Europei ma “abbronzati”.

 

 

Almeno De Corato non ha detto che i Rom sono abbronzati come Obama.

Abolire la parola “tolleranza” e sostituirla con “CONVIVENZA”.

NO al RAZZISMO. Noi vogliamo  promuovere  un tipo di società aperta e meticcia che nel suo lavoro quotidiano produce un paese solidale pronto a includere anziché escludere.

Paola Andreoni

Lutto all’Unità: morto il giornalista Toni Fontana

Toni Fontana, morto a 55 anni martedì scorso, era un giornalista de L’Unità, ed era un grande giornalista. Dopo un viaggio nel mondo dell’immigrazione trevigiana, così scriveva nel suo Libro “Apartheid”:

“Il cronista non deve anteporre le proprie convinzioni o, peggio, ideologia (se ne ha) al racconto dei fatti. Non s…ono mai stato in un luogo per dimostrare quanto già sapevo, il giornalista è un testimone degli avvenimenti, il suo compito è narrarli cercando di essere quanto più onesto possibile. Ciò non impedisce di prendere parte a una battaglia democratica, contro il razzismo, contro una sottocultura che sta generando in alcune zone del Veneto un apartheid moderno, tecnologico, fondato su un’integrazione che nasconde la costruzione di una società piramidale nella quale i “bianchi” godono di tutti i diritti, mentre gli altri ne sono esclusi e questi altri sono operai delle fabbriche assunti a tempo indeterminato, ai quali vengono pagati i contributi Inps, badanti, artigiani, manovali dei cantieri che, tutti assieme, producono il 5 per cento del Pil, della ricchezza del Veneto. Ma, secondo Gentilini, costoro devono lavorare e poi rintanarsi a casa; i luoghi della socialità, piazze, cinema, porticati, giardini attrezzati per i giochi dei bambini, le sedie dei bar e le feste di paese sono riservati alla “prima società ”.

E’ successo a CivitanovaMarche: “Sono solo bambini…”

Come dice il vecchio detto popolare in questi casi ?: Tali padri….

Paola

Dignità per i 200 profughi eritrei prigionieri in Libia

Ricevo e Pubblico

LETTERA DI DAG AGLI ITALIANI

 Mi appello al popolo italiano e a quello libico, in nome di tutti gli eritrei, i somali e gli etiopi che in questo momento stanno soffrendo in Libia. So benissimo cosa vuol dire essere nelle mani della polizia libica. Uso le ultime parole che mi rimangono, perché anche le parole finiscono quando non avviene nessun cambiamento. Mi sento impotente davanti a questi governi crudeli che non sanno cosa vuol dire essere privati della libertà non per una singola giornata, ma per due, tre o quattro anni…
Io l’ho vissuto sulla mia pelle: i maltrattamenti nelle carceri libiche, gli schiaffi, le bastonate, gli insulti dei poliziotti libici. Anche io sono stato deportato dentro un container, durante un giorno e mezzo di viaggio, verso il carcere di Kufrah, con altre 110 persone, ammucchiati come sardine. Con noi c’erano anche otto donne e un bambino eritreo di quattro anni. Si chiamava Adam. Chissà che fine ha fatto quel bambino, chissà se è riuscito a salvarsi dalla trappola italo libica, chissà se sua mamma non è stata violentata dai poliziotti libici davanti a lui… Se è sopravvissuto, ormai avrà otto anni, e comincerà a capire piano piano che razza di mondo è riservato per lui e tanti altri come lui.
Perché tutta questa violenza, questo odio contro di noi? È vero, è giusto che per garantire il ben essere di uno, l’altro debba soffrire, debba pagare il prezzo?
Veniamo da paesi dove l’Italia non ha ancora fatto i conti con i suoi massacri durante il periodo coloniale e dove ancora oggi, dopo mezzo secolo, usa i libici per combattere gli eritrei, come all’epoca delle colonie usava gli eritrei per combattere i libici. È vero che la libertà di questi miei fratelli minaccia il benessere dei cittadini europei? È vero quindi che un accordo per il gas e il petrolio vale di più delle vite umane e della loro libertà naturale? Perché l’Italia, da paese civile, non ha previsto nell’accordo con la Libia il minimo rispetto dei diritti “inviolabili” degli esseri umani invece di chiudere un occhio e vantarsi di aver bloccato l’emigrazione via mare?
Mi ricorda la stessa ipocrisia con cui Mussolini fece credere al suo popolo che l’Italia avesse stravinto sugli abissini senza dire nulla sui mezzi che avevano portato a quelle vittorie, ovvero tonnellate e tonnellate di gas utilizzate senza pietà per sterminare i civili. Il tono del governo è lo stesso, oggi come allora, ed è la stessa la reazione della gente.

