Il suono della domenica

Ho visto gente sola andare via sai tra le macerie e i sogni di chi spera vai
Tu sai di me, io so di te  ma il suono della domenica dov’è?

Al mio paese vedo fiorire il grano  a braccia tese verso l’eternità
Il mio paese…

Ho visto cieli pieni di miseria sai e ho visto fedi false fare solo guai
Che sai di noi? Che sai di me?
Ma il suono della domenica dov’è?

Al mio paese vedo falciare il grano  a mani tese verso l’eternità
Il mio paese…

Ti lascerò un sorriso, ciao e rabbia nuova in viso, ciao
la tenerezza che (ciao) fa il cuore in gola a me

Al mio paese è ancora giallo il grano a braccia tese verso l’eternità
Il mio paese…
Al mio paese vedo fiorire il buono le botte prese ne le hanno rese mai
Al mio paese…

Che suono fa la domenica da te?

Bellissimo, chiudi gli occhi e rivedi la campagna, i profumi, i colori, i suoni gli anni più belli della vita.

La leggenda del premier infelice e la rivolta dei sudditi indignati

Una riflessione sulla vicenda Berlusconi – Ruby. Bello il fatto che si ami la vita e le donne, però vorrei vedere come. Penso che questo non è un fatto personale, conta e ha un suo peso soprattutto per una persona che ha un ruolo di rilevanza pubblica e sociale. A me come a molti italiani non interessa di Ruby, ma della portata delle ventilate telefonate. Del contenuto delle stesse che sembra mescolare fatti personali con aspetti che hanno una ricaduta nell’esercizio del potere e della stessa politica. Il fatto saliente è che siamo di fronte a un nuovo reiterato abuso di potere da parte di Silvio Berlusconi.
Diciamolo apertamente. Anzi urliamolo e non si dica di no! Il caso Noemi si è concluso in una bolla di sapone nel senso che alla fine la verità non viene fuori. Il caso D’Addario… fatti suoi, anche se…! Nei seguenti casi di intrallazzi con donne per Berlusconi non sono usciti, o non si è riusciti a far uscire, aspetti penalmente rilevanti. Nel caso Ruby siamo però di fronte a un vero e proprio abuso di potere. Se ciò che viene attribuito al premier dovesse essere confermato in toto, non ci piove che ciò che è accaduto è grave. Berlusconi non ha ancora capito che per il solo fatto di essere stato eletto non è in suo potere fare tutto quello che vuole. Sono molti anni che andiamo dietro alle vicende squallide, torbide, illegali e immorali di Silvio Berlusconi. Un uomo definito “malato” da Famiglia Cristiana e come non concordare. Un uomo senza dignità, senza autocontrollo e senza principi morali.
Un uomo che ha travolto, o ha cercato di travolgere, con il fango tutto e tutti e che alla fine sarà lui stesso travolto. Ma non cadrà certo per i suoi arcinoti loschi affari, dei suoi sudici intrallazzi con le donne. In quest’ultima vicenda potrebbe esserci veramente però la fine di Berlusconi al governo e non solo. Infatti cominciano a levarsi le voci di coloro che cercano di prendere le distanze dal premier per evitare il baratro nel quale sta per finire. Ha cominciato Fini, ricordandosi della legalità dopo sedici anni nei quali ha lasciato colpevolmente fare a Silvio tutto ciò che voleva o quasi. Si è rifatta sentire “dura” la Marcegaglia, muovendo critiche al governo e dichiarando in questi giorni che “L’Italia è alla paralisi” e ammonendo che “bisogna recuperare il senso della dignità della politica!”. Bossi, comincia a tuonare contro, infastidito da tanto ardire dell’amico premier, amico di sempre.
Credo che gli italiani siano stanchi, non dico tutti ma tanti, di individui che hanno seguito Berlusconi per tenere le mani in pasta nel bottino dell’illegalità, degli affari senza controlli, dello stravolgimento delle regole del mercato, di una finanza allegra e spregiudicata.
Concludo ricordando che la “Conferenza nazionale della famiglia”, indetta dal Dipartimento per le politiche della famiglia e dall’Osservatorio nazionale sulla famiglia dall’8 al 10 novembre prossimo a Milano vedrà l’apertura dei lavori ( questo è nel programma) da parte del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Mi auguro un ripensamento, mi auguro che qualcuno abbia ancora un po di amor proprio e una piccola dote di dignità per tenere fuori dalla porta il capo del governo. Almeno questo, per ora, i suoi alleati abbiano il coraggio di farlo.

