È bello anche morire per le proprie idee...
chi ha il coraggio di sostenere i propri valori muore una volta sola, chi ha paura muore ogni giorno. (Paolo Borsellino)
“…Anche sta parolona, «barriera architettonica». Uno pensa come minimo alla Grande Muraglia Cinese. E invece, da noi, «barriera architettonica» è il gradino del marciapiedi, sette centimetri di altezza. Un tacco di Berlusconi, tanto per intenderci. Ma per uno sulla sedia a rotelle, salire sul marciapiede è come scalare la Grande Muraglia”.
Beppe Grillo
” nessuno può fermare i migranti, è come un fenomeno sismico, e l’accoglienza da parte dell’Europa è un dovere, in particolare per l’Italia, che per la sua posizione è come un ponte sul Mediterraneo, un mare chiuso eppure, da sempre, aperto a tutti i viaggiatori e a tutte le culture”. don Andrea Gallo
AI nostro Governo preoccupato solo dell’emergenza sbarchi ricordo questa canzone di De Andrè
CREUZA DE MÄ (MULATTIERA DI MARE)
Ombre di facce facce di marinai
da dove venite dov’è che andate
da un posto dove la luna si mostra nuda
e la notte ci ha puntato il coltello alla gola
e a montare l’asino c’è rimasto Dio
il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido
usciamo dal mare per asciugare le ossa dell’Andrea
alla fontana dei colombi nella casa di pietra
E nella casa di pietra chi ci sarà
nella casa dell’Andrea che non è marinaio
gente di Lugano facce da tagliaborse
quelli che della spigola preferiscono l’ala
ragazze di famiglia, odore di buono
che puoi guardarle senza preservativo
E a queste pance vuote cosa gli darà
cose da bere, cose da mangiare
frittura di pesciolini, bianco di Portofino
cervelli di agnello nello stesso vino
lasagne da tagliare ai quattro sughi
pasticcio in agrodolce di lepre di tegole
E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli
emigranti della risata con i chiodi negli occhi
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere
fratello dei garofani e delle ragazze
padrone della corda marcia d’acqua e di sale
che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare
Due giovani promesse del calcio osimano hanno partecipato al Torneo di Viareggio, uno dei più importanti tornei internazionali giovanili di calcio riservato alle squadre Primavera. I nostri ragazzi che quest’anno difendono i colori del Sassuolo Calcio, hanno fatto bella mostra delle loro capacità contro squadre importanti come il Milan, la Stabaek (squadra norvegese) e la squadra giapponese del Grampus Nagoyabaek. Complimenti e …BUONA STRADA.
I lavoratori stranieri sono pronti a tornare in piazza, per ripetere lo sciopero che l’anno scorso ha fatto capire agli italiani che di loro non si può più fare a meno.
Il 1° marzo 2010, quasi un anno fa, i migranti d’Italia hanno deciso di far capire a tutto il paese quanto il loro contributo sia ormai diventato fondamentale per il funzionamento della nostra società e della nostra ecomonia. Sono scesi in piazza, per la prima volta hanno scioperato e si sono astenuti dal lavoro.
Dopo quel corteo, che ha unito migranti e italiani contro la legge Bossi-Fini e il razzismo, sono successe tante cose. Settimane di lotte degli operai su una gru di Brescia e su una torre di Milano. Oggi l’ attualità, ci ripresenta gli sbarchi di coloro che hanno deciso di scappare dai paesi in rivolta nella sponda sud del Mediterraneo, rimettendo nuovamente a nudo l’incapacità del governo italiano in materia di accoglienza.
La lista dei motivi che spingono i migranti a ripetere l’esperienza dell’anno scorso è dunque molto lunga.
E ‘ bene ricordare a chi se lo fosse dimenticato che ormai non si può più fare a meno di loro.
Rallentare il ritmo frenetico e prendere consapevolezza della propria vita, dei valori più importanti che rischiano di essere fagocitati dalla superficialità e dalla frenesia del quotidiano. Muove da queste convinzioni la Giornata mondiale della lentezza, iniziativa giunta alla quinta edizione e nata da un’idea della onlus “L’arte del vivere con lentezza” per riflettere sui danni economici, ambientali, sociali e culturali del vivere a folle velocità.
