Alex non mollare !!!

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Forza Alex, sorprendici anche questa stavolta come hai sempre fatto in passato!!! Sei un GRANDE!!!  non mollare!


Con speranza e fiducia
Paola

 

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Dal Governo oltre 3milioni e mezzo di euro per i centri estivi dei comuni marchigiani

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Dal Governo oltre 3milioni e mezzo di euro per i centri estivi dei comuni marchigiani.

Sono circa 98mila euro i fondi destinati al nostro Comune di Osimo, per interventi di potenziamenti dei centri estivi. La somma fa parte dei 150 milioni che il Governo ha stanziato all’articolo 105 del decreto rilancio sul fondo delle Politiche per le Famiglie.

Di questi 135 saranno destinati per interventi di potenziamento dei centri estivi diurni, dei servizi socioeducativi territoriali e dei centri con funzione educativa e ricreativa destinati alle attività di bambini e bambine di età compresa fra i 3 e i 14 anni, per i mesi da giugno a settembre 2020.
Altri 15 per finanziare progetti volti a contrastare la povertà educativa e ad implementare le opportunità culturali e educative dei minori.

Un intervento importante  per sostenere le attività educative che finalmente dalla settimana scorsa sono state aperte e grazie alle quali finalmente i bambini più o meno piccoli potranno tornare a vedersi, giocare insieme, respirare quella socialità che tanto è mancata in questi mesi di lockdown.

Così nei giorni scorsi ANCI nella sua conferenza unificata ha dato l’intesa al riparto dei fondi per i centri estivi.
Per il Comune di Osimo sarà destinata la cifra di 97.890 mila euro.
Qui i contributi comune per comune

Centri Estivi in Osimo: si parte

Come può un «cristiano e vescovo» schierarsi a fianco di Donald Trump contro coloro che denunciano il razzismo che uccide?

Antonietta Potente, è una religiosa teologa domenicana, nata in Liguria,  ha scelto di vivere in Bolivia, dove insegna. I suoi scritti sono sempre ricchi di riflessioni e meditazioni. Dal suo blog ho letto la lettera di sdegno diretta a monsignor Carlo Maria Viganò, ex nunzio vaticano negli Usa ( qualcuno ricorderà questo nome,  il Vescovo che si scagliò contro papa Francesco).

Scrive Antonietta, “«… come può un «cristiano e vescovo» schierarsi a fianco di Donald Trump contro coloro che denunciano il razzismo che uccide? », ancora,  «Come può lui definire «figli delle tenebre» coloro che osservano la quarantena o che difendono la dignità afroamericana e protestano contro gli episodi di violenza della polizia? ».
«Siamo profondamente indignate per le parole che lei ha espresso in appoggio al presidente Trump, fautore di una politica che, in questi ultimi mesi, si è mostrata sempre più discriminatoria e violenta, sia nell’emergenza sanitaria, sia in questi ultimi fatti di razzismo. Ci sembra che usare le Scritture per giustificare la politica violenta del presidente Trump è come dare le “perle ai porci” secondo le parole evangeliche: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe” (cfr. Mt 7,6). Il linguaggio che lei usa nel suo messaggio al presidente degli Stati Uniti ci provoca a prendere le distanze e a denunciare l’ambiguità del suo pensiero e della sua posizione».


Condivido e faccio anche mia  l’indignazione che Antonietta Potente esprime a nome delle religiose domenicane. Ecco chi è Carlo Maria Viganò. Chi vuole può rilanciare la sua  “lettera aperta” .
Paola

20 Giugno: Giornata Mondiale del rifugiato

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Oggi,  20 giugno, si celebra la Giornata Mondiale del rifugiatoL’iniziativa, organizzata dall’Onu, mira a favorire la riflessione e la sensibilizzazione sull’accoglienza e l’integrazione. Quest’anno questa giornata cade in un momento critico per l’umanità, segnato dalla pandemia da COVID-19. Pandemia che ha reso ancora più drammatica la situazione di   tantissimi rifugiati, costretti ad andar via dalla propria terra natia, dalla loro casa, fuggire dal loro  paese per scappare da guerre e persecuzioni per via della propria religione, appartenenza politica o sociale, nazionalità. e trovare salvezza altrove.

Le  storie e i volti di queste persone, spesso anche di bambini, ci chiamano a rinnovare l’impegno per costruire un mondo più  inclusivo ed equo. Un mondo in cui nessuno resti indietro. Non è mai stato chiaro quanto oggi che ognuno di noi ha il proprio ruolo da svolgere per rendere il cambiamento realtà.
Una riflessione più che mai necessaria in questo nuovo periodo di crisi in cui versa non solo l’Europa ma il mondo intero.

Siamo tutti sulla stessa barca” affermava con forza Papa Francesco in una piazza San Pietro deserta il 27 marzo 2020 indicando la fraternità e la solidarietà tra uomini e donne come via di uscita dalla crisi provocata dalla pandemia.
Anche in questa giornata ricordiamo a noi stessi e a tutti la necessità di essere uniti, oggi più che mai, perché nessuno è al sicuro se non lo siamo tutti.