Paola

Qualcuno ha detto..

Qualcuno ha detto che

la dimostrazione che Dio esiste

è ..TOTO’

 

 

LaComaredelBorgo

 

Meraviglioso

Credo che sia una delle più belle canzoni che ho sentito, e che sa trasmettere tante emozioni. Bellissima

Meraviglioso (di Domenico Modugno)

 

E’ vero
credetemi è accaduto
di notte su di un ponte
guardando l’acqua scura
con la dannata voglia
di fare un tuffo giù

D’un tratto
qualcuno alle mie spalle
forse un angelo
vestito da passante
mi portò via dicendomi
Così: Meraviglioso
ma come non ti accorgi
di quanto il mondo sia
meraviglioso
Meraviglioso
perfino il tuo dolore
potrà guarire poi
meraviglioso
Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l’amore
Meraviglioso
il bene di una donna
che ama solo te
meraviglioso
La luce di un mattino
l’abbraccio di un amico
il viso di un bambino
meraviglioso
meraviglioso…
ah!…

Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l’amore
meraviglioso

La notte era finita
e ti sentivo ancora
Sapore della vita
Meraviglioso  Meraviglioso  Meraviglioso  Meraviglioso  Meraviglioso

 LaComaredelBorgo

Abolire la parola “tolleranza” e sostituirla con “CONVIVENZA”.

NO al RAZZISMO. Noi vogliamo  promuovere  un tipo di società aperta e meticcia che nel suo lavoro quotidiano produce un paese solidale pronto a includere anziché escludere.

Paola Andreoni

I miserabili di Sarkozy. C’è da aspettarsi qualche imitazione da parte di Berlusconi al fine di recuperare consensi.

In un momento di difficoltà per la popolarità sua e del suo governo (a causa di uno scandalo che rischia di travolgerlo) Sarkozy ha la bella pensata di dare vita ad una deriva populista, sgomberando i campi abusivi dei Rom e facendo rimpatriare circa 700 di loro nei paesi di origine. Una vera deportazione «senza l’applicazione al singolo individuo di queste decisioni in funzione dell’ordine pubblico, secondo quanto stabilito dalla stessa legislazione europea» come sottolinea il Segretario del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, mons. Agostino Marchetto. Tenendo conto oltretutto che, essendo di nazionalità romena e bulgara (e quindi cittadini UE) tra 2-3 mesi potrebbero rientrare tranquillamente in Francia.
Paola

“O umana bellezza, rifletti sulla rosa, che in uno stesso giorno trionfa e muore “.

Ci sono cose  nella vita che ti accompagnano e ti arricchiscono l’esistenza come le tante persone conosciute, le loro storie straordinarie,  come la saggezza popolare di questo proverbio sardo che fa da titolo a questo post,  come il ricordo di alcuni film e di alcune canzoni.
In questi giorni di ferie, di riposo e di riflessione provate a cercare questo vecchio film “Umberto D.” di De Sica credo. E’ la storia comune di molti nostri conoscenti pensionati che a fatica –  allora come sopratutto oggi – cercano di arrivare a fine mese e con tanta dignità cercano di sopravvivere in questi nostri tempi così  difficili. ….Buonanotte professore …

 

Savonarola


M’importa, ho a cuore.

Un modo diverso per affrontare la vita di tutti i giorni con le  difficoltà  e i problemi che questa ci pone. In un Paese dilaniato da scandali e da una disonestà diffusa, abbiamo anche risorse positive, modelli e testimoni a cui fare riferimento per una rinascita civile e sociale.

” I Care “

 

Lelio Luttazzi

 

hit parade, non voglio esagerare, ma forse è stata, insieme a tutto il calcio minuto per minuto, la trasmissione più famosa della storia della radio italiana. E, per Hit Parade, intendo solo il periodo Luttazzi.

Il Mondo sta cambiando… la pioggia che va, ritorna il sereno

Non piove più… ritorna il sereno.

La più bella canzone di Guccini.