Cuore di Edmondo De Amicis, Racconto mensile. Nella prima giornata della battaglia di Custoza, il 24 luglio del 1848, una sessantina di soldatid’un reggimento di fanteria del nostro esercito, mandati sopra un’altura a occupare una casa solitaria, si trovarono improvvisamente assaliti da due compagnie di soldati austriaci, che tempestandoli di fucilate da varie parti, appena diedero loro il tempo di rifugiarsi nella casa e di sbarrare precipitosamente le porte, dopo aver lasciato alcuni morti e feriti pei campi. Sbarrate le porte, i nostri accorsero a furia alle finestre del pian terreno e del primo piano, e cominciarono a fare un fuoco fitto sopra gli assalitori, i quali, avvicinandosi a grado a grado, disposti in forma di semicerchio, rispondevano vigorosamente. Ai sessanta soldati italiani comandavano due ufficiali subalterni e un capitano, un vecchio alto, secco e austero, coi capelli e i baffi bianchi; e c’era con essi un tamburino sardo, un ragazzo di poco più di quattordici anni, che ne dimostrava dodici scarsi, piccolo, di viso bruno olivastro, con due occhietti neri e profondi, che scintillavano. Il capitano, da una stanza del primo piano, dirigeva la difesa, lanciando dei comandi che parean colpi di pistola, e non si vedeva sulla sua faccia ferrea nessun segno di commozione. Il tamburino, un po’ pallido, ma saldo sulle gambe, salito sopra un tavolino, allungava il collo, trattenendosi alla parete, per guardar fuori dalle finestre; e vedeva a traverso al fumo, pei campi, le divise bianche degli Austriaci, che venivano avanti lentamente. La casa era posta sulla sommità d’una china ripida, e non aveva dalla parte della china che un solo finestrino alto, rispondente in una stanza a tetto; perciò gli Austriaci non minacciavan la casa da quella parte, e la china era sgombra: il fuoco non batteva che la facciata e i due fianchi.
Ma era un fuoco d’inferno, una grandine di palle di piombo che di fuori screpolava i muri e sbriciolava i tegoli, e dentro fracassava soffitti, mobili, imposte, battenti, buttando per aria schegge di legno e nuvoli di calcinacci e frantumi di stoviglie e di vetri, sibilando, rimbalzando, schiantando ogni cosa con un fragore da fendere il cranio. Di tratto in tratto uno dei soldati che tiravan dalle finestre stramazzava indietro sul pavimento ed era trascinato in disparte. Alcuni barcollavano di stanza in stanza, premendosi le mani sopra le ferite. Nella cucina c’era già un morto, con la fronte spaccata. Il semicerchio dei nemici si stringeva.
A un certo punto fu visto il capitano, fino allora impassibile, fare un segno d’inquietudine, e uscir a grandi passi dalla stanza, seguito da un sergente. Dopo tre minuti ritornò di corsa il sergente e chiamò il tamburino, facendogli cenno che lo seguisse. Il ragazzo lo seguì correndo su per una scala di legno ed entrò con lui in una soffitta nuda, dove vide il capitano, che scriveva con una matita sopra un foglio, appoggiandosi al finestrino, e ai suoi piedi, sul pavimento, c’era una corda da pozzo.
Il capitano ripiegò il foglio e disse bruscamente, fissando negli occhi al ragazzo le sue pupille grigie e fredde, davanti a cui tutti i soldati tremavano: – Tamburino!
Il tamburino si mise la mano alla visiera.
Il capitano disse: – Tu hai del fegato
Gli occhi del ragazzo lampeggiarono.
– Sì, signor capitano, – rispose.
– Guarda laggiù, – disse il capitano, spingendolo al finestrino, – nel piano, vicino alle case di Villafranca, dove c’è un luccichìo di baionette. Là ci sono i nostri, immobili. Tu prendi questo biglietto, t’afferri alla corda, scendi dal finestrino, divori la china, pigli pei campi, arrivi fra i nostri, e dai il biglietto al primo ufficiale che vedi. Butta via il cinturino e lo zaino.
Il tamburino si levò il cinturino e lo zaino, e si mise il biglietto nella tasca del petto; il sergente gettò la corda e ne tenne afferrato con due mani l’uno dei capi; il capitano aiutò il ragazzo a passare per il finestrino, con la schiena rivolta verso la campagna.
– Bada, – gli disse, – la salvezza del distaccamento è nel tuo coraggio e nelle tue gambe.
– Si fidi di me, signor capitano – rispose il tamburino, spenzolandosi fuori.
– Cùrvati nella discesa, – disse ancora il capitano, afferrando la corda insieme al sergente
– Non dubiti.
– Dio t’aiuti.
In pochi momenti il tamburino fu a terra; il sergente tirò su la corda e disparve; il capitano s’affacciò impetuosamente al finestrino, e vide il ragazzo che volava giù per la china.
