Perla Mignanelli nata in Osimo, classe 1987. Perla è una ragazza coraggiosa partita da Osimo si è fatta conoscere e apprezzare per il suo talento artistico con cui sprigiona tutta la sua affascinate ed estroversa personalità. Oggi vive a Londra dove è riconosciuta come una artista emergente, le cui opere sono ricercate ed apprezzate.
Quando penso ad Osimo, penso alla mia grande famiglia, ai miei amici, ai posti dove sono cresciuta e che frequentavo da ragazzina, ai posti dove ho lavorato e a quelli che mi fa sempre piacere rivedere ogni volta che torno. Quando mi chiedono se un giorno tornerò a casa, la mia risposta è sempre la stessa: “nella vita mai dire mai”.
Mi chiamo Perla Mignanelli, sono nata il 4 febbraio del 1987 ad Osimo. Mio padre è osimano, precisamente del Borgo, mia mamma di Castelfidardo. Vivo da sempre in via Montefanese e ho frequentato le scuole elementari del San Carlo trasferendomi in quarta elementare alle Fornaci Fagioli quando i miei genitori decisero di aprire il loro negozio di argenteria “L’Argentiere”, in via Marco Polo.
Mio padre Ermanno è un artigiano, e credo la mia vena artistica sia in parte dovuta al suo grande talento e alla passione con cui da sempre svolge il suo lavoro. Mia madre Simonetta Mengarelli, ha una laurea in giurisprudenza che però non ha mai utilizzato poiché, conosciuto mio padre, si è affiancata a lui fondando l’azienda familiare.
Ho frequentato le scuole medie alla Caio Giulio Cesare e la mia indole da sempre creativa mi spinse poi a lasciare il mio paese per iscrivermi alla scuola superiore statale d’arte “G. Cantalamessa” di Macerata.
Credo che gli anni delle superiori siano stati gli anni più belli, quelli che ricordo sempre con un sorriso. Anni in cui si sono formate delle bellissime amicizie ed in cui ho iniziato a scoprire me stessa. Sono stati gli anni della ribellione, dell’istinto, della musica rock e punk, del doversi in qualche modo distinguere, delle prime cotte e dell’abbigliamento alternativo. Pur frequentando la scuola superiore a Macerata non ho mai abbandonato le amicizie osimane e noi ragazzi ci incontravamo quasi tutti i pomeriggi al piazzale della Sacra Famiglia e ricordo con grande affetto Don Giovanni Bianconi che puntualmente brontolando usciva dalla chiesa per rimproverarci per la troppa confusione.
Mi sono diplomata nell’estate del 2006 e a settembre dello stesso anno ho iniziato il mio percorso all’Accademia di Belle Arti di Macerata e frequentando il corso di Decorazione pittorica ho scoperto la profonda passione che tutt’ora mi lega al mondo dei colori e dei pennelli. Durante questi anni universitari è iniziata a crescere in me la voglia di esprimermi artisticamente e quindi di farmi conoscere, così iniziai ad esporre in mostre collettive su gran parte del territorio marchigiano.
La mia prima mostra è stata organizzata dal comune di Osimo nella chiesa di S. Filippo a Piazza Nuova nel settembre 2008, durante la festa del patrono S. Giuseppe. La Ricordo, come un’emozione grandissima ed un gran successo e quella mostra è stata la prima di una lunga serie. Negli anni successivi infatti ho partecipato a diversi eventi culturali messi a disposizione sia dal comune di Osimo, che dai paesi limitrofi, come Castelfidardo, Numana, Sirolo per poi arrivare fino a San Benedetto del Tronto passando per Macerata, Civitanova, Grottammare ed Ascoli Piceno.Credo che il percorso accademico, il rapporto con i miei docenti universitari, la loro fiducia nelle mie capacità, il grande desiderio di farmi conoscere come artista non solo sul territorio nazionale, siano state le basi necessarie per intraprendere quel viaggio che mi ha poi spinta qui in Inghilterra.
Non ho mai avuto dubbi sulla scelta di trasferirmi e tornassi indietro lo rifarei altre mille volte, partendo molto prima e magari frequentando l’Università o un Master qui in Inghilterra considerando, anche, che il sistema universitario Britannico permette buoni sbocchi lavorativi. Qui vige il sistema del numero chiuso in tutte le facoltà consentendo così, dopo una rigorosa selezione, a tutti gli studenti ammessi di usufruire appieno di tutte le risorse messe a disposizione dall’ateneo. Inoltre gli studenti universitari provenienti da altri Paesi UE possono richiedere un supporto finanziario al governo inglese.
