Fa discutere e lascia attoniti e dubbiosi la nuova definizione, con l’aggiunta del sostantivo “merito”, che il governo Meloni ha attribuito al Ministero dell’Istruzione. Basterebbe prendere a riferimento gli insegnamenti di due grandi maestri della scuola pubblica italiana per capire quanto sia inappropriato e retrogrado il concetto di merito che la Destra ha voluto imprimere al nuovo corso della Scuola pubblica italiana. Mi riferisco a Mario Lodi (quest’anno ricorre il centenario della nascita) e al priore di Barbiana, Don Lorenzo Milani, per il quale tutti erano meritevoli dal figlio dell’operaio, al figlio del montanaro. Così scriveva nel 1973 Mario Lodi ai genitori dei suoi alunni di prima elementare:
“Dopo una settimana passata coi bambini posso affermare che essi sono tutti di normale intelligenza, pur rilevando evidenti differenziazioni di carattere e diversi livelli di maturazione dovuti in gran parte alle situazioni ambientali in cui ogni bambino è cresciuto. Tutti i bambini quindi, salvo imprevedibili fatti di eccezionale gravità, sono promossi sin da ora alla quinta elementare, con la garanzia del raggiungimento della preparazione minima richiesta dai programmi scolastici. Se questo non si verificherà, la responsabilità sarà del maestro per non aver messo in atto le tecniche educative adatte per sviluppare al massimo le attitudini naturali e l’intelligenza del bambino“.
La scuola, così come nei pensieri di Mario Lodi e di don Lorenzo Milani, ha l’obiettivo e l’obbligo di promuovere tutti, specialmente gli ultimi, non perché sono bravi gli studenti ma perché è brava la scuola a portare tutti a realizzare le proprie potenzialità. Altrimenti, è come un ospedale che cura i sani.
Quando la nostra Costituzione parla di “merito”, nell’articolo 34 che recita: “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”, si riferisce alla possibilità garantita a tutti, gratuitamente di avere istruzione e di sviluppare capacità, potenzialità e talenti. Per i nostri padri Costituenti, tutti sono meritevoli, di sviluppare le loro specifiche caratteristiche. E’, quindi, un grave errore pensare il merito come qualcosa che alcuni hanno e altri no. L’affiancamento del termine “merito”, che questo Governo ha voluto associare, a quello di istruzione, rischia di creare l’equivoco (o è forse questo l’obiettivo maldestro) che siano solo i bravi a dover andare avanti, andando, spesso, a premiare lo studente fortunato che proviene da una famiglia agiata e colta. La scuola deve sostenere ed eventualmente premiare ( inteso come investire le sue energie) soprattutto verso chi parte da condizioni svantaggiate, fornendo gli strumenti per acquisire i meriti, le potenzialità inespresse.
Citando Don Milani per il quale tutti erano meritevoli anche il figlio dell’operaio, e il figlio del montanaro:
“E’ da presumersi a priori che per esempio un boscaiolo di vent’anni sia ricco di cognizioni e di una visione del mondo pari a quella di un universitario di vent’anni. Non voglio dire eguale, ma equivalente si. Più ricca da una parte, più povera dall’altra. In conclusione non certo inferiore. Anzi se proprio dovessi dire la mia opinione sono incline a credere che Dio abbia voluto dare piuttosto qualcosa in più al diseredato che all’altro, il buon senso, l’equilibrio, il realismo…“
Lettera a Bernabei sulla cultura degli ultimi in “La parola fa eguali”
Lodi e don Milani, a riguardo, non sono stati dei rivoluzionari o “sperimentatori” ma maestri che con la loro pedagogia inclusiva ( e non selettiva) hanno interpretato correttamente la Costituzione.
Se la volontà del governo della Destra è quella di promuovere chi studia e non chi non studia, la conseguenza sarà che avremo una scuola selettiva e di conseguenza aumenterà la dispersione. Sono gli abbandoni scolastici il vero problema della scuola. Contro questa pedagogia più selettiva, c’è una filosofia inclusiva, che punta a tenere tutti i ragazzi dentro la scuola, per dare a tutti gli strumenti. È questa filosofia che a cui si deve mirare, l’opposizione in Parlamento deve esserne garante, ma anche noi tutti: cittadini, famiglie e operatori della Scuola Pubblica dobbiamo perseguire, consapevoli che un Paese in cui i livelli di apprendimento sono più alti, produce più Pil, e che non è la scuola selettiva a produrre risultati migliori. Sentiamoci tutti impegnati per un nuovo futuro corso del ministero dell’Istruzione da chiamarsi: “Ministero dell’Istruzione e dell’accoglienza”.