Rinascimento per le proprie tasche.

Per Renzi l’Arabia Saudita è la culla del “Rinascimento del nuovo millennio“.
Senatore, si informi meglio, invece di dire stupidaggini. Provi ad aprire Wilkipedia alla voce “Arabia Saudita” e scoprirà che nello Stato dove lei svolge il “secondo lavoro” (mentre è pagato profumatamente per stare nel Senato della nostra Repubblica), vige la pena di morte, le esecuzioni pubbliche tramite decapitazione, le punizioni corporali come l’amputazione delle mani e dei piedi ( per chi si macchia del reato di furto) e la fustigazione per alcuni crimini come cattiva condotta sessuale. Si informi su cosa è la libertà di culto in Arabia Saudita o di come è la condizione delle donne.
Quello sarebbe il “luogo del nuovo Rinascimento del nuovo millennio” ?  ma forse Renzi intendeva del “Rinascimento per le sue tasche”.

 

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Mai più FASCISMO e NAZIONALISMO. Anche ad Osimo si raccolgono le firme

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Informo tutti gli osimani e le osimane che anche nella nostra città è possibile firmare la proposta di legge a iniziativa popolare:


Norme contro la propaganda e la diffusione di messaggi inneggianti a
fascismo e nazismo
e la vendita e produzione di oggetti con simboli fascisti e nazisti

L’iniziativa è un’idea lanciata dal Sindaco di Stazzena, il comune toscano che ha sul suo territorio la frazione di Sant’Anna, la cui popolazione fu sterminata dai tedeschi nel 1944.
Invito tutte le osimane e gli osimani  a dare il proprio sostegno a questa proposta di legge, perché l’antifascismo è la pietra angolare della nostra Costituzione, un valore che non può essere dato per acquisito una volta per tutte ma che necessita, soprattutto in questo momento storico, di essere difeso e riaffermato. Stiamo assistendo da troppo tempo non solo ad un clima di intolleranza, rancore e violenza ma al ritorno anche nello spazio pubblico di gesti, simboli, parole che credevano far parte di un lontano passato.
Vediamo svastiche e simboli neonazisti negli stadi e sui muri. Vediamo gadget che richiamano il fascismo. Vediamo gruppi e movimenti dichiaratamente neofascisti e neonazisti tornare – in Italia e in Europa – ad alzare la voce, ad occupare la scena pubblica con parole d’ordine e comportamenti per nulla dissimili da quelli delle squadracce nere che a colpi di manganello prepararono il terreno per l’avvento del regime.
C’è una parte di italiani che pensa che “Mussolini abbia fatto anche cose buone”, come se aver dichiarato guerra al mondo e varato le leggi razziali fossero solo degli errori di percorso o cose da poco.

Con questa proposta di legge, che si compone  di due soli articoli, si vuole contrastare la propaganda e la diffusione di simboli, messaggi e contenuti dichiaratamente fascisti e nazisti, prevedendo come aggravante l’esposizione di simboli fascisti e nazisti nel corso di eventi pubblici. Si tratta di una sfida di grande attualità, che riguarda tutti, a prescindere dalle opinioni politiche e dalle simpatie o collocazioni partitiche.
Firmando questa proposta di legge, difendiamo la Costituzione“.

Si può firmare presso l’Ufficio Relazioni con il pubblico del Comune di Osimo in via Fonte Magna 12  nei giorni di:
MARTEDI’: 9:00 – 13:00   MERCOLEDI’: 9:00 – 13:00  GIOVEDI’: 9:00 – 13:00  VENERDI’ 9:00 – 13:00  SABATO: 9:30 – 11:00.

A seguito delle norme per l’emergenza COVID-19, l’accesso all’Ufficio Urp può avvenire solo previo appuntamento contattando il responsabile del Servizio, Bruno Severini, al   numero di Tel. 071 7249247  o all’indirizzo info@urposimo.it – info@comune.osimo.an.it
Si può accedere ai locali esclusivamente se dotati di mascherina, non entrare in presenza di sintomi influenzali


Paola Andreoni
la Vice Sindaco di Osimo

 

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Sono 279 i nati iscritti all’anagrafe comunale nel 2020, il 21% sono figli di un genitore non italiano


Sono 279 i nati iscritti all’Anagrafe del Comune di Osimo nel 2020 ( 146 maschi e 133 femminucce), il 10%  – vale a dire 29 bambini – sono bambini di madri non italiane, mentre in totale sono 60 i bambini osimani nati da almeno un genitore straniero.
In generale comunque il dato è in calo rispetto al 2019, quando i nati sono stati 349. Un dato che segna l’andamento di grave decremento delle nascite che ormai da più di 10 anni caratterizza non solo il nostro territorio ma  il panorama demografico nazionale. Un minimo storico anche per il nostro Comune che suona come un campanello di allarme per tutto ciò che ne consegue riguardo ai servizi, alla scuola, alla  gestione delle politiche sociali.
La Politica, la cattiva politica, quella irresponsabile, impegnata a distruggere e non orientata a pensare al futuro, sembra non dare peso a questo trend negativo e al quadro che ne deriva: quello di un Paese senza futuro.

Osimo calls World: Emanuele Re

Re Emanuele ( con l’acquisizione della cittadinanza francese Emmanuel) è nato in Osimo il 29 aprile 1992.

Emanuele ( Emmanuel ) dalla frazione osimana di San Biagio al “centre du monde”: Paris, la Ville Lumière, ad  insegnare letteratura ai nostri “cugini” francesi.

Re Emanuele  “le professeur” , un osimano a Parigi

Sono Emmanuel o se preferite Emanuele, e da quasi 7  anni vivo a Parigi dove lavoro come insegnante,  professore in ruolo di lingua e cultura francese,  in un liceo statale di secondo grado (medie/superiori).

Sono nato il 29 aprile 1992 ad Osimo e ho vissuto a San Biagio fino all’età di 19 anni.  I miei genitori, abitano sempre nella frazione, e  si chiamano RE Rino e SEVERINI Anna. Mio padre lavora come ingegnere ferroviario presso Trenitalia, e mia madre lavora come impiegata presso la leva militare di Ancona.

Ho studiato al liceo scientifico bilingue “Corridoni-Campana” della nostra città, poi ho proseguito i miei studi alla facoltà di lingue di Urbino. Durante la triennale ho partecipato al programma Erasmus (un anno a Strasburgo – Francia). Ho continuato i miei studi a Parigi con una specialistica all’EHESS in studi comparatistici storia-letteratura. Ora sono al quinto anno di dottorato in teoria della letteratura. 

Dall’età di sei anni fino a diciannove anni ho fatto  parte dell’associazione “Atletica Osimo”. I professori Gino Falcetta e Giorgio Gioacchini sono stati i miei allenatori nelle specialità dei 110 mt. e 400 mt ostacoli e componevo, altresì, la squadra osimana della staffetta 4×100 metri (con Emmanuel Agyeman, Andrea Ghergo, e Lorenzo Barontini) Ho partecipato a diverse gare riscuotendo anche importanti risultati agonistici, ricordo  un favoloso 9,97″ registrato sulla pista di via Vescovara nella gara di velocità, sulla misura di 80 mt. che mi ha valso la vittoria nella coppa Marche.

Sin da quando ero piccolo ho sognato di viaggiare e di vivere altre esperienze oltre quelle che la città di Osimo potesse offrirmi. Così, una volta ottenuta la maturità scientifica mi sono iscritto alla facoltà di lingue di Urbino, consapevole che quella sarebbe stata la mia via. Una volta scelte le lingue che avrebbero caratterizzato il mio percorso universitario, francese-russo-inglese, mi sono lanciato finalmente in quello che volevo fare da tanto tempo : studiare e scoprire nuove culture. Dopo già un anno di Università, ho potuto partecipare al programma Erasmus e trascorrere un anno a Strasburgo (Francia). Conoscevo già la Francia grazie ad alcuni viaggi/vacanze fatti prima : Parigi, Nizza, Brest, Tolosa. Finito l’Erasmus, ritorno in Italia e finisco la triennale. Tempo otto mesi e le valigie si riempiono di nuovo per ritornare in Francia. 


Mi trasferisco a Parigi e inizio la specialistica presso l’EHESS (école des hautes études en sciences sociales) in studi comparatistici fra la Francia e la Russia (storia e letteratura).

Il percorso scolastico compiuto ad Osimo, con tutto il bagaglio di conoscenze e  di competenze che mi ha trasmesso sono è  stato importantissimo nelle mie sfide successive. Un grazie ed una menzione particolare le devo alle mie professoresse di francese del liceo di Via Aldo Moro:  la prof. Fiorella Buccolini e la prof. Giuliana Giuliani. Sono loro con il loro metodo di insegnamento che  mi hanno fatto amare la lingua e la cultura/letteratura francese. Insegnamenti che ho fatto miei e che oggi fanno parte del mio metodo di insegnamento, della mia  tecnica di comunicazione e della  didattica con cui affronto le lezioni nelle mie  classi di allievi francesi.

Anche la triennale ad Urbino mi ha aiutato, per primo a scoprire moltissimo di me stesso, poi  a sviluppare tantissime capacità ed avere numerose opportunità di percorsi di relazioni internazionali che hanno poi facilitato   il passaggio dall’Italia alla Francia.
L’Università ha indubbiamente avuto un ruolo importante nel mio percorso professionale e umano ma a questo vanno aggiunti: i miei mentori accademici e lavorativi, l’aiuto dei miei compagni ed avere imparato ad ammettere di non sapere mai abbastanza.

Grazie ad un Erasmus placement, e senza sapere di non sapere abbastanza bene l’inglese e il francese, mi sono ritrovato in giro per il Mondo e nel frattempo la conoscenza delle lingue é notevolmente migliora. 

Ho lavorato come cameriere stagionale ad Osimo e a Numana. Ho continuato a lavorare come cameriere i primi due anni a Parigi per poter vivere senza l’aiuto dei miei genitori. Poi ho passato il concorso nazionale ( una selezione molto dura in Francia, dove la Scuola è considerata ” l’istituzione Repubblicana per eccellenza”) ed ho incominciato a insegnare alle scuole medie/superiori come insegnante di lettere (francese). 

Mi chiedo a volte se mi sono completamente integrato in Francia, e la risposta non è così semplice. Certo gli amici, i colleghi, i modi di vivere fanno pensare di si, ma il fatto é che una parte di me é rimasta ancora dentro le mura osimane. Ogni volta che ritorno a casa, Osimo ha su di me l’effetto della “Madeleine di Proust” : mi ritornano in menti attimi della mia infanzia e adolescenza, episodi di vita che ho trascorso camminando per il corso di Osimo, o facendo la coda per prendere un gelato a San Marco al “Bar 4+1” o un pezzo di pizza per il vicolo Cesari Zenocrate da “Pizza in“. 

Purtroppo la lontananza e il passar del tempo “ha silenziato” tante amicizie osimane, anche quelle con cui si è condiviso le esperienze più importanti: i compagni del Liceo, gli amici dell’atletica, gli amici di San Biagio e questo me ne dispiace molto.  

