Una grande donna

Come oggi, nel 2013, ci ha lasciato una grande donna che voglio ricordare:Margherita Hack

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Articoli correlati, si tratta di post che su questo blog ho dedicato a questa donna:
– Lezione di Margherita Hack in piazza della Signoria a Firenze ( 24 ottobre 2008);
– Margherita Hack gli ha risposto “bellino !!!” ( 9 ottobre 2010);
– Nessun Dorma ( 8 maggio 2011);
– Ciao Margherita ( 29 ottobre 2013);
– Quali fatti del 2013, ti hanno più colpito ? (29 dicembre 2013):
– 8 Marzo: ritratti di donne che hanno segnato la storia recente del mondo, dell’Italia e di Osimo ( 8 marzo 2014).

L’Appello ai greci

Tsipras Siamo di fronte alla responsabilità storica di non lasciare
che le lotte e i sacrifici del popolo greco siano stati vani,
alla responsabilità di rafforzare la democrazia e la nostra sovranità nazionale.
E questa responsabilità pesa su di noi

Il discorso integrale

Cittadini greci,
Negli ultimi sei mesi, il governo greco ha condotto una battaglia in condizioni di asfissia economica senza precedenti, al fine di attuare il mandato che gli avete dato il 25 gennaio (giorno delle elezioni, ndr).
Il mandato di negoziare con i nostri partner per realizzare la fine dell’austerità, e per riportare ancora una volta la prosperità e la giustizia sociale nel nostro Paese.
Per raggiungere un accordo sostenibile che rispetti la democrazia, così come le norme europee, e che porterà ad una definitiva uscita dalla crisi.
Durante i negoziati, ci hanno più volte chiesto di attuare politiche concordate nel Memorandum dai governi precedenti, nonostante il fatto che il Memorandum fosse stato inequivocabilmente condannato dal popolo greco nelle recenti elezioni.
Non abbiamo mai preso in considerazione la possibilità di cedere, neanche per un momento. Di tradire la vostra fiducia.
Dopo cinque mesi di trattative difficili, i nostri partner hanno presentato una proposta-ultimatum alla riunione dell’Eurogruppo, prendendo di mira la democrazia greca e il popolo greco.
Un ultimatum che va contro i principi e i valori fondanti dell’Europa. I valori del nostro progetto comune europeo.
Al governo greco è stato chiesto di accettare una proposta che aggiungerà un nuovo insopportabile peso sulle spalle del popolo greco, e che metterà a repentaglio la ripresa dell’economia greca e della società, non solo alimentando l’incertezza, ma anche esacerbando ulteriormente le disuguaglianze sociali.
La proposta delle istituzioni comprende misure per deregolamentare ulteriormente il mercato del lavoro, tagli alle pensioni, e ulteriori riduzioni dei salari del settore pubblico, come pure un aumento dell’Iva sui prodotti alimentari, ristoranti e turismo, eliminando le agevolazioni fiscali delle isole greche.
Queste proposte che violano direttamente l’acquis sociale e i diritti fondamentali europei al lavoro, all’uguaglianza e alla dignità, dimostrano che alcuni partner e membri delle istituzioni non sono interessati a raggiungere un accordo praticabile e utile per tutte le parti, ma piuttosto vogliono l’umiliazione del popolo greco.
Queste proposte mostrano soprattutto l’insistenza del Fondo Monetario Internazionale su misure di austerità dure e punitive. Ora è il momento per le principali potenze europee di essere all’altezza della situazione e prendere l’iniziativa per porre fine definitivamente alla crisi del debito greco, una crisi che colpisce altri Paesi europei, minacciando il futuro dell’integrazione europea.

Cittadini greci,
Siamo di fronte alla responsabilità storica di non lasciare che le lotte e i sacrifici del popolo greco siano stati vani, alla responsabilità di rafforzare la democrazia e la nostra sovranità nazionale. E questa responsabilità pesa su di noi.
È la nostra responsabilità per il futuro del nostro Paese.
Questa responsabilità ci obbliga a rispondere all’ultimatum basandoci sulla volontà sovrana del popolo greco.
Questa sera, il Governo è stato convocato e ho proposto un referendum, in modo che il popolo greco possano decidere.
La mia proposta è stata accettata all’unanimità.
Domani (oggi, ndr), il Parlamento terrà una riunione straordinaria per ratificare la proposta del Governo per un referendum che si terrà domenica prossima, il 5 luglio. La domanda sulla scheda elettorale sarà se la proposta delle istituzioni dovrebbe essere accettata o rifiutata.
Ho già informato il presidente francese, la cancelliera tedesca e il presidente della Bce della mia decisione, mentre domani chiederò una breve proroga del programma – per iscritto – ai leader dell’Ue e alle istituzioni, in modo che il popolo greco possa decidere senza pressioni e ricatti, come previsto dalla Costituzione del nostro Paese e della tradizione democratica dell’Europa.

Cittadini greci,
Vi invito a decidere, con la sovranità e dignità che vuole la storia greca, se dovremmo accettare l’esorbitante ultimatum che chiede una rigorosa e umiliante austerità senza fine, e senza la prospettiva di poterci reggere in piedi, socialmente e finanziariamente.
Dobbiamo rispondere all’autoritarismo e alla dura austerità con la democrazia, con la calma e con decisione.
La Grecia, la culla della democrazia, deve inviare un clamoroso messaggio democratico alla comunità europea e mondiale.
Io mi impegno personalmente a rispettare l’esito della vostra scelta democratica, qualunque essa sia.
Sono assolutamente fiducioso che la vostra scelta onorerà la storia del nostro Paese e invierà un messaggio di dignità in tutto il mondo.
In questi tempi difficili, tutti noi dobbiamo ricordare che l’Europa è la casa comune di tutti i suoi popoli.
Che in Europa non ci sono proprietari e ospiti.
La Grecia è, e rimarrà, parte integrante dell’Europa, e l’Europa parte integrante della Grecia.
Ma un’Europa senza democrazia sarà un’Europa senza identità e senza una bussola.
Chiedo a tutti voi di agire con unità nazionale e compostezza, e di prendere una decisione degna.
Per noi, per le generazioni future, per la storia greca.
Per la sovranità e la dignità del nostro Paese.
Alexis Tsipras

Ecco la nuova giunta della Regione Marche 2015. ll Presidente Luca CERISCIOLI rende noti i nomi

Il Presidente Luca CERISCIOLI presenta la nuova Giunta regionale.
Tre donne e tre uomini. Ecco, in ordine alfabetico, chi sono gli assessori presentati da Ceriscioli:

Anna Casini  Vicepresidente, lavori pubblici, edilizia pubblica, edilizia residenziale pubblica, piste ciclabili, viabilità, infrastrutture, porti aeroporti e interporto, governo del territorio, edilizia, urbanistica, agricoltura, alimentazione, foreste, sviluppo rurale, agriturismo, zootecnia, industria agroalimentare, bonifica;

Manuela Bora industria, artigianato, commercio, fiere e mercati, tutela dei consumatori, cave, pesca marittima, politiche comunitarie, cooperazione allo sviluppo, pari opportunità;

Loretta Bravi lavoro, tutela e sicurezza del lavoro, professioni, previdenza complementare e integrativa, formazione professionale, istruzione, università e diritto allo studio, sostegno alla famiglia;

Fabrizio Cesetti bilancio, finanze, demanio e valorizzazione del patrimonio, credito, provveditorato ed economato, rapporti con le agenzie, gli enti dipendenti e le società partecipate, in collaborazione con gli Assessori competenti, informatica e reti ICT, organizzazione e personale, polizia locale e politiche integrate per la sicurezza, enti locali e servizi pubblici locali, partecipazione e volontariato;

Moreno Pieroni valorizzazione dei beni culturali, promozione e organizzazione delle attività culturali, musei, biblioteche, grandi eventi, spettacolo, turismo, caccia e pesca sportiva;
Angelo Sciapichetti valorizzazione dei beni ambientali, tutela del paesaggio, parchi e riserve naturali, rifiuti, risorse idriche, difesa del suolo e della costa, produzione e distribuzione dell’energia, green economy, fonti rinnovabili, trasporti, reti regionali di trasporto, protezione civile, politiche per la montagna e le aree interne.

Il Presidente si è’ riservato le competenze relative a:
tutela della salute, veterinaria, acque minerali, termali e di sorgente, servizi sociali, politiche dell’infanzia, dei giovani e degli anziani, promozione sportiva, rapporti con le istituzioni internazionali, comunitarie, nazionali e locali, programmazione, affari generali, istituzionali e legali, sistema statistico, persone giuridiche private, ordinamento dell’informazione e della comunicazione, nomine.

