denunciato in Parlamento le ruberie dei gerarchi fascisti.
La deve ai giovani polacchi e inglesi morti nelle nostre campagne per liberarci dal nemico nazifascista.
La deve alle  tante osimane e osimani, associazioni e organizzazioni a cui con gratitudine ed onore è stato conferito, negli anni,  il civico riconoscimento per aver  saputo  dare un contributo speciale alla città.  


Auspico che tutti i Consiglieri comunali ( senza divisioni di partito e in modo unanime) sentano la responsabilità e collaborino a cancellare questa brutta pagina della storia  amministrativa del nostro comune.
Paola Andreoni 

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Vi chiedo di pregare per me: pregare, pregare perché io vada sempre avanti, perché io non fallisca nel mio dovere, ma per favore pregare a favore, non contro! Grazie.

Su Vatican News il testo dell’intervista di Fabio Fazio a papa Francesco a “Che tempo che fa” dove ha parlato del recente documento “Fiducia supplicans”: la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede sulle benedizioni alle coppie irregolari, un testo che ha suscitato molte discussioni nelle scorse settimane.

Francesco ha risposto a una domanda sulle polemiche e ha detto: “All’ora di prendere una decisione, c’è un prezzo di solitudine che tu devi pagare e delle volte le decisioni non sono accettate ma la maggior parte, quando non si accettano le decisioni, è perché non si conosce. Io dico quando a te non piace questa decisione vai a parlare e dì i tuoi dubbi e porta avanti una discussione fraterna e così va avanti una cosa. Il pericolo è che non mi piace e me lo metto nel cuore e così divengo con una resistenza e faccio delle conclusioni brutte. Questo è successo con queste ultime decisioni sulla benedizione a tutti”.

Quindi il Papa ha aggiunto: “Il Signore benedice tutti, tutti, tutti, che vengono. Il Signore benedice tutti coloro che sono capaci di essere battezzati, cioè ogni persona. Ma poi le persone devono entrare in colloquio con la benedizione del Signore e vedere cosa è la strada che il Signore gli propone. Ma noi dobbiamo prendere per mano e aiutarli ad andare in quella strada non condannarli dall’inizio. E questo è il lavoro pastorale della Chiesa. Questo è un lavoro molto importante per i confessori. Io sempre dico ai confessori: voi perdonate tutto e trattate la gente con molta bontà come il Signore ci tratta a noi e poi se tu vuoi aiutare la gente, poi puoi parlare portarli sempre avanti e aiutarli ad andare avanti, ma perdonare tutti. In 54 anni di prete che io ho – questa è una confessione – 54 anni che sono prete, io sono vecchio! In questi 54 anni ho soltanto negato una sola volta il perdono, per la ipocrisia della persona. Una volta. Sempre ho perdonato tutto ma anche dirò con la consapevolezza che quella persona forse ricadrà ma il Signore ci perdona, aiutare a non ricadere, o a ricadere meno, ma perdonare sempre. Un grande confessore, che l’ho fatto cardinale nell’ultimo Concistoro, è un uomo di 94 anni, un frate cappuccino dell’Argentina. E lui è un grande perdonatore, come diciamo noi, “manica larga”, perdona tutto. E una volta è venuto all’episcopio quando io ero arcivescovo lì e mi ha detto: “Senti Giorgio, io ho questo problema, io perdono troppo e delle volte mi viene la sensazione che non sta bene” – E cosa fai Luigi? – Vado in cappella e chiedo perdono al Signore: Signore scusami, ho perdonato troppo – Ma sei stato tu a darmi il cattivo esempio!”. Questo è vero noi dobbiamo perdonare tutto perché Lui ci ha perdonato. Lui ci ha dato questo “cattivo esempio”».

La Chiesa, ha detto ancora Francesco nell’intervista, «ha questa dimensione cordiale: che viene dal cuore, tutti, tutti a casa, tutti dentro. Lo dice il Signore, quella parabola del Signore mi piace tanto, quando gli invitati alle nozze del Figlio non sono venuti perché ognuno aveva i propri interessi, cosa dice il Signore ai suoi aiutanti: “Andate agli incroci delle strade e portate tutti, buoni e cattivi, sani e ammalati, giovani e vecchi…”. Tutti, tutti, tutti. Tutti dentro. Questo è l’invito del Signore. E ognuno con il proprio fardello, perché ognuno ha il proprio e il Signore dice: “Tutti”. Questo lo dice il Signore, non lo dico io. Il problema è quando noi facciamo delle selezioni: questo sì, questo no… Faccia Lui. Noi, tutti. Poi dentro vediamo.