Se ripenso a Adam, il bambino di quattro anni che era con noi sul container, mi chiedo: quale era la sua colpa? Mi ricordo che ogni tanto l’autista del container (Iveco) si fermava per mangiare o per i suoi bisogni, mentre 110 persone urlavano per il caldo infernale del Sahara, per la mancanza d’aria, che a malapena entrava mentre il camion era in movimento. Il piccolo Adam lo tenevamo vicino al buco da dove entrava un po’ d’aria da respirare… mentre chi si trovava in fondo al container si agitava disperatamente, urlava, piangeva. È possibile vedere ancora deportazioni di massa dentro i container?
Quando ci hanno arrestato poi, i libici non ci hanno chiesto perché fossimo in Libia e cosa volessimo. Eravamo semplicemente la preda dei poliziotti, eravamo donne da stuprare e uomini da bastonare. Pochi giorni fa ho incontrato una persona, in una situazione che non voglio descrivere. Questa persona lavora a Tripoli e mi ha detto che tra gli ultimi respinti in mare verso la Libia c’era una ragazza di 22 anni che è stata violentata dai poliziotti libici appena arrestata. Alla fine è riuscita a evadere, corrompendo una guardia, ma ora è incinta e non vuole far nascere un figliastro di cui non conosce nemmeno il padre…
Perché non si reagisce prima che diventi troppo tardi? Perché tutto questa indifferenza verso la sofferenza degli altri, oltretutto provocata dall’Italia stessa? Dov’è la “civiltà” di un paese che finanzia un soggetto terzo per eseguire il lavoro sporco e lavarsene le mani come Pilato? Quando smetterà l’Italia di essere il “mandante” di queste violenze?
Guarda caso poi, dopo la “deportazione” i poliziotti libici ci vendettero per 30 dinari a testa (circa 18 euro) agli intermediari che poi ci riportarono sulla costa.
Anche noi abbiamo dei genitori, che si ricordano sempre di noi, e che piangono assieme pensando alle sofferenze che viviamo, alle botte e agli insulti che prendiamo. Ma anche noi avremo giustizia per tutto quello che stiamo subendo. Oggi paghiamo il prezzo che i vostri governi hanno deciso di pagare per far godere al “popolo” la sicurezza energetica. Ma le lacrime e il sangue versato non saranno dimenticati.
Uso le ultime parole che mi sono rimaste, l’ultima energia dopo due anni di battaglia su questo tema ma spero di poterlo avere ancora. Ho girato l’Italia, partecipando a centinaia di incontri e di proiezioni (di “Come un uomo sulla terra”, ndr.) e ringrazio tutti coloro che mi hanno fatto vedere la loro indignazione e la loro vergogna di essere rappresentati da questi governi ipocriti.

Ma mi chiedo: se io che grido da qui non ho ascolto, figuriamoci i miei fratelli che stanno nella bocca del lupo. Ma continuo a gridare lo stesso e dico: Italia tu che sei civile e potente guarda queste persone e ricordati cosa hai fatto ai loro nonni.

  MOBILITAZIONE NAZIONALE
PER LA LIBERAZIONE DEI 250 ERITREI
DEPORTATI NEL DESERTO LIBICO

 

Indagine sull’Italia per i maltrattamenti agli immigrati

Il Comitato Antitortura del Consiglio d’Europa (CPT) ha auspicato l’apertura di un’approfondita inchiesta sui maltrattamenti da parte dell’Italia dei richiedenti asilo provenienti dall’Africa, respinti in Libia nel luglio scorso. Quest’agenzia, che aveva inviato una missione sul posto a fine luglio, ritiene che l’Italia abbia violato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo intercettando gli immigrati in mare per respingerli verso la Libia.

” Allo stato attuale, la Libia non dovrebbe essere considerata come sicura per i rifugiati che rischiano maltrattamenti “

 afferma il rapporto. Dalla visita dei suoi esperti, emerge che Roma “ha consapevolmente respinto persone particolarmente vulnerabili o che avrebbero potuto far valere uno status di rifugiati”, deplora il documento.
Il rapporto, pubblicato a Strasburgo con gli elementi di risposta del governo, giunge dopo le critiche di altre organizzazioni.
Human Rights Watch (HRW) ha criticato l’Italia per i respingimenti degli immigrati clandestini verso la Libia. “Le navi italiane respingono le imbarcazioni degli immigrati clandestini senza verificare se tra loro ci siano rifugiati, malati o feriti, donne incinte o minori”, indicava a settembre il rapporto dell’organizzazione.
[HRW] chiedeva all’Italia ed all’Unione europea di “rinunciare a respingere i non libici verso la Libia finché il modo di questo paese di trattare immigrati, richiedenti asilo e rifugiati non sarà conforme alle norme internazionali”.
L’accordo siglato dall’Italia con la Libia per respingere gli immigrati è stato criticato a dicembre anche dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che ha criticato il respingimento dei rifugiati aventi valide ragioni per chiedere asilo in Europa.