Eugenio Scalfari: Sognando gli Stati Uniti d’Europa nel paese dei ciechi

giornale La Repubblicadi Eugenio Scalfari, • 21-Giu-2015. Realtà e scommesse. Ho letto con vivo interesse sulle pagine culturali del nostro giornale di venerdì scorso alcuni appunti inediti dello scrittore portoghese José Saramago che ho sempre considerato uno dei più importanti e geniali del secolo scorso. In qualche modo somiglia ad un altro suo conterraneo, Fernando Pessoa; sono due visionari che colgono il nucleo fondamentale del Novecento, un secolo dove le contraddizioni tipiche della nostra specie raggiunsero un’intensità difficile da riscontrare in altre epoche.
Negli appunti inediti Saramago spiega come è nato il “Saggio sulla lucidità” e perché ha voluto che i protagonisti fossero gli stessi personaggi di “Cecità”, romanzo scritto nove anni prima. Un Paese immaginario è chiamato al voto ma nel giorno di quelle elezioni infuria senza tregua un terribile maltempo, fulmini e saette in un cielo nero, inondazioni, vento tempestoso. Tutti chiusi in casa – pensa la voce parlante dell’autore – mentre la radio che è nella mani dei potenti, dominatori del Paese in questione, esorta gli elettori a recarsi comunque nelle cabine elettorali per compiere il loro dovere civico, che è poi quello di dare una apparenza democratica al partito che ha in mano tutto il potere. E gli elettori obbediscono, escono dalle case e faticosamente vanno alle urne a votare. Il risultato è del tutto inatteso: salvo qualche centinaio tra potenti e loro collaboratori, tutti gli altri hanno votato scheda bianca, ciascuno credendo d’essere il solo a farlo e abbattendo in questo modo il potere dei dominatori.
Mi ha molto colpito perché somiglia terribilmente a quanto accaduto nelle “regionali” di pochi giorni fa e rischia di diventare una crescente tendenza degli elettori italiani. Sono ciechi? Sono lucidi? I potenti di oggi si rendono conto di quanto è accaduto e può ripetersi aumentando sempre di più e sempre peggio? Ne stanno ricercando le cause?
***
Cerchiamo anche noi le cause. Il primo tema da affrontare è l’Europa. Noi siamo in Europa, i nostri principali problemi riguardano l’Europa e la nostra presenza, il nostro ruolo, le nostre capacità di proposta, il nostro sguardo lungo sul futuro di questo continente nella società globale che ci circonda. Alcuni giorni fa il nostro ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, scrisse un articolo su Repubblica con un titolo molto significativo: “Così cambiamo il governo dell’Ue”. Sullo stesso tema Padoan dette poi alcune interviste ad altri giornali e talk show televisivi. La tesi era chiara: “È necessario un livello crescente di integrazione fiscale basata su un bilancio comune, componente essenziale di qualunque unione monetaria. In una unione monetaria è necessario consolidare la condivisione dei rischi. È vero che nel lungo termine la costruzione di istituzioni più ambiziose potrebbe richiedere una modifica dei Trattati, tuttavia le regole vigenti consentono già oggi di istituire un fondo contro la disoccupazione e un budget dell’Eurozona con finalità diverse dal budget della Ue già esistente“. Queste proposte mi hanno molto incuriosito: senza dirlo esplicitamente, secondo me indicano come obiettivo ultimo gli Stati Uniti d’Europa, probabilmente limitato ai Paesi membri dell’Eurozona e ad altri che volessero comunque entrarvi pur mantenendo, almeno in una prima fase, una moneta propria.
Per meglio chiarire gli obiettivi di Padoan ho avuto con lui una lunga conversazione dalla quale sono emersi esplicitamente i seguenti punti: Paodan ritiene che uno Stato europeo federato sia indispensabile in una società globale; ritiene che quest’obiettivo abbia bisogno, per esser costruito, di un periodo di alcuni anni che deve però essere avviato subito; gli Stati membri della Ue hanno già effettuato alcune cessioni di sovranità (per esempio il Fiscal Compact) ma ancora insufficienti: bisogna farne altre e non solo economiche ma anche politiche; per esempio è impensabile che la Bce non abbia un unico interlocutore politico, come è sempre avvenuto in tutti gli Stati. Questa lacuna va colmata. La Bce non può rispondere ai ministri dell’Economia di 19 Paesi, è necessario un ministro del Tesoro unico che rappresenti politicamente l’intera Eurozona.
Ho chiesto a Padoan se aveva concordato con il presidente del Consiglio questi suoi pensieri. Mi ha risposto che quando ritiene opportuno rendere pubbliche le sue idee non consulta nessuno, dice e scrive quello che pensa. Infine gli ho chiesto chi è secondo lui la personalità più impegnata nel suo stesso senso, ammesso che vi sia. La risposta è stata: Mario Draghi. Il presidente della Bce sta ponendo le basi di un’Unione monetaria ben più consistente di quella che esiste attualmente e i risultati li vedremo già nel 2016 e sempre più, fin quando le economie dei Paesi europei saranno arrivate a un tale punto di integrazione che il salto politico diventerà inevitabile e quasi automatico. Non c’è il pericolo – ho obiettato – che i capi di governo dei Paesi dell’Ue, consapevoli dell’inevitabilità della Federazione europea, ne intralcino il percorso? Il rischio c’è, mi ha risposto, ma contro la realtà è molto difficile opporsi. Solo movimenti antieuropei e che si dichiarano apertamente tali possono bloccare la dinamica europeista, soprattutto disaffezionando i popoli nei confronti dell’Europa. Questo rischio deve essere sgominato.
Personalmente mi auguro che Padoan abbia ragione ed è inutile dire che su Draghi la penso esattamente come lui, ma vedo però il pericolo che una ripresa di nazionalismo non antieuropeo ma fermo alla Confederazione, non sia da sottovalutare. Ne avevo parlato di recente in un’intervista sull’Espresso con Romano Prodi. Aveva idee esattamente identiche a quelle di Padoan ma era più preoccupato di lui sui “confederali” e sul loro “nazionalismo”.
La risposta determinante ha un solo nome: la Germania di Angela Merkel. Vuole gli Stati Uniti d’Europa? Io credo di sì, anche perché il Paese con maggiore peso politico in una Federazione sarebbe il suo. Ma i tedeschi, la maggioranza del popolo tedesco, vuole l’Europa federata? Per quanto consta a me, direi di no. Il popolo tedesco è in gran parte autoreferenziale. È convinto – sbagliando – che la Germania non sarebbe irrilevante in una società globale e navigherebbe nelle acque della globalità anche da sola. Sbagliano, ma ne sono convinti. L’Europa confederale gli va benissimo, ma non più di questo.
Riuscirà la Merkel a convincerli? Questo è l’interrogativo del prossimo futuro. La vera e fondata speranza è che Draghi incastri le tessere di questo complicatissimo mosaico fino a costruire il disegno che noi ci auguriamo. Bisognerebbe che gli europei e gli italiani consapevoli rileggessero la storia di Abramo Lincoln e della guerra americana di secessione. Sarebbe una lettura molto istruttiva e dovrebbero rileggere anche il discorso di Winston Churchill a Zurigo del 1946, appena vinta l’ultima guerra mondiale. L’ho ricordato più volte quel discorso e lo ricordo di nuovo: sosteneva che l’Inghilterra aveva solo due strade dinanzi a sé: entrare a far parte degli Stati Uniti d’America o promuovere gli Stati Uniti d’Europa. E in qualche caso la moneta comune sarebbe stata la sterlina, la lingua ufficiale l’inglese, l’istituzione finanziaria principale la City. Chissà se Cameron se l’è riletto quel discorso e chissà se Tony Blair non faccia il “mea culpa”. Sbagliarono tutti in Inghilterra, conservatori e laburisti.
Concludo questo paragrafo citando alcuni passi molto significativi del discorso tenuto all’Accademia americana di Berlino il 17 di questo mese per il conferimento del Premio Kissinger. Eccoli: “Ho dedicato sempre più le mie energie e così continuerò a fare fino a quando la piena unificazione dell’Europa sarà compiuta sulla base di libertà, democrazia e pacifica cooperazione. Il mondo di questi ultimi anni è cambiato radicalmente; esso appare molto diverso dalle aspettative ottimistiche seguite alla fine della Guerra fredda. Questa situazione può essere affrontata solo con l’integrazione europea e la coesione transatlantica, a condizione che l’Europa diventi un attivo partecipante alla costruzione di un nuovo ordine mondiale piuttosto che consumare se stessa nelle proprie problematiche interne. È questo il messaggio che dobbiamo trasmettere ai cittadini e ai leader di oggi“. Non si poteva dir meglio, carissimo Giorgio Napolitano.
***
Ci sono molte altre questioni da esaminare ma dedicherò ad esse poche righe perché nei prossimi giorni saranno chiuse in un modo o nell’altro e noi la sfera di cristallo per leggere il futuro non l’abbiamo. La Grecia: entro fine mese la va o la spacca. Personalmente scommetto che si risolverà. Ma è appunto una scommessa.
La riforma del Senato. Anche qui: si farà subito o sarà rinviata? Scommetto che si farà subito questa pessima riforma e questa purtroppo è una scommessa persa in partenza perché la cosiddetta dissidenza interna del Pd non è un diamante che non si spezza.
La “buona scuola” si farà con alcune concessioni di basso profilo, ma il folto popolo dei docenti resterà con l’amaro in bocca e se ne vedranno i riflessi elettorali.
La riforma della Rai. Su questo punto Renzi ha detto cose giuste sulle funzioni di servizio pubblico della principale azienda culturale del nostro Paese. Cose giuste che dipendono però da chi sarà la persona prescelta per guidare culturalmente quell’azienda.
La Cassa depositi e prestiti. Renzi ne ha cambiato la gestione e il profilo. Gli è costato molta fatica perché le resistenze erano plurime, ma alla fine l’ha avuta vinta, compensando in vario modo le vecchie cariche e mettendo al loro posto persone competenti e di riguardo. Ma c’è un punto che è stato alquanto trascurato: la Eurostat che è l’istituzione europea cui è affidata la vigilanza su alcuni mutamenti che avvengono nelle istituzioni economiche dei Paesi membri, sta seguendo con severa attenzione quanto accade e soprattutto accadrà nella nuova Cassa depositi e prestiti. Se si rivelerà una agenzia che interviene di dritto e di rovescio al salvataggio di aziende decotte, l’Eurostat agirà per far rientrare la Cassa nel pubblico bilancio dal quale da tempo è stata tirata fuori. I debiti della Cassa diventeranno in tal modo debito pubblico. Le dimensioni minime di questo ipotetico evento sono di 100 miliardi di euro ma possono essere anche assai maggiori. Qualora si verificasse sarebbe una vera catastrofe finanziaria con ripercussioni assai serie sulla nostra economia.
Infine: i sondaggi del nostro Ilvo Diamanti e del suo istituto, pubblicati venerdì sul nostro giornale, sono assai preoccupanti per il Pd: è passato dal 41 per cento delle europee dell’anno scorso al 32, mentre Salvini è al 14, Forza Italia è anch’essa al 14 e i Cinquestelle al 26. Nel frattempo aumenta l’astensione. Perché? Perché la sinistra di governo non c’è più e i lavoratori che inclusi gli autonomi, le famiglie e l’indotto, sono milioni e milioni, non sono per niente contenti. Fanno lucidamente quello che Saramago aveva previsto nel suo romanzo.

Post scriptum. A proposito di Rai, sere fa ho visto, anzi rivisto dopo anni ed anni, nell’ultima puntata di Fabio Fazio “Che tempo che fa” Renzo Arbore in “Quelli della notte”. Un godimento e sapete perché? Perché Arbore è stato il vero grande innovatore della televisione. “Quelli della notte” e prima alla radio “Alto Gradimento” e poi in tv le sue altre trasmissioni, sono state un’innovazione continua, uno scenario volutamente senza copione e – come Renzo diceva – con un finale sconclusionato. L’uomo è sconclusionato nel senso che è pieno di contraddizioni. Non si riesce a cancellarle quelle contraddizioni perché è impossibile, ma bisogna esserne consapevoli perché solo così vengono tenute a freno e possono diventare un fatto esteticamente apprezzabile. Dall’etica all’estetica, diceva Arbore. Ma se non c’è né etica e neppure estetica, allora sì, è un guaio molto serio.
Evento 'Il Cortile dei Giornalisti'

Massimo Gramellini: BERGOGLIO e pregiudizio

La Stampa il Buongiorno• 18-giugno-2015 di Massimo Gramellini. Bergoglio e pregiudizio

Gli eventi sono talmente enormi che anche la soluzione migliore sembra minuscola. Figurarsi quelle meschine, spesso grottesche. Salvini polemizza col Papa sui migranti e già trovare quei due dentro lo stesso titolo infonde un senso surreale di straniamento: come abbinare Einstein al Mago Oronzo. Ma è un po’ tutto il meccanismo della comunicazione a essere uscito dai gangheri. Nella sua invettiva contro Roma zozzona, l’untorello Beppe Grillo – ormai la vera zavorra del suo movimento – cita i clandestini accanto ai topi e alla spazzatura tra i possibili portatori di epidemie. Nemmeno i sudisti di «Via col vento» osavano parlare così degli schiavi che affollavano le loro piantagioni di cotone. E il governo ungherese? Per anni ha chiesto a gran voce il proprio ingresso in Europa. Ma ora che lo ha ottenuto decide di alzare un muro lungo il confine con la Serbia per impedire agli altri di entrare. Minacce di peste, fortezze assediate: uno scenario da Medioevo moderno, immortalato dalle immagini dei profughi aggrappati agli scogli della Costa Azzurra come gabbiani stanchi, con il mare intorno e gli yacht dei ricchi sullo sfondo.

