Non va bene il fotovoltaico industriale sulle aree agricole perché il PAESAGGIO è un patrimonio di tutti

Lo sviluppo delle energie rinnovabili va  incentivato, vanno bene i pannelli fotovoltaici sui tetti, sulle aree dismesse ma NON  SUI TERRENI AGRICOLI. 

Ne parliamo venerdi 4 febbraio 2011 alle ore 21 nella  sala conferenze Astea
ad Osimo in via Guazzatore

la  cittadinanza è invitata a partecipare

” No al fotovoltaico sulle aree agricole perché il PANORAMA è un patrimonio naturale, culturale e una risorsa economica  di TUTTI. “

Paola Andreoni

Elenco prodotti alimentari pericolosi per la salute

Per la tutela della salute dei cittadini, rivoluzionaria  l’idea della regione Valle d’Aosta che ha pubblicato in rete l’elenco dei prodotti alimentari pericolosi per la salute

 http://gestionewww.regione.vda.it/sanita/prevenzione/sicurezza_alimentare/allerta/elenco_i.asp

Dal 1 gennaio 2011 la Regione Valle d’Aosta ha messo in rete e quindi a disposizione della generalità dei cittadini, l’elenco di tutti i prodotti alimentari ritirati dal mercato perché ritenuti pericolosi per la salute in conseguenza di alcuni casi d’intossicazione di massa accaduti negli anni precedenti.
Un’idea  coraggiosa, dall’inizio dell’anno i cittadini saranno regolarmente informati su tutti quei prodotti comprensivi di dati che solo sino a qualche tempo fa risultavano riservati e non divulgabili perché riguardanti i marchi, la provenienza la quantità, il motivo del ritiro e la lista dei negozi dove sono stati commercializzati.
Risulta evidente che l’utilità delle informazioni non va a beneficio dei soli singoli cittadini che saranno più consapevolmente guidati negli acquisti, ma anche agli ospedali che avranno più elementi a disposizione nelle diagnosi cliniche che riguardano circostanze analoghe.
Chi è sensibile alla tutela dei diritti dei consumatori non può non condividere l’iniziativa della regione autonoma che ha preferito superare la rigidità del sistema di allerta standard italiano che in quanto informato al principio di prevenzione, si limita alla sola individuazione del tipo di prodotto ed al ritiro dal mercato senza ulteriori comunicazioni al pubblico.
Sarebbe auspicabile che analogo coraggio venisse messo in campo dalla nostra Regione.

LaComaredelBorgo

Le verità che non ci ha mai detto in 17 anni…

Povero Silvio…sempre incompreso…ecco cosa voleva dire veramente

150 anni italiani

Un modo semplice per far vivere con i bambini e non solo, il senso e i valori dei 150 anni dell’Unità d’Italia
Paola