Dopo sette anni che vivo a Parigi, sono sempre più innamorato di questa città. A Paris,  come dicono qui i francesi,  ogni giorno si possono scoprire cose straordinarie. Come le grandi metropoli del mondo, Parigi ti da la possibilità di conoscere tante culture, tanti modi di vivere e tante realtà completamente diverse se non opposte tra loro.  Parigi ti da la possibilità di incontrare tanta gente diversa, di non smettere mai di imparare cose nuove, e di sorridere ogni volta che la Tour Eiffel si illumina davanti ai miei occhi.
Altri aspetti positivi della Francia, e soprattutto di Parigi, sono di poter trovare molte possibilità di lavoro e di facilitazioni per poter incominciare a mettere radici nella regione parigina. La varietà di persone che abitano a Parigi ti fa sentire meno diverso e a volte ti senti compreso. E’, per me,  come vivere costantemente in un paradiso.
Ogni giorno, concluso il tempo dedicato al lavoro, scopro luoghi unici nel loro genere dove è possibile cogliere la vera essenza dell’essere francese. Tra questi il quartiere Le Marais, l’arrondissement creativo della “Ville Lumière”. E’ proprio qui, infatti, che si possono trovare negozi di ogni genere: da show-room di mobili di design esclusivo a negozi di street style passando per il vintage più ricercato. Super affollato di giorno e molto più tranquillo di notte, i suoi locali ospitano una clientela molto alla moda ed elegante, tra lounge bar e ristornati di healthly food si trascorrono ore di dolce vita parigina. Atmosfera giovanile e super moderna.

I servizi che lo Stato mette a disposizione per le persone sono, in generale, molto funzionali. Lo Stato francese offre molte più possibilità e aiuti alle persone e  alle giovani coppie di quanto non  faccia l’Italia. Una politica finalizzata a far mettere radici e stabilizzare a lungo termine le persone anche per risolvere il grave problema del calo demografico che inquieta il governo Macron. 
In questo periodo di emergenza Coronavirus siamo in confinamento, quindi bar, cinema, ristoranti.. sono tutti chiusi. 
Le scuole,  ed anche il nostro Liceo, a differenza di quanto avviene in Italia,  dall’inizio dell’anno scolastico sono state sempre aperte, e noi professori abbiamo assicurato e assicuriamo lezioni in presenza agli studenti, ovviamente con l’obbligo di mascherine, distanziamento e gel per tutti. 
Anche il nostro Liceo, come tutto il mondo della Scuola francese,  ha vissuto con shock e rabbia quanto accaduto il 16 ottobre scorso (la decapitazione del prof Samuel Paty).  Nella nostra scuola noi professori abbiamo organizzato degli scambi con i nostri studenti su quanto tragicamente accaduto. Per una settimana abbiamo sensibilizzato gli studenti, sul valore  della “libertà di espressione” e “il rispetto degli  altri”. Per quanto riguarda precisamente i professori di lettere, abbiamo cercato di applicare questo discorso analizzando testi letterari diversi cercando di favorire un confronto in un clima di scambio  di opinioni  fra gli studenti stessi.

Ritornando all’Italia e ad Osimo mi mancano, oltre alla vicinanza dei miei genitori,  la qualità del cibo e a volte la tranquillità delle persone. Ad Osimo siete tutti molto più “rilassati” rispetto alle persone che si incontrano qui a Parigi. 
Torno a Osimo una o due volte l’anno, durante le feste natalizie e durante l’estate. Certe volte sembra che la città non sia mai cambiata, e che le persone siano sempre le stesse. Poi però quando incomincio a parlare con la gente o a vedere più nel dettaglio le strade, gli edifici, i negozi, percepisco che il tempo è passato, che qualche cosa é cambiato. 

Da ultimo i saluti.
Un Saluto a tutti i miei amici e a tutti gli osimani. Auguro a tutti i miei coetanei di Osimo di non mollare mai davanti alle difficoltà, e di continuare a coltivare le proprie passioni. Non vedete il vivere all’estero come una paura ma come un’opportunità preziosa per il futuro e per l’evoluzione personale. Spero che la mia storia possa aiutare altri giovani osimani a seguire i propri sogni ed a esplorare il mondo al di fuori della mura osimane. 


Ciao Emmanuel Grazie!! per la tua bella testimonianza: abbiamo un osimano insegnante nella scuola pubblica francese.
Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo

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L’unica via possibile per uscire dalla crisi: di Romano Prodi

L’unica via possibile per uscire dalla crisi di Romano Prodi 24/01/2021 oggi su Il Messaggero-

La lezione dell’Euro.

La definizione dell’Italia come grande malato d’Europa si ripete ormai da tempo immemorabile ma, dopo l’inizio di questa sciagurata crisi di governo, gli allarmi che giungono da Bruxelles e dagli altri Paesi partner, si sono moltiplicati e hanno raggiunto livelli senza precedenti.
La ragione è molto semplice: da quando è stato varato il Next Generation Eu si è creata una nuova e inedita interdipendenza fra i diversi Paesi europei. Un evento davvero senza precedenti. Vi è tuttavia una condivisa consapevolezza che il successo di questo grande progetto sia condizionato dai comportamenti dell’Italia, che ne è il Paese maggiormente beneficiario e protagonista.

Eppure non sembriamo renderci conto dell’importanza del Next Generation Eu. Esso cambia i rapporti tra i diversi Paesi membri in modo così profondo che la Commissione e l’Europarlamento hanno recentemente deciso di dedicare l’impressionante somma di 864 milioni di Euro unicamente per fornire, entro la fine del 2027, le consulenze necessarie a dare vita alle riforme strutturali che dovranno guidare la ripresa dei paesi europei dopo la pandemia.

La Direzione della Commissione responsabile di questo progetto (tra l’altro guidata da un italiano) sta già apprestando gli strumenti di sostegno tecnico per aiutare le riforme necessarie al progresso della futura società europea: dall’ambiente all’energia, dalla Pubblica Amministrazione alla scuola tecnica, dalla digitalizzazione alla ricerca scientifica, dalla giustizia al fisco, fino alle misure dedicate alla riduzione delle disuguaglianze. Si tratta di un’azione di supporto non solo necessaria per aiutare i singoli Paesi, ma anche per armonizzare le loro strutture decisionali e creare un modo di operare sempre più coordinato fra i diversi Paesi.

Vista da Bruxelles la crisi italiana non è quindi soltanto un problema nostro. Non riguarda unicamente il nostro spread o la valutazione di Moody, ma mette a rischio, insieme al futuro dell’Italia, il futuro degli altri Paesi europei.

Per essere sintetico, la crisi italiana sta spaventando l’Europa. Per allontanare questa crescente paura dobbiamo urgentemente dare vita a un governo in grado di rispondere positivamente all’allarme dei nostri partner, mettendo in programma i quattro o cinque progetti di riforma indispensabili per unirci alla comune strategia di ripresa. Non è certo un compito impossibile mettere in fila gerarchica i provvedimenti italiani più urgenti e necessari, sui quali è concretamente possibile trovare un largo consenso. Mi limito ad alcuni esempi coralmente ripetuti: la riduzione dei tempi della giustizia, la riorganizzazione della scuola come struttura non solo del nuovo sapere ma della nuova società, con la relativa adozione del tempo pieno e delle necessarie attività complementari. A cui aggiungere le elementari misure fiscali che da decenni si promettono ma che oggi, proprio per il respiro che ci viene dalle nuove politiche europee, sono concretamente possibili. Si può inoltre raccogliere una larga maggioranza di consensi su una revisione del codice degli appalti per rendere normali i tempi degli investimenti e sulle semplificazioni delle procedure burocratiche che non necessitano di raffinati cambiamenti, ma solo dell’abolizione di alcuni passaggi di semplice interdizione.
Il nuovo governo deve quindi partire da questi contenuti e costruire attorno ad essi la necessaria aggregazione politica non solo del Parlamento, ma delle forze sociali che, a differenza di altri momenti storici, si sono mantenute singolarmente al margine del processo politico delle scorse settimane.

Nelle circostanze oggi esistenti, un governo può esercitare positivamente il proprio mestiere solo presentandosi di fronte al Parlamento con un progetto semplice, comprensibile e ritenuto necessario per il nostro futuro. E’ questo l’unico modo per conquistare in modo eticamente accettabile i necessari consensi.

Quando il governo da me presieduto si propose di portare l’Italia nell’Euro, non disponeva certo di una maggioranza larga e omogenea, ma fu in grado di raccoglierla e renderla compatta proponendo al Parlamento un obiettivo voluto dalla maggioranza degli italiani.
Come nel caso dell’Euro, il condiviso grande traguardo in grado di aggregare i necessari consensi esiste e si chiama Next Generation Eu.

Il futuro governo deve essere semplicemente in grado, come avvenne nel caso dell’Euro, di proporre con chiarezza le semplici e severe misure necessarie per fare uscire il Paese dalla crisi prodotta dalla pandemia. Per raggiungere quest’obiettivo abbiamo oggi le risorse finanziarie necessarie e, come abbiamo in precedenza sottolineato, gli aiuti tecnici che ci permettono di supplire, almeno in una notevole parte, alle croniche mancanze della nostra struttura statuale.

Non è raccogliendo qualche parlamentare in cerca di sistemazione che si prepara il nostro futuro, ma preparando i provvedimenti necessari per costruirlo. Oggi è possibile aggregare attorno ad essi una solida maggioranza parlamentare e non una coalizione di reduci tenuta insieme solo per finire la legislatura. Penso che sia ancora possibile salvare la legislatura, salvando l’Italia.

Il Messaggero 24/1/2021


Sempre puntuale Prodi nelle sue riflessioni. Non so se riusciremo a salvarlo questo Paese.
Paola

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I sovranisti-nazionalisti Meloni e Salvini continuano a difendere Trump

Nel giorno dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, i sovranisti italiani eletti al Parlamento europeo non condannano le violenze di Capitol Hill.

Fratelli d’Italia vota contro, la Lega si astiene nel voto su un emendamento alla risoluzione sulla politica estera dell’Ue.

Ecco l’emendamento:
Il Parlamento europeo “condanna con la massima fermezza l’attacco perpetrato al Congresso degli Stati Uniti da un gruppo di rivoltosi incitati dalle teorie cospirative del Presidente Donald Trump e dalle accuse infondate di brogli nelle elezioni presidenziali del 3 novembre 2020; confida nel fatto che gli Stati Uniti garantiranno un pacifico passaggio di poteri al Presidente eletto Joseph Biden e alla vicepresidente eletta Kamala Harris; è allarmato per l’ascesa del populismo e dell’estremismo su entrambe le sponde dell’Atlantico e sottolinea l’urgente necessità di difendere la democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto a livello globale”.


Vi rendete conto cosa sarebbe un governo Salvini-Meloni ?
Scaccio via il pensiero!!
Paola

Bonus gas, luce e acqua: a partire da questo anno 2021 saranno automatici

Il bonus sociale è composto dai bonus gas, luce e acqua ed è rivolto alle famiglie in difficoltà economiche o a persone con disagio fisico che consumano più elettricità, causa apparecchiature mediche. Il bonus sociale per disagio economico sarà automatico a partire dal 1º gennaio 2021, come dichiarato dall’autorità di regolamentazione (ARERA).