«Prendili tu a casa tua». Oppure: «Vadano a stare in Vaticano». I mantra della banalità salvinista si rincorrono sul web e seducono gli animi spaventati dall’inesorabilità del cambiamento, vellicandone gli impulsi più bassi. O noi o loro. Che muoiano pure di fame e malattie, possibilmente lontano dagli obiettivi dei fotografi, per evitare rigurgiti di coscienza e consentirci di partecipare alla prossima Messa in santa pace.

lineaVorrei aggiungere che anche in Osimo qualcuno si diverte, il giovedì al mercato, a distribuire volantini  con questo tenore: ” Andreoni, perchè non li porti a casa tua, questi profughi? “. E’  una domanda stupida, che non merita risposta. E’ una domanda che  serve solo a chi la fa per sentirsi di avere detto una cosa furba e con l’unico obiettivo di gettare discredito,  senza avere nessuna intenzione di affrontare la questione dell’immigrazione.
Chi distribuisce questi volantini con  queste stupide domande, alla Salvini, non vuole risposte. È solo in malafede e trova  in questa stupida azione  l’unico modo per assolversi dalla propria indifferenza o egoismo:  è inutile rispondere a chi è in malafede.
Paola
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Notte prima degli esami: una notte di ansie che tutti abbiamo vissuto con preoccupazione

notte di esamiDomani – mercoledì 17 giugno – è il giorno della prima prova della maturità, il tema di italiano. Che emozione le ultime ore prima dell’inizio dell’esamone.
Ma ormai ci siamo, la “notte prima degli esami” è alle porte. Domani mattina anche gli studenti osimani infileranno le gambe sotto ai banchi e daranno il via ai loro esami di maturità.

Voglio quest’anno trasmettervi e fare miei gli auguri che una professoressa, una persona speciale che quest’anno ho conosciuto, ha inviato ai propri studenti. La prof. si chiama Patrizia Caporossi, seguite i suoi preziosi consigli.

” Carissimi ragazzi e ragazze,
non vi ho dimenticato … anzi! Spero altrettanto voi. E, soprattutto, quel poco o quel tanto che forse sono riuscita a darvi, a trasmettervi negli anni scorsi. Vedete: il fatto importante, in una vigilia d’esame come questa, non è “sapere tutto” (che è sempre … impossibile) ma custodire, serbare dentro di sè, l’approccio e il metodo che vi permetterà di “leggere”, “analizzare” e “interpretare” qualsiasi “questione” e/o “problema”, “tema” … Eppoi essere fedeli a stessi/e, al proprio pensiero “critico” (cioè “fondato” su letture e autorevoli “rimandi” continui nel dialogo interiore tra noi e il resto del mondo e così via) … affinchè ogni vostro “secondo me” sia sostenuto e rafforzato … da ciò che maggiormente vi ha colpito e tant’altro. Vi faccio certo gli auguri, anzi l’in-bocca-al-lupo, ma soprattutto siate certi di un mio pensiero “fitto&continuo” per voi e non solo per la vostra prova, ma proprio per la vostra “maturità” negli studi e, specialmente, nella vita. E’ il vostro momento: è la vostra entrata “ufficiale” nel mondo adulto che va migliorato, anzi vi dico proprio “cambiato” con valori autentici e profonda verità sia comportamentale sia ideale. Fatemi sapere. Un abbraccio filosofico dallavostravecchiaprofdifilo.”

In bocca al lupo a tutti.

Paola

…Notte prima degli esami, notte di polizia,
certo qualcuno te lo sei portato via,
notte di mamme e di papà col biberon in mano,
notte di nonne alla finestra, ma questa notte è ancora nostra,
notte di giovani attori di pizze fredde e di calzoni,
notte di sogni di coppe e di campioni,
notte di lacrime e preghiere,
la matematica non sarà mai il mio mestiere,…

Il mio piccolo mondo antico: racconto di Sante Graciotti

Nell’ambito degli appuntamenti con persone che hanno avuto il merito di  dare prestigio alla nostra città si è svolto, sabato 9 maggio u.s.,  l’incontro con Sante Graciotti. Non conoscevo questo illustre osimano, è stata per me una bella scoperta una persona ricca di saggezza e, anche se non più giovanissimo, sempre coinvolgente nei suoi racconti e spiegazioni. L’evento, che ha riunito tante persone, al Collegio Campana, è stato organizzato per presentare il nuovo libro scritto da Sante Graciotti. Nel corso della serata i  bei ricordi di Osimo hanno preso il sopravvento  e si sono uniti alla trattazione del libro.
Un bel omaggio ad un uomo, un intellettuale , ad un osimano.
Immagine1Il mio piccolo mondo antico.
Io sono nato nel 1923 e sono restato ad Osimo solo per le elementari, fino al 1934, quando le circostanze ella vita mi hanno portato alrove. Da allora ho seguitato ad avere rapporti di un emigrato non più organici, ininfluenti nel mio sviluppo interiore e nella mia vita professionale. Tuttavia il ricordo di quegli anni, non deformato da esperienze posteriori, ha fissato nella memoria un percorso di vita intensa, passata tra la via delle Fonti ( una traversa della Costa del Borgo), dove i miei abitavano, la frazione di Santo Stefano dove mia sorella Mira insegnava e dove anche io frequentai le prime tre classi elementari come suo alunno, infine le scuole elementari del Borgo, e di Santa Lucia, ormai “in Piazza”.
Via delle Fonti è stata il mio piccolo mondo antico. Davanti a casa mia passavano tutte le donne che andavano a prendere acqua o a fare bucato alle fonti, alimentata allora da una vena ancora viva e ornate le volte umide da festoni di capelvenere. E con le donne passavano tutte le nove, dal Borgo e da Piazza, tanto piàù solluccherose quanto più terribili o scandalose: “Avete sentito cosa è successo ?”.
Avanti casa, e per tutta la lunghezza della breve strada, camminando a ritroso sulla cunetta che la delimitava da parte delle “lame”, seguitò ad andare per anni il cordaro, lentssimo, allampanato e carico di figli. Sopra casa mia, verso la Costa, c’era il muratore Moresi, che cantava sempre nonostante la miseria, mentre i figli suonavano che l’ocarina chi l’organetto a bocca, e la moglie leggeva la mano ai contadini che venivano in Piazza. La Costa era la strada di terra per cui i contadini passavano per andare in Piazza, a piedi o con i zoccoli. Portavano il vestito buono e lasciati gli zoccoli si erano già messi i calzetti e le scarpe all’inizio della Gattara. Soprattutto per loro la Costa era, sulla destra salendo, tutta una lunga fila di botteghe: di calzolai, fabbri, calderai, stagnini, falegnami; e, sulla cima, il maniscalco e, al bisogno, vetturino Mazzaferri. E va anche doverosamente ricordato il suo dirimpettaio, il famoso ferraro Peppe Paccaraggi ( Frontalini). Dalla Cossta parte l’epopea dei Carletti ( i “Truellì ), dalla bottega di fabbro alla catena di aziende. Ma come dimenticare Americo Brugè, anche lui fondatore di una azienda di tutto rispetto e il calderaio d’altro bordo Celestino Graciotti, accanto agli altri calderai, più modesti ma numerosi di figliolanza, che erano i Buscarini (Magnafighi) e infine il sarto mandolista Aldo Zoppi?
E come dimenticare la bellissima Argentina, madre degli attuali Vigiani delle pompe funebri, guardata con interesse anche dal mio fratello aviatore Corrado ( Peppì), la Amalia dalla lucente crocchia corvina, le sorelle “Passerine”, la ostessa baffuta Aldina che vendeva vino e olio a qualche metro di distanza dall’imbocco dalla Costa di via delle Fonti? Sulla Costa, d’altra parte – d’altra parte, perchè sul lato sinistro della strada salendo e perchè riguardava ormai un altro mondo, quello dei ricchi – si apriva la filanda di Cardinali che impiegava un gran numero di donne sia in azienda che a casa: ho nelle orecchie il chiasso insistente dei canti e dei rosari delle lavoranti in azienda che sotto il controllo delle sorveglianti dovevano cantare e recitare senza sosta per non distrarsi nel lavoro con chiacchiere. Naturalmente il mio piccolo mondo antico non finisce lì, né il mio rapporto con Osimo si esaurisce in esso. Ma di ciò dovrei parlare in altra sede.
Sante Graciotti ( 2008) tratto dal libro “Là sul colle del tuo Borgo natio, storia di Borgo San Giacomo e la Misericordia di Osimo” di Massimo Morroni

2073-manifesto

Nuovo Consiglio regionale delle MARCHE. Ecco la composizione

L’Ufficio elettorale della Regione Marche ha elaborato la composizione del nuovo Consiglio regionale.

Si tratta, della distribuzione dei seggi effettuata sulla base della procedura prevista dalla legge e sulla base dei dati trasmessi dai Comuni marchigiani. Sarà la Corte d’Appello di Ancona, sulla base dei verbali, a proclamare ufficialmente gli eletti nei prossimi giorni.

Questa sarà la  distribuzione dei seggi e gli eletti che sederanno in Consiglio regionale:

Partito democratico15 seggi, lista collegata al presidente eletto, Luca CERISCIOLI.
Ancona,  5  i consiglieri del PD: FABRIZIO VOLPINI , MANUELA BORA, ANTONIO MASTROVINCENZO , GIANLUCA BUSILACCHI , ENZO GIANCARLI.
Ascoli Piceno, 2 i consiglieri del PD: ANNA CASINI , FABIO URBINATI .
Fermo, 2 i consiglieri del PD: FABRIZIO CESETTI, FRANCESCO GIACINTI .
Macerata, 2 i consiglieri del PD: ANGELO SCIAPICHETTI , FRANCESCO MICUCCI.
Pesaro&Urbino, 4 i consiglieri del PD: ANDREA BIANCANI, RENATO CLAUDIO MINARDI , GINO TRAVERSINI , FEDERICO TALE’.

UNITI PER LE MARCHE2 seggi, lista collegata al presidente eletto, Luca CERISCIOLI.
Ancona, 1 seggio a  MORENO PIERONI.
Pesaro&Urbino, 1 seggio a BORIS RAPA.

POPOLARI MARCHE UDC  – 1 seggio,  lista collegata al presidente eletto, Luca CERISCIOLI.
Macerata, 1 seggio a LUCA MARCONI.

Movimento 5 Stelle-Beppegrillo.it5 seggi, lista collegata al candidato presidente non eletto, Giovanni Maggi detto Gianni
Ancona, 2 seggi: ROMINA PERGOLESI, GIOVANNI MAGGI detto GIANNI.
Macerata, 1 seggio a  SANDRO BISONNI.
Pesaro&Urbino, 1 seggio a PIERGIORGIO FABBRI.

Lega Nord Marche – 4 seggi, lista collegata al candidato presidente non eletto, Francesco ACQUAROLI
Ancona, 1 seggio SANDRO ZAFFIRI.
Fermo, 1 seggio MARZIA MALAIGIA
Macerata, 1 seggio LUIGI ZURA PUNTARONI detto ZURA

Fratelli d’Italia Alleanza Nazionale – 1 seggio, lista collegata al candidato presidente non eletto, Francesco ACQUAROLI
Macerata, 1 seggio  ELENA LEONARDI

Forza Italia – 2 seggi, lista collegata al candidato presidente non eletto, Gian Mario SPACCA
Ascoli Piceno , 1 seggio  PIERO CELANI
Fermo , 1 seggio  JESSICA MARCOZZI

Marche 2020-Area Popolare – 1 seggio, lista collegata al candidato presidente non eletto, Gian Mario SPACCA
Pesaro&Urbino , 1 seggio  MIRCO CARLONI

Nessun seggio va invece alla lista che non supera lo sbarramento del 5% dei voti validi assegnati, dunque zero seggi alla lista ALTRE MARCHE-SINISTRA UNITA, che vedeva candidato il presidente Edordo MENTRASTI.

