Osimo calls World: Giorgia Mercanti

Mercanti Giorgia nata in Osimo il 19 gennaio 1986.

Osimana del quartiere di  San Marco,  ha messo radici a Barcellona dove lavora come manager  in una delle maggiori aziende al Mondo di abbigliamento,  la Levi Strauss & Co.,  conosciuta per lo più per il marchio di blue jeans Levi’s, simbolo di “libertà” e “personalità”.

Giorgia Mercanti osimana,  oggi catalana per le vie della Barcelloneta

Sono Giorgia, ho 34 anni e da quasi 6 anni vivo a Barcellona. Lavoro come Retail Training Manager per Levi Strauss & Co.
Mi occupo della formazione dello staff dei negozi di Italia, Spagna e Portogallo. Il mio compito è assicurarmi che i consumatori che visitano un negozio Levi’s ricevano un servizio eccellente ed escano contenti e con voglia di tornare a visitarci.
La mia vita pre-COVID era caratterizzata da constanti viaggi su e giù per l’Europa. La mia valigia era sempre pronta ed ero fuori praticamente ogni settimana per 2/3 giorni in media. Viaggiavo soprattutto a Madrid, Milano e Bruxelles. Ora a causa del COVID sto lavorando da casa e sono riuscita a visitare solo qualche negozio qui a Barcellona. La mia routine è cambiata radicalmente e ho reinventato e adattato il mio lavoro alle circostanze attuali.

Sono nata e cresciuta ad Osimo. Dopo aver frequentato il liceo classico Campana, mi sono iscritta alla facoltà di lingue di Macerata. Durante la laurea triennale ho vissuto 6 mesi in Spagna, ad Alicante, e poi mi sono iscritta alla magistrale sempre a Macerata. Dopo il primo anno di magistrale sono andata a Dublino, dove sarei dovuta restare 3 mesi per fare uno stage presso un’entità finanziaria e migliorare il mio inglese. Alla fine, sono rimasta 5 anni. L’azienda dove lavoravo mi ha offerto di rimanere e hanno sponsorizzato i miei studi di contabilità e finanza. Ho continuato quindi a lavorare presso questa finanziaria canadese mentre studiavo per gli esami della certificazione ACCA (Association of Chartered Certified Accountants).
Dopo aver completato gli esami ho deciso che la mia tappa a Dublino era giunta al termine; ne avevo avuto abbastanza di pioggia e vento, e anche a livello lavorativo mi sono resa conto che avevo bisogno di altro.
Una breve parentesi osimana e poi  mi sono trasferita a Barcellona, dove nel giro di poco tempo ho trovato lavoro come impiegata da Burberry, e dopo un anno sono passata al ruolo di Trainer per Spagna e Portogallo. Ho lavorato lì per più di 3 anni, fino a che non sono passata a Levi’s.

Il mio compagno è spagnolo, si chiama Juan e ci siamo conosciuti qui a Barcellona.  È di Valladolid, una città che si trova in Castilla y León. Praticamente siamo entrambi stranieri o quasi, visto che anche la sua famiglia è lontana e deve prendere un volo o intraprendere un lungo viaggio in treno/bus per poterli vedere.
Ha una figlia di 5 anni che si chiama Maria a cui sono molto legata. Juan ha studiato a Madrid giornalismo e scienze politiche, e ora lavora nell’amministrazione pubblica come ispettore del lavoro.
Maria frequenta quello che sarebbe in Italia l’ultimo anno di asilo.
Ci piace fare passeggiate e escursioni alla scoperta di Barcellona, trai vari parchi, le spiagge e i diversi quartieri. Quando invece stiamo in casa giochiamo tutti e 3 a qualche gioco da tavolo, vediamo film e Maria è la mia aiutante officiale in cucina. Juan è invece l’addetto a lavare i piatti.

Quando mi sono stancata di Dublino, dopo la breve parentesi osimana di un paio di mesi, ho deciso di provare a cercare lavoro qui a Barcellona perché è una città che mi è sempre piaciuta.
Parlavo già spagnolo, ero già stata più volte a Barcellona e avevo qui degli amici che si erano trasferiti qui da Dublino, quindi è stato facile ambientarsi.
La formazione scolastica che ho fatto in Italia,  il liceo e l’università,  mi hanno dato sicuramente una buona base e grazie alla laurea in lingue ho imparato regole e basi di spagnolo e inglese, ma fino a che non mi sono trasferita all’estero non sono riuscita a perfezionare la lingua e parlarla in maniera fluida.
La conoscenza dell’inglese e dello spagnolo mi hanno aiutato sicuramente a trovare lavoro, ma quello che faccio non ha niente a che vedere con lingue e letterature.
La conoscenza delle lingue è un prerequisito necessario, ma le altre abilità richieste sono in parte innate e in gran parte apprese con il tempo attraverso corsi e sul campo.
Probabilmente mi è più utile aver frequentato un corso di teatro che aver studiato greco nella mia professione, ma questo non significa affatto che mi penta di aver studiato il greco antico.

