La Coste Costituzionale sentenzia che il personale scolastico è alle dipendenze dello Stato: bocciata l’idea privatistica di Formigoni

scuola pubblica 458 Una delle ultime leggi approvate dal consiglio regionale Lombardo presieduto da Formigoni permetteva alle singole scuole lombarde di reclutare i docenti.
Un provvedimento legislativo che all’articolo 8 prevedeva appunto che “al fine di realizzare l’incrocio diretto tra la domanda delle istituzioni scolastiche autonome e l’offerta professionale dei docenti, a titolo sperimentale, nell’ambito delle norme generali o di specifici accordi con lo Stato, per un triennio a partire dall’anno scolastico successivo alla stipula, le istituzioni scolastiche statali possono organizzare concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi, per reclutare il personale docente con incarico annuale necessario a svolgere le attività didattiche annuali e di favorire la continuità didattica”.
Di fatto la legge lombarda prevedeva che la scelta dei docenti toccasse al singolo istituto, quindi al dirigente scolastico.

Come auspicabile, la legge lombarda è stata considerata illegittima dalla Corte costituzionale lo scorso 24 aprile.
Nella sentenza si legge: “… nell’attuale quadro normativo il personale scolastico è alle dipendenze dello Stato e non delle singole Regioni. Ne consegue che ogni intervento normativo finalizzato a dettare regole per il reclutamento dei docenti non può che provenire dallo Stato, nel rispetto della competenza legislativa esclusiva di cui all’art. 117, secondo comma, lettera g), Cost., trattandosi di norme che attengono alla materia dell’ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato”.

La via verso la verità

 

Ci sono due errori che si possono fare lungo la via verso la verità: non andare fino in fondo e non iniziare
Confucio

 

Consiglio Comunale del 29 aprile 2013: verbale

Verbale CONSIGLIO COMUNALE  seduta del 29/04/2013

– Esame ed approvazione del Rendiconto della Gestione Finanziaria 2012 e relativi allegati, delibera n° 10, pagina 3;
– Trasformazione della società A.S.S.O. Srl in Azienda Speciale per la gestione dei servizi socio-assistenziali, educativi e culturali del Comune di Osimo, delibera n° 11, pagina 21;
– Approvazione del Regolamento per l’installazione e gestione di dehors e chioschi con strutture precarie,  delibera n° 12, pagina 23;
– Comunicazioni circa utilizzo del Fondo di Riserva, pagina 30;
– Art. 10 c.2 D:L: n. 35 del 08/04/2013 – Fissazione scadenza e numero rate tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES) nelle more della approvazione della regolamentazione comunale del nuovo tributo, delibera n° 13, pagina 31.

CC 29 APRILE 2013 (1)

Solidarietà e gratitudine per l’Arma dei Carabinieri

L’episodio di ieri mattina di fronte a Palazzo Chigi è un atto grave e preoccupante, e assolutamente da condannare,  il mio pensiero va ai militari feriti e ai loro colleghi che ogni giorno rischiano la vita per lo Stato. L’autore della sparatoria a quanto pare è uno squilibrato con problemi familiari e di lavoro alle spalle, e si presuppone, speriamo, che rimarrà un caso isolato. Però tra le reazioni della classe politica ci sono state alcune “sparate” che sarebbe stato meglio evitare, soprattutto le accuse di “predicazione di odio” lanciate da alcuni politici del centrodestra, visto che proprio loro negli ultimi 20 anni hanno fomentato una campagna basata su questo e che ha contribuito a spaccare il Paese.
Questo gesto folle  non venga strumentalizzato per addossare responsabilità ed impedire in futuro anche forme civili di dissenso e protesta: anziché sparare a zero, la classe politica  risponda con i fatti, impegnandosi per il bene dell’Italia.

Attaccare un avversario politico per i suoi difetti fisici, è deplorevole

Insultare e ridicolizzare Brunetta per sua statura non mi fa affatto ridere. Trovo volgari le battute di Dario Fo. Un avversario politico non va affrontato con questa derisione, con questo dileggio della persona nei suoi aspetti fisici. Questa volta Dario Fo si è dimostrato volgare, molto più piccolo di Brunetta.

1° maggio per riflettere su: LAVORO, DIRITTI E DEMOCRAZIA

Festa dei Lavoratori 1° Maggio 2013

Superare la crisi attuando i principi della Costituzione repubblicana: LAVORO, DIRITTI E DEMOCRAZIA

1 maggio 2013

Sarà un Primo Maggio difficile per migliaia di famiglie, dedichiamolo a chi ci chiede di non perdere la dignità di un lavoro, a chi vuole ricominciare ma non ce la fa, a chi fa di tutto per far vincere l’Italia onesta, a chi legge la nostra Costituzione e ci chiede di farla rispettare, a chi ha paura del domani. Per loro, per chi verrà, per chi ci ha lasciato. Per chi ha lottato, sta lottando, lotterà. Per chi ha fatto uscire il Lavoro dall’Oppressione. Insieme possiamo farcela, possiamo conquistare il nostro Futuro, con il sacrificio, il rispetto, il buon esempio. Nessuno deve rimanere solo davanti alla Crisi!