“Il perdono è per tutti – ha detto ancora Francesco nell’intervista con Fabio Fazio – Una cosa che mi piace, e che una volta mi ha detto una persona molto saggia, semplice: “Dio non si stanca di perdonare, mai. Dio perdona sempre perché è da Lui il perdono, ma siamo noi a stancarci di chiedere perdono. E questo è il problema. Il cuore aperto al perdono viene subito preso dal cuore di Gesù che perdona tutto, perdona tutto, ma il cuore indurito nostro diviene incapace di chiedere perdono e questa è una cosa molto brutta, la incapacità di chiedere perdono. E da lì viene una certa incapacità ad essere perdonato ma non perché il Signore non perdona, no, perdona tutto. In questo è un “pazzo di amore”, diciamo così. Ma noi, siamo noi a stancarci di chiedere perdono e delle volte il Signore aspetta, bussa alla porta di tanti cuori perché abbiano questa capacità di riconoscere il male che stanno facendo. Pensa a questi fabbricanti di armi, che sono fabbricanti di morte. Il Signore è vicino a loro, tocca il cuore per portarli a un cambio di vita e il Signore non si stanca di perdonare. Ricordiamo questo. Dio mai si stanca di perdonare. Siamo noi a stancarci di chiedere perdono. Questo non dimenticarlo mai.

Papa Francesco ha poi parlato delle due direzioni, quella “di avvicinarci al Signore” e quella di “lasciare che il Signore si avvicini”. “Delle volte, per le circostanze, per la guerra per esempio, abbiamo rabbia nel cuore e ce la pigliamo con il Signore: “Ma perché tu permetti queste cose, perché tu lasci che noi ci distruggiamo così?”. Ma il Signore è vicino. E noi, la strada vera, anche gridando così il nostro dolore, è lasciare che il Signore si avvicini. E non dimentichiamo questo: delle volte ci presentano il Signore come il giudice implacabile… È vero è giudice, è vero. Ma Lui è vicino, compassionevole e misericordioso, questo è il Signore. Non è il Dio che freme per castigare, così lo presenta la Bibbia, sempre. Il problema è che noi abbiamo paura di chiedere perdono”.

A proposito dei castighi, il Papa ha spiegato che quella di Dio “è la punizione di papà e mamma con il bambino, quando gli danno qualche castigo, qualche penitenza per correggerlo. Il Signore, diciamo così, castiga per correggere, castiga con amore. È una mamma o un papà quando danno qualcosa a un bambino “bum bum” (mima con la voce un gesto) se è un bel papà o una bella mamma, gli duole più la mano, ha più dolore nelle mani che il dolore nel sedere, è così. Guai al papà e alla mamma che non sentono dolore quando bacchettano un po’ il bambino, qualcosa non va lì”.

Francesco ha quindi osservato a proposito della frase dell’Atto di Dolore che recita “perché peccando ho meritato i tuoi castighi”: “Se una persona fa una cosa brutta il giudice lo mette in carcere. Le cose brutte vanno castigate. Ma è un’espressione troppo dura dell’amore di Dio. A me piace più dire: “perché peccando ho rattristato il tuo cuore”. A me piace più questo. Perché il cuore di Dio è anche un cuore umano, Lui si è fatto uomo e Lui si rattrista quando vede la nostra durezza di cuore, il nostro piano di andare avanti con i nostri egoismi… Ma una cosa bella che a me piace pensare, che Dio ci castiga carezzando, perché Lui ci mette in difficoltà della vita perché noi pensiamo le cose brutte che abbiamo fatto e cambiamo vita. A Lui interessa cambiare vita, Lui è il grande perdonatore, non si stanca di perdonare. “E quante volte devo perdonare?” – 80 volte? – Sempre – 8? 80? 800 volte? Sempre”. Perché dice il Signore che noi dobbiamo perdonare così perché Lui è così, Lui perdona sempre, non si stanca di perdonare”.