Paola, la vice Sindaco ed Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Osimo

 

Aiuti allo Sport: prima sezione di presentazione delle istanze, entro le ore 20:00 del 21 Giugno

Al fine di assicurare un ulteriore sostegno all’attività sportiva di base, l’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri mette a disposizione delle Associazioni Sportive Dilettantistiche e delle Società Sportive Dilettantistiche dei finanziamenti a fondo perduto.

In allegato i criteri per l’accesso ai suddetti finanziamenti.

La prima sessione di presentazione delle istanze va dalle ore 12:00 del 15 Giugno alle ore 20:00 del 21 Giugno purchè le Associazioni Sportive Dilettantistiche e le Società Sportive Dilettantistiche alla data di presentazione della domanda siano in possesso dei pre-requisiti obbligatori.

La presentazione delle istanze di pagamento avverrà esclusivamente attraverso l’utilizzo di una piattaforma web appositamente realizzata dall’Ufficio Sport e raggiungibile all’indirizzo www.sportgoverno.it

Allegati:
CRITERI PER L’ACCESSO AI CONTRIBUTI

 


Un sostegno importante rivolto a tutte le società sportive, a tutte le associazioni sportive dilettantistiche (ASD) e a tutti gli enti di promozione sportiva.
Paola Andreoni la Vice Sindaco del Comune di Osimo

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Le belle storie nel periodo della pandemia ( parte 2^)

Durante il periodo di quarantena per l’emergenza coronavirus, non sono mancate anche le belle notizie. Notizie che hanno riempito il cuore di gioia per gesti di grande sensibilità nei confronti del nostro territorio. Ci sono state imprese che si sono rese utili  provvedendo alla sanificazione e disinfezione gratuita degli abitacoli delle auto di Polizia, Carabinieri, Croce Rossa.
Panetterie e pasticcerie che hanno offerto i loro prodotti alle famiglie più disagiate  della città. Proprietari di casa che hanno rinunciato ad  un mese di affitto sapendo delle difficoltà economiche e lavorative del proprio inquilino.
I gruppo di “makers” e tra loro i nostri concittadini  Andrea e il collega Gianluca che hanno realizzato dispositivi di protezione “fatti in casa” utilizzando una stampante 3D in favore di medici, infermieri e volontari della Caritas e della Croce Rossa.
E che dire del  bel gesto di solidarietà di Camillo titolare di una nota rosticceria di Osimo che per circa un mese ha servito gratuitamente la cena a medici, infermieri e operatori sanitari del pronto soccorso osimano
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Abbiamo tutti passato un periodo difficile dove però abbiamo, anche,  riscoperto la gentilezza, la solidarietà e la capacità di empatia tra le persone.
Grazie a quanti si sono resi protagonisti di questi e tanti altri piccoli e grandi gesti – compiuti a volte nel più assoluto anonimato e con forte senso di generosità – che hanno scaldato il cuore e che hanno rappresentato un’iniezione di fiducia e di energia nell’affrontare una situazione complicata che tutti ci auguriamo aver messo definitivamente alle spalle.


Paola

“You may say I’m a dreamer,
but I’m not the only one”

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“Opera in Concerto” con i solisti dell’Accademia: Venerdì 26 giugno concerto all’aperto al chiostro San Francesco

Ricevo e con piacere condivido e pubblico l’invito del Presidente dell’Accademia d’Arte Lirica, prof. Pietro Alessandrini.

Cari Amici,
riprende l’attività concertistica dei solisti dell’Accademia d’Arte Lirica:  la possibilità di tornare a fare eventi dal vivo, con le dovute precauzioni, ha spinto il comune di Osimo ad organizzare un cartellone di appuntamenti estivi, ogni venerdì, nella suggestiva cornice del Chiostro San Francesco.
Sarà proprio la nostra istituzione ad aprire la rassegna, venerdì 26 giugno alle ore 21.15, con “Opera in Concerto”. I giovani allievi dell’Accademia, con il pianista Alessandro Benigni, saranno impegnati in un programma operistico, che parte da Mozart e, attraverso Rossini e Donizetti, arriva a Verdi, toccando tre grandi autori francesi: Bizet, Gounod, Massenet. Si parte con un quartetto dal Don Giovanni e si giunge al quartetto del Rigoletto. In mezzo duetti da opere buffe – Bruschino e Don Pasquale – ed arie dai capolavori dei romanticismo francese – CarmenFaustManon – e dalle opere verdiane – ErnaniIl CorsaroTrovatore.