Un medico per l’Italia malata

giornale La Repubblicadi Eugenio Scalfari  28-Apr-13 Ripartire dalle circostanze date
Il governo Letta è nato ieri pomeriggio. Presterà giuramento questa mattina e si presenterà al Parlamento domani. Nelle circostanze date è un buon governo. Enrico Letta aveva promesso competenza, freschezza, nomi non divisivi. Il risultato corrisponde pienamente all’impegno preso, con un’aggiunta in più: una presenza femminile quale prima d’ora non si era mai verificata. Emma Bonino agli Esteri è tra le altre una sorpresa molto positiva; sono positive anche quelle della Cancellieri alla Giustizia e di Saccomanni all’Economia.
L’intervento di Napolitano nella sala stampa del Quirinale dopo la lettura della lista e le parole di ulteriore chiarimento da lui pronunciate confermano la solidità del risultato. Persino il Movimento 5 Stelle dovrebbe prendere atto che un passo avanti verso un cambiamento sostanziale è stato compiuto. Ma ora facciamo un passo indietro per capire meglio qual è la prospettiva che ci si presenta e le cause che l’hanno determinata.
* * *
L’Italia l’è malada“, così cantavano i contadini delle Leghe del Popolo nella Bassa Padana e nelle Romagne, aggiungendo “e il dottor l’è Prampolin”: Camillo Prampolini, che fu uno dei fondatori del partito socialista nel 1892. Questo stesso titolo lo usai alcuni anni fa sul nostro giornale commentando un altro periodo di crisi tra i tanti che si sono succeduti nella nostra storia.
Questa volta però la crisi è ancora più grave perché non è soltanto il nostro paese ad esser malato, è malata l’Europa, è malato il Giappone, sono malati gli Stati Uniti d’America, è malata l’Africa e il Vicino Oriente. Insomma è malato il mondo. È un dettaglio? Non direi. Ma spesso ce lo dimentichiamo ed è un errore perché ci toglie la prospettiva, ci fa scambiare gli effetti per cause e prescrive le terapie che sono soltanto “placebo” e non medicine efficaci.
La malattia cominciò nel 2008 con la crisi del mercato immobiliare americano che culminò col fallimento della Lehman Brothers. Poi, nei mesi e negli anni successivi, si allargò all’Europa, coinvolse in varia misura il resto del mondo e infine diventò, in Europa, recessione e crisi sociale. Durerà fino all’anno prossimo e questo è lo stato dei fatti.
La politica ha ceduto al passo all’economia e deve riprendere la sua supremazia e puntare sull’espansione? Lo sostengono in molti e Krugman lo teorizza, ma gli sfugge un elemento fondamentale: nel mondo globale la ricchezza tende a ridistribuirsi tra i paesi che emergono dalla povertà e gli altri che riposano passivamente su un’antica opulenza.
Questo movimento ha una forza e una ineluttabilità che non possono essere arginate; possono essere tutt’al più contenute entro limiti sopportabili attraverso un confronto tra le potenze continentali.
Se ci fosse uno Stato europeo, esso sarebbe in grado di sostenere quel confronto, ma fino a quando non ci sarà i governi nazionali resteranno irrilevanti. Che l’errore lo faccia Grillo invocando la palingenesi è comprensibile, ma che lo facciano anche intelletti consapevoli è assai meno scusabile.
Probabilmente la causa dell’errore sta nel fatto che l’analisi della situazione e la terapia capace di guarirne la malattia sono soverchiate dagli interessi, dalle ambizioni, dalle vanità delle lobbies e degli individui. L’egoismo di gruppo ha la meglio, l’emotività imbriglia la ragione, la vista corta di chi vuole tutto e subito impedisce la costruzione di un futuro migliore. La palingenesi non è la costruzione del futuro, ma un’utopia che porta con sé la sconfitta.
* * *
Il governo si chiama istituzionale perché è stato formato seguendo rigorosamente la procedura indicata dalla Costituzione e lo spirito che ispira il nostro ordinamento democratico. Lo stesso avvenne con il governo Monti nel novembre 2011, in comune i due governi hanno la situazione di emergenza. Quella di due anni fa era un’emergenza della finanza pubblica che rischiava di precipitare in un fallimento del debito sovrano e dello Stato; quella di oggi è un’emergenza economica e sociale che rischia di determinare una decomposizione della società.
