L’immagine della “presidente” Casellati col cellulare durante le operazioni di lettura delle schede. Un’offesa alle Istituzioni e alla carica ricoperta.

di Massimo Gramellini – “Il caffè di Gramellini” di sabato 29 gennaio 2022

” E adesso come dico a mia figlia che a tavola deve spegnere il telefonino?» si chiedeva un’amica scoraggiata, dopo avere visto la presidente del Senato incollarsi allo smartphone durante lo spoglio di una votazione che tra l’altro la riguardava personalmente. Stiamo parlando di uno dei riti più solenni della democrazia: la catena di montaggio istituzionale che si replica ogni sette anni davanti alle telecamere richiede un’intesa perfetta fra i due presidenti – quello della Camera legge il nome sulla scheda e la smista a quello del Senato, che la riceve e la smista a sua volta – ma soprattutto una concentrazione assoluta per mantenere il ritmo infernale. Invece ieri il povero Fico era costretto a fermarsi di continuo con la mano a mezz’aria, dato che la collega era sempre a testa bassa, tutta presa a digitare, scrollare, compulsare. Proprio come la figlia adolescente della mia amica, che a questo punto avrà buon gioco a eludere le reprimende della madre: «Se lo fa la presidente del Senato nel momento culminante del suo lavoro e forse della sua carriera, ti pare che non posso farlo io mentre sto mangiando la pasta e tu mi chiedi come è andata la verifica di matematica?»

guarda il video

Nessuno mette in dubbio l’urgenza dei messaggi ricevuti dalla Casellati: immagino fossero tutti di Salvini che si dava del pirla e le chiedeva scusa. Ma quando ci decideremo a usare quell’aggeggio, anziché venire usati da lui? Ora però devo salutarvi perché mi è appena arrivata una notifica sul cellulare.

https://www.corriere.it/caffe-gramellini/22_gennaio_29/posa-quel-cellulare-2ef48de0-8078-11ec-9fac-a85f17701932.shtml

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In momenti così solenni, china a scrivere messaggi. Non si possono vedere queste cose. Questa è la seconda carica dello Stato, ed è stata la candidata della destra. Per fortuna, non l’hanno eletta.
Paola Andreoni
 

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Grazie Presidente: Bis per l’Italia

Ha  accettato questo nuovo impegno per spirito di servizio verso il Paese e tutti noi   🇮🇹

Grazie Presidente !!

Paola Andreoni 

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Osimo calls World nuovi osimani: Fatmir Cela

Fatmir Cela nato a Vlore ( Albania) l’ otto febbraio 1987.

Ho raccontato la storia di tanti osimani, giovani e meno giovani, in giro per il Mondo e per l’Italia, sicuramente una parte migliore della nostra gioventù, ma ci sono anche le belle storie da far conoscere di quanti, lasciandosi alle spalle i loro Paesi, hanno scelto di vivere in Italia e hanno scelto Osimo come luogo della propria vita.
I giovani hanno forza e possibilità uniche per poter cambiare il Mondo e abbattere le barriere tra le diverse culture. Uno di loro è Fatmir Cela nato a Vlore in Albania, figlio di genitori immigrati, arrivato bambino nel nostro Paese, dove è cresciuto, ha giocato a calcio e si è laureato.
Anche Fatmir da giovane è stato, come oggi li chiamiamo “equilibristi fra due mondi”, o anche “generazione Balotelli”, cittadini ma anche stranieri, accolti ma anche respinti, oggi è l’avvocato Fatmir Cela.

Fatmir Cela, nuovo osimano nato in Albania,
oggi è uno stimato e apprezzato avvocato del foro di Ancona

Mi chiamo Fatmir Cela, sono nato a Valona (Albania) il 08/02/1987, terzo figlio di Ilir Cela e Marie Shllaku immigrati in Italia nel 1992 quando io avevo 5 anni.
La storia della mia famiglia è una storia di immigrazione ma soprattutto di integrazione, quell’integrazione resa assai facile dalla società italiana dei primi anni ’90 quando in pochi conoscevano lo stato albanese e le sue vicende. Chi arrivava era soltanto qualcuno da aiutare e per noi così è stato.
Di Valona in quegli anni, la città dove sono nato, ricordo il sole, il mare e il golfo. Non so perché ma i miei ricordi sono concentrati nei periodi estivi, in quelle lunghe giornate al mare passate con gli amici dei mie genitori. Eravamo sempre in tanti a raccoglierci sotto pochi ombrelloni. Poi ricordo bene casa mia. Una casa in pieno centro storico di due piani circondate da mura all’interno delle quali sorgeva un giardino tagliato a metà da un vialetto di rose, accudite con particolare cura da mio nonno, poi alberi di arance e limoni a destra e a sinistra. Gran parte del giardino era coperta da un vigneto a tetto.

Nel corso degli anni ci sono tornato poche volte, e ogni volta tutto sembrava più piccolo. L’ultima volta in cui vi ho fatto ritorno è stata a giugno del 2019, erano 15 anni che non mettevo piede in Albania, la mia fidanzata insisteva perché la portassi almeno una volta.
Ho ritrovato un Paese profondamente cambiato, rinnovato. Strade nuove, edifici moderni, una popolazione giovane e proiettata al futuro, turisti, tanti turisti.
Le uniche cose rimaste invariate sono il mare cristallino, il golfo e i tramonti.
Sin dal mio arrivo in Italia ho vissuto in Osimo, passando per Casenuove, Passatempo (dove ho frequentato la prima elementare) e infine Osimo centro.
Arrivammo in Italia una sera di novembre del ’92 io, mia madre, mia sorella e mio fratello; mio padre viveva in Italia già da un anno.
La mattina seguente potei scorgere per la prima volta Osimo. Solo nebbia e campi, quella è stata la prima immagine di Osimo che ebbi all’età di 5 anni. Eravamo in una casa in campagna a Casenuove. Quindi è questa l’Italia, pensai. A Valona c’era il sole, il mare e la città.