Sperava già che fosse riuscito a fuggire inosservato quando cinque o sei piccoli nuvoli di polvere che si sollevarono da terra davanti e dietro al ragazzo, l’avvertirono che era stato visto dagli Austriaci, i quali gli tiravano addosso dalla sommità dell’altura: quei piccoli nuvoli eran terra buttata in aria dalle palle. Ma il tamburino continuava a correre a rompicollo. A un tratto, stramazzò. – Ucciso! – ruggì il capitano, addentandosi il pugno. Ma non aveva anche detto la parola, che vide il tamburino rialzarsi. – Ah! una caduta soltanto! – disse tra sé, e respirò. Il tamburino, infatti, riprese a correre di tutta forza; ma zoppicava. – Un torcipiede, – pensò il capitano. Qualche nuvoletto di polvere si levò ancora qua e là intorno al ragazzo, ma sempre più lontano. Egli era in salvo. Il capitano mise un’esclamazione di trionfo. Ma seguitò ad accompagnarlo con gli occhi, trepidando, perché era un affar di minuti: se non arrivava laggiù il più presto possibile col biglietto che chiedeva immediato soccorso, o tutti i suoi soldati cadevano uccisi, o egli doveva arrendersi e darsi prigioniero con loro. Il ragazzo correva rapido un tratto, poi rallentava il passo zoppicando, poi ripigliava la corsa, ma sempre più affaticato, e ogni tanto incespicava, si soffermava. – Lo ha forse colto una palla di striscio, pensò il capitano, e notava tutti i suoi movimenti, fremendo, e lo eccitava, gli parlava, come se quegli avesse potuto sentirlo; misurava senza posa, con l’occhio ardente, lo spazio interposto fra il ragazzo fuggente e quel luccichìo d’armi che vedeva laggiù nella pianura in mezzo ai campi di frumento dorati dal sole. E intanto sentiva i sibili e il fracasso delle palle nelle stanze di sotto, le grida imperiose e rabbiose degli ufficiali e dei sergenti, i lamenti acuti dei feriti, il rovinìo dei mobili e dei calcinacci. – Su! Coraggio! – gridava, seguitando con lo sguardo il tamburino lontano, – avanti! corri! Si ferma, maledetto! Ah! riprende la corsa. – Un ufficiale venne a dirgli ansando che i nemici, senza interrompere il fuoco, sventolavano un panno bianco per intimare la resa. – Non si risponda! – egli gridò, senza staccar lo sguardo dal ragazzo, che già era nel piano, ma che più non correva, e parea che si trascinasse stentatamente. – Ma va’! ma corri! – diceva il capitano stringendo i denti e i pugni; – ammazzati, muori, scellerato, ma va’! – Poi gettò un’orribile imprecazione. – Ah! l’infame poltrone, s’è seduto! –
Il ragazzo, infatti, di cui fino allora egli aveva visto sporgere il capo al disopra d’un campo di frumento, era scomparso, come se fosse caduto. Ma dopo un momento, la sua testa venne fuori daccapo; infine si perdette dietro alle siepi, e il capitano non lo vide più.
Allora discese impetuosamente; le palle tempestavano; le stanze erano ingombre di feriti, alcuni dei quali giravano su sé stessi come briachi, aggrappandosi ai mobili; le pareti e il pavimento erano chiazzati di sangue; dei cadaveri giacevano a traverso alle porte; il luogotenente aveva il braccio destro spezzato da una palla; il fumo e il polverio avvolgevano ogni cosa. – Coraggio! Arrivan soccorsi! Ancora un po’ di coraggio! – Gli Austriaci s’erano avvicinati ancora; si vedevano giù tra il fumo i loro visi stravolti, si sentiva tra lo strepito delle fucilate le loro grida selvagge, che insultavano, intimavan la resa, minacciavan l’eccidio. Qualche soldato, impaurito, si ritraeva dalle finestre; i sergenti lo ricacciavano avanti. Ma il fuoco della difesa infiacchiva, lo scoraggiamento appariva su tutti i visi, non era più possibile protrarre la resistenza. A un dato momento, i colpi degli Austriaci rallentarono, e una voce tonante gridò prima in tedesco, poi in italiano: – Arrendetevi! – No! – urlò il capitano da una finestra. E il fuoco ricominciò più fitto e più rabbioso dalle due parti. Altri soldati caddero. Già più d’una finestra era senza difensori. Il momento fatale era imminente. Il capitano gridava con voce smozzicata fra i denti: – Non vengono! Non vengono! – e correva intorno furioso, torcendo la sciabola con la mano convulsa, risoluto a morire. Quando un sergente, scendendo dalla soffitta, gettò un grido altissimo: – Arrivano! – Arrivano! – ripeté con un grido di gioia il capitano. – A quel grido tutti, sani, feriti, sergenti, ufficiali si slanciarono alle finestre, e la resistenza inferocì un’altra volta. Di lì a pochi momenti, si notò come un’incertezza e un principio di disordine fra i nemici. Subito, in furia, il capitano radunò un drappello nella stanza a terreno, per far impeto fuori, con le baionette inastate. – Poi rivolò di sopra. Era appena arrivato, che sentirono uno scalpitìo precipitoso, accompagnato da un urrà formidabile, e videro dalle finestre venir innanzi tra il fumo i cappelli a due punte dei carabinieri italiani, uno squadrone lanciato ventre a terra, e un balenìo fulmineo di lame mulinate per aria, calate sui capi, sulle spalle, sui dorsi; – allora il drappello irruppe a baionette basse fuor della porta; – i nemici vacillarono, si scompigliarono, diedero di volta, il terreno rimase sgombro, la casa fu libera, e poco dopo due battaglioni di fanteria italiana e due cannoni occupavan l’altura.