Le emergenze limitano la libertà di scelta e impongono soluzioni di necessità. In questi casi il rigoroso rispetto della meccanica istituzionale diventa la sola via praticabile e il primo che ha dovuto cedere a questa scelta obbligata è stato Giorgio Napolitano. Aveva deciso e più volte ripetuto di non voler essere riconfermato al Quirinale e ne aveva spiegato pubblicamente e privatamente le motivazioni. L’emergenza nel suo caso non è stata soltanto la crisi sociale ma la crisi politica che non ha reso possibile la nomina del suo successore. Perciò, suo malgrado, Napolitano ha dovuto restare al Quirinale.
Suo malgrado, ma per fortuna del paese. Napolitano conosce benissimo i limiti e i doveri che la Costituzione gli prescrive; proprio per questo, nell’ambito di quel quadro, può agire con la massima energia. Se le forze politiche non reggeranno ad una “mescolanza” che contiene – non c’è dubbio – anche elementi repulsivi, se ne assumeranno l’intera responsabilità.
Ci sono molti precedenti in proposito e lo stesso Napolitano ne ha richiamato uno: l’incontro politico tra Moro e Berlinguer a metà degli anni Settanta. La mescolanza ci fu, o meglio mosse i suoi primi passi per iniziativa di quei due interlocutori; ma è stata facile l’obiezione di alcuni critici che hanno ricordato non soltanto la diversità delle situazioni storiche ma anche la diversa qualità degli interlocutori. È vero, ma ci sono altri esempi, forse più probanti.
Nel 1944, quando la guerra era ancora in corso e le armate contrapposte si fronteggiavano sulla cosiddetta “linea gotica” a ridosso del Po, Palmiro Togliatti riuscì ad arrivare da Mosca a Napoli. Il Pci era stato ricostituito nel Sud dai dirigenti clandestini finalmente alla luce del sole; a Napoli il segretario locale del partito era Cacciapuoti, comunista a 24 carati. Sbarcato a Napoli, Togliatti arrivò inaspettato a casa di Cacciapuoti.
Commozione, abbracci, convocazione immediata di tutti i dirigenti del partito, cena improvvisata, entusiasmo. Dopo cena si fece silenzio. Togliatti disse che voleva per l’indomani l’assemblea di tutti gli iscritti, dove avrebbe annunciato le decisioni da mettere in atto. “Ci puoi anticipare quali sono le decisioni?” disse Cacciapuoti e Togliatti rispose “riconosceremo il governo Badoglio e l’appoggeremo”. Lo sbalordimento fu generale, ma Togliatti spiegò che non c’era altra via almeno fino a quando l’armata americana non fosse entrata a Roma. Pochi giorni dopo incontrò Benedetto Croce che era arrivato da tempo alle medesime conclusioni e faceva parte del governo Badoglio.
C’è ancora un altro esempio che riguarda Berlinguer. Quando il Pci dall’astensione passò al vero e proprio ingresso nella maggioranza, il presidente del Consiglio designato da Moro era Andreotti, sicché il passaggio dalla “non sfiducia” al voto in favore del governo ebbe Andreotti come interlocutore. Moro fu rapito lo stesso giorno del voto che però era stato deciso già prima da Berlinguer.
Badoglio nel ’44, Andreotti nel ’78, il Pci di Togliatti e poi quello di Berlinguer. Napolitano era a Napoli nel ’44 e a Roma nel ’78. Adesso ha responsabilità assai maggiori di quelle che allora ebbero i due leader comunisti. Lui è il primo ex comunista andato al Quirinale 58 anni dopo la firma della Costituzione. Ma un presidente al di sopra delle parti come lui, salvo Ciampi, non è mai esistito. Garantisce tutti, ma garantisce soprattutto il paese e per questa ragione nell’interesse del paese agisce con tutta l’energia necessaria.
Ora vedremo il governo Letta al lavoro. Se i fatti corrisponderanno alle parole molte sofferenze saranno lenite e molte speranze riaccese.