Da Casenuove ci trasferimmo per un periodo a Passatempo per poi trasferirci in via scalette (zona san Marco) dove abbiamo vissuto per una decina d’anni e infine definitivamente in Via Carducci.
Iniziai a frequentare da prima la Bruno da Osimo per poi iscrivermi alla Caio Giulio Cesare.
Vivendo in centro ho avuto la possibilità di farmi molti amici, con alcuni dei quali siamo ad oggi molto legati. All’epoca vivere in centro significava vivere a pieno il centro storico, le partite di calcio in piazza Duomo, le corse in bicicletta tra i vicoli, i pomeriggi passati all’oratorio San Marco e gli eventi delle sere d’estate.
Osimo per me non è stato solo scuola e amici ma è stato anche sport. Ho giocato a calcio da prima nell’Osimo Calcio del grande Roberto Bellezze per poi approdare all’Osimana, squadra con la quale, nel 2007, vinsi il campionato di promozione approdando in eccellenza.

Finite le medie alla Caio mi iscrissi all’Itis di Castelfidardo per poi cambiare totalmente rotta iscrivendomi alla facoltà di Giurisprudenza a Macerata. Nel 2015 tre giorni dopo la laurea partii per Londra.
Avevo sempre sognato di andarci a vivere un giorno e così fu, per lo meno per un breve periodo di sei mesi in cui lavorai presso un ristorante, da prima come lavapiatti, poi come cuoco. A Londra ho vissuto al 46 di Lawrence Close, nell’East London, in una casa assieme ad altre cinque persone: un’italiana , una francese, due portoghesi e un polacco. Un’esperienza unica e formativa. Il mio sogno era quello di fare l’avvocato, capì che in Inghilterra ci avrei impiegato troppo tempo, così un giorno decisi che era arrivato il momento di tornare.
Ebbi la fortuna di trovare lo studio legale presso cui oggi ho il privilegio di lavorare, affiancato probabilmente dai migliori professionisti in materia di diritto amministrativo, societario e penale.
Io personalmente mi occupo più che altro di diritto penale, materia che mi appassiona e che secondo me incarna un po’ il cuore della nostra democrazia e della nostra civiltà.
Difendere un soggetto accusato di qualsiasi delitto innalza la nostra civiltà e ci rende una società illuminata.

Oggi vivo con Eleonora, la mia fidanzata, a Campocavallo. Per comprendere quanto sia cambiata Osimo in questi anni bisogna passare per queste zone, una volta considerate agglomerati di poche case in aperta campagna, periferia, oggi quartieri rinnovati, moderni, popolosi e ben serviti.
Tuttavia, il centro storico resta un posto speciale per chi vi ha trascorso l’infanzia.
Per quel che riguarda l’integrazione nella nostra città devo dire che sia io che la mia famiglia siamo stati molto fortunati. I miei genitori sono arrivati in un periodo, i primi anni ’90, in cui l’immigrazione non era una questione ne politica ne di stampa, se ne parlava poco quindi di fatto non hanno trovato ne difficoltà ad integrarsi ne hanno mai vissuto episodi di razzismo.
Per quanto riguarda me e i miei fratelli l’integrazione è stata rapida e naturale, per i bambini è facile fare amicizia.
Oggi, le difficoltà per gli immigrati che arrivano nel nostro Paese sono molte, a partire da quelle burocratiche, avvallate da una legge sull’immigrazione che non agevola l’integrazione, a quelle culturali, dovute al diffondersi di un sentimento di paura incoraggiato da piccole ma rumorose minoranze.
Su questo fronte Osimo non mi sembra ancora contaminata, tanto si deve probabilmente a questo andirivieni di giovani che partono, ritornano e ripartono e fanno di questa città una realtà cosmopolita.


Abbattere i muri di discriminazione creando ponti d’integrazione e solidarietà è possibile. Ce lo dimostrano Fatmir e i giovani come lui che vivono, crescono e arricchiscono la nostra città del bagaglio culturale e delle esperienze di vita del proprio Paese d’origine.
Grazie Fatmir e buona vita in Osimo a te ed a Eleonora.

Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo

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 Giorno del ricordo

 

“Coltivare la memoria è un dovere di ogni società che voglia dirsi civile. Curare il senso della storia, situare il proprio essere in una prospettiva di lungo periodo che permetta di muoversi meglio nel presente, di vedere meglio i pericoli sulla scorta appunto dell’esperienza, questo il compito di tutti e di ciascuno”.

con le parole di Liliana Segre
Paola Andreoni
 

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La maratona del Quirinale, uno spettacolo che gli italiani non si meritano

Ancora una volta, anche in questo momento istituzionale importante qual’è la votazione per la scelta del Presidente della Repubblica, il ceto politico italiano mette in scena uno spettacolo inqualificabile.  Una “classe politica annoiata” che si diverte  a presentare schede nulle o a scrivere nomi di amici, cantanti, uomini dello spettacolo, rinviando – di giorno in giorno – la responsabilità di una scelta condivisa per l’elezione del successore di Sergio Mattarella.