La piccola vedetta lombarda

Cuore di Edmondo De Amicis, Racconto mensile  26, sabato

Nel 1859, durante la guerra per la liberazione della Lombardia, pochi giorni dopo la battaglia di Solferino e San Martino, vinta dai Francesi e dagli Italiani contro gli Austriaci, in una bella mattinata del mese di giugno, un piccolo drappello di cavalleggieri di Saluzzo andava di lento passo, per un sentiero solitario, verso il nemico, esplorando attentamente la campagna. Guidavano il drappello un ufficiale e un sergente, e tutti guardavano lontano, davanti a sé, con occhio fisso, muti, preparati a veder da un momento all’altro biancheggiare fra gli alberi le divise degli avamposti nemici. Arrivarono così a una casetta rustica, circondata di frassini, davanti alla quale se ne stava tutto solo un ragazzo d’una dozzina d’anni, che scortecciava un piccolo ramo con un coltello, per farsene un bastoncino; da una finestra della casa spenzolava una larga bandiera tricolore; dentro non c’era nessuno: i contadini, messa fuori la bandiera, erano scappati, per paura degli Austriaci. Appena visti i cavalleggieri, il ragazzo buttò via il bastone e si levò il berretto. Era un bel ragazzo, di viso ardito, con gli occhi grandi e celesti, coi capelli biondi e lunghi; era in maniche di camicia, e mostrava il petto nudo.
– Che fai qui? – gli domandò l’ufficiale, fermando il cavallo. – Perché non sei fuggito con la tua famiglia?
– Io non ho famiglia, – rispose il ragazzo. – Sono un trovatello. Lavoro un po’ per tutti. Son rimasto qui per veder la guerra.
– Hai visto passare degli Austriaci?
– No, da tre giorni.
L’ufficiale stette un poco pensando; poi saltò giù da cavallo, e lasciati i soldati lì, rivolti verso il nemico, entrò nella casa e salì sul tetto… La casa era bassa; dal tetto non si vedeva che un piccolo tratto di campagna. – Bisogna salir sugli alberi, – disse l’ufficiale, e discese. Proprio davanti all’aia si drizzava un frassino altissimo e sottile, che dondolava la vetta nell’azzurro. L’ufficiale rimase un po’ sopra pensiero, guardando ora l’albero ora i soldati; poi tutt’a un tratto domandò al ragazzo:
– Hai buona vista, tu, monello?
– Io? – rispose il ragazzo. – Io vedo un passerotto lontano un miglio.
– Saresti buono a salire in cima a quell’albero?
– In cima a quell’albero? io? In mezzo minuto ci salgo.
– E sapresti dirmi quello che vedi di lassù, se c’è soldati austriaci da quella parte, nuvoli di polvere, fucili che luccicano, cavalli?
– Sicuro che saprei.
– Che cosa vuoi per farmi questo servizio?
– Che cosa voglio? – disse il ragazzo sorridendo. – Niente. Bella cosa! E poi… se fosse per i tedeschi, a nessun patto; ma per i nostri! Io sono lombardo.
– Bene. Va su dunque.
– Un momento, che mi levi le scarpe.
Si levò le scarpe, si strinse la cinghia dei calzoni, buttò nell’erba il berretto e abbracciò il tronco del frassino
– Ma bada… – esclamò l’ufficiale, facendo l’atto di trattenerlo, come preso da un timore improvviso.
Il ragazzo si voltò a guardarlo, coi suoi begli occhi celesti, in atto interrogativo.
– Niente, – disse l’ufficiale; – va su.
Il ragazzo andò su, come un gatto.
– Guardate davanti a voi, – gridò l’ufficiale ai soldati.
In pochi momenti il ragazzo fu sulla cima dell’albero, avviticchiato al fusto, con le gambe fra le foglie, ma col busto scoperto, e il sole gli batteva sul capo biondo, che pareva d’oro. L’ufficiale lo vedeva appena, tanto era piccino lassù.
– Guarda dritto e lontano, – gridò l’ufficiale.
Il ragazzo, per veder meglio, staccò la mano destra dall’albero e se la mise alla fronte.
– Che cosa vedi? – domandò l’ufficiale.
Il ragazzo chinò il viso verso di lui, e facendosi portavoce della mano, rispose: – Due uomini a cavallo, sulla strada bianca.
– A che distanza di qui?
– Mezzo miglio.
– Movono?
– Son fermi.
– Che altro vedi? – domandò l’ufficiale, dopo un momento di silenzio. – Guarda a destra.
Il ragazzo guardò a destra.
Poi disse: – Vicino al cimitero, tra gli alberi, c’è qualche cosa che luccica. Paiono baionette.
– Vedi gente?
– No. Saran nascosti nel grano.