Piazzale Governo Provvisorio / Pericolo di crollo.

E’ uno scorcio di Turro   zona periferica di  Milano.  Credo possa bene sintetizzare l’attuale situazione politica di fine aprile.

piazza Governo 7(clicca sulla foto )

Piazzale Governo Provvisorio / Pericolo di crollo.

Direi che dice tutto meglio di mille editoriali.

Un governo, con una strana alleanza, che mi auguro sia il più possibile provvisorio. Sarà possibile ripartire da qui ? Non ho risposte da dare.

Di una cosa sono certa, non credo che noi elettori della sinistra, militanti del PD a questo Governo Provvisorio dedicheranno mai una via o una piazza.

Tantissimi auguri a Mariachiara Carrozza, Andrea Orlando, Cecile Kyenge, Josefa Idem, Cecile Kyenge e Flavio Zanonato.  Nuovi Ministri ( che mi auspico facciano sentire la loro voce e facciano rispettare i loro valori  all’interno dell’esecutivo) volti nuovi del PD,  le uniche vere novità positive del nuovo governo Letta. Il resto penso che si possa definire …NOIA.
Paola

Tutta la vita… lì davanti

“ Ci sono anonimi che lottano un giorno e sono bravi;
altri che lottano per un anno e sono più bravi.

Ci sono quelli che lottano più di un anno
e sono ancora più bravi.

Però ci sono quelli che lottano tutta la vita,
essi sono indispensabili 
(Bertolt Brecht)

Rifugiamoci

No proprio non mi va giù, la scelta di fare questo governo con questi alleati, ci leggo tanta miopia da parte della classe dirigente del PD. Me ne dispiace molto perchè, ancora una volta, “qualcuno” pensa di essere più illuminato della base dei nostri elettori. Quei elettori che sono venuti a pagare 2 euro per le primarie, che hanno dato un mandato ben preciso agli eletti. E ora si butta via Bersani, la linea che il partito si era data. I nostri deputati e senatori che non dicono nulla. Anche la vicenda del tradimento a Prodi sta passando nel dimenticatoio. Ma cosa pensate signori onorevoli e signori senatori del PD di noi iscritti ? Che siamo persone stupide ?

Vogliamo sapere i nomi dei parlamentari che non hanno votato Prodi, non è una morbosa curiosità ma un diritto di ogni cittadino onesto elettore in buona fede del PD.
Chi lo sa e tace è altrettanto responsabile di fronte agli elettori, che hanno il diritto di non rischiare di rivotare gli stessi che li hanno traditi. Sono sempre più amareggiata e delusa. La soluzione potrebbe essere…

Rifugio

( scattata recentemente a Bologna)

Dal PD anche belle storie e segnali di buona politica: “braccialetti bianchi” al Senato

Ci sono giovani  deputati e senatori del PD, di cui nessuno parla,  che con il loro  silenzioso esempio danno testimonianza e speranza al nostro partito.

sannaRicevo da Francesco Russo  (neo senatore, insegna all’Università di Udine storia della scuola e politica della formazione)

Al Senato sono uno dei 69 “braccialetti bianchi” che ha aderito alla campagna “Riparte il Futuro” promossa da Don Luigi Ciotti; per essere un parlamentare “certificato”, tra le varie cose, mi sono impegnato a rendere pubblico il mio CV e la mia dichiarazione di redditi. E, soprattutto, a modificare, entro i primi 100 giorni, la legge sullo scambio elettorale politico-mafioso. Oggi, a 59 giorni dalla data di scadenza, ho deciso di appoggiare la proposta di modifica di questa norma (legge 416 ter del Codice Penale) presentata alla Camera dal mio collega di partito Francesco Sanna (che trovate a questo indirizzo http://www.francescosanna.com/paginasegue.php?id=1131&c=comunicati+stampa).

Spero nell’adesione e nella collaborazione di tutti i colleghi, senatori e deputati di ogni schieramento, perché il tempo non è tanto. E, soprattutto, perché la lotta alla corruzione non è né di destra né di sinistra. E’ semplicemente un simbolo di civiltà e credibilità. Di cui questo Paese, oggi più che mai, ha grande bisogno.

——————————–
fatti e non parole dai migliori esponenti del PD al Senato
Paola

Ci vorrebbero così…. a bocca chiusa. Ma non ci fermeranno lo stesso

 

    Una nota per ogni domenica

                                                                                       

                                                                                        –

               –

Buona Domenica a tutti Voi, una intelligente canzone dell’ultimo Sanremo

” e senza scudi per proteggermi
ne’ armi per difendermi
ne’ caschi per nascondermi
ne’ santi a cui rivolgermi
ho solo questa lingua in bocca
e se mi tagli pure questa
io non mi fermo, scusa,
canto pure
… a bocca chiusa