Non sarà necessario presentare alcuna domanda o richiesta di rinnovo.

Il Comune non potrà prendersi carico delle pratiche relative a tale bonus.

I bonus hanno durata di 12 mesi.

Requisiti:
💥Famiglie con ISEE non superiore a 8.265 euro
💥Famiglie numerose (con più di 3 figli a carico) con ISEE non superiore a 20.000 euro
💥Titolari di Reddito di Cittadinanza (RDC) o Pensione di cittadinanza (PDC)

Il bonus acqua varia nella quantità a seconda della tariffa d’uso e copre fino a 50 litri d’acqua al giorno per persona. Viene applicato a utenti diretti con fornitura individuale e ad utenti indiretti con fornitura centralizzata.

Il bonus gas offre uno sconto che varia a seconda dei componenti del nucleo familiare, del comune di residenza e della destinazione d’uso del gas. A seconda del tipo di fornitura, si riceverà lo sconto direttamente in bolletta se si ha una fornitura individuale e come bonifico se la propria fornitura è centralizzata. Per usufruire del Bonus Gas è necessario reperire il codice PDR sulla bolletta del gas.

Il bonus luce consiste in uno sconto sulla bolletta elettrica. Ammonta a € 125 per due componenti del nucleo familiare, a € 148 per 3-4 componenti e a € 173 se la famiglia ha più di 3 componenti. Il bonus rimane invariato anche se si cambia fornitore, si fa una voltura o un allacciamento.

Per il momento, non verrà erogato automaticamente il bonus per disagio fisico. Pertanto dal 1º gennaio 2021 nulla cambia per le modalità di accesso a tale bonus.

Aggiornamenti e approfondimenti:
– Dettagli tre bonus: http://www.bonusenergia.anci.it

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Osimo calls World: Giulia Manzotti

Manzotti Giulia nata a Loreto il 19 marzo 1986.

Osimana della frazione della “Staziò”, ora  nella Terra dei leggendari Vichinghi, e nella Terra del sole di mezzanotte, da sempre , culla di scrittori e patria delle fiabe.

Giulia Manzotti,  una osimana  in Norvegia

Mi chiamo Giulia Manzotti e sono nata a Loreto nel 1986. Attualmente vivo in Norvegia nella città di Moelv e sono bibliotecaria universitaria presso l’Università’ Norvegese della Scienza e Tecnologia NTNU, campus Gjøvik.
Dopo aver passato i primi sei anni della mia infanzia a Porto Recanati, la mia famiglia si è trasferita a Osimo Stazione dove sono rimasta fino ai primi vent’anni. Posso quindi definirmi una “Senza testa” d.o.c., sebbene qualche osimano potrebbe obiettare che invece sono solo una “della Stazió”.
Ho frequentato la scuola elementare e media di Osimo Stazione, e poi il Liceo Linguistico di Recanati dove mi sono diplomata nel 2005. Ad Osimo Stazione ho frequentato la palestra “Futura” e praticato la pallavolo nelle varie categorie giovanili.
Riguardo “la mia formazione personale “,  ci tengo a menzionare il lavoro stagionale estivo come cameriera che per circa sette anni di seguito ho svolto  presso il  ristorante “La Tavernadi Sirolo. Una esperienza molto importante ed istruttiva perché anche quella è stata “scuola” per me. Lì infatti tra il preparare la sala, apparecchiare i tavoli, accogliere la clientela, annotare le ordinazioni, servire cibi e bevande, parlare con la clientela per accertarsi del loro stare a proprio agio,  ho imparato la responsabilità, il rispetto e mi sono potuta esercitare nell’uso delle lingue straniere.

Il mio amore per la lettura e per i libri come mezzi di informazione, scrigni della nostra cultura e dell’eredità del passato è nato nella mia infanzia ed è stato sicuramente rafforzato alle elementari dalla maestra di italiano Oretta Luna, che ricordo con molto affetto.
Ricordo  ancora l’emozione per la visita, organizzata dalle maestre, alla Biblioteca civica di Osimo. L’edificio storico, l’atrio con lo schedario, il silenzio delle sale di lettura mi affascinarono. Sono stata, poi in seguito, un’assidua frequentatrice della Biblioteca osimana durante tutto il periodo delle elementari, medie e della adolescenza. Appassionata di gialli ed horror sin da piccola, ho forse letto tutti i libri della collana “Piccoli brividi” presenti negli scaffali della “F.Cini”, tant’è che, ricordo con simpatia il bibliotecario il quale, alla restituzione dell’ennesimo libro, mi poneva sempre la stessa domanda, come un barista che sa quale caffè prenderai: << Sempre “Piccoli brividi” ?>>.
Il bisogno di conoscere e preservare il patrimonio archivistico e librario italiano ha fatto sì che mi iscrivessi alla Facoltà di Scienze dei beni culturali di Fermo. Lì ho conseguito la laurea triennale in Scienze dei beni archivistici e librari, per poi trasferirmi a Firenze per il conseguimento del master in Scienze biblioteconomiche.
Da Firenze sono partite le mie esperienze lavorative come bibliotecaria.
Ho avuto la fortuna di lavorare (anche solo con brevi contratti) alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, all’European University Institute sempre a Firenze, e poi alla biblioteca del NATO Defense College di Roma.

Nel 2013 ho avuto un contratto a tempo determinato presso la biblioteca del CERN di Ginevra. Da qui è poi iniziata la ricerca di un posto di lavoro fisso.
Sono approdata in Norvegia nel dicembre 2013. Il mio contratto presso la biblioteca del CERN stava per scadere e non riuscivo a trovare un posto fisso in Svizzera, per non parlare dell’Italia dove gli sporadici e sovraffollati concorsi per bibliotecario non lasciavano una speranza di lavoro a tempo indeterminato nel prossimo futuro.
Trovare un altro lavoro che non fosse quello di bibliotecario non era mai stata un’opzione per me. Nell’ottobre dello stesso anno avevo risposto a vari annunci di lavoro in Scandinavia, tra cui quello dell’università per cui lavoro ora.
Cercavano un bibliotecario laureato con master specializzato in catalogazione, che parlasse inglese fluente e che fosse disposto a imparare il norvegese (bokmål). Il colloquio andò talmente bene che mi assunsero subito. Dopo qualche anno, ho conosciuto il mio compagno e la scelta di rimanere in Norvegia si è consolidata.

La mia famiglia mi ha sempre appoggiata in tutte le mie scelte e nel mio peregrinare per l’Italia e per l’Europa. Cerco di tornare in Italia almeno tre volte l’anno, sebbene quest’anno non sia stato possibile per via del coronavirus. L’appoggio della famiglia è stato anche importante nei momenti di sconforto che credo accompagnino quasi tutte le permanenze all’estero, provvisorie o definitive che siano.
È normale che vi siano alti e bassi, a volte ripensamenti. Ho avuto la fortuna di avere colleghi molto premurosi, che mi hanno fatto sentire subito parte della squadra e hanno reso più facile l’apprendimento della lingua e l’adattamento alla mancanza di luce (durante il periodo invernale abbiamo solo 4 ore di luce).
Il supporto dei connazionali è stato sicuramente molto importante. La Norvegia è “piccola” se vista dal punto di vista demografico, e le voci corrono velocemente.
La rete degli italiani in Norvegia è ben radicata, e sono stata subito contattata da italiani residenti a Gjøvik. Quando ho pensato di essere l’unica bibliotecaria italiana in Norvegia, ho presto scoperto che invece eravamo in tre. Non ho incontrato nessun osimano per il momento, ma persone provenienti dal circondario e ovviamente da altre regioni italiane.
Dopo che ho incontrato Asle, il mio compagno norvegese, le cose sono andate molto meglio!! Ci siamo conosciuti all’università dove lavoro. Asle stava prendendo una seconda laurea in infermieristica e frequentava molto la biblioteca. Essendo entrambi introversi e timidi non abbiamo mai attaccato discorso, fino a che un suo amico ci ha fatto conoscere e da cosa è nata cosa.

La vita qui è molto più tranquilla rispetto a quella a cui ero abituata in Italia. Gli stipendi sono più alti, e trovare una lavoro fisso è sicuramente più facile se si conosce una delle due lingue nazionali norvegesi.
La burocrazia è più snella rispetto a quella italiana, i siti web istituzionali chiari e facili da usare. Si può fare quasi tutto online: da quando vivo qui, ad esempio, non sono mai andata in comune per sbrigare pratiche, e in banca solo due volte.
Credo che l’Italia abbia molto da imparare dalla democrazia norvegese. Qui i diritti del cittadino sono veramente rispettati e vanno oltre i giudizi (forse pregiudizi?) di natura etica o religiosa dei singoli.
Qualche esempio: la Chiesa norvegese, la comunità protestante e quella cattolica condividono lo stesso edificio per le proprie celebrazioni.
Il matrimonio delle cosiddette “coppie di fatto” è possibile da molti anni. L’adozione o l’affidamento è possibile sia per coppie etero o omosessuali che per genitori single.
Coppie giovani, giovani madri/padri single, studenti con figli a carico ricevono addirittura delle agevolazioni dallo Stato.
Ma la cosa che apprezzo di più’ della cultura norvegese specialmente in questo momento psicologicamente pesante per via del coronavirus è l’attenzione alla salute psichica. È possibile, per esempio, dedicare un’ora alla settimana a un’attività fisica durante l’orario di lavoro.
Con i miei colleghi bibliotecari abbiamo iniziato la pratica del “walk-and-talk”, che consiste nell’incontrarsi una volta mese all’aria aperta per parlare di lavoro e mantenere saldo il legame in questo periodo di smart working.
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Moelv
, la città dove vivo, sorge sul lago più grande della Norvegia chiamato Mjøsa e in più si trova sul lato “giusto” del lago: i paesi che sorgono dal nostro lato hanno il sole tutto il giorno, mentre quelli dall’altra parte del lago (come Gjøvik) hanno il sole solo al mattino, perché il resto della giornata è nascosto dietro alle montagne. Come avrete forse capito, le rivalità tra città limitrofe esistono anche qui in Norvegia, anche se tutti i paesi che sorgono sul lago
Mjøsa hanno in comune un detto, che recita più o meno così: “È lo stesso dove io mi trovi nel mondo, l’importante è che veda il Mjøsa”.
Moelv ha lo status di città, ma è davvero piccola. Il suo motto è “la piccola città dal cuore grande”.Devo infatti ammettere che gli abitanti di Moelv (chiamati modøler) sono più “calorosi” rispetto agli altri abitanti del circondario. Purtroppo non ci sono attrazioni per i giovani, anche se lo sport va per la maggiore come attività ricreativa dopo la scuola. È molto comune che bambini e ragazzi vadano anche a scuola di musica. Quasi tutti sanno cantare o suonare uno strumento. Una cosa che non smetto mai di dire e che vale per tutte le città norvegesi è che per sentirsi integrati bisogna partecipare il più possibile alla vita sociale e trovarsi hobby. Così si migliora la lingua facendo quello che ci piace e la rete delle conoscenze si amplia al di fuori del lavoro. Da amante della natura come sono, mi sono quasi subito iscritta ad attività e corsi su il riconoscimento dei funghi e sulla mappatura di piante e funghi volto alla salvaguardia delle diversità delle specie. Sono anche stata segretaria dell’associazione micologica locale. Spero un giorno di poter dare l’esame per diventare controllore di funghi ed erbe selvatiche.
Se avete modo di visitare e questa contea della Norvegia vi consiglio un giro sullo Skibladner, il vaporetto più antico della Norvegia ancora in funzione che vi permetterà di navigare sul Mjøsa e che attracca presso le tre città di Gjøvik, Moelv e Hamar. Se amate gli sport invernali è possibile visitare lo stadio Vikingskipet, che ha ospitato le olimpiadi invernali nel 1994 . I percorsi naturalistici sono tanti e spettacolari. Se avete la macchina, è possibile guidare fino a Løten, luogo di nascita del pittore Edvard Munch e la vicina città Lillehammer, anch’essa sede delle Olimpiadi 1994 ( oro di Debora Compagnoni nello slalom e  due ori, alla nostra campionessa Manuela Di Centa nel fondo) e rinomata meta sciistica.
Dell’Italia,  mi manca la famiglia, ma anche le altre persone care e il calore umano. Di Osimo mi mancano il centro storico, l’arte che dirompe in ogni angolo, la bellezza delle nostre chiese, la calma dei giardinetti, la vista dei Sibillini dalle mura.
Ovviamente mi manca anche il cibo locale, specialmente i biscotti di mosto di Sopranzetti. Anche Asle, anno scorso, per la prima volta ha visitato Osimo, ed è rimasto molto colpito dall’ “aria storica” che si respira, girando per la città. Essendo un amante della storia, ha apprezzato molto le mura romane e l’architettura dei nostri palazzi in generale, ma anche i giardini e gli scorci con la vista sui Sibillini che si ammirano da Piazza Nuova.
Ogni volta che torno a casa trovo Osimo Stazione cambiata. Le persone “storiche” che conoscevo una volta non ci sono più o hanno chiuso i propri negozi e questo mi da un grande senso di nostalgia. Nonostante la frazione cresca in maniera esponenziale dal punto di vista residenziale, percepisco Osimo Stazione come un posto “di passaggio” dove la gente si ferma solo per prendere un caffè o a comprare due cose. Le attrattive per i giovani sono nulle e i luoghi ricreativi scarsi. Sarebbe bello avere spazi verdi più curati e sicuri (erba tagliata periodicamente, recinzioni mantenute meglio), con giochi
ma anche attrezzi da ginnastica come vedo qua in Norvegia. Lo sgambatoio per i nostri amici animali dovrebbe essere più’ grande e mantenuto meglio. A giudicare dai video che vedo su Facebook riguardanti i pochi eventi pubblici che trovano sede a Osimo Stazione, la gente non sembra essere interessata e non partecipa (non solo adesso con il Covid, anche prima). C’è’ un senso di comunità che manca, e che andrebbe costruito.