Il capitano, coi soldati che gli rimanevano, si ricongiunse al suo reggimento, combatté ancora, e fu leggermente ferito alla mano sinistra da una palla rimbalzante, nell’ultimo assalto alla baionetta.
La giornata finì con la vittoria dei nostri.
Ma il giorno dopo, essendosi ricominciato a combattere, gli italiani furono oppressi, malgrado la valorosa resistenza, dal numero soverchiante degli Austriaci, e la mattina del ventisei dovettero prender tristamente la via della ritirata, verso il Mincio.
Il capitano, benché ferito, fece il cammino a piedi coi suoi soldati, stanchi e silenziosi, e arrivato sul cader del giorno a Goito, sul Mincio, cercò subito del suo luogotenente, che era stato raccolto col braccio spezzato dalla nostra Ambulanza, e doveva esser giunto là prima di lui. Gli fu indicata una chiesa, dov’era stato installato affrettatamente un ospedale da campo. Egli v’andò. La chiesa era piena di feriti, adagiati su due file di letti e di materassi distesi sul pavimento; due medici e vari inservienti andavano e venivano, affannati; e s’udivan delle grida soffocate e dei gemiti.
Appena entrato, il capitano si fermò, e girò lo sguardo all’intorno, in cerca del suo ufficiale.
In quel punto si sentì chiamare da una voce fioca, vicinissima: – Signor capitano!
Si voltò: era il tamburino
Era disteso sopra un letto a cavalletti, – coperto fino al petto da una rozza tenda da finestra, a quadretti rossi e bianchi, – con le braccia fuori; pallido e smagrito, ma sempre coi suoi occhi scintillanti, come due gemme nere.
– Sei qui, tu? – gli domandò il capitano, stupito ma brusco. – Bravo. Hai fatto il tuo dovere.
– Ho fatto il mio possibile, – rispose il tamburino.
– Sei stato ferito, – disse il capitano, cercando con gli occhi il suo ufficiale nei letti vicini.
– Che vuole! – disse il ragazzo, a cui dava coraggio a parlare la compiacenza altiera d’esser per la prima volta ferito, senza di che non avrebbe osato d’aprir bocca in faccia a quel capitano; – ho avuto un bel correre gobbo, m’han visto subito. Arrivavo venti minuti prima se non mi coglievano. Per fortuna che ho trovato subito un capitano di Stato Maggiore da consegnargli il biglietto. Ma è stato un brutto discendere dopo quella carezza! Morivo dalla sete, temevo di non arrivare più, piangevo dalla rabbia a pensare che ad ogni minuto di ritardo se n’andava uno all’altro mondo, lassù. Basta, ho fatto quello che ho potuto. Son contento. Ma guardi lei, con licenza, signor capitano, che perde sangue.
Infatti dalla palma mal fasciata del capitano colava giù per le dita qualche goccia di sangue.
– Vuol che le dia una stretta io alla fascia, signor capitano? Porga un momento.
Il capitano porse la mano sinistra, e allungò la destra per aiutare il ragazzo a sciogliere il nodo e a rifarlo; ma il ragazzo, sollevatosi appena dal cuscino, impallidì, e dovette riappoggiare la testa.
– Basta, basta, – disse il capitano, guardandolo, e ritirando la mano fasciata, che quegli volea ritenere: – bada ai fatti tuoi, invece di pensare agli altri, ché anche le cose leggiere, a trascurarle, possono farsi gravi.
Il tamburino scosse il capo.
– Ma tu, – gli disse il capitano, guardandolo attentamente, – devi aver perso molto sangue, tu, per esser debole a quel modo.
– Perso molto sangue? – rispose il ragazzo, con un sorriso. – Altro che sangue. Guardi.
E tirò via d’un colpo la coperta.
Il capitano diè un passo indietro, inorridito.