 La Coalizione regionale vincente ha conseguito, nella prima ripartizione D’Hondt, 13 dei 30 seggi spettanti al consiglio e il 41,07% del totale dei voti validi (range 41,07% > 40%). Pertanto gli viene assegnato il premio di maggioranza pari a 18 seggi.

14/06/2015
Paola Andreoni

Eugenio Scalfari: Il popolo italiano odia lo Stato ma non può farne a meno

giornale La Repubblicadi Eugenio Scalfari, • 14-Giu-15. La lunga strada per trasformare gli italiani da sudditi in cittadini.
Più passa il tempo e più la corruzione aumenta, invadendo non soltanto le istituzioni locali e nazionali ma l’anima delle persone, quale che sia la loro collocazione sociale. Si chiama malavita o malgoverno o malaffare, ma meglio sarebbe dire malanimo: le persone pensano soltanto a se stesse e tutt’al più alla loro stretta famiglia. Il loro prossimo non va al di là di quella.
Non pensiate che il fenomeno corruttivo sia un fatto esclusivamente italiano ed esclusivamente moderno: c’è dovunque e c’è sempre stato. Naturalmente ne varia l’intensità da persona a persona, da secolo a secolo e tra i diversi ceti sociali. Ma l’intensità deriva soprattutto dal censo: la corruzione dei ricchi opera su cifre notevolmente più cospicue, quella dei meno abbienti si esercita sugli spiccioli, ma comunque c’è ed è proporzionata al reddito: per un ricco corrompersi per ventimila euro non vale la pena, per un cittadino con reddito da diecimila euro all’anno farsi corrompere per cinquecento euro è già un discreto affare.
Il tutto avviene in vario modo: appalti, racket, commercio di stupefacenti, di prostituzione, di voti elettorali, di agevolazioni di pubblici servizi, di emigranti.
Può sembrare un controsenso ma sta di fatto che il corruttore ha bisogno di una società in cui operare e più vasta è meglio è. La corruzione non consente né l’isolamento né l’anarchia e la ragione è evidente: essa ha bisogno come scopo comune in tutte le sue forme di una società con le sue regole e i poteri che legalmente la amministrano.
La corruzione ha la mira di aiutare alla conquista del potere e all’evasione delle regole o alla loro utilizzazione a vantaggio di alcuni e a danno di altri. Le famiglie (si chiamano così) mafiose, le clientele, gli interessi corporativi, dispongono di un potere capace di infiltrarsi. Ed è un potere che trova nei regimi di democrazia ampi varchi se si tratta di democrazie fragili e di istituzioni quasi sempre infiltrate dai corruttori.
Questa fragilità democratica va combattuta perché è il malanno principale del quale la democrazia soffre. Essa dovrebbe esser portatrice degli ideali di Patria, di onestà, di libertà, di eguaglianza; ma è inevitabilmente terreno di lotta tra il malaffare e il buongoverno. Non c’è un finale a quella lotta: continua e durerà fino a quando durerà la nostra specie. Il bene e il male, il potere e l’amore, la pace e la guerra sono sentimenti in eterno conflitto e ciascuno di loro contiene un tasso elevato di corruzione. La storia ne fornisce eloquenti testimonianze, quella italiana in particolare e la ragione è facile da comprendere: una notevole massa di italiani non ama lo Stato ma desidera che ci sia. Aggiungo: non ama neppure che l’Europa divenga uno Stato federato, ma vuole che l’Europa ci sia.
È assai singolare questo modo di ragionare, ma basta leggere o rileggere i testi di Dante e Petrarca, di Machiavelli e Guicciardini, di Mazzini e di Cavour. Hanno dedicato a diagnosticare questi valori e disvalori e le terapie che ciascuno di loro ha indicato e praticato per comprendere a fondo che cos’è il nostro Paese e soprattutto che cosa pensa e come si comporta la gran parte del nostro popolo.
***
Dante e Petrarca (più il primo che il secondo) conobbero la lotta politica dei Comuni. L’autore della Divina Commedia fu in un certo senso il primo padre della Patria, una Patria però letteraria, cui insegnare un linguaggio che non fosse più un dialetto del latino ma una lingua nazionale e la poesia dello “stilnovo” già anticipata dal Guinizzelli e dai siciliani ma creata da lui e dal suo fraterno amico Guido Cavalcanti.
La loro Italia non aveva alcuna forma politica, salvo alcuni Comuni con una visione soltanto locale. Dante fu guelfo e ghibellino; alla fine fu esiliato da Firenze, ramingo nell’Italia del Nord, e ancora giovane morì a Ravenna. Che cosa fossero gli italiani non lo seppe e non gli importava. In realtà a quell’epoca non c’era un popolo ma soltanto plebi contadine o nascenti borghesie comunali la cui politica era quella delle città difese da mura per impedire ai nobili del contado e alle compagnie di ventura di invaderle.
Ma due secoli dopo la situazione era notevolmente cambiata e la più approfondita diagnosi la fecero Machiavelli e Guicciardini, fiorentini ambedue. Repubblicano il primo, esiliato per molti anni a San Casciano; mediceo il secondo, uomo di corte, ambasciatore, ministro ai tempi del Magnifico, di papa Leone X e di papa Clemente VII, anch’essi rampolli di casa Medici.
La diagnosi di quei due studiosi fu analoga: il popolo non aveva mai pensato all’Italia, era governato e dominato da una borghesia mercantile, specialmente nelle regioni del Centro- Nord, capace di inventare strumenti monetari e bancari che dettero grande impulso dal commercio di tutta Europa, ma privi di amor di Patria. Le passioni politiche sì, quelle c’erano e la corruzione sì, c’era anche quella, ma l’Italia non esisteva mentre nel resto d’Europa gli Stati unitari erano già sorti: in Spagna, Francia, Inghilterra, Olanda, Svezia, Polonia, Austria, Brandeburgo, Sassonia, Westfalia, Ungheria e le città marinare, quelle tedesche nel Baltico e in Italia Venezia, Genova, Pisa.
Il popolo mercantile in Italia c’era, era accorto e colto e condivideva il potere congiurando o appoggiando i Signori laddove esistevano le Signorie; ma gran parte d’Italia era già dominio degli aragonesi o dei francesi o degli austriaci. Il Papa a sua volta aveva un regno che si estendeva in quasi tutta l’Italia centrale salvo la Toscana ed era dominato da alcune grandi famiglie come i Colonna, gli Orsini, i Borgia, i Farnese.
Ma il resto degli abitanti dello Stivale erano plebe, servi della gleba, analfabeti, con una cultura contadina che aveva ferree regole di maschilismo, di violenza, di pugnale.
La diagnosi di Machiavelli e di Guicciardini non differiva da questa realtà. Anzi la mise in luce con grande chiarezza. Machiavelli però sperava in un Principe che conquistasse il centro d’Italia e sapesse e volesse fondare uno Stato con la forza delle armi, le congiure, le armate dei capitani di ventura e i matrimoni di convenienza tra le famiglie regnanti. Guicciardini faceva più o meno la stessa diagnosi ma la terapia differiva, le speranze di Machiavelli d’avere prima o poi un’Italia come Stato, naturalmente governato da un padrone assoluto come erano i tempi di allora; quel Principe, chiunque fosse, avrebbe dovuto dare all’Italia un rango in Europa e trasformare le plebi in popolo consapevole e collaboratore.
Guicciardini viceversa coincideva nella diagnosi ma differiva profondamente nella terapia. Riteneva auspicabile la fondazione d’uno Stato sovrano che abbracciasse gran parte dell’Italia, salvo quella dominata da potenze straniere che sarebbe stato assai difficile espellere. Ma sperare che gli italiani diventassero da plebe un popolo con il sentimento della Patria nell’animo lo escludeva nel modo più totale. Bisognava secondo lui governare il Paese utilizzando la plebe e questa era la sua conclusione.
Passarono due secoli da allora ed ebbe inizio ai primi dell’Ottocento il movimento risorgimentale con tre protagonisti molto diversi tra loro: Mazzini, Cavour, Garibaldi. Ci furono alti e bassi in quel movimento e tre guerre denominate dell’indipendenza e guidate da Cavour con una diplomazia e una comprensione della realtà che difficilmente si trova nella storia moderna.
Mazzini era un personaggio molto diverso: voleva la repubblica e voleva che nascesse dal basso. La sua era una forma di socialismo che aveva come strumento le insurrezioni popolari. Non insurrezioni di massa, non erano concepibili all’epoca; ma insurrezioni di qualche centinaio di persone se non addirittura qualche decina, che cercavano di sollevare la plebe contadina sperando che i suoi disagi la muovessero a combattere per una situazione migliore. Così non avvenne e le insurrezioni mazziniane non sortirono alcun effetto se non quello di allevare una classe di giovani intellettuali, studenti, docenti, che concepivano la Patria come il maestro aveva indicato. Quasi tutti erano settentrionali di nascita e fu molto singolare che questo drappello di italiani dedicati soprattutto a scuotere le classi meridionali venisse quasi tutto da Milano, da Bergamo, da Brescia, da Genova. Così furono a suo tempo i mille che mossero da Quarto verso Calatafimi. Garibaldi era una via di mezzo molto realistica e molto demiurgica tra Mazzini e Cavour. Era repubblicano come Mazzini ma disponile a trattare con la monarchia quando bisognava compiere un’impresa che richiedesse molte risorse umane e finanziarie. Questa fu l’impresa dei Mille da cui nacque poi lo Stato italiano.
La corruzione certamente non c’era in quei giovani intellettuali e combattenti ma era già ampiamente diffusa in una società che aveva pochi capitali e doveva utilizzare nel proprio interesse quelli che il nuovo stato metteva a disposizione e che forti imprese bancarie e manifatturiere straniere investirono sulla nascita dell’Italia e della sua economia.
Portarono con sé, questi capitali, una corruzione moderna che è quella che conosciamo ma che allora ebbe il suo inizio nelle ferrovie che furono costruite per unificare il territorio, nell’industria dell’elettricità e in quella dell’acciaio e della meccanica. Emigrazione da un lato, corruzione dall’altro, queste furono le due maggiori realtà italiane tra gli ultimi vent’anni dell’Ottocento e la guerra del 1915 che aprì una fase del tutto nuova nel Paese.
Non voglio qui ripetere ciò che ho già scritto in altre occasioni ma mi limito a ricordare che Benito Mussolini fu uno degli esempi tipici del fenomeno italiano.
Personalmente era onesto, aveva tutto e quindi non aveva bisogno di niente; ma i suoi gerarchi erano in gran parte corrotti e lui lo sapeva ma non interveniva perché quella corruzione a lui nota gli dava ancor più potere, li teneva in pugno e li manovrava come il burattinaio fa muovere i burattini.
Disse più volte che senza la dittatura l’Italia non sarebbe stata governabile e che governare il nostro Paese era impossibile e comunque inutile.
***
Chiuderò col caso De Luca che in qualche modo è attinente a quanto finora scritto. De Luca è stato un buon sindaco di Salerno. Un po’ autoritario, è il suo carattere, ma a suo modo efficiente: un sindaco-sceriffo e forse ci voleva quel requisito. È sotto processo ed è stato condannato in primo grado. I suoi avvocati sostengono che in appello avrà l’assoluzione. È possibile, glielo auguriamo. Ma sulla base della legge Severino un condannato in primo grado per reati di delinquenza corruttiva deve essere immediatamente sospeso per diciotto mesi dalla carica politica che riveste. Nel caso di specie, come ci ricorda l’avvocato Pellegrino, la sospensione deve essere effettuata non appena egli sia stato eletto a una carica politica. Nel suo caso la carica è quella di governatore della Campania. È già stato eletto a quella carica da pochi giorni insieme alla lista dei consiglieri che hanno ottenuto i voti necessari.
Si aspetta di giorno in giorno la proclamazione degli eletti da parte dell’Ufficio elettorale presso la Corte d’appello di Napoli. Sta controllando le schede con l’attenzione dovuta e quando il controllo sarà terminato la proclamazione avverrà.
A quel punto – la Severino è chiarissima – De Luca deve essere sospeso per diciotto mesi. Lasciarlo in carica fino a quando avrà nominato la giunta di governo e il suo vice che per diciotto mesi governerà la Campania, significa non rispettare la legge e come prevede il codice penale, l’autorità che deve sospenderlo (nel nostro caso il presidente del Consiglio) ritarda un atto dovuto per favorire una persona. Scatta in questo caso il reato di abuso d’ufficio per l’autorità che ha ritardato il provvedimento.
Questa procedura è estremamente chiara e non lascia nessun margine di autonomia come la stessa ordinanza della Corte di Cassazione a sezioni unite ha esplicitamente detto. Non si tratta in questo caso di corruzione ma in qualche modo un’analogia esiste: si compie un favore per averne il ritorno. Non si chiama corruzione ma gli somiglia terribilmente.