 Non è un caso che gli amici lo chiamino “Il maestrone”. Francesco Guccini arriva al traguardo dei 70 anni – li compie il prossimo 14 giugno – con il prestigio dei saggi che popolano le sue canzoni e i suoi libri e con la meritata fama di simbolo della coscienza libertaria della canzone d’autore.
Guccini è ancora oggi un fenomeno unico nel nostro panorama musicale, i suoi concerti da”Contastorie”, un mix di canzoni, cabaret, invettive, monologhi ispirati dalla cronaca che conservano intatto il sapore delle notti nelle osterie di Bologna, sono seguiti da decenni da un pubblico che si rinnova di generazione in generazione e continua a esaltarsi per le strofe più incendiarie della “locomotiva”. Ricordo ancora con commozione un suo concerto in Ancona, al vecchio palazzetto ( parliamo di 30/35 anni fa). Francesco Guccini è il più erudito dei grandi protagonisti della canzone d’autore, ma anche l’ anarchico libertario nemico di ogni dogmatismo, sempre in cerca di una verità difficile da cogliere. Le sue canzoni riescono sempre ad emozionare. Voglio dedicare a Paola e a tutti i lettori di questo blog una canzone – secondo me –  la più bella di Guccini.
Alla nostra amicizia.

Savonarola

2 Giugno una data piena di valori.

In questa data si ricorda il referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946 con il quale gli italiani furono chiamati a scegliere la futura forma di governo, nel ballottaggio monarchico-repubblicano. Il 9 maggio 1946, infatti, il re d’Italia Vittorio Emauele III di Savoia, conscio del fatto di aver ormai compromesso definitivamente la sua reputazione, (sia per essersi compromesso con il fascismo sia per essere fuggito lasciando Roma indifesa a discapito del motto “Avanti Savoia”), penso’ bene di abdicare a favore del figlio Umberto II, al quale precedentemente aveva affidato solo la luogotenenza, e che regnera’ solo per 35 giorni. Al referendum la Monarchia ricevette 10.719.284 preferenze; con 12.717.923 voti a favore era nata la Repubblica Italiana. La sconfitta monarchica provocò l’esilio dei regnanti di Casa Savoia, che sono tornati in Italia solo nel 2003, dopo 57 anni d’esilio. La sconfitta fu ovviamente mal digerita dal Re Umberto II che non esito’ inizialmente a parlare di brogli ma alla fine abbandono’ il territorio italiano. E cosi’ il 13 giugno dello stesso anno si trasferì a Cascais, presso Lisbona, assumendo il nome di Conte di Sarre.
È importante ricordare che per l’occasione si ebbe la prima tornata elettorale italiana a verosuffragio universale: finalmente anche le donne andarono alle urne. Il vero primo voto delle donne, però, avvenne il 31 marzo 1946, quando si svolsero le elezioni amministrative per costituire i Consigli di oltre 5.000 Comuni e per gli italiani si trattava di una prova generale di democrazia dopo anni di «consenso obbligato»; l’ultimo certificato elettorale, infatti, gli italiani uomini lo ricevettero in occasione delle elezioni politiche del 6 aprile 1924 che, grazie alla legge Acerbo, consegnarono l’Italia a Benito Mussolini e iniziò la dittatura fascista.

La Festa della Repubblica è l’occasione per rivisitare i simboli della nostra Patria.
Lo stemma della Repubblica, ad esempio, è formato da tre elementi: la stella, la ruota dentata, un ramo di ulivo a sinistra e uno di quercia a destra.
La stella è da sempre uno degli emblemi d’Italia, già nell’iconografia del Rinascimento. Il simbolo della stella indica tra l’altro l’appartenenza alle Forze Armate del nostro Paese.
La ruota dentata d’acciaio è il simbolo dell’attività lavorativa e traduce il primo articolo della Carta Costituzionale: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Il ramo di ulivo simboleggia la volontà di pace della nazione, sia interna che internazionale.
La quercia incarna la forza e la dignità del popolo italiano.

