Sono a fianco di quanti oggi manifesteranno a Roma reclamando la PACE e il ripristino della legalità e il ritiro dell’esercito russo dai territori ucraini occupati. “L’Italia, l’Unione europea e gli Stati membri, le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità del negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco”. Questo il messaggio condiviso dalle oltre 600 realtà della società civile che aderiscono alla piattaforma Europe for peace, che vede mobilitato il mondo cattolico( #AzioneCattolicaItaliana, #AgesciScout, #Libera, #Caritas, #Focolarini; #PazChristi, #ComunitàSantEgidio), i sindacati, la maggior parte dei partiti.
Rimane immutata la mia solidarietà con la resistenza ucraina e credo che l’Europa può fare molto ancora per intraprendere iniziative strumenti diplomatici, come hanno ricordato in questi giorni il Presidente Macron e il Presidente Mattarella.
A pagare per le guerre sono sempre i più deboli, a vantaggio di chi alimenta tensioni e follie come quella di Putin e in Italia qualche sostenitore lo abbiamo pure nel nuovo governo.
Bellissima e piena di spunti di riflessione la lettera che il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), ha scritto ai partecipanti alla manifestazione.
Sono contento che ti metti in marcia per la pace. Qualunque sia la tua età e condizione, permettimi di darti del “tu”. Le guerre iniziano sempre perché non si riesce più a parlarsi in modo amichevole»,
Ti do del ‘tu’ – ha puntualizzato il cardinale – perché da fratelli siamo spaventati da un mondo sempre più violento e guerriero. Per questo non possiamo rimanere fermi. Alcuni diranno che manifestare è inutile, che ci sono problemi più grandi e spiegheranno che c’è sempre qualcosa di più decisivo da fare. Desidero dirti, chiunque tu sia – perché la pace è di tutti e ha bisogno di tutti – che invece è importante che tutti vedano quanto è grande la nostra voglia di pace. Poi ognuno farà i conti con sé stesso. Noi non vogliamo la violenza e la guerra. E ricorda che manifesti anche per i tanti che non possono farlo. Pensa: ancora nel mondo ci sono posti in cui parlare di pace è reato e se si manifesta si viene arrestati! Grida la pace anche per loro!
Uccidere un uomo significa uccidere un mondo intero. E allora quanti «mondi dobbiamo vedere uccisi per fermarci?» «Quanti muoiono drammaticamente a causa della guerra», ha detto inoltre il presidente della Cei. «I morti non sono statistiche, ma persone. Non vogliamo abituarci alla guerra e a vedere immagini strazianti. E poi quanta violenza resta invisibile nelle tante guerre davvero dimenticate”. Per il presidente della Cei “la pace mette in movimento. È un cammino”. “E, per giunta, cammino in salita”, sottolineava don Tonino Bello, che aggiungeva: “Occorre una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato, ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo».
«Le strade della pace esistono davvero», ha concluso Zuppi, «perché il mondo non può vivere senza pace. Adesso sono nascoste, ma ci sono. Non aspettiamo una tragedia peggiore. Cerchiamo di percorrerle noi per primi, perché altri abbiamo il coraggio di farlo. Facciamo capire da che parte vogliamo stare e dove bisogna andare. E questo è importante perché nessuno dica che lo sapevamo, ma non abbiamo detto o fatto niente. Non sei un ingenuo. Non è realista chi scrolla le spalle e dice che tanto è tutto inutile. Noi vogliamo dire che la pace è possibile, indispensabile, perché è come l’aria per respirare. E in questi mesi ne manca tanta».
Paola Andreoni
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