Antenna in via Tonnini, condivido la preoccupazione dei residenti di via Tonnini del quartiere Sacra Famiglia

Antenna in via Tonnini, condivido la preoccupazione dei residenti di via Tonnini del quartiere Sacra Famiglia. Quanto sta mettendo in atto la compagnia Iliad è grave. Inaccettabile la realizzazione di un palo ottagonale di 30 metri con un grappolo di antenne in una zona ad alta densità abitativa e di fronte e giochi ricreativi per giovani del quartiere.
Anche l’Amministrazione comunale deve dimostrare tutta la sua capacità e autorevolezza nei confronti della compagnia telefonica francese.
Trovo la realizzazione di questo “palo” un atto di prepotenza rivolto verso una comunità e un Comune che cerca il dialogo e la trattativa quando si devono costruire queste strutture necessarie alla esigenza delle telefonia, ma da realizzare con scelte condivise.

Il Comune di Osimo, al fine di tutelare i cittadini ed il territorio, si è dotato di un regolamento ed una procedura per istallare le stazioni radio base. Dal confronto tra gestori e Comune, attraverso valutazioni tecniche sociali e ambientali, in tutti questi anni è stato possibile ai gestori telefonici predisporre la rete dei trasmettitori nel rispetto delle esigenze della comunità.
La logica del confronto e del dialogo e della mediazione con l’Ente Locale ( che tutela gli interessi di tutti i cittadini) deve essere sempre rispettata e non deve primeggiare la libertà di fare quello che per queste compagnie telefoniche è immediatamente più comodo, in barba alle esigenze della gente e della comunità.

Così deve essere per l’istallazione dell’antenna dell’Iliad, una scelta individuata dalla compagnia telefonica che non ha tenuto in nessun conto del nuovo piano delle aree preferenziali per la localizzazione degli impianti radioelettrici  ( approvato dal Consiglio Comunale nel 2021).
L’amministrazione comunale deve con autorevolezza proteggere i suoi cittadini, bene quindi l’iniziativa intrapresa dal Sindaco, di ricorrere al Tribunale Amministrativo per posizionare l’antenna in altro luogo, lontano dalle case e dalle strutture frequentate dai giovani.
Credo che le compagnie telefoniche serie e responsabili non possano prescindere da un serio rapporto con il Comune, pertanto ritengo faccia bene il Sindaco ad utilizzare tutta la forza e tutti i rapporti di cui dispone per fermare i lavori e trovare una soluzione condivisa

Paola Andreoni 

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I premiati da Mattarella con l’Ordine al Merito della Repubblica: l’Italia migliore

Sono trenta i cittadini e le cittadine individuate, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che il prossimo 20 marzo,  al Quirinale, ritireranno le onorificenze al Merito della Repubblica.

Un  riconoscimento rivolto a coloro i quali si sono distinti per attività volte a contrastare la violenza di genere, o a favore di un’imprenditoria etica, per un impegno attivo anche in presenza di disabilità, per l’impegno a favore dei detenuti, per la solidarietà, per la scelta di una vita come volontario, per atti di eroismo.

Questi gli insigniti:
Simone Baldini, 42 anni, sarà Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana “per l’immediata disponibilità offerta alle popolazioni alluvionate dell’Emilia Romagna”. Simone, costretto sulla sedia a rotelle, è un atleta paralimpico. Rappresenta il contributo offerto da tanti volontari accorsi da tutta Italia per spalare le strade dal fango nelle città romagnole colpite dall’alluvione.

Nicolina Parisi, invece, di anni ne ha 82 e sarà insignita dell’onorificenza di Commendatrice dell’Ordine al merito della Repubblica italiana: “Per rappresentare lo spirito di solidarietà mostrato dalla popolazione calabrese nell’offrire un aiuto dopo ilterribile naufragio di Cutro”.
La donna ha subito offerto la propria disponibilità ad accogliere nella tomba di famiglia le salme dei migranti deceduti dopo il naufragio di Cutro.

Sarà cavaliere anche Mattia Abbate, 35 anni “per il suo impegno volto ad offrire un aiuto concreto a chi vive situazioni di disabilità”. Affetto da malattia rara, distrofia muscolare di Duchenne, Abbate ha scritto alla redazione di un giornale per denunciare disservizi di uno stadio che impedivano l’accesso dei disabili.

Non mancano coloro che si sono distinti per gesti di eroismo, anche mettendo a repentaglio la propria incolumità. È il caso del neo-cavaliere Mattia Aguzzi, 37 anni, che aveva salvato una bimba precipitata da un palazzo afferrandola al volo.