A tutti i giovani che vorrebbero trasferirsi all’estero vorrei dire di seguire sempre i propri sogni e di ricordarvi che la nostra “casa” siamo noi. In qualsiasi luogo andrete porterete le vostre radici e i vostri valori, e li arricchirete con quelli di altre culture. Ovunque andrete cercate sempre di portare il meglio dell’Italia, di rimboccarvi le maniche e di lavorare come noi marchigiani abbiamo sempre fatto.
Vedrete che le soddisfazioni prima o poi arriveranno!Un abbraccio (un po’ caldo, siamo sottozero) a tutti i miei compaesani. Vi auguro un felice 2021, che speriamo sia un po’ più buono dell’anno appena passato. E grazie a Paola ed alla redazione de “LaMeridiana” per questa bella iniziativa di raccontare le storie di noi osimani residenti all’estero.
Giulia


Ciao Giulia,  è emozionante ricevere queste bellissime storie, grazie di cuore!!. Un caro saluto da Osimo.
Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo

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p.s.: Giulia (bibliotecaria in Norvegia)  a riguardo la nostra Biblioteca comunale: “Credo che la biblioteca di Osimo abbia saputo valorizzare al meglio le proprie collezioni e i propri servizi nonostante le difficoltà che possa portare l’ubicazione in un edificio storico. Ho visitato recentemente il sito internet della biblioteca e penso che la pagina web sia molto bella e chiara, rendendo i servizi più facili da trovare e quindi visibili rispetto al sito internet di qualche anno fa. Ho avuto l’occasione di visitare molte biblioteche comunali e universitarie qui in Norvegia e ho osservato che il riuso di edifici storici è meno comune ma non raro. Edificio storico o moderno, l’attenzione posta sui bisogni dell’utente in termini di progettazione universale ha radici più “antiche” rispetto alle biblioteche italiane. Penso ad esempio all’accesso alla biblioteca per persone in carrozzina, con scivolo sempre disponibile e con possibilità di muoversi senza problemi all’interno della biblioteca e in totale indipendenza. Oppure alla disponibilità di PC con sintesi vocale e pagine web della biblioteca che siano accessibili a persone con daltonismo e altri problemi legati alla vista.
Una cosa su cui si sta lavorando molto nelle biblioteche dei nostri campus è la riduzione della “distanza” tra l’utente e il bibliotecario che siede al bancone (desk). Gli utenti sono spesso intimoriti dai tipici desk massicci, lunghi, quasi divisori, e sono meno propensi a chiedere informazioni e/o aiuto con il catalogo al bibliotecario che siede al desk. Questo purtroppo diminuisce molto la visione della biblioteca in termini di accessibilità. Un’altra cosa che amo molto delle biblioteche comunali norvegesi sono gli scaffali aperti e le aree relax per gli utenti dotate di poltroncine, tavolinetti o cuscini dove gli utenti possono leggere in comodità e dove possono ricaricare cellulari e tablet. Le biblioteche comunali hanno sempre delle aree dedicate ai bambini, molto spaziose e con scaffalatura apposita dove anche i più piccoli possono sentirsi indipendenti. Il prestito di videogiochi e audiolibri è un altro servizio molto comune in tutta la Norvegia.
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Liliana Segre 91 anni, ma ci sarà a votare SI alla fiducia

Liliana Segre: “Voterò sì alla fiducia”

Contavo di riprendere le mie trasferte a Roma solo una volta vaccinata, ma di fronte a questa situazione ho sentito un richiamo fortissimo, un misto di senso del dovere e di indignazione civile”. La senatrice a vita Liliana Segre, in una intervista al Fatto Quotidiano, annuncia il proprio sì alla fiducia. La sua posizione è netta: “Non riesco ad accettare che in un tempo così difficile, in cui milioni di italiani stanno facendo enormi sacrifici e guardano con angoscia al futuro, vi siano esponenti politici che non riescono a fare il piccolo sacrificio di mettere un freno a quello che Guicciardini chiamava il particulare”.


Grazie Liliana anche a 91 anni sei capace di dare testimonianza a tutti noi e, in particolare, a  quei senatori “distruttori” del Paese, a cui dai una bella lezione su  cosa sia la responsabilità e l’impegno verso una Comunità.
Paola 

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Il 2021 con i volti delle donne: Gennaio

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Un anno con i volti delle donne  e la segnalazione dei giorni particolarmente importanti per i diritti civili delle donne italiane.
Anche durante questa pandemia le donne hanno dimostrato e dimostrano coraggio e resilienza negli ospedali, nei supermercati, nelle imprese di pulizia e sanificazione, nelle RSA,  nella scuola e nelle famiglie.

Quando e dove le donne possono partecipare nelle decisioni,  è tutta la società che ne gusta i benefici.


Un 2021 da vivere insieme, giorno dopo giorno,  con empatia!
Paola

Osimo calls World: Giorgia Mercanti

Mercanti Giorgia nata in Osimo il 19 gennaio 1986.

Osimana del quartiere di  San Marco,  ha messo radici a Barcellona dove lavora come manager  in una delle maggiori aziende al Mondo di abbigliamento,  la Levi Strauss & Co.,  conosciuta per lo più per il marchio di blue jeans Levi’s, simbolo di “libertà” e “personalità”.

Giorgia Mercanti osimana,  oggi catalana per le vie della Barcelloneta

Sono Giorgia, ho 34 anni e da quasi 6 anni vivo a Barcellona. Lavoro come Retail Training Manager per Levi Strauss & Co.
Mi occupo della formazione dello staff dei negozi di Italia, Spagna e Portogallo. Il mio compito è assicurarmi che i consumatori che visitano un negozio Levi’s ricevano un servizio eccellente ed escano contenti e con voglia di tornare a visitarci.
La mia vita pre-COVID era caratterizzata da constanti viaggi su e giù per l’Europa. La mia valigia era sempre pronta ed ero fuori praticamente ogni settimana per 2/3 giorni in media. Viaggiavo soprattutto a Madrid, Milano e Bruxelles. Ora a causa del COVID sto lavorando da casa e sono riuscita a visitare solo qualche negozio qui a Barcellona. La mia routine è cambiata radicalmente e ho reinventato e adattato il mio lavoro alle circostanze attuali.

Sono nata e cresciuta ad Osimo. Dopo aver frequentato il liceo classico Campana, mi sono iscritta alla facoltà di lingue di Macerata. Durante la laurea triennale ho vissuto 6 mesi in Spagna, ad Alicante, e poi mi sono iscritta alla magistrale sempre a Macerata. Dopo il primo anno di magistrale sono andata a Dublino, dove sarei dovuta restare 3 mesi per fare uno stage presso un’entità finanziaria e migliorare il mio inglese. Alla fine, sono rimasta 5 anni. L’azienda dove lavoravo mi ha offerto di rimanere e hanno sponsorizzato i miei studi di contabilità e finanza. Ho continuato quindi a lavorare presso questa finanziaria canadese mentre studiavo per gli esami della certificazione ACCA (Association of Chartered Certified Accountants).
Dopo aver completato gli esami ho deciso che la mia tappa a Dublino era giunta al termine; ne avevo avuto abbastanza di pioggia e vento, e anche a livello lavorativo mi sono resa conto che avevo bisogno di altro.
Una breve parentesi osimana e poi  mi sono trasferita a Barcellona, dove nel giro di poco tempo ho trovato lavoro come impiegata da Burberry, e dopo un anno sono passata al ruolo di Trainer per Spagna e Portogallo. Ho lavorato lì per più di 3 anni, fino a che non sono passata a Levi’s.

Il mio compagno è spagnolo, si chiama Juan e ci siamo conosciuti qui a Barcellona.  È di Valladolid, una città che si trova in Castilla y León. Praticamente siamo entrambi stranieri o quasi, visto che anche la sua famiglia è lontana e deve prendere un volo o intraprendere un lungo viaggio in treno/bus per poterli vedere.
Ha una figlia di 5 anni che si chiama Maria a cui sono molto legata. Juan ha studiato a Madrid giornalismo e scienze politiche, e ora lavora nell’amministrazione pubblica come ispettore del lavoro.
Maria frequenta quello che sarebbe in Italia l’ultimo anno di asilo.
Ci piace fare passeggiate e escursioni alla scoperta di Barcellona, trai vari parchi, le spiagge e i diversi quartieri. Quando invece stiamo in casa giochiamo tutti e 3 a qualche gioco da tavolo, vediamo film e Maria è la mia aiutante officiale in cucina. Juan è invece l’addetto a lavare i piatti.