In quel momento un fischio di palla acutissimo passò alto per l’aria e andò a morire lontano dietro alla casa.
– Scendi, ragazzo! – gridò l’ufficiale. – T’han visto. Non voglio altro. Vien giù.
– Io non ho paura, – rispose il ragazzo.
– Scendi… – ripeté l’ufficiale, – che altro vedi, a sinistra?
– A sinistra?
– Sì, a sinistra
Il ragazzo sporse il capo a sinistra; in quel punto un altro fischio più acuto e più basso del primo tagliò l’aria. Il ragazzo si riscosse tutto. – Accidenti! – esclamò. – L’hanno proprio con me! – La palla gli era passata poco lontano.
– Scendi! – gridò l’ufficiale, imperioso e irritato.
– Scendo subito, – rispose il ragazzo. – Ma l’albero mi ripara, non dubiti. A sinistra, vuole sapere?
– A sinistra, – rispose l’ufficiale; – ma scendi.
– A sinistra, – gridò il ragazzo, sporgendo il busto da quella parte, – dove c’è una cappella, mi par di veder…
Un terzo fischio rabbioso passò in alto, e quasi ad un punto si vide il ragazzo venir giù, trattenendosi per un tratto al fusto ed ai rami, e poi precipitando a capo fitto colle braccia aperte.
– Maledizione! – gridò l’ufficiale, accorrendo.
Il ragazzo batté la schiena per terra e restò disteso con le braccia larghe, supino; un rigagnolo di sangue gli sgorgava dal petto, a sinistra. Il sergente e due soldati saltaron giù da cavallo; l’ufficiale si chinò e gli aprì la camicia: la palla gli era entrata nel polmone sinistro. – È morto! – esclamò l’ufficiale. – No, vive! – rispose il sergente. – Ah! povero ragazzo! bravo ragazzo! – gridò l’ufficiale; – coraggio! coraggio! – Ma mentre gli diceva coraggio e gli premeva il fazzoletto sulla ferita, il ragazzo stralunò gli occhi e abbandonò il capo: era morto. L’ufficiale impallidì, e lo guardò fisso per un momento; poi lo adagiò col capo sull’erba; s’alzò, e stette a guardarlo; anche il sergente e i due soldati, immobili, lo guardavano: gli altri stavan rivolti verso il nemico.
– Povero ragazzo! – ripeté tristemente l’ufficiale. – Povero e bravo ragazzo!
Poi s’avvicinò alla casa, levò dalla finestra la bandiera tricolore, e la distese come un drappo funebre sul piccolo morto, lasciandogli il viso scoperto. Il sergente raccolse a fianco del morto le scarpe, il berretto, il bastoncino e il coltello. Stettero ancora un momento silenziosi; poi l’ufficiale si rivolse al sergente e gli disse: – Lo manderemo a pigliare dall’ambulanza; è morto da soldato: lo seppelliranno i soldati. – Detto questo mandò un bacio al morto con un atto della mano, e gridò: – A cavallo. – Tutti balzarono in sella, il drappello si riunì e riprese il suo cammino.
E poche ore dopo il piccolo morto ebbe i suoi onori di guerra.
Al tramontar del sole, tutta la linea degli avamposti italiani s’avanzava verso il nemico, e per lo stesso cammino percorso la mattina dal drappello di cavalleria, procedeva su due file un grosso battaglione di bersaglieri, il quale, pochi giorni innanzi, aveva valorosamente rigato di sangue il colle di San Martino. La notizia della morte del ragazzo era già corsa fra quei soldati prima che lasciassero gli accampamenti. Il sentiero, fiancheggiato da un rigagnolo, passava a pochi passi di distanza dalla casa. Quando i primi ufficiali del battaglione videro il piccolo cadavere disteso ai piedi del frassino e coperto dalla bandiera tricolore, lo salutarono con la sciabola; e uno di essi si chinò sopra la sponda del rigagnolo, ch’era tutta fiorita, strappò due fiori e glieli gettò. Allora tutti i bersaglieri, via via che passavano, strapparono dei fiori e li gettarono al morto. In pochi minuti il ragazzo fu coperto di fiori, e ufficiali e soldati gli mandavan tutti un saluto passando: – Bravo, piccolo lombardo! – Addio, ragazzo! – A te, biondino! – Evviva! – Gloria! – Addio! – Un ufficiale gli gettò la sua medaglia al valore, un altro andò a baciargli la fronte. E i fiori continuavano a piovergli sui piedi nudi, sul petto insanguinato, sul capo biondo. Ed egli se ne dormiva là nell’erba, ravvolto nella sua bandiera, col viso bianco e quasi sorridente, povero ragazzo, come se sentisse quei saluti, e fosse contento d’aver dato la vita per la sua Lombardia.