Un’occasione per tornare a vivere la musica dal vivo, dopo il periodo di lockdown che ci ha negato questa esperienza. Il rispetto delle attuali disposizioni governative – distanziamento e misure di prevenzione – metterà a proprio agio pubblico ed esecutori, uniti dalle stesse emozioni.
Prevendita obbligatoria presso biglietteria Teatro La Nuova Fenice – info 071 7231797 giovedì 25 giugno dalle 17 alle 20 e venerdì 26 giugno dalle 17,00 alle 21,00.  Posti numerati – Ingresso unico € 2,00.
Obbligo di indossare la mascherina all’ingresso.
In caso di maltempo il concerto si terrà nella Basilica San Giuseppe da Copertino.
Contiamo sulla Vostra partecipazione, che ci offrirà il migliore slancio per riprendere con l’entusiasmo di sempre.
Grazie, Cordialmente

Pietro Alessandrini
Presidente Accademia d’Arte Lirica


Stiamo ricostruendo una nuova normalità: con l’aiuto, la responsabilità e la consapevolezza di ognuno di noi aiuteremo Osimo a ripartire!
#PassoDopoPassoOsimoRinasce!
Grazie di cuore all’ Accademia d’Arte Lirica Osimo e a tutti i suoi bravissimi allievi, Osimo non farà mancare la propria vicinanza.

Paola Andreoni, la Vice Sindaco di Osimo

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Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare

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Buona Notte (Prima degli Esami) di ❤️ a tutti Voi maturandi!!!

Care ragazze e cari ragazzi
in bocca al lupo per domani, il giorno della Vostra Maturità.

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Un appuntamento importante della vita che  ricorderete come un “esame ridotto“, per via di una preparazione frettolosa, ma con la stessa intensità e ansia delle generazioni che vi hanno preceduto questa è la vostra notte prima degli esami e quella di domani sarà a pieno titolo la Vostra Maturità.
Per certi versi ancora più intensa e carica di valore e di significato rispetto a quella conseguita da me da tutti i  vostri precedessori.

Per Voi le prove di “maturità”, il rito di passaggio al mondo degli adulti, sono iniziate mesi fa, prove durissime per la situazione straordinaria a cui avete dovuto far fronte: isolamento sociale,  privazioni, il coronavirus che ha portato a far suonare ai primi di marzo l’ultima campanella, con le lezioni che sono proseguite da casa via streaming, costringendovi ad apprendere nel giro di pochi giorni nuovi modi di imparare, di comunicare, di lavorare.

Credo che la Vostra generazione, quella che domani sarà chiamata a sostenere l’esame di Stato 2020, con un “esame  senza scritti”, non sarà meno pronta,  nè meno matura delle precedenti e pronta alle sfide che la vita Vi proporrà.
Sono certa che forti dell’esperienza vissuta, saprete  essere motore e linfa per una nuova società, quella  post virale, migliore, positiva e come dice la canzone ” …. con tanta voglia di cambiare“.
In bocca al lupo di cuore a tutti Voi maturandi!!! e Buona Notte prima degli esami a quanti saranno esaminati domani  e tante Buone Notte prima degli esami a quanti dovranno attendere i prossimi giorni.


Paola Andreoni

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Una passeggiata “virtuale” tra i luoghi più caratteristici della nostra città. Vicolo Croccano, raccontato da Sandro Mosca

Tra i diversi studiosi e ricercatori storici di cui è ricca la nostra Osimo, – solo per fare alcuni nomi tra i più recenti: Luciano Egidi, Massimo Morroni, Ferdinando Riderelli, Carlo Gobbi, Franco Focante –  che ci hanno stupito e divertito con i loro racconti di aneddoti, di personaggi storici, di istituzioni, di eventi storici, di quartieri della nostra città,  vi è anche Sandro Mosca.
Osimano doc, fratello del più affermato pittore e incisore Mario Mosca,  il curriculum artistico di Sandro è davvero molto vario: pittore, musicista, vignettista, poeta e scrittore.
Sandro a cui ho avuto il piacere di dedicare un articolo su questo blog per la serie “#OSIMANI con l’hashtag” poi pubblicato anche dalla rivista “La Meridiana”,  è una persona squisita, un signore di altri tempi e ciò che principia il suo atto creativo è sicuramente la sua ironia, la profondità dei suoi sentimenti e la leggerezza nell’approccio ai suoi progetti.

Con grande piacere pubblico questo bel ricordo di Sandro Mosca che ci fa scoprire  uno degli angoli più caratteristici di Osimo e sicuramente sconosciuto dalla maggior parte degli osimani: Vicolo Croccano.

Si tratta del vicolo  che collega Piazza Marconi ( il Tetro “La Nuova Fenice” ) a via 5 Torri in pieno centro storico. Vicolo che come racconta Sandro pullulava un tempo di persone di ogni estrazione sociale con le loro aspirazioni e con il loro modo di arrangiarsi per sbarcare il lunario.

Un angolo suggestivo cittadino  fino alla fine dell’800 denominato “vicolo del Teatro” poi intitolato Croccano (presumibilmente in onore di una famiglia longobarda, un rappresentante della quale ricoprì nel 1386 la carica di “Consigliere di Credenza”)  che andrebbe rimesso a nuovo, come contributo volto a far rivivere il centro storico e le sue radici storiche e culturali.