Padre Giovanni dall’Africa: anch’io dico non ci stò.

Ricevo e Pubblico la lettera di padre Giovanni Piumatti, missionario in Congo, che ha inviato 700 euro per pagare la mensa ai bambini di Adro (Brescia).

Caro “cittadino di Adro”, abbiamo letto qua in Africa, la tua lettera “Io non ci sto” e anche noi ci uniamo al tuo messaggio e al tuo gesto. Inviamo un contributo per pagare la mensa per un anno a uno dei tuoi-nostri bimbi…
A Muahnga e Bunyatenge, piccoli villaggi di foresta, ogni giorno diamo a tutti i ragazzi delle scuole (circa 900) una tazza di “masoso”, pappetta fatta mais-sorgo-soja senza zucchero: è capitato qualche volta che la casseruola si vuotasse troppo in fretta; subito i bimbi che avevano già ricevuto si sono mossi e hanno condiviso la loro tazza con gli altri.
Il contributo che mandiamo è null’altro che questo gesto, anche perché so che gli altri bimbi di Adro lo farebbero spontaneamente. Siamo sicuri che anche gli amici che ci hanno dato questi soldi come gesto di solidarietà e giustizia ne saranno fieri.

Padre Giovanni

Razzismo. Ci sono anche le buone notizie di chi dice NO.

Ricevo da Corrado e pubblico

Ricorderete  la recente polemica riguardo ai servizi di mensa scolastica nel comune di Adro, in provincia di Brescia. I bambini, le cui famiglie non potevano pagare la retta mensile per il servizio, venivano totalmente esonerati dal pranzo, in una completa situazione di disagio e disuguaglianza.
Bene, ora un imprenditore della zona, che ha preferito mantenete nascosta la sua identità, ha saldato il debito delle famiglie interessate, staccando all’amministrazione del piccolo comune bresciano un assegno di 10 mila euro e impegnandosi a pagare i pasti dei bimbi poveri fino alla fine dell’anno. Ma insieme a questo gesto, l’anonimo benefattore ha spiegato il suo gesto in una lettera, titolata “Io non ci sto”. Un vibrante atto di accusa a comunità e istituzioni. Nella missiva, pur dichiarandosi un elettore di centrodestra, ha denunciato la deriva razzista del nostro Paese. E non c’è da dargli torto, dopo il caso dei bambini stranieri messi a pane ed acqua a Montecchio Maggiore, evento replicato appunto ad Adro, e poi il caso di una bambina nigeriana, di soli 13 mesi, morta a Cernusco sul Naviglio per presunti ritardi nelle cure mediche a causa di una tessera scaduta, e infine le proteste leghiste a Paderno, in provincia di Udine, volte ad impedire la sepoltura di una bimba nel cimitero musulmano. Cercasi amore disperatamente…