Edmondo De Amicis

Nuovo attacco alla GIUSTIZIA

Osama “Bin Lusconi” ha inviato un nuovo messaggio con nuove minacce 
” Non sono mai fuggito davanti ai giudici…  In 17 anni di persecuzione giudiziaria non è stata prodotta una prova contro di me…”:

 ma piantala e dimettiti!
E intanto al “Forum mondiale di Davos” ci processano: “Orge e prostitute invece di riforme “.

Savonarola

Simoncini & Latini hanno paura e negano il confronto

 Al termine dell’assemblea pubblica, indetta dalle liste “Simoncini&Latini” sulla questione parcheggi,  in molti ci siamo chiesti quale fosse stata l’utilità di quell’ incontro.
La risposta, in realtà, era più che scontata: si è trattato con tutta evidenza dell’ennesima trovata pubblicitaria-propagandistica messa in atto da  chi ha ormai  da tempo piegato la politica alla personale necessità di visibilità, anche a costo  di raccontare favole dal finale tanto incerto.
Ma davvero Simoncini&Latini pensano che la gente sia così stupida?
La maggior parte dei partecipanti all’assemblea  si è sentita ancora una volta portata in giro da questi amministratori.
Non è stato difficile capire come, accanto ai progetti dei parcheggi, solo all’ultimo momento sia  stata presa in considerazione la questione del cinema che, in verità, è solo un aspetto di una problematica più ampia, riguardante la tutela e il rilancio del centro storico che, come ben sappiamo, nel corso degli anni è stato messo in secondo piano dall’Amministrazione delle Liste. E se qualcosa ancora oggi si è salvato, lo si deve ai cittadini che si sono opposti alla vendita della “Bruno da Osimo” (con due raccolte di firme in pochi anni), allo smantellamento del campo Diana e adesso a quello del CINEMA.
Tutti segnali forti della volontà di mantenere simboli e identità della nostra città
che si vorrebbe più viva e dinamica, se solo ci fosse la possibilità di trovare all’interno delle mura luoghi e spazi dove a giovani e adulti siano concesse  opportunità  di socializzazione e di crescita culturale.
Quello dell’altra sera è stato un incontro caratterizzato dalla negazione della partecipazione democratica e forte è stata la delusione dei   cittadini che erano venuti per avere un quadro chiaro dei problemi e per esprimere il proprio parere. 
Simoncini&Latini, dando un forte segnale di debolezza e di insicurezza relativamente alle  loro proposte, hanno avuto paura, negando di conseguenza il dibattito. Non hanno concesso possibilità di parola a quanti avrebbero voluto esprimere il proprio pensiero sulle sorti della nostra città.
Per impedire  ai cittadini l’esercizio di questo fondamentale diritto, il Sindaco ha messo in atto il suggerimento di Latini di rinviare il confronto con i partecipanti all’assemblea ad un  “secondo tempo”, ad un’altra riunione.
Questa collaudatissima strategia delle Liste “Simoncini&Latini”, tesa a conferire a posteriori una parvenza di “democrazia partecipata” a scelte  che, in realtà, l’Amministrazione ha  già compiuto, è a tutti gli effetti una grave forma  di manipolazione del consenso, una vera e propria distorsione del confronto democratico, attuata secondo un percorso il cui sviluppo prevede che, fra pochi  giorni, verranno sbandierati  messaggi del tipo: “Abbiamo ricevute tantissime lettere e manifestazioni di consenso da parte dei cittadini osimani ai nostri progetti; migliaia di e-mail favorevoli a cancellare il Concerto per adibirlo a parcheggio…”. Come ho sopra evidenziato, ci troviamo di fronte ad una strategia che è già stata messa in campo per affrontare altre questioni: il tempio crematorio, il recupero oli esausti a San Biagio, il maxi canile di  Passatempo, il cementificio sempre di Passatempo, la scuola elementare Bruno da Osimo ecc.
Scriveva Norberto Bobbio :“Nulla è più frustrante, per chi partecipa, di accorgersi che le conclusioni raggiunte collettivamente dopo tanto impegno sono strumentalizzate, distorte o peggio ancora ignorate”.

Sono parole che, a mio giudizio, ben si prestano a descrivere la grave manipolazione del consenso democratico ancora una volta operata dall’Amministrazione delle Liste “Simoncini&Latini”.

Paola Andreoni

Direttore generale della Rai Masi: BUONANOTTE

A tutela dell’azienda di cui sono direttore generale e che è anche la sua azienda, mi debbo dissociare nella maniera più chiara dal tipo di trasmissione che lei sta impostando, ad avviso mio e dei nostri legali in base al codice di autoregolamentazione sulla rappresentazione dei processi in tv “.

Che figuraccia ha fatto in diretta questo sig. Direttore Generale della Rai pagato con il soldi delle famiglie italiane. Un   tentativo maldestro il suo di intimidire e di censurare Annozero e il suo conduttore. Bravo  Santoro e per fortuna che ancora in Italia ci sono dei bravi e liberi giornalisti  come te e come Gad Lerner.