Una foto che sembra uscita fuori dal libro di Edmondo De Amicis

I personaggi hanno altri nomi, non sono: Bottini Enrico,  Coraci  il calabrese sempre vestito di nero, Coretti quello sempre allegro, figlio del rivenditore di legna, e che arriva a scuola stanco morto per aiutare il Padre. Crossi  quello con i capelli rossi, che ha un braccio paralizzato, e, che aiuta la mamma che fa l’erbivendola, mentre  il padre è in carcere ma lui non lo sa, gli hanno detto che è in America. Derossi Ernesto  il primo della classe, però generoso, che  aiuta chi non è in grado di fare il compito in classe. Franti, il più discolo e indisciplinato della classe sovente cattivo. Garoffi il commerciante nato che  raccatta ogni cosa. Garrone,  il più buono ed è anche il più forte fisicamente, enorme di statura; tutti lo rispettano ma è anche bravo in aritmetica. Nelli,  il povero gracile gobbino,  protetto dal generoso Garrone che sarà suo vicino di banco. Nobis Carlo,  il signorino, gelosissimo di Derossi, . Precossi Pietro il figliuolo del fabbro ferraio, quello piccolo, smorto, e sempre malaticcio, Rabucco Tonino chiamato il Muratorino, figlio di muratore. Robetti Giulio il piccolo eroe.

Ma le loro storie saranno state simili a quelle raccontate dal De Amicis, sono gli scolari della V^ elementare dell’anno scolastico 1936/1397 della vecchia scuola Santa Lucia del centro di Osimo. Il maestro si chiamava Emilio Nicolini, insegnante che formò una generazione di ragazzi osimani. Questi i nomi dei ragazzi, oggi anziani e purtroppo molti di loro non più vivi.

classe 1936_1937

(clicca sulla foto per ingrandirla)

Re Roberto, Battaglia Angelo, Polinori Giuseppe, Salomoni Federico, Espositi Francesco, Brandoni Silvio, Vescovo Luigi, Pesaresi Alberto, Ceroli Piero, Andreani Dino, Andreoni Fausto ( mio padre), Streccioni Fausto, Duranti Orlando, Coltrinari Giuseppe, Eusepi Antonio, Antonelli Mario, Ragnini Ferdinando, Pugnaloni Mario, Graciotti Emilio, Belelli Antonio, Santarelli Armando, Canonico Antonio, Antonelli Enrico, Polacco  Sinibaldo, Testa Clemente, Capogrosso Dante, Fagioli Antonio, Mosca Vinicio, Marconi Cesare, Belli Antonio, Cedrati Alberto, Gasparetti Vasto, Montesi Primo e Marinelli Piero.

Come i personaggi del libro cuore chissà quante belle storie si celeranno dietro i volti sorridenti di questi giovani osimani, chissà quali erano i loro nomignoli, quali mestieri facevano i loro padri, dove i percorsi della vita li avrà indirizzati….

Interrogazione: Il PD chiede quali sono i debiti del Comune di Osimo

Sono “scandalosi”, e non più solo “drammatici”i dati relativi ai debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese. Lo spettro dell’insolvenza nei confronti di fornitori o dipendenti si sta avvicinando.
decreto 2Bisogna dunque definire procedure semplici e certe per la rapida soluzione della questione, ci sono ditte che aspettano fino a 400 giorni prima di vedere incassata una fattura, per evitare di “riuscire nell’incredibile impresa di tagliare le gambe a chi potrebbe essere in prima fila nella ripresa del nostro Paese. Con l’approvazione del decreto 35/2013, “Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della Pubblica Amministrazione ” da parte del Consiglio dei Ministri si è deciso finalmente di liberare alcune risorse per assolvere ai pagamenti arretrati.   Ma com’è la situazione nel nostro comune ?

Ho rivolto una interrogazione urgente per conoscere a quanto ammonta ad oggi il debito dell’Amministrazione Comunale nei confronti delle imprese, qual è il numero della aziende creditrici nei confronti dell’Amministrazione Comunale, in virtù della nuova norma prevista, qual è l’ammontare della somma che si intende mettere in pagamento e a quale percentuale del debito totale corrisponde, a quale data risale il debito più vecchio della Amministrazione Comunale.

Paola

——–——————

Alla c.a. Sig. Presidente del Consiglio Comunale Comune di Osimo

INTERROGAZIONE

Oggetto: quali i benefici del decreto legge “sblocca debiti” per le piccole e medie imprese del nostro territorio

La sottoscritta PAOLA ANDREONI consigliere Comunale capogruppo del Partito Democratico,

Premesso  che  il Consiglio dei Ministri ha approvato e pubblicato  l’8 aprile 2013  il decreto Legge recante “Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della Pubblica Amministrazione, …..”.  Tale decreto ha l’obiettivo di sanare le situazione debitorie di molte pubbliche amministrazioni nei confronti del sistema economico territoriale. Le amministrazioni pubbliche che dispongono di liquidità sufficiente, possono iniziare a pagare, in deroga al patto di stabilità, i debiti scaduti e certificati al 31/12/2012. Viceversa le amministrazioni comunali prive di liquidità, dovranno chiedere anticipazioni finanziarie al tesoro, il che provocherà lo slittamento di alcuni mesi del pagamento delle somme dovute;