Il ragazzo non aveva più che una gamba: la gamba sinistra gli era stata amputata al di sopra del ginocchio: il troncone era fasciato di panni insanguinati.
In quel momento passò un medico militare, piccolo e grasso, in maniche di camicia. – Ah! signor capitano, disse rapidamente, accennandogli il tamburino, – ecco un caso disgraziato; una gamba che si sarebbe salvata con niente s’egli non l’avesse forzata in quella pazza maniera; un’infiammazione maledetta; bisognò tagliar lì per lì. Oh, ma… un bravo ragazzo, gliel’assicuro io; non ha dato una lacrima, non un grido! Ero superbo che fosse un ragazzo italiano, mentre l’operavo, in parola d’onore. Quello è di buona razza, perdio!
E se n’andò di corsa.
Il capitano corrugò le grandi sopracciglia bianche, e guardò fisso il tamburino, ristendendogli addosso la coperta; poi, lentamente, quasi non avvedendosene, e fissandolo sempre, alzò la mano al capo e si levò il cheppì.
– Signor capitano! – esclamò il ragazzo meravigliato. – Cosa fa, signor capitano? Per me!
E allora quel rozzo soldato che non aveva mai detto una parola mite ad un suo inferiore, rispose con una voce indicibilmente affettuosa e dolce: – Io non sono che un capitano; tu sei un eroe.
Poi si gettò con le braccia aperte sul tamburino, e lo baciò tre volte sul cuore.
“No alle unioni gay”.
“No alle adozioni per i single”.
“No alla scuola pubblica”.
Cosa è più inammissibile? Che sia Berlusconi a fare queste affermazioni o che una platea che si fa chiamare “Cristiano riformisti” ascolti queste cose da uno accusato di frequentare prostitute minorenni e lo applaude anche?
Al momento della sua costituzione il periodico comunale 5 Torri definì la Syncoop una nuova importante realtà osimana, fortemente voluta dall’allora sindaco di Osimo.
Si magnificava che tale cooperativa occupava circa 40 lavoratori articolando la propria attività sui servizi sociali, servizi all’industria, e in un minimarket, avendo tra i suoi obiettivi anche l’inserimento di soggetti svantaggiati.
Sta di fatto che purtroppo oggi la Syncoop è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Ancona e così è fallito il progetto tanto magnificato dalle liste “Simoncini &Latini” sulla rivista del Comune di Osimo.
Voglio esprimere la più viva solidarietà e vicinanza a tutti quei lavoratori e giovani disabili della Syncoop che ad oggi non sono stati pagati, che aspettano giustizia e che hanno visto deluse le proprie aspettative e speranze.
puoi firmare ad Osimo banchetto in Piazza Buccolino sabato 26 febbraio dalle ore 18.00 alle 20.00 domenica 27 febbraio dalle ore 11.00 alle ore 12.00 domenica 27 febbraio dalle ore 18.00 alle ore 20.00
Il Governo con un gli ultimi provvedimenti ha innalzato la tassazione sul cinema, che causerà un’innalzamento delle relative tariffe a scapito ancora una volta dei consumatori .
E’ giusto fare presente con forza come ancora una volta, da più di 16 anni a questa parte, Berlusconi che promette di abbassare le tasse le abbia sistematicamente alzate!
“Il senatore Tedesco non aspetti la decisione della giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato in merito alla richiesta di arresto comminatagli dalla procura di Bari riguardante lo scandalo sanità della Puglia. Si autosospenda ed affronti i magistrati: sarebbe davvero un gesto memorabile in un momento come questo in cui il centrodestra si prepara a ripristinare l’immunità parlamentare ed a imporre leggi ad personam sulla giustizia per salvare Berlusconi dai processi. “
Ciò che sta succedendo non può lasciarci indifferenti. Le notizie che arrivano dalla Libia ci descrivono un paese nel pieno di una guerra civile, nel quale si stanno consumando violenze inaudite contro il popolo, che chiede libertà e giustizia dopo anni di dittatura.
E’ il riflesso di un’onda rivoluzionaria che sta scuotendo tutto il mondo arabo e si ripercuoterà in tutto il Nord Africa.
Mentre il Governo – dopo aver creato un asse privilegiato con il sanguinario colonnello Gheddafi – oggi tergiversa nell’imbarazzo più assoluto, noi abbiamo il dovere di dare un segno della nostra vicinanza al popolo libico e a tutti coloro che, in questo momento, lottano e muoiono per la libertà.
Una solidarietà che dovremo attivamente mettere in atto preparandoci ad accogliere le migliaia di profughi in arrivo nel nostro paese.
Il Senato (commissione Giustizia) ha bocciato le quote rosa del CDA.