Paola

Quando la realtà supera l’immaginazione

Esce in questi giorni il film “Qualunquemente” che vede protagonista Antonio Albanese nei panni del personaggio Cetto Laqualunque, il politico a cui “piace u pilu“.
Certo, che con quanto sta avvenendo sugli schermi della politica, si può ben dire che la realtà supera l’immaginazione…

 

Bersani, milioni di firme contro Berlusconi: anche il PD Osimo pronto a fare la sua parte

Anche il circolo PD Osimo è pronto alla mobilitazione straordinaria lanciata da Bersani, per le dimissioni del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. Chiederemo agli Osimani di manifestare la loro indignazione e volontà di cambiamento. Il Paese merita altro.

Paola

Ecco il testo della lettera-petizione:
Presidente Berlusconi, lei ha disonorato l’Italia agli occhi del mondo, non ha più la credibilitàper chiedere agli italiani un impegno per il cambiamento e con la sua incapacità a governare sta facendo fare al paese solo passi indietro. Lei dunque se ne deve andare via. L’Italia ha bisogno di guardare oltre, per affrontare finalmente i suoi problemi: la crescita, il lavoro, un fisco giusto, una scuola che funzioni, una democrazia sana. Noi dobbiamo dare una prospettiva di futuro ai giovani. Con la sua incapacità a governare e con l’impaccio dei suoi interessi personali lei è diventato un ostacolo alla riscossa dell’Italia. Per questo presidente Berlusconi lei si deve dimettere. L’Italia ce la può fare, dispone di energie e di risorse positive. È ora di unire tutti coloro che vogliono cambiare. È ora di lavorare tutti insieme per un futuro migliore. Firma

Interrogazione consiliare:rilevazione dei numeri civici e degli edifici

 Nel mese di gennaio partirà a Osimo, come in tutta Italia, il censimento degli edifici e la rilevazione dei relativi numeri civici. L’attività si inserisce tra gli adempimenti richiesti dall’ISTAT prima del censimento della popolazione che avverrà a ottobre 2011. I rilevatori incaricati dal Comune dovranno controllare tutti gli edifici presenti nelle zone urbane di Osimo e delle frazioni. Oltre a rilevare i numeri civici degli edifici, gli addetti dovranno anche rilevare la tipologia costruttiva e le caratteristiche esterne dell’edificio. Inoltre, per tutti gli edifici costituiti da più unità immobiliari, come ad esempio i condomini o le case composte da più edifici, dovranno anche entrare nelle aree comuni (cortili, androni, porticati, scale, ecc.) per rilevare il numero e la tipologia delle unità immobiliari. I rilevatori non dovranno comunque in nessun caso entrare nelle abitazioni o nei singoli appartamenti e non dovranno condurre alcun tipo di intervista ai residenti. I risultati del censimento saranno poi trasmessi all’Istat, che li utilizzerà come base per predisporre il censimento della popolazione da attuarsi il prossimo ottobre.
Dato che, diversamente da quanto avviene in tutta Italia, non ho visto nella nostra città  alcun bando ne procedura di avviso di selezione pubblica, per svolgere le suddette mansioni di rilevatore dei numeri civici, mi sono domandata e lo  chiedo anche al Sindaco: come sono stati scelti e selezionati i  rilevatori  ad Osimo ?
Perchè ad Osimo
, diversamente da quanto avviene in  tutt’Italia, ( sempre particolari noi ) l’amministrazione “Simoncini&Latini” non ha dato modo ad alcuni  giovani disoccupati e/o studenti osimani di poter lavorare e guadagnare qualcosa, attivando una procedura pubblica per la selezione di rilevatori dei numeri civici ?
Segue il testo dell’interrogazione consiliare che ho presentato e aspetto risposte.

“Nonni avi – Emigrante di mezzo”

La Caritas Diocesana  Cantieri di Pace

ci invitano allo spettacolo teatrale

Nonni avi Emigrante di mezzo

VENERDI’ 28 GENNAIO – OSIMO – TEATRINO CAMPANA –  ore 21:30
È uno spettacolo autobiografico di Salvatore Motta, catanese, classe 1974: il ‹‹sogno americano›› di Turi (Salvatore), emigrante italiano a cavallo del terzo millennio.