Alla domanda di Fazio sulla sua salute e sulle possibili dimissioni, Papa Francesco ha risposto così: “Non è né un pensiero né una preoccupazione e neppure un desiderio. È una possibilità, aperta, a tutti i Papi, ma per il momento non è al centro dei miei pensieri e delle mie inquietudini, dei miei sentimenti. Nel tempo che io mi sento con capacità di servire vado avanti. Quando non ce la farò più sarà il momento di pensarci”.

“Questa escalation bellica mi fa paura, perché questo portare avanti passi bellici nel mondo, uno si domanda come finiremo. Con le armi atomiche adesso, che distruggono tutto. Come finiremo. Come l’Arca di Noè? Questo mi fa paura. La capacità di autodistruzione che oggi ha l’umanità”.

Il Papa ha poi detto: “È difficile fare la pace, non so perché c’è qualcosa di autodistruttivo dentro. Quando nel 2014 sono andato a Redipuglia ho visto il risultato di quella strage, e ho pianto. Ho pianto. Ogni primo novembre vado in un cimitero a celebrare. Quando sono andato ad Anzio, erano i ragazzi che sono entrati, di poca età, tutti morti. L’ultima volta sono andato al cimitero inglese, guardavo le età. E pensavo alle mamme, che ricevono quella lettera: “Signora, ho l’onore di dire che lei ha un figlio eroe…” E la mamma sente, e: “No, io voglio il figlio non l’eroe”. Perdono i figli… E pensiamo cosa significa una guerra. Pensiamo allo sbarco in Normandia… Sulla spiaggia sono rimasti 20 mila ragazzi! Questa è la guerra. Questa è la guerra. Dobbiamo pensarci”.

Francesco ha quindi osservato: “La speranza è come la forza che ci porta avanti. La speranza non delude. C’era la Turandot che diceva che deludeva. No: adesso la speranza non delude, mai delude. E dobbiamo aggrapparci alla speranza. La speranza – l’immagine, la cosa bella della speranza – è l’ancora, che tu la butti e vai avanti, aggrappato alla corda per arrivare alla spiaggia. Quest’ancora, che è l’immagine di speranza, mai delude. Ma siamo noi a fabbricare delle delusioni – tante – che sono criminali. Tutti i giorni io comunico telefonicamente con la parrocchia di Gaza, e mi dicono le cose che succedono… Terribile quello… Quanti arabi morti lì, e quanti israeliani morti. Due popoli chiamati ad essere fratelli, autodistruggendosi l’un l’altro. Questa è la guerra: distruggere. Dobbiamo pensarci a questo”.

“La guerra – ha detto il Pontefice nell’intervista – è incominciata all’inizio del racconto biblico della Creazione. Caino e Abele. È incominciata l’inimicizia, il crimine di guerra… Poi, nella storia, sempre ci sono state le guerre. Ma la guerra è una opzione egoistica, che ha questo gesto: prendere per me. Invece la pace ha il gesto contrario: dare e dare la mano. È vero che è rischioso fare la pace, ma è più rischiosa la guerra, più rischiosa. Vediamo le due guerre che sono vicine adesso. Ma pensa che, da quando è finita la Seconda Guerra Mondiale ad adesso – l’ho detto – non sono finite le guerre. Adesso, due guerre che, siccome sono vicine a noi, le sentiamo di più: quelle di Ucraina-Russia, e quella Palestina-Israele. Come mai non si può fare la pace. Dietro alle guerre – diciamolo con un po’ di vergogna, ma diciamolo – c’è il commercio delle armi. Mi diceva un economista che, in questo momento, gli investimenti che danno più interessi, più soldi, sono le fabbriche delle armi. Investire per uccidere. Questa è una realtà… questa è una realtà”.

Parlando delle motivazioni dei potenti che decidono di iniziare i conflitti, Francesco ha detto: “Credo che sia difficile esprimere una motivazione generale. Alcuni un senso di patriottismo, in altri un interesse economico, in altri fare un impero e andare avanti: il potere del dominio. Ognuno ha le motivazioni proprie, ma le guerre sono per distruggere, sempre. Guarda le immagini delle guerre adesso, guarda l’immagine della Striscia di Gaza, guarda l’immagine della Crimea o dell’Ucraina, guarda l’immagine. Distrugge. Un’esperienza che ho avuto poco tempo fa – un paio di anni – sono andato in visita ad un Paese europeo e dovevo fare da una città a un’altra con l’elicottero ma quel giorno c’era la nebbia e ho dovuto farla in macchina, due ore di macchina. La gente, nei villaggi, sapeva grazie alla radio e aspettava che io passassi. Curioso: c’erano bambini e bambine, coppie giovani, coppie di mezza età, ma di una certa età c’erano nonne, signore anziane, raramente qualche anziano… Cosa significa questo? La guerra. Questi uomini non sono arrivati alla vecchiaia. La guerra è così: distrugge, uccide”.