“Io non ci sto” – Lettera del benefattore di Adro

Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità. Ho vissuto i miei primi anni di vita in una cascina come quella del film “L’albero degli zoccoli”. Ho studiato molto e oggi ho ancora intatto tutto il patrimonio di dignità e inoltre ho guadagnato i soldi per vivere bene. E’ per questi motivi che ho deciso di rilevare il debito dei genitori di Adro che non pagano la mensa scolastica. A scanso di equivoci, premetto che:
– Non sono “comunista”. Alle ultime elezioni ho votato per FORMIGONI. Ciò non mi impedisce di avere amici di tutte le idee politiche. Gli chiedo sempre e solo la condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona.
– So perfettamente che fra le 40 famiglie alcune sono di furbetti che ne approfittano, ma di furbi ne conosco molti. Alcuni sono milionari e vogliono anche fare la morale agli altri. In questo caso, nel dubbio sto con i primi. Agli extracomunitari chiedo il rispetto dei nostri costumi e delle nostre leggi, ma lo chiedo con fermezza ed educazione cercando di essere il primo a rispettarle. E tirare in ballo i bambini non è compreso nell’educazione.
Ho sempre la preoccupazione di essere come quei signori che seduti in un bel ristorante se la prendono con gli extracomunitari. Peccato che la loro Mercedes sia appena stata lavata da un albanese e il cibo cucinato da un egiziano. Dimenticavo, la mamma è a casa assistita da una signora dell’Ucraina. Vedo attorno a me una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha di meno. Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazisti non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo in fondo chiedere di mettere una stella gialla sul braccio agli ebrei non era poi una cosa che faceva male.
I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono. Mi vergogno che proprio il mio paese sia paladino di questo spostare l’asticella dell’intolleranza di un passo all’anno, prima con la taglia, poi con il rifiuto del sostegno regionale, poi con la mensa dei bambini, ma potrei portare molti altri casi.
Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati. Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo? Che non mi vengano a portare considerazioni “miserevoli”. Anche il padrone del film di cui sopra aveva ragione. La pianta che il contadino aveva tagliato era la sua. Mica poteva metterla sempre lui la pianta per gli zoccoli. (E se non conoscono il film che se lo guardino..)
Ma dove sono i miei sacerdoti. Sono forse disponibili a barattare la difesa del crocifisso con qualche etto di razzismo. Se esponiamo un bel rosario grande nella nostra casa, poi possiamo fare quello che vogliamo? Vorrei sentire i miei preti “urlare”, scuotere l’animo della gente, dirci bene quali sono i valori, perché altrimenti penso che sono anche loro dentro il “commercio”.Ma dov’è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare “partito dell’amore”. Ma dove sono i leader di quella Lega che vuole candidarsi a guidare l’Italia. So per certo che non sono tutti ottusi ma che non si nascondano dietro un dito, non facciano come coloro che negli anni 70 chiamavano i brigatisti “compagni che sbagliano”.
Ma dove sono i consiglieri e gli assessori di Adro? Se credono davvero nel federalismo, che ci diano le dichiarazioni dei redditi loro e delle loro famiglie negli ultimi 10 anni. Tanto per farci capire come pagano le loro belle cose e case. Non vorrei mai essere io a pagare anche per loro. Non vorrei che il loro reddito (o tenore di vita) venga dalle tasse del papà di uno di questi bambini che lavora in fonderia per 1200 euro mese (regolari).
Ma dove sono i miei compaesani che non si domandano dove, come e quanti soldi spende l’amministrazione per non trovare i soldi per la mensa. Ma da dove vengono tutti i soldi che si muovono, e dove vanno? Ma quanto rendono (o quanto dovrebbero o potrebbero rendere) gli oneri dei 30.000 metri cubi del laghetto Sala.E i 50.000 metri della nuova area verde sopra il Santuario chi li paga? E se poi domani ci costruissero? E se il Santuario fosse tutto circondato da edifici? Va sempre bene tutto? Ma non hanno il dubbio che qualcuno voglia distrarre la loro attenzione per fini diversi. Non hanno il dubbio di essere usati? E’ già successo nella storia e anche in quella del nostro paese.
Il sonno della ragione genera mostri.
Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto, ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche.
Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse, perché anche in quel caso qualcuno paga per loro. Sono come i genitori di quei bambini. Ma che almeno non pretendano di farci la morale e di insegnare la legalità perché tutti questi begli insegnamenti li stanno dando anche ai loro figli.
E chi semina vento, raccoglie tempesta!
I 40 bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L’età gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quel giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi? E se non ce lo volessero più cambiare? Non ditemi che verranno i nostri figli perché il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso.E’ anche per questo che non ci sto.Voglio urlare che io non ci sto. Ma per non urlare e basta ho deciso di fare un gesto che vorrà dire poco, ma vuole tentare di svegliare la coscienza dei miei compaesani.
Ho versato quanto necessario a garantire il diritto all’uso della mensa per tutti i bambini, in modo da non creare rischi di dissesto finanziario per l’amministrazione. In tal modo mi impegno a garantire tutta la copertura necessaria per l’anno scolastico 2009/2010. Quando i genitori potranno pagare, i soldi verranno versati in modo normale, se non potranno o vorranno pagare il costo della mensa residuo resterà a mio totale carico. Ogni valutazione dei vari casi che dovessero crearsi è nella piena discrezione della responsabile del servizio mensa.
Sono certo che almeno uno di quei bambini diventerà docente universitario o medico o imprenditore o infermiere e il suo solo rispetto varrà la spesa. Ne sono certo perché questi studieranno mentre i nostri figli faranno le notti in discoteca o a bearsi con i valori del “grande fratello”.
Il mio gesto è simbolico perché non posso pagare per tutti o per sempre e comunque so benissimo che non risolvo certo i problemi di quelle famiglie. Mi basta sapere che per i miei amministratori, per i miei compaesani e molto di più per quei bambini sia chiaro che io non ci sto e non sono solo.Molto più dei soldi mi costerà il lavorio di diffamazione che come per altri casi verrà attivato da chi sa di avere la coda di paglia. Mi consola il fatto che catturerà soltanto quelle persone che mi onoreranno del loro disprezzo. Posso sopportarlo. L’idea che fra 30 anni non mi cambino il pannolone invece mi atterrisce. Ci sono cose che non si possono comprare. La famosa carta di credito c’è, ma solo per tutto il resto.
Un cittadino di Adro