Quando mi sono stancata di Dublino, dopo la breve parentesi osimana di un paio di mesi, ho deciso di provare a cercare lavoro qui a Barcellona perché è una città che mi è sempre piaciuta.
Parlavo già spagnolo, ero già stata più volte a Barcellona e avevo qui degli amici che si erano trasferiti qui da Dublino, quindi è stato facile ambientarsi.
La formazione scolastica che ho fatto in Italia,  il liceo e l’università,  mi hanno dato sicuramente una buona base e grazie alla laurea in lingue ho imparato regole e basi di spagnolo e inglese, ma fino a che non mi sono trasferita all’estero non sono riuscita a perfezionare la lingua e parlarla in maniera fluida.
La conoscenza dell’inglese e dello spagnolo mi hanno aiutato sicuramente a trovare lavoro, ma quello che faccio non ha niente a che vedere con lingue e letterature.
La conoscenza delle lingue è un prerequisito necessario, ma le altre abilità richieste sono in parte innate e in gran parte apprese con il tempo attraverso corsi e sul campo.
Probabilmente mi è più utile aver frequentato un corso di teatro che aver studiato greco nella mia professione, ma questo non significa affatto che mi penta di aver studiato il greco antico.

L’integrazione con la mentalità, la lingua, il modo di vivere spagnolo è stato molto facile. La cultura spagnola è molto simile a quella italiana. Parlavo già spagnolo prima di trasferirmi e avevo già degli amici qui, e questo ha reso tutto ancor più semplice.
Comparato alla cultura irlandese, abituarmi alla realtà spagnola è stata una passeggiata sinceramente.
La Catalogna ha le sue peculiarità e la sua lingua, qui infatti si parla catalano, ma non è mai stato un ostacolo. Non è necessario sapere il catalano per poter lavorare e integrarsi, in quanto tutti i catalani parlano anche castigliano.
Anzi, so di inglesi e francesi che vivono a Barcellona senza nemmeno sapere lo spagnolo quasi. Perché è una città internazionale, con molti stranieri e molte aziende anche straniere dove non viene richiesto lo spagnolo.

Uno dei pochi aspetti diversi che mi viene in mente e a cui faccio ancora un po’ fatica a abituarmi sono gli orari forse. Qui è tutto spostato in avanti di 1 o 2 ore rispetto all’Italia. Si pranza intorno alle 14/15 e si cena alle 21/22. La prima serata in tv inizia alle 22.30 circa. Ovviamente anche la mattina l’inizio è un po’ più lento. Io di solito inizio a lavorare intorno alle 9/9.30. Le scuole iniziano alle 9 e i negozi aprono alle 10.

Italiani e osimani con cui sono  in contatto? Le mie amiche più strette sono tutte italiane: una ragazza è pugliese, una di Napoli, un’altra di Ravenna e un’altra ancora di Trieste. Vicino casa mia vive un ragazzo di Osimo, Andrea, con la sua compagna, Lucia, che è di Castelfidardo. Con Lucia ci sentiamo o vediamo ogni tanto, con Andrea un po’ meno.
La Spagna è un Paese bellissimo.  Mi viene in mente la Costa Brava, che è una zona costiera tra Barcellona e la Francia. È caratterizzata da piccole cale selvagge con acqua cristallina e paesini pittoreschi.
Nel resto della Spagna i posti meravigliosi da visitare sono tantissimi, a partire dalla capitale Madrid, all’Andalusia, fino alla Cantabria e ai paesi Baschi su al nord.

A livello di servizi me ne viene in mente uno che offre il comune di Barcellona che si chiama Barcelona Activa, che è uno sportello di supporto per tutti coloro che vogliono mettersi in proprio o costruire un’azienda. Offre corsi e appoggio personalizzato attraverso un tutor per coloro che vogliono aprire un’attività. Ne ha usufruito una delle mie amiche che ha aperto un negozio e si è trovata molto bene. È tutto gratuito.

Anche le biblioteche e i centri civici funzionano bene e ne ho usufruito diverse volte. Si possono prendere in prestito libri, ma anche CD, film e giochi da tavolo per bambini. Ci sono molti testi anche in inglese, italiano e altre lingue. Ho letto tutta la saga de “L’Amica Geniale” di Elena Ferrante grazie alla biblioteca pubblica.
I centri civici organizzano corsi a basso costo delle materie più svariate; lingua, danza, cucina, etc.
La sanità pubblica funziona bene. Sono andata qualche volta a fare le analisi e sono sempre stati puntuali e non si paga nessun ticket.
Altro punto positivo le piste ciclabili. Prima di trasferirmi a Barcellona io e la bicicletta non andavamo molto d’accordo. Arrivata qui mi sono “messa le pile” come si direbbe in spagnolo, ovvero mi sono data una svegliata e ho iniziato a usare la bici pubblica per muovermi.
Ci sono moltissime stazioni per prendere e lasciare la bici, molte piste ciclabili (anche troppe forse) e il clima mite sicuramente aiuta. Inoltre Levi’s paga l’abbonamento annuale base ai dipendenti dell’ufficio di Barcellona per incentivare l’uso di questo mezzo di trasporto.

Dell’ Italia e di Osimo, naturalmente, mi manca la famiglia, la vicinanza dei miei genitori, Flavia e Luciano, mio fratello Marco, tutti gli zii e i cugini, Luca e Sara in particolare, e  l’ affetto di nonna Peppina ( a marzo compirà 87 anni).
Per quanto riguarda cose materiali invece mi mancano i nostri paesaggi; le colline marchigiane, il Conero, l’aria pulita che non si respira in città.
Mi manca anche il cibo italiano, ma non troppo. A Dublino ne soffrivo molto la mancanza ma qui si trova praticamente tutto. Vivendo al centro di Barcellona, nel quartiere della Sagrada Familia, devo dire che ho accesso a tanti prodotti italiani.
Pasta, passata, mozzarella italiane si trovano anche al supermercato. E proprio davanti casa ho un negozio italiano che ha aperto qualche mese fa dove posso comprare svariati prodotti; dalla pasta fresca, al guanciale, ai “plum cake” Mulino Bianco fino all’orzo-caffè solubile.
I servizi, qui a Barcellona, sono funzionali le scuole pubbliche anche funzionano bene e ce ne sono molte. Un aspetto interessante è il permesso di maternità/paternità.
Avendo amiche sia qui che in Italia che hanno partorito da poco ho notato qualche differenza e devo dire che su questo la Spagna è più avanti di noi.
In Spagna la maternità dura 16 settimane, che iniziano al momento della nascita. Prima della nascita la futura mamma può prendere  “la baja”, ovvero la mutua, nel caso la gravidanza non sia compatibile con il lavoro. Dipende dal tipo di lavoro e dalla gravidanza quando la mamma smette di lavorare, poi dal parto in poi ci sono i 4 mesi di maternità, più ore di permesso per l’allattamento. I papà al momento hanno diritto a ben 12 settimane, che diventeranno 16 a partire dal 1 gennaio 2021.
Mi sembra realmente una buona iniziativa, anche perché dando ad entrambi genitori lo stesso numero di settimane si evita, o per lo meno si limita fortemente, qualsiasi discriminazione delle donne sul luogo di lavoro.
Sono ritornata ad Osimo lo scorso agosto, in vacanza.  È venuto anche il mio compagno, che era già stato un paio di anni fa, e si è innamorato di Osimo e delle Marche.
Quando torno trovo una Osimo cambiata un po’ ogni volta; negozi che chiudono, altri che ne aprono, nuovi bar, nuove generazioni, nuove rotatorie…
In certi aspetti sicuramente la trovo cambiata in meglio; più iniziative per i giovani, eventi culturali, nuovi servizi.
Mi piacerebbe cambiasse in meglio il Consolato italiano a Barcellona.  Purtroppo è un esempio del malfunzionamento della burocrazia italiana, anche all’estero. Io fortunatamente non sono dovuta ricorrere a loro spesso finora, ma so di italiani che hanno atteso anche 8-9 mesi per un rinnovo di passaporto.

Ci sono parecchie cose che mi piacerebbe cambiassero in meglio nel nostro Paese. Inizierei dalle basi. Ad esempio, che tutti pagassero il biglietto dell’autobus. Sembra una sciocchezza, ma ricordo ancora quando vivevo a Alicante, la prima volta che sono salita sul bus, quando l’autista ha controllato che avessi pagato il biglietto. Mi sono chiesta perché non viene fatto in Italia ?

Riguardo  l’emergenza Coronavirus, come la stiamo vivendo ?  In maniera abbastanza confusa. Durante la prima quarantena di marzo/aprile, il governo ha applicato delle misure restrittive in tutto il Paese.
Ora invece ogni comunità prende misure diverse e la situazione è un po’ caotica ( un po’ come in Italia). Mentre a Madrid bar e ristoranti non hanno chiuso negli ultimi mesi nonostante i contagi molto alti, qui a Barcellona hanno riaperto la scorsa settimana dopo un mese di chiusura.
Al momento c’è un piano di “desescalada”, ovvero ritorno graduale alla normalità. Vincolato al fatto che i contagi continuino a diminuire. Dopo aver riaperto bar e ristoranti, seguono palestre e centri commerciali etc.
Nel mio caso, la vita  è cambiata drasticamente, perché prima viaggiavo tutte le settimane, mentre ora lavoro da casa. Per fortuna l’azienda ci ha mandato un monitor, tastiera, mouse, e un contributo per comprare scrivania, sedia, cassetti. Così mi sono potuta organizzare il mio spazio di lavoro a casa. Durante i primi mesi lavoravo tra divano, letto, e tavolo del soggiorno.
Qui, come in Italia del resto, le regole cambiano spesso.
Al momento si può uscire tra le 6 e le 22, si può andare al bar o al ristorante ma non più di 4 persone ogni tavolo. Ci si può incontrare fino a 6 persone massimo.
Le indicazioni sono di rimanere a casa, e lavorare da casa se possibile.
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Da ultimo colgo l’occasione per salutare Osimo e tutti gli osimani. Magari in un futuro lontano, tra molti anni, ritornerò a Osimo a passare la vecchiaia?!
A tutti i giovani della mia città consiglio di viaggiare, fare esperienze, e trovare la propria strada che sia ad Osimo, in un’altra città o all’estero. Non abbiate paura di allontanarvi dalla vostra famiglia perché i vostri cari saranno contenti se sanno che voi lo siete, che state facendo ciò che vi rende felici.


Ciao Giorgia Grazie!! e Buona Vita. E’ un vanto per la nostra città scoprire la determinazione e il coraggio di tanti giovani come te che si fanno valere per le strade del Mondo.
Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo

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L’assessore all’Istruzione che canta “Faccetta nera”: a che punto siamo arrivati ?