Dialogando con l’intervistatore dei bambini, il Papa ha raccontato: “Mercoledì scorso è venuta una delegazione di bambini dell’Ucraina, hanno visto qualcosa della guerra e, dico una cosa Fabio, nessuno di loro sorrideva. I bambini spontaneamente sorridono, io gli davo delle cioccolate e loro non sorridevano. Avevano dimenticato il sorriso e che un bambino dimentichi il sorriso è criminale. Questo fa la guerra: impedisce di sognare”.

I bambini, ha aggiunto Francesco, “sono i grandi sfruttati, i grandi scartati. E dimentichiamo che loro sono il futuro. Ma noi togliamo il futuro al bambino. Poi quando arriva, a 20, 22, 23 anni e finisce in carcere, noi diciamo: “Ma, questa generazione sporca, guarda le cose che fa…”. Siamo stati noi! È stata la società a educarli così, no perché gli ha detto: “Tu devi uccidere, tu devi rubare…”. No. Ma li ha messi in condizione, al margine della società e loro si sentono scarto e vivono come scarto e fanno delle cose che li scartano. È terribile, questa è una condanna a morte dei bambini. Nel mese di giugno, si farà il primo incontro mondiale dei bambini, qui a Roma. Un po’ per questo, per attirare l’attenzione. Quando abbiamo fatto l’incontro con i bambini ce n’erano 7.500 da tutto il mondo, Paesi di pace e di guerra. Adesso se ne farà un altro. Ma questo, un primo incontro mondiale, per aiutare ad attirare l’attenzione che i bambini sono il futuro ma sono il futuro con le cose che noi daremo loro. O li faremo crescere bene o li faremo crescere male”.

“Il male arriva – ha spiegato il Papa nel corso dell’intervista – dal proprio cuore, sempre, noi abbiamo la possibilità di scegliere: o il bene o il male. Il cuore ha capacità di fare il male, dall’inizio. Pensa alla lite dei fratelli, Caino e Abele. Noi abbiamo quella possibilità. E poi tutte le guerre che si sono susseguite. Dal cuore. Il cuore ha la capacità di fare il bene e il male e qui radica il fatto della propria libertà. L’uomo è libero. E’ vero che tante volte è condizionato da questioni politiche sociali – abbiamo parlato dei bambini condizionati – ma il cuore dell’uomo è libero e quando un capo di Stato decide di fare una guerra, lo fa – generalmente una guerra offensiva non difensiva – lo fa con libertà. E poi, non dimentichiamo, ripeto, che il commercio forse che oggi forse dà di più è il commercio delle armi, il commercio delle armi. E tante volte le guerre si continuano, si fanno più larghe per vendere le armi o provare le armi nuove e la gente che muore è un po’ il prezzo che si paga per provare armi nuove o scambiare lo staff delle armi che io ho”.

Rispondendo alla domanda di Fazio su quale sia la riforma più urgente per la Chiesa, il Papa ha detto: “La riforma dei cuori, per tutti i cristiani. Le strutture vanno conservate, cambiare, riformate secondo la finalità. E questo io – oso dire – che anche può essere una cosa meccanica – nel buon senso della parola – ma le strutture vanno sempre aggiornate, usiamo questa parola positiva: cambiare per aggiornare. Ma il cuore va riformato tutti i giorni: cambiare il cuore. E questo è un lavoro di tutti i giorni. Quando noi sentiamo nel cuore qualche cattiveria, l’invidia per esempio, l’invidia che è quel vizio “giallo” – a me piace chiamarlo – è un vizio “giallo” che rovina tutti i rapporti. E dobbiamo pentirci e cambiare il cuore continuamente. E stare attenti: cosa succede nel mio cuore per cambiare. Cambiare il cuore e poi cambiare le strutture. Le strutture vanno cambiate perché la storia va avanti. Le cose che andavano bene nel secolo scorso adesso non vanno bene. Ma la vera libertà è cambiarle, perché non sono cose assolute in sé stesse, sono cose relative al momento storico”.