Che progresso è questo che ci ha fatto dimenticare le nostre povertà, le nostre umili origini, i nostri valori, la semplicità e la durezza della  vita e sopratutto ci ha fatto dimenticare i legami di  solidarietà con i nostri fratelli ?

Nous sommes tous des immigrés

Sciopero dei migranti. Una manifestazione nata con l’obiettivo di scuotere le coscienze sul tema dei diritti negati ai migranti.
Dalle rivendicazioni alle proposte concrete il “popolo giallo” chiede la revisione della legge Bossi-Fini, la cittadinanza breve, il voto amministrativo, un no ai respingimenti collettivi e il prolungamento della durata del permesso di soggiorno.
La novità, rispetto alle manifestazioni anti-razziste del passato, consiste nell’aver posto l’accento sull’importanza dell’apporto economico dei lavoratori immigrati. In Italia lo sciopero è solo simbolico infatti non si bloccheranno completamente le attività produttive.
Invece, nella manifestazione gemella d’ oltralpe gli imprenditori e lavoratori di prima e seconda generazione hanno incrociato le braccia e stanno sfilando lungo le vie della capitale e dei più importanti centri della Francia dietro lo striscione “siamo tutti immigrati” con le foto dell’attore e cantante Yves Montand, del calciatore Michel Platini e del comico Coluche, tutti e tre di origine italiana. E’ proprio vero, alla fine siamo tutti stranieri di qualcuno.
Il Popolo Democratico di Osimo è da sempre impegnato  a costruire anche nella nostra città un clima  favorevole alla civile convivenza tra italiani e immigrati. Dispiace  constatare quanto invece successo recentemente nel civico consesso comunale dove le liste Simoncini&Latini hanno bocciato la nostra mozione per la istituzione di un consigliere comunale aggiunto in rappresentanza dei migranti stranieri presenti in città. Le liste alla guida della città hanno detto NO.  Osimo a differenza della maggior parte dei comuni marchigiani e italiani non avrà in consiglio comunale  la  voce del fratello migrante che vive, lavora, e regolarmente paga le tasse ed i servizi nella nostra città.
Il PD di Osimo rifiuta la logica dell’intolleranza che non fa altro che creare una società senza diritti soprattutto per chi si trova in condizioni svantaggiate. Non si può accettare assolutamente la logica che il clandestino sia un criminale!
Come hanno scritto qualche mese fa i missionari comboniani di Castel Volturno:

“Bisogna riaffermare il diritto di ogni persona ad esistere, ad essere rispettata nella sua umanità, nella sua ricerca di vita democratica e libertà. Il diritto a costruire un futuro per sé e per i propri figli”

Oggi 1 marzo, giornata contro il RAZZISMO

Il PD e  tutti i “DEMOCRATICI OSIMANI” aderiscono alla manifestazione  ” Una giornata senza di noi “, organizzata in tutta Italia da associazioni di volontariato, sindacati, gruppi e singoli cittadini per sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore della presenza dei cittadini immigrati nella nostra società.

E’ una giornata di mobilitazione nazionale all’insegna della non-violenza e del dialogo, per manifestare contro il razzismo e a favore dell’affermazione dei diritti e del rispetto della dignità dei lavoratori migrati. Un po’ in tutta Italia sono previste manifestazioni di solidarietà con lo scipero dei migranti.

Se desiderate rendere evidente il vostro sostegno all’iniziativa indossate qualcosa di giallo, il colore scelto dagli organizzatori.

Paola Andreoni

 

No al razzismo: solidarietà a SHUKRI.