Vicolo Croccano  di Mario Mosca, 1958

Vicolo CROCCANO in OSIMO di Sandro Mosca

Il luogo di Osimo a me più caro è il vicolo Croccano: quella strettissima stradina che da via Cinque Torri sbuca in Piazza Guglielmo Marconi (o Piazzetta del Teatro); qui, nella seconda metà degli anni ’40 e per tutti gli anni ’50 del secolo scorso, in compagnia di tanti cari amici d’infanzia, ho vissuto i momenti più felici e spensierati della mia vita! Allora il vicolo Croccano era sempre affollato di ragazzini vivacissimi che giocavano serenamente dalla mattina alla sera. Oggi purtroppo, questo vicoletto, si presenta scuro, abbandonato all’incuria e completamente deserto. Per questo voglio rendere ancora omaggio a questo posto ed, in particolare, alle laboriose persone che allora vi abitarono e che qui svolgevano la loro tranquilla attività…

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Ho avuto la fortuna di avere un padre (Sisinio) esemplare, fortemente attaccato alla famiglia ed al lavoro; dotato di grande bontà. Faceva l’imbianchino; lavorava con competenza, precisione ed onestà tanto da essere stimato da tutti. Non diceva mai male parole ed era molto garbato. Era in grado di arrangiarsi in qualsiasi mestiere.
Amava tantissimo – come tutti i suoi fratelli – la bella musica, in particolare le Opere Liriche che fin da piccolo andava ad ascoltare molto spesso al Teatro “La Nuova Fenice”, sfruttando l’occasione che gli veniva offerta dal fatto che suo padre (mio nonno Pietro) aveva il libero accesso in qualità di venditore di stuzzichini da lui stesso preparati nella sala di ristoro durante gli intervalli; per questo, conosceva a memoria centinaia di arie tratte dalle Opere e dalle Operette più belle, tanto che anch’io e mio fratello Mario imparammo ad apprezzare questo genere di musica fin dalla più tenera età.
Mio padre fu un ottimo suonatore di mandolino e, soprattutto, un bravissimo suonatore di corno nella nostra Banda Musicale…
Quella che io e mio fratello chiamammo sempre mamma (Zenobia, che si sposò con mio padre – previa autorizzazione della Sacra Rota – dopo la prematura scomparsa della mia dolcissima mamma che io non ebbi possibilità di conoscere perché avevo appena un anno d’età) era una delle sorelle della mia vera madre Giannina.