E’ successo pochi giorni fa. In una trasmissione radiofonica a diffusione nazionale, l’Assessore alla Istruzione della Regione Veneto, Donazzan (Fratelli d’Italia),  ha intonato e allegramente commentato alcune note di “Faccetta nera”, canzone ben nota dell’epoca fascista che riecheggia ed elogia un ignobile e vergognoso passato.


Può chi riveste un ruolo così importante e significativo come,  la delega all’istruzione,  avere un simile comportamento ?
Il 27 gennaio prossimo il Paese sarà chiamato a celebrare, pur nelle limitazioni della pandemia,  il Giorno della Memoria. Che farà l’Assessore alla Istruzione del Veneto come penserà di onorare  concretamente il significato di tale giornata ?
Chi canta inni fascisti non può stare in un’istituzione e, peggio, fare l’assessore all’Istruzione.
Paola

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Zingaretti: ….è il tempo di costruire un futuro migliore ( e non di far cadere il Governo)

La relazione introduttiva di Nicola Zingaretti alla riunione della Direzione nazionale del Partito Democratico (8 gennaio 2021)
Anche se siamo nel pieno di una vicenda politica in continua evoluzione ho ritenuto utile e opportuno convocare questa riunione della Direzione per informare il gruppo dirigente sulla situazione a oggi. Sapendo che entriamo in una fase nella quale dovremo convocarci al bisogno seguendo gli sviluppi della situazione.
Nei giorni scorsi abbiamo tenuto la segreteria, il comitato politico e riunito i segretari regionali e delle città capoluogo.
Questo perché ritengo giusto condividere tra noi la scelta in un passaggio fondamentale per il futuro non solo del governo che sosteniamo con la massima lealtà, ma del paese alle prese con un’emergenza sanitaria, economica e sociale che non tollera rinvii.
Ma non voglio sottrarmi da alcune considerazioni, che ritengo urgenti, che mi suscitano le immagini dell’assalto al Senato degli Stati Uniti d’America da parte di migliaia di persone in preda a una rabbia bestiale.
Ci sono state vittime e feriti. Sono stati distrutti uffici, tavoli, vetrate, archivi. Proprio lì, nel cuore della democrazia americana. Un senso di preoccupazione misto a tristezza hanno invaso l’animo di tanti cittadini di tutto il mondo, che hanno potuto assistere a questo scempio attraverso la TV.
Come si è arrivati a tutto ciò? Certo, Trump. Innanzitutto, Trump.
Il suo ego smisurato. Straripante di atti che occhieggiano al razzismo, xenofobia e radicalità e estremismo.
Esso ha ingigantito un’anima profonda dell’America che in realtà è un dato permanente della storia di quel grande Paese che si è concretizzato in grandi e simbolici conflitti. Ricordiamo: Joan Baez e la guerra del Vietnam. Martin Luther King e il Ku Klux Klan. McCarty e i Kennedy. Potrei continuare.
Le sue responsabilità dunque sono immense. Ma dirlo non ci basta.
Ma chi ha prodotto Trump? Perché, pur nella sconfitta, ha conquistato 70 milioni di voti su una linea apertamente estremista.
Com’è possibile che per la prima volta nella storia degli Stati Uniti un presidente sconfitto interrompa la continuità istituzionale e non accetti la sua sostituzione?
Anzi: grida al furto delle elezioni e fomenta non solo una protesta, ma una vera e propria insurrezione?
Avremo il tempo di ragionare. Abbiamo l’obbligo di ragionare.
Eppure la prima impressione ci dice che nel mondo di oggi, negli impetuosi processi globali, la democrazia intesa solo come la fissazione di regole da rispettare non regge al vento populista.
Di quel populismo che anche in altre fasi della storia umana porta sempre con sé una latente minaccia alla libertà e involve nell’autoritarismo.
Le regole democratiche rischiano di non tenere se le società sono troppo divise, le disuguaglianze troppo grandi, la cultura fruita solo da limitate élite.
Se le possibilità di vita sono così diverse al punto che coesistono due fasce di popolazione nelle nazioni così lontane, da non poter più comunicare. Una fascia felicemente globalizzata, protetta, dinamica, avvantaggiata dagli effetti virtuosi dei processi mondiali e un’altra che avverte di essi solo gli effetti perversi e che non coltiva più una speranza di miglioramento del proprio futuro e che la destra populista si candida a rappresentare su una deriva a volte addirittura eversiva o autoritaria.
Un senso di esclusione, persino al di là del puro dato economico, che incarognisce e esaspera ogni conflitto. E allora gli stessi canali della rappresentanza democratica saltano; e lo scontro avviene tra due mondi che letteralmente vivono a ritmi diversi, con la qualità delle loro esistenze totalmente diverse, con chance di promozione sociale totalmente diverse.
Ecco il pericolo. Se la democrazia non è accompagnata oltre che dalla indispensabile crescita della giustizia sociale, da una estensione universale del diritto allo studio e alla sanità, da una battaglia valoriale circa la dignità delle persone e il loro rispetto per gli altri, l’impalcatura delle istituzioni liberali è destinata a essere sopraffatta.
Mi viene da dire che con tutte le difficoltà che ha la vecchia Europa, eppure essa appare più solida rispetto all’istruzione della violenza endemica della destra risorgente.
Ho detto più solida. Ma solo a condizione che la stessa Europa continuerà a sviluppare quella svolta attualmente in atto, fondata sulla solidarietà, il rischio comune, la crescita ecologica, la coesione sociale che unisce al loro interno le varie nazioni e le apre al dialogo e alla collaborazione con le altre nazioni. Nulla è scontato.
Ma quelle immagini da Washington a cui mi riferivo ci sollecitano con ancora più coraggio sulla nuova strada europea alla quale anche noi abbiamo contribuito.
Il populismo cavalca i problemi del popolo e in qualche modo li aggrava, una politica popolare li deve risolvere.
Questa è la missione del PD. Dei Democratici in Italia e nel mondo, per questo abbiamo sostenuto e poi salutato con speranza e gioia la vittoria di Biden e della Harris al voto negli Usa.
Hanno già lanciato un messaggio giusto di unità del popolo e che aiuterà il mondo intero ad avere un interlocutore.
Prima le persone e una politica attenta alla condizione umana è qualcosa di molto di più che uno slogan.
Torniamo ora al tema del nostro impegno concreto di queste ore
Questa nostra riunione si svolge nel cuore di un impegno e una battaglia sul fronte sanitario e non solo, che è volta a contenere la pandemia e a limitare i suoi effetti più drammatici sulla vita delle persone.
Un evento di dimensioni planetarie che ha già causato oltre un milione e ottocentomila vittime nel mondo – più di 75mila solo nel nostro paese – e che ha sconvolto società, economie e la vita di miliardi di donne e uomini con effetti destinati a durare nel tempo.
L’emergenza non è alle nostre spalle. Ancora oggi in Italia, come in Europa e nel mondo, il numero delle persone positive è in crescita e notizie di possibili varianti del virus non vanno drammatizzate, ma non inducono all’ottimismo.
E’ vero l’anno si è aperto nel segno della speranza.
L’avvio della campagna vaccinale procede in modo concreto e rappresenta una speranza decisiva per tutti noi. Ma questa notizia, per quanto fondamentale, non deve farci cedere a semplificazioni di alcun genere.
La scienza, in tempi record, ci ha dato uno strumento potente per difenderci, ma ci attendono altri mesi di impegno pesante per riuscire a contenere e bloccare il contagio.
L’Italia – a dispetto di tanti profeti di sventura – finora si è mossa bene. Nel modo giusto.
I risultati di questa prima fase della campagna di vaccinazione in rapporto al numero di dosi disponibili sono ottimi, ma – insisto – la strada è ancora lunga e molto dipenderà dal possibile arrivo, dopo l’autorizzazione dell’Ema, di nuovi vaccini in grado di aumentare in maniera esponenziale la diffusione necessaria.
Non è solo o tanto un problema di catena distributiva. Esiste piuttosto una questione legata alle quantità di vaccini disponibili sul mercato mondiale. Quelli approvati dall’Ema al momento sono 2, con un numero di dosi e caratteristiche che comunque chiederanno altro tempo, forse mesi, per conseguire livelli adeguati di copertura della popolazione.
Dopo l’anno terribile che si è appena chiuso, il vaccino Covid oggi è il più importante motivo di speranza nel futuro.
Perché la più grande campagna vaccinale della nostra storia funzioni – come tutti giustamente sperano e pretendono – saranno necessari maggiori quantità di vaccino, assoluto rigore, capacità di coordinamento e rapidità. Su questo obiettivo fondamentale noi vigileremo con la massima attenzione.
La battaglia però non si svolge solo sul fronte sanitario.
In un quadro di enorme complessità è stato e rimane fondamentale tenere alta l’attenzione sul fronte economico e sociale.
Pochi dati danno la misura della gravità.
• Nei primi 11 mesi del 2020 sono state autorizzate 2 miliardi e 800 milioni di ore di cassa integrazione: oltre dieci volte in più rispetto al 2019.
• Secondo il Censis sono 460.000 le piccole imprese italiane a rischio chiusura.
• Come evidenziano gli ultimi dati Eurostat a pagare maggiormente le conseguenze economiche della crisi saranno i più fragili, in particolare lavoratori a termine, giovani e occupati in settori a bassa specializzazione.
Il PD, non si distrae. Questa è la priorità.
Contrastare gli effetti negativi a medio-lungo termine della pandemia, in particolare sulle persone più svantaggiate, diventa un nostro impegno fondamentale.
Le misure eccezionali di sostegno varate dal governo in questi mesi sono state indispensabili per ridurre l’impatto delle conseguenze economiche della pandemia. Ma ora è il momento di un balzo in avanti.
Il trauma subito è profondo. La nostra capacità di cura e reazione sarà determinante e dipenderà soprattutto dalla velocità, dalla solidità e dal grado di concretezza delle scelte sull’utilizzo delle nuove risorse europee.
Grazie anche al nostro contributo, il confronto sul Piano italiano per il Recovery fund ha compiuto importanti passi avanti.
Su tale tema abbiamo svolto un ruolo prezioso, dando un contributo alla sua stesura anche attraverso il documento d’indirizzo della segreteria con la sottolineatura delle priorità di indirizzo per noi rilevanti.
Abbiamo indicato la necessità di ridurre la politica dei bonus per favorire gli investimenti sugli obiettivi strategici: la strada da imboccare è non frammentare le risorse con una miriade di interventi di corto respiro, ma destinarle ad azioni dall’alto impatto trasformativo e per questo capaci di sviluppare filiere virtuose nei settori più avanzati dal punto di vista tecnologico, della sostenibilità ambientale, dell’innovazione sociale e culturale.
Abbiamo per questo indicato alcuni punti che riteniamo determinanti per migliorare il Piano: a partire dal capitolo della decarbonizzazione, muovendo da progetti concreti nei territori più sensibili come nel caso di Taranto.
Abbiamo proposto l’attuazione di un vero e proprio Piano Cultura 5.0, per consentire l’emergere delle grandi potenzialità dell’industria culturale italiana, volano indispensabile della ripresa economica e della vitalità della nostra democrazia.
Maggiori risorse e attenzione all’economia e al sistema turismo
Abbiamo ribadito l’esigenza di una riforma profonda e urgente degli ammortizzatori sociali e denunciato la mancanza, nella prima bozza del Piano, di un progetto innovativo sulle politiche attive per il lavoro.
Abbiamo chiesto che sul tema della transizione ecologica vi fosse maggiore coraggio con la definizione di obiettivi prioritari, aggiornamento del PNIEC (il Piano Nazionale integrato su energia e clima), economia circolare con la riconversione di interi settori produttivi a partire dalla siderurgia e dall’automotive.
