Questa rubrica racconta storie di Osimo, di osimane e osimani che narrano la loro vita, il loro lavoro e le loro passioni. Si raccontano per farsi conoscere e far conoscere un pezzo di città. Persone comuni, persone qualunque ma che non sono affatto persone qualunque, che raccontano la loro vita quotidiana, le lotte e le sfide che hanno affrontato e che hanno reso più intensa la loro esistenza.
Milio Giulianelli una vita straordinaria: sacrestano, calciatore dell’Osimana,
magazziniere della Lenco, generoso volontario
Ha 86 anni di nome fa Emilio, ma solo all’anagrafe, perché tutti in Osimo lo conoscono come “Milio”, il cognome è Giulianelli e questo non può cambiare. Nativo di Cingoli, per la precisione della frazione di Trovvigiano, ha trascorso la sua infanzia in questo piccolo borgo del maceratese dove la sua famiglia era a servizio del Priore della Chiesa di San Donato. Il padre Giuseppe era sacrestano e per oltre trent’anni ha accudito la Chiesa condividendo con il Parroco, gioie e delusioni. Alla madre, Giulia Marincioni, originaria di Appignano, il compito di allevare i quattro figli, due maschi e due femmine, nell’ordine: Lidia, Maria, Ovidio e il più piccolo Milio. Una infanzia felice quella trascorsa da Milio e la sua famiglia nel piccolo borgo cingolano dove vivere sotto la protezione del Priore non offriva prospettive di ricchezza ma garantiva, comunque, un pasto sicuro al giorno, la frequentazione delle Scuole Elementari per i piccoli Giulianelli. Con il passaggio del fronte la famiglia Giulianelli è costretta a lasciare Trovvigiano per trasferirsi a Montefano dove il Parroco, don Antonio Taruschio, aveva necessità di un nuovo sacrestano. Purtroppo le cose non vanno sempre nel segno auspicato. Dopo due anni di permanenza a Montefano con la vita che, dopo le interruzioni causate dalla guerra, aveva ripreso il suo corso naturale, e il piccolo Emilio aveva ripreso gli studi completando la scuola elementare, un evento imprevisto sconvolgerà la vita della famiglia Giulianelli: le conseguenze di un incidente stradale con la Lambretta renderà per sempre inabile al lavoro il sacrestano Giuseppe, lasciando nello sconforto e disperazione la famiglia che si ritrova all’improvviso senza alcuna fonte di reddito, una tragedia!.
Purtroppo quando capitano cose del genere si possono prendere solo due strade: o ti abbandoni e ti chiudi in te stesso o reagisci – evidenzia Milio – io per carattere non sono mai riuscito a stare fermo e ho imboccato, in ogni occasione difficile, sempre la seconda via: quella più difficile, piena di difficoltà ma alla fine vincente. Come nelle tante straordinarie scelte che la vita mi ha messo di fronte , anche allora – ad appena tredici anni – mi sono fatto carico di sostituire mio padre come “sacrestano” garantendo così la continuità dell’unica fonte di reddito della mia famiglia. La vita di Milio, bambino-sacrestano, è stata tutt’ altro che semplice: sveglia alle 5 del mattino, l’apertura della Chiesa, correre a far suonare le campane, accendere le candele, preparare l’altare, servire messa, raccogliere l’elemosina tra i fedeli, aiutare il parroco a ricomporre i paramenti, poi di corsa alla scuola media. Il pomeriggio di nuovo ai servizi della chiesa: le pulizie, la preparazione per le ricorrenti cerimonie, gli addobbi della chiesa in occasione della ricorrenza dei vari Santi, il Rosario, la chiusura della Chiesa alla sera e, da ultimo, la visita serale a casa del parroco per le disposizioni dell’indomani, per rimettersi sopra i libri nel dopo cena.
Neanche la domenica, era per Milio un giorno di riposo. Mentre vedeva i suoi amici andare a divertirsi o semplicemente a vestirsi a festa, per il giovane Milio la domenica era una giornata intensa di operazioni da svolgere in aiuto del Parroco; a partire da far suonare la campane a festa ( allora per far rintoccare le campane non c’erano gli automatismi elettronici ma si lavorava di braccia). Poi in aggiunta a tali impegni, aveva appena quattordici anni e da poco concluse le scuole dell’obbligo, quando il parroco pensò di realizzare a Montefano un cinematografo parrocchiale , il “Cinema Alba”, in concorrenza con il “Cinema Teatro”. A Milio, viene dato l’ incarico da parte di don Antonio di svolgere il ruolo di “proiezionista”, come Salvatore il protagonista del “Nuovo Cinema Paradiso”: lui impara subito tutto ciò che riguarda questo mestiere e in seguito viene delegato, sempre dal parroco, anche a scegliere le pellicole da proiettare. Un impegno aggiuntivo a quello di sacrestano che Milio svolse con grande passione curando tutta la gestione del cinematografo dalla pubblicità ( provvedendo ad affiggere le locandine nei punti strategici del paese), alla vendita dei biglietti, alla scelta delle pellicole da proiettare ( documentandosi sulle trame dei film, gli attori, cercando di portare al pubblico dei montefanesi buoni film che potevano assicurare un buon incasso e nel contempo proiettare pellicole rispettose della mentalità e dei costumi dell’epoca e della natura parrocchiale della sala.