Non voglio  disconoscere la rilevanza dell’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, ma le modalità con cui si è arrivati a questo appuntamento e la poca responsabilità del ceto politico nel cercare di risolvere con urgenza la partita, per dedicarsi alle priorità del Paese.
Assistiamo, dopo due votazioni inconcludenti,  ad un  “fare politica” concentrata sui giochini, sui tornaconti personali e sulle mosse che rischiano di lasciare fuori dal Governo e dal Quirinale,  Mario Draghi,  l’unica vera personalità e risorsa  che oggi abbiamo, in grado di salvaguardare gli interesse degli italiani e di un Paese sovraccarico di debito pubblico, agli occhi dell’Europa e del Mondo.

Abbiamo una  classe politica assorta nei suoi “giochini di potere” da non accorgersi di quanto sta succedendo nel Paese ancora in pieno stato emergenziale dal punto di vista economico e sanitario. Un Paese che quotidianamente  piange la vita di chi lavora in fabbrica, nei cantieri e  i sogni spezzati di un ragazzo di 18 anni, impegnato ad  imparare un mestiere.
E loro continuano a giocare….. ( esito della seconda giornata di votazione: schede bianche n° 527, schede nulle n° 38, voti dispersi n° 161, Umberto Bossi n° 12 preferenze, …. Enrico Ruggeri n° 4 voti, Serafino Generoso n° 2 voti, Claudio Baglioni n° 2 voti, …..)

Esprimo cordoglio  alla famiglia di Lorenzo, a tutte le vittime sul lavoro e vicinanza a tutti gli italiani impegnati a rendere migliore,  il nostro Paese.

Paola Andreoni 

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“I have a dream”, il sogno di uguaglianza di Martin Luther King

 

Oggi è il Martin Luther King Day, come 54 anni fa, in coro contro la discriminazione di ieri e di oggi.
Paola Andreoni

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ASSEGNO UNICO e UNIVERSALE per i FIGLI a carico

ASSEGNO UNICO E UNIVERSALE PER I FIGLI A CARICO.

L’INPS ha rilasciato la procedura informatica per richiedere l’assegno unico e universale previsto dal decreto legislativo 21 dicembre 2021, n. 230. Tale misura costituisce un beneficio economico attribuito, su base mensile, per il periodo compreso tra il mese di marzo di ciascun anno e il mese di febbraio dell’anno successivo, e viene determinata dall’INPS sulla base dell’ISEE e riguarda tutti i figli, fino a 21 anni ed è richiedibile a partire dal settimo mese gravidanza.

L’assegno unico sostituisce dal 1° gennaio, il premio alla nascita e il bonus bebè e dal 1° marzo, l’assegno al nucleo familiare e modifica le “Detrazioni per carichi di famiglia” che a partire da tale data si applicheranno esclusivamente per gli altri familiari a carico e per i figli di età superiore a 21 anni. L’assegno unico e universale è invece cumulabile con il bonus asilo nido.

La domanda di assegno unico e universale può essere presentata da uno dei due genitori che deve inserire i codici fiscali dei figli interessati, salvo integrarli per una nuova nascita e l’IBAN su cui riceverà l’assegno che deve essere intestato al richiedente.
Un figlio maggiorenne in particolari condizioni (frequenza di corsi di formazione e di studio o disoccupato) ha diritto al beneficio e lo può richiedere autonomamente basta che l’IBAN che inserisce sia intestato a sé stesso. In caso di accredito su carte ed IBAN di banche estere dell’area SEPA (Single Euro Payments Area), il richiedente dovrà fornire il modello di identificazione finanziaria previsto dall’Unione Europea compilato e sottoscritto dalla banca.

Gli importi mensili variano da 50 a 175 euro per i figli minori che possono aumentare in presenza di particolari condizioni famigliari come la disabilità di un figlio o l’età inferiore a 22 anni della madre, gli importi si dimezzano se il figlio è maggiorenne. Per non perdere nulla entro il 30 giugno bisogna presentare la domanda ed attestare l’ISEE o autonomamente tramite SPID oppure tramite i CAF.
 Se non si presenta l’ISEE sono riconosciuti gli importi minimi per ogni figlio. Gli assegni percepiti non concorrono a formare reddito ai fini IRPEF.

Paola Andreoni, Assessore ai Servizi Sociali

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Berlusconi No !!

Sarà mai possibile che dopo personalità di alto profilo, personalità amate e stimate dal popolo come Sandro Pertini, Oscar Luigi Scalfaro, Giorgio Napolitano, Carlo Azeglio Ciampi e Sergio Mattarella, il nostro Paese si troverà ad avere come Presidente della Repubblica un uomo discutibile, che ci ha screditato agli occhi del Mondo, che è stato oggetto di numerosi processi a cui hanno fatto seguito una condanna, mentre altre condanne  le ha  evitate solo grazie a condoni o indulti ?
Un politico discutibile che ⚠️ ha insultato donne ( dalla  Cancelliera Merkel “culona inchiavabile” a Rosy Bindi), per non parlare dei tanti giudizi ed atteggiamenti sessisti ( per tutti la figuraccia nei confronti della sig.ra Michelle Obama), ⚠️ ha attaccato la Magistratura in tutti i modi ( dai singoli giudici considerati “comunisti”, ai giudici di Mani Pulite dei quali affermava che andavano  “arrestati, sono un’associazione a delinquere con licenza di uccidere che mira al sovvertimento dell’ordine democratico” -primavera 1994), ⚠️ha preso di mira giornalisti come Santoro o Biagi allontanati dal loro lavoro ( chi non ricorda l’editto “bulgaro” con il quale allontanò dalla Rai Santoro, Biagi e Luttazzi ), ⚠️ha reso risibile il Parlamento e la Nazione ( il Parlamento, con la Casellati, costretto a salvarlo sul caso della minorenne “Ruby fatta passare come  la nipote di Mubarak”, o i “Berlusconi Bunga-Bunga”, o le figuracce al Parlamento Europeo.
⚠️Può essere questo il Presidente di tutte le italiane e di tutti gli italiani onesti e per bene ?
Eppure la destra italiana si è unita intorno a questo uomo ritenendolo l’unico idoneo al ruolo di Presidente.
A quali amari avvenimenti saremo chiamati ad assistere nei prossimi giorni ?