Shukri è un italiana che fa lo sciopero della fame perché sia applicata la legge
L’attivista italiana di origini somale Shukri Said, portavoce dell’Associazione Migrare, è ricoverata da ieri nella clinica romana Madonna della Fiducia a causa di uno sciopero della fame che dura da 17 giorni. Said e altri trecento immigrati digiunano per chiedere che l’Italia applichi la legge vigente, conosciuta come Bossi-Fini, in materia di concessione e rinnovo dei permessi di soggiorno agli immigrati. La norma prevede che i permessi siano rinnovati in un lasso di 20 giorni, ma in realtà le pratiche durano in media dai sette ai tredici mesi. In questo momento mezzo milione di immigrati sta aspettando una risposta da parte dell’Amministrazione Pubblica.
Si tratta di una burocrazia xenofoba e criminale, perché nel tempo che lo Stato impiega a risolvere il rinnovo del permesso, vengono sospesi i diritti fondamentali degli immigrati. Non possono viaggiare, né lavorare legalmente, nè prendere una casa in affitto, nè comprare ad esempio un’automobile ecc. e in certi casi gli ospedali non li accettano.

La protesta Shukri Said è  un modo per gridare al mondo la rabbia e la disperazione che l’Italia sta generando negli immigrati che cercano di vivere nella legalità. Lo scopo del Governo sembra quello di criminalizzare e marginalizzare sempre più i lavoratori stranieri, impedendone l’accesso nella società civile. E per fare ciò lo stesso Governo non rinuncia a situarsi al di fuori della legge.

Perchè sta succedendo tutto questo nella nostra più assoluta indifferenza, siamo già in pieno razzismo e non ce ne siamo neanche accorti ? 

Dopo la Costituzione probabilmente cambieranno anche il Vangelo.

  Abbiamo per tanti anni  sfruttato i paesi poveri, ci siamo impossessati delle loro risorse, li abbiamo sommersi dei nostri rifiuti tossici adesso pretendiamo con la tipica arroganza dei paesi ricchi, non solo di non ospitarli, ma anche di opprimerli a casa nostra. Questo è successo a Rosarno, dove il quarto stato si è ribellato al caporalato ed alla criminalità organizzata. Il ministro leghista Maroni, nascondendo l’evidente ingiustizia sociale, ha scelto di stare dalla parte dei carnefici, negando di fatto i diritti umani fondamentali ai migranti.
Anche il Vaticano ha ammonito: “No allo sfruttamento, hanno anche loro un’anima”. Altrettanto indecente la pronta presa di posizione del ministro dell’istruzione Gelmini che ha annunciato tetti e limiti per gli studenti stranieri. Per fortuna dicono di rappresentare il partito dell’amore e dei valori cristiani.
Dopo la Costituzione probabilmente cambieranno anche il Vangelo e scriveranno:
 

“Ero straniero e (non) mi avete ospitato”.

 

Savonarola

 

Quando eravamo noi italiani a subire il razzismo.

Una storia vera, come tante altre che non sono mai venute alla luce. La storia di miseria di italiani, emigrati negli Stati Uniti – primi anni del 1900 – in cerca di un lavoro, in cerca di benessere,  in cerca di  sicurezza, in cerca del “duro pane del mondo” da poter offrire ai propri figli e alle loro famiglie.
                                                           Perchè ce ne siamo dimenticati ?

 

Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti

furono due italiani

immigrati negli Stati Uniti.

Uno operaio, l’altro

pescivendolo vennero accusati

di omicio e rapina.

Il processo che durò sette anni

si trasformò ben presto in un processo politico.

I due innocenti furono

condannati alla sedia elettrica nel 1927,

 

perchè   ITALIANI  !!!!

Una storia rappresentata da un film da RI-vedere con i figli, per capire cosa succede oggi in Italia, per non dimenticare  le conquiste dei nostri padri e per non stancarci mai di lottare per un mondo migliore. 

Una mobilitazioni internazionale sdegno  e proteste ci furono a Londra, Parigi, Chicago per i due nostri concittadini, innocenti, vittime del RAZZISMO  e del PREGIUDIZIO.

Quando gli emigranti eravamo noi…VIETATO AGLI ITALIANI

Siamo stati emigranti, per molti versi lo siamo tuttora eppure,… non rusciamo a comprendere l’altro, lo “straniero” che lascia casa, affetti, radici per il sogno

di una vita migliore..

questo video che segue  VIETATO AGLI ITALIANI, vedilo integralmente per capire!!!

chi eravamo e dove Bossi, Borghezio, Berlusconi e Storace ci stanno portando…

Io sto dalla parte dell’umanità calpestata: gli africani di Rosarno.