L’elenco prosegue con Licia Baldi, 88 anni, Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana: “Per il suo costante impegno in attività educative e di assistenza ai detenuti nella Casa di reclusione di Porto Azzurro”. Offre da anni la sua esperienza di insegnante a sostegno dei detenuti ristretti nel carcere del territorio e ha contribuito fattivamente alla realizzazione del plesso scolastico all’interno della stessa casa circondariale.
Lucia Bevilacqua, 65 anni e il marito Salvatore Pilato 64 anni, Ufficiali dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana: “Per il loro impegno volto ad offrire opportunità di lavoro e di inclusione sociale a persone diversamente abili. “Lucia e Salvatore gestiscono la cooperativa La Melagrana che si occupa di fornire ai ragazzi diversamente abili competenze idonee per un inserimento nel mondo del lavoro”.

Antonio Bodini, 64 anni, sarà Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana “per aver contributo ad ideare il Baskin, disciplina sportiva ispirata al basket che consente a persone con diverse abilità di giocare insieme”. È fra gli ideatori del baskin, disciplina sportiva le cui regole consentono di far giocare insieme persone con diverse abilità. 
Vincenzo Bordo, 67 anni, Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana: “Per le azioni di solidarietà intraprese, da più di trenta anni, accanto alle persone più povere di Seul”. Perfettamente integrato fra la popolazione coreana svolge attività di aiuto ai più poveri. Ha fondato la “Casa di Anna” che ospita, assiste e nutre i poveri e i senzatetto della periferia della città. 
Questa, l’Italia migliore.

Paola Andreoni 

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Incontro con il prof. Daniele Novara: “cambiare si può”

Si sono svolti due importanti appuntamenti con il professore Daniele Novara organizzati dall’Ambito Territoriale Sociale XIII, Comune di Osimo capofila, per il coordinamento pedagogico territoriale “ZeroSei”.
I temi trattati :
👩‍👩‍👧 COME FAVORIRE IL GIOCO DI SQUADRA TRA GENITORI
Come i genitori possono trovare una strategia educativa comune?
Quali regole occorrono?
Nelle varie età della crescita, quando tutta la famiglia è coinvolta nel cambiamento, è fondamentale saper dare risposta a queste domande.
🎯“CAMBIARE LA SCUOLA SI PUO’: IL METODO MAIEUTICO DI DANIELE NOVARA”

L’illustre pedagogista e scrittore ha tenuto due lectio magistralis sull’educazione, sulle sfide che la scuola e la famiglia sono chiamate ad affrontare per poter essere realmente efficaci in questo tempo della complessità e dell’emergenza educativa.
Nella prima serata, tenutasi al Teatro La Nuova Fenice di Osimo, il prof. Novara ha messo in guardia chi ha la responsabilità di educare: “il genitore non è l’amico o il confidente, solo una società narcisistica, puramente emotiva ed effimera, può costruire un’immagine così caricaturale e da rotocalco di chi ha la responsabilità di guidare i minori di oggi a diventare gli adulti del futuro, ponendo limiti, fissando regole, fornendo esempi”.
Il prof. Novara si è soffermato anche sulla questione legata ai voti ” non possono essere punitivi e rafforzare le fragilità. Sono responsabili della tendenza a trasformare il processo educativo in una gara con i propri compagni”.

Il professore ha messo in evidenza, anche,  le caratteristiche tipiche dell’infanzia, oggi purtroppo venute a mancare: il gruppo spontaneo, il contatto con la natura, il gioco libero, il legame sociale, ma anche e soprattutto il confine tra il mondo dei bambini e quello degli adulti. Tra il genitore-padrone di una volta e il genitore-peluche di oggi, c’è una via di mezzo. L’abolizione di ogni confine ha portato inoltre ad una confusione di ruoli tale da far sì che i genitori, pur dedicando (secondo le statistiche) il doppio del tempo all’accudimento dei figli, non riescono a mettere in atto un impianto educativo efficace.

Il professore Novara ha proposto la ricetta del “genitore organizzato” fatta di abitudini adatte all’età dei figli, di azioni per sviluppare la psicomotricità attraverso il gioco, anche il gioco libero e spontaneo e della necessità di abolire categoricamente l’uso dei cellulari da parte dei bambini fino almeno all’età di 12 anni. 

Nel secondo appuntamento, tenutosi a Loreto, il prof. Novara si è soffermato sul ruolo della scuola e della famiglia di fronte alle difficoltà dell’infanzia e dell’adolescenza. Novara segnala “un divario tra quello che la scuola potrebbe essere e diventare (anche grazie all’autonomia) e quello che realmente avviene nelle nostre classi: il persistere di pratiche inerziali quali le lezioni frontali, orari rigidi scanditi dalla campanella, distribuzione dei banchi, valutazioni e compiti a casa”. Il pedagogista afferma che “cambiare si può” e subito. La sua ricetta è il metodo “maieutico” che presuppone una riflessione seria sul ruolo del docente che deve essere quello del regista mentre l’alunno deve essere il protagonista, la necessità di una valutazione dei processi e non degli errori, perché si impara sbagliando e facendo domande con lo stimolo attento del docente, l’abbandono dell’idea che l’apprendimento sia un fatto ripetitivo, si impara dalle domande (non quelle invalsi) ma quelle reali, che interessano i ragazzi, si impara dai compagni perché il cervello degli adulti è già strutturato mentre quello dei ragazzi è ancora fluido, l’apprendimento deve coinvolgere la sfera emotiva e quindi passa attraverso la percezione e la partecipazione dove non c’è corrispondenza tra apprendimento e risposta esatta, l’importanza del lavoro di gruppo perché si deve andare a scuola volentieri e perciò si devono creare le condizioni perché ciò avvenga. Egli, da ultimo, ha sottolineato come per realizzare tutto questo è necessario investire nella formazione degli insegnanti piuttosto che nella digitalizzazione o nelle telecamere.

Paola Andreoni 

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Un abbraccio al popolo Ucraino

#EUcrania

Pieno sostegno alla causa Ucraina, a due anni ( 24 febbraio 2022) dalla selvaggia aggressione della Russia di Putin. Invoco, anche, una “pace giusta” per il Paese ex sovietico, e la convinta ripresa del dialogo.
Molti osimani nel silenzio partecipano alle azioni di solidarietà nazionale ed internazionale, in favore di tutte le vittime di questa incredibile violenza che lacera il cuore dell’Europa.
Non facciamoci  ingannare dalla potente macchina della propaganda russa, in azione anche nel nostro Paese, un abbraccio al popolo Ucraino.

 

 

Paola Andreoni 

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Io sto con i giovani studenti di Pisa e Firenze

Stigmatizzo  e condanno il comportamento delle forze di polizia che a Pisa e Firenze hanno caricato pesantemente delle studentesse e degli studenti inermi che stavano manifestando per la pace in Palestina, ferendone e arrestandone alcuni.
È inaccettabile assistere ad immagini come quelle viste in tv: manganellare un corteo di studenti che voleva semplicemente manifestare pacificamente le proprie idee.

Un modo di agire delle Forze di Polizia sproporzionato difronte alle grida ed ai  slogan di pace dei giovani la cui  unica colpa è stata quella di preoccuparsi, per una terra martoriata da più di cinquanta anni.
Un’ulteriore  dimostrazione come  questo governo non tollera il dissenso e lo reprime con la violenza.

Ritengo, inoltre nell’occasione, incomprensibile e inaccettabile un dispendio così massiccio di forze dell’ordine  e un abuso così brutale della forza pubblica.

Io sto con i giovani studenti di Pisa e Firenze, colpiti da questa violenza ingiustificata ed esprimo loro tutta la mia solidarietà.


PisaNon hanno voluto far arrivare i giovani in Piazza dei Cavalieri, ecco come ieri sera  ha sentito di rispondere   la città di Pisa ai manganelli: con una piazza bellissima e  spontanea. Viva l’Italia che resiste !!

Paola Andreoni 

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In 69 festeggiano il secolo: Osimo terra di longevità

Una terra longeva, Osimo. Quest’anno 69 nostre e nostri concittadini hanno già tagliato o taglieranno il traguardo dei 100 anni di vita. Ventotto le persone residenti, mentre le restanti 41 sono iscritte all’Aire ed immigrate da tempo in: Argentina (35), Gran Bretagna (2), Brasile (1), Francia (3). Dei centenari residenti sono tutte signore ad eccezione  del  sig. Freddo Vittorio che ad aprile festeggerà il secolo di vita. Un inno alla longevità che fa pensare alla qualità della vita nella nostra cittadina anche perché oltre ai  centenari ci sono anche 12 persone residenti con 99 anni già compiuti.
La nonnina osimana più longeva in assoluto e più avanti a tutti nella triplice cifra, è la signora Maria Freddo nata a Assuncion D.Saladill ( Argentina) che da pochi mesi  ha spento 107 candeline.
La signora Maria vive, assistita amorevolmente,  nella casa di riposo “Bambozzi” di via Matteotti.
Non si è mai sposata  e non ha figli. Nella sua vita ha fatto  la “perpetua”  prima di don Alfonso Fanesi, storico sacerdote di San Marco e poi di Mons. Primo Principi ( che era anche suo parente ),  a Roma in Vaticano. Ma il termine “perpetua” (che rimanda al personaggio manzoniano) è riduttivo, è stata in pratica la tuttofare  per più di sessantanni dei sacerdoti che ha seguito.
Un lavoro scelto per vocazione, impegnativo e pesante: erano affidati a  “Maria la perpetua” non solo i normali lavori di casa, riassettare, cucinare (pasti semplici con quello che c’era), lavare, ma anche –  in particolare a San Marco – la cura della Chiesa,  la cura dei paramenti sacri, le preghiere ed i canti in latino.

La signora Maria Freddo, una vita da “perpetua”

Mi fa piacere portare il mio saluto e sicuramente i migliori auguri di tutta la città,  a queste cittadine e cittadini anziani che hanno percorso un cammino così lungo e che possono ancora raccontare tante cose ed essere di insegnamento alle generazioni più giovani.

Paola Andreoni 

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Arrivano le pagelle: cari genitori, niente drammi.

Cari genitori, diamo fiducia ai nostri ragazzi/ragazze, non fate dell’arrivo delle pagelle un evento di tensione familiare, ma aiutiamo i ragazzi, le ragazze a crescere e a incoraggiarli nella responsabilità.
Come questo cartello posto a sorpresa da alcune maestre, in occasione della consegna delle pagelle, per aiutare a far capire ai genitori la fiducia che dobbiamo dare ai figli anche in questi momenti particolari di consegna dei giudizi. 


Un cartello giallo rivolto a tutti i  genitori per ricordare loro  come ogni ragazzo, ragazza abbia un suo talento da esprimere e come le nostre aspettative su di loro, pur comprensibili e legittime, debbano misurarsi con le loro propensioni e attitudini, rispettandole.
Parole utili, incoraggianti, rassicuranti, di attenzione (valgono più di ogni brontolo e chiassata), che servono di aiuto  a far  crescere, a far diventare  grandi  – nel modo più sereno possibile – i nostri giovani.
Bellissimo ed edificante  il messaggio di queste brave “Maestre” con l’invito rivolto ai genitori di cercare  con i figli  questo spirito, quello che ricorda a tutti che anche il piccolo artista che non capisce la matematica, il piccolo matematico a cui non interessa la storia o la piccola sportiva che non ama l’inglese hanno tutti un potenziale e un valore da esprimere.
Buona pagella a tutti !

Paola Andreoni 

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Cosa ne pensate ?

Riguardo una citazione della scienziata Rita Levi Montalcini, che in un convegno disse:

Rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore e uniche coloro che usano entrambi


Parole piene di verità, quante persone ho conosciuto, anche pseudo amici,  che si credono intelligenti ed illuminati, e privi di ogni umanità ed empatia.
Paola Andreoni 

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2023 i dati sulla popolazione osimana: emergenza denatalità

In Italia abbiamo un’emergenza che viene, purtroppo, poco considerata: l’emergenza demografica. Anche per il 2023 viene registrato l’ennesimo nuovo minimo delle nascite. Gli italiani scendono sotto i 59 milioni, nonostante il contributo degli stranieri, (pari all’8,7%), l’età media sale a 46,4 anni,  il nostro Paese  registra per ogni bambino con meno di sei anni la presenza di oltre 5 anziani (5,6), quando nel 1971 si contava un anziano per ogni bambino. Questa è la fotografia  che restituisce l’Istat sulla base dei dati forniti dall’ultimo censimento. Non solo l’Eurostat,  il servizio statistico dell’Unione europea, registra come l’Europa, invecchia velocemente, ma l’Italia incanutisce più rapidamente di tutti gli altri Paesi.

Un quadro fosco che,  riguarda anche la nostra Osimo. Nel comune si registra un -6,2% tra i nuovi nati nel 2023 e i nuovi nati del 2022, che sono passati da 228 a 214. Se rapportate ad un trend temporale più lungo (2019) le nascite registrano una diminuzione del 23%. 
Dati che devono fare riflettere tutti, e questione che deve trovare spazio anche tra i temi della prossima campagna elettorale amministrativa, con scelte politiche  per  sostenere ancor più le famiglie, con particolare riguardo alle donne, sulle quali, nella stragrande maggioranza dei casi, grava ancora il peso della conciliazione casa-lavoro. La denatalità esprime  un disagio delle famiglie, e la si può affrontare soltanto “insieme” come società.
Altri Paesi europei come la Germania  è riuscita a invertire la curva negativa della natalità con politiche di welfare molto più attente, articolate e concrete rispetto a quelle spesso dispersive e caratterizzate dall’estemporaneità dei bonus,  del nostro Paese. Questo è un compito di cui deve prendersi carico la politica, senza soluzione di schieramenti: la denatalità è una delle zavorre che mette fortemente a rischio il futuro del nostro Paese. Bisogna averne consapevolezza.
Anche un’amministrazione comunale può fare la sua parte,  come rimettere al centro i giovani: una precisa direzione di futuro che occorre darsi. Investimenti a favore dei servizi per l’infanzia, un sistema di welfare articolato, dedicato alle mamme e ai papà coinvolgendoli in maniera diretta e attiva nell’assumere in modo condiviso il loro doppio ruolo: genitoriale e lavorativo. L’adozione di  misure volte all’inclusione sociale, il sostegno all’abitare, all’handicap e interventi rivolti alle famiglie più numerose. Per non dimenticare, poi, gli investimenti sull’istruzione e sul diritto allo studio, ben consapevoli che è dalle scuole, dalle università e dai luoghi del sapere che si può riattivare l’ascensore sociale, ormai troppo arrugginito, e si possono cominciare a combattere le diseguaglianze. Tutto questo però da solo non basta, se non c’è un ripensamento anche su scala nazionale e globale di società, che metta al centro una cultura capace di dare spazio e di riscoprire il valore delle relazioni e della pluralità.
Ritornando ai dati della popolazione osimana, secondo i dati forniti dall’Ufficio Anagrafe comunale, l’anno 2023 evidenzia a Osimo un leggero aumento di popolazione da 34.598 a 34.870 abitanti ( pari a 272 persone in più, ovvero +0,79). Un dato positivo che non deriva dalla differenza tra nati e morti che registra un dato negativo ( -125 ) ma dall’incremento di quanti hanno deciso di prendere la residenza ad Osimo +429 persone e più in generale dal saldo positivo tra nuove iscrizioni anagrafiche e cancellazioni che registra un saldo di +397. Al 31/12/2023 in Osimo gli uomini sono 17.140 ( 49,15 della popolazione) mentre le donne sono 17.730 pari al 50,85 dell’intera popolazione.
Il Saldo naturale ( differenza tra il numero dei nati ed il numero dei morti) è per l’anno 2023 negativo. Osimo su questo non fa eccezione e la contrazione del movimento naturale ( – 125 unità) è in linea con la media nazionale ed è determinata dal forte squilibrio fra le nascite ( 214 ) e i decessi ( 339 ).
Il tasso di natalità di Osimo è 6,14 ( il dato nazionale è pari al 6,67) mentre il tasso di mortalità si assesta a 9,72 di molto più basso rispetto alla media nazionale che è di 12,12.
Il movimento migratorio interno, quello proveniente da altre città, di altre parti d’Italia è +8,1  un dato che può essere letto come buona capacità attrattiva interna: Osimo e la qualità del vivere del suo territorio richiama. Il saldo migratorio con l’estero, che misura la differenza tra il numero degli iscritti per trasferimento di residenza all’estero ed il numero dei cancellati per trasferimento di residenza all’estero è pari a +3,60 inferiore alla media nazionale.

Paola Andreoni 

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Morti di lavoro

Esprimo il mio cordoglio per la tragedia avvenuta a Firenze a causa del crollo di un cantiere. Sono vicina ai parenti, mogli e figli che hanno perso i loro cari,  operai che  erano sul luogo di lavoro, per assicurare a sé stessi e alle loro famiglie un futuro sicuro e dignitoso. Ogni morte sul lavoro, purtroppo così  ricorrente, è inaccettabile, sono vite spezzate, un bollettino di guerra indegno del nostro Paese e del vivere civile.

Paola Andreoni 

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Oggi è la sua festa: auguri Minù


Oggi è la giornata nazionale dedicata a loro, a tutti i gatti, i nostri affettuosi animali da compagnia.
Si chiama Minù, viene dal “coppo” e sta prendendo confidenza con il nuovo territorio.

Paola Andreoni 

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Alexei Navalny: ucciso dal regime di Putin



È morto Alexei Navalny .
Non ho parole. Solo rabbia verso coloro che lo hanno ucciso attraverso condizioni di tortura in prigione per un crimine che non ha commesso.
Il suo unico “crimine” è stato quello di voler vedere la Russia libera.
Tutta la mia solidarietà e vicinanza 💔alla moglie e a quanti in Russia lottano e muoiono per la libertà.


Paola Andreoni
 

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Oggi San Valentino, ma anche le Ceneri, inizio della Quaresima

di Luciano Moia (articolo tratto da Avvenire)
Cosa c’entra San Valentino con la Quaresima? Quasi nulla, verrebbe subito da dire. Cosa possono avere in comune la ricorrenza, che secondo un certo immaginario, sollecita pensieri di tenerezza un po’ sdolcinata e stucchevole e quella che, al contrario, rimanda al rigore un po’ ascetico della penitenza e della rinuncia? Difficile trovare punti di contatto. Invece è esattamente il contrario. E non soltanto perché quest’anno la giornata degli innamorati e quella che apre al percorso di preparazione pasquale cadono lo stesso giorno, ma soprattutto perché nell’amore come nella Quaresima bisogna andare alla ricerca di ciò che conta davvero, bisogna rimettere un po’ d’ordine nelle relazioni più importanti, bisogna puntare su nuovi modelli di autenticità e di coerenza. E quindi, a pensarci bene, e a patto di liberarsi dai troppi luoghi comuni che schiacciano queste due date sotto una coltre di riferimenti troppo scontati, i valori che dovrebbero essere approfonditi e messi in luce a San Valentino sono anche quelli quaresimali.

E quali sono questi valori? Lo spiega bene papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima. Il deficit di speranza, per esempio, che pesa sul cuore degli adulti è lo stesso che ha finito per contagiare anche troppi giovani incapaci di guardare con positività al futuro della loro relazione, di progettare un domani insieme al di là delle reciproche fragilità, di sciogliere il ghiaccio dell’incertezza con il fuoco dell’immaginazione. Continuando a prospettare loro un avvenire di percorsi esistenziali instabili e scivolosi, li abbiamo convinti dell’opportunità di allontanarsi il meno possibile dai confini domestici, tanto confortevoli quanto limitanti. Certo, troppi lavori sono precari, il costo delle abitazioni è inaccessibile alla maggior parte delle giovani coppie, gli aiuti pubblici sono sporadici e quasi sempre inefficaci, ma sarebbe troppo facile additare tutto ciò come unica giustificazione della progressiva incapacità di allargare lo sguardo dell’anima oltre gli ostacoli della realtà, ignorando quanto sia pesante nel cuore dei giovani la negatività che respirano ovunque, quando si parla di immaginare un futuro insieme.

E quanto siano deleteri quelli che, nel messaggio per la Quaresima, il Papa definisce gli idoli del potere. Quei condizionamenti che inducono a cercare sempre il proprio tornaconto, che leggono ogni relazione come un rapporto di potere e di interesse, che impediscono di concretizzare qualsiasi impegno ideale per la giustizia sociale – dove sono i giovani che scendono in piazza per i grandi ideali, per un’umanità migliore, per cambiare il mondo? – sono anche gli stessi che atrofizzano il cuore, che imbavagliano i sentimenti e impediscono di trasformare la vaghezza di un trasporto amoroso in una trama consolidata di obiettivi comuni e importanti. Cosa vuol dire allora, nella giornata che celebra l’amore, liberarsi da quella che papa Francesco definisce nel Messaggio quaresimale “schiavitù degli idoli”? Certamente significa comprendere che in una relazione di autentica reciprocità occorre mettere da parte le illusioni di una felicità senza smagliature per imparare a condividere anche le notti del cuore, cioè i momenti difficili, le imperfezioni e le paure.

Non c’è amore autentico che non abbia fatto sintesi delle reciproche vulnerabilità e non abbia imparato che si cresce solo insieme, solo comprendendo con sguardi di tenerezza il dolore che prima o poi spunta come inevitabile conseguenza delle tante imperfezioni esistenti dentro e fuori di noi. Accogliere le ferite dell’altro/a e attendere che la guarigione indichi a entrambi una nuova modalità di comunione nell’autenticità e nel rispetto, è la sola strada per accogliersi ogni giorno, con uno sguardo che parli di volontà rinnovata. L’amore che costruisce il futuro si nutre della stessa essenza indispensabile a quella conversione dei piccoli passi quotidiani per cui papa Francesco invoca un sussulto di creatività. Ecco perché, a San Valentino e in Quaresima – ma anche in qualsiasi altro momento – l’amore non è solo un rischio da accettare, ma è anche una festa che alimenta il cambiamento, è una gioia capace di trasformare il sogno di una donna e di un uomo in spinta evolutiva per tutta l’umanità.

Se non spieghiamo ai nostri ragazzi che c’è tutto questo dietro ai cuori di cioccolato e ai messaggini mielosi, avremo perso una preziosa occasione educativa. E anche per liberare un po’ il senso della Quaresima dal suo involucro di ingombrante e inutile mestizia.


Buon San Valentino e Buon Avvenire a tutti Noi, Voi, INNAMORATI.

Paola Andreoni 

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Si chiamava Hind Rajab, aveva sei anni: una morte che deve far vergognare tutti noi


L’auto nera Kia su cui Hind viaggiava con gli zii e tre cugini è stata crivellata di proiettile a Gaza city. Una macchina di una famiglia, terrorizzata che cercava di portare in salvo e al sicuro figli e nipoti. Ma qualcuno ha preso, da remoto, da comode sedie di ufficio, la decisione che quella auto andava colpita. Una “missione di guerra chirurgica” come si tiene a precisare in questi casi,  che ha ucciso tutti i componenti del veicolo: due adulti e tre bambini ma no Hind Rajab, bambina di sei anni rimasta intrappolata in un’auto, circondata dai corpi dei suoi parenti morti.
Hind ha gridato aiuto, supplicando gli operatori della Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) per tre ore affinché qualcuno la salvasse. Ha implorato aiuto: “Vieni a prendermi, verrai a prendermi? Sono così spaventata. Per favore vieni. Per favore, chiama qualcuno che venga a prendermi.
Ma i soldati hanno sparato anche contro l’ambulanza che, secondo quanto riferito, aveva ricevuto il permesso di salvare Hind. Due paramedici hanno perso la vita. Poi le grida di Hind sono state definitivamente interrotte a causa del rumore di nuovi pesanti spari.

Una  vergogna che sta continuando quotidianamente per coloro che hanno iniziato questa guerra e per coloro che hanno deciso  di prolungarla .

Ma la vergogna riguarda tutti noi, europei, italiani,  tutti noi che siamo complici, semplicemente distogliendo lo sguardo da quanto sta accadendo in questa lingua di terra, senza impedire ai soldati israeliani di compiere tali nefaste azioni contro innocenti.
Il nostro istinto umano e il desiderio di aiutare i bambini innocenti dovrebbero essere universali: la nostra umanità non dovrebbe fermarsi ai confini.

È una vergogna per coloro che cercano di bilanciare le colpe. La vita dei bambini ovunque sia valutata allo stesso modo e riceva lo stesso livello di aiuto e protezione.
Nessun bambino deve mai nascondersi sotto i cadaveri di suo zio, sua zia e di tre cugini per cercare di sopravvivere.
Nessun tentativo coraggioso di salvataggio da parte di una bambina può essere sabotato.

Ci aspettiamo di non dover mai ascoltare filmati audio che rivelano le inquietanti parole finali di una bambina che implora qualcuno di “Vieni a prendermi, verrai a prendermi? Sono così spaventata. Per favore vieni. Per favore, chiama qualcuno che venga a prendermi.”
Ci aspettiamo che anche in guerra, a coloro che offrono aiuto – ambulanze, medici, personale ospedaliero – venga concesso un passaggio sicuro per farlo.

Ci aspettiamo che nessuna madre debba mai fare ciò che deve fare ora la madre di Hind: aspettare che qualcuno venga ritenuto responsabile della selvaggia uccisione di sua figlia. “Quante altre madri aspettano di provare questo dolore?” 

Ci aspettiamo che nessuno giustifichi l’uccisione di un bambino. E ci aspettiamo che chi detiene il potere risponda in modo umano ed empatico alla continua perdita di vite umane in numeri estremi e oltraggiosi. Hind non è la prima bambina perduta e non sarà l’ultima. Abbiamo assistito a una tragedia altrettanto scioccante nel 2015 , quando il corpo di Alan Kurdi, un bambino siriano di due anni, fu ritrovato su una spiaggia in Turchia.

La sua famiglia aveva intrapreso un viaggio pericoloso per sfuggire alla guerra civile. Il filmato del suo corpo minuscolo e senza vita che giace a faccia in giù sulla sabbia è diventato un simbolo della  crisi dei rifugiati. La sua morte ci ha quindi umiliato per l’esitazione del nostro governo ad accogliere i rifugiati e per non aver alleviato la sofferenza di così tanti bambini sfollati.

Non possiamo riportare indietro Hind. Non possiamo fermare il dolore di sua madre, o il dolore di decine di migliaia di genitori i cui figli sono stati uccisi dopo gli atroci attacchi del 7 ottobre.

Ma possiamo rendere Hind un simbolo di ciò che è andato perduto. Possiamo chiedere che la sua morte sia il punto di svolta di questa terribile guerra. Possiamo esigere che ciò non si ripeta ora a Rafah.

Possiamo semplicemente affermare come la sua morte svergogni questo governo per essersi rifiutato di chiedere un cessate il fuoco totale a Gaza.

Quanto succede nella striscia di Gaza, con l’uccisione di bambini innocenti è una vergogna per tutti noi.


Non ce la faccio proprio a capire come si possa perdere così ogni traccia di umanità.

Paola Andreoni 

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Servizio Civile Universale alla Lega del Filo d’Oro: 10 volontari per Osimo

La Fondazione Lega del Filo d’Oro ETS, punto di riferimento in Italia per la sordocecità e la pluriminorazione psicosensoriale, aderisce all’edizione 2024 del Servizio Civile Universale con 2 nuovi progetti: “Il contatto che vale” e “Per mano nel mondo”.
In Osimo l’Ente ricerca complessivamente 10 giovani volontari.
 Il Servizio Civile ha una durata pari a 12 mesi con un impegno previsto di 25 ore settimanali e gli operatori volontari percepiranno un assegno mensile di 507,30 euro.
don Franco e Marcello:
due storici volontari dei soggiorni estivi della Lega del Filo d’oro con il “mitico” sig.Parma
Per presentare la propria candidatura al Servizio Civile con il Filo d’Oro ci sono ancora pochi giorni. La scadenza è per le ore 14.00 del 15 febbraio 2024 e la modalità è la seguente: piattaforma Domanda on Line (DOL)  dove, mediante un semplice sistema di ricerca con filtri, è possibile scegliere il progetto per il quale candidarsi. Per ricevere maggiori informazioni su come effettuare il Servizio Civile presso la Lega del Filo d’Oro è possibile consultare la sezione dedicata sul sito http://www.legadelfilodoro.it o contattare direttamente il settore Attività Istituzionali e Volontariato della Lega del Filo d’Oro, ai numeri 071 7245302 – 071 7245304, oppure all’indirizzo e-mail aiv@legadelfilodoro.it.
Un’occasione di volontariato con la possibilità di aiutare concretamente persone sordo cieche,    che in Osimo, grazie alla Lega del Filo d’Oro,  hanno vissuto e arricchito umanamente tanti giovani. 

Paola Andreoni 

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Licei italiani: chiuse le porte alle famiglie povere

E’ successo che in un Liceo della provincia di Ravenna, la dirigente scolastica  ha messo online sul  sito della Scuola una sintetica presentazione dell’istituto contenente il passaggio che segue:
 
“La popolazione scolastica risulta costituita prevalentemente da studenti provenienti (pur con qualche eccezione) da un contesto socio-economico medio alto; la percentuale di studenti provenienti da famiglie svantaggiate è bassissima. La percentuale di studenti con cittadinanza non italiana nei cinque indirizzi di studio è inferiore alla media regionale e nazionale”.
 
Sono seguite polemiche ed indignazione.
Ma questa, non è forse,  la fotografia reale dei nostri Licei ?, dove i figli di famiglie disagiate, sono esclusi,  non per la mancanza di capacità intellettive degli alunni ma a causa della mancanza delle risorse economiche necessarie per imboccare un percorso lungo  che punta dritto  all’università.
Molti studenti, che hanno bisogno di entrare prima sul mercato del lavoro ripiegano a un diploma spendibile: ragioneria, istituti professionali. C’è quindi poco da indignarsi, la realtà fotografata dalla dirigente scolastica è questa: nei licei è difficile trovare poveri ed immigrati. 

E non si intravedono, purtroppo,  politiche scolastiche tendenti a correggere questo stato di cose: garantire un accesso all’istruzione basato sulle effettive capacità a prescindere dal reddito!

 

Paola Andreoni 

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Giorno del Ricordo


Il 10 febbraio si celebra il ricordo del dramma delle migliaia di istriani, fiumani, giuliani e dalmati, uccisi dalla furia cieca dei partigiani comunisti titini, o costretti a lasciare le loro case, i loro beni, la loro terra.
Questa pagina così dolorosa, il ricordo tramandatoci da parte degli esuli e dei parenti di chi non c’è più, deve restare scolpita nella memoria dell’Italia.
Anche Osimo ha dato rifugio e nuova vita a famiglie di istriani negli anni 1949-1950, tra questi mi piace ricordare le famiglie dei fratelli Lucchesi e dei fratelli Brazzoni che poi hanno contribuito a dare lustro alla nostra locale squadra di calcio.
Claudio, Duilio Terenzio Lucchesi profughi arrivati ad Osimo nell’inverno del 1949. Senza casa e senza lavoro avevano trovato rifugio, con le loro famiglie, per qualche giorno sotto le logge. Poi campioni indimenticati e allenatori della squadra dell’Osimana”
(tratto dal libro “Una storia Giallorossa osimana” di Andreucci e Lombardi pag.176)

Paola Andreoni 

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Gli uomini che valgono molto

“È curioso a vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto, hanno le maniere semplici;
e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore. (…)
Del resto quasi tutti gli uomini grandi sono modesti perché si paragonano non cogli altri, ma con quell’idea del perfetto che hanno dinanzi allo spirito, infinitamente più chiara e maggiore di quella che ha il volgo; e considerano quanto siano lontani dal conseguirla.”
Giacomo Leopardi (1798-1837), Zibaldone

Paola Andreoni 

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