Francesco è poi tornato sul tema dei migranti. “C’è tanta crudeltà nel trattare questi migranti – ha detto – nel momento in cui escono da casa loro fino ad arrivare qui in Europa. C’è un libro molto bello – molto bello – è piccolino, si legge in poche ore – si chiama “Fratellino”. L’originale spagnolo è “Hermanito”. “Fratellino”. Lo scrisse un migrante, che ha speso tre anni per venire dalla Guinea in Spagna. E ha scritto di questi tre anni di schiavitù, le sofferenze, le torture. Questo fa la gente presa da questa mafia, che li sfrutta. È venuto a vedermi l’altro giorno – perché adesso lavora in Spagna – per ringraziarmi del fatto che io avessi parlato del suo libro. Ma tutta una vita come quella di Pato, che ha perso la moglie e la figlia, e tanti altri… L’altro giorno, c’era un caso di una persona torturata, ma i delinquenti avevano chiesto una bella somma per lasciarlo libero. Così succede nelle coste libiche. E grazie a Dio abbiamo trovato il benefattore che ha pagato, e lui è arrivato. I migranti sono trattati tante volte come cose. Penso alla tragedia di Cutro, lì, davanti, annegati per respingere. È vero che ognuno ha il diritto di rimanere nella propria casa e di migrare. È vero che in questo momento in Europa sono cinque i Paesi che ricevono più migranti: Cipro, Grecia, Malta, Italia e Spagna. Non chiudere le porte per favore. E anche alcuni di questi Paesi non fanno figli, e hanno bisogno di manodopera. In alcuni di questi Paesi ci sono villaggi vuoti. Una bella politica della migrazione, bella, ben pensata, aiuta anche i Paesi sviluppati come l’Italia, la Spagna ecc. Dobbiamo prendere il problema dei migranti in mano, togliere tutte queste mafie che sfruttano i migranti, e andare avanti nel risolvere il problema sia della necessità di persone nei paesi, sia dell’emigrazione. Migrare è un diritto e rimanere in patria è un altro diritto. Rispettare ambedue. Una politica, capo di Governo, molto importante dell’Europa una volta ha detto: “Il problema della migrazione africana si risolve in Africa”. Aiutare a sviluppare l’Africa perché non abbiano la necessità di venire. Il problema dei migranti è molto importante. Se avete un po’ di tempo leggete questo libro – “Fratellino” – è la storia dura della migrazione”.

Alla domanda di Fabio Fazio sul perché chieda sempre preghiere per lui, il Papa ha risposto: “Perché io sono peccatore, e ho bisogno dell’aiuto di Dio per rimanere fedele alla vocazione che Lui mi ha dato. Ognuno ha la propria vocazione, tu hai la tua – fai tanto bene con la tua professione, che nasce da una vocazione del cuore! – ognuno ha la propria, la propria vocazione, che deve portare avanti. Il Signore mi ha chiamato a fare il prete, a fare il vescovo, e, come vescovo, ho una responsabilità molto grande nei confronti della Chiesa. E conosco le mie debolezze. E per questo io devo chiedere preghiere a tutti, che preghino per me perché io sia rimasto fedele nel servizio del Signore. Che non finisca in un atteggiamento di pastore mediocre che non si prende cura dell’ovile, ma un pastore in mezzo al gregge, per sentire l’odore del gregge e per conoscere. Il Papa deve conoscere come è il gregge. Pastore dietro il gregge, per aiutare, andare avanti, e delle volte per lasciare che il gregge, con il fiuto, cerchi i nuovi pasti. E pastore davanti al gregge per guidare. E per questo ho bisogno di preghiera. E per questo chiedo preghiera, perché io non manchi di essere pastore”.

Al Signore, ha detto Francesco, “si può chiedere tutto e in questo io penso che noi siamo delle volte proprio timidi, non abbiamo il coraggio di chiedere tutto al Signore. Il Signore cosa dice nel Vangelo: “Chiedete e avrete”. Chiedete. Chiedete. Quella saggezza cristiana di imparare a bussare la porta del cuore di Dio”.