Evento 'Il Cortile dei Giornalisti'

“Un’ invasione di imbecilli”. Ma per nostra fortuna nella rete ci sono anche tanti coraggiosi blogger, a loro tutta la mia solidarietà.

«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».
(Umberto Eco)

Quanto sono sagge e vere le parole di Umberto Eco e mi vengono subito in mente i tanti “corvi anonimi”, anche osimani, che svolazzano nella rete raccontando bugie e maldicenze senza avere il coraggio di firmare quanto dicono.

anonimoMa nel mondo ci sono anche tanti blogger che utilizzano la rete per denunciare ingiustizie o per scardinare tirannie ed oppressioni culturali. Si tratta di “BLOGGER” che mettono in pericolo le loro vite nella lotta per la libertà di espressione e, a volte, riescono dove altri mezzi falliscono: uniscono popoli, fanno combaciare idee, realizzano sogni lontani. Proprio come è successo durante la primavera araba.
Anche nel nostro Paese ci sono esempi di blogger, che grazie alle loro denunce di malaffari, di presunti boss hanno contribuito al lavoro della magistratura.
Per il loro coraggio e spirito civico, oggi, vivono sotto protezione. Che cosa è stato, ad esempio, Peppino Impastato con la sua “Radio Aut” se non un “Blogger e reporter coraggioso” ai tempi in cui la rete ancora non era nata e la politica dell’antimafia sonnecchiava ?
Che dire, da ultimo, del blogger saudita Raif Badawi, condannato a dieci anni di carcere e a mille frustate ( in questo momento, mentre siamo comodi a casa, Raif sta ricevendo la sua razione quotidiana di 50 frustate nella “democratica Arabia Saudita). Questa feroce, inaccettabile ed ingiustificata pena gli è stata comminata per aver criticato alcuni membri del governo arabo.

Tutta la mia solidarietà a questi BLOGGER coraggiosi che mettono in pericolo le loro vite nella lotta per la libertà, la giustizia e la civiltà che siano da esempio per quei “corvi” repressi della rete, gente di poco valore (per usare un eufemismo) dedita alla delazione, naturalmente anonima, professionisti delle falsità e dei veleni di cui parla Umberto Eco.
Individui che, rifacendomi alle parole di U.Eco, oltre ad essere imbecilli: …..quando chiamano la loro coscienza, o trovano occupato, oppure risponde la segreteria telefonica.
Paola

Comune di Osimo, Tassa sui Servizi Indivisibili (TASI) 2015 e IMU 2015: scadenze e calcolo dell’imposta.

image_miniEntro il 16 giugno 2015 deve essere versato l’acconto della TASI dovuta al Comune di OSIMO per l’anno 2015.
Calcola on line l’imposta

Giornata Mondiale del Donatore di Sangue, l’Avis di Osimo ce lo ricorda invitandoci al concerto dei solisti dell’Accademia d’Arte Lirica

Avrà luogo, questo fine settimana, anche in Osimo  e in concomitanza con centinaia di altre piazze d’Italia, le manifestazioni dell’Avis promosse nell’ambito della Giornata Mondiale del Donatore di Sangue.
Per l’occasione, la sezione locale di Via Matteotti dell’Avis osimana ha promosso un concerto in collaborazione con l’Accademia d’Arte Lirica cittadina che si terrà venerdì sera, alle ore 21,15, presso il Chiostro del convento di San Francesco.
avis osimo
I volontari della donazione del sangue di Osimo vogliono, con questa iniziativa, sottolineare l’importanza della donazione volontaria e invitano tutti a compiere questo gesto di grande generosità e solidarietà.
Paola

Vegognose le dichiarazioni di Maroni

Le dichiarazioni di Maroni e Salvini sulla questione  migranti sono aberranti. Per  anni hanno sbandierato la paura verso l’altro ora i leghisti e alcune frange  della destra più estremista pretendono che il nostro Paese, da sempre ispirato ai valori del volontariato e dell’accoglienza, spazzi via uomini e donne migranti. Le migrazioni non si possono fermare, vanno governate assieme e tutti devono fare la propria parte,  l’Europa si deve assumere le proprie responsabilità, e l’Italia non può essere lasciata da sola.
L’ipotesi di tagliare i fondi ai comuni della Lombardia e del Veneto pronti ad accogliere i migranti, proposta da Maroni e da altri governatori leghisti,  è di una inciviltà senza precedenti e cosa ancor più grave è una minaccia a disobbedire alle leggi dello Stato. Il Presidente del Consiglio dovrebbe energicamente  intervenire su Maroni e Salvini, ricordando loro il rispetto dell’art. 54 della Costituzione.
Articolo-54-Costituzione-Italiana
L’Italia che immagina la Lega ( così come altri movimenti populisti ) è quella egoista, intollerante, indifferente e cinica che straccia i fondamentali diritti umani.
I migranti non sono tutti uguali e non sono tutti clandestini o terroristi.
L’Italia che i nostri “padri costituenti” ci hanno lasciato, il cui progetto è contenuto nella Costituzione,  è un Paese solidale, con grande senso umanitario e  democratico. L’impegno e il lavoro che molti Comuni e genti del sud Italia hanno compiuto e stanno svolgendo  per salvare in mare numerose vite di migranti ne è l’esempio migliore.

L’ultimo discorso parlamentare di Giacomo Matteotti. Assassinato dai fascisti il 10 giugno 1924

Matteotti Giacomo

Oggi ricorre il 90° anniversario della morte di Giacomo Matteotti  assassinato su ordine di Mussolini il 10 giugno 1924 per aver affrontato il fascismo a viso aperto. Il Il 30 maggio del 1924 Matteotti, giovane deputato socialista, denuncia alla Camera dei deputati le violenze contro i candidati socialisti, comunisti, repubblicani, liberali progressisti e i brogli elettorali che  portarono il partito di Mussolini al 66,3% dei consensi.

Questo il discorso alla Camera pronunciato da Giacomo Matteotti il 30 maggio 1924.

Presidente “Ha chiesto di parlare l’onorevole Matteotti. Ne ha facoltà”.
Matteotti “Noi abbiamo avuto da parte della Giunta delle elezioni la proposta di convalida di numerosi colleghi. Nessuno certamente, degli appartenenti a questa Assemblea, all’infuori credo dei componenti la Giunta delle elezioni, saprebbe ridire l’elenco dei nomi letti per la convalida, nessuno, né della Camera né delle tribune della stampa (Vive interruzioni alla destra e al centro)”. Lupi “È passato il tempo in cui si parlava per le tribune!”. Matteotti “Certo la pubblicità è per voi un’istituzione dello stupidissimo secolo XIX. (Vivi rumori. Interruzioni alla destra e al centro) Comunque, dicevo, in questo momento non esiste da parte dell’Assemblea una conoscenza esatta dell’oggetto sul quale si delibera. Soltanto per quei pochissimi nomi che abbiamo potuto afferrare alla lettura, possiamo immaginare che essi rappresentino una parte della maggioranza.

Ora, contro la loro convalida noi presentiamo questa pura e semplice eccezione: cioè, che la lista di maggioranza governativa, la quale nominalmente ha ottenuto una votazione di quattro milioni e tanti voti… (Interruzioni)”. Voci al centro “Ed anche più!”. Matteotti “… cotesta lista non li ha ottenuti, di fatto e liberamente, ed è dubitabile quindi se essa abbia ottenuto quel tanto di percentuale che è necessario (Interruzioni. Proteste) per conquistare, anche secondo la vostra legge, i due terzi dei posti che le sono stati attribuiti! Potrebbe darsi che i nomi letti dal Presidente siano di quei capilista che resterebbero eletti anche se, invece del premio di maggioranza, si applicasse la proporzionale pura in ogni circoscrizione. Ma poiché nessuno ha udito i nomi, e non è stata premessa nessuna affermazione generica di tale specie, probabilmente tali tutti non sono, e quindi contestiamo in questo luogo e in tronco la validità della elezione della maggioranza (Rumori vivissimi). Vorrei pregare almeno i colleghi, sulla elezione dei quali oggi si giudica, di astenersi per lo meno dai rumori, se non dal voto. (Vivi commenti – Proteste – Interruzioni alla destra e al centro)”.

Maraviglia “In contestazione non c’è nessuno, diversamente si asterrebbe!”. Matteotti “Noi contestiamo…”. Maraviglia “Allora contestate voi!”. Matteotti “Certo sarebbe maraviglia se contestasse lei! L’elezione, secondo noi, è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. In primo luogo abbiamo la dichiarazione fatta esplicitamente dal governo, ripetuta da tutti gli organi della stampa ufficiale, ripetuta dagli oratori fascisti in tutti i comizi, che le elezioni non avevano che un valore assai relativo, in quanto che il Governo non si sentiva soggetto al responso elettorale, ma che in ogni caso – come ha dichiarato replicatamente – avrebbe mantenuto il potere con la forza, anche se… (Vivaci interruzioni a destra e al centro Movimenti dell’onorevole presidente del Consiglio)”. Voci a destra “Sì, sì! Noi abbiamo fatto la guerra! (Applausi alla destra e al centro)”. Matteotti “Codesti vostri applausi sono la conferma precisa della fondatezza dei mio ragionamento. Per vostra stessa conferma dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà… (Rumori, proteste e interruzioni a destra) Nessun elettore si è trovato libero di fronte a questo quesito…”. Maraviglia “Hanno votato otto milioni di italiani!”. Matteotti “… se cioè egli approvava o non approvava la politica o, per meglio dire, il regime del Governo fascista. Nessuno si è trovato libero, perché ciascun cittadino sapeva a priori che, se anche avesse osato affermare a maggioranza il contrario, c’era una forza a disposizione del Governo che avrebbe annullato il suo voto e il suo responso. (Rumori e interruzioni a destra)”. Una voce a destra “E i due milioni di voti che hanno preso le minoranze?”. Farinacci “Potevate fare la rivoluzione!”. Maraviglia “Sarebbero stati due milioni di eroi!”. Matteotti “A rinforzare tale proposito dei Governo, esiste una milizia armata… (Applausi vivissimi e prolungati a destra e grida di “Viva la milizia”)”. Voci a destra “Vi scotta la milizia!”. Matteotti “… esiste. una milizia armata… (Interruzioni a destra, rumori prolungati)”. Voci “Basta! Basta!”. Presidente “Onorevole Matteotti, si attenga all’argomento”.