Sono partita per Londra il primo dicembre 2013, trasferendomi poi definitivamente il 22 settembre 2014. Essendo figlia unica, all’inizio non è stato per niente facile per i miei genitori accettare la mia scelta e per tranquillizzarli ricordo di aver detto qualcosa del tipo: “non vi preoccupate, sarà solo un’esperienza di qualche mese”. Sono trascorsi sette anni.
Mi piacciono molte cose della mia vita qui a Londra, soprattutto il fatto di potermi presentare come artista a tutti gli effetti. Londra è il centro del mondo e il motivo principale che mi ha spinta qui è proprio il desiderio di lavorare nell’ambito artistico, di mettermi in gioco dando spazio ai miei sogni, alle mie capacità e ambizioni, facendomi conoscere nel campo internazionale, ed essendo Londra una vetrina sul mondo, penso di essere nel posto giusto. Qui ho riscoperto me stessa nel modo di vestire, parlare, di rapportarmi con gli altri, qui ho la possibilità di relazionarmi tutti i giorni con gente completamente diversa da me, che arriva da ogni parte del mondo, ognuno con la sua storia, ognuno con le sue esperienze. Ho visto gente andare al supermercato in pigiama, in vestaglia, in ciabatte, con i bigodini in testa per esempio. Nessuno ti guarda, nessuno ti giudica. Vivere a Londra significa avere mille opzioni per ogni cosa, significa controllare le previsioni del tempo per il giorno dopo per poi rendersi conto che è inutile visto che ti vestirai comunque a strati. Significa avere sempre con te un ombrello ed un paio di occhiali da sole. Significa che se vuoi fare una cosa la fai e che però, purtroppo, il tempo per la vita sociale è poco.
Londra è una citta veloce, impari a camminare veloce, a mangiare veloce, a correre per prendere la metro o il bus, perché se sei in ritardo a volte anche un minuto può fare la differenza. Vivere a Londra significa darti una possibilità, fare quello che più ami, i sacrifici fanno parte del gioco, ed il segreto è non smettere mai di credere che un giorno ce la farai.
Ho sempre amato viaggiare sin da bambina, scoprire nuovi luoghi, paesi, città. Le gite scolastiche fuori porta sono sempre state le mie giornate preferite caratterizzate dal tipico panino con la cotoletta che non mancava mai. Sin da piccola sono sempre stata appassionata di arte e storia e proprio per questo motivo durante le scuole elementari ho partecipato alle Mini Guide di Osimo, un’associazione che vedeva protagonisti i bambini come guida alla scoperta della città.
Mio padre Ermanno mi ha tramandato l’amore per la mia città attraverso le sue meravigliose narrazioni di storie osimane, con le profonde e divertenti poesie in dialetto, dandomi la possibilità di percorrere Osimo visivamente e mentalmente in lungo e largo così come lo conosce lui. Sono cresciuta frequentando la parrocchia del San Carlo, con il catechismo il sabato pomeriggio e la messa a seguire; ho anche fatto parte del coro della chiesa per parecchi anni e ricordo con tanto affetto Padre Ampelio e Padre Mario, colonne portanti della parrocchia.
Le difficoltà qui a Londra non sono mancate, considerando che all’inizio di questa città sapevo ben poco. Il mio primo alloggio è stato un appartamento condiviso con altre ragazze a Bethnal Green, quartiere Est della città. Ricordo ancora il giorno in cui sono arrivata, avevo solo una grande valigia rossa con me, con dentro qualche vestito, un pigiama e dei maglioni che mia madre aveva accuratamente preparato dicendo “copriti bene mi raccomando, che a Londra fa freddo”. Arrivo in quello che sarà per me la dimora di qualche mese; non mi aspettavo di certo un’accoglienza regale, ma neanche una porta in faccia ed un tizio in cucina in mutande che mangiando un toast mi guarda e chiede chi fossi. Nella mia camera riescii a malapena ad entrare quando mi accorsi del livello di sporcizia, polvere e muffa che vi risiedeva probabilmente da anni.