Preso atto che i pagamenti di questi debiti verranno esclusi dal patto di stabilità per un importo complessivo per gli Enti Locali di 5 miliardi di euro e le Pubbliche Amministrazioni  devono comunicare entro il 30 aprile alla Ragioneria dello Stato gli importi finanziari di cui necessitano per sostenere i pagamenti;

Considerato che per tutte le forze economiche e sociali questa manovra rappresenta una boccata di ossigeno per far fronte alla grave crisi che coinvolge il nostro Paese;

Appreso che, come da dichiarazioni del Sindaco Simoncini del 9/4/2013 – riportate nel sito istituzionale comunale -,  il nostro Comune ha effettuato la ricognizione dei crediti vantati dalle imprese per spese di investimento certi, liquidi ed esigibili al 31 dicembre 2012 ;

Fatte queste premesse la sottoscritta,

INTERROGA IL SINDACO
per conoscere

1) a quanto ammontano  i debiti scaduti, del nostro Comune, nei confronti delle imprese- fornitori creditori alla data del 31/12/2012;

2)  quali  sono nel dettaglio le aziende creditrici, con specifica della ragione sociale, degli importi  a debito e a quale data risale il debito;

3)  in virtù delle disposizioni del decreto, qual è l’ammontare della somma che si intende mettere in pagamento e a quale percentuale del debito totale corrisponde;

4)   quali sono le determinazioni che l’Amm.Comunale intende intraprendere per rendere operative prima possibile le disposizioni contenute nel decreto “sblocca crediti”;

Si richiede anche, contestualmente alla discussione, risposta scritta.

Osimo lì, 22 aprile 2013

           Il consigliere comunale
capogruppo del Partito Democratico
———-Paola Andreoni

Lunedì 29 APRILE 2013, Consiglio Comunale

LUNEDI’  29 APRILE 2013 –  alle ore 16,00  CONSIGLIO COMUNALE

Per discutere il seguente ordine del giorno:

1) Esame ed approvazione del Rendiconto della Gestione Finanziaria 2012 e relativi allegati;
2) Trasformazione della società A.S.S.O. srl in Azienda Speciale per la gestione dei servizi socio-assistenziali, educativi e culturali del Comune di Osimo;
3) Approvazione del Regolamento per l’installazione e gestione di dehors e chioschi con strutture precarie;
4) Art.10 c.2 D.L. n.35 del 8.4.2013 – Fissazione scadenza e numero rate tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES) nelle more della approvazione della regolamentazione comunale del nuovo tributo;
5) Comunicazioni circa utilizzo del Fondo di Riserva;

 

per seguire il Consiglio Comunale in diretta audio
dalle ore 16,00  di LUNEDI’  29 APRILE 2013

Clicca per ascoltare

TRASPARENZA, TRASPARENZA, TRASPARENZA

Mentre la politica celebra i suoi riti, come l’elezione del Presidente della Repubblica, il tentativo di formare un nuovo Governo le norme di legge continuano ad uscire senza sosta. Ed a volte sono anche norme importanti.

trasp 1Come il Decreto Legislativo 14 marzo 2013, n. 33, recante Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicita’, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni, pubblicato sulla G.U. n.80 del 5-4-2013.
Si tratta di un decreto delegato al Governo dalla legge 6 novembre 2012, n.190, Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalita’ nella pubblica amministrazione, che tenta di dare un po’ di ordine alla normativa sulle informazioni che gli enti pubblici sono tenuti a pubblicare sui loro siti istituzionali.
Viene in mente che collegare in modo così diretto l’informazione istituzionale alla corruzione dà un po’ l’idea delle condizioni in cui versa la Pubblica Amministrazione in Italia: la trasparenza degli enti pubblici infatti ha molte altre potenzialità rispetto alla pura e semplice lotta alla corruzione.
Peraltro è ciò che dice il decreto legislativo stesso, nella definizione del concetto di trasparenza riportata nell’articolo 1: essa e’ intesa come accessibilita’ totale delle informazioni concernenti l’organizzazione e l’attivita’ delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche. […] concorre ad attuare il principio democratico e i principi costituzionali di eguaglianza, di imparzialita’, buon andamento, responsabilita’, efficacia ed efficienza nell’utilizzo di risorse pubbliche, integrita’ e lealta’ nel servizio alla nazione. Essa e’ condizione di garanzia delle liberta’ individuali e collettive, nonche’ dei diritti civili, politici e sociali, integra il diritto ad una buona amministrazione e concorre alla realizzazione di una amministrazione aperta, al servizio del cittadino.
Come si vede, quindi, un po’ di più della pur importante lotta alla corruzione: una vera e propria componente fondamentale dell’essere cittadino consapevole.

