Il mio piccolo mondo antico: racconto di Sante Graciotti

Nell’ambito degli appuntamenti con persone che hanno avuto il merito di  dare prestigio alla nostra città si è svolto, sabato 9 maggio u.s.,  l’incontro con Sante Graciotti. Non conoscevo questo illustre osimano, è stata per me una bella scoperta una persona ricca di saggezza e, anche se non più giovanissimo, sempre coinvolgente nei suoi racconti e spiegazioni. L’evento, che ha riunito tante persone, al Collegio Campana, è stato organizzato per presentare il nuovo libro scritto da Sante Graciotti. Nel corso della serata i  bei ricordi di Osimo hanno preso il sopravvento  e si sono uniti alla trattazione del libro.
Un bel omaggio ad un uomo, un intellettuale , ad un osimano.
Immagine1Il mio piccolo mondo antico.
Io sono nato nel 1923 e sono restato ad Osimo solo per le elementari, fino al 1934, quando le circostanze ella vita mi hanno portato alrove. Da allora ho seguitato ad avere rapporti di un emigrato non più organici, ininfluenti nel mio sviluppo interiore e nella mia vita professionale. Tuttavia il ricordo di quegli anni, non deformato da esperienze posteriori, ha fissato nella memoria un percorso di vita intensa, passata tra la via delle Fonti ( una traversa della Costa del Borgo), dove i miei abitavano, la frazione di Santo Stefano dove mia sorella Mira insegnava e dove anche io frequentai le prime tre classi elementari come suo alunno, infine le scuole elementari del Borgo, e di Santa Lucia, ormai “in Piazza”.
Via delle Fonti è stata il mio piccolo mondo antico. Davanti a casa mia passavano tutte le donne che andavano a prendere acqua o a fare bucato alle fonti, alimentata allora da una vena ancora viva e ornate le volte umide da festoni di capelvenere. E con le donne passavano tutte le nove, dal Borgo e da Piazza, tanto piàù solluccherose quanto più terribili o scandalose: “Avete sentito cosa è successo ?”.
Avanti casa, e per tutta la lunghezza della breve strada, camminando a ritroso sulla cunetta che la delimitava da parte delle “lame”, seguitò ad andare per anni il cordaro, lentssimo, allampanato e carico di figli. Sopra casa mia, verso la Costa, c’era il muratore Moresi, che cantava sempre nonostante la miseria, mentre i figli suonavano che l’ocarina chi l’organetto a bocca, e la moglie leggeva la mano ai contadini che venivano in Piazza. La Costa era la strada di terra per cui i contadini passavano per andare in Piazza, a piedi o con i zoccoli. Portavano il vestito buono e lasciati gli zoccoli si erano già messi i calzetti e le scarpe all’inizio della Gattara. Soprattutto per loro la Costa era, sulla destra salendo, tutta una lunga fila di botteghe: di calzolai, fabbri, calderai, stagnini, falegnami; e, sulla cima, il maniscalco e, al bisogno, vetturino Mazzaferri. E va anche doverosamente ricordato il suo dirimpettaio, il famoso ferraro Peppe Paccaraggi ( Frontalini). Dalla Cossta parte l’epopea dei Carletti ( i “Truellì ), dalla bottega di fabbro alla catena di aziende. Ma come dimenticare Americo Brugè, anche lui fondatore di una azienda di tutto rispetto e il calderaio d’altro bordo Celestino Graciotti, accanto agli altri calderai, più modesti ma numerosi di figliolanza, che erano i Buscarini (Magnafighi) e infine il sarto mandolista Aldo Zoppi?
E come dimenticare la bellissima Argentina, madre degli attuali Vigiani delle pompe funebri, guardata con interesse anche dal mio fratello aviatore Corrado ( Peppì), la Amalia dalla lucente crocchia corvina, le sorelle “Passerine”, la ostessa baffuta Aldina che vendeva vino e olio a qualche metro di distanza dall’imbocco dalla Costa di via delle Fonti? Sulla Costa, d’altra parte – d’altra parte, perchè sul lato sinistro della strada salendo e perchè riguardava ormai un altro mondo, quello dei ricchi – si apriva la filanda di Cardinali che impiegava un gran numero di donne sia in azienda che a casa: ho nelle orecchie il chiasso insistente dei canti e dei rosari delle lavoranti in azienda che sotto il controllo delle sorveglianti dovevano cantare e recitare senza sosta per non distrarsi nel lavoro con chiacchiere. Naturalmente il mio piccolo mondo antico non finisce lì, né il mio rapporto con Osimo si esaurisce in esso. Ma di ciò dovrei parlare in altra sede.
Sante Graciotti ( 2008) tratto dal libro “Là sul colle del tuo Borgo natio, storia di Borgo San Giacomo e la Misericordia di Osimo” di Massimo Morroni