Ho impiegato, forse, più di una settimana per pulire e sistemarmi completamente ed essendo una persona molto testarda ed orgogliosa ad ogni chiamata con i miei genitori fingevo andasse tutto bene rassicurandoli, dicendo di trovarmi in una bella casa, confortevole e ben arredata con delle coinquiline meravigliose. Effettivamente l’inizio non è stato un gran che, ma ad oggi non riuscirei a raccontare la mia esperienza senza citare quello che poi sarebbe diventato uno dei periodi più belli della mia vita londinese.
Il mio primo lavoro è stato come commessa in un negozio di abbigliamento all’interno del mercato di Camden Town, zona molto famosa e turistica di Londra, miscuglio di mercati di oggettistica e bancarelle che ripropongono tutti i cibi del mondo: dal cinese, all’ungherese, dal giapponese all’italiano con stand di pasta fresca e piadina romagnola oltre alla tanto amata pizza.
Ed è qui che tra le zone insolite ed improbabili ho conosciuto le mie amiche, quelle che poi sono diventate le compagne di vita e avventure. La creatività di Camden è stata sempre un grande punto di ispirazione e fascino, con gente vestita nei modi più strani che canta e balla per la strada come se fosse la cosa più normale del mondo. Il suono della chitarra ad ogni ora, birre tra le mani dei passanti, spensieratezza ed allegria uniche. La libertà nella scelta della musica, degli stili, delle diverse personalità dal metal al punk, dal gotico al vintage, dal pop al rock, generi e culture diverse unite in quello che forse è ancora il più alternativo e stravagante dei quartieri londinesi.
In questi sette anni a Londra la mia carriera si è sviluppata prevalentemente nel settore commerciale. Sono ormai quasi tre anni che lavoro come Manager in una compagnia inglese di arredamento e design d’interni.
La mia buona volontà e persistenza mi hanno permesso di arrivare dove sono, passando per anni di gavetta con un salario minimo e lavorando prevalentemente nei weekend.
All’inizio non è stato facile e la lingua sembrava essere un ostacolo insormontabile, ma poi con il tempo, un po’ per abitudine un po’ per testardaggine, si va avanti convinti che la propria occasione prima o poi arriverà.
Gli Inglesi sono molto diversi da noi italiani, per abitudini, cultura, modo di vestire e di parlare. In principio sono freddi e non danno confidenza, molto formali e rigidi, non dicono mai quello che pensano e si nascondono spesso dietro le buone maniere per non inceppare in conversazioni scomode o di disagio. Nonostante tutto, la mia permanenza qui è sempre stata contornata da brave persone, dal cuore grande, disposte ad aiutarmi. Gli inglesi amano l’Italia più di noi italiani, apprezzano il nostro cibo, la nostra arte e cultura, ci apprezzano e ci trovano persone estremamente simpatiche e creative.
Il “made in Italy” nel Regno Unito è ancora sinonimo di qualità e quando dico che sono italiana oltre a pasta, pizza e mandolino vengono citate molte altre cose che ci rendono unici al mondo. L’azienda in cui lavoro è multiculturale e aperta all’interazione, io sono l’unica dipendente italiana e i miei colleghi sono per lo più europei. Non sono stata io a trovare questo lavoro, ma il mio titolare a trovare me durante un pomeriggio del novembre 2017, mentre passeggiava per i negozi del centro. Al tempo lavoravo per una compagnia di arredamento e mentre stavo aiutando un cliente in negozio vengo gentilmente approcciata con un biglietto da visita e una proposta di lavoro. Incredula, ma decisamente contenta decido di fare il colloquio ed accettare quindi il lavoro. Quando dicono che Londra è la città delle opportunità si parla proprio di questo, della casualità degli eventi che a volte si trasforma in possibilità.
Il sistema lavorativo britannico si basa sul merito; il personale viene scelto non solo tramite agenzie o mandando il proprio CV, ma sono gli stessi imprenditori o titolari di aziende affiancati dai manager che in incognito fingendosi clienti, valutano e scelgono il personale adeguato per la propria azienda.
Il lavoro di artista è sempre andato di pari passo al mio impiego a tempo pieno. I miei giorni di riposo settimanali li ho sempre dedicati alla pittura e all’inizio non potendo permettermi uno studio, dipingevo in camera. La mia produzione pittorica si è sviluppata e si sta sviluppando tutt’ora grazie a questa città che è sempre in movimento e non smette mai di sorprendermi. Traggo ispirazione da luoghi, architetture, da gente che incontro in metro o nei pub. I musei qui sono gratuiti, perciò una delle cose che amo fare è andare alla National Gallery o alla Tate con il mio album da disegno, sedermi davanti ad un Caravaggio o un Picasso e iniziare a disegnare. Ci sono persone che si portano colori, tele e cavalletti al museo, bambini distesi sul pavimento che disegnano, guide che spiegano i dipinti e le storie dei pittori in tutte le lingue del mondo. I musei sono luoghi affascinanti, dove perdere la cognizione di tempo e spazio e dove l’unica cosa che conta è sentirsi ammaliati da tanta bellezza.