Salvatore dal 1998 al 2004 ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Nel 2004 si è trasferito in Colombia, dove vive tuttora. Brandelli di memoria, aneddoti, leggende familiari, canti folcloristici danno corpo alla storia narrata attraverso i ricordi del nonno. Turi è un personaggio metaforico, catapultato nel ‹‹sogno americano››. Il ritmo del tamburello e le suggestioni del marranzano, la voce, i suoni, i canti si alternano ad un racconto ironico, commovente ed evocativo, in cui Motta riesce a traslare il testo in immagini.

Mai più

La “Giornata della memoria“, per ricordare quel 27 Gennaio del 1945 quando i soldati, allora sovietici, liberarono il campo di Auschwitz. Molti di noi quel giorno non erano ancora nati, molti di noi nemmeno sanno dove si trovi Auschwitz e che cosa rappresenti.

Alcuni di noi invece si trovavano là, ad attendere quel momento, sperando di vivere ancora un altro giorno, un’altra ora, per poter vedere un soldato che aprisse quel cancello maledetto.

Alcuni, tornati a casa, hanno scritto, testimoniato, parlato. Altri invece hanno preferito tacere e ricordare in privato oppure cercare di dimenticare quella tragica esperienza.

Oggi, che la scuola relega la storia moderna in fondo ai programmi, che i nostri figli sono sempre più in balia di venti di odio e razzismo, fermiamoci un attimo.

Fermiamoci accanto a un fiore e dedichiamolo, tutti insieme, ebrei e cristiani, musulmani e buddisti, ai milioni di persone perite per la sola colpa di non essere della stessa razza e religione di chi, in quel momento, deteneva il potere.

Ascoltiamo il dolce suono del silenzio e dedichiamo un minuto nel nostro frenetico andare, a chi, in quel campo, ha perso tutto: dalla famiglia alla dignità, dalla casa alla vita.

Pensiamo per un solo istante di essere là, il 27 Gennaio 1945, accanto al cancello e vedere salire nel cielo l’ultimo fumo del forno crematorio e di scorgere, in quel fumo, l’ultimo saluto di chi ci ha lasciato un’eredità pesante, il compito di non dimenticare.

Ricordare per perdonare, per insegnare ciò che è “il male”, perché non si ripeta ancora nel nuovo secolo e si avverino finalmente le parole scritte in un campo di concentramento, a perenne memoria dell’uomo: MAI PIÙ.

Silvio Berlusconi è morto

 

L’operaio, quello vero.

 

Savonarola

Le altre DONNE

Manuela e Fausto suggeriscono la lettura di questo articolo della direttrice dell’Unità. Come dice Manuela, si tratta di uno  spunto di riflessione su cose che sappiamo … e come suggerisce Fausto …un consolante articolo. Grazie e grazie a Concita De Gregorio