Il decreto legislativo si compone di 53 articoli ed un allegato relativo a come deve essere la struttura di un sito istituzionale.
L’obiettivo è quello di un potenziamento dei diritti ad essere informati in modo corretto dai siti istituzionali. In questo senso, vi sono delle novità importanti, come l’articolo 5, che parla dell’accesso civico, che è il diritto di chiunque di richiedere alla P.A. i dati che sono soggetti ad obbligo di pubblicazione. La richiesta non è soggetta ad alcuna limitazione rispetto alla legittimazione soggettiva del richiedente, è gratuita, e non deve essere motivata. Entro 30 giorni la P.A. deve rispondere, anche indicando il collegamento ipertestuale (link).
Vengono dettate anche delle norme sulla qualità delle informazioni (articolo 6), nonché sull’obbligo di pubblicare i dati in formato aperto, con possibilità di riutilizzo (articolo 7).
Viene stabilito altresì quanto tempo devono stare a disposizione dei cittadini sul sito i dati soggetti a pubblicazione: 5 anni, decorrenti dal 1 gennaio successivo a quello in cui decorre l’obbligo di pubblicazione (articolo 8).
Ci sono poi una lunga serie di articoli che stabiliscono obblighi di pubblicazione di dati particolari, tutti importanti, tra i quali ne segnalo alcuni, come l’articolo 14, relativo a Obblighi di pubblicazione concernenti i componenti degli organi di indirizzo politico che afferma che per i titolari di incarichi politici anche a livello locale, le pubbliche amministrazioni pubblicano:
a) l’atto di nomina o di proclamazione, con l’indicazione della durata dell’incarico o del mandato elettivo;
b) il curriculum;
c) i compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica; gli importi di viaggi di servizio e missioni pagati con fondi pubblici;
d) i dati relativi all’assunzione di altre cariche, presso enti pubblici o privati, ed i relativi compensi a qualsiasi titolo corrisposti;
e) gli altri eventuali incarichi con oneri a carico della finanza pubblica e l’indicazione dei compensi spettanti.
Degno di nota anche l’articolo 30 Obblighi di pubblicazione concernenti i beni immobili e la gestione del patrimonio che afferma che le pubbliche amministrazioni pubblicano le informazioni identificative degli immobili posseduti, nonche’ i canoni di locazione o di affitto versati o percepiti.
Ed anche l’articolo 39 , relativo a Trasparenza dell’attivita’ di pianificazione e governo del territorio, il quale afferma che:
1. Le pubbliche amministrazioni pubblicano:
a) gli atti di governo del territorio, quali, tra gli altri, piani territoriali, piani di coordinamento, piani paesistici, strumenti urbanistici, generali e di attuazione, nonche’ le loro varianti;
b) per ciascuno degli atti di cui alla lettera a) sono pubblicati, tempestivamente, gli schemi di provvedimento prima che siano portati all’approvazione; le delibere di adozione o approvazione; i relativi allegati tecnici.

Molto interessante, per i tanti appassionati di urbanistica, il passaggio che obbliga il Comune a pubblicare tempestivamente gli schemi di provvedimento prima che siano portati all’approvazione.
L’organizzazione della trasparenza prevede un responsabile della trasparenza, che di norma coincide con il responsabile della prevenzione della corruzione (articolo 43) . Questa figura in molti Comuni coincide con quella del Segretario Comunale. Ricopre anche un ruolo per la trasparenza l’organismo indipendente di valutazione (articolo 44), mentre la CIVIT (Commissione Indipendente per la Valutazione, Trasparenza ed Integrità delle P.A) che è dopo la legge 190/2012 anche Autorità Anti-corruzione avrà un ruolo di vigilanza e controllo sul sistema (articolo 45).
Sono previste sanzioni per il mancato rispetto degli obblighi di trasparenza (articoli 46 e 47).
Le norme sono ormai pronte, semplici e facilmente applicabili. Ora tocca alle pubbliche amministrazioni fare in modo che non rimangano una scatola vuota, ed ai cittadini controllare che ciò non avvenga.

25 aprile la storia di donne e uomini liberi: Marino Belluccini.

Oggi pomeriggio a Montefano in occasione delle celebrazioni del 25 aprile, è prevista l’intitolazione del percorso pedonale di Montefano Vecchio, a Marino Belluccini.
Dal Blog di Giuseppe Ombrelli raccolgo questa bella e drammatica storia di un giovane, Marino Belluccini,  vittima innocente delle barbarie fasciste.