Il “proiezionista” Giulianelli con la “migliore gioventù montefanese”
(foto di Norberto Rimini, storico di Montefano)
Il “cinema Alba” in poco tempo surclassò per incassi e gradimento del pubblico l’altro cinema cittadino di Montefano e questo grazie all’impegno, la passione che Milio aveva scoperto per il cinema perché il cinema, come mi dice Milio ” mi faceva viaggiare, scoprire nuovi mondi e sognare sin da bambino“.
Questa è stata la fanciullezza di Milio: sacrestano-operatore di cinematografo ma anche tanti altri piccoli lavoretti come garzone. Una fanciullezza segnata dalla responsabilità, dalla abnegazione di assicurare alla famiglia una entrata per poter vivere ma anche tanta allegria. E le qualità umane di Milio già a questa età vennero alla luce: in particolare quella, straordinaria, di riuscire ad attirare la stima delle persone e la sua capacità di armonizzare studio, allegria, lavoro, impegno e amicizia, serietà e divertimento.
Mentre studia e lavora servendo il parroco e curando il successo del “Cinema Alba”, Milio trova anche il tempo e la grinta per dedicarsi ad attività ludiche all’oratorio: salti , corse e sfide a calcio. Anche in queste attività, Milio, emerge sempre rispetto agli altri suoi coetanei, pur non essendo dotato di particolari qualità fisiche.
il giovanissimo “Milio” con lo studente di medicina Raimondo Lombardi,
promotore della squadra “Juventus Osimo”
Si dice che il talento emerge senza fatica. Così è successo anche per Milio. E’ bastata una partitina amichevole tra amici per farsi notare e attirare l’attenzione e ammirazione del futuro prof. Raimondo Lombardi ( a quei tempi giovane universitario, ma sempre grande appassionato di calcio, promotore in Osimo della squadra “Juventus Osimo” ). Lombardi, che di calcio ne capisce, volle a tutti i costi che Milio, il sacrestano-operatore cinematografo di Montefano passasse a giocare tra le file della sua “Juventus” ad Osimo. Un sogno e una lusinga per Milio, ancora ignaro che quel suo divertimento a correre dietro ad un pallone, poteva diventare, in un futuro non lontano, una vera e propria professione. Con l’approvazione del curato a cui aveva promesso che avrebbe comunque garantito i servizi parrocchiali e la gestione del cinema, Milio veste prima la maglia della Juventus Osimo e poi diventa tesserato dell’Osimana. Campionato di Prima Divisione, stagione 1952/1953 l’Osimana era presieduta da Rigoberto Lamonica, mentre allenatori erano Raimondo Lombardi e Galliano Pangrazi. Un’Osimana forte in tutti reparti, con tutti giocatori locali, tranne uno il più giovane (appena 17enne), vince il campionato e vola in Promozione anche grazie ai gol del “giovane piccoletto di Montefano” tutto estro ed invettiva: Milio Giulianelli.Milio ricorda ancora oggi l’emozione dell’esordio con la maglia “giallo-rossa”, ricorda tutti i goal segnati come la rocambolesca doppietta contro la Filottranese che valse la vittoria, il sorpasso in classifica e la conseguente promozione della compagine osimana. In piazza la gente lo fermava, lo acclamava, gli faceva i complimenti e da quel giorno Milio, “il piccoletto di Montefano” (così lo chiamavano) è entrato nel cuore della tifoseria osimana e anche lui è diventato, per sempre, un osimano acquisito.
Alla fine sono state quattro le stagioni passate da Milio nelle file dell’Osimana con all’attivo undici reti. A testimonianza di quanti sia stato apprezzato ed amato dai tifosi “senza testa” Milio è stato inserito, nel libro di Andreucci – Lombardi che narra la storia dell’Osimana, nella formazione tipo, a ricoprire il n° 7, nella squadra dei migliori calciatori giallo rossi degli anni 1955-1974.
La carriera calcistica e la vita di Milio ha un sussulto a diciannove anni quando all’apice del successo in Osimo viene venduto alla Maceratese. Una cessione che salvò i bilanci dell’Osimana ma anche una bella e importante opportunità per il giovane Milio che con il contratto offerto dalla Maceratese poteva lasciare il lavoro da sacrestano e l’amato Cinema “Alba” per dedicarsi completamente alla passione per il calcio.
Milio in azione allo stadio Helvia Recina di Macerata
Due anni pieni di soddisfazione quelli passati da Milio a Macerata suggellati da reti, successi personali, vittorie di campionati e accesso al professionismo del calcio con un buon stipendio, tanti premi partita, regali e tanta notorietà da parte dei giornali: Milio è riconosciuto dai tifosi e dagli addetti sportivi come espressione del miglior calcio.