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Ritratti di Osimani: Sante GRACIOTTI

Sante Graciotti

Sabato 9 maggio sarà presentato il libro “La Dalmazia e l’Adriatico” dell’illustre professore Sante GRACIOTTI.

Il Professor Sante GRACIOTTI. è un personaggio illustre della nostra città.  Nato in Osimo il 1° dicembre 1923 è stato Docente di Filologia slava, Professore emerito dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza”,  ed Accademico dei Lincei.
Molti anche i riconoscimenti cattedratici e umanistici conseguiti dal Prof. Sante GRACIOTTI

Un uomo di grande cultura al  quale il  Comune di Osimo vuole rendere pubblico omaggio  sabato 9 maggio 2015 alle ore 18,00 presso l’Aula Magna del Palazzo Campana  in piazza Dante, presentando il libro “La Dalmazia e l’Adriatico dei pellegrini «veneziani» in Terrasanta (secoli XIV-XVI). Studio e testi di Sante Graciotti”.
Interverranno: il prof. Lorenzo Lozzi Gallo ricercatore e professore universitario,  Simone Pugnaloni Sindaco di Osimo, Massimo Morroni scrittore e cultore delle  Memorie Osimane .

Chi è il prof. SANTE GRACIOTTI
Sante Graciotti (Osimo 1923) professore emerito di letterature slave all’Università La Sapienza di Roma, ha frequentato l’Università Cattolica di Milano, dove ha seguito anche corsi di paleografia, archivistica e diplomatica presso l’Archivio di Stato, conseguendo il relativo diploma nel 1952. Nel 1953 si è laureato in Lettere e Filosofia (indirizzo moderno). I risultati del suo curriculum studentesco e dei suoi primi lavori di ricerca indussero le autorità universitarie della Cattolica (il rettore, Padre Agostino Gemelli, e il preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Ezio Franceschini) ad affidare al neolaureato il compito di dedicarsi allo studio delle lingue, letterature e culture slave, per attivare questo ambito disciplinare anche presso l’Università Cattolica. Per preparare a tale compito il neolaureato il Rettore lo affidò al ‘padre’ della slavistica italiana, Giovanni Maver. Sotto la guida di Maver Graciotti seguì dal 1954 il corso di perfezionamento in Filologia moderna, specializzazione in Filologia Slava, presso l’Università di Roma, conseguendone il diploma nel 1957. Già nel 1955, ottenuta una borsa di studio dal Ministero degli esteri, partì per la Jugoslavia, con destinazione Zagabria, per preparare la tesi di perfezionamento. L’anno seguente la borsa gli fu confermata dall’Italia, ma non riconosciuta dalla Jugoslavia, per tale ragione Maver lo indirizzò verso la Polonia. Ottenuto il diploma di perfezionamento, Graciotti poté soggiornare, grazie ad una nuova borsa di studio, in Polonia un intero anno (tra il 1958 e il 1959) e poi di nuovo sei mesi (1960).
Nel 1961 Graciotti ottenne la libera docenza in Filologia slava e, nello stesso anno, fu chiamato a ricoprire “per incarico” la cattedra di questa disciplina presso l’Università Cattolica di Milano. Vincitore alla fine del 1964 della stessa cattedra, in seguito a concorso a professore “di ruolo”, ne assunse l’insegnamento come professore straordinario il 1° gennaio del 1965, e divenne – tre anni dopo – professore ordinario. Negli anni successivi fece istituire il lettorato di lingua russa (poi trasformato in incarico) e quelli di lingua polacca e serbocroata. Nella sua Alma mater curò la formazione di una biblioteca slavistica.