Abbiamo indicato la priorità di un processo imponente di digitalizzazione del Paese, a cominciare dalla scuola, dalla sanità e delle città, come strumento essenziale di competitività, emancipazione e cittadinanza.
Riteniamo che le risorse europee dovranno essere utilizzate col massimo impegno per rafforzare e costruire infrastrutture sociali: proprio il Covid ha mostrato quanto vitale sia investire nella cura, assistenza, sanità, educazione, empowerment della persona.
Abbiamo condiviso la scelta di fare della parità di genere una delle linee strategiche chiedendo anche su questo maggiore coraggio: la parità di genere deve entrare in maniera esplicita, con obiettivi chiari e misurabili in tutte le missioni del Piano.
Crediamo che il Recovery fund possa e debba essere l’occasione per ridurre il divario storico e il dualismo economico-sociale tra Nord e Sud così da riconnettere il Paese eliminando tutti quelle disparità territoriali che indeboliscono tutti.
Lo stesso principio deve valere per la frattura tra aree interne e città e, nell’ambito delle città, tra centri storici e periferie.
Infine abbiamo indicato un punto che giudico davvero indispensabile: introdurre da subito criteri stringenti per la valutazione dell’impatto delle diverse misure.
Questa, assieme a un investimento senza precedenti sulla pubblica amministrazione, con l’ingresso di una nuova generazione di operatori e dirigenti, è la condizione perché il Recovery fund produca il cambiamento radicale che oggi occorre al Paese.
Un piano serio che offra un futuro all’Italia è la missione del PD.
Lo dobbiamo soprattutto alle ragazze e ai ragazzi, i giovani italiani che vivono il tempo degli “anni rubati” perché pagheranno più di ogni altro il costo di questo dramma e hanno diritto a chiederci impegni seri e garanzie certe per il loro futuro.
Ora è il momento di decidere e procedere.
Si adotti il testo nel Consiglio dei Ministri e si avvii il percorso parlamentare così da coinvolgere il Paese sulle scelte fondamentali per i prossimi anni.
Sarebbe davvero incredibile e privo di senso, dopo aver vinto una battaglia storica in Europa e avere ottenuto il risultato di centinaia di miliardi, riconoscere che questa maggioranza non è in grado di dettare le linee di indirizzo per impegnare quelle risorse.
Siamo stati i primi a sollecitare chiarezza e anche a chiedere cambiamenti sostanziali rispetto alla prima bozza ma, come ha detto ancora mercoledì Andrea Orlando che per la segreteria ha seguito il dossier, “si è fatto un positivo passo in avanti, con la buona volontà le questioni possono essere affrontate e risolte”.
Per questo però bisogna accelerare.
Anche perché in questo contesto è aumentata, oltre il livello di guardia, la conflittualità dentro la maggioranza e questo ha creato un clima di incertezza che può arrecare danni all’azione di Governo ma, soprattutto, alle condizioni di vita di milioni di italiani.
In ballo, ancora una volta, non ci sono i destini di un partito.
Vedo piuttosto il rischio serio che il protrarsi di una situazione di incertezza allarghi in modo irrimediabile il distacco tra la politica, le istituzioni e i sentimenti e le aspettative delle famiglie.
Nessuno commetta l’errore di sottovalutare la gravità di ciò che potrebbe accadere.
Non sottovalutiamo la disperazione e la rabbia delle persone se a fronte di paure e incertezze la politica assumesse il volto dei giochi di palazzo.
C’è un humus sociale ad alta infiammabilità, ci sono pensieri incendiari pronti a scatenarsi.
In questi mesi rispetto all’angoscia e alle paure degli italiani siamo stati un punto di riferimento.
Se ci siamo riusciti è proprio perché il nostro assillo si è sempre rivolto alla necessità di porre in cima a tutto l’interesse del Paese.
Questo obiettivo non si raggiunge con la pigrizia nell’azione di Governo – quella pigrizia che con la nostra delegazione e il lavoro dei gruppi parlamentari noi abbiamo sempre combattuto – ma non si raggiunge neppure con un avventurismo distruttivo che non vede e non porta lontano.
Su questo voglio essere molto chiaro: da mesi, sempre alla luce del sole, con un’iniziativa politica unitaria, sollecitiamo un rilancio, una ripartenza di una coalizione che dopo la fase positiva dell’emergenza deve affrontare con maggiore unità, solidità, fiducia la ricostruzione dell’Italia. Non solo non lo nascondo: lo rivendico.
Ma questo nostro impegno si declina nella parola ricostruire e rilanciare.
Mai nella parola distruggere. Questa è la differenza.
È così da sempre e per quanto ci riguarda così continuerà ad essere.
A fine agosto del 2019 eravamo consapevoli dell’eterogeneità e anche della fragilità della maggioranza a cui sceglievamo, con altri, di dare vita. Eppure abbiamo deciso, io credo giustamente, di assumerci quella responsabilità e di avviare una nuova stagione della politica italiana.
Proprio perché coscienti di quelle fragilità siamo stati di gran lunga e in ogni passaggio la forza più unitaria, quella che di più si è messa a disposizione per rafforzare una visione comune e che ha chiamato, spesso inutilmente, gli alleati a una battaglia condivisa, anche nelle elezioni amministrative. Abbiamo cercato in ogni modo di garantire spesso lasciati soli un fronte comune, per combattere le destre e per affermare una sintonia tra la battaglia politica che conduciamo come forze di Governo e la vita delle comunità locali.
Il PD ha raccolto i risultati di questo impianto, ritornando centrale nello scenario politico e anche, a differenza di altri, su quello elettorale.
Ora anche grazie alla nostra iniziativa a novembre, dopo il vertice tenuto a Palazzo Chigi si era avviata una stagione positiva di confronto sui contenuti del rilancio.
Abbiamo creduto e scommesso in quel processo, proprio perché volevamo cambiare e non distruggere.
Alla vigilia del percorso del Recovery fund, che per l’Italia vuole dire ricostruire speranza, tutto però è tornato a oscillare pericolosamente, con fibrillazioni che rischiano di mandare in frantumi il lavoro di un anno.
Dentro una pandemia tragica, provocare elezioni anticipate sarebbe un errore imperdonabile.
Ma attenzione, e prendetelo pure come un grido di allarme perché tale è: il logoramento dei rapporti politici già in passato, nella storia della Repubblica, ha portato a un’evoluzione incontrollabile, il cui esito sono state proprio le elezioni anticipate.
Noi non abbiamo mai temuto il voto.
Non lo temevamo quando Salvini ha deciso di porre fine al Governo nell’estate del 2019, non lo temiamo ora.
Ma poiché il rischio è reale, concreto, ribadiamo con maggiore forza che per noi l’Italia ha più bisogno di sconfiggere il virus e di un solido progetto di sviluppo.
E che questo compito spetta a questa alleanza.
Si può raggiungere l’obiettivo. Se prevale un vero dialogo.
Una predisposizione di tutti all’ascolto, e il rispetto di ognuno rispetto agli altri componenti della maggioranza che sostiene il governo.
Sono fiducioso. Ma anche consapevole della delicatezza di questo passaggio.
Non servono davvero richieste ultimative, prepotenze o imposizioni, pretese unilaterali che impediscono un’autentica collaborazione per raggiungere insieme il risultato di un rafforzamento e di una ripartenza del governo che in questi mesi ha retto bene e con molta dignità le sorti della nazione.
Ognuno deve saper rinunciare a qualcosa di suo e misurare i propri convincimenti e le proprie proposte con i convincimenti e le proposte degli altri. Un programma di coalizione, d’altra parte, si costruisce così. Ottenendo dove è possibile e continuando a discutere dove ancora è difficile raggiungere una sintesi.
Qualcuno in questi mesi sbagliando di grosso ha chiamato questa strategia, subalternità. Io la chiamo: BUONA POLITICA RIFORMISTA. Che anteponendo gli interessi del Paese cambia la realtà in meglio.
Quale altra strada c’è rispetto a questa? Un altro governo, confuso, trasformista, trasversale, tecnico? Nulla di buono tutto ciò porterebbe all’Italia. Oppure proclamare il nostro fallimento per aprire le porte ad improbabili ritorni della destra nazionalista, in totale contro tendenza con gli orientamenti che si stanno rafforzando in tutta l’Europa?
O ancora, alla fine accettare le elezioni anticipate in questa condizione così precaria da tutti i punti di vista dentro la quale siamo immersi? Ci capirebbe il popolo italiano? Non sarebbe un rischio da evitare?
Ripeto: alla fine tornare al popolo è sempre un’ultima istanza democratica. Ma in questo momento davvero occorrerebbe fare altro.
Si vada quindi avanti sul confronto sul Recovery. Non vedo ostacoli insormontabili che impediscano l’arrivo a un progetto serio, condiviso e coraggioso. Nelle prossime ore si faccia un passo in avanti.
Sarebbe importante che il Presidente Conte, sulla base dei contributi elaborati e proposti dalle diverse componenti della maggioranza in questi mesi, prenda un’iniziativa per arrivare a una proposta di patto di legislatura, un’esigenza che con tutti gli alleati di Governo abbiamo condiviso come necessità per dare nuovo slancio al Governo. Si trovi il livello più alto possibile di sintesi, e tutti siano leali e partecipi rispetto all’importanza vitale di questa sfida.
Un’alleanza vive se tutti riconoscono l’esistenza delle identità di coloro che partecipano alla sfida e insieme si lavora per produrre una sintesi in stretto contatto con il Paese, i lavoratori, le famiglie, i soggetti della rappresentanza sociale.
Il PD le sue priorità le ha indicate.
Il giudizio su di noi dipenderà dall’efficacia con cui sapremo gestire i temi cruciali di questa fase:
• se riusciremo a domare definitivamente il numero dei contagi del virus;
• se sapremo programmare con efficienza, dedizione e precisione la vaccinazione di massa;
• se sapremo utilizzare le risorse del Recovery fund per affermare un nuovo modello di sviluppo della Nazione all’insegna della sostenibilità ambientale e sociale, per garantire crescita e benessere;
• se sapremo dare un’assoluta centralità al tema di come salvare e rilanciare il commercio e l’artigianato italiano che è insieme una ricchezza economica e culturale, lavoro e rete civile che rende vive le nostre città
• se sapremo avviare una stagione di nuova e buona occupazione, soprattutto quando cesserà lo stop ai licenziamenti per le imprese;
• se sapremo approntare ammortizzatori sociali e quegli strumenti innovativi ed efficaci di politiche attive per il lavoro che mancano drammaticamente all’Italia da decenni;
• se sapremo rendere il nostro sistema fiscale più giusto e progressivo, come indica la nostra Costituzione;
• se sapremo intervenire sul sistema della giustizia, che dovrà essere più equa e più rapida;
• se sapremo innovare il nostro sistema sanitario, per tutelare il diritto alla salute di tutti;
• se sapremo dare protagonismo alla forza dei giovani e delle donne;
• se sapremo cambiare la pubblica amministrazione italiana, in tutte le sue diramazioni, per avvicinarla ai bisogni delle persone, delle imprese, dei territori.
E se finalmente si realizzeranno quelle riforme costituzionali che correggono le distorsioni derivate allo stesso tempo dal taglio dei parlamentari e dall’esistenza di questa legge elettorale.
Ecco la prova a cui siamo chiamati: dare una svolta alla storia dell’Italia, disegnare e realizzare un Paese nuovo, non ricostruire quello debole e fragile che c’era prima del Covid.
Facciamo appello alla responsabilità, che non è immobilismo o subalternità, ma protagonismo e sforzo unitario per risolvere i problemi.
Abbiamo davanti un’occasione storica per Italia. Torniamo a dare la priorità al bene comune dell’Italia.
Non è il tempo delle barricate, ma – come ha indicato il presidente Mattarella – quello dei costruttori, della collaborazione e della coesione, per indicare e costruire la strada per un futuro migliore da lasciare alle generazioni che verranno.