Sandro Mosca con il padre Sisinio, la madre Zenobia e Gnigna

Era di carattere fortemente autoritario, ma molto comprensiva, profondamente religiosa e volitiva. Era un’ottima cuoca, abilissima soprattutto a cucinare i piatti tipici marchigiani ed era quasi sempre allegra; amava molto cantare ed era intonatissima.
Spesso, a tavola, davanti ad un piatto più gustoso del solito, con atteggiamento severo, ci ammoniva: «Questa è vita da Re! Però, mi raccomando, non vi ci abituate!»…
Mia zia Giannina Mosca, sorella di mio padre, abitava nel palazzo dei miei nonni che si trovava proprio di fronte alla nostra abitazione ubicata al n. 11 del vicolo Croccano; potrei scrivere un romanzo su di lei. Poiché tra i tanti nipoti che aveva io ero il minore d’età, essa mi coccolava più di ogni altro.
Essendo nubile, aveva molto tempo libero che dedicava per aiutare le suore dell’Orfanatrofio Femminile e chi, tra i parenti e conoscenti, avesse avuto bisogno di un aiuto. In particolare quando in casa nostra c’era qualcuno a letto con l’influenza o con una malattia esantematica, lei correva subito a chiamare il dottore, poi si recava in farmacia per acquistare le medicine e si trasformava in una solerte infermiera per assisterci e per mettere in pratica pazientemente tutte le cure che il medico prescriveva. Spesso mi portava al cinema (ricordo ancora il film che mi piacque più di ogni altro: “Una voce nella tempesta” (tratto dal romanzo Cime tempestose di Emily Brontë) o ad assistere agli spettacoli domenicali che venivano rappresentati nel Teatrino di Santa Palazia.
Ma la cosa più piacevole era quando invitava a pranzo me e mio fratello e poiché, fin da piccola, aveva aiutato a cucinare suo padre (che, oltretutto, fu un ottimo cuoco) dovete credermi: le tagliatelle, i vincisgrassi, i polli arrosto ed i conigli in porchetta che cucinava mia zia Giannina erano di una squisitezza ineguagliabile!
Quand’era sola in casa, con i rimasugli dei filati di lana, amava sferruzzare in continuazione per creare un’infinità di quadratini di tessuto con i quali, una volta ricuciti a dovere, ricavava bellissime coperte di lana multicolori che regalava in abbondanza a tutti i parenti. Oggi, ogni volta che il mio sguardo si posa su una di queste coltri, non posso fare a meno di pensare con gratitudine e tanta nostalgia alla mia cara zia Giannina…
Ma zia Maria Mosca, l’altra sorella di mio padre, era molto buona e dolcissima. Nubile anche lei, prestò servizio presso la facoltosa famiglia Baccarini; spesso ci portava ad assaggiare qualche manicaretto da lei stessa cucinato con tanta abilità. D’estate, poiché gli ultimi superstiti della famiglia Baccarini si trasferivano nella bella villetta di loro proprietà a Numana Alta, in prossimità della bellissima “Spiaggiola”, lei otteneva la loro autorizzazione ad ospitare me e mio fratello per qualche giorno.
Io – che allora ero ancora un bambino – avevo paura di dormire al buio completo, pertanto una volta lasciai acceso l’apparecchio radiofonico per tutta la notte per sfruttare la lucina dell’occhio magico. Il mattino seguente, però, trovammo la radio fulminata! Alla morte dell’ultima superstite dell’abbiente famiglia Baccarini, nel testamento venne lasciato, in riconoscenza per la sua disinteressata dedizione, un piccolo terreno alla zia Maria, il quale fu presto venduto per costruire, con il ricavato dell’alienazione, una decorosa tomba per la nostra famiglia.
Qualche anno dopo, io e mia zia Giannina, piantammo un piccolo ramoscello di rose a ridosso della nostra tomba. Oggi, questa piantina è stupenda e, con il passare degli anni, è diventata un vero albero. Ho ancora vivo il ricordo di quando la zia Maria, a notte inoltrata, ritornando a casa dopo la collaborazione prestata presso la famiglia Baccarini, trovandoci ancora alzati, ci rivolgeva allegramente, in dialetto, la solita frase: «Uhé! Nun ‘ndamo a durmi’?»…
Nella seconda metà degli anni cinquanta, in un caldo pomeriggio d’estate, mi trovavo a passeggiare per i viottoli dei Giardini di Piazza Nuova in compagnia di mio fratello Mario Mosca e del nostro amico Franco Turicchi. Io ero allora un ragazzino e gli altri, di poco più grandi di me, avevano la stessa età. Franco era un ragazzetto bruno dalle folte sopracciglia con una potente voce di basso che, conversando, esprimeva il suo ardente desiderio di farsi strada nei tortuosi sentieri della lirica. Mio fratello, invece, con le pupille che gli brillavano per l’entusiasmo, sembrava volgere lo sguardo lontano, verso un punto indefinito dell’orizzonte. «Andrò a Parigi… – andava ripetendo con quella determinazione che gli era e che gli è tutt’ora caratteristica – dipingerò i vicoli di Montmartre… diventerò famoso!».
In effetti Franco Turicchi e mio fratello, in seguito, avranno e continuano ad avere grandi soddisfazioni in campo artistico… La decisione di affermarsi come pittore era maturata in mio fratello fin da bambino: poiché i nostri genitori – ritenendo che fossero soldi sprecati – non avevano l’intenzione di acquistare le tele per fargli dipingere i quadri, Mario, a loro insaputa, adoperò le lenzuola del corredo di nostra madre che erano custodite nei cassetti di un comò. Figuriamoci quando, dopo diversi mesi, questo fatto venne scoperto! Quando, aperti i cassetti del mobile, vennero trovate gran parte di quelle belle lenzuola tutte tagliuzzate!…
Mio fratello, fin da piccolo, era dotato di un trascinante spirito di iniziativa: una volta gli saltò in mente di approntare (nel locale – situato nel vicolo Croccano – in cui mio padre aveva il deposito delle vernici e delle altre attrezzature utili al suo lavoro) una sala cinematografica, denominata “Cinema Ideal”.
Una volta affissi per mezza Osimo i manifesti, da lui stesso magistralmente decorati con i titoli e la riproduzione di alcune scene dei film (poiché era al corrente che bisognava apporvi le marche da bollo, servendosi di un paio di forbici, ritagliava le marche da altri manifesti per incollarle nei suoi!), procedeva alla proiezione di brevissimi spezzoni (senza capo né coda) servendosi di uno scassatissimo proiettore muto, che nostro padre aveva adattato per la visione di pellicole da 16 millimetri.
Il costo del biglietto per assistere allo Spettacolo era di cinque lire e la Sala era sempre gremita di ragazzini entusiasti. Un bel giorno, purtroppo, vennero i Carabinieri che, avendo saputo della cosa, ordinarono la chiusura del “Locale”. I miei genitori dovettero lottare non so quanto per far capire ai tutori della legge che si trattava solo di una ragazzata, riuscendo così ad evitare che ci venisse appioppata una multa certamente molto salata…
Giuditta Biondini era un’arzilla e gaia vecchietta che abitava anche lei nel Vicolo Croccano; allora era già ultraottantenne e, a quell’età, riusciva a portare una ventata di buon umore a tutto il vicinato con i suoi divertenti balletti e con le sue canzoncine che cantava sempre allegramente. Non era sposata, ma possedeva un carattere che oggi definiremo solare. Mia zia Giannina, che spesso l’aiutava a farsi il bagno, asseriva che la sua pelle era ancora fresca e tosta come quella di una ragazza! Si spense alla bella età di 96 anni!…
Enrica Biondini (detta Riga) era la sorella di Giuditta; era la titolare di una bottega di camiceria; tra le altre ebbe come garzone Rosina Canapa (poi moglie di Giulio Cenci, che fu uno dei Presidenti del Circolo dei Senza Testa);
Anna Moresi (poi moglie di Carlo Carletti che fu Presidente dell’E.M.A.);
Antonietta Tonti (poi moglie di Franco Vigiani detto Magnafighi, fino a qualche anno fa titolare del famoso negozio di frutta, in particolare esotica, ubicato in Corso Mazzini);
Marisa Matassoli (poi moglie di Luigi Pesarini, titolare dell’omonima Scuola Guida e sorella di Walter, campionissimo di Palla a Volo.
Purtroppo Riga aveva un caratteraccio (tutto l’opposto di quello della sorella), non faceva altro che sgridare in continuazione me e tutti i ragazzini miei compagni mentre, innocentemente, giocavamo nel vicolo Croccano. Un giorno, mio fratello (dispettoso com’era), la fece arrabbiare a tal punto che lei, nel rincorrerlo con una paletta da fornello in mano, inciampò in un tombino e, di conseguenza, rovinò malamente a terra riportando la sbucciatura di entrambe le ginocchia…