Del Tricolore, bisogna ricordare che, come bandiera nazionale, nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, quando il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, decreta “che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso”.
La foggia a tre fasce verticali si ispira al modello repubblicano francese del 1790.
Soltanto nel 1925 si definirono, per legge, i modelli della bandiera nazionale e della bandiera di Stato. Quest’ultima (da usarsi nelle residenze dei sovrani, nelle sedi parlamentari, negli uffici e nelle rappresentanze diplomatiche) avrebbe aggiunto allo stemma la corona reale.
Dopo la nascita della Repubblica, un decreto legislativo presidenziale del 19 giugno 1946 stabilì la foggia provvisoria della nuova bandiera, confermata dall’Assemblea Costituente nella seduta del 24 marzo 1947 e inserita all’articolo 12 della nostra Carta Costituzionale. E perfino dall’arido linguaggio del verbale possiamo cogliere tutta l’emozione di quel momento. PRESIDENTE [Ruini]  “Pongo ai voti la nuova formula proposta dalla Commissione: ‘La bandiera della repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a bande verticali e di eguali dimensioni’. (E’ approvata. L’Assemblea e il pubblico delle tribune si levano in piedi. Vivissimi, generali, prolungati applausi)”
 
Inno nazionale: Fratelli d’Italia (Inno di Mameli)
Dobbiamo alla città di Genova Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli. Scritto nell’autunno del 1847 dall’allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l’Austria.
L’immediatezza dei versi e l’impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell’unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani – e non alla Marcia Reale – il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese.
                                      
Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l’Inno di Mameli divenisse l’inno nazionale della Repubblica Italiana.

Da ultimo un omaggio ad Alberto Sordi che si ricollega alla  festa della Repubblica
                                        

La comare del Borgo vi augura buona festa

2 Giugno 2010: W l’Italia che non dimentica e sa resistere.

La Libertà è come l’aria!”
La Costituzione è il testamento di 100.000 morti “

Piero Calamandrei.

 

Di seguito riporto  il messaggio del Presidente Napolitano per la Festa della Repubblica.

“L’Italia consolidi la sua unità, si rinnovi, divenga più moderna e più giusta”
“Un augurio affettuoso a quanti vivono e operano nel nostro paese per la festa che celebriamo insieme : festa dell’Italia che si unì e si fece Stato 150 anni orsono, festa della Repubblica che il popolo scelse liberamente il 2 giugno 1946”. Inizia così il videomessaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per la Festa della Repubblica.
“In questo momento, sentirsi nazione unita e solidale, sentirsi italiani, significa – ha aggiunto il Presidente Napolitano – riconoscere come problemi di tutti noi quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà, quelli che nei giovani suscitano, per effetto della precarietà e incertezza in cui si dibattono, pesanti interrogativi per il futuro”.
“Parlo dei problemi del lavoro e della vita quotidiana, dell’economia e della giustizia sociale. Stiamo attraversando, nel mondo e in particolar modo in Europa, una crisi difficile : occorre dunque un grande sforzo, fatto anche di sacrifici, per aprire all’Italia una prospettiva di sviluppo più sicuro e più forte. Per crescere di più e meglio, assicurando maggiore benessere a quanti sono rimasti più indietro, l’Italia deve crescere tutta, al Nord e al Sud. Si deve, guardando ai giovani, promuovere una migliore educazione e formazione, fare avanzare la ricerca scientifica e tecnologica, elevare la produttività del nostro sistema economico : solo così si potrà creare nuova e buona occupazione”.
“Il confronto tra le opposte parti politiche deve concorrere al raggiungimento di questi risultati, e non produrre solo conflitto, soltanto scontro fine a sé stesso.
“Si discutano in questo spirito – ha sottolineato il Capo dello Stato – le decisioni che sono all’ordine del giorno; si scelga in questo spirito – nel Parlamento, nelle istituzioni regionali e locali e nella società – tra le diverse proposte che si dovranno liberamente esprimere”.”Ci accomuni – ha concluso il Presidente Napolitano – un forte senso delle responsabilità cui fare fronte perché l’Italia consolidi la sua unità, si rinnovi, divenga più moderna e più giusta e si dimostri capace di dare il suo contributo alla causa della pace e della giustizia nel mondo.
Buon 2 giugno a tutti”.
Giorgio Napolitano

Che tempi viviamo?