Matteotti “Onorevole Presidente, forse ella non m’intende; ma io parlo di elezioni. Esiste una milizia armata… (Interruzioni a destra) la quale ha questo fondamentale e dichiarato scopo: di sostenere un determinato Capo del Governo bene indicato e nominato nel Capo del fascismo e non, a differenza dell’Esercito, il Capo dello Stato. (Interruzioni e rumori a destra)”. Voci a destra “E le guardie rosse?”. Matteotti “Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse. (Commenti) In aggiunta e in particolare… (Interruzioni), mentre per la legge elettorale la milizia avrebbe dovuto astenersi, essendo in funzione o quando era in funzione, e mentre di fatto in tutta l’Italia specialmente rurale abbiamo constatato in quei giorni la presenza di militi nazionali in gran numero… (Interruzioni, rumori)”. Farinacci “Erano i balilla!”. Matteotti “È vero, on. Farinacci, in molti luoghi hanno votato anche i balilla! (Approvazioni all’estrema sinistra, rumori a destra e al centro)”. Voce al centro “Hanno votato i disertori per voi!”. Gonzales “Spirito denaturato e rettificato!”. Matteotti “Dicevo dunque che, mentre abbiamo visto numerosi di questi militi in ogni città e più ancora nelle campagne (Interruzioni), gli elenchi degli obbligati alla astensione, depositati presso i Comuni, erano ridicolmente ridotti a tre o quattro persone per ogni città, per dare l’illusione dell’osservanza di una legge apertamente violata, conforme lo stesso pensiero espresso dal presidente del Consiglio che affidava al militi fascisti la custodia delle cabine (Rumori). A parte questo argomento del proposito del Governo di reggersi anche con la forza contro il consenso. e del fatto di una milizia a disposizione di un partito che impedisce all’inizio e fondamentalmente la libera espressione della sovranità popolare ed elettorale e che invalida in blocco l’ultima elezione in Italia, c’è poi una serie di fatti che successivamente ha viziate e annullate tutte le singole manifestazioni elettorali. (Interruzioni, commenti)”. Voci a destra “Perché avete paura! Perché scappate!”. Matteotti “Forse al Messico si usano fare le elezioni non con le schede, ma col coraggio di fronte alle rivoltelle (Vivi rumori. Interruzioni, approvazioni all’estrema sinistra). E chiedo scusa al Messico, se non è vero! (Rumori prolungati) I fatti cui accenno si possono riassumere secondo i diversi momenti delle elezioni. La legge elettorale chiede… (Interruzioni, rumori)”. Greco “È ora di finirla! Voi svalorizzate il Parlamento!”. Matteotti “E allora sciogliete il Parlamento”. Greco “Voi non rispettate la maggioranza e non avete diritto di essere rispettati”.

Matteotti “Ciascun partito doveva, secondo la legge elettorale, presentare la propria lista di candidati… (Vivi rumori)”. Maraviglia “Ma parli sulla proposta dell’onorevole Presutti”. Matteotti “Richiami dunque lei all’ordine il Presidente! La presentazione delle liste – dicevo – deve avvenire in ogni circoscrizione mediante un documento notarile a cui vanno apposte dalle trecento alle cinquecento firme. Ebbene, onorevoli colleghi, in sei. circoscrizioni su quindici le operazioni notarili che si compiono privatamente nello studio di un notaio, fuori della vista pubblica e di quelle che voi chiamate “provocazioni”, sono state impedite con violenza. (Rumori vivissimi)”. Bastianini “Questo lo dice lei!”. Voci dalla destra “Non è vero, non è vero”. Matteotti “Volete i singoli fatti? Eccoli: ad Iglesias il collega Corsi stava raccogliendo le trecento firme e la sua casa è stata circondata… (Rumori)”. Maraviglia “Non è vero. Lo inventa lei in questo momento”. Farinacci “Va a finire che faremo sul serio quello .che non abbiamo fatto!”. Matteotti “Fareste il vostro mestiere!”. Lussu “È la verità, è la verità!…”. Matteotti “A Melfi… (Rumori vivissimi – Interruzioni) a Melfi è stata impedita la raccolta delle firme con la violenza (Rumori). In Puglia fu bastonato perfino un notaio (Rumori vivissimi)”. Aldi-Mai “Ma questo nei ricorsi non c’è! In nessuno dei ricorsi! Ho visto gli atti delle Puglie e in nessun ricorso è accennato il fatto di cui parla l’on. Matteotti”. Farinacci “Vi faremo cambiare sistema! E dire che sono quelli che vogliono la normalizzazione!”. Matteotti “A Genova (Rumori vivissimi) i fogli con le firme già raccolte furono portati via dal tavolo su cui erano stati firmati”. Voci “Perché erano falsi”. Matteotti “Se erano falsi, dovevate denunciarli ai magistrati!”.

Farinacci “Perché non ha fatto i reclami alla Giunta delle elezioni?”. Matteotti “Ci sono”. Una voce dal banco delle commissioni “No, non ci sono, li inventa lei”. Presidente “La Giunta delle elezioni dovrebbe dare esempio di compostezza! I componenti della Giunta delle elezioni parleranno dopo. Onorevole Matteotti, continui”. Matteotti “Io espongo fatti che non dovrebbero provocare rumori. I fatti o sono veri o li dimostrate falsi. Non c’è offesa, non c’è ingiuria per nessuno in ciò che dico: c’è una descrizione di fatti”. Teruzzi “Che non esistono!”. Matteotti “Da parte degli onorevoli componenti della Giunta delle elezioni si protesta che alcuni di questi fatti non sono dedotti o documentati presso la Giunta delle elezioni. Ma voi sapete benissimo come una situazione e un regime di violenza non solo determinino i fatti stessi, ma impediscano spesse volte la denuncia e il reclamo formale. Voi sapete che persone, le quali hanno dato il loro nome per attestare sopra un giornale o in un documento che un fatto era avvenuto, sono state immediatamente percosse e messe quindi nella impossibilità di confermare il fatto stesso. Già nelle elezioni del 1921, quando ottenni da questa Camera l’annullamento per violenze di una prima elezione fascista, molti di coloro che attestarono i fatti davanti alla Giunta delle elezioni, furono chiamati alla sede fascista, furono loro mostrate le copie degli atti esistenti presso la Giunta delle elezioni illecitamente comunicate, facendo ad essi un vero e proprio processo privato perché avevano attestato il vero o firmato i documenti! In seguito al processo fascista essi furono boicottati dal lavoro o percossi (Rumori, interruzioni)”. Voci a destra “Lo provi”. Matteotti “La stessa Giunta delle elezioni ricevette allora le prove del fatto.

Ed è per questo, onorevoli colleghi, che noi spesso siamo costretti a portare in questa Camera l’eco di quelle proteste che altrimenti nel Paese non possono avere alcun’altra voce ed espressione. (Applausi all’estrema sinistra) In sei circoscrizioni, abbiamo detto, le formalità notarili furono impedite colla violenza, e per arrivare in tempo si dovette supplire malamente e come si poté con nuove firme in altre provincie. A Reggio Calabria, per esempio, abbiamo dovuto provvedere con nuove firme per supplire quelle che in Basilicata erano state impedite”. Una voce dal banco della giunta “Dove furono impedite?”. Matteotti “A Melfi, a Iglesias, in Puglia… devo ripetere? (Interruzioni, rumori) Presupposto essenziale di ogni elezione è che i candidati, cioè coloro che domandano al suffragio elettorale il voto, possano esporre, in contraddittorio con il programma del Governo, in pubblici comizi o anche in privati locali, le loro opinioni. In Italia, nella massima parte dei luoghi, anzi quasi da per tutto, questo non fu possibile”. Una voce “Non è vero! Parli l’onorevole Mazzoni! (Rumori)”.

Matteotti “Su ottomila comuni italiani, e su mille candidati delle minoranze, la possibilità è stata ridotta a un piccolissimo numero di casi, soltanto là dove il partito dominante ha consentito per alcune ragioni particolari o di luogo o di persona. (Interruzioni, rumori). Volete i fatti? La Camera ricorderà l’incidente occorso al collega Gonzales”. Teruzzi “Noi ci ricordiamo del 1919, quando buttavate gli ufficiali nel Naviglio. lo, per un anno, sono andato a casa con la pena di morte sulla testa!”. Matteotti “Onorevoli colleghi, se voi volete contrapporci altre elezioni, ebbene io domando la testimonianza di un uomo che siede al banco del Governo, se nessuno possa dichiarare che ci sia stato un solo avversario che non abbia potuto parlare in contraddittorio con me nel 1919”. Voci “Non è vero! non è vero!”. Finzi, sottosegretario di Stato per l’interno “Michele Bianchi! Proprio lei ha impedito di parlare a Michele Bianchi!”. Matteotti “Lei dice il falso! (Interruzioni, rumori) Il fatto è semplicemente questo, che l’onorevole Michele Bianchi con altri teneva un comizio a Badia Polesine. Alla fine del comizio che essi tennero. sono arrivato io e ho domandato la parola in contraddittorio.

Essi rifiutarono e se ne andarono e io rimasi a parlare. (Rumori, interruzioni)”. Finzi “Non è così!”. Matteotti “Porterò i giornali vostri che lo attestano”. Finzi “Lo domandi all’onorevole Merlin che è più vicino a lei! L’onorevole Merlin cristianamente deporrà”. Matteotti “L’on. Merlin ha avuto numerosi contraddittori con me, e nessuno fu impedito e stroncato. Ma lasciamo stare il passato. Non dovevate voi essere i rinnovatori del costume italiano? Non dovevate voi essere coloro che avrebbero portato un nuovo costume morale nelle elezioni? (Rumori) e, signori che mi interrompete, anche qui nell’assemblea? (Rumori a destra)”. Teruzzi “È ora di finirla con queste falsità”. Matteotti “L’inizio della campagna elettorale del 1924 avvenne dunque a Genova, con una conferenza privata e per inviti da parte dell’onorevole Gonzales. Orbene, prima ancora che si iniziasse la conferenza, i fascisti invasero la sala e a furia di bastonate impedirono all’oratore di aprire nemmeno la bocca. (Rumori, interruzioni, apostrofi)”. Una voce “Non è vero, non fu impedito niente (Rumori)”. Matteotti “Allora rettifico! Se l’onorevole Gonzales dovette passare 8 giorni a letto, vuol dire che si è ferito da solo, non fu bastonato. (Rumori, interruzioni) L’onorevole Gonzales, che è uno studioso di San Francesco, si è forse autoflagellato! (Si ride. Interruzioni) A Napoli doveva parlare… (Rumori vivissimi, scambio di apostrofi fra alcuni deputati che siedono all’estrema sinistra)”. Presidente “Onorevoli colleghi, io deploro quello che accade. Prendano posto e non turbino la discussione! Onorevole Matteotti, prosegua, sia breve, e concluda”. Matteotti “L’Assemblea deve tenere conto che io debbo parlare per improvvisazione, e che mi limito…”. Voci “Si vede che improvvisa! E dice che porta dei fatti!”. Gonzales “I fatti non sono improvvisati! (Rumori)”.