Quando il silenzio non è virtù: una persona che pensa di fare i muri non è cristiano

Oggi su “Avvenire” un bel articolo di Agostino Giovagnoli che riprende un pensiero di papa Francesco del 2016: “Una persona che pensa di fare i muri non è cristiano”. Un pensiero, dopo le tragiche vicende di quanto accaduto nel Parlamento degli Stati Uniti, più che mai attuale. Il papa era stato criticato di far politica di intromettersi negli affari politici. Un concetto, invece,  che deve essere ben chiaro a quanti si professano “cattolici” ( e quanti ce ne sono anche nel nostro Paese  dei così detti, autoproclamatisi  “cattolici in politica”).
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Sempre lui: ieri “rottamatore” oggi “distruttore”

Oggi, all’alba dell’ennesima crisi di governo, c’è da chiedersi cosa succederà alla nostra Povera Italia ?
Il destino del Paese è da settimane in mano, ai giochetti politici di un “Inaffidabile” più consono a fare il giocatore di poker che mettersi a disposizione per il bene del Paese.
Mentre gli italiani tutti i giorni si dibattono tra mille difficoltà e nella tragedia del Covid-19, lui – l’ex rottamatore, l’#enricostaisereno, l’autore dello sciagurato patto con Berlusconi ( quello del Nazareno, infranto ovviamente alla prima occasione), il regista della vicenda dei 101 falchi tiratori contro Romano Prodi, – gioca, riducendo la politica parlamentare a un Risiko quotidiano, a uno stillicidio di mosse.
Aveva promesso di ritirarsi dalla politica dopo il biennio 2014-2016 e non l’ha fatto, poi ha distrutto il PD, oggi vuole distruggere una fragile alleanza che bene o male ha saputo affrontare tempi difficili e che si appresta a mettere in piedi scelte importanti di rinascita e ripartenza.

Purtroppo saremo noi italiani a rimetterci ritrovandoci, temo, guidati da una destra anti europea, sovranista, oscurantista e filo-Trump.
Alcide De Gasperi era solito rivolgersi ai suoi alleati, con questa frase che ha fatto storia: “Solo se uniti saremo forti“.
Quando il centro sinistra riuscirà di far tesoro di questi insegnamenti ?

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Osimo, case popolari Erap: controlli sugli inquilini morosi

Bilancio 2020 dell’attività svolta in ordine alla delega ai Servizi Sociali del Comune di Osimo, oggi 04 gennaio 2021, su Cronache Anconetane ed altri organi di stampa locale

Il vice sindaco di Osimo, Paola Andreoni

Tra i primi obiettivi inseriti nell’agenda amministrativa 2021, l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Osimo, Paola Andreoni metterà ai primi posti oltre alle nuove agevolazioni per le tariffe dei servizi di trasporto scolastico o alla quota fissa mensa scolastica, le azioni di controllo e di sistemazione delle situazioni di morosità di inquilini delle Case popolari Erap e il potenziamento della digitalizzazione dei servizi erogati dall’ente. «Per quest’ultimo abbiamo già avviato la procedura per partecipare all’avviso Ministeriale delle politiche familiari “Educare in Comune” per il finanziamento di progetti per il contrasto della povertà educativa. – spiega il vice sindaco Andreoni – I Servizi Sociali del Comune di Osimo hanno iniziato con la digitalizzazione delle richieste di Bonus e di vantaggi economici (trasporto scolastico e fornitura gratuita libri di testo). Per la compilazione dei moduli alcune famiglie hanno fatto ricorso alle associazioni di volontariato o alle organizzazioni sindacali perché sprovviste di connettività o di adeguata strumentazione (pc o tablet). A tal proposito è stato presentato un progetto, sempre nell’ambito dei servizi sociali per l’implementazione di una piattaforma per l’accesso telematico a sevizi erogati dall’ente e nel contempo per la fornitura di alfabetizzazione informatica amministrativa rivolta ai cittadini che ne hanno bisogno e che usufruiscono dei Servizi sociali».

Resta comunque prioritario, a sostegno delle politiche per le famiglie, abbassare le tariffe degli scuolabus o della quota fissa delle mense scolastiche. L’Andreoni si è già mossa in questa direzione nel 2020, quando l’amministrazione comunale ha stanziato in bilancio circa 270mila euro per ridurre le tariffe di alcuni servizi. Del totale 100mila euro sono serviti per abbattere di 100 euro a figlio per 177 utenti, il costo annuale dello scuolabus andata e ritorno (con ulteriori sconti tra il 20 e il 60% in base all’Isee). Altri 150mila euro hanno invece permesso di ridurre di 90 euro l’anno la quota fissa della mensa per 1.500 utenti e 170mila pasti totali. Infine altri15mila euro sono stati destinati a contenere la tariffa degli asili nido da 130 a 180 euro annui in base alla fascia oraria e gli ultimi 5mila euro hanno aiutato a portare da 55 a 48 euro la tariffa giornaliera del Centro di Residenzialità programmata per i disabili.

«Sono state tante le iniziative messe in campo con i servizi sociali, con le quali cerchiamo con soddisfazione di dare risposte veramente a tutti coloro che in questo momento hanno bisogno che dimostrazione che l’amministrazione è presente e sta al loro fianco. – sottolinea Paola Andreoni – Ringrazio gli uffici, senza il loro lavoro in questo periodo non saremmo riusciti a portare a casa tutti questi risultati non lasciando indietro nessuno. Ringrazio tutte le Associazioni di Volontariato per la collaborazione e il grande lavoro svolto insieme all’amministrazione, che non lascia indietro nessuno ed è attenta ai problemi della cittadinanza cercando di capire e bisogni e dare risposte adeguate. Questo anno è stato caratterizzato da una particolare attenzione alle famiglie che hanno potuto beneficiare nell’anno scolastico in corso del taglio delle tariffe di alcuni servizi essenziali che ha determinato un importante risparmio soprattutto alle famiglie con più figli in età scolare. Tutti i servizi del Sociale non solo sono stati mantenuti nel 2020 ma addirittura potenziati per un totale di fondi impiegati per sfiora i 4 milioni di euro».


Paola Andreoni Vice Sindaco – Assessore ai Servizi Sociali di Osimo

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Non possiamo rimanere indifferenti: occorre difendere i valori umani di civiltà

La pandemia di Covid-19 ha condizionato il nostro stile di vita, colpito i nostri affetti, causato più che giustificate preoccupazioni, tuttavia  non può determinare, una sospensione della storia che stiamo costruendo e vivendo, di cui siamo tutti chiamati ad essere protagonisti.
Intorno a noi accadono fatti ai quali dobbiamo attribuire il peso determinante che essi hanno.
Basta leggere i giornali o ascoltare le news in tv, ci narrano di  eventi importanti che ci devono interrogare  e chiamare  ad esprimerci e a prendere posizione con nettezza per non rischiare il ripetersi di quanto accaduto nel passato quando  il silenzio e l’indifferenza hanno  dato il lasciapassare al   perpetrarsi di crimini irriferibili.
Mi riferisco, in particolare,  ai temi legati  alla difesa dei valori umani di civiltà nei quali dobbiamo tutti  riconoscerci al di là delle diverse posizioni partitiche, e che dobbiamo tutti fare nostri e considerare irrinunciabili.
Come il caso del giovane ricercatore Giulio Regeni, assassinato dagli apparati di sicurezza Egiziana (conclusioni a cui è arrivata la Procura di Roma con un circostanziato atto d’accusa) e dell’assurdo comportamento omissivo e reticente – ed oggi anche provocatorio –  delle autorità governative Egiziane che hanno ostacolato e continuano ad ostacolare  la ricerca di verità .
Mi riferisco anche al caso  del giovane studente dell’Università di Bologna,  Patrick George Zaky,  che sempre in Egitto  sta subendo un’illegale detenzione preventiva a fronte di capi d’accusa praticamente inesistenti.

Io credo che la condanna, l’indignazione dell’opinione pubblica, di tutti noi,  così come una reazione istituzionale da parte delle autorità che ci rappresentano  deve essere ferma e risoluta in questi casi. Mi chiedo perché il nostro Governo non ha richiamato l’ambasciatore italiano al Cairo? Perchè continuiamo a tenere “normali” rapporti istituzionali con una nazione guidata da chi disprezza i più elementari principi di civiltà giuridica ? Perchè il nostro Governo  non si sta mostrando risoluto nella  difesa della verità di un nostro connazionale seviziato ed ucciso e nella tutela di un giovane studente frequentante la nostra Università coì come dei tanti altri giovani, giornalisti e/o semplici oppositori rinchiusi nelle carceri egiziane?
Quali sono gli  interessi del nostro Paese? Se non  proteggere i nostri connazionali e più in generale del rispetto dei valori umani? Perchè non si tratta solo di onore della patria, che pure non è poca cosa,  ma più in generale di  giudicare e condannare chi abusa dei valori della civiltà umana.

Dove non si fa sentire alta la voce in difesa dei  diritti, l’idea stessa di Diritto rischia di tramontare ed anche uno Stato, come il nostro, culla del diritto, perde credibilità e affidabilità.

I  valori di civiltà, sono un bene che tutti dobbiamo sentirci impegnati e coinvolti  a difendere e preservare.
Nel nome di quel  «restiamo umani», che sintetizza l’utopia di diritti umani per tutti,  caro al giovane volontario italiano Vik Arrigoni e a quanti si schierano convintamente   a dire  No alla indifferenza.


Paola Andreoni

Buon 2021 Osimo! ❤

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Auguri di cuore a tutti voi, alla nostra meravigliosa città, ai vostri sogni.
Alle cose che ci fanno stare bene!
Buon 2021 Osimo! ❤


Paola
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