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In una recente intervista Silvio Berlusconi ha affermato che i 5 Stelle sono “il partito dei disoccupati”. E a Mediaset, ha proseguito, “li prenderei solo per pulire i cessi“. Una uscita infelice ma tipica dell’arroganza del miliardario di Arcore.
Tenendo fuori le questioni politiche ( personalmente mi auguro che il Presidente della Camera Roberto Fico possa riuscire – in questi giorni – a centrare l’obiettivo del mandato esplorativo ricevuto da Mattarella per dare, finalmente, al Paese una guida) c’è un grave problema di fondo in questa espressione pronunciata da Berlusconi.
Per tradurla in modo elegante, un “voi non contate niente” che non è rivolto solo ai pentastellati, in fondo, ma alla categoria che il Cavaliere, dal suo scranno dorato disprezza: i poveri, i disoccupati, quelli in assistenza, quelli che puzzano e hanno i denti guasti, i tanti italiani che hanno pochi mezzi economici e stanno rinunciando, anche, a ricorrere alle cure mediche.
Pulire i cessi è dignitoso? Certo. È un lavoro umile che nessuno, se potesse, sceglierebbe di fare e proprio per questo esige a gran voce il rispetto di tutti. Ed è un ragazzo, Ferdinando Tripodi, figlio di una che “pulisce i cessi” a dare voce, sui social, all’umiltà, traducendola in dignità:
“ Carissimo Presidente Silvio Berlusconi,
chi Le scrive è un figlio orgoglioso di avere una madre che con umiltà e dignità, nella vita “ha pulito i cessi” (uso una Sua triste frase) pur di crescere una famiglia con sacrifici.
Perché vede, Presidente, quando non si ha la fortuna di nascere e crescere in una famiglia come la Sua, per esempio, tocca rimboccarsi le maniche e darsi da fare soprattutto quando ci sono dei figli da sfamare.
Vede, Presidente, “pulire i cessi” non è cosa di cui vergognarsi, è semplicemente un umile ed onesto lavoro, che centinaia di persone nel nostro Paese ogni giorno con dignità svolgono. Presidente, forse durante la Sua triste frase, per un attimo ha probabilmente dimenticato che se non ci fosse chi pulisse “i cessi”, Lei, sarebbe costretto ad entrare non nei bagni dorati come forse è abituato, ma al contrario in ambienti ripugnanti. Tanto quanto la Sua frase.
Forse rimarrà deluso nell’apprendere che in passato l’ho votato, io e tutta la mia famiglia, compresa mia madre, la stessa donna che ha “pulito i cessi.
Non mi pare, Presidente, che Lei abbia rifiutato il voto. Non mi pare di aver sentito in campagna elettorale parole del tipo: “non voglio i voti di chi pulisce i cessi”. Da persona educata cui mi reputo, può notare il modo elegante e rispettoso con cui mi sono rivolto a Lei, chiamandola Presidente. Le assicuro che questa volta ho fatto molta fatica, ma io non sono Lei, peso le parole e soprattutto i termini perché ho rispetto anche di chi non mi rispetta.Spero che avrà il coraggio di chiedere scusa, Presidente, perché in fondo una battutaccia può scappare a chiunque, l’importante è rendersene conto. La saluto, Presidente, e laddove vorrà sarò disponibile ad insegnarLe come pulire un “cesso”, Le garantisco che non nuoce gravemente alla salute, anzi, insegna l’umiltà ed il rispetto per il prossimo, quello che forse Lei ha dimenticato. La saluto.”
Ferdinando Tripodi
Tutta la mia vicinanza e solidarietà a Ferdinando, a sua madre e a tutte le persone che tutti i giorni svolgono i lavori più umili, con dignità e senza vergogna. Io sono con Voi, dalla Vostra parte.
Paola Andreoni
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