Belluccini In ricordo di Marino Belluccini
In quel piovoso pomeriggio del primo di aprile del 1924 Marino Belluccini era intento a intrecciare vimini per fare canestri a casa dei Tartabini, una famiglia di amici anch’essi coloni nelle campagne di Osteria Nuova a Montefano. Insieme a Marino ci sono i suoi due fratelli, Giuseppe e Agostino.
Non sa che nel frattempo a casa sua si sono presentati cinque giovani fascisti componenti del Fascio montefanese che hanno chiesto proprio di lui.
Giovanni Francioni, Merico Zuccari, Luigi Raponi, Eraldo Trombettoni e Attilio Focante stavano facendo campagna elettorale per la Lista Nazionale in vista delle elezioni politiche del 6 aprile. Una campagna elettorale fatta di intimidazioni e di violenze che già il 28 di febbraio avevano portato alla morte di Antonio Piccinini, tipografo di Reggio Emilia, candidato dei socialisti massimalisti.
Con la scusa di spiegare ai contadini la nuova legge elettorale, i fascisti diffondevano paura e costringevano a rinunciare a votare tutti quelli che erano considerati pericolosi nemici del fascismo.
Marino Belluccini era stato congedato con onore per la sua fedeltà e la buona condotta dopo sei anni di servizio militare, dal ’13 al ’18, con il grado di caporalmaggiore nei corpi di artiglieria. Apparteneva a una famiglia cattolica e non nascondeva le sue simpatie per il Partito Popolare per il quale, con molta probabilità, avrebbe votato.
Intorno alle quattro i cinque fascisti arrivarono a casa dei Tartabini che li accolsero con cortesia e trovarono la persona che stavano cercando.
Chiesero a Marino per chi avrebbe votato e lui rispose che avrebbe votato secondo le sue idee e la sua libera scelta.  Marino Balluccini non era un militante del Partito Popolare e nemmeno un candidato alle elezioni. Era più semplicemente uno di quei tanti italiani che nei mesi che precedettero le elezioni politiche cercarono, con dignità e coraggio, di rivendicare il proprio diritto alla libertà di voto.
I fascisti, armati di manganelli e pistole, incominciarono a picchiarlo; Marino prese il forcone per tentare di difendersi, ma prima ancora che potesse usarlo uno dei cinque sparò a bruciapelo e lo colpì mortalmente alla schiena.
Al processo che si tenne a Macerata, Luigi Raponi si assunse tutte le responsabilità dell’accaduto e venne condannato a cinque anni e sei mesi di carcere, ridotti in appello a un anno e cinque mesi, ma non fece neppure un giorno di carcere perché riuscì a fuggire in Argentina.
Per la verità, bisogna aggiungere che tutti i presenti al momento del delitto avevano testimoniato senza incertezze che l’autore dell’omicidio non era stato il Raponi, ma un altro del gruppo di fascisti.
Marino Belluccini aveva 31 anni e venne dichiarato morto per rissa. Lasciava una giovane moglie e due figli, un bimbo di 4 mesi e una bimba di 3 anni
Le elezioni che si tennero cinque giorni dopo furono vinte, come previsto, dalla Lista Nazionale (fascisti, destra, liberal-nazionali e popolar-nazionali) con il 60,09% dei voti e consegnarono definitivamente il paese al regime fascista.
La vittoria elettorale fu ottenuta non solo grazie alla legge Acerbo che assegnava i 2/3 dei seggi alla lista che avesse ottenuto almeno il 25% dei voti, ma soprattutto alla violenza che i fascisti poterono esercitare senza mai incontrare alcun serio ostacolo.
Due mesi dopo, alla riapertura della Camera, una voce si levò a protestare contro gli abusi, le illegalità, le violenze, chiedendo la sospensione di quasi tutti i deputati eletti nella Lista Nazionale. Era la voce di Giacomo Matteotti – ucciso il 10 giugno – e quello fu il suo ultimo discorso in Parlamento e anche l’ultima speranza di opposizione parlamentare. Fra il tumulto e le invettive dei fascisti egli dichiarò:
«Molti sistemi sono stati impiegati per impedire la libera espressione della volontà popolare. Solo una piccola minoranza di cittadini ha potuto esprimere liberamente il suo voto … Sentiamo tutto il male che all’Italia apporta il sistema della violenza … Badate, il soffocamento della libertà conduce ad errori dei quali il popolo ha provato che sa guarire … La tirannia determina la morte della nazione … ».
Giuseppe Ombrelli

Sette fratelli: Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore. Tutto il bene avevano nel cuore…

Gelindo, Antenore, Aldo,  Ferdinando,  Agostino, Ovidio, Ettore
nati a Campegine figli di Genoveffa Cocconi e Alcide Cervi
sette fratelli trucidati dai fascisti il 28 Dicembre 1943.

Tutto il bene avevamo nel cuore,  #25aprile