Ho iniziato ad esporre i miei dipinti in mostre collettive a Londra nel 2017. Qui il mercato dell’arte è molto eccitante e vasto, anche se mostre ed eventi artistici non sono proprio alla portata di tutti considerando che il prezzo di uno spazio espositivo si aggira mediamente intorno alle mille sterline. In questi ultimi anni grazie alla mia presenza sul mercato artistico inglese sono riuscita sia ad avere successo nelle vendite di dipinti originali, sia a lavorare su commissione realizzando dipinti su tela, su parete o per vetrine di negozi. Ovviamente da marzo 2020, causa COVID il mercato artistico si è spostato online, con gallerie che spesso organizzano concorsi per artisti emergenti e fiere d’arte virtuali. Il progetto di farmi conoscere ed esporre i miei quadri è sempre il principale e mi piacerebbe organizzare mostre personali ed eventi artistici in tutto il mondo.
Londra mi ha cambiata quasi completamente, qui ho scoperto una dimensione a me totalmente sconosciuta, una capacità di sopravvivenza che non sapevo di avere, una me stessa più forte e coraggiosa di quello che immaginavo ed una creatività che forse, se fossi rimasta in Italia, non sarebbe mai emersa. Tutti i miei amici che negli anni sono venuti a trovarmi, mi hanno sempre detto che sembro proprio fatta per vivere qui, che sono totalmente me stessa e che il grande amore per questa città si legge nei miei occhi. Nonostante io sia figlia unica, i miei genitori sin da piccola hanno sempre creduto in me, supportando le mie decisioni e se sono quella che sono oggi, lo devo maggiormente a loro e all’infinita libertà di scegliere che ho sempre avuto. So che ci sono molti Osimani residenti qui, e con alcuni di loro ogni tanto ci sentiamo, ma essendo Londra una città molto grande a volte le distanze, e quindi gli spostamenti, diventano un problema.
Cosa mi manca dell’Italia? Decisamente la pizza al taglio e le mangiate di pesce la domenica al mare. Mi manca il rumore del mare e il calore del sole in primavera-estate. Mi mancano le chiacchiere al baretto sotto casa e salutare la gente che conosci in giro per strada. Mi mancano gli incontri in piazza e gli aperitivi. Mi mancano le tradizioni osimane come la processione del venerdì santo seguita dal gelato del “Bar 4+1” per esempio.
Quando si intraprende un viaggio così lungo, come fare un’esperienza all’estero, i ricordi sono ciò a cui ti aggrappi tutte le volte in cui ti senti solo e vulnerabile e non importa quanto lontano sei o andrai, loro ti accompagneranno sempre.
Oggi le possibilità di viaggiare e conoscere sono infinite e tutto è diventato abbastanza semplice quindi mi piace pensare a me come cittadina europea e cittadina del mondo. Conoscere persone provenienti da altre nazioni, stati, continenti non può far altro che aprire la mente, ampliare la nostra cultura e aiutarci nel rapporto con una realtà che non è solo quella delle nostre quattro mura. Ho amici da tutte le parti del mondo che purtroppo con la situazione COVID hanno dovuto abbandonare Londra, ma la forza dell’amicizia sta anche nel fatto di continuare a sentirsi nonostante la distanza. Pur trovandomi in contesti diversi e sempre nuovi, non ho mai smesso di far conoscere Osimo raccontando di come si vive in Italia, della mia realtà e la vostra, osimani che state leggendo, e mi sono sempre impegnata ad invitare gente nuova a trascorrere le vacanze estive nelle nostre meravigliose terre. E dove non arriva l’aereo arriva “Google”, mostrando foto dei nostri paesaggi collinari, del mare, di edifici storici e perché no, anche di qualche piatto di pasta. I miei colleghi adorano l’Italia ed ogni volta che torno dalle vacanze cerco sempre di portare qualcosa di tipico da far assaggiare; vanno matti per il panettone e dolci natalizi, la pasta fatta in casa, i formaggi, il vino. Ho scoperto per esempio, che uno dei miei colleghi inglesi adora il Verdicchio, chi l’avrebbe mai detto? Sono tornata ad Osimo lo scorso Natale, dopo un lungo anno di assenza dovuto al COVID. Riabbracciare i miei genitori dopo così tanto tempo è stata una delle emozioni più grandi.