Questa decisione lascia l’amaro in bocca perchè lo stesso Paese che festeggia l’8 Marzo e che fa proclami sulla parità di trattamento dei sessi si trova, all’atto pratico, a dire no ad una presenza paritaria femminile nei CdA.
Il governo, ha giustificato questa scelta con la motivazione che, tali quote, avrebbero potuto portare all’ingresso nei CDA di persone prive di competenze e ammesse solo perchè donne.
A mio avviso dunque, se il problema è il merito e non il sesso, è necessario porsi la stessa preoccupazione nei confronti degli uomini: quali controlli ci sono, al giorno d’oggi, sul merito? Quanti uomini siedono nei CDA per “merito” ? Su questo, ovviamente, non ci si interroga!
Un passo indietro, per noi Donne.
Ricevo e Pubblico dal coordinatore IdV di Osimo, Giuseppe Cavina
oggetto:PRECISAZIONI,ISTANZE E PROPOSTE IN MERITO ALLA GESTIONE DEI RIFIUTI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL POTENZIAMENTO DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA.
Visto il nostro recente invito all’Amministrazione Comunale di Osimo a fare autocritica in merito all’andamento della raccolta differenziata negli ultimi 12 anni, che ad oggi ci vede ancora al di sotto degli obiettivi minimi di legge e visto che tale invito è stato, come al solito, ignorato, fatta eccezione per il lapidario quanto denigratorio commento del consigliere Latini che ci ha liquidato dicendo: “le contestazioni dell’IdV sono prive di sostanza perché quello che conta è solo il raggiungimento del 65% di differenziata entro il 2012”, ci è sembrato opportuno utilizzare un modo più formale di comunicazione, come previsto dall’art.43 del nostro Statuto Comunale, per fare alcune precisazioni e avanzare alcune proposte alle quali l’Amministrazione, essendo al servizio di tutti i cittadini e non solo di una parte, ha il dovere di rispondere.
Premesso che i livelli di raccolta differenziata (RD) stabiliti dalla normativa statale sono i seguenti e che non sono finalizzati solo al 31 dicembre 2012, ma anche agli anni precedenti come si vede in tabella:
Obiettivi racc.differenziata
Anno di riferimento
Normativa statale di riferimento
35%
31/12/2006
D.lgs 152/2006, art. 205
40%
31/12/2007
Legge 296/2006, art. 1 comma 1108 (Finanziaria 2007)
45%
31/12/2008
D.lgs 152/2006, art. 205
50%
31/12/2009
Legge 296/2006, art. 1 comma 1108 (Finanziaria 2007)
31/12/2010
Non definito dalla normativa statale. La L.R. 15/97 all’art. 2 bis,comma 6, prevede che “in caso di mancata determinazione dellivello di RD per l’anno di riferimento da parte della normativa
statale, si considera il livello di RD fissato per l’anno precedente”.
60%
31/12/2011
Legge 296/2006, art. 1 comma 1108 (Finanziaria 2007)
65%
31/12/2012
D.lgs 152/2006, art. 205
Premesso che, in base alla Legge Regionale n.15/1997 art.2-bis, l’entità del tributo di conferimento in discarica dipende dalla percentuale di superamento del livello di raccolta differenziata (RD) previsto dalla normativa statale (come si può vedere nella tabella, più alto è il livello di raccolta differenziata e meno si paga):
% di superamento del livello di RD rispetto alla normativa statale
% di riduzione del tributo
Ammontare del tributo dal 1gennaio 2009 per i rifiuti urbanied i rifiuti speciali assimilati (art.
2, comma 1 lettera e), LR 15/97)
(€/tonn)
Modulazione del tributo nel caso di superamento dellivello di RD. (art. 2bis, LR 15/97)
(€/tonn)
da 0.01 a 9.99%
30%
20
14
10%
40%
12
15%
50%
10
20%
60%
8
25%
70%
6
Premesso che in base all’articolo 3, comma 24, della legge n. 549/1995, nel caso in cui non siano conseguiti gli obiettivi minimi previsti,viene applicata un’addizionale del 20% sul tributo di conferimento in discarica.