A proposito della situazione dell’Argentina, il Papa ha detto: “Mi preoccupa, perché la gente sta soffrendo tanto lì. È un momento difficile per il Paese. È in piano la possibilità di fare un viaggio nella seconda parte dell’anno, perché adesso c’è un cambio di governo, ci sono cose nuove, e anche io ho qualche impegno. Per esempio, ad agosto devo fare il viaggio in Polinesia, lì lontano, e dopo questo si farebbe quello in Argentina se si può fare. Io voglio andarci. Dopo dieci anni, sta bene, va bene, posso andare”.

“Si può riassumere il cammino della vita con imparare ad amare e sempre si può imparare ad amare di più. E c’è tanta gente che ti ha dato l’esempio di amore eroico, che li ha portati alla morte, a dare la vita per gli altri».
Francesco ha concluso l’intervista con il consueto invito: Vi chiedo di pregare per me: pregare, pregare perché io vada sempre avanti, perché io non fallisca nel mio dovere, ma per favore pregare a favore, non contro! Grazie”.


Semplicemente un Grande.
Paola Andreoni 

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Morire di carcere: solidarietà e vicinanza alla mamma del giovane Matteo


La situazione carceraria in Italia è disastrosa: generalizzate condizioni inumane e degradanti. Sovraffollamento, scarsa efficienza dell’apparato giudiziario, condizioni di precarietà della sicurezza e della situazione igienico-sanitaria, ricorso spropositato a misure come l’isolamento come sanzione disciplinare.
Le carceri italiane hanno perso la loro funzionalità di momento rieducativo, luogo ove si lavora per il principio costituzionale per cui “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, (art.27 della nostra Costituzione). 
I carcerati, e molti di loro sono giovani  in ristretto per reati minori, vanno aiutati nelle loro difficoltà e non certo affondati. 

Quanto accaduto a Matteo Concetti, 25 anni un ragazzo nel pieno delle sue forze, ritrovato senza vita impiccato nel bagno della sua cella di isolamento del carcere Montacuto di Ancona, è l’ulteriore dimostrazione del fallimento del nostro sistema carcerario. Matteo era un ragazzo con particolari patologie psichiatriche, che non è riuscito a sopportare l’inumana prova dell’isolamento assegnatagli come sanzione disciplinare. Una misura che la mente di Matteo non è stata capace di sopportare non riuscendo a controllare l’ansia e la paura. Poche ore di solitudine hanno fatto scattare nella mente, già in tensione, di Matteo la molla suicida. 

Può un ragazzo nel fiore della vita morire così, per l’indifferenza o per la negligenza di chi l’ha sottoposto ad una prova per la sua mente insopportabile ? Cosa avrà fatto mai per assegnargli un isolamento, per lui così crudele ?
Se far vivere un detenuto  nel disagio per sbagli commessi  può essere anche tollerabile, far vivere un detenuto con gravi sintomatologie psichiche momenti di angoscia ed esasperazione del dolore della  pena  è solo barbarie.
Soprattutto questi giovani, come Matteo, non vanno abbandonati, sono i più fragili e sensibili che le istituzioni anche dentro un carcere devono tutelare. 
Che vigilanza ha espletato a riguardo e che verifiche delle condizioni di detenzione nelle nostre carceri ha espletato  il Garante regionale per le persone private della libertà personale ?
 
Invito la politica ad assumere il coraggio di riformare le politiche carcerarie improntate al rispetto dei diritti umani e all’adozione di pratiche che promuovano la riabilitazione anziché il perpetuarsi di dolori  dannosi.
Al Garante l’invito è quello di fare il lavoro per il quale è stato nominato: aiutare i detenuti.
Il dolore e la sofferenza arrecati  a Matteo Concetti potevano essere evitati.
Esprimo tutta la mia vicinanza e solidarietà ai genitori di Matteo, queste tragedie non devono mai più accadere.

Paola Andreoni 

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Insegnanti nominati per supplenze brevi, senza stipendio: perchè?

E’ una situazione che riguarda tutt’Italia. Insegnanti nominati per supplenze brevi, sono  senza stipendio da settembre 2023. Una situazione che mette a rischio la possibilità stessa di pagare l’affitto, le bollette, il carburante.

