Maturità 2019 le novità

Ha creato  sconcerto  tra i maturandi di tutta Italia l’annuncio del Ministero dell’Istruzione,  delle  nuove modalità d’esame di maturità 2019.

Abolita la tesina, cavallo di battaglia di ogni studente, l’alternanza scuola-lavoro, di cui si parlerà durante il colloquio orale ma che non farà punteggio, e la terza prova, il cosiddetto “quizzone”. Anche la prima prova, il tema d’italiano, non è scampata alle modifiche.

Infatti, il prossimo 19 giugno, gli studenti dell’ultimo anno di liceo potranno scegliere tra un’analisi del testo, un testo argomentativi o una riflessione critica.

Grande assente sarà il tema di storia, ma per la prima volta i maturandi avranno la possibilità esercitarsi a livello nazionale grazie a simulazioni che si terranno il 19 febbraio e il 26 marzo. Per quanto riguarda invece la seconda prova, in programma per il 20 giugno, questa non riguarderà come di consueto solo una materia caratterizzante l’indirizzo di studi, ma sarà mista.

In particolare, gli studenti del liceo classico dovranno cimentarsi in una prova che comprenderà sia latino che greco, mentre quelli dello scientifico matematica e fisica. Per rendere però più agevole la prova questa sarà sempre gestita da un commissario interno. Durante la prova orale infine, lo studente dovrà estrarre da una delle tre buste sottoposte dai commissari, l’argomento da cui partire.

Processatelo, tutti hanno diritto di sapere se è colpevole o innocente.

L’uomo che va in giro con la divisa della Polizia, della Protezione Civile, è un uomo d’onore, e se ha detto che si farà processare, si farà processare.  Anzi no contr’ordine, l’ex uomo d’onore, oggi con una lettera al Corriere della Sera, chiede di essere salvato dal processo tramite i privilegi che spettano ai parlamentari: i famosi privilegi della Casta.
Da semplice cittadina chiedo che Salvini sia processato.
Perché tutti hanno diritto di sapere se è colpevole o innocente.
Processatelo per i migranti della “Diciotti”, della “Sea Watch”, che hanno diritto di sapere se hanno subito un torto o l’esercizio legittimo di un potere legittimo.
Processatelo per tutti noi cittadini di questo Paese, per rassicurarci, per dirci che tutti siamo uguali di fronte alla legge, e che il garantismo si esercita nel processo e non dal processo.
Processatelo, anche per  rispondere a queste semplici domande:
1) Pochi debilitati migranti, reduci dalle torture dei lager libici costituiscono un pericolo per la sicurezza dell’Italia?
2) Il sequestro di 177 persone è una scelta politica o la  violazione di diritti umani, un atto politico o propaganda politica?
Processatelo e diteci se la Costituzione ha ancora un valore, e continua ad essere la luce che  regolare la nostra civica convivenza.


Paola

Elezioni Europee 2019: iscrizioni nelle liste elettorali dei cittadini della comunità europea residenti in Osimo

In occasione delle prossime elezioni al Parlamento Europeo, previste per il 26 maggio 2019, i cittadini degli altri Paesi dell’Unione Europea, residenti in Italia, possono votare nel Comune di residenza, presentando apposita domanda al Sindaco entro 90 giorni da quella  fissata per le elezioni e, quindi, entro LUNEDI’ 25 FEBBRAIO 2019Si precisa che il termine è perentorio: non potranno essere accolte domande presentate in data successiva.

A seguito dell’accoglimento della domanda, l’interessato verrà iscritto nelle liste elettorali aggiunte per le elezioni europee, riceverà il documento con l’indicazione del seggio in cui recarsi a votare e potrà votare per i rappresentanti dell’Italia al Parlamento EuropeoContemporaneamente verrà cancellato dalle liste elettorali del Paese di origine.

Il modulo di richiesta di iscrizione è disponibile presso l’ufficio elettorale del Comune o sul sito del Ministero dell’Interno.

Normativa: D.L. n. 408/1994, convertito con modificazioni dalla L. 483/94.


Salviamo il progetto europeo che  ( pur con le sue imperfezioni ), ci ha regalato libertà, pace e benessere  dalle inaffidabili e  pericolose trame nazionalfasciste.
Paola

 

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Appello per l’immediato sbarco dei migranti della SEA WATCH

E’ un appello che condivido e che ho ricevuto da un gruppo di medici di Trento. Vi chiedo di farlo proprio,  nel nome della solidarietà, dell’umanità, della Costituzione, dei valori cristiani e per un mondo nuovo a cui tutti noi aspiriamo.

Come operatori sanitari, che quotidianamente si prendono cura della salute delle donne e dei bambini, assistiamo attoniti a quanto si svolge al largo di Siracusa, dove alla nave Sea Watch, con 47 migranti tra cui diversi minori a bordo, viene impedito lo sbarco a terra per soccorrere persone in pericolo e costrette all’addiaccio in un mare agitato ed esposte a temperature invernali.
Possiamo solo immaginare, nelle nostre comode e calde abitazioni, il dolore e l’angoscia degli adulti e dei bambini a così grave rischio di serie conseguenze fisiche e psicologiche.
Siamo indignati per l’indifferenza del nostro governo, che riduce questa tragedia umanitaria a mera questione di opportunità politica e a merce di scambio nei confronti degli altri stati europei.
Rivolgiamo un appello innanzitutto alle forze di governo locali, al Sindaco di Trieste Di Piazza e al Presidente della Regione Fedriga perché dichiarino aperti i nostri porti e le nostre strutture per accogliere queste poche decine di migranti e prioritariamente i bambini e i minori.
Chiediamo al Primo Ministro Conte, al Ministro degli Interni Salvini, al Ministro delle Infrastrutture Toninelli di uscire dall’indifferenza e consentire lo sbarco a terra di queste persone.
Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza sanitaria con possibili tragiche conseguenze. Scongiuriamola subito, accogliamo i naufraghi. Ce lo impongono non solo le regole internazionali di assistenza e salvataggio in mare, ma anche il senso morale che deve caratterizzare la società civile, il dovere del pronto soccorso sanitario e infine, ma non ultime, la pietas e la solidarietà che deve caratterizzare ogni essere umano.
Trieste, 26 gennaio 2019