Le altre donne di Concita De Gregorio . Esistono anche altre donne. Esiste San Suu Kyi, che dice: «Un’esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali. Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all’istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo».
Osservo le ragazze che entrano ed escono dalla Questura, in questi giorni: portano borse firmate grandi come valige, scarpe di Manolo Blanick, occhiali giganti che costano quanto un appartamento in affitto. È per avere questo che passano le notti travestite da infermiere a fingere di fare iniezioni e farsele fare da un vecchio miliardario ossessionato dalla sua virilità. E’ perché pensano che avere fortuna sia questo: una valigia di Luis Vuitton al braccio e un autista come Lele Mora. Lo pensano perché questo hanno visto e sentito, questo propone l’esempio al potere, la sua tv e le sue leader, le politiche fatte eleggere per le loro doti di maitresse, le starlette televisive che diventano titolari di ministeri.
Ancora una volta, il baratro non è politico: è culturale. E’ l’assenza di istruzione, di cultura, di consapevolezza, di dignità. L’assenza di un’alternativa altrettanto convincente. E’ questo il danno prodotto dal quindicennio che abbiamo attraversato, è questo il delitto politico compiuto: il vuoto, il volo in caduta libera verso il medioevo catodico, infine l’Italia ridotta a un bordello.
Sono sicura, so con certezza che la maggior parte delle donne italiane non è in fila per il bunga bunga. Sono certa che la prostituzione consapevole come forma di emancipazione dal bisogno e persino come strumento di accesso ai desideri effimeri sia la scelta, se scelta a queste condizioni si può chiamare, di una minima minoranza. È dunque alle altre, a tutte le altre donne che mi rivolgo. Sono due anni che lo faccio, ma oggi è il momento di rispondere forte: dove siete, ragazze? Madri, nonne, figlie, nipoti, dove siete. Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di possibilità uguale e libero, dove siete? Davvero pensate di poter alzare le spalle, di poter dire non mi riguarda? Il grande interrogativo che grava sull’Italia, oggi, non è cosa faccia Silvio B. e perché.
La vera domanda è perché gli italiani e le italiane gli consentano di rappresentarli. Il problema non è lui, siete voi. Quel che il mondo ci domanda è: perché lo votate? Non può essere un’inchiesta della magistratura a decretare la fine del berlusconismo, dobbiamo essere noi. E non può essere la censura dei suoi vizi senili a condannarlo, né l’accertamento dei reati che ha commesso: dei reati lasciate che si occupi la magistratura, i vizi lasciate che restino miserie private.
Quel che non possiamo, che non potete consentire è che questo delirio senile di impotenza declinato da un uomo che ha i soldi – e come li ha fatti, a danno di chi, non ve lo domandate mai? – per pagare e per comprare cose e persone, prestazioni e silenzi, isole e leggi, deputati e puttane portate a domicilio come pizze continui ad essere il primo fra gli italiani, il modello, l’esempio, la guida, il padrone.
Lo sconcerto, lo sgomento non sono le carte che mostrano – al di là dei reati, oltre i vizi – un potere decadente fatto di una corte bolsa e ottuagenaria di lacchè che lucrano alle spalle del despota malato. Lo sgomento sono i padri, i fratelli che rispondono, alla domanda è sua figlia, sua sorella la fidanzata del presidente: «Magari». Un popolo di mantenuti, che manda le sue donne a fare sesso con un vecchio perché portino i soldi a casa, magari li portassero. Siete questo, tutti? Non penso, non credo che la maggioranza lo sia. Allora, però, è il momento di dirlo.

Esenzione Canore RAI per gli anziani over 75

Esenzione per gli anziani over 75

L’esenzione è prevista per gli anziani over 75 e  non, per gli invalidi.  Purtroppo non è prevista alcuna esenzione per gli invalidi,  come dice la legge 601 del 1973: “La legge non prevede, a favore delle persone disabili, ipotesi di esonero dal pagamento del canone di abbonamento, infatti dal 01/01/74 tale esenzione è stata abrogata ai sensi dell’art. 42 del D.P.R. 29/9/73 n. 601”.

Ecco, invece, come dovranno procedere gli anziani oltre i 75 anni di età per evitare di pagare questo obolo (definito erroneamente e furbescamente “abbonamento”) così odiato dagli italiani.
Per avere diritto all’esenzione anziani dal canone TV bisogna:
  aver compiuto 75 anni entro il termine di pagamento del canone;
  non convivere con altri soggetti diversi dal coniuge titolare di reddito proprio;
  possedere un reddito che unitamente a quello del proprio coniuge convivente non sia superiore complessivamente a 516,46 euro per tredici mensilita’ (euro 6.713,98 annui).

Come calcolare il reddito per l’esenzione canone Rai
Come è possibile leggere sul sito della stessa azienda della TV pubblica, per reddito si deve intendere:
– la somma del reddito imponibile (al netto degli oneri deducibili) risultante dalla dichiarazione presentata per l’anno precedente;
– per gli esonerati dalla presentazione della dichiarazione, si assume a riferimento il reddito indicato nel modello Cud;
– i redditi soggetti ad imposta sostitutiva o ritenuta a titolo di imposta come, ad esempio, gli interessi maturati su depositi bancari, postali, Bot, Cct e altri titoli di Stato, nonché i proventi di quote di investimenti;
– le retribuzioni corrisposte da enti o organismi internazionali, rappresentanze diplomatiche e consolari e missioni, quelle corrisposte dalla Santa Sede, dagli enti gestiti direttamente da essa e dagli enti centrali della Chiesa cattolica;
– i redditi di fonte estera non tassati in Italia.