L’integrazione con la mentalità, la lingua, il modo di vivere spagnolo è stato molto facile. La cultura spagnola è molto simile a quella italiana. Parlavo già spagnolo prima di trasferirmi e avevo già degli amici qui, e questo ha reso tutto ancor più semplice.
Comparato alla cultura irlandese, abituarmi alla realtà spagnola è stata una passeggiata sinceramente.
La Catalogna ha le sue peculiarità e la sua lingua, qui infatti si parla catalano, ma non è mai stato un ostacolo. Non è necessario sapere il catalano per poter lavorare e integrarsi, in quanto tutti i catalani parlano anche castigliano.
Anzi, so di inglesi e francesi che vivono a Barcellona senza nemmeno sapere lo spagnolo quasi. Perché è una città internazionale, con molti stranieri e molte aziende anche straniere dove non viene richiesto lo spagnolo.

Uno dei pochi aspetti diversi che mi viene in mente e a cui faccio ancora un po’ fatica a abituarmi sono gli orari forse. Qui è tutto spostato in avanti di 1 o 2 ore rispetto all’Italia. Si pranza intorno alle 14/15 e si cena alle 21/22. La prima serata in tv inizia alle 22.30 circa. Ovviamente anche la mattina l’inizio è un po’ più lento. Io di solito inizio a lavorare intorno alle 9/9.30. Le scuole iniziano alle 9 e i negozi aprono alle 10.

Italiani e osimani con cui sono  in contatto? Le mie amiche più strette sono tutte italiane: una ragazza è pugliese, una di Napoli, un’altra di Ravenna e un’altra ancora di Trieste. Vicino casa mia vive un ragazzo di Osimo, Andrea, con la sua compagna, Lucia, che è di Castelfidardo. Con Lucia ci sentiamo o vediamo ogni tanto, con Andrea un po’ meno.
La Spagna è un Paese bellissimo.  Mi viene in mente la Costa Brava, che è una zona costiera tra Barcellona e la Francia. È caratterizzata da piccole cale selvagge con acqua cristallina e paesini pittoreschi.
Nel resto della Spagna i posti meravigliosi da visitare sono tantissimi, a partire dalla capitale Madrid, all’Andalusia, fino alla Cantabria e ai paesi Baschi su al nord.

A livello di servizi me ne viene in mente uno che offre il comune di Barcellona che si chiama Barcelona Activa, che è uno sportello di supporto per tutti coloro che vogliono mettersi in proprio o costruire un’azienda. Offre corsi e appoggio personalizzato attraverso un tutor per coloro che vogliono aprire un’attività. Ne ha usufruito una delle mie amiche che ha aperto un negozio e si è trovata molto bene. È tutto gratuito.

Anche le biblioteche e i centri civici funzionano bene e ne ho usufruito diverse volte. Si possono prendere in prestito libri, ma anche CD, film e giochi da tavolo per bambini. Ci sono molti testi anche in inglese, italiano e altre lingue. Ho letto tutta la saga de “L’Amica Geniale” di Elena Ferrante grazie alla biblioteca pubblica.
I centri civici organizzano corsi a basso costo delle materie più svariate; lingua, danza, cucina, etc.
La sanità pubblica funziona bene. Sono andata qualche volta a fare le analisi e sono sempre stati puntuali e non si paga nessun ticket.
Altro punto positivo le piste ciclabili. Prima di trasferirmi a Barcellona io e la bicicletta non andavamo molto d’accordo. Arrivata qui mi sono “messa le pile” come si direbbe in spagnolo, ovvero mi sono data una svegliata e ho iniziato a usare la bici pubblica per muovermi.
Ci sono moltissime stazioni per prendere e lasciare la bici, molte piste ciclabili (anche troppe forse) e il clima mite sicuramente aiuta. Inoltre Levi’s paga l’abbonamento annuale base ai dipendenti dell’ufficio di Barcellona per incentivare l’uso di questo mezzo di trasporto.