Descrivere la situazione che abbiamo vissuto qui in Inghilterra l’anno scorso sin dall’inizio della pandemia è tutt’ora difficile considerando le lunghe notti insonni, fatte di paure e ansie al pensiero che forse non avrei mai più rivisto la mia famiglia. Il governo britannico, nonostante le innumerevoli testimonianze riguardo alla veloce e pericolosa propagazione del virus, sembrava all’inizio non curarsene. Noi italiani a Londra abbiamo fatto di tutto per diffondere video, foto, notizie, quanto più possibile riguardo alla situazione COVID in Italia, ma non sembrava avere alcun effetto neanche sulla popolazione inglese. L’inizio della pandemia è stato forse il più difficile per noi italiani qui, perché consapevoli della situazione italiana ci sentivamo impotenti davanti ad una società che non voleva vedere. Ricordo che subito dopo il primo discorso di Boris Johnson in cui parlò di immunità di gregge o ancor peggio di essere pronti a perdere i propri cari capii immediatamente che qualcosa non andava e mi iscrissi a quanti più gruppi sui social che parlavano del COVID, ed iniziai la mia battaglia di diffusione notizie trasmettendo tutte le testimonianze raccolte dall’Italia. Aldilà di qualche commento spiacevole, molte persone sono state solidali e gentili, ringraziandomi per l’impegno preso e per la costanza con la quale mostravo una realtà qui ancora così difficile da vedere.
Dopo un anno speso tra vari lockdown, aperture, chiusure, misure di sicurezza, posso dire che la situazione sembra pian piano migliorare soprattutto grazie alla rapida diffusione dei vaccini, anche se tutt’ora si vede ancora in giro gente senza mascherina, nonostante sia diventato ormai obbligatorio indossarla sui mezzi pubblici, nei i negozi e supermercati.
La mia vita durante questa terribile pandemia, come penso quella di molti altri, è cambiata radicalmente. Io che mi sono sempre vista al centro del mondo, attiva, inarrestabile, piena di voglia di fare, esplorare, d’un tratto chiusa in casa, nella città che tanto ho amato e che all’improvviso si è rivelata una prigione con il mondo che mi stava crollando addosso. Mi sono sentita sola, spaventata, triste, senza speranza e se non fosse stato per il supporto della mia grande famiglia e dei miei amici sia qui che in Italia, non so davvero come avrei fatto. Da parte del governo britannico non ci sono mai state indicazioni chiare riguardo la pandemia a parte lo slogan: “Stay home, save lives”.
Ho trascorso gran parte del 2020 in casa, continuando a percepire uno stipendio ridotto, ma più che necessario per pagare l’affitto, le bollette e per fare la spesa. Nonostante tutte le difficoltà emotive, questo tempo a casa mi è servito molto per dedicarmi interamente alle mie passioni ed è stato forse uno dei periodi più produttivi che abbia mai attraversato.
Quando penso a me, penso ad una ragazza con tanti sogni nel cassetto ancora da realizzare. Mi presento generalmente come pittrice con una grande passione per il mondo della moda. Perla non è solo un nome, una firma d’autore su un quadro, un brand di moda, Perla è un universo artistico che si muove attorno ad idee sempre nuove, uniche ed innovative. Perla è un misto di esperienze, studi, talento, grinta e passione.
Nasce così nel marzo 2021 il progetto “Wearable Art” (arte indossabile) che vede come protagonisti i miei dipinti inseriti nell’abbigliamento quotidiano. Gli studi artistici, la mia creatività, le mie esperienze hanno fatto sì che moda e arte si uniscano per creare qualcosa di nuovo, di fresco e innovativo influenzato dall’eleganza della moda italiana, mista alla creatività di quella inglese.
Il mio progetto di arte indossabile è molto ambizioso ed ampio, con una linea di prodotti di abbigliamento e accessori totalmente progettati e realizzati a mano da me con l’aiuto di sarte e modelliste professioniste. Gonne, maglie e giacche fanno da protagoniste ad una linea che verrà lanciata quest’estate grazie alla campagna di raccolta fondi essenziali per sostenere un progetto ambizioso ed originale, fatto di ricerca e dettagli.