Pierpaolo Brovedani, pediatra , brovedanisardo@libero.it , cell 328 7437144
Franco Colonna, pediatra
Claudio Germani, pediatra
Marco Rabusin, pediatra
Giuseppe Ricci, ginecologo
Francesco Maria Risso, pediatra
Giuseppe Abbracciavento, neuropsichiatra infantile
Anna Agrusti, medico, specializzanda in Pediatria
Stefano Amoroso, medico, specializzando in Pediatria
Stefanny Andrade, medico, specializzanda in Pediatria
Laura Badina, pediatra
Francesco Baldo, medico, specializzando in Pediatria
Elena Battistuz, medico, specializzanda in Pediatria
Maria Bernardon, ginecologa
Martina Bevacqua, medico, specializzanda in Pediatria
Benedetta Bossini, medico, specializzanda in Pediatria
Jenny Bua, pediatra
Giulia Caddeo, medico, specializzanda in Pediatria
Marta Campagna, pediatra
Giorgia Carlone, medico, specializzanda in Pediatria
Adriano Cattaneo, epidemiologo infantile
Gabriele Cont, pediatra
Sarah Contorno, medico, specializzanda in Pediatria
Cristiana Corrado, medico, specializzanda in Pediatria
Francesca Corrias, medico, specializzanda in Pediatria
Luisa Cortellazzo Wiel, medico, specializzanda in Pediatria
Alessandro Daidone, medico, specializzando in Pediatria
Laura De Nardi, medico, specializzanda in Pediatria
Lucia De Zen, pediatra
Irene Del Rizzo, medico, specializzanda in Pediatria
Sara Della Paolera, medico, specializzanda in Pediatria
Giulia Maria Di Marzo, medico, specializzanda in neuropsichiatria infantile
Anna Favia, pediatra
Francesca Galdo, pediatra
Maria Rita Genovese, medico, specializzanda in Pediatria
Rita Giorgi, pediatra
Sara Lega, pediatra
Marta Massaro, pediatra
Giuliana Morabito, pediatra
Giovanna Morini, neuropsichiatra infantile
Laura Morra, medico, specializzanda in Pediatria
Enrico Muzzi, medico ORL pediatrico
Daniela Nisticò, medico, specializzanda in Pediatria
Tarcisio Not, pediatra
Laura Novello, assistente sociale
Paola Pascolo, pediatra
Matteo Pavan, pediatra
Roberto Pillon, medico, specializzando in Pediatria
Stefano Pintaldi, medico, specializzando in Pediatria
Riccardo Pinzan, anestesista pediatrico
Angela Pirrone, pediatra
Federico Poropat, pediatra
Sara Romano, medico, specializzanda in Pediatria
Nicoletta Santangelo, ginecologa
Alessia Giuseppina Servidio, medico, specializzanda in Pediatria
Aldo Skabar, neuropsichiatra infantile
Alice Sorz, ginecologa
Meta Starc, pediatra
Gianluca Tamaro, medico specializzando in Pediatria
Alberto Tommasini, pediatra
Laura Travan, pediatra
Marina Trevisan, pediatra
Andrea Trombetta, medico specializzando in Pediatria
Angelica Velkoski, medico specializzanda in Pediatria
Giulia Ventura, pediatra
Uri Wiesenfeld, ginecologo

27 gennaio 2019, 74° anniversario dell’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz.

Il 27 gennaio ricorre il 74° anniversario dell’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz.

Da allora, ogni anno nel Nostro Paese, in occasione di tale giornata vengono organizzate cerimonie, iniziative e momenti di riflessione per raccontare lo sterminio del popolo ebraico, che coinvolgono in modo particolare la scuola. Quest’ultima, soprattutto, è sempre fortemente impegnata, attraverso progetti culturali, seminari e incontri, nella tutela della memoria storica. Perché senza passato non c’è futuro. Perché la memoria storica è un prezioso diario che racconta le vicende umane, anche quelle di cui non andiamo fieri. E allora dobbiamo farci carico anche dei più efferati crimini che non abbiamo saputo e voluto evitare.
Tra le pagine più cupe della nostra memoria storica ce n’è una che non vorremmo mai ricordare, perché ogni volta che lo facciamo sprofondiamo in un baratro di orrore senza fine. Quell’orrore ha un nome, si chiama Shoah. E ci riporta con il pensiero ad uno sterminio sistematico che avvenne nel cuore dell’Europa e che trascinò alla morte 6 milioni di ebrei.
Il Nostro Paese, negli stessi anni, non fu immune dal male. Una delle pagine più tristi ed infamanti della storia del diritto italiano contemporaneo è rappresentata dalla legislazione antisemita del periodo fascista. I provvedimenti legislativi (leggi, regi decreti, decreti ministeriali, decreti legislativi del duce) ed amministrativi (circolari e ordini di polizia) emanati tra il 1938 e il 1945 dal regime fascista di Mussolini, resero la vita degli ebrei impossibile. Tanti treni partirono dall’Italia per deportare gli ebrei nei lager europei. Dalla stazione centrale di Milano, come ha tante volte ricordato la senatrice a vita Liliana Segre, partiva dal binario 21 un treno diretto d Auschwitz. Anche la signora Segre, allora tredicenne e “colpevole di essere ebrea”, fu ammassata nel convoglio RSHA insieme a tanti altri ebrei, per raggiungere il Lager in Polonia. Dei 10.000 ebrei presenti in Italia, 6.480 furono costretti a lasciare il Paese. Molti passavano per Trieste, alla Risiera di San Saba, l’unico Lager italiano che smistava i beni razziati, deteneva ed eliminava partigiani, detenuti politici ed ebrei e smistava i deportati in Germania, ma soprattutto in Polonia, ad Auchwitz.
Ma cosa fu realmente Auschwitz per i deportati? Auschwitz fu certamente la morte che poco a poco divorava la carne e l’anima dei prigionieri ormai senza nome, prigionieri ai quali si lasciava qualche goccia d’inchiostro sulla pelle in cambio di un’identità cancellata per sempre. Auschwitz fu il freddo nelle ossa, le gambe rinsecchite, il pianto dei bambini rimasti per sempre bambini. Fu file, fuoco, fumo, punizioni, gas, freddo, solitudine, paura. Fu un maledettissimo magnete in cui l’uomo seppe catalizzare tutta la sua malvagità. Auschwitz fu le mille facce del male, quel male che guardavano negli occhi fino all’ultimo respiro di vita, i condannati a morte. Auschwitz fu quell’”atomo opaco di male” che trasformava gli uomini in animali selvaggi, affamati, denutriti. Auschwitz fu la più grande negazione dei Diritti Umani.
Scrisse Calamandrei  il più grande dei padri costituenti: “Questa  è stata la pena più torturante: pensare che le nazioni civili di tutto il mondo, tra le quali la nazione italiana sa di avere il suo posto, abbiano potuto credere davvero che l’Italia, l’Italia di San Francesco e di Dante, l’Italia del Rinascimento, l’Italia del Vico, dell’Alfieri, del Foscolo e del Carducci avesse potuto rinnegare all’improvviso, per decreto di un dittatore, queste grandi idee di giustizia e di libertà civile, questa tradizione di umanità e di pietà che è la nota più costante e più profonda del nostro carattere; che l’Italia del Beccaria fosse potuta diventare un paese di carnefici e di torturatori, l’Italia del Mazzini un paese di nazionalisti oppressori dell’altrui libertà, l’Italia del Manzoni un paese di sconci razzisti.”
Un monito e un messaggio che arriva diretto ai giorni nostri.