Paola Andreoni 

 

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#Osimani: Giulianelli Emilio

Questa rubrica racconta storie di Osimo, di osimane e osimani che narrano la loro vita, il loro lavoro e le loro passioni. Si raccontano per farsi conoscere e far conoscere un pezzo di città. Persone comuni, persone qualunque ma che non sono affatto persone qualunque, che raccontano la loro vita quotidiana, le lotte e le sfide che hanno affrontato e che hanno reso più intensa la loro esistenza.

Milio Giulianelli una vita straordinaria: sacrestano, calciatore dell’Osimana,
magazziniere della Lenco, generoso volontario 

Ha 86 anni di nome fa Emilio, ma solo all’anagrafe, perché tutti in Osimo lo conoscono come “Milio”, il cognome è Giulianelli e questo non può cambiare. Nativo di Cingoli, per la precisione della frazione di Trovvigiano,  ha trascorso la sua infanzia in questo piccolo borgo del maceratese dove la sua famiglia era a servizio del Priore della Chiesa di San Donato. Il padre Giuseppe era sacrestano e per oltre trent’anni ha accudito la Chiesa  condividendo con il Parroco, gioie e delusioni. Alla madre, Giulia Marincioni,  originaria di Appignano, il compito di allevare i  quattro figli,  due maschi e due femmine, nell’ordine: Lidia, Maria, Ovidio e il più piccolo Milio. Una infanzia felice quella trascorsa da Milio e la sua famiglia nel piccolo borgo cingolano dove vivere sotto la protezione del Priore non offriva prospettive di ricchezza ma garantiva, comunque, un pasto sicuro al giorno, la frequentazione delle Scuole Elementari per i piccoli Giulianelli.  Con il passaggio del fronte la famiglia Giulianelli è costretta a lasciare Trovvigiano per trasferirsi a  Montefano dove il Parroco, don Antonio Taruschio,  aveva necessità di un nuovo sacrestano. Purtroppo le cose non vanno sempre nel segno auspicato. Dopo due anni di permanenza a Montefano  con  la vita che, dopo le interruzioni causate dalla guerra, aveva ripreso il suo corso naturale, e il piccolo Emilio aveva ripreso gli studi completando la scuola elementare,  un evento imprevisto sconvolgerà  la vita della famiglia Giulianelli: le conseguenze di un incidente stradale con la Lambretta renderà per sempre inabile al lavoro il sacrestano Giuseppe, lasciando nello sconforto e disperazione la famiglia che si ritrova all’improvviso senza alcuna fonte di reddito, una tragedia!.
Purtroppo quando capitano cose del genere si possono prendere solo due strade: o ti abbandoni e ti chiudi in te stesso o reagisci – evidenzia Milio – io per carattere non sono mai riuscito  a stare fermo e ho imboccato, in ogni occasione difficile, sempre la seconda via: quella più difficile, piena di difficoltà ma alla fine vincente.  Come nelle  tante straordinarie scelte che la vita mi ha messo di fronte ,   anche  allora  – ad appena tredici anni –  mi sono fatto carico di sostituire mio padre come “sacrestano” garantendo così la continuità dell’unica fonte di reddito della mia famiglia.  La vita di Milio, bambino-sacrestano, è stata  tutt’ altro che semplice: sveglia  alle 5 del mattino, l’apertura della Chiesa, correre a far suonare le campane, accendere le candele, preparare l’altare, servire messa, raccogliere l’elemosina tra i fedeli, aiutare il parroco a ricomporre i paramenti, poi di corsa alla scuola media.  Il  pomeriggio di nuovo ai servizi della chiesa: le pulizie, la preparazione per le ricorrenti cerimonie, gli addobbi della chiesa in occasione della ricorrenza dei vari Santi, il Rosario, la chiusura della Chiesa alla sera e, da ultimo, la visita serale a casa del parroco per le disposizioni dell’indomani, per rimettersi sopra i libri nel dopo cena.

Neanche la domenica,  era per Milio un giorno di riposo. Mentre vedeva i suoi amici andare a divertirsi o semplicemente a vestirsi a festa, per il giovane Milio la domenica era una giornata intensa  di operazioni da svolgere in aiuto del Parroco; a partire da far suonare la campane a festa ( allora per far rintoccare le campane non c’erano gli automatismi elettronici ma si lavorava di braccia).  Poi in aggiunta a tali impegni, aveva appena quattordici anni e da poco concluse  le scuole dell’obbligo, quando  il parroco pensò di realizzare a Montefano un cinematografo parrocchiale , il “Cinema Alba”,  in concorrenza con il “Cinema Teatro”.  A Milio, viene dato l’ incarico da parte di don Antonio  di  svolgere il ruolo di  “proiezionista”, come Salvatore il protagonista del “Nuovo Cinema Paradiso”: lui impara subito  tutto ciò che riguarda questo mestiere e  in seguito viene  delegato, sempre dal parroco,  anche a  scegliere  le pellicole da proiettare. Un impegno aggiuntivo a quello di sacrestano che Milio svolse con grande passione curando tutta la gestione del cinematografo dalla pubblicità ( provvedendo ad affiggere le locandine nei punti strategici del paese), alla vendita dei biglietti, alla scelta delle pellicole da proiettare ( documentandosi sulle trame dei film, gli attori, cercando di portare al pubblico dei montefanesi buoni film che potevano assicurare un buon incasso e nel contempo proiettare pellicole rispettose della  mentalità e dei costumi  dell’epoca e della natura parrocchiale della sala.