Uno stile in cui tutto è connesso, dove la pittura diventa protagonista combinata a tessuti e colori di vario genere. Abbigliamento che diventa opera d’arte, che racconta una storia, che si mescola ad oggetti ed accessori giornalieri. Abbigliamento che diventa reazione, coesione, contrapposizione alla realtà, modelli protagonisti dell’apparato urbano, dove le nostre città e i centri storici fanno da passerella, sfondi storici per accogliere un abbigliamento del tutto contemporaneo.
Creare prodotti unici è in qualche modo raccontare una storia e l’ispirazione dal passato crea nuove idee per il futuro. Qui arriva la mia collezione di abiti senza tempo, dove unicità è la parola chiave e stile la forma. Dico sempre che essere se stessi significa essere unici e seguire la propria consapevolezza è la chiave per avere successo non arrendendosi ed il mio scopo è creare bellezza in ogni momento, in ogni cosa, in ognuno.
Il mio consiglio ai giovani è di viaggiare il più possibile, di aprirsi a nuove esperienze, di non avere paura, di camminare sempre a testa alta e guardare al futuro come possibilità di scelta e di vita. Ognuno di noi ha dei sogni da realizzare e darsi la possibilità di realizzarli significa essere già a metà strada.
Nulla è impossibile, l’importante è non smettere di credere nelle proprie capacità e non importa ciò che dicono gli altri, credere in se stessi è il primo segreto del proprio successo.
Il mio progetto futuro è di avere successo nell’ambito artistico e nella moda, vorrei vedere il mio progetto realizzato, incontrare gente per strada indossare la mia collezione di abiti, avere i miei dipinti esposti in gallerie e fiere d’arte di tutto il mondo. Vorrei essere una donna di successo, orgogliosa di tutto quello che sono riuscita a realizzare con le mie forze, non smettendo mai di credere che nonostante le difficoltà a volte la realtà può essere anche meglio dei sogni.
Vorrei esprimere – da ultimo – la mia gratitudine verso Paola Andreoni per avermi contattata, dandomi la possibilità di scrivere questo articolo come testimonianza di osimana all’estero ed essere stata anche così paziente nell’attenderlo. Colgo l’occasione anche per annunciarvi la mia campagna, iniziata il primo luglio e della durata di sessanta giorni, di “Raccolta fondi per le arti” in collaborazione con altri artisti e con tre diverse associazioni di beneficienza di Londra a cui doneremo il 10% del ricavato.
Questa campagna nasce dal mio desiderio di iniziare un progetto di Arte Indossabile (Wearable Art) dove i miei dipinti e disegni diventano stampe per una collezione di moda interamente disegnata da me con l’aiuto di sarte e fashion designers. Ispirata allo stile alternativo di Vivienne Westwood, innovativo di Alexandre Mc Queen e decorativo di Roberto Capucci, la mia collezione di abbigliamento totalmente a serie limitata, fonde lo stile inglese con quello italiano e vede i miei dipinti, stampati su stoffe e materiali di vario genere, diventare protagonisti di capi ed accessori originali.
Arte non è solo quello che si trova in musei o gallerie. Arte è qualcosa di speciale, personale, arte è ciò che siamo e soprattutto ciò che vogliamo comunicare. Arte è personalità, amore, sentimento, emozione, vibrazione. Arte è ciò che ci fa sentire speciali, unici, anticonformisti e quindi perché non indossarla? Ringrazio inoltre tutte le attività commerciali di Osimo e dintorni che si sono offerte di diventare sponsor e supporto per la mia campagna, offrendo prodotti e servizi che potete trovare nel nostro sito :
https://www.indiegogo.com/projects/the-crowdfunding-festival-of-arts/x/26673160#/
Chiunque volesse supportare il mio progetto di Arte Indossabile può direttamente contribuire tramite il sito con una donazione o acquistando prodotti o servizi a disposizione. Ringrazio tutti anticipatamente per ogni singolo piccolo o grande contributo, essenziale per costruire un ambizioso progetto. progetto.
Grazie Perla è un motivo di grande orgoglio per la nostra città vedere “spiccare il volo” una giovane come te, che sa unire arte, bellezza ma anche solidarietà. Emergere “dal rumore di fondo” è tutt’altro che facile e tu stai riuscendo in questa sfida. A te un plauso e le congratulazioni di tutta la nostra comunità cittadina.
Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo.
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Perla promuove: The Crowdfunding Festival of Arts
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