Considerato che per il mancato raggiungimento delle percentuali di raccolta differenziata previste dal 2006 ad oggi, il Comune di Osimo è sempre stato costretto a pagare l’addizionale del 20% per il maggior conferimento in discarica (come mostra la tabella seguente) e non ha usufruito di sconti sul tributo come altri comuni virtuosi:
Obiettivi raccoltadifferenziata
Anno di riferimento
% di raccolta differenziata Comune Osimo
Ammontare del tributo dal 1 gennaio 2009 per i rifiuti urbani ed i rifiuti speciali assimilati (art.2, comma 1 lettera e), LR 15/97) (€/tonn)
Tributo maggiorato del 20% per il mancato raggiungimento dei livelli minimi (art.3,comma 24,Legge n.549/1995) (€/tonn)
35%
31/12/2006
27
20
24
40%
31/12/2007
30
24
45%
31/12/2008
37,5
24
50%
31/12/2009
38,3
24
31/12/2010
60%
31/12/2011
65%
31/12/2012
Considerato che il mancato raggiungimento e superamento degli obiettivi minimi negli ultimi anni, ma anche in quelli precedenti, ha provocato tutta una serie di maggiori oneri dovuti a maggiori spese di raccolta, conferimento in discarica, trasporto, oltre che a problemi d’impatto ambientale e a minori ricavi dovuti alla vendita di materiale differenziato.
Considerato che il mancato raggiungimento e superamento degli obiettivi minimi negli ultimi anni, ma anche in quelli precedenti, ha provocato tutta una serie di maggiori oneri dovuti a maggiori spese di raccolta, conferimento in discarica, trasporto, oltre che a problemi d’impatto ambientale e a minori ricavi dovuti alla vendita di materiale differenziato.
Considerato che per il mancato raggiungimento delle percentuali di raccolta differenziata previste dal 2006 ad oggi, il Comune di Osimo è sempre stato costretto a pagare l’addizionale del 20% per il maggior conferimento in discarica (come mostra la tabella seguente) e non ha usufruito di sconti sul tributo come altri comuni virtuosi:
Obiettivi raccolta
differenziata
Anno di riferimento
% di raccolta differenziata Comune Osimo
Ammontare del tributo dal 1 gennaio 2009 per i rifiuti urbani ed i rifiuti speciali assimilati (art.2, comma 1 lettera e), LR 15/97)
(€/tonn)
Tributo maggiorato del 20% per il mancato raggiungimento dei livelli minimi (art.3,comma 24,Legge n.549/1995) (€/tonn)
35%
31/12/2006
27
20
24
40%
31/12/2007
30
24
45%
31/12/2008
37,5
24
50%
31/12/2009
38,3
24
31/12/2010
60%
31/12/2011
65%
31/12/2012
Considerato che il mancato raggiungimento e superamento degli obiettivi minimi negli ultimi anni, ma anche in quelli precedenti, ha provocato tutta una serie di maggiori oneri dovuti a maggiori spese di raccolta, conferimento in discarica, trasporto, oltre che a problemi d’impatto ambientale e a minori ricavi dovuti alla vendita di materiale differenziato.
Considerato che tutto ciò ha provocato e continuerà a provocare un maggior esborso di risorse pubbliche nell’ordine di milioni di euro.
Considerato che il Comune di Osimo è il socio principale del gestore Astea SPA
Considerato l’attuale periodo di crisi economica e di occupazione.
CHIEDIAMO al Sindaco e alla Giunta Comunale:
– di informare in maniera trasparente i cittadini dei maggiori oneri a carico della collettività per il mancato raggiungimento di un’elevato standard di raccolta differenziata.
-di garantire che i maggiori oneri dovuti alla gestione e smaltimento rifiuti non ricadano su tutti i cittadini.
-di attuare come previsto dal D.P.R. 158/99 un reale ed equo regime di “misurabilità” dei rifiuti delle singole utenze,in modo che la parte variabile della tariffa premi il cittadino virtuoso e penalizzi quello negligente.
-di attivare dei controlli sistematici volti a verificare la correttezza del conferimento nei rispettivi contenitori con pesanti sanzioni a chi trasgredisce.
-di favorire un livello d’incentivazione “esplicita” che faccia toccare con mano i benefici economici dei comportamenti virtuosi (per esempio puntare alla concessione di premi a consuntivo da portare in detrazione sulle bollette dell’anno successivo, oppure pensare ad un premio collettivo di zona per minor produzione pro-capite di rifiuto secco indifferenziato.
-di attuare un’informazione capillare in ogni quartiere e nei singoli condomini individuando alcuni referenti tra i cittadini, che, opportunamente istruiti e incentivati, si facciano carico di questo. indispensabile compito.
-di spronare l’Astea a potenziare l’attività di raccolta usufruendo anche del terzismo.
-di far conoscere ai cittadini l’andamento dell’attività di selezione del nuovo impianto di S.Biagio, dei costi-benefici e delle prospettive future in un’ottica di miglioramento della produttività, ma soprattutto della qualità del prodotto.
-di incentivare la pratica del riutilizzo in un’ottica di rifiuti zero, siglando accordi e convenzioni con la grossa distribuzione e i commercianti che propongono prodotti a basso impatto ambientale e senza imballo a perdere.