A Rosarno, è scoppiata una rivolta. Quella di un gruppo di immigrati, prevalentemente africani, esasperati per le inumane condizioni nelle quali sono costretti a vivere e per le continue vessazioni subite dalla popolazione indigena. La miccia che ha fatto scatenare l’inferno, è rinvenibile nell’aggressione subita da alcuni extracomunitari da parte di persone del luogo non identificate, che hanno avuto la “bella pensata” di sparare alcuni colpi di pistola ad aria compressa contro i migranti, non si sa se a scopo “ludico” o intimidatorio.
Gli africani sono prevalentemente impiegati nel settore della raccolta degli agrumi, costretti a massacranti turni di lavoro, mal pagati e senza diritti.
Sono i moderni schiavi, che la nostra ipocrita società fa finta di non vedere o, al più, quando li guarda, sceglie di lavarsi la coscienza porgendo ai disperati una finta mano di solidarietà carica di superfluo. Per uscire dall’invisibilità nella quale sono relegati, sono costretti a mettere in scena forme di protesta esasperate.
Che cosa ce ne facciamo del rispetto formale di regole vuote, di fronte all’annichilimento della dignità sostanziale di migliaia di uomini?
Dove è lo  stato di diritto, che impone il primato della legge uguale per tutti, preziosa conquista dell’illuminismo e dell’umano progresso nel buio delle coscienze palesatosi a Rosarno?
Come abbiamo ridotto il nostro povero Paese, ci siamo completamente dimenticati che siamo stati MIGRANTI. Perchè abbiamo lasciato che l’egoismo e il razzismo rubassero sempre più spazio al diritto,  lasciando il posto all’arbitrio ? Stiamo  cancellando anni di conquiste e di progresso civile.
    E l’uomo finisce per trovarsi solo, in compagnia dell’abisso delle sue miserie.

Come si fa a dar torto a Balotelli?

Mario Balotelli è nato a Palermo il 12 agosto del 1990. Questo dato scarno, anagrafico, poco meno di quanto si può leggere di chiunque su di una carta di identità, spiega tutto quello che le persone comuni, i commentatori, gli allenatori, gli esponenti delle istituzioni, non capiscono del calciatore dell’Inter. Ovvero Mario Balotelli è italiano, e Mario Balotelli non ha neppure 20 anni, li deve ancora compiere. Poi c’è un terzo dettaglio, che dettaglio non dovrebbe essere, perché non dovrebbe essere nulla: ovvero è un calciatore di colore.
Ora si dirà, nel calcio italiano, che è il calcio più contaminato di tutto il mondo, sarà mica un problema che Balotelli è di colore? Anche il suo compagno di squadra Samuel Et’o è di colore. Anche Juan Silveira dos Santos, conosciuto come Juan, calciatore della Roma, è di colore, e l’elenco sarebbe lungo, ovviamente, sia per quelli che sono in attività, sia per i giocatori di colore che hanno militato nel campionato italiano da sempre.
Ma nessuno era italiano.
E qui c’è la differenza. Mourinho che è un uomo intelligente e sa essere diplomatico quando gli occorre, prende un po’ le distanze dalle dichiarazioni che ieri ha fatto Balotelli contro i tifosi del Chievo che lo hanno fischiato per tutto il tempo.
Dichiarazioni forti quelle di Balotelli: “Voglio dire una cosa: ogni volta che vengo qui a Verona mi rendo conto che questo pubblico mi fa sempre più schifo”. Parole forti sono state definite. Ma i fischi a Balotelli, gli episodi di razzismo nei suoi confronti sono francamente intollerabili. Umilianti perché non solo spiegano quanto il mondo del tifo calcistico sia spesso arcaico, razzista e intollerante in un modo che non esiste più da nessuna parte, e in un modo spesso indecente, ma episodi di razzismo umilianti perché il nodo è proprio quello. Balotelli non deve pensarsi italiano ed è questo che viene sottolineato.
Ed è questa la cosa più grave. Poi tutti a dire che Balotelli reagisce, che è maleducato, che è antipatico. Ma ha solo 19 anni, è un ragazzino. Emotivo, giustamente offeso e discriminato.
Come si può pretendere che si comporti come Gandhi, santo cielo. Però quello che sta accadendo con Balotelli, che è un grande campione, dovrebbe far riflettere Marcello Lippi e la Federcalcio. Fossi in Lippi convocherei Balotelli nella rosa della nazionale per i mondiali in Sudafrica. Intanto perché è un giocatore fortissimo, capace di portarci in una finale di un mondiale, anche con poca esperienza, anche con un carattere difficile. E poi perché sarebbe un segnale chiaro a tutti i razzisti di questo paese. Si merita la maglia azzurra anche solo per questo, per civiltà.
Scritto da Roberto Cotroneo (http://www.unita.it/), 07-01-2010

Per chi suona il minareto ?