Il “proiezionista” Giulianelli con la “migliore gioventù montefanese”
(foto di Norberto Rimini, storico di Montefano)

Il “cinema Alba” in poco tempo surclassò per incassi e gradimento del  pubblico l’altro cinema cittadino di Montefano  e questo grazie all’impegno, la passione  che Milio aveva scoperto per il cinema perché il cinema, come mi dice Milio ” mi faceva viaggiare, scoprire nuovi mondi e sognare sin da bambino“.
Questa è stata la fanciullezza di Milio: sacrestano-operatore di cinematografo ma anche tanti altri piccoli lavoretti come garzone. Una fanciullezza segnata dalla responsabilità, dalla abnegazione di assicurare alla famiglia una entrata per poter vivere  ma anche tanta allegria.  E le qualità umane di Milio già a questa età vennero alla luce: in particolare quella, straordinaria, di riuscire ad attirare la stima delle persone e la sua capacità di armonizzare studio, allegria, lavoro, impegno e amicizia, serietà e divertimento.

Mentre studia e lavora servendo il parroco e curando il successo del “Cinema Alba”, Milio trova anche il tempo e la grinta per dedicarsi ad attività ludiche all’oratorio: salti , corse e sfide a calcio. Anche in queste attività, Milio,  emerge sempre rispetto agli altri suoi coetanei, pur non essendo dotato di particolari qualità fisiche.

il giovanissimo “Milio” con lo studente di medicina Raimondo Lombardi,
promotore della squadra “Juventus Osimo”

Si dice che il talento emerge senza fatica. Così è successo anche per Milio. E’ bastata una partitina amichevole tra amici per farsi notare e attirare l’attenzione e ammirazione del futuro prof. Raimondo Lombardi (  a quei tempi giovane universitario, ma sempre grande appassionato di calcio, promotore  in Osimo della squadra “Juventus Osimo” ). Lombardi, che di calcio ne capisce, volle a tutti i costi che Milio, il sacrestano-operatore cinematografo di Montefano passasse a giocare tra le file della sua “Juventus”  ad Osimo. Un sogno e una lusinga  per Milio,  ancora ignaro che quel suo divertimento a correre dietro ad un pallone,  poteva diventare, in un futuro non lontano, una vera e propria professione. Con l’approvazione del curato a cui aveva promesso che   avrebbe comunque garantito i servizi parrocchiali  e la gestione del cinema,  Milio veste prima  la maglia della Juventus Osimo e poi diventa tesserato dell’Osimana. Campionato di Prima Divisione, stagione 1952/1953 l’Osimana era presieduta da Rigoberto Lamonica, mentre allenatori  erano Raimondo Lombardi e Galliano Pangrazi. Un’Osimana forte in tutti reparti, con tutti giocatori locali, tranne uno il più giovane (appena 17enne), vince il campionato e vola in Promozione anche grazie ai gol del “giovane piccoletto di Montefano” tutto estro ed invettiva: Milio Giulianelli.Milio ricorda ancora oggi l’emozione dell’esordio con la maglia “giallo-rossa”, ricorda tutti i goal segnati come la rocambolesca doppietta contro la Filottranese che valse la vittoria, il sorpasso in classifica e la conseguente promozione della compagine osimana. In piazza la gente lo fermava, lo acclamava, gli faceva i complimenti e da quel giorno Milio,  “il piccoletto di Montefano” (così lo chiamavano) è entrato nel cuore della tifoseria osimana e anche lui è diventato, per sempre,  un osimano acquisito.

Alla fine sono state quattro le stagioni   passate da Milio nelle file dell’Osimana con all’attivo undici reti. A testimonianza di quanti sia stato apprezzato ed amato dai tifosi “senza testa” Milio è stato  inserito, nel libro di Andreucci – Lombardi che narra la storia dell’Osimana,  nella formazione tipo, a ricoprire il n° 7, nella squadra dei migliori calciatori giallo rossi degli anni 1955-1974.
La carriera calcistica e la vita di Milio ha un sussulto a diciannove anni quando all’apice del successo in Osimo viene venduto alla Maceratese. Una cessione che salvò i bilanci dell’Osimana ma anche  una bella e importante opportunità per il giovane Milio che con il contratto offerto dalla Maceratese poteva lasciare il lavoro da sacrestano e l’amato Cinema “Alba” per dedicarsi completamente alla passione per il calcio.

Milio in azione allo stadio Helvia Recina di Macerata

Due anni pieni di soddisfazione quelli passati da Milio a  Macerata suggellati da reti, successi personali, vittorie di campionati e accesso al professionismo del calcio con un buon stipendio, tanti premi partita, regali e tanta notorietà da parte dei giornali: Milio è riconosciuto dai tifosi e dagli addetti sportivi come  espressione del miglior  calcio.
Un talento, uno spettacolo le sue prestazioni e puntuali e mai scontate le sue reti. Poi ci sono i goal memorabili, conservati nella memoria di Milio, e raccolti  nella cronaca sportiva di cui il nostro cittadino conserva articoli e resoconti. Suoi i   gol  più belli, i più memorabili, i più importanti che hanno lasciato un segno nella  storia calcistica di Macerata. Reti arrivate per caso o per azioni combinate, prodezze balistiche, capolavori di tecnica o potenza, gol di destro, di sinistro e anche di testa (da lui che in campo era il più piccolino di statura) che hanno fatto infiammare i tifosi all’Helvia Recina.