Nel 1972 si è trasferito all’Università degli Studi di Roma sulla stessa Cattedra di Filologia slava. In precedenza, tra il 1969 e il 1971, Graciotti assunse alcune responsabilità in campo slavistico nazionale e internazionale. Nel 1969 fondò con altri colleghi, sollecitati da lui come ultimo superstite della dirigenza della vecchia Associazione Italiana di Filologia Slava, la Associazione Italiana degli Slavisti (AIS), di cui divenne anche il primo presidente. Nello stesso anno fu chiamato a far parte del Comitato Internazionale degli Slavisti (MKS) in rappresentanza dell’Italia e in tale Comitato, anche come uno dei suoi vice-presidenti e infine come membro onorario, è presente fino ad oggi. Sempre nel 1969 è entrato a far parte del comitato di redazione di “Ricerche slavistiche” e dopo alcuni anni ne è diventato condirettore e subito dopo direttore, mantenendo il compito fino ad oggi.
Nel 1978, con la costituzione sotto l’egida dell’Unesco dell’Associazione Internazionale per lo Studio e la Diffusione delle Culture Slave (MAIRSK), ne venne eletto Vice-Presidente, oltre che presidente del relativo Comitato italiano, e tale è restato fino a che, con la caduta del muro di Berlino, anche il MAIRSK ha finito di funzionare.
Ha avuto posti di responsabilità per un certo tempo anche nella sezione italiana dell’Association d’Études du Sud-Est Européen, come segretario generale dal 1980, e dal 1987 come vice-presidente.
Nel 1963 ha iniziato la sua collaborazione, durata quarant’anni, con la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, dove tra gli anni ’80 e gli anni ’90 ha ricoperto le funzioni prima di vice-direttore e poi, dal 1993, di condirettore (con responsabilità del settore Europa) dell’Istituto Venezia e l’Oriente. Presso questa istituzione ha svolto una grande attività di convegni e di incontri di studio – testimoniati da oltre una trentina di volumi, che ne raccolgono gli atti – con Unione Sovietica, Polonia, Ungheria, Jugoslavia, in tempi più recenti anche con Boemia, Croazia, Ucraina, Bielorussia.
Ha promosso incontri internazionali di studio e di lavoro organizzativo anche come membro dell’Accademia dei Lincei e come direttore, per una quindicina d’anni, dell’Istituto di Slavistica, poi Dipartimento di Studi Slavi e dell’Europa centro-orientale (DISSEUCO), della “Sapienza”, oltre che come impegnato in posti di responsabilità nell’AIS, nell’MKS, nel MAIRSK. Da non dimenticare la sua collaborazione con istituti di ricerca italiani e stranieri. Di notevole impegno è stata infine, a cavallo dei due millenni (fino al 2008), l’attività da lui svolta come presidente della Società Dalmata di Storia Patria.
È stato chiamato a far parte delle seguenti Accademie Nazionali: Accademia Nazionale dei Lincei (Socio corrispondente dal 1984, Nazionale dal 1993), Accademia polacca delle Arti (1990), Accademia Polacca delle Scienze (1991), Accademia Ucraina delle Scienze (1993), Accademia Croata delle Scienze e delle Arti (1997), oltre che di altre accademie e istituzioni nazionali, come l’Accademia Marchigiana (Ancona), l’Accademia A. Mickiewicz (Bologna), la Società Letteraria A. Mickiewicz (Varsavia, socio onorario), la Società scientifica di Breslavia (socio ordinario).
Ha ottenuto i seguenti dottorati honoris causa: Università di Tărnovo (1981), Università di Cracovia (1987), Università di Breslavia (1989), Università di Varsavia. Ha inoltre ricevuto numerosi altri riconoscimenti scientifici, come la decorazione d’onore “per grandi meriti” dell’Accademia bulgara delle Scienze (1984), il diploma d’onore della Société européenne de culture (1992), la medaglia d’oro dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca (1998) e il premio Vatroslav Jagić della Società filologica croata (1999).

La vita del prof.Sante GRACIOTTI  con tutti i suoi impegni da diversi anni si svolge prevalentemente a Roma e in tutta Europa. Ma forse qualche osimano lo  ricorda, nei brevi momenti di riposo o nelle sue brevi  visite ai parenti,  scorazzare, per le nostre campagne,   con la sua  intramontabile cinquecento blu.