Perchè ?


Paola Andreoni 

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Trasparenza: la mia dichiarazione reddituale e patrimoniale 2023, riferita ai redditi 2022.

Rendo pubblica anche quest’anno la mia dichiarazione dei redditi rendendola consultabile liberamente. Una scelta di trasparenza in linea con quanto dispone il decreto legge n° 174 del 2012 che stabilisce l’obbligo di trasparenza dei redditi degli amministratori dei comuni con più di 15mila abitanti.

In rispetto alla normativa sulla TRASPARENZA AMMINISTRATIVA i dati della situazione patrimoniale ed i redditi riferiti all’anno 2022 dei consiglieri comunali, sindaco e assessori devono essere pubblicati sulla rete civica comune: “comune.osimo.an.it“. In caso di non rispetto l’ANAC può addirittura irrogare una sanzione amministrativa a carico del responsabile della mancata comunicazione dei dati.

Pubblico la mia situazione:
– il mio curriculum vitae ;
– la mia situazione patrimoniale e reddituale ( dichiarazione 2023 riferita ai redditi 2022).

Paola Andreoni 

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Il fascismo in Osimo: 1915 – 1945 di Massimo Morroni


Lunedì 29 gennaio
, alle ore 21, presso il Teatro “La Nuova Fenice” di Osimo, lo storico osimano Massimo Morroni,  presenterà alla città la sua ultima fatica letteraria, racchiusa  in due volumi: “Diario osimano 1915 – 1945”.
La prima ricostruzione documentata della storia del Ventennio fascista ad Osimo.
Un’attenta ricerca, 1.069 pagine,  compiuta dallo storico osimano, su una vasta e inedita documentazione d’archivio, che ricostruisce  la vita della nostra città durante tutto l’arco del periodo fascista, dal 1915, alla Marcia su Roma, all’inglorioso tracollo del 25 luglio 1943, alla liberazione. 

 I due volumi, impreziositi da foto rare e documenti inediti,  sono frutto di un’accurata e minuziosa ricerca e descrivono, il contesto storico locale, con dettagliate informazioni di come la politica nazionale ha influenzato la vita quotidiana nella nostra comunità.

Interverranno alla presentazione l’Assessore alla Cultura di Osimo, Mauro Pellegrini, il Presidente del Consiglio Regionale, Dino Latini, il professor Roberto Giulianelli dell’Istituto Storia Marche, Sandro Guercio, Presidente del Circolo Gramsci Valmusone e naturalmente l’autore.


Una serata dedicata alla storia, grazie al nostro concittadino, Massimo Morroni storico affermato, che continua con i suoi scritti a rivelarci fatti e aspetti antropologici e culturali della nostra Osimo. E’ un dovere conservare la memoria, ed è una fortuna per la nostra comunità quando persone come Massimo dedicano la loro vita per non farcela dimenticare.
Un appuntamento da non perdere.

Paola Andreoni 

 

Di Massimo Morroni  ho scritto o riportato articoli su questo Blog:
#Osimani: Massimo Morroni ricercatore e storico di Osimo  17 aprile 2019 by Blog paolaandreoni61

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Solidarietà agli autisti e personale della Conerobus spa

Sono al fianco degli autisti e di tutto il personale della Conerobus spa,  in difesa dei diritti di ogni lavoratore e dei cittadini che usufruiscono del servizio di trasporto. Le difficoltà e le perdite della Azienda del trasporto pubblico locale, non possono ricadere sul personale e sui cittadini che usufruiscono del servizio. Un servizio che andrebbe modernizzato e reso più efficiente.
Chi ha avuto modo di usufruire dei mezzi pubblici in Europa, e non mi riferisco a paesi come la Germania o la Francia, ma della realtà spagnola o portoghese, si può rendere conto come il confronto sia impietoso: sia in ordine ai prezzi, che alla quantità e qualità del servizio.
Il nostro Paese pur avendo un patrimonio inestimabile dal punto di vista turistico, in ordine ai trasporti pubblici, sia su rotaie che su autobus,  è distante anni luce. In questi Paese, anche in località minori ho trovato Stazioni delle corriere funzionali e comode, autobus pubblici dotati di postazione per internet e prezzi inferiori ai nostri.
Chi di voi ha mai dovuto prendere l’autobus dalla stazione ferroviaria di Ancona per arrivare ad Osimo? Sapete dove si attende e prende l’autobus ? A lato sinistro della stazione ferroviaria: postazione poco segnalata, senza una  pensilina protettiva, senza una panchina e senza una adeguata indicazione degli orari del servizio.