Tempi tristi.  Guidati da un Governo che vuole imbavagliare la libertà di dire, dissentire e democraticamente confrontarsi. Sono i tempi del pensiero unico. Sono i tempi di epurazioni più o meno velate. Sono i tempi dell’impossibilità del confronto. Sono i tempi in cui la libertà di stampa ed espressione sono a rischio. Sono i tempi in cui per onestà e coscienza sei tentato di chiamarti fuori. Sono i tempi in cui nell’ambito morale tutto è relativo.  Sono i tempi in cui controllori e controllati sono in combutta tra di loro. Sono i tempi in cui la crisi la fa da padrone e qualcuno ci dice che ne stiamo uscendo. Sono i tempi in cui per uscire dalla crisi occorre mettere mano al portafoglio e pagare… ma sono ancora i tempi in cui il governo le mani le mette nelle tasche dei soliti tartassati. Sono i tempi della corruzione, delle mazzette, dei favori. Sono ancora i tempi delle bugie.
Sono i tempi giusti per cominciare a pensare di CAMBIARE: UN MONDO diverso è possibile.

Non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai felice, di non essere egoista: dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici, più poveri e più deboli di te e non essere mai sordo verso coloro che domandano soccorso. Aiuta i perseguitati e le vittime perché essi saranno i tuoi migliori amici, essi sono i compagni che lottano e cadono, come tuo padre e Bartolomeo lottarono e oggi cadono per aver reclamati felicità e libertà per tutte le povere cenciose folle del lavoro. Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre Idee che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire.

( lettera  che Nicola Sacco lasciò al figlio Dante )

 

 

Speriamo che ……..

È piuttosto triste dover riporre una relativa ma reale speranza in Fini che resta pur sempre un “avversario” politico. Oggi, contro lo strapotere del “capo” paradossalmente sono i “finiani” a poter incidere parlamentarmente sul piano dei numeri per contrastare la deriva leghista e l’agire dittatoriale di questo governo.
Quanto è urgente che la sinistra sappia  costruire una unitaria opposizione che ricomponga con chiarezza il quadro delle forze in campo…

Intanto è iniziato il Giro d’Italia

Fini deciditi, è giunta l’ora delle decisioni irrevocabili !!!

Già da tempo  la pentola del Pdl bolliva e ora tutti stiamo aspettando di vedere  se il  coperchio  salta. Per la verità l’ebollizione appare ancora sopportabile, … ma per quanto ancora ?. Fini verso l’operato di Berlusconi si era limitato a distinguo e a prese di posizioni all’acqua di rose o poco più. Adesso sembra più deciso, che vuole fare ?. Chiederà venia o uscirà allo scoperto una volta per tutte.

Forza Gianfranco facci sognare!!!!!

Savonarola

 

Razzismo. Ci sono anche le buone notizie di chi dice NO.

Ricevo da Corrado e pubblico

Ricorderete  la recente polemica riguardo ai servizi di mensa scolastica nel comune di Adro, in provincia di Brescia. I bambini, le cui famiglie non potevano pagare la retta mensile per il servizio, venivano totalmente esonerati dal pranzo, in una completa situazione di disagio e disuguaglianza.
Bene, ora un imprenditore della zona, che ha preferito mantenete nascosta la sua identità, ha saldato il debito delle famiglie interessate, staccando all’amministrazione del piccolo comune bresciano un assegno di 10 mila euro e impegnandosi a pagare i pasti dei bimbi poveri fino alla fine dell’anno. Ma insieme a questo gesto, l’anonimo benefattore ha spiegato il suo gesto in una lettera, titolata “Io non ci sto”. Un vibrante atto di accusa a comunità e istituzioni. Nella missiva, pur dichiarandosi un elettore di centrodestra, ha denunciato la deriva razzista del nostro Paese. E non c’è da dargli torto, dopo il caso dei bambini stranieri messi a pane ed acqua a Montecchio Maggiore, evento replicato appunto ad Adro, e poi il caso di una bambina nigeriana, di soli 13 mesi, morta a Cernusco sul Naviglio per presunti ritardi nelle cure mediche a causa di una tessera scaduta, e infine le proteste leghiste a Paderno, in provincia di Udine, volte ad impedire la sepoltura di una bimba nel cimitero musulmano. Cercasi amore disperatamente…