Paola

Condannato: 18 mesi a Calderoli per diffamazione

Aveva definito “orango” l’ex ministra Kyenge, 18 mesi a Calderoli per diffamazione

Diffamazione con l’aggravante dell’odio razziale. Il senatore della Lega Roberto Calderoli è stato condannato in primo grado dal tribunale di Bergamo a 18 mesi, con la sospensione condizionale della pena. I fatti risalgono al 2013 quando Calderoli, durante un comizio alla festa della Lega di Treviglio, definì l’allora ministra del governo Letta, Cécile Kyenge, un orango. “Evviva, evviva, evviva. Il razzismo la paga cara”, è stata la reazione di Kyenge. L’ex ministra non si è costituita parte civile e non sono previsti risarcimenti. Kyenge aveva scelto di non presentare denuncia, ma in procura a Bergamo era partito d’ufficio il procedimento. Nel 2015 c’era stato uno stop, con la difesa che si era appellata all’articolo 68 della Costituzione, secondo il quale i membri del Parlamento, nell’esercizio delle loro funzioni, non possono essere chiamati a rispondere delle loro affermazioni. La Corte costituzionale però aveva dato ragione al tribunale e il processo era ripreso. L’accusa aveva chiesto 2 anni, la difesa l’assoluzione.


Giustizia è fatta.
Paola
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Tre anni senza Giulio Regeni

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Tre anni sono trascorsi dalla scomparsa e dall’assassinio di Giulio Regeni, ricercatore Italiano impegnato in Egitto.
Tre anni in cui poco è stato fatto per la ricerca della verità e il perseguimento della giustizia, mentre l’Italia continua ad essere uno dei partner commerciali più importanti per l’Egitto all’interno dell’Unione Europea.
Tre anni in cui Giulio è stato dimenticato e preso in giro dal governo italiano.
Tre anni in cui il regime di Al-Sisi ha continuato indisturbato a trasformare l’Egitto in “una prigione a cielo aperto” per qualsiasi attivista, giornalista indipendente, dissidente politic*.
Tre anni sono  troppi, ed ancora non si sono avute  risposte.
Verità per Giulio Regeni e verità per tutte le vittime di sparizioni forzate, ora.


Paola

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SQUALLIDI, TETRI ed IMBARAZZANTI: sgombero del centrorifugiati di Castelnuovo di Porto.

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Lo sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto ( vicino Roma), dove c’era il secondo centro rifugiati più grande d’Italia, è un altro atto indegno, che offende la nostra storia e i principi sanciti nella Costituzione italiana.
Il ministro dell’interno ha mandato l’esercito per sgomberare il centro rifugiati, una struttura che accoglie 320 persone che l’esercito,  ha diviso tra uomini, donne e bambini e poi fatto allontanare senza prospettare altre soluzioni,  anche immediate per passare la notte.
Un metodo vergognoso e tra l’altro senza dare alcun preavviso  al sindaco della città.
I migranti, sono stati costretti ad abbandonare i propri alloggi dopo anni di integrazione. A Castel Nuovo di Porto erano stati avviati progetti di integrazione e  i bambini sono stati costretti ad  interrompere gli studi, e lasciare la  scuola senza neanche il tempo di poter salutare compagni di classe ed insegnanti.

Questo è il risultato e le conseguenze del così detto “decreto sicurezza” – votato da Lega e Mov5Stelle -,  che renderà le nostre città più insicure, creando nuovi irregolari e mandando a monte modelli di integrazione come quello alle porte di Roma. Tutto questo, immagino per l’ennesimo selfie trionfante di un ministro che usa l’arma degli sgomberi solo con i più deboli, mentre quando si tratta di cacciare i suoi amici fascisti di Casapound che occupano sedi pubbliche, finge di non sapere.

Tutta la mia solidarietà al sindaco, Riccardo Travaglini, ai cittadini di Castel Nuovo di Porto e ai migranti oggetto di tale inumana offesa e violenza di cui si sta macchiando il Paese.