In questo quadro del mercato italiano del trasporto pubblico locale risulta evidente che il rischio consiste in un avvitamento della crisi, che, in assenza di misure strutturali di riforma mirate a migliorare la struttura dell’offerta e le performance di produttività del settore, può tradursi in un circolo vizioso di razionalizzazioni senza ristrutturazioni, determinando per questa via una marginalizzazione del sistema del trasporto collettivo. E questa situazione si determina proprio mentre invece la domanda di trasporto dei cittadini, per effetto della crisi economica, della crescita del prezzo del petrolio e per la riduzione alla propensione all’uso dell’auto privata, indurrebbe a richiedere maggiori servizi.
Se si aggiunge che la nostra regione poi,  risulta  ultima tra le Regioni d’Italia nel riparto delle risorse del Fondo Nazionale Trasporti e che  ultima nelle Marche è proprio la Provincia di Ancona, si capisce come la situazione sia oltre che seria, preoccupante.


Ma non diamone colpa agli autisti.
Paola Andreoni 

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L’avete cercata……, la peggiore DESTRA è arrivata: spaccato di vita ordinaria dei “patrioti”

Un “patriota”, Emanuele Pozzolo, deputato di Fratelli d’Italia,  è andato alla festa di Capodanno armato di pistola. E’ successo in un piccolo comune del cuneese amministrato dalla sorella del sottosegretario Dal Mastro (altro “patriota” di FdI) presente anch’egli alla festa. Durante la festa, partecipanti anche tante famiglie con i loro bambini, all’improvviso parte un colpo dalla pistola di Pozzolo, che ferisce il genero di una guardia del corpo del sottosegretario.
Non si tratta di un film dell’assurdo, è tutto drammaticamente vero,  con i “patrioti” che dopo l’accaduto cercano di scaricarsi tra loro le responsabilità e peggio ancora cercano di attribuirla al malcapitato ferito dall’arma da fuoco.


Questo è il livello in cui è precipitato il Paese, ahinoi, dei “patrioti”.
Paola Andreoni 

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… zona carico e scarico doni: parcheggio riservato alle Befane

( foto di Alberto )
 
Un abbraccio a tutte le Befane !!!

Paola Andreoni 

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Cordoglio per la scomparsa di Rodolfo Mari

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La notizia della morte di Rodolfo Mari, consigliere comunale nelle file della Democrazia Cristiana dal 1970 al 1980, ha colto di sorpresa la nostra città, che si stringe alla moglie Gigliola e ai figli Cinzia, Roberto e Stefano.
Rodolfo Mari, ex funzionario Inps, è stata una brava persona e un bravo Amministratore della nostra città, che per dieci anni dal 1970 al 1980 lo ha visto impegnato nella politica cittadina. Erano gli anni in cui Osimo era guidata dal sindaco Paolo Polenta e la DC, da sola, raggiungeva il 50-52% delle preferenze. Rodolfo Mari ha interpretato il ruolo di consigliere comunale, e nel suo primo mandato (1970-1975) ha ricoperto anche quello di Assessore alla Polizia Urbana e al Personale, con grande serietà e passione.
Erano gli anni in cui il grande partito di ispirazione cattolica si articolava in correnti, essere democristiani significava essere fanfaniani, forlaniani, demitiani oppure dorotei, morotei e gavianei.
Mari, fuori ed estraneo da queste logiche di potere, va ricordato per lo spirito costruttivo con cui ha sempre affrontato le varie problematiche politiche e amministrative, nell’esclusivo interesse della nostra città.
Con immenso dispiacere mi unisco al dolore della sua famiglia, ricordando Rodolfo Mari come una persona stimabile e di notevoli qualità umane e professionali.

Paola Andreoni
la Vice Sindaco di Osimo

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Auguro un 2024 pieno di desideri realizzati a tutta #Osimo

Filastrocca di Capodanno:
fammi gli auguri per tutto l’anno.
Voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore di pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.
(Gianni Rodari Filastrocca di Capodanno)

Paola Andreoni 

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