Un talento, uno spettacolo le sue prestazioni e puntuali e mai scontate le sue reti. Poi ci sono i goal memorabili, conservati nella memoria di Milio, e raccolti nella cronaca sportiva di cui il nostro cittadino conserva articoli e resoconti. Suoi i gol più belli, i più memorabili, i più importanti che hanno lasciato un segno nella storia calcistica di Macerata. Reti arrivate per caso o per azioni combinate, prodezze balistiche, capolavori di tecnica o potenza, gol di destro, di sinistro e anche di testa (da lui che in campo era il più piccolino di statura) che hanno fatto infiammare i tifosi all’Helvia Recina.
Momenti magici per le gioie dei tifosi, come il gol vincente ( di testa ) nel derby contro l’Ascoli. Milio ricorda ancora i cori dei tifosi maceratesi gridare il suo nome al termine della partita. Sempre in quegli anni arriva a giocare in prima squadra con lui, un giovanissimo: Pino Brizi, che poi diverrà l’ emblema del calcio di Macerata e in seguito grande giocatore della Fiorentina.
In questi anni Milio senza adagiarsi ad una vita di allori e ben conscio che la magia del successo derivante dal calcio avrebbe avuto vita breve, pensa anche al suo futuro: giocava a pallone ma nel tempo libero studiava conseguendo il patentino di operatore cinematografico ( che era diventato obbligatorio) e poi consegue il diploma di ufficiale esattoriale.
A 21 anni, nel pieno della sua maturità calcistica, arriva la chiamata al servizio militare di leva obbligatorio, che interrompe irreparabilmente la sua carriera sportiva. Dispiacere, tanta rabbia, e la consapevolezza che diciotto mesi lontano dai campi di gioco avrebbero “fiaccato” il suo fisico e la sua sopraffina tecnica per sempre. Ma la disperazione, come già detto, non fa parte degli “attrezzi del mestiere” della vita di Milio. Riesce anche in questo periodo, grazie al suo carattere a conquistarsi la fiducia e la stima dei superiori ( compresa quella del generale Albert, responsabile del Comando delle forze armate terrestri Alleate del Sud Europa) e a trasformare quei diciotto mesi “bui” in un periodo utile ad acquisire abilità e competenze che saranno determinanti per il suo futuro lavoro alla Lenco Italiana.
Alla nascente fabbrica di giradischi dei fratelli Antonelli e della sig.ra Maria Laeng, Milio arriverà nel 1965 dopo aver svolto altri avventurosi lavori a Genova. La Lenco stava muovendo i primi passi, i dipendenti erano appena una ventina, ma i disegni e i progetti dei proprietari erano grandi e ambiziosi. La piccola fabbrica di via Montefanese in breve tempo si sviluppa e diventa una delle maggiori della zona e Milio vene chiamato dal dott. Luciano Antonelli a dirigere la logistica del magazzino. Il reparto, cuore dell’azienda, che doveva assicurare quotidianamente i mille e passa articoli ( bulloni, viti, voci, applicativi) da assemblare di cui la catena di produzione aveva necessità per produrre i giradischi e gli altri articoli a marchio Lenco. Anche in questo ambiente Milio si conquista la stima dei colleghi operai, degli ingegneri responsabili della produzione e la piena fiducia dei titolari, in particolare della Presidenza svizzera, Fritz Laeng e sua moglie Maria.
La squadra della Lenco Italiana, memorabili le sfide calcistiche con i colleghi svizzeri
Non c’era visita della sig.ra Maria Laeng in fabbrica o scelte aziendali importanti che non si ascoltasse e che non si tenessero conto anche delle valutazioni e dei consigli del responsabile della logistica: Milio Giulianelli.
Quello della Lenco è stato per Milio il periodo della stabilità economica e sicurezza del lavoro fisso dopo tante esperienze di precariato e lavori saltuari. Un periodo della vita importante di Milio coronato, nel giugno del 1966, con il matrimonio con la sig.ra Maria Vittoria Sconocchia (montefanese anche lei e un amore nato ai tempi della gestione del cinema), anche lei conosciuta in città e in particolar modo dalle signore per aver svolto per 40anni il lavoro di parrucchiera nei locali di via A.Moro 14.
In pensione dal 2002 Milio è l’icona dell’uomo lavoratore, che non conosce riposo. Dopo la sua famiglia e quella delle tre amate figlie: Simona, Francesca e Roberta, la sua disponibilità per il volontariato non ha conosciuto e non conosce soste. Volontario presso l’Associazione “Il Campanile” ha distribuito pacchi per le famiglie osimane in difficoltà, impegnato in parrocchia nelle attività promosse come la “Festa dei Popoli”, Milio con il suo sorriso, c’è sempre per tutti a dare una mano: feste, domeniche, Natale, Pasqua, e neppure raffreddore, febbre, mal di pancia e quant’altro lo ferma.
Emilio con la sua sig.ra Maria Vittoria
Questo è Emilio Giulianelli, una persona, un osimano per bene, che ha creduto in se stesso e con una grande qualità, avere la certezza di essere sempre al posto giusto: chierichetto, sacