Una delle pagine più intense del travaglio sociale della Storia del nostro Paese è rappresentata dal fenomeno dell’emigrazione. Ieri erano i nostri padri ad abbandonare le loro case, i loro affetti per trasferirsi lontano in mondi nuovi, alla ricerca di una risposta, di una speranza, alle loro precarie situazioni economiche. Oggi la storia si ripete. Tanti giovani italiani espatriano in cerca di lavoro: un fenomeno preoccupante che tocca tutte le classi sociali, e i gradi di istruzione, dai diplomati ai ricercatori universitari.
Vivere lontano dalla propria casa non è una questione di poco conto: non vi è il conforto e la vicinanza dei propri cari e niente è familiare. Significa però anche e soprattutto sperare in una vita migliore.
Anche la nostra città ha conosciuto e conosce storie di emigrazione. Questa è la storia di Mario Strappato, un osimano che ha fatto dell’emigrazione la sua scelta di vita: prima in Svizzera e poi in Australia.
Lì con impegno ha raggiunto l’agognata meta di un po’ di benessere per sé, per la sua famiglia e per sua figlia
Mario Strappato è nato in Osimo il 29 marzo 1939, figlio di genitori contadini ( Gino ed Elisa Capogrossi), è stato partecipe dei grandi sacrifici che la famiglia stessa ha sofferto nel lavoro ingrato della campagna in mezzadria. Fin da piccolino, mentre ancora frequentava le scuole elementari a Santa Lucia e poi l'”Avviamento” nei locali sopra il loggiato del Comune, aiutava i suoi genitori nel lavoro della terra.
La sua è la generazione che ha conosciuto la fame, i sacrifici, le preoccupazioni ma che ha tirato sempre avanti con testardaggine e onestà e con tanti sogni e speranze di cambiamento ma anche con molta responsabilità verso loro stessi e verso le loro famiglie.
E’ in questo ambiente di campagna, affascinato dall’arrivo dei primi trattori che Mario si innamora della meccanica. A 14 anni, lascia la scuola ed inizia subito a lavorare: apprendista meccanico tornitore. E’ nelle ditte osimane di Maracci, Luna Quinto, Borsini che impara i segreti delle macchine utensili e della meccanica.
A 21 anni Mario decide che era giunto il momento di mettere a frutto il bagaglio di conoscenze ed abilità tecniche acquisite con il tornio e la fresa. Con coraggio e determinazione – letta un inserzione di offerta di lavoro della ditta HispanoSuiza Switserland – decide di emigrare in Svizzera.
A Ginevra Mario lavorerà quattro anni. Saranno anni molto ricchi dal punto di vista professionale, prima alla Hispano Suiza dove si fabbricavano motori per aeroplani, poi alle dipendenze della ditta Edalco che produceva componentistiche meccaniche.
Mario in questo periodo ebbe modo di farsi notare per la sue particolari abilità di attrezzista e di preparatore degli stampi che modellavano, poi, i prodotti finiti.
Le sue mani magiche, – accompagnate da un innato spirito di osservazione e da un carattere teso alla ricerca di perfezione-, con il supporto di strumenti e utensili comuni, riuscivano a costruire di tutto e a risolvere ogni problematica tecnica che gli ingegneri gli sottoponevano.
Anni difficili perchè gli italiani non erano ben visti, anni duri a causa del rigore del clima svizzero, ma anche importanti anni di formazione per il ricco bagaglio di conoscenze tecniche acquisite. Anni di sacrifici ripagati dalle ottime paghe ( almeno quattro volte superiori rispetto all’Italia) che permettevano sostanziose rimesse. Mario riusciva ogni mese ad inviare ai suoi anziani genitori cospicue somme di franchi, finalizzate alla realizzazione di un’altra sfida e sogno ( poi realizzati ): la costruzione di una casa di proprietà e l’acquisto di un piccolo appezzamento di terreno.
Tornato in Osimo nell’estate del 1964 per stare vicino i genitori e per dare inizio ai lavori di costruzione della nuova progettata casa, con il bagaglio di esperienza acquisita trova subito occupazione a Castelfidardo nella ditta Serenelli e poi in Farfisa. Il progetto casa in via Rossini prendeva sempre più forma ma c’era da pensare anche all’arredamento della casa e gli stipendi italiani stavano stretti a Mario, abituato alle più sostanziose mensilità in franchi svizzeri. Se si aggiunge a tutto questo che Mario è sempre stato uno spirito libero, una persona semplice, solare e responsabile, non meraviglia che nel marzo del 1966 decide di licenziarsi dalla Farfisa, rifare la valigia di cartone, e partire per farsi apprezzare in qualche altra parte del Mondo.
Presenta due domande di emigrazione: una all’ufficio migrazione del Brasile e l’altra all’Australian Migration Agreement, lasciando al destino la decisione su quale strada si sarebbe diretta la sua vita.
L’emergente industria australiana, disperatamente alla ricerca di personale altamente qualificato, non lasciò passare neppure un mese, e già Mario pervenne il visto e il biglietto pagato di viaggio in nave, seconda classe, sola andata: Genova – Melbourne.
Un viaggio che gli ha fatto attraversare il mondo, viaggio che ancora Mario ricorda con emozione. Tre settimane sulla nave, prima sosta a Napoli dove altri lavoratori italiani si sono imbarcati, Alessandria, Port Said, sosta al Canale Di Suez, Mar Rosso, Aden ( Yemen), l’Oceano, e poi l’approdo nel nuovo continente australe a Perth e poi Melbourne: era il 2 maggio 1966, Mario Strappato aveva 27 anni ed aveva messo piede letteralmente dall’altra parte del mondo.
L’Australia offriva un’abbondanza di opportunità, e anche questa è stata la leva che ha attirato Mario, e come lui tanti nostri connazionali, in cerca di una vita migliore. E’ di quegli anni ad esempio il film con Alberto Sordi e Claudia Cardinale: “Bello, onesto, emigrato in Australia sposerebbe compaesana illibata”. Un vero e proprio spaccato di vita dell’emigrato italiano solo in una terra lontana. Mario mi racconta che nella terra dei canguri, di italiani ce n’erano tanti. Numerosi anche i Club e le Associazioni che nei giorni non lavorativi organizzavano incontri con lo scopo di mantenere i legami tra loro e conservare le tradizioni.
Mario nella sua lunga permanenza in Australia ha avuto modo anche di visitarla e conoscerla scoprendo che non c’era regione o grandi e medie città da Melbourne, Sydney, Adelaide e Perth dove non si trovava una presenza italiana, così come scoprì che non esisteva regione o provincia dell’Italia che non fosse rappresentata. Veneti, calabresi, siciliani, campani e tutti emigrati, come si dice oggi con una accezione negativa, per motivi economici. Una cosa accomunava gli italiani ( naturalmente c’erano anche delle minoritarie eccezioni) erano capaci di guadagnarsi il rispetto degli autoctoni grazie alla loro bravura e questo valeva sia per quanti erano occupati nelle disperse fattorie agricole ( si diceva che un italiano era capace di coltivare anche le terre ritenute improduttive), sia per quanti si dedicarono al piccolo commercio, sia per quanti, come lui, facevano valere le proprie competenze tecniche.
Anche per Mario, prima la Svizzera e poi l’Australia, sono state terre di speranza rilevatisi luoghi in cui conquistare rispetto e dignità.
Nelle fabbriche australiane dove ha lavorato, Mario si è costruito nel tempo una solida reputazione, considerato un infaticabile lavoratore ( qualità comune alla maggior parte degli italiani), ricorda ancora le tante ore straordinarie fatte e i sabati passati in officina. Ma, in particolare, Mario si guadagnò sul campo, la fama di eccellente costruttore di stampi, così lo chiamavano “Mr. Mario il mago italiano della costruzione di stampi meccanici” per componenti plastici.
Erano gli anni ’70, tempi in cui ancora non era arrivata la tecnologia dei software, della stampa 3D e degli applicativi che permettono oggi l’ingegnerizzazione del particolare, la progettazione dello stampo e la programmazione delle macchine utensili. Allora lo stampo, elemento essenziale per la produzione in linea, era il frutto di un attento e scrupoloso lavoro di studio ed analisi dei prodotti per pensare ed elaborare come costantemente migliorarli. La realizzazione di uno stampo era il risultato delle osservazioni di ingegneri, gli schizzi a matita su ritagli di carta riutilizzata più volte appesi nell’officina a cui poi il bravo “attrezzista”doveva con le sue sapienti mani dare corpo. Questa è stata la passione di Mario, quella di un bravo stampista: compiere e trasformare i metalli col lavoro di precisione delle sue mani, in stampi, pezzi meccanici.
Così è stato per il lavoro svolto alla General Motors Holden’s Pty di Melbourne dove i stampi messi a punto da Mario producevano componenti plastici come paraurti fanaleria per l’industria delle automobili, alla Popolare Metal Stamping di Marrickville specializzata nella predisposizione di stampi per l’industria plastica australiana, alla prestigiosa fabbrica aeronautica “Commonwealth Aircraft Corporation” ( in questa prestigiosa fabbrica Mario, viene riconosciuto capo della produzione della parte meccanica degli aerei e dei bus), alla Production Tooling Pty di Sydney nota ditta di designers, alla Nally Limited di St. Peters affermata compagnia multinazionale specializzata nell’arredamento dove Mario ha lavorato ininterrottamente dal giugno 1975 all’agosto del 1979.
L’Australia per Mario Strappato ha rappresentato una seconda Patria, ben voluto da tutti si è impegnato per integrarsi e rispettare il più possibile quelle che erano le tradizioni e i costumi che questa terra, in termini economici, gli offriva. Mario mi ha raccontato, che alla sera al termine di estenuanti orari di lavoro a cui si aggiungevano spesso ore di straordinari, benchè esausto, non ha mai saltato una lezione di inglese, ben conscio di quanto era importante parlare e farsi capire. Dopo settimane di solo “good morning” e ” how are you”, Mario riesce, in breve tempo, a colloquiare in un inglese fluido e con appropriatezza di linguaggio tecnico, con i suoi ingegneri.
Mario in Australia non ha fatto propri solo gli usi e i costumi di quella terra, ma spesso, ha importato anche i prodotti tipici del nostro territorio, divenendo, così un “ambasciatore” dei prodotti made in Italy, in Australia. Durante le feste natalizie o quando invitava qualche collega a cena nella sua cucina c’erano sempre i buoni prodotti della cucina marchigiana: olio, insaccati, paste, dolci. E con soddisfazione ci teneva a raccontare che quelle bontà erano l’Italia, erano i sapori delle sue/nostre terre. Un anno acquistò da un Concessionario della nostra zona una “Lancia Beta” rossa e se la fece spedire in Australia. Girava per le strade di Sydney orgoglioso di questo bel prodotto della meccanica made in Italy e gli australiani grazie al nostro concittadino videro per la prima volta un’Alfa Romeo “Lancia Beta” nella terra dei canguri.
Nel 1980 Mario al compimento di 41 anni, ricco delle tante esperienze professionali fatte, decide di metter fine alla sua esperienza di migrante in terra Australiana, era il momento di tornare ad Osimo dove l’aspettava una bella casetta, un piccolo appezzamento di terreno dove passare il tempo libero, ed era tempo anche di pensare di metter su famiglia con la fidanzata, la sig.ra Yohanna conosciuta in Indonesia.
Ritornato in Osimo, Mario che non conosce il senso della parola ozio, ed è uomo di sfide, decide – anche confidando sulla esperienza accumulata – di fare un grande passo: diventare imprenditore. Con un amico collega costituisce la “Meccanica di Precisione snc” con sede nei locali sottostanti la propria abitazione. Con il solito entusiasmo acquista diversi macchinari ( affilatrice, torni, presse, fresatrici, ….) con un notevole impegno finanziario. All’inizio le cose andarono bene e all’interno della sua officina è cresciuta una generazione di stampisti, che hanno poi sviluppato, negli anni successivi, importanti e riconosciute aziende nel territorio. Poi però a causa del sopraggiungere della crisi del settore, della crescente diffusione delle nuove tecnologie informatiche, la necessità di continui e consistenti investimenti per l’acquisto di macchinari sempre più sofisticati per rispondere alle esigenze della clientela, la constatazione che un piccolo artigiano non poteva più da solo stare nel mercato, hanno determinato la chiusura di questa esperienza imprenditoriale nel maggio del 2009.
Mario che ha iniziato a lavorare a 14 anni e che ha portato in giro per il mondo la passione, l’eccellenza e il senso di appartenenza al lavoro del nostro Paese, porta ancora oggi a distanza di dieci anni dalla chiusura della iniziativa imprenditoriale, le ferite causate da una nemica con la quale si è dovuto scontrare. Una nemica di cui non conosceva l’esistenza, ( non c’éra in Svizzera nè, tantomeno, ne aveva sentito parlare in Australia) nemica che ha contribuito pesantemente alla chiusura dell’ iniziativa imprenditoriale, lasciando dolore e un senso di irriconoscenza verso il nostro Paese: la zavorra della burocrazia italiana !
Oggi Mario si gode la meritata pensione da artigiano, forse però gli rimane il rimpianto di non essere rimasto in Australia, rammaricato per la eccessiva burocrazia di cui è vittima il nostro Paese che penalizza, di fatto, anche i più volenterosi e capaci di provare a fare impresa per creare benessere.
Questa che ho raccontato è la storia del nostro concittadino Mario Strappato, ma con lui voglio ricordare e lanciare un saluto ai tanti altri osimani, uomini e donne – ed è storia anche del presente – che hanno dovuto lasciare la terra che li ha visti nascere, per cercare una vita migliore, per iniziare una nuova vita in un paese straniero, nel quale essi saranno, con grande probabilità, sempre considerati diversi. Persone costrette a diventare nuove persone, ad adattarsi, a cambiare, a mettersi in gioco. Il distacco da un luogo caro è un’esperienza che stravolge un’intera esistenza. Molti, anche giovani, conoscono questo dolore…, ma c’è anche l’orgoglio di essersi ricostruiti altrove una nuova storia, comunque serena ed appagante. Si dice che il passato sia linfa per il futuro, che la storia di Mario, dei tanti che hanno lasciato il nostro Paese e dei giovani che ancora oggi cercano altrove le opportunità di vita migliore, ci ricordino chi siamo stati e facciano risvegliare, in chi se l’è dimenticato, lo spirito di solidarietà e fraternità, che ogni essere umano eleva.
La Presidente del Consiglio Comunale
………..prof.ssa Paola Andreoni
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