Matteotti “Mi limito, dico, alla nuda e cruda esposizione di alcuni fatti. Ma se per tale forma di esposizione domando il compatimento dell’Assemblea… (Rumori) non comprendo come i fatti senza aggettivi e senza ingiurie possano sollevare urla e rumori. Dicevo dunque che ai candidati non fu lasciata nessuna libertà di esporre liberamente il loro pensiero in contraddittorio con quello del Governo fascista e accennavo al fatto dell’onorevole Gonzales, accennavo al fatto dell’onorevole Bentini a Napoli, alla conferenza che doveva tenere il capo dell’opposizione costituzionale, l’onorevole Amendola, e che fu impedita… (Oh, oh! – Rumori)”. Voci da destra “Ma che costituzionale! Sovversivo come voi! Siete d’accordo tutti!”. Matteotti “Vuol dire dunque che il termine “sovversivo” ha molta elasticità!”. Greco “Chiedo di parlare sulle affermazioni dell’onorevole Matteotti”. Matteotti “L’onorevole Amendola fu impedito di tenere la sua conferenza, per la mobilitazione, documentata, da parte di comandanti di corpi armati, i quali intervennero in città …”. Presutti “Dica bande armate, non corpi armati!”. Matteotti “Bande armate, le quali impedirono la pubblica e libera conferenza. (Rumori) Del resto, noi ci siamo trovati in queste condizioni: su 100 dei nostri candidati, circa 60 non potevano circolare liberamente nella loro circoscrizione!”. Voci di destra “Per paura! Per paura! (Rumori – Commenti)”.

Farinacci “Vi abbiamo invitati telegraficamente!”. Matteotti “Non credevamo che le elezioni dovessero svolgersi proprio come un saggio di resistenza inerme alle violenze fisiche dell’avversario, che è al Governo e dispone di tutte le forze armate! (Rumori) Che non fosse paura, poi, lo dimostra il fatto che, per un contraddittorio, noi chiedemmo che ad esso solo gli avversari fossero presenti, e nessuno dei nostri; perché, altrimenti, voi sapete come è vostro costume dire che “qualcuno di noi ha provocato” e come “in seguito a provocazioni” i fascisti “dovettero” legittimamente ritorcere l’offesa, picchiando su tutta la linea! (Interruzioni)”. Voci da destra “L’avete studiato bene!”. Pedrazzi “Come siete pratici di queste cose, voi!”. Presidente “Onorevole Pedrazzi!”. Matteotti “Comunque, ripeto, i candidati erano nella impossibilità di circolare nelle loro circoscrizioni!”. Voci a destra “Avevano paura!”. Turati Filippo “Paura! Sì, paura! Come nella Sila, quando c’erano i briganti, avevano paura (Vivi rumori a destra, approvazioni a sinistra)”. Una voce “Lei ha tenuto il contraddittorio con me ed è stato rispettato”. Turati Filippo “Ho avuto la vostra protezione a mia vergogna! (Applausi a sinistra, rumori a destra)”. Presidente “Concluda, onorevole Matteotti. Non provochi incidenti!”.

Matteotti “Io protesto! Se ella crede che non gli altri mi impediscano di parlare, ma che sia io a provocare incidenti, mi seggo e non parlo! (Approvazioni a sinistra – Rumori prolungati)”. Presidente “Ha finito? Allora ha facoltà di parlare l’onorevole Rossi…”. Matteotti “Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di parlare! lo non ho offeso nessuno! Riferisco soltanto dei fatti. Ho diritto di essere rispettato! (Rumori prolungati, Conversazioni)”. Casertano presidente della Giunta delle elezioni “Chiedo di parlare”. Presidente “Ha facoltà di parlare l’onorevole presidente della Giunta delle elezioni. C’è una proposta di rinvio degli atti alla Giunta”. Matteotti “Onorevole Presidente!…”. Presidente “Onorevole Matteotti, se ella vuoi parlare, ha facoltà di continuare, ma prudentemente”. Matteotti “Io chiedo di parlare non prudentemente, né imprudentemente, ma parlamentarmente!”. Presidente “Parli, parli”. MatteottiI candidati non avevano libera circolazione… (Rumori. Interruzioni)”. Presidente “Facciano silenzio! Lascino parlare!”. Matteotti “Non solo non potevano circolare, ma molti di essi non potevano neppure risiedere nelle loro stesse abitazioni, nelle loro stesse città. Alcuno, che rimase al suo posto, ne vide poco dopo le conseguenze. Molti non accettarono la candidatura, perché sapevano che accettare la candidatura voleva dire non aver più lavoro l’indomani o dover abbandonare il proprio paese ed emigrare all’estero (Commenti)”. Una voce “Erano disoccupati!”. Matteotti No, lavorano tutti, e solo non lavorano, quando voi li boicottate“. Voci da destra “E quando li boicottate voi?”. Farinacci “Lasciatelo parlare! Fate il loro giuoco!”. Matteotti “Uno dei candidati, l’onorevole Piccinini, al quale mando a nome del mio gruppo un saluto… (Rumori)”. Voci “E Berta? Berta!”. Matteotti… conobbe cosa voleva dire obbedire alla consegna del proprio partito. Fu assassinato nella sua casa, per avere accettata la candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe – stato per essere il destino suo all’indomani. (Rumori) Ma i candidati – voi avete ragione di urlarmi, onorevoli colleghi – i candidati devono sopportare la sorte della battaglia e devono prendere tutto quello che è nella lotta che oggi imperversa. lo accenno soltanto, non per domandare nulla, ma perché anche questo è un fatto concorrente a dimostrare come si sono svolte le elezioni. (Approvazioni all’estrema sinistra) Un’altra delle garanzie più importanti per lo svolgimento di una libera elezione era quella della presenza e del controllo dei rappresentanti di ciascuna lista, in ciascun seggio. Voi sapete che, nella massima parte dei casi, sia per disposizione di legge, sia per interferenze di autorità, i seggi – anche in seguito a tutti gli scioglimenti di Consigli comunali imposti dal Governo e dal partito dominante – risultarono composti quasi totalmente di aderenti al partito dominante. Quindi l’unica garanzia possibile, l’ultima garanzia esistente per le minoranze, era quella della presenza del rappresentante di lista al seggio. Orbene, essa venne a mancare. Infatti, nel 90 per cento, e credo in qualche regione fino al 100 per cento dei casi, tutto il seggio era fascista e il rappresentante della lista di minoranza non poté presenziare le operazioni. Dove andò, meno in poche grandi città e in qualche rara provincia, esso subì le violenze che erano minacciate a chiunque avesse osato controllare dentro il seggio la maniera come si votava, la maniera come erano letti e constatati i risultati. Per constatare il fatto, non occorre nuovo reclamo e documento. Basta che la Giunta delle elezioni esamini i verbali di tutte le circoscrizioni, e controlli i registri. Quasi dappertutto le operazioni si sono svolte fuori della presenza di alcun rappresentante di lista. Veniva così a mancare l’unico controllo, l’unica garanzia, sopra la quale si può dire se le elezioni si sono svolte nelle dovute forme e colla dovuta legalità. Noi possiamo riconoscere che, in alcuni luoghi, in alcune poche città e in qualche provincia, il giorno delle elezioni vi è stata una certa libertà. Ma questa concessione limitata della libertà nello spazio e nel tempo – e l’onorevole Farinacci, che è molto aperto, me lo potrebbe ammettere – fu data ad uno scopo evidente: dimostrare, nei centri più controllati dall’opinione pubblica e in quei luoghi nei quali una più densa popolazione avrebbe reagito alla violenza con una evidente astensione controllabile da parte di tutti, che una certa libertà c’è stata. Ma, strana coincidenza, proprio in quei luoghi dove fu concessa a scopo dimostrativo quella libertà, le minoranze raccolsero una tale abbondanza di suffragi, da superare la maggioranza – con questa conseguenza però, che la violenza, che non si era avuta prima delle elezioni, si ebbe dopo le elezioni. E noi ricordiamo quello che è avvenuto specialmente nel Milanese e nel Genovesato ed in parecchi altri luoghi, dove le elezioni diedero risultati soddisfacenti in confronto alla lista fascista. Si ebbero distruzioni di giornali, devastazioni di locali, bastonature alle persone. Distruzioni che hanno portato milioni di danni… (Vivissimi rumori al centro e a destra)”. Una voce a destra “Ricordatevi delle devastazioni dei comunisti!”. Matteotti “Onorevoli colleghi, ad un comunista potrebbe essere lecito, secondo voi, di distruggere la ricchezza nazionale, ma non ai nazionalisti, né ai fascisti come vi vantate voi! Si sono avuti, dicevo, danni per parecchi milioni, tanto che persino un alto personaggio, che ha residenza in Roma, ha dovuto accorgersene, mandando la sua adeguata protesta e il soccorso economico. In che modo si votava? La votazione avvenne in tre maniere: l’Italia è una, ma ha ancora diversi costumi. Nella valle del Po, in Toscana e in altre regioni che furono citate all’ordine del giorno dal presidente del Consiglio per l’atto di fedeltà che diedero al Governo fascista, e nelle quali i contadini erano stati prima organizzati dal partito socialista, o dal partito popolare, gli elettori votavano sotto controllo del partito fascista con la “regola del tre”. Ciò fu dichiarato e apertamente insegnato persino da un prefetto, dal prefetto di Bologna: i fascisti consegnavano agli elettori un bollettino contenente tre numeri o tre nomi, secondo i luoghi (Interruzioni), variamente alternati in maniera che tutte le combinazioni, cioè tutti gli elettori di ciascuna sezione, uno per uno, potessero essere controllati e riconosciuti personalmente nel loro voto. In moltissime provincie, a cominciare dalla mia, dalla provincia di Rovigo, questo metodo risultò eccellente”. Finzi “Evidentemente lei non c’era! Questo metodo non fu usato!”. Matteotti “Onorevole Finzi, sono lieto che, con la sua negazione, ella venga implicitamente a deplorare il metodo che è stato usato”. Finzi “Lo provi”. Matteotti “In queste regioni tutti gli elettori…”. Ciarlantini “Lei ha un trattato, perché non lo pubblica?”. Matteotti “Lo pubblicherò, quando mi si assicurerà che le tipografie del Regno sono indipendenti e sicure (Vivissimi rumori al centro e a destra); perché, come tutti sanno, anche durante le elezioni, i nostri opuscoli furono sequestrati, i giornali invasi, le tipografie devastate o diffidate di pubblicare le nostre cose. (Rumori)”. Voci “No! No!”. Matteotti “Nella massima parte dei casi però non vi fu bisogno delle sanzioni, perché i poveri contadini sapevano inutile ogni resistenza e dovevano subire la legge del più forte, la legge del padrone, votando, per tranquillità della famiglia, la terna assegnata a ciascuno dal dirigente locale del Sindacato fascista o dal fascio (Vivi rumori interruzioni)”. Suardo “L’onorevole Matteotti non insulta me rappresentante: insulta il popolo italiano ed io, per la mia dignità, esco dall’Aula. (Rumori – Commenti) La mia città in ginocchio ha inneggiato al Duce Mussolini, sfido l’onorevole Matteotti a provare le sue affermazioni. Per la mia dignità di soldato, abbandono quest’Aula. (Applausi, commenti)”. Teruzzi “L’onorevole Suardo è medaglia d’oro! Si vergogni, on. Matteotti. (Rumori all’estrema sinistra)”. Presidente “Facciano silenzio! Onorevole Matteotti, concluda!”. Matteotti “lo posso documentare e far nomi. In altri luoghi invece furono incettati i certificati elettorali, metodo che in realtà era stato usato in qualche piccola circoscrizione anche nell’Italia prefascista, ma che dall’Italia fascista ha avuto l’onore di essere esteso a larghissime zone del meridionale; incetta di certificati, per la quale, essendosi determinata una larga astensione degli elettori che non si ritenevano liberi di esprimere il loro pensiero, i certificati furono raccolti e affidati a gruppi di individui, i quali si recavano alle sezioni elettorali per votare con diverso nome, fino al punto che certuni votarono dieci o venti volte e che giovani di venti anni si presentarono ai seggi e votarono a nome di qualcheduno che aveva compiuto i 60 anni. (Commenti) Si trovarono solo in qualche seggio pochi, ma autorevoli magistrati, che, avendo rilevato il fatto, riuscirono ad impedirlo”. Torre Edoardo “Basta, la finisca! (Rumori, commenti) . Che cosa stiamo a fare qui? Dobbiamo tollerare che ci insulti? (Rumori – Alcuni deputati scendono nell’emiciclo). Per voi ci vuole il domicilio coatto e non il Parlamento! (Commenti – Rumori)”. Voci “Vada in Russia!”. Presidente “Facciano silenzio! E lei, onorevole Matteotti, concluda!”. Matteotti “Coloro che ebbero la ventura di votare e di raggiungere le cabine, ebbero, dentro le cabine, in moltissimi Comuni, specialmente della campagna, la visita di coloro che erano incaricati di controllare i loro voti. Se la Giunta delle elezioni volesse aprire i plichi e verificare i cumuli di schede che sono state votate, potrebbe trovare che molti voti di preferenza sono stati scritti sulle schede tutti dalla stessa mano, così come altri voti di lista furono cancellati, o addirittura letti al contrario. Non voglio dilungarmi a descrivere i molti altri sistemi impiegati per impedire la libera espressione della volontà popolare. Il fatto è che solo una piccola minoranza di cittadini ha potuto esprimere liberamente il suo voto: il più delle volte, quasi esclusivamente coloro che non potevano essere sospettati di essere socialisti. I nostri furono impediti dalla violenza; mentre riuscirono più facilmente a votare per noi persone nuove e indipendenti, le quali, non essendo credute socialiste, si sono sottratte al controllo e hanno esercitato il loro diritto liberamente. A queste nuove forze che manifestano la reazione della nuova Italia contro l’oppressione del nuovo regime, noi mandiamo il nostro ringraziamento. (Applausi all’estrema sinistra. Rumori dalle altre parti della Camera). Per tutte queste ragioni, e per le altre che di fronte alle vostre rumorose sollecitazioni rinunzio a svolgere, ma che voi ben conoscete perché ciascuno di voi ne è stato testimonio per lo meno (Rumori) … per queste ragioni noi domandiamo l’annullamento in blocco della elezione di maggioranza”. Voci alla destra “Accettiamo (Vivi applausi a destra e al centro)”. Matteotti “[…]

Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. (Interruzioni a destra) Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni. (Applausi all’estrema sinistra – Vivi rumori)”.

L’intervento di Matteotti risale al 30 maggio 1924. Il parlamentare socialista ebbe quasi la profetica premonizione della sua sorte, tanto è vero che, finito di parlare, disse ai colleghi: “Ed ora, potete preparare il mio funerale”.

Una scheda tratta dal sito dell’ANPI nazionale

Possidente terriero illuminista, avvocato, sindaco di Villamarzana, consigliere provinciale di Rovigo. esponente di spicco del Partito socialista, eletto nel 1919 alla Camera dei deputati. Nel 1922 promuove la costituzione del Partito socialista unitario divenendone segretario nazionale. Intransigente antifascista, difensore dei braccianti agricoli poveri, più volte minacciato e aggredito da gruppi fascisti, ostacolato nella professione forense e nell’attività parlamentare. Affermatosi il fascismo, nel 1924 alla Camera dei deputati pronuncia una documentata requisitoria * (acquisita agli atti del Parlamento) sulle violenze fasciste contro i candidati socialisti, comunisti, repubblicani, liberali progressisti.

Sul giornale “Il popolo d’Italia” Mussolini scrive immediatamente che è necessario “dare una lezione al deputato del Polesine”. L’invito è prontamente accolto e il 10 giugno ’24, a Roma, un quintetto fascista aggredisce e rapisce Matteotti in Lungotevere Arnaldo da Brescia. Caricato a forza su una macchina, viene ucciso a coltellate dopo ripetute percosse. Le spoglie verranno trovate, occultate in un boschetto di Riano Flaminio, solo il 15 agosto. Riconosciuti e processati a Chieti due anni dopo, i fascisti omicidi confessi – difesi dal braccio destro di Mussolini, Roberto Farinacci – ebbero miti condanne, uscendo poco dopo di prigione.

Tre notizie hanno caratterizzato la settimana

La prima a livello locale: il Tar Marche ha accolto il ricorso proposto dal candidato Sindaco Latini rimettendo in discussione il risultato delle elezioni amministrative comunali della nostra città. L’8 giugno dello scorso anno Latini aveva contestato il risultato del ballottaggio elettorale allorché ottenne solo 6 voti in meno di Pugnaloni. Cosa succederà ora, Latini ritorna alla guida della città ? Per il momento l’attuale Sindaco Pugnaloni, e con lui noi tutti del centro sinistra proporremo ricorso al Consiglio di Stato, poi si vedrà…
Le altre due  notizie: tre rom non si fermano ad un posto di polizia e travolgono 9 persone; venerdì notte sono stati arrestati alcuni esponenti politici, di qua’ e di la’, per gli affari legati ai campi di accoglienza. Ovviamente, fino a sentenza definitiva tutti sono innocenti, “rom” e “italiani”. I primi, nell’immaginario collettivo, sono “brutti, sporchi e cattivi”, tanto per parafrasare un noto titolo di un film, i secondi fanno parte, cosi’ l’accusa, di una “struttura mafiosa operante nella Capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali”. I primi sono considerati estranei alla nostra societa’, i secondi ne sono parte integrante, il che significa che i campi rom, come quelli di accoglienza per i migranti, sono funzionali ad una parte della nostra societa’. Si capisce, allora, perche’ non si riesce a risolvere un problema che riguarda solo lo 0,25% della popolazione. A qualcuno non conviene.

Esempi da seguire

Istituito in Svezia il ministero del Futuro: presieduto da una donna  è incaricato di come progettare la vita, come diventare più moderni e solidali, che direzione prendere nei progetti industriali.

2 giugno 1946 – 2015: 69 anni fa nasceva la Repubblica Italiana

Martedì 2 giugno, in occasione della festa della Repubblica, su iniziativa della Presidente del Consiglio Comunale Paola Andreoni, è stato ricordato un altro importante appuntamento : il 70° anniversario dell’estensione alle donne del diritto al voto.
Era infatti il 1945 quando con decreto legislativo venne riconosciuto il diritto di voto alle donne e successivamente dal 1946 anche il diritto alla loro eleggibilità.
Un diritto che venne esercitato proprio il 2 giugno del 1946 quando gli italiani vennero chiamati alle urne a suffragio universale per esprimersi su quale forma, monarchia o repubblica dare al Paese. Scelsero la Repubblica e consegnarono al popolo italiano un Paese libero e democratico.

aaa Immagine1Quel 2 giugno segnò una tappa fondamentale per il progresso della democrazia nel nostro Paese e un passo importante per l’emancipazione femminile, che, in realtà, era già stata a pieno titolo conquistata dalle donne le quali, smentendo assurdi luoghi comuni e radicate convinzioni, avevano dato un contributo fondamentale sia durante la grande guerra che alla lotta di liberazione dalla dittatura nazi- fascista, durante il secondo conflitto mondiale.

Per questa occasione , dopo un’approfondita ricerca fatta negli atti amministrativi conservati presso la biblioteca , la Presidente del Consiglio Comunale ha invitato tutte le donne osimane che hanno svolto attività politico-amministrativa nella città, elette consigliere comunali o nominate assessore a partire dal mandato amministrativo del 1946. In 70 anni sono state elette nel civico consesso 45 donne, in media 3 donne per ogni mandato amministrativo. Durante la cerimonia sono stati consegnati gli attestati di merito come piccolo, ma significativo segno di eterna gratitudine della città di Osimo alle figure femminili che hanno profuso il loro impegno, la loro intelligenza e la loro passione in seno al consiglio comunale , cuore delle Istituzione democratiche cittadine.

Una grande festa che ha riservato particolari emozioni al numeroso pubblico soprattutto quando è salita sul palco, accompagnata da Violetta e Graziano Piergiacomi la prima donna eletta nel 1946, oggi centotreenne, Elena Giorgetti . Una donna dal carattere forte con una mente brillante che ha dato, con la sua testimonianza, esempio di impegno e passione lanciando alle donne un messaggio: partecipare attivamente alla vita politica del Paese con il fine ultimo del bene comune.

aa2198-FBS_3352Sono seguite le testimonianze di Maria Teresa Carloni che ha ricordato la madre Gioconda Canalini, Anna Bassi, Martini Mariella, Gloria Castellani che ha ricordato la madre Agostinelli Maria, Flora Giri, Iside Cagnoni, Manuela Panini. Hanno inoltre partecipato i famigliari di Maria Teresa Barbalarga e Aumuria Mercuri, Elisabetta Pasqualini, Maria Antonietta Canapa, Giuseppina Luna, Giuliana Barontini, Anna Maria Bella Barba, Lucia Menghini, Rosalia Alocco , Claudia Domizio e le consigliere Comunali in carica .

Ad arricchire di contenuto la cerimonia c’è stato l’intervento della prof.ssa Patrizia Caporossi , filosofa e storica delle donne che ha ripercorso il lungo cammino per ottenere il riconoscimento dei diritti politici e civili.
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Tutte le foto della manifestazione QUI

C’era anche Lei: Elena GIORGETTI 103 anni prima consigliera comunale della nostra città

Oggi c’era anche Lei: Elena GIORGETTI. Nata ad Osimo il 3 aprile 1913 è stata la prima Consigliera comunale della nostra città nel mandato amministrativo 1946 – 1951.
Fu eletta nella lista del Partito della sinistra che comprendeva PCI, il Partito d’Azione, e il PSI.
Elena è stata moglie del prof. Giuseppe Donnini e nipote del garibaldino osimano Luigi GIORGINI che partecipò alle campagne della terza guerra di indipendenza . Una donna coraggiosa che a 103 non ha voluto saltare la “convocazione” di questo 2 giugno che abbiamo promosso oggi al Teatro La Nuova Fenice.
Grazie Elena per la tua testimonianza e per le belle emozioni che oggi ci hai fatto vivere.
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