 

Guido Carletti con la sognora Antonina, Carletto e Albertì

Antonia Moschini, detta Antonina, era la moglie di Guido Carletti, famosissimo in tutta Osimo per le sue attitudini acrobatiche e spericolate (oltre a tante cose era capace di saltare da un tetto all’altro di più palazzi!). Era la mamma dei miei carissimi amici Carlo, Alberto, Valfrido e Maria Laura.

I fratelli Carletti, foto anni ’50,  in alto il terzo da sinistra “Carletto”, accovacciati da sinistra Walfrido e Alberto

Rimasta vedova giovanissima, dovette lottare allo stremo per allevare i suoi quattro figli, – peraltro vivacissimi – tuttavia, questi, cresceranno onesti e dediti al lavoro tanto che riusciranno a piazzarsi tutti molto bene, sia nella vita che in campo sociale…
Regina Carletti, detta Peppa, vedova Mondaini, era la sorella di Guido, di cui abbiamo parlato sopra. Era la custode del Cinema-Teatro “La Nuova Fenice”. All’apparenza sembrava severa, ma in realtà spesso chiudeva un occhio e ci lasciava passare attraverso porticine secondarie per far sì che noi ragazzini potessimo assistere alla proiezione dei film più belli, gratis. Aveva alcuni parenti residenti a Roma e quando, d’estate, questi venivano a trovarla con i loro figli, il vicolo Croccano sembrava trasformarsi in una stradina di Trastevere…
Umberto Cecconi, detto “Canario Spazzola”, era un figlio di quel notissimo Agostino Cecconi, soprannominato “Il Canario”, uno degli osimani (insieme a Paride Figoli, detto “Pallidì”) più mattacchioni e burloni di tutti i tempi!
Barbiere di professione – come il padre – aveva la bottega al centro, vicino allo Spaccio-Tabaccheria Moschini; inoltre, avendo una grandissima passione per la caccia, nel vicolo Croccano, all’ultimo piano del Cinema-Teatro, aveva trasformato una stanzetta in voliera, installando una rete bombata all’esterno di una finestrella, proprio sotto al tetto. Dietro questa rete, noi ragazzini, vedevamo svolazzare in continuazione uccelli di tutte le specie, mentre un cinguettio ininterrotto ci dava l’impressione di essere in aperta campagna. Unico inconveniente: “scagacciature” permanenti sulla pavimentazione del vicoletto!…
Umberto Vico, detto “Carubì”, marito di Maria Cecconi (sorella di Umberto), risiedeva anche lui con la famiglia nel vicolo Croccano ed era il padre di Rosanna, una ragazzina molto graziosa. Non aveva un lavoro stabile, credo si arrangiasse a fare il maniscalco; tuttavia una volta diede prova di grande coraggio e prontezza di spirito. Attigua alle stanze abitate dalla nostra famiglia, c’era la grande caldaia che alimentava il riscaldamento del Teatro. Una sera, improvvisamente, si sviluppò un incendio proprio in questo stanzone: spaventose lingue di fuoco fuoriuscivano da un’apertura situata sopra il portone d’ingresso del locale, minacciando di espandersi molto velocemente; prontamente, accorse “Carubì” il quale, con il manico di una pala sfondò una grata riuscendo ad aprire la porta di un deposito del cementista Armando Fagioli, quindi entrato nel locale vi trovò, come aveva intuito, un grosso mucchio di rena che gettò rapidamente sulle fiamme, servendosi del
badile, riuscendo così a spegnere l’incendio…
La famiglia Campanelli era numerosissima tanto che molti osimani chiamavano la nostra viuzza “Il vicolo di Campanelli”. Nel palazzo che sovrastava il vicoletto vi abitavano: il vecchio Antonio (fondatore del famoso “Emporio Campanelli”); i figli: Raffaella, detta Lella; Giuseppe con sua moglie e Gaetano pure con sua moglie; più la nutrita schiera dei nipoti, in particolare i miei cari compagni di giochi: Cesarino, Sandro e Giuliano