Momenti magici per le gioie  dei tifosi, come il gol vincente ( di testa ) nel derby contro l’Ascoli. Milio ricorda ancora i cori dei tifosi maceratesi gridare il suo nome al termine della partita. Sempre in quegli anni arriva a giocare in prima squadra con lui, un giovanissimo:  Pino Brizi, che poi diverrà l’ emblema del calcio di Macerata  e in seguito grande giocatore della Fiorentina.

In questi anni Milio senza adagiarsi ad una vita di allori e ben conscio che la magia del successo derivante dal calcio avrebbe avuto vita breve,  pensa anche al  suo futuro: giocava a pallone ma nel tempo libero studiava conseguendo  il patentino di operatore cinematografico ( che era diventato obbligatorio) e poi  consegue il diploma di ufficiale esattoriale.

A 21 anni, nel pieno della sua maturità calcistica, arriva la chiamata al servizio militare di leva obbligatorio, che interrompe  irreparabilmente la sua carriera sportiva. Dispiacere, tanta rabbia, e la consapevolezza che diciotto mesi lontano dai campi di gioco avrebbero “fiaccato” il suo fisico e la sua sopraffina tecnica per sempre. Ma la disperazione, come già detto, non fa parte degli “attrezzi del mestiere” della vita di Milio. Riesce anche in questo periodo, grazie al suo carattere a conquistarsi la fiducia e la stima dei  superiori ( compresa quella del generale Albert, responsabile del Comando delle forze armate terrestri Alleate del Sud Europa) e a trasformare quei diciotto mesi “bui” in un periodo utile ad acquisire abilità e competenze  che saranno determinanti per il suo futuro lavoro alla Lenco Italiana.

Alla  nascente fabbrica di giradischi dei fratelli Antonelli e della sig.ra Maria Laeng,  Milio arriverà nel 1965 dopo aver svolto altri avventurosi lavori a Genova. La Lenco stava muovendo i primi passi, i dipendenti erano appena una ventina, ma i disegni e i progetti dei proprietari erano grandi e ambiziosi. La  piccola fabbrica di via Montefanese in breve tempo si sviluppa e diventa una delle maggiori della zona e  Milio vene chiamato dal dott. Luciano Antonelli a dirigere la logistica del magazzino. Il reparto, cuore dell’azienda,  che doveva assicurare  quotidianamente  i mille e passa articoli ( bulloni, viti, voci, applicativi)  da assemblare di cui la catena di produzione aveva necessità per produrre i giradischi e gli altri articoli a marchio Lenco. Anche in questo ambiente Milio si conquista la stima dei colleghi operai, degli ingegneri responsabili della produzione  e la piena fiducia dei titolari, in particolare della Presidenza  svizzera, Fritz Laeng e sua moglie Maria.

La squadra della Lenco Italiana, memorabili le sfide calcistiche con i colleghi svizzeri

Non c’era visita della sig.ra Maria Laeng in fabbrica o scelte aziendali importanti che non si ascoltasse e che non  si tenessero conto anche delle valutazioni e dei consigli del responsabile della logistica: Milio Giulianelli.
Quello della Lenco è stato per Milio  il periodo della stabilità economica e sicurezza del lavoro fisso  dopo tante esperienze di precariato e lavori saltuari.  Un periodo della vita importante di Milio coronato, nel  giugno del 1966, con il matrimonio con la sig.ra Maria Vittoria Sconocchia (montefanese anche lei e un amore nato ai tempi della gestione del cinema), anche lei conosciuta in città e in particolar modo dalle signore per aver svolto per 40anni il lavoro di parrucchiera nei locali di via A.Moro 14.

In pensione dal 2002  Milio è l’icona dell’uomo lavoratore, che non conosce riposo. Dopo la sua famiglia  e quella delle tre amate figlie: Simona, Francesca e Roberta, la sua disponibilità per il volontariato non ha conosciuto e non conosce soste. Volontario presso l’Associazione “Il Campanile” ha distribuito pacchi per le famiglie osimane in difficoltà, impegnato in parrocchia nelle attività promosse come la “Festa dei Popoli”, Milio con il suo sorriso, c’è sempre per tutti a dare una mano:   feste, domeniche, Natale, Pasqua, e neppure raffreddore, febbre, mal di pancia e quant’altro lo ferma.

Emilio con la sua sig.ra Maria Vittoria

Questo è Emilio Giulianelli, una persona, un osimano per bene, che ha creduto in se stesso e con una grande qualità, avere la certezza  di essere sempre al posto giusto: chierichetto, sacrestano, operatore cinematografico, campione di calcio, magazziniere, marito premuroso, padre, volontario generoso, nonno attento, persona che della vita ha saputo e sa apprezzare ogni giorno mondi inesplorati e meravigliosi.


Ognuno di noi è una Storia da raccontare. La grandezza, a volte, è racchiusa nelle storie semplici come quella, narratami e che ho raccolto,  del nostro concittadino Emilio che in realtà è una  storia straordinaria, vera e   sconosciuta per molti osimani.

Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo

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Ciao David

 

Ciao David. Con te abbiamo perso una delle persone migliori che abbia mai conosciuto. Hai lavorato con impegno e passione per una Europa più democratica e solidale. Ti ricordo in Osimo nel 2009, mi hai insegnato, con il tuo esempio, che esiste un’idea di politica onesta e perbene che non mette in primo piano i propri interessi ma il bene della comunità. Una bravo politico ma anche una brava persona, gentile, premurosa, mite e garbata.
Mi stringo forte al dolore dei tuoi familiari, dei compagni e amici di partito.  Anche Osimo, che ha contribuito alla tua elezione in Europa, ti rende omaggio.