Nondimeno, INVITA l’Amministrazione tutta a:
diventare protagonista a livello provinciale, stimolando il confronto con tutti gli enti locali del Bacino 1 e monitorando attentamente il lavoro svolto dai gestori del servizio, affinché si intensifichi NOTEVOLMENTE la raccolta differenziata prima che sia troppo tardi.
Giuseppe Cavina
Coordinatore IdV Osimo
” Mipermetto di aggiungere solo una brevissima considerazione, sicuramente le liste “Simoncini&Latini” vorrebbero portare ad Osimo discariche e termovalorizzatori. Non credo che la città abbia bisogno di questi interventi e i continui e ripetuti aumenti della Tariffa a carico delle famiglie e delle attività economiche sono da addebitare solo alle inefficienze, ai ritardi, al carico dei costi sul servizio e alle scelte di questa amministrazione. La sottoscritta aspetta da diversi mesi la risposta ad una interrogazione scritta con la quale si chiedeva al Sindaco l’esatto importo degli aumenti tariffari fatti pagare per il 2010 agli osimani. La strada maestra da seguire per la “soluzione” al problema dei rifiuti, rimane sempre la riduzione degli sprechi, il riuso e il riciclo, le famose 3 R, questo non solo per noi, ma soprattutto per le generazione che verranno dopo di noi. “
Il 21 febbraio è stata la ricorrenza della Giornata Nazionale del Braille, metodo di scrittura rivoluzionario per il suo impatto sulla vita delle persone non vedenti. Il Parlamento con legge 126 del 3 Agosto 2007 ha istituito questa giornata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche delle persone non vedenti ed ipovedenti.
Molto si potrebbe fare per migliorare la qualità della vita dei cittadini non vedenti: percorsi cittadini con appositi segnalatori, cartelli all’entrata degli uffici pubblici con scritto in braille i servizi che vengono erogati e l’orario di apertura al pubblico, alcuni numeri del periodico comunale potrebbero essere scritti in braille per dare anche ai nostri concittadini non vedenti quel minimo di informazione sulle vicende della città. Si potrebbe dotare la biblioteca comunale di libri in braille o di libri adattati per ipovedenti ecc.
Anche il privato potrebbe fare la sua parte e sarebbe un bel segno di civiltà e di sensibilità ed attenzione verso le persone non vedenti o ipovendenti, in particolare: i ristoranti e le pizzerie della città potrebbero dotarsi di menù in braille e/o ingranditi, i supermercati potrebbero in occasione di lanci promozionali attrezzarsi con alcuni fogli informativi scritti con i “puntini del braille”ecc.
Insomma potrebbero essere tanti i modi per cercare di conseguire standard della qualità della vita sempre più elevati e attenuare tanti disagi e difficoltà per i nostri concittadini non vedenti o ipovedenti.
Osimo con la presenza in città dell’Ist. della Lega del Filo d’Oro e della comunità per adulti il Kalorama a San Marco, ha anche un obbligo morale di sviluppare questa particolare sensibilità ed attenzione. Inoltre all’interno del Kalorama si potrebbero trovare tante mani sapienti, capaci ed anche attrezzate con le nuove tecnologie di scrittura, capaci di soddisfare tutte le trascrizioni in braille necessarie per i negozi, i ristoranti e per gli enti istituzionali presenti in città che vogliono attrezzarsi per offrire con questi “piccoli-puntini”, segnali di GRANDE civiltà.
In queste ore, in Libia, si stanno consumando momenti drammatici. Il paese è ad un passo dalla guerra civile. E Gheddafi è attualmente irreperibile.
Il Partito Democratico ha promosso a Roma, presso piazza del Pantheon, alle ore 18.30, un sit-in per chiedere di fermare la repressione in Libia e l’avvio di una nuova fase democratica. L’iniziativa intende incalzare il governo italiano perché assuma le responsabilità che ci competono, uscendo dal penoso stallo e dall’imbarazzante silenzio in cui si trova.
Domani il PD dirà la sua, visto che manca la voce dell’Italia.
Non hai avuto risposte soddisfacenti e nei termini previsti dalla Legge, le Tue richieste non vengono ascoltate, hai un problema che non riesci a risolvere, segnalamelo all'indirizzo email: andreoni.paola@gmail.com, Inviandomi se possibile anche documentazione fotografica.
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“Un sito (blog) dedicato soprattutto alle problematiche della nostra città a disposizione di tutti coloro che intendano partecipare al dibattito, con segnalazioni, con richieste e proprie pubblicazioni. L’iniziativa è gestita direttamente da Paola Andreoni, Vice Sindaco e Assessore ai Servizi Sociali, Partecipazione Democratica alla quale potrai anche richiedere il suo intervento, fare proposte o suggerire iniziative politiche”