la numerosissima Famiglia Campanelli

Mario Matassoli era un mio cugino, figlio di una sorella di mia madre. Faceva il sarto ed aveva la bottega nel vicolo Croccano. Naturalmente, per mia fortuna e per quella dei miei compagni, nel suo locale si alternavano garzone una più carina dell’altra. Anch’io, durante le vacanze estive, gli feci da aiutante; avevo imparato a cucire e ad infilare gli aghi con grande maestria ed ero addetto alla consegna degli abiti (confezionati da mio cugino) ai clienti cosicché, quando mi andava bene, guadagnavo mance da 5, da 10 e persino da 15 lire!…
Armando Fagioli, come sopra accennato, faceva il cementista ed esercitava la sua professione anche lui nel vicolo Croccano in due angusti locali: il primo situato vicino alla botteguccia del sarto e, l’altro, – sempre al pianterreno – sotto la nostra camera da letto; costruiva con il cemento abbeveratoi (in dialetto: “trocche“) per maiali, lavandini, cisterne di varia grandezza ed altri oggetti utili soprattutto per la campagna. Aveva un carattere mite, ma era molto curioso e ficcanaso. Poiché l’avevamo sorpreso più volte ad entrare di nascosto nel locale dentro il quale mio padre teneva barattoli di vernice, scale e tutti gli altri attrezzi utili per il suo mestiere di imbianchino, io e mio fratello, gli giocammo un bello scherzetto. Un giorno lo osservammo senza farci scorgere e ci accorgemmo che, dopo essere entrato nella nostra bottega, prese un bottiglione pieno di benzina che noi adoperavamo per riempire il serbatoio del nostro motorino e ne versò un po’ del contenuto nel suo accendisigari. Appena uscito, travasammo la benzina in un altro recipiente e rimpiazzammo il contenuto del bottiglione con dell’acqua che tingemmo con polvere di vernice dello stesso colore
della benzina. Dopo qualche giorno, Armando, non entrò più in quel posto! Naturalmente non facemmo questo per punirlo dell’irrilevante consumo della benzina, ma solamente con lo scopo di
distoglierlo dall’abitudine di entrare ed uscire nel nostro deposito a suo piacimento. Comunque io gli ero molto amico tanto che spesso lo andavo a trovare nella sua bottega e, mentre lui lavorava, gli mostravo le mie invenzioni, i miei disegni e gli leggevo i miei scritti che lui apprezzava moltissimo…
Suo figlio Luigi Fagioli (omonimo del grande corridore automobilistico osimano), detto Gigio, ma dai più chiamato “Ossi” data la sua singolare magrezza e gracilità, lavorava con suo padre. Era un fan sfegatato di Claudio Villa e di Fausto Coppi; poiché tutti noi, al contrario, – facevamo il tifo per Domenico Modugno e per Gino Bartali ce la spassavamo a prenderlo in giro. Purtroppo, essendo molto cagionevole di salute, si spense prematuramente…
Nel vicolo si affacciavano anche alcune finestre dell’abitazione del dottor Francesco Bebi (veterinario e proprietario di una fiammante “Fiat Balilla” e consorte dell’affabilissima maestra Laurina) dalle quali proveniva la dolcissima voce di Giovanna, la loro servetta, che intonava le canzoni più belle di allora…
Sempre nel vicoletto c’era anche una piccola stalla in cui un contadino di nome Sernani vi custodiva un vecchio ronzino ed un carretto con il quale trasportava, dopo averlo riempito di contenitori, il latte (da lui munto in campagna) per venderlo nelle singole case…
A settembre per il vicolo transitava un furgoncino, in retromarcia, carico di casse di uva provenienti dai vigneti della famiglia Campanelli che venivano scaricate in alcuni locali, muniti di torchi e tini, dove due campagnoli (“Gnazio e “Milcare) provvedevano a pigiare i grappoli per ricavarne il mosto…
Questo era il vicolo Croccano di quei bei tempi ormai lontanissimi… che differenza rispetto a oggi!!!
f.to Sandro Mosca

 

Vicolo Croccano  di Mario Mosca, 1956

 

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14 giugno 2020: oggi è la giornata mondiale del donatore di sangue

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Una importante occasione per rivolgere uno straordinario Grazie a tutte le donatrici ed i donatori della grande “famiglia” di Avis Osimo  che con il loro prezioso gesto di generosità  contribuiscono a soddisfare le necessità di sangue di tutte le strutture ospedaliere della Regione.
Anche in questi mesi,  in mezzo alla pandemia, queste persone,  hanno continuato a donare  tra autocertificazioni, mascherine, spostamenti complicati, precarietà lavorative, figli a casa da scuola. Un grazie di cuore alle nostre donatrici ed ai nostri donatori.