“Io non ci sto” – Lettera del benefattore di Adro

Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità. Ho vissuto i miei primi anni di vita in una cascina come quella del film “L’albero degli zoccoli”. Ho studiato molto e oggi ho ancora intatto tutto il patrimonio di dignità e inoltre ho guadagnato i soldi per vivere bene. E’ per questi motivi che ho deciso di rilevare il debito dei genitori di Adro che non pagano la mensa scolastica. A scanso di equivoci, premetto che:
– Non sono “comunista”. Alle ultime elezioni ho votato per FORMIGONI. Ciò non mi impedisce di avere amici di tutte le idee politiche. Gli chiedo sempre e solo la condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona.
– So perfettamente che fra le 40 famiglie alcune sono di furbetti che ne approfittano, ma di furbi ne conosco molti. Alcuni sono milionari e vogliono anche fare la morale agli altri. In questo caso, nel dubbio sto con i primi. Agli extracomunitari chiedo il rispetto dei nostri costumi e delle nostre leggi, ma lo chiedo con fermezza ed educazione cercando di essere il primo a rispettarle. E tirare in ballo i bambini non è compreso nell’educazione.
Ho sempre la preoccupazione di essere come quei signori che seduti in un bel ristorante se la prendono con gli extracomunitari. Peccato che la loro Mercedes sia appena stata lavata da un albanese e il cibo cucinato da un egiziano. Dimenticavo, la mamma è a casa assistita da una signora dell’Ucraina. Vedo attorno a me una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha di meno. Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazisti non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo in fondo chiedere di mettere una stella gialla sul braccio agli ebrei non era poi una cosa che faceva male.
I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono. Mi vergogno che proprio il mio paese sia paladino di questo spostare l’asticella dell’intolleranza di un passo all’anno, prima con la taglia, poi con il rifiuto del sostegno regionale, poi con la mensa dei bambini, ma potrei portare molti altri casi.
Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati. Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo? Che non mi vengano a portare considerazioni “miserevoli”. Anche il padrone del film di cui sopra aveva ragione. La pianta che il contadino aveva tagliato era la sua. Mica poteva metterla sempre lui la pianta per gli zoccoli. (E se non conoscono il film che se lo guardino..)
Ma dove sono i miei sacerdoti. Sono forse disponibili a barattare la difesa del crocifisso con qualche etto di razzismo. Se esponiamo un bel rosario grande nella nostra casa, poi possiamo fare quello che vogliamo? Vorrei sentire i miei preti “urlare”, scuotere l’animo della gente, dirci bene quali sono i valori, perché altrimenti penso che sono anche loro dentro il “commercio”.Ma dov’è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare “partito dell’amore”. Ma dove sono i leader di quella Lega che vuole candidarsi a guidare l’Italia. So per certo che non sono tutti ottusi ma che non si nascondano dietro un dito, non facciano come coloro che negli anni 70 chiamavano i brigatisti “compagni che sbagliano”.
Ma dove sono i consiglieri e gli assessori di Adro? Se credono davvero nel federalismo, che ci diano le dichiarazioni dei redditi loro e delle loro famiglie negli ultimi 10 anni. Tanto per farci capire come pagano le loro belle cose e case. Non vorrei mai essere io a pagare anche per loro. Non vorrei che il loro reddito (o tenore di vita) venga dalle tasse del papà di uno di questi bambini che lavora in fonderia per 1200 euro mese (regolari).
Ma dove sono i miei compaesani che non si domandano dove, come e quanti soldi spende l’amministrazione per non trovare i soldi per la mensa. Ma da dove vengono tutti i soldi che si muovono, e dove vanno? Ma quanto rendono (o quanto dovrebbero o potrebbero rendere) gli oneri dei 30.000 metri cubi del laghetto Sala.E i 50.000 metri della nuova area verde sopra il Santuario chi li paga? E se poi domani ci costruissero? E se il Santuario fosse tutto circondato da edifici? Va sempre bene tutto? Ma non hanno il dubbio che qualcuno voglia distrarre la loro attenzione per fini diversi. Non hanno il dubbio di essere usati? E’ già successo nella storia e anche in quella del nostro paese.
Il sonno della ragione genera mostri.
Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto, ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche.
Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse, perché anche in quel caso qualcuno paga per loro. Sono come i genitori di quei bambini. Ma che almeno non pretendano di farci la morale e di insegnare la legalità perché tutti questi begli insegnamenti li stanno dando anche ai loro figli.
E chi semina vento, raccoglie tempesta!
I 40 bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L’età gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quel giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi? E se non ce lo volessero più cambiare? Non ditemi che verranno i nostri figli perché il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso.E’ anche per questo che non ci sto.Voglio urlare che io non ci sto. Ma per non urlare e basta ho deciso di fare un gesto che vorrà dire poco, ma vuole tentare di svegliare la coscienza dei miei compaesani.
Ho versato quanto necessario a garantire il diritto all’uso della mensa per tutti i bambini, in modo da non creare rischi di dissesto finanziario per l’amministrazione. In tal modo mi impegno a garantire tutta la copertura necessaria per l’anno scolastico 2009/2010. Quando i genitori potranno pagare, i soldi verranno versati in modo normale, se non potranno o vorranno pagare il costo della mensa residuo resterà a mio totale carico. Ogni valutazione dei vari casi che dovessero crearsi è nella piena discrezione della responsabile del servizio mensa.
Sono certo che almeno uno di quei bambini diventerà docente universitario o medico o imprenditore o infermiere e il suo solo rispetto varrà la spesa. Ne sono certo perché questi studieranno mentre i nostri figli faranno le notti in discoteca o a bearsi con i valori del “grande fratello”.
Il mio gesto è simbolico perché non posso pagare per tutti o per sempre e comunque so benissimo che non risolvo certo i problemi di quelle famiglie. Mi basta sapere che per i miei amministratori, per i miei compaesani e molto di più per quei bambini sia chiaro che io non ci sto e non sono solo.Molto più dei soldi mi costerà il lavorio di diffamazione che come per altri casi verrà attivato da chi sa di avere la coda di paglia. Mi consola il fatto che catturerà soltanto quelle persone che mi onoreranno del loro disprezzo. Posso sopportarlo. L’idea che fra 30 anni non mi cambino il pannolone invece mi atterrisce. Ci sono cose che non si possono comprare. La famosa carta di credito c’è, ma solo per tutto il resto.
Un cittadino di Adro