La Vice Sindaco di Osimo
  Paola Andreoni
 

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Step on Broadway. Un bello spettacolo musicale a sostegno dell’Associazione “A piene mani”

Ieri sera al Teatro “La Nuova Fenice di Osimo” gli artisti della Compagnia Step di Ancona  hanno cantato, ballato, recitato ed interpretato i  musical e le canzoni più conosciute del fantastico mondo di Broadway. I bravissimi artisti, tra cui  l’osimano Alessandro Marrocchi (responsabile della direzione del Teatro comunale)  hanno, con la loro carica di energia, coinvolto e fatto divertire il numeroso pubblico del nostro Teatro, facendo rivivere la magia dei grandi musical, da Chicago a Grease, da Mamma mia a La bella e la bestia e tanti altri ancora.
Step on Broadway il musical tribute, è stato anche  un evento di beneficenza.  L’impegno della Compagnia e scopo della serata,  è stato quello di far conoscere la realtà di una associazione benefica della nostra città: l’Associazione “A Piene Mani”. Associazione di volontariato nata in Osimo per dare sostegno ai ragazzi diversamente abili aiutandoli nell’inserimento lavorativo e  supportare con attività ricreative e di animazione  le loro famiglie. Attività e progetti che hanno bisogno – come ricordato dalla responsabile dei volontari Emanuela Chitarroni –  del coinvolgimento e della vicinanza di tutti gli osimani. 

Anche l’Amministrazione comunale con la mia presenza, quella del Sindaco e dell’Assessore alla cultura Mauro Pellegrini, non ha fatto mancare il  sostegno, a nome di tutta la comunità cittadina,  alla bella iniziativa di beneficienza.

 

Paola Andreoni 


Grazie alle riprese di Osimo Web è possibile vivere l’emozione del Musical Tribute: Step on Broadway ( cliccando nel seguente link)

  https://www.facebook.com/osimoweb.it/videos/1132732170865011

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La Regione Marche non sia latitante, aiuti i pediatri ad effettuare più vaccinazioni»

Mi unisco all’appello da me raccolto dei medici pediatri ” aiutateci ad incrementare la vaccinazione dei più piccoli“.
Purtroppo il contagio sta dilagando con crescita dei ricoveri anche in ambito pediatrico, dobbiamo dirottare tutto il possibile dirottabile sulle vaccinazioni riducendo drasticamente i tempi di attesa delle prenotazione. La vaccinazione nella fascia di età 5-11 anni, dal 21 dicembre, è stata possibile nel nostro distretto di Ancona grazie all’adesione volontaria di 25 pediatri su 28 titolari di convenzione.
Fra i volontari medici pediatri c’è anche il nostro dott. Giuseppe Cicione che con grande passione e determinazione é impegnato in prima linea affinché le vaccinazioni possano raggiungere il maggior numero possibile di bambini, oggi più a rischio Covid come rilevato anche da dati nazionali.

Purtroppo i pediatri e la struttura sanitaria non trovano adeguato supporto tecnico-logistico da parte della politica sanitaria regionale che non crede abbastanza nell’unica strada percorribile contro il Covid che é la vaccinazione.
Volontariamente, i pediatri, fanno turni il martedì, giovedì, venerdì dalle 15 alle 19 ed il sabato tutto il giorno presso il CRASS di Ancona palazzina 8 adibita in tempi rapidi a mini-hub vaccinale.
” Siamo da soli con un fucile in trincea, l’ Azienda ci ha messo a disposizione come personale un infermiere che prepara le dosi dei flaconi. Abbiamo un volontario, marito di una Collega che fa accoglienza e cerca di dare un ordine alle prenotazioni. Un pediatra deve fare tutto: inserimento dati, anamnesi, valutazione clinica, somministrazione, registrazione per prossimo appuntamento. Lo standard sarebbe 1 vaccino ogni 10 ‘ minuti, martedì da 60 programmati siamo arrivati a 100. Pur non essendo di turno, così come fanno altri Colleghi, ho chiuso io le finestre e spento le luci alle 20, mi dava il cambio l’impresa delle pulizie. Col direttore del Distretto c’è una ottima sinergia, ma non riusciamo a fare grandi numeri di vaccinati, la richiesta di personale amministrativo o infermiere è caduta nel vuoto. Dobbiamo correre, siamo piloti, ma ci hanno consegnata un’utilitaria. Anche gli spazi sono ristretti: abbiamo una saletta dove far sostare per 15 minuti i bambini vaccinati, una sala più grande dove siamo noi pediatri in veste di medico, informatico, infermiere ed uno spazio esterno dove sostano le famiglie con figli prenotati.”
 
Faccio mio l’appello del dott. Cicione che invita ad aiutare i pediatri a fare più vaccinazioni dotando la struttura di personale amministrativo /infermieristico, personale all’accoglienza anche volontario: “Noi siamo allo stremo delle forze e vogliamo vaccinare…le risorse adesso erano più utili, dal punto di vista sanirtario, dirottarle sulle vaccinazioni. Non si chiedono più soldi per i pediatri, ma un investimento in logistica che ci permetta di fare grandi numeri come per gli hub vaccinali degli adulti.”
 