Paola Andreoni, Vice Sindaco-Assessore ai Servizi Sociali

 

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Io sono con loro, per quanti lottano per un mondo senza differenze di “sfumature” di colore.

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Che brutta storia quella che si è consumata a Minneapolis, dove un poliziotto ha ucciso l’afroamericano George Floyd. Un orribile gesto di razzismo e violenza. E che dire del comportamento del presidente Trump ? Come al solito il presidente non ha saputo trovare le parole giuste, ammesso che fosse possibile trovarne nella situazione che si è determinata.
Purtroppo le pulsioni razziste, il non rispetto verso le persone, l’odio sono ancora ben radicate in America così come nel nostro Paese.
Con persone costrette in tutta la vita a subire ingiuste ed inqualificabili violenze per via del colore della pelle.
Come non ricordare la storia di Jesse Owens il grande campione di Atletica Leggera che vinse quattro medaglie d’oro nell’olimpiade berlinese del ’36 davanti ad Adolf Hitler. Quando tornò in patria non trovò una nazione ad accoglierlo. Sbarcato a New York fece fatica a trovare un albergo che lo ospitasse. Quando lo trovò, gli fu imposto di entrare dalla porta di servizio per non mischiarsi con la clientela bianca. Isolato da tutti i circuiti professionisti degli Stati Uniti, finirà la sua avventura sportiva guadagnandosi da vivere come fenomeno da baraccone, facendo gare di corsa con i cavalli.
Io sono con loro: con George, con Jesse, con Rosa Parks, con Martin Luther King, con Soumaila Sacko, con quanti hanno subito l’umiliazione o hanno perso la vita a causa del razzismo e con  quanti lottano ancor oggi per i diritti di parità di genere ed i #diritti e le #vite di tutte e tutti senza differenze di “sfumature” di colore.


Paola
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Melograno, frutto della passione della campagna!

Sembrava un arbusto senza valore. In un cantuccio, invece,  quello che ha preso vita è un bell’albero di melograno.
Esploso quest’anno con tutta la sua bellezza con i rami in fiore.

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Martedì 2 giugno, 74° anniversario della nascita della Repubblica 🇮🇹

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Con quel voto, il 2 giugno 1946,  siamo diventati da sudditi a  liberi cittadini e la nostra nazione è diventata unita e indivisibile.


Il settantaquattresimo anniversario del Referendum istituzionale da cui nacque la Repubblica Italiana costituisce, ogni volta che si celebra questa ricorrenza,  un potente richiamo a una visione politica costruttiva e unitaria, a una presenza e a un sentimento di collettiva partecipazione democratica che si fonda sulla Costituzione di cui oggi più che mai il Paese ha bisogno, impegnato come è in uno dei periodi più difficili della sua storia.
Una giornata che rappresenta dunque un momento di riflessione e di stimolo/impegno per tutti gli italiani, per le forze politiche, sociali, culturali sui quelli che sono i valori e principi fondativi della nostra Carta: quelli dell’antifascismo e della Resistenza che ne sono la fonte, dei valori democratici e umanitari, dell’europeismo e della solidarietà internazionale, dell’antirazzismo e di una società fondata sul lavoro e sui diritti dei lavoratori.

Oggi purtroppo – nel giorno della festa della Repubblica, in una situazione di emergenza sia economica che sanitaria  – abbiamo assistito, anche,  ad una manifestazione unitaria della Destra con Lega/Fratelli d’Italia/Forza Nuova. Una manifestazione contro Mattarella, contro Conte e per protestare contro la politica governativa.  Una manifestazione apertamente tesa ad aggregare, manipolare e mettere in movimento, secondo il più tipico metodo populista/fascista, masse di oppositori insoddisfatti in cerca di facili bersagli collettivi.

Un brutto giorno della Repubblica che ha visto da un lato il sogno positivo e concreto di una nuova costruzione nel segno dei valori costituzionali; dall’altro l’incubo di un ribellismo populista para-fascista mascherato da nazionalismo anti-istituzionale. Mi vengono i brividi solo a pensare che quell’armata brancaleone poteva essere al posto dell’attuale Governo!

Con la forte speranza che, come un mattino sereno, il futuro realizzi il sogno costruttivo e faccia svanire l’incubo antidemocratico auguro a tutti noi,  Buona Festa della Repubblica🇮🇹
Paola

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