Che progresso è questo che ci ha fatto dimenticare le nostre povertà, le nostre umili origini, i nostri valori, la semplicità e la durezza della  vita e sopratutto ci ha fatto dimenticare i legami di  solidarietà con i nostri fratelli ?

Pasqua, in attesa della risurrezione.

 

Ricevo in regalo  da don Davide Caldirola e pubblico

Ho fatto Pasqua con l’uomo coi baffi.

Arriva una sera in fondo alla chiesa e aspetta.

Non è un tipo che ha fretta. Ci sono le volte in cui lo sorprendo a pregare da solo, con calma, nella sua lingua misteriosa e lontana, come se il tempo non contasse nulla.

Stasera è lì che mi attende, mi scruta mentre mi attardo a chiacchierare con la gente e a sistemare le pagine del lezionario. Quattro passi e sono da lui, ci salutiamo, ci scambiamo due battute, ci sediamo su una panca. Tira fuori dalla tasca una busta. Non c’è mittente, non c’è indirizzo. Ho capito che è per me.

«Ho pensato che potevano servire a qualcuno – mi dice. – Finalmente ho trovato un lavoro, e ho cominciato a guadagnare qualcosa. Nel quartiere ci sono tante persone che hanno bisogno. Questi sono per loro».

Non faccio nemmeno in tempo a riavermi dalla sorpresa che lui è già sparito; lo vedo genuflettersi e uscire di chiesa con passo tranquillo, un’ombra scura che si perde nella sera.

Apro la busta. Ci sono dei soldi. Tanti soldi. Troppi per uno che fatica a campare, tra l’affitto da pagare e le spese per mantenersi.

Sono «per chi ha bisogno», mi ha detto, e mi verrebbe voglia di corrergli dietro e di darli a lui. È lui il povero, il bisognoso, quello che è costretto a vivere di poco o di nulla, a fare acrobazie per tirare la fine del mese. Faccio per alzarmi dalla panca ed inseguirlo, poi lascio perdere, perché ho capito.

L’uomo coi baffi è dalla razza di chi non fa calcoli, come Maria di Betania quando versa il profumo sui piedi di Cristo, come Gesù stesso che sulla croce regala la propria vita per amore, senza aspettarsi nulla in cambio.

L’uomo coi baffi mi ha regalato l’anticipo della Pasqua, una festa pensata per chi non è abituato a trattenere ma impara ogni giorno a perdersi con fiducia, per amore.

Buona Pasqua