Paola

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Liliana Segre: “Vi parlo da nonna, conservate le mie parole”

Un lungo applauso accoglie la senatrice a vita Liliana Segre al momento del suo arrivo sul palco del Teatro alla Scala di Milano.  Tutta la sala in piedi, toccata dalle sue parole:
“La vostra nonna ideale”, come ama definirsi. “Ascoltatela bene perché Liliana ci ricorda che la libertà non è uno stato di natura”, ricorda in apertura il direttore de La 7 Enrico Mentana, al fianco della senatrice sul palco. Poi prende Lei la parola:

“ Vi parlo come una nonna, sono qui per raccontarvi come un giorno sono stata espulsa dalla scuola quando avevo 8 anni per la sola colpa di essere nata. Per la colpa di essere ebrea. Ho sempre in testa l’immagine del re Vittorio Emanuele III mentre firma le leggi razziali, quel filo d’inchiostro che si ingrossa fino a diventare una rotaia, che porta verso ignota destinazione, la sintesi più chiara di come le Leggi razziste del 1938 furono il primo segno indelebile della Shoah in Italia. Solo in pochi scelsero di contestare quelle leggi ed il fascismo. Gli altri, per comodo, per pavidità o per indifferenza, scelsero il silenzio. E poi ricorda i passatori, che sfruttavano le disgrazie di ebrei e antifascisti, per fare soldi su chi cercava rifugio in Svizzera. Io li paragono agli scafisti di oggi, mercanti di morte che guadagnavano sulla pelle altrui. Li ho visti questi personaggi che poi si sono costruiti le loro villette nel varesotto. So chi sono. Ricordo la durezza della guardia svizzera che rifiutò a me e a mio padre la salvezza.
Anch’io sono stata una clandestina nella terra di nessuno, io lo so cosa vuol dire quando nessuno ti vuole, essere respinti quando le frontiere sono chiuse. Quando si ergono muri. Io lo so cosa vuol dire quando si nega l’asilo. Io sono una che le ha provate queste cose.
Ma come faccio a gridarlo a chi erge muri! 


Grazie Liliana Segre.

In attesa del 27 gennaio

Correva l’anno 1967, in un programma televisivo condotto da Caterina Caselli e Giorgio Gaber, che si intitolava “Diamoci del tu”, appariva per la prima volta in tv, nell’unico canale che allora esisteva, un giovane cantante. La Caselli lo presentò così: «Volevo presentarvi un mio amico, fa l’ultimo anno dell’università di Lettere: Francesco». Guccini prese la chitarra e iniziò a cantare: “Son morto con altri cento…”
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SQUALLIDI, TETRI ed IMBARAZZANTI: il grottesco attacco alla Francia.

Quando un responsabile del Governo attacca senza misurare le parole e con roventi accuse, un Paese amico come la Francia e il popolo francese che a giusto titolo possiamo definire fratelli e co-fondatori dell’Europa della pace e della prosperità, c’è solo da essere preoccupati.

L’attacco alla Francia sembra una strategia per individuare un tema da utilizzare per le elezioni, un nemico da individuare – in questo caso Macron -, e mediaticamente tenere il passo dell’alleato Matteo Salvini sulla questione immigrati utilizzando la narrazione che il problema biblico dell’immigrazione è causato dai francesi.

Contenuti vuoti, provocazioni del tutto irresponsabili e a rimetterci siamo tutti noi, l’immagine ridicolizzata di un Paese sempre più isolato.


Paola

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SQUALLIDI, TETRI ed IMBARAZZANTI: è il turno del senatore Elio Lannutti

Il senatore della Repubblica, tale Elio Lannutti, del Movimento 5 Stelle – eletto come capolista nel Lazio -,  ieri con un delirante post su facebook ha citato ed elogiato “i protocolli dei Savi di Sion” (l’emblema dei falsi alla base del l’antisemitismo moderno) come fonte per spiegare il controllo bancario.
Non solo razzisti, ma anche antisemiti, negazionisti e quanto meno bugiardi ed ignoranti.

Sconcertata ed amareggiata per così tanta ignoranza  esprimo tutta la mia vicinanza e solidarietà alle comunità ebraiche italiane.


Paola

p.s. Cosa sono i protocolli dei Savi di Sion.

I protocolli dei Savi di Sion sono un falso documentale creato dalla polizia segreta zarista per diffondere l’odio anti semita all’interno dell’Impero russo nei primi anni del XX secolo. Fu attribuito ad una cospirazione globale ebraica e massonica che avrebbe avuto come obiettivo quello di conquistare il mondo attraverso il controllo dei media e della finanza. Il falso storico è considerato il primo documento ad aver dato origine alla letteratura complottista di stampo antisemita, ed ebbe una grande diffusione nel radicalismo islamico e nella propaganda nazista in Germania e fascista in Italia. A svelare il falso fu un’inchiesta del Times nel 1921 e sull’inautenticità dei documenti gli storici sono tutti concordi. Ma tutt’ora le sue teorie sono molto diffuse negli ambienti di estrema destra ed antisemiti.

Altra tragedia nel nostro mare: erano 117 ESSERI UMANI !!!


117 ESSERI UMANI che non toccheranno mai le sponde della nostra penisola.
117 ESSERI UMANI che non scalfiranno minimamente la macchina burocratica delle richieste d’asilo.
Manco un porto è stato chiuso stavolta, li abbiamo lasciati morire in mezzo al mare, come amano dire…. “a casa loro”.
Un ministro irresponsabile di un Paese sull’orlo della indifferenza ha stoppato i militari di Mare Nostrum perché costano troppo.
Un ministro carico d’odio, prepotente, razzista  di un Paese sull’orlo della inciviltà accusa i soccorritori delle Ong  portatori di umanità, di complicità con gli scafisti.
Di questi innocenti morti in mare, presto la Storia ci chiederà conto e non potremo dire ai nostri figli e ai nostri nipoti…..”non sapevamo”.