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Ringrazio il dott. Cicione e quanti come lui sono impegnati anche senza adeguato supporto nelle vaccinazioni dei bambini. I pediatri sono un importante punto di riferimento per le famiglie della nostra comunità.
La pandemia sta interessando in maniera sempre più estesa l’età evolutiva e in particolare i bambini non vaccinati – come mi ha sottolineato il dott. Cicione – invitiamo i genitori a procedere quanto prima alla vaccinazione dei propri figli per proteggerli dal rischio di contrarre l’infezione e di ammalarsi di Covid.
I bimbi devono tornare al più presto ad una vita normale, andando a scuola, praticando attività sportive e giocando con i loro coetanei, per questo è fondamentale la vaccinazione.
 
Spiace, dal mio punto di vista, rilevare l’inadeguatezza della politica sanitaria regionale non adeguatamente attenta alla necessità di implementare le vaccinazioni.
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La vice sindaco di Osimo, Paola Andreoni


per le prenotazioni della vaccinazione pediatrica cliccare su questo link

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Un ritorno allo smart working per coniugare sicurezza e tutela dei servizi ai cittadini.

 

I dati della pandemia non lasciano dubbi o esitazioni, il contagio ha cominciato a correre tra la popolazione. Occorre un ritorno immediato allo SMART WORKING emergenziale al fine di evitare pericolosi affollamenti anche negli uffici Comunali ed eventuali disservizi determinati da quarantene.
Ci sono attività smartizzabili che consentono almeno al 50% dei dipendenti, magari in turnazioni settimanali, di svolgere le proprie attività dal domicilio, potendo così coniugare sicurezza , prevenzione e tutela dei cittadini nelle risposte ai servizi.

Paola Andreoni 

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Buon 2022

Questo Blog augura a tutti un anno umanamente sostenibile ❤️

Paola Andreoni 

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Mattarella ai giovani: “Prendetevi il futuro”

Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio di fine anno.

“Ci stringiamo ancora una volta attorno alle famiglie delle tante vittime: il loro lutto è stato, ed è, il lutto di tutta Italia. Dobbiamo ricordare, come patrimonio inestimabile di umanità, l’abnegazione dei medici, dei sanitari, dei volontari. Di chi si è impegnato per contrastare il virus. Di chi ha continuato a svolgere i suoi compiti nonostante il pericolo. I meriti di chi, fidandosi della scienza e delle istituzioni, ha adottato le precauzioni raccomandate e ha scelto di vaccinarsi: la quasi totalità degli italiani, che voglio, ancora una volta, ringraziare per la maturità e per il senso di responsabilità dimostrati”…

In queste ore in cui i contagi tornano a preoccupare e i livelli di guardia si alzano a causa delle varianti del virus -imprevedibili nelle mutevoli configurazioni- si avverte talvolta – ha ammesso il Capo dello Stato – un senso di frustrazione. Non dobbiamo scoraggiarci. Si è fatto molto. I vaccini sono stati, e sono, uno strumento prezioso, non perché garantiscano l’invulnerabilità ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri”…

“Ricordo la sensazione di impotenza e di disperazione che respiravamo nei primi mesi della pandemia di fronte alle scene drammatiche delle vittime del virus. Alle bare trasportate dai mezzi militari. Al lungo, necessario confinamento di tutti in casa. Alle scuole, agli uffici, ai negozi chiusi. Agli ospedali al collasso. Cosa avremmo dato, in quei giorni, per avere il vaccino? La ricerca e la scienza ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla”…

“I vaccini – ha ribadito il Capo dello Stato – hanno salvato tante migliaia di vite, hanno ridotto di molto -ripeto- la pericolosità della malattia. Basta pensare a come l’anno passato abbiamo trascorso le festività natalizie e come invece è stato possibile farlo in questi giorni, sia pure con prudenza e limitazioni”.

Poi svela: “Ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione. Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente. L’augurio che sento di rivolgervi si fa, quindi, più intenso perché, alla necessità di guardare insieme con fiducia e speranza al nuovo anno, si aggiunge il bisogno di esprimere il mio grazie a ciascuno di voi per aver mostrato, a più riprese, il volto autentico dell’Italia: quello laborioso, creativo, solidale”.

E ancora: “Sono stati sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni: mi tornano in mente i momenti più felici ma anche i giorni drammatici, quelli in cui sembravano prevalere le difficoltà e le sofferenze. Ho percepito accanto a me l’aspirazione diffusa degli italiani a essere una vera comunità, con un senso di solidarietà che precede, e affianca, le molteplici differenze di idee e di interessi”.

“L’Italia dispone delle risorse necessarie per affrontare le sfide dei tempi nuovi. Pensando al futuro della nostra società, mi torna alla mente lo sguardo di tanti giovani che ho incontrato in questi anni. Giovani che si impegnano nel volontariato, giovani che si distinguono negli studi, giovani che amano il proprio lavoro, giovani che – come è necessario – si impegnano nella vita delle istituzioni, giovani che vogliono apprendere e conoscere, giovani che emergono nello sport, giovani che hanno patito a causa di condizioni difficili e che risalgono la china imboccando una strada nuova. I giovani sono portatori della loro originalità, della loro libertà. Sono diversi da chi li ha preceduti. E chiedono che il testimone non venga negato alle loro mani”. 

Alle nuove generazioni – ha aggiunto il Capo dello Stato – sento di dover dire: non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società. Vorrei ricordare la commovente lettera del professor Pietro Carmina, vittima del recente, drammatico crollo di Ravanusa. Professore di filosofia e storia, andando in pensione due anni fa, aveva scritto ai suoi studenti: ‘Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare‘”

“Faccio mie – con rispetto – queste parole di esortazione così efficaci, che manifestano anche la dedizione dei nostri docenti al loro compito educativo”, ha concluso il Capo dello Stato.


Grazie Presidente.
Paola Andreoni
 

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