Dell’ Italia e di Osimo, naturalmente, mi manca la famiglia, la vicinanza dei miei genitori, Flavia e Luciano, mio fratello Marco, tutti gli zii e i cugini, Luca e Sara in particolare, e  l’ affetto di nonna Peppina ( a marzo compirà 87 anni).
Per quanto riguarda cose materiali invece mi mancano i nostri paesaggi; le colline marchigiane, il Conero, l’aria pulita che non si respira in città.
Mi manca anche il cibo italiano, ma non troppo. A Dublino ne soffrivo molto la mancanza ma qui si trova praticamente tutto. Vivendo al centro di Barcellona, nel quartiere della Sagrada Familia, devo dire che ho accesso a tanti prodotti italiani.
Pasta, passata, mozzarella italiane si trovano anche al supermercato. E proprio davanti casa ho un negozio italiano che ha aperto qualche mese fa dove posso comprare svariati prodotti; dalla pasta fresca, al guanciale, ai “plum cake” Mulino Bianco fino all’orzo-caffè solubile.
I servizi, qui a Barcellona, sono funzionali le scuole pubbliche anche funzionano bene e ce ne sono molte. Un aspetto interessante è il permesso di maternità/paternità.
Avendo amiche sia qui che in Italia che hanno partorito da poco ho notato qualche differenza e devo dire che su questo la Spagna è più avanti di noi.
In Spagna la maternità dura 16 settimane, che iniziano al momento della nascita. Prima della nascita la futura mamma può prendere  “la baja”, ovvero la mutua, nel caso la gravidanza non sia compatibile con il lavoro. Dipende dal tipo di lavoro e dalla gravidanza quando la mamma smette di lavorare, poi dal parto in poi ci sono i 4 mesi di maternità, più ore di permesso per l’allattamento. I papà al momento hanno diritto a ben 12 settimane, che diventeranno 16 a partire dal 1 gennaio 2021.
Mi sembra realmente una buona iniziativa, anche perché dando ad entrambi genitori lo stesso numero di settimane si evita, o per lo meno si limita fortemente, qualsiasi discriminazione delle donne sul luogo di lavoro.
Sono ritornata ad Osimo lo scorso agosto, in vacanza.  È venuto anche il mio compagno, che era già stato un paio di anni fa, e si è innamorato di Osimo e delle Marche.
Quando torno trovo una Osimo cambiata un po’ ogni volta; negozi che chiudono, altri che ne aprono, nuovi bar, nuove generazioni, nuove rotatorie…
In certi aspetti sicuramente la trovo cambiata in meglio; più iniziative per i giovani, eventi culturali, nuovi servizi.
Mi piacerebbe cambiasse in meglio il Consolato italiano a Barcellona.  Purtroppo è un esempio del malfunzionamento della burocrazia italiana, anche all’estero. Io fortunatamente non sono dovuta ricorrere a loro spesso finora, ma so di italiani che hanno atteso anche 8-9 mesi per un rinnovo di passaporto.

Ci sono parecchie cose che mi piacerebbe cambiassero in meglio nel nostro Paese. Inizierei dalle basi. Ad esempio, che tutti pagassero il biglietto dell’autobus. Sembra una sciocchezza, ma ricordo ancora quando vivevo a Alicante, la prima volta che sono salita sul bus, quando l’autista ha controllato che avessi pagato il biglietto. Mi sono chiesta perché non viene fatto in Italia ?

Riguardo  l’emergenza Coronavirus, come la stiamo vivendo ?  In maniera abbastanza confusa. Durante la prima quarantena di marzo/aprile, il governo ha applicato delle misure restrittive in tutto il Paese.
Ora invece ogni comunità prende misure diverse e la situazione è un po’ caotica ( un po’ come in Italia). Mentre a Madrid bar e ristoranti non hanno chiuso negli ultimi mesi nonostante i contagi molto alti, qui a Barcellona hanno riaperto la scorsa settimana dopo un mese di chiusura.
Al momento c’è un piano di “desescalada”, ovvero ritorno graduale alla normalità. Vincolato al fatto che i contagi continuino a diminuire. Dopo aver riaperto bar e ristoranti, seguono palestre e centri commerciali etc.
Nel mio caso, la vita  è cambiata drasticamente, perché prima viaggiavo tutte le settimane, mentre ora lavoro da casa. Per fortuna l’azienda ci ha mandato un monitor, tastiera, mouse, e un contributo per comprare scrivania, sedia, cassetti. Così mi sono potuta organizzare il mio spazio di lavoro a casa. Durante i primi mesi lavoravo tra divano, letto, e tavolo del soggiorno.
Qui, come in Italia del resto, le regole cambiano spesso.
Al momento si può uscire tra le 6 e le 22, si può andare al bar o al ristorante ma non più di 4 persone ogni tavolo. Ci si può incontrare fino a 6 persone massimo.
Le indicazioni sono di rimanere a casa, e lavorare da casa se possibile.
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Da ultimo colgo l’occasione per salutare Osimo e tutti gli osimani. Magari in un futuro lontano, tra molti anni, ritornerò a Osimo a passare la vecchiaia?!
A tutti i giovani della mia città consiglio di viaggiare, fare esperienze, e trovare la propria strada che sia ad Osimo, in un’altra città o all’estero. Non abbiate paura di allontanarvi dalla vostra famiglia perché i vostri cari saranno contenti se sanno che voi lo siete, che state facendo ciò che vi rende felici.


Ciao Giorgia Grazie!! e Buona Vita. E’ un vanto per la nostra città scoprire la determinazione e il coraggio di tanti giovani come te che si fanno valere per le strade del Mondo.
Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo

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