La Svizzera vota contro e un po’ di italiani esultano. Ma si dimenticano chi è il primo bersaglio da sempre del razzismo svizzero: noi italiani, appunto. Niente minareti, decreta il referendum in Svizzera. E i leghisti di casa nostra vorrebbero tradurlo in: niente moschee. Eppure un bel minareto svetta sui tetti di Roma e sullo stesso Cupolone, senza che papa Wojtyla allora abbia imposto alcun veto.
La questione che più mi indigna è che tanta esultanza viene proprio dal Paese che più di tutti è odiato dagli svizzeri. La vita degli immigrati italiani non è mai stata facile nei cantoni, neanche in quelli di lingua italiana. Ancora oggi persino i professionisti, e persino quelli lombardi, che cercano di lavorare in Svizzera trovano resistenze fortissime. Per non parlare dei pizzaioli e dei ristoratori in generale. Abbiamo la memoria corta, ma non ci importa.


Sabato Sky Tg ha mandato in onda un bel servizio sul Pakistan, di quelli che in Rai non si vedono più. Il Pakistan è al centro delle preoccupazioni del mondo perché il suo arsenale atomico potrebbe cadere nelle mani sbagliate. E l’amministrazione Obama sta impostando la sua strategia afghana proprio in questa chiave.
Parla anche della comunità crstiana in Pakistan, il reportage di Sky Tg. Gente costretta a pregare nei garage o a raccogliersi nelle case, quasi di nascosto. Perché in Pakistan le chiese cristiane sono mal viste. Vi ricorda nulla? Per esempio i musulmani italiani che sono costretti a pregare in strada e se gli va bene in qualche garage o capannone dismesso? Eppure l’Italia si vanta di essere una cultura più moderna, più aperta, più libera (migliore?) di quella pakistana. E’ una bufala.

Natale festa della tradizione cristiana ?

I Leghisti nella cosiddetta “Padania”, grazie alla legge da loro fortemente voluta ed entrata in vigore lo scorso 8 agosto, hanno aperto ufficialmente la caccia agli immigrati. Ha cominciato il comune leghista di Coccaglio in provincia di Brescia (poco meno di settemila abitanti di cui mille e 500 stranieri) che ha lanciato l’operazione “White Christmas“, “bianco Natale”, ma non si tratta di fare una buona azione. Il sindaco leghista di questa città, che si dice cristiano, sta mandando i vigili urbani casa per casa a controllare gli extracomunitari: chi non è in regola perde la residenza, con tutte le conseguenze del caso. Questo sindaco vuole un “bianco natale” nel senso più letterale del termine, cioè vuole una città priva di persone nere, gialle, islamici e quant’altro non rientri in quella che il leghista Gentilini chiama “razza padana”, cioè persona bianca, magari con i capelli biondi, cattolico, meglio se lefebvriano ma anche ratizingheriano va bene lo stesso, residente in “padania” per lo meno da un secolo o giù di li.
Vogliono fare “Far piazza pulita”, perchè, secondo i leghisti, quelli che non sono bianchi puzzano, sporcano, le stesse cose che negli USA dicevano ai nostri migranti un secolo fa.E al colmo del loro cristianesimo questi signori sono giunti ad affermare che “Natale non è la festa dell’accoglienza ma della tradizione cristiana”. Il che, tradotto in parole povere significa che da oggi in poi a Natale bisogna essere tutti più cattivi. Gli affamati non vanno più sfamati, a chi non ha una casa e dorme sotto un ponte non va dato ricovero ma cacciato via dalla città. Ai bambini non bisognerà più insegnare ad essere buoni ma ad essere cattivi, e via delirando.
Da ciò che riportano i mass media apprendiamo che il vertice della Lega ha approvato la decisione del sindaco di Coccaglio e che tutti i comuni leghisti si apprestano a fare altrettanto. A Natale per i leghisti solo i bianchi hanno il diritto di festeggiare, gli altri che vadano a farsi friggere.

Non riesco a trovare le parole giuste per esprimere il disgusto, la rabbia, la vergogna che provo di fronte a notizie del genere. E credo che come me provano disgusto rabbia e vergogna tutti quelli che come cristiani fanno e dicono esattamente il contrario di quello che fanno e dicono i leghisti che con Gesù di Nazareth, con il suo evangelo, con il suo amore per gli ultimi, con la sua sete di giustizia non hanno nulla a che vedere. Neppure barbari li si può chiamare perchè rischieremo di offendere i barbari.