Redditi esclusi dal calcolo, sono esclusi dal calcolo:
– i redditi esenti da Irpef (pensioni di guerra, rendite Inail, pensioni erogate ad invalidi civili);
– il reddito dell’abitazione principale e relative pertinenze;
– i trattamenti di fine rapporto e relative anticipazioni;
– altri redditi assoggettati a tassazione separata.

I cittadini interessati possono rivolgersi agli uffici dell’Agenzia per compilare e inviare il modulo di richiesta – pdf di esenzione. Si tratta di una dichiarazione sostitutiva, accompagnata da un documento di identità, che attesta il possesso dei requisiti necessari.
Chi fruisce dell’esenzione per la prima volta deve presentare la richiesta entro il 30 aprile. Negli anni successivi non sarà necessario presentare ulteriori dichiarazioni per continuare ad avvalersi dell’agevolazione.  Attenzione:
Si ricorda che la dichiarazione sostitutiva di esonero e l’istanza di rimborso dal pagamento del canone Rai potranno alternativamente
* essere spedite a mezzo del servizio postale in plico raccomandato, senza busta, al seguente indirizzo:
Agenzia delle Entrate – Ufficio Torino 1 Sat – Sportello abbonamenti tv – Corso Bolzano 30 – 10121 – Torino
* essere consegnate dall’interessato presso un qualsiasi ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate (ad Osimo presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate di ANCONA in via Palestro).

Per maggiori informazioni chiamate direttamente la RAI ai seguenti numeri 06-87408197 oppure da cellulare ma non è assolutamente conveniente al 199.123.000.

AH, BEH

AH, BEH, SE HA LA MOROSA, ALLORA…

tutto a posto! Si potrebbe anche chiudere l’indagine!

 

Savonarola

Un Presidente anziano e ridicolo

 Immaginate una cena con 20 ragazze e 3 uomini anziani. Secondo la breve sintesi di Giuseppe D’Avanzo, basata sulle testimonianze rese ai magistrati: “Parla sempre il presidente. Racconta barzellette, canta. Tutti sono chiamati soltanto a ridere e cantare in coro”. Ecco, per quanto mi riguarda, non c’è orgia o baccanale o prostituzione minorile che possa fare ombra, quanto a squallore e imbarazzo, a questa scena. Mi rendo conto che prevarranno, come è normale che sia, gli aspetti giudiziari. Ma basterebbe, in un paese sano di mente, quella sola scenetta – un vecchio miliardario che infligge a venti ragazze prese in affitto la sua vanità – a seppellirlo nel ridicolo per l’eternità. Lui e i suoi commensali. No, non è sano di mente questo paese. Mi dispiace per tutte le pazienti e perfino sagaci spiegazioni che ci hanno ammannito, per vent’anni, osservatori più giudiziosi, più neutrali, più intelligenti di noi. Che quelli come noi hanno la puzza sotto il naso. Che lui piace proprio perchè è così. Che incarna i sogni di milioni di italiani. Faccio altri sogni. Alcuni, magari, anche peggiori, più dolorosi e neri. Ma cosi deprimenti, davvero mai. Se milioni di italiani sognano di vivere come lui, vuol dire che milioni di italiani sono depressi.

Così parlo Michele Serra, su la Repubblica di ieri.

Solidarietà al regista iraniano Jafar Panahi

Jafar Panahi rischia sei anni di carcere dopo la condanna del Tribunale di Teheran. Oltre alla galera, il regista Leone d’Oro per Il Cerchio rischia di non poter più lavorare per 20 anni. Né girare film, né scrivere sceneggiature. Panahi potrebbe essere arrestato nei prossimi giorni. E tutto questo per aver iniziato a girare un film sulle proteste del Movimento Verde, ovvero sull’opposizione ad Ahmadinejad scesa nelle strade del Paese nel giugno 2009. Ma il regime non accetta chi la pensa diversamente, chi vuole raccontare al mondo la realtà dell’Iran. Nell’intervista rilasciata al Fatto giovedì scorso, il cineasta ha chiesto aiuto alle personalità del cinema italiano per un gesto di solidarietà umana e professionale che abbia la forza di influire sulla volontà di Teheran. Riprendiamo le sue parole per lanciare un appello alle singole persone, alle istituzioni, alla società civile, a tutti i blog affinché si sostenga la sua causa.
Paola