Una vergogna, quando il  Paese comincerà a dire basta, basta, BASTA !!!
Paola

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La carica dei centenari osimani: undici donne e un solo uomo.

Sono dodici gli ultra longevi di Osimo che alla fine di questo 2018 hanno oltrepassato il secolo di vita. La carica delle centenarie e centenari comprende cinque nati nel corso del 1918, e che quindi hanno compiuto quest’anno 100 anni, due i nostri concittadini nati nel 1917, una è della classe 1916, due signore sono nate nel  1915 e ancora altre due signore sono nate nel 1913. Sono loro i  più longevi di  Osimo: undici donne e un solo uomo.

Sono persone che hanno alle spalle storie, ricordi e passioni. Quando sono nate Elena ed Adele nel 1913  l’Italia era una Monarchia, re era Vittorio Emanuele III e Presidente del Consiglio era Giovanni Giolitti, Sigmund Freud aveva appena pubblicato Totem e Tabù scandalizzando il mondo con  le teorie dell’incesto e Pio X era vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica. Testimoni di un secolo che ha visto l’orrore delle guerre mondiali e la fatica della ricostruzione, i cavalli e le automobili, la radio e i cellulari.

La sig.ra Elena Giorgetti nata il 3/04/1913 coniugata con il prof.Donnini – candidata nella lista della sinistra (Partito Comunista Italiano, Partito d’Azione e partito Socialista), alle prime elezioni comunali dopo la liberazione che si svolsero la domenica del 24 marzo 1946 – è stata una delle prime donne ad essere eletta e ad occupare gli scranni del Consiglio Comunale della nostra città.

La signora Elena Giorgetti prima consigliera comunale nel 1946

La signora Adele Coppetta nata a Montefano il 24/11/1913 vedova Egidi, invece, è la madre del compianto direttore della Biblioteca, nonché dell’Archivio storico e del Museo Ccivico della nostra città, Luciano Egidi, scomparso prematuramente nel gennaio del 2014. La sig,ra Adele, rimasta vedova a 46 anni, si è trasferita con i figli ad Osimo nel 1960 in via Olimpia. Finché ha potuto si è data sempre da fare, andando a servizio da privati e soprattutto come cuoca, prima presso il Convento dei Servi di Maria di Montefano, poi presso il Collegio Campana di Osimo. Come volontaria ha cucinato per moltissimi campi scuola della Parrocchia di San Marco e per l’Associazione Roller House. In età avanzata ha visitato la Terra Santa e Parigi, mostrando già la sua forte tempra. Una donna semplice ed operosa, da tutti ben voluta.

La signora Coppetta Adele con il piccolo “Ciano”,  a Montefano.

In via Olimpia la casa di Adele era un riferimento e aperta a tutti i bambini  della zona: il figlio “Ciano” era sempre disponibile ad  aiutare a districarsi tra i riassunti e la grammatica e poi la gentile madre offriva sempre la merenda a base di pane bagnato in acqua con lo zucchero sopra.

Ida Antonella è nata il 30 gennaio 1918 ci sente poco, ma in compenso ci vede benissimo. Ida che risiede nella propria casa a San Biagio è una splendida signora e nelle sue cose è ancora perfettamente autosufficiente.  Di una tempra antica, ha passato una vita a lavorare in campagna, cucinare e tirar su cinque figli di cui due, gemelle. Ida ha oggi 12 nipoti, 24 pronipoti, ed è  trisavola di tre bambini. Come una diva è stata festeggiata lo scorso 30 gennaio dalla numerosa famiglia per il raggiungimento del 100° compleanno. Originaria di Campocavallo dove ha frequentato le prime tappe dell’istruzione, la sig.ra Ida  ricorda ancora di quando andava a scuola con gli zoccoli di legno e la borsa di pezza. Si sposa nel 1938, dopo un breve fidanzamento, con Dante Benedettelli muratore e contadino anche lui di San Biagio e insieme hanno realizzato tanti sogni: una bella famiglia, una casa costruita con le loro mani. La signora Ida ricorda quando, ai suoi tempi con Dante, la vita era dura, pochi soldi, tanti sacrifici, privazioni e tanto lavoro, ma ricorda anche di un mondo fatto di semplicità, di calore famigliare, le belle feste di musica e di balli che il  3 febbraio si svolgevano a San Biagio o quando al giovedì partiva per andare a piedi al mercato in Osimo.

La signora Ida con le figlie (anno 1950)

Dante muore nel 2003 e Ida da sola con la sua fibra forte e fiera “made in Osimo” e tanto altro –  qualità che le donne conoscono e portano nel cuore – ha saputo affrontare la vita, anche con i suoi carichi di difficoltà e dolori,  per raggiungere, lucida e con spirito gioioso, questo straordinario traguardo.

Maria Freddo è nata a Assuncion D.Saladill ( in Argentina ) il 3/12/1917  ha, quindi, già raggiunto e superato l’ambito traguardo del secolo di vita e oggi vive, assistita amorevolmente,  nella casa di riposo “Bambozzi” di via Matteotti.
Non si è mai sposata  e non ha figli. Nella sua vita ha fatto  la “perpetua”  prima di don Alfonso Fanesi, storico sacerdote di San Marco e poi di Mons. Primo Principi ( che era anche suo parente ),  a Roma in Vaticano. Ma il termine “perpetua” (che rimanda al personaggio manzoniano) è riduttivo, è stata in pratica la tuttofare  per più di sessantanni dei sacerdoti che ha seguito.
Un lavoro scelto per vocazione, impegnativo e pesante: erano affidati a  “Maria la perpetua” non solo i normali lavori di casa, riassettare, cucinare (pasti semplici con quello che c’era), lavare, ma anche –  in particolare a San Marco – la cura della Chiesa,  la cura dei paramenti sacri, le preghiere ed i canti in latino.

La signora Maria Freddo, una vita da “perpetua”

Fin qui nulla di eccezionale, il fatto diventa singolare se si prende atto che la signora Maria, in famiglia, non è la sola ad avere il segreto della longevità. Ad Osimo vive ancora, e gode di ottima salute, la sorella maggiore Maria Annunziata Freddo  che, il 7 luglio scorso, ha raggiunto il traguardo delle 103 primavere.
Come la sorella Maria, Maria Annunziata  è nata in Argentina (dove il padre Paolo – soprannominato Riccio – era emigrato agli inizi del secolo). Fa  ritorno in Osimo con tutta la numerosa famiglia, poco dopo il  termine della 1^ grande guerra, nel 1920.  Una famiglia numerosa ho detto. Il  padre Paolo di professione agricoltore ma anche eccellente  falegname ed artigiano  – persona a cui la fatica non ha messo mai paura – ( al ritorno dall’Argentina aveva aperto a Casenuove una piccola attività artigianale, la fabbricazione di seggiole pieghevoli in legno); la madre Geltrude Zagaglia anche lei contadina e impegnata nella gestione della casa e quattro fratelli:  Giuseppe classe 1912, Pierina  del 1914, Tullia nata il 28 novembre del 1916  e Maria – la più piccola  – classe 1917.

La signora Freddo Maria Annunziata “la sarta” ( con il figlio Lamberto)

Come la sorte toccata alla maggior parte delle sue coetanee di quel tempo ( 1930 ), Maria Annunziata,  dopo una breve frequentazione della scuola dell’obbligo ( con l’acquisizione della 5^ elementare) giovanissima, prende la via del lavoro: quello di sarta.  Si conteranno,  alla fine, in più di sessanta gli anni che  la signora Maria Annunziata ha trascorso tra stoffe, aghi e filo. Si, perchè Annunziata è stata la sarta del centro di Osimo che tutti conoscevano, a cui tantissime donne, e le ragazze in particolare, ricorrevano   in tempi in cui il “prêt à porter” non era ancora una consuetudine dominante  e che per “incignare” qualcosa di nuovo dovevano fare appello ai suoi consigli e soprattutto alle sue mani esperte. Non  c’era piega, strappo, orlo o ripresa che la signora Maria Annunziata non sapesse rammendare.
In tempo di guerra, da sola con tre figli piccoli da accudire, mentre il marito era stato richiamato alle armi, con le sue mani d’oro aveva imparato, per necessità, anche a confezionare scarpe da morto.
In  piena  lucidità e nell’eleganza del suo portamento nonostante  le sue 103 primavere e mezzo,  Maria Annunziata  ricorda con un ciglio di vanto di aver confezionato ben 48 vestiti da sposa nella sua casa-laboratorio di piazza Dante.
Maria Annunziata è stata la sarta prediletta di gran parte delle osimane più altolocate, era solo di lei  e delle sue abili mani che si fidavano per  i vestiti più eleganti.
Famiglie nobili e facoltose di Osimo – ma ci tiene a precisare – che  anche tante semplici famiglie di contadini che andava a servire a domicilio,  sono stati i suoi clienti, riuscendo a farsi un nome ed a essere apprezzata da tutti anche per la sua immutata cordialità, generosità e simpatia.
Sentendola parlare con soddisfazione di quanto ha fatto come sarta,  sembra di immaginarla ancora all’opera col ditale, aghi, centimetro  e forbici.
La signora Maria Annunziata, la cui storia meriterebbe un racconto a sè stante, è stata  sposata con Luigi PRINCIPI ( deceduto il 27/5/1986) e oggi – in ottimo stato di salute – è amorevolmente accudita nella propria abitazione di via Michelangelo dai suoi cinque figli: Clemente, Maria, Pietro, Lamberto ed Alessandro.

Giovanni Sampaolo è l’unico uomo tra le 11 donne supercentenarie osimane. Indebolito dagli anni in ragione dell’età, ma volitivo e tenace nel carattere, con lo sguardo fiero e ancora in ottimo stato di salute, abita a Osimo Stazione. Il sig. Giovanni è  nato a Polverigi il 10 giugno 1918 – come gli  piace ricordare – lo stesso giorno ed ora in cui, in piena 1^ Guerra Mondiale,  il coraggioso capitano Luigi Rizzo affondava la corazzata austro-ungarica Santo Stefano e così sventava  i piani austriaci che puntavano al bombardamento dei porti italiani.
La sua era una famiglia di fornaciai, un lavoro duro di trasformazione dell’argilla in mattoni e tegole,  che ha permesso di far crescere con dignità e con valori positivi tutti i nove figli di cui Giovanni è stato il  penultimo.
I primi studi a Polverigi, poi il liceo a Fano, e nel 1941 l’Università, corso di Ingegneria,  a Torino. Ma le tragiche vicende della guerra, l’arruolamento e il servizio militare  obbligatorio hanno impedito  al giovane di belle speranze, di completare gli studi.

Sampaolo Giovanni  – a sinistra -, foto del  1942 in piena guerra, accanto a lui il fratello maggiore

Ritornato ad Osimo al termine della Guerra, Giovanni – che diviene quindi Osimano dopo l’armistizio del 1943 – raggiunge la famiglia che nel frattempo si era trasferita da Polverigi alla frazione di  Santo Stefano. Entra nei Gruppi di Azione Partigiana, e partecipa attivamente nelle azioni che con le forze alleate polacche ed inglesi contribuirono alla Liberazione di Osimo e degli altri paesi della valle del Musone. Dopo la guerra ha ricoperto nel 1945, anche , l’incarico di “Censore” (con il m° Claudio Buccetti ) del Collegio Campana. Nel 1946  partecipa e vince il concorso provinciale  per responsabile dei Consorzi Agrari.
Dal 1947 per quarantasei anni  il Consorzio Agrario di via Adriatica  è stato il  lavoro, la casa, il riferimento del sig. Giovanni Sampaolo che ad Osimo Stazione è conosciuto ed apprezzato da tutti  ( anche per via del figlio medico, il dott. Guido Sampaolo).
E quando mi racconta del Consorzio, dei tanti facchini che lavoravano sotto le sue direttive, del sostegno e del servizio generoso reso agli agricoltori osimani e non solo, ( non esisteva il “marcatempo”, e anche durante le feste, se necessario, le porte dei magazzini del civico 180 di via Adriatica erano aperte),  dei tanti aneddoti legati al lavoro, gli occhi di Giovanni si illuminano.  Non occorre sollecitare i suoi ricordi, come un fiume in piena, descrive quanto il Consorzio Agrario ha rappresentato per lui e la sua famiglia,  una esperienza straordinaria: la gestione degli ammassi del grano, le trasformazioni epocali dell’agricoltura, le innovazioni degli anni ’70, i tanti contatti e relazioni umane intessute con i clienti ed i soci del Consorzio, …. ecc.
Se,  come si dice,  la storia è fatta dalle persone, Giovanni Sampaolo è stato un personaggio fondamentale  per la storia del Consorzio,   che si è snodata per quasi mezzo secolo ( 46 anni ), fino alla meritata pensione arrivata nel 1994.
La vicenda secolare  di Giovanni Sampaolo si intreccia  anche con la storia di Osimo Stazione, frazione  che ama e che ha visto crescere in modo  esponenziale  e con le vicende personali, anche particolarmente dolorose,  come la morte della amatissima moglie, Cristina Balducci, sposata nel 1955 e con la quale ha trascorso 62 anni della sua vita.
La passione per i lavori della campagna,  le brevi passeggiate, una dieta sana, l’aria buona, un bicchiere di vino rosso a pasto, tanti piccoli interessi, alcune piccole rinunce ( come la riconsegna della patente di guida  al compimento del 98° compleanno) sono questi   i segreti  che  hanno permesso  al signor Giovanni  di poter raggiungere, lucido, forte e con spirito positivo, questo straordinario traguardo.

Gli altri o per meglio dire le altre superlongeve osimane, sono: Adalgisa Giampieri classe 1918, che  vive nella propria casa nella frazione dell’Abbadia, Ausili Idelma classe 1917 che vive a San Sabino,  mentre quattro sono, invece, le signore ricoverate in Case di Riposo:
Maria Martarelli originaria di Agugliano classe 1915, Teresa Elisei vedova Mattioli classe 1915, Anna Maria Fanesi classe 1918 che abitava nel rione Santa Palazia-San Marco anche conosciuta come la moglie del  dott. Alberto Zoppi e Alda Cacciamani vedova Cantarini anche lei classe 1918 che fino a pochi anni fa si poteva trovare dietro il bancone nella sua minuscola ma rifornitissima bottega di corso Mazzini, così detta “dello Scolaro”, a vendere quaderni, penne e fogli di protocollo.

Infine sono sei gli osimani iscritti all’ A.I.R.E., l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, che hanno  superato il centesimo anno d’età.  Sono persone che hanno scelto di vivere al di fuori dei confini del nostro paese o nati da genitori che a fine del secolo scorso hanno  – con le valigie di cartone – cercato fortune migliori lontano dalla nostra città. Questi i loro nomi:
Setimio MAGGI nato a Firmat (Argentina) il 21 marzo 1916 e residente a Tigre ( Argentina); Alexandre CANALINI  nato il 4 giugno 1917 a Rio de Janeiro (Brasile) e lì ancora oggi residente; Juan Bautista SCHIAVONI  nato il 5 maggio 1918 a Villa Monte ( Argentina) e residente a Monte Cristo (Argentina);  Emilio MARZIONI  nato in Osimo il 12 giugno 1918 e residente in Spagna a Madrid; la sig.ra Luigia PAGLIARECCI nata in Osimo il 13 luglio 1918 e residente a Alcira ( Argentina) e la sig.ra Leonilda MENGARELLI  nata ad Alvarez ( Argentina) il 22 ottobre 1918 e lì, ancora, risultante residente.
Anche a questi ultracentenari “osimani” mando i miei auguri sperando che la rete, con le sue “magiche possibilità”, possa raggiungerli.


A nome di tutta la nostra comunità, invio ai diciotto concittadini che hanno superato – a fine 2018 – lo straordinario traguardo delle 100 primavere, gli auguri più cordiali.
Donne e Uomini che hanno vissuto i momenti in cui si faceva la storia, e che  anche loro hanno contribuito a farla.
Grazie,  la Vostra vita rappresenta un  “patrimonio umano”  per la nostra città, un valore cui attingere per la costruzione di un futuro migliore.

La Presidente del Consiglio Comunale
………..prof.ssa Paola Andreoni

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Solidarietà al direttore del telegiornale “La7”, Enrico Mentana, e a tutti i giornalisti fatti oggetto di gravi minacce.

Esprimo  la più grande solidarietà ad Enrico Mentana e a tutti i giornalisti fatti oggetto di gravi minacce per mano nazifascista, a mezzo di una vile lettera. Anonima, naturalmente.

Le  Autorità e le Istituzioni devono difendere la Costituzione a cui devono fedeltà e devono applicare rigorosamente le leggi volte a difendere la democrazia: si sciolgano le organizzazioni fasciste e razziste, si mettano gli autori di azioni violente e intimidatorie in condizione di non nuocere.

La lettera anonima recapitata ad Enrico Mentana


Paola

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Il Servizio Sanitario Nazionale compie 40 anni.

Ci sono ricorrenze  e date che debbono essere ricordate, soprattutto se queste hanno segnato un punto di riferimento per una comunità, per un popolo intero. Una di queste date è sicuramente rappresentata dal  23 dicembre 1978, data quando il Parlamento votò, a larghissima maggioranza, la Legge n. 833 “Istituzione del Servizio Sanitario nazionale“.
Eppure questa importante ricorrenza  è passata quasi inosservata, sotto silenzio. Come se sia stata una cosa scontata o, peggio ancora, una questione non rilevante, come le cose che in fondo non contano poi molto.

La legge 833, istitutiva del nostro Servizio Sanitario Nazionale,  rappresenta, invece,  uno spartiacque,  una tappa importante e fondamentale per il nostro Paese.  Una legge con la quale si è data piena attuazione al primo comma dell’articolo 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti“. L’articolo 1 della Legge 833 è la continuazione del dettato costituzionale, chiarendo il modo con il quale questi diritti verranno garantiti, ovvero “… mediante il Servizio Sanitario Nazionale”.

Un servizio che stravolgendo quanto fino ad allora era stato fatto, fornisce  tutte le cure mediche, a chiunque – ricco o povero, uomo, donna o bambino. Non ci sono spese, è gratuito, salvo poche eccezioni. Non servono assicurazioni. Ma non è “carità”. I cittadini hanno già pagato, per lo più con le tue tasse e saranno sollevati da preoccupazioni economiche in caso di malattia”. Queste, quindi,  le innovative e “rivoluzionarie” caratteristiche del Servizio Sanitario Nazionale: è gratuito (per la maggior parte dei casi); è universale, perché tutti i cittadini possono accedervi senza distinzione di alcun tipo; viene finanziato con le tasse; libera da preoccupazioni economiche in caso di malattia.

Prima del Sistema Sanitario Nazionale le cose erano molto diverse in Italia: la  salute dei cittadini era  gestita mediante  le così dette “Casse-mutue” che erano delle assicurazioni sociali alle quali aderivano volontariamente o obbligatoriamente i cittadini in base alla propria condizione lavorativa; pagando  un premio di adesione alla “mutua” si ottenevano servizi e garanzie commisurate a quanto versato.
Se ci affidiamo al cinema per narrare questa epoca, esemplare è  il film del 1969 “Il Medico della Mutua” – con il mitico dott. Tersilli interpretato da un magistrale Alberto Sordi – dove, pur nel grottesco, vengono riassunti in maniera perfetta tutte le anomalie dell’assistenza sanitaria antecedente la Legge 833.

Ritornando all’entrata in vigore della L. 833/1978 e del Servizio Sanitario Nazionale c’è da dire che sono trascorsi quarant’anni, anni nei quali è emersa – dopo un primo entusiasmo – la necessità di garantire la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale in termini economici: ticket, tagli e tetti di spesa  hanno caratterizzato e condizionato la politica sanitaria dagli anni Novanta ai nostri giorni.
Anni segnati anche da eccellenza assolute, ma anche da  scandali, tra gestioni avvedute e accorte e episodi di corruzione e di bassezze inconcepibili: le formiche nel letto di un paziente, ampiamente messo in luce da servizi televisivi, è solo l’ultimo esempio di questo scempio. Anni nei quali non sempre gli amministratori del servizio hanno attuato politiche gestionali serie e orientate all’efficienza, all’equità e alla sostenibilità.
Ma non solo  ombre,   la storia del nostro Servizio Sanitario è anche una storia di successi e di sfide vinte e  a quarant’anni di distanza, la sanità italiana, solidaristica e universalistica, rappresenta sempre un esempio di efficacia ed efficienza nel cosiddetto mondo occidentale.

Non dimentichiamo – e chi per necessità ha dovuto varcare  le porte dei nostri presidi sanitari lo sa -,  ricevere cure efficaci in emergenza urgenza, non dover pagare l’assistenza ricevuta durante un ricovero o in caso di un intervento chirurgico, è stata e rimane una grande conquista del nostro Paese.

Un grazie a quanti ogni giorno, con professionalità e grande spirito di servizio,  – dai medici, agli infermieri, alle croce rosse,  agli inservienti, agli amministratori –  operano nella sanità per il bene-salute del nostro Paese.


Paola

Amanda Sandrelli, la Mirandolina che ha fatto divertite il pubblico della Nuova Fenice

Straordinario successo, ieri martedì 15 gennaio, per l’appuntamento con la nuova stagione teatrale della “Nuova Fenice ” di Osimo che ha proposto Amanda Sandrelli in “LA LOCANDIERA” di Carlo Goldoni .
Prodotta da Arca Azzurra Produzioni / Teatro Stabile di Verona questa nuova versione del classico di Goldoni sembra creata appositamente per la Sandrelli che si impadronisce del cuore degli spasimanti in scena, regalando un’interpretazione eccezionalmente divertente.
Uno spettacolo brillante che ha divertito veramente.


Paola

Una bella notizia: condannato il Sindaco che offese con insulti sessisti la Boldrini.

Il processo che vedeva imputato il sindaco leghista Matteo Camiciottoli e parte offesa l’onorevole Laura Boldrini si è concluso e  il sindaco di Pontrinvea è stato ritenuto responsabile del reato di diffamazione per aver pubblicato su Facebook un post in cui si augurava che i responsabili dello stupro avvenuto in spiaggia a Rimini nell’estate del 2017 fossero mandati ai domiciliari a casa di Laura Boldrini così le avrebbero fatto ritornare il sorriso.

Il Giudice di Savona ha condannato il Sindaco alla pena della multa di euro 20.000, nonché al risarcimento del danno subito dalla parte offesa e dalle cinque Associazioni, tra cui SeNonOraQuando? Torino, che si occupano dei diritti delle donne, già ammesse quali parti civili, oltre alla refusione delle spese legali; la sospensione condizionale della pena è stata subordinata al risarcimento dei danni.

La sentenza riconosce l’illiceità di un comportamento che lede la dignità di una donna – all’epoca dei fatti terza carica dello Stato- ferendola nella sua sfera più intima e personale.  La sentenza è importante perché oltre a rendere giustizia a Laura Boldrini, che nelle Istituzioni si è sempre spesa per la difesa dei diritti delle donne, afferma il principio che gli insulti sessisti ad una, offendono tutte.

Una bella giornata per la giustizia e per tutte le donne, soprattutto per le generazioni future perché anche una sentenza può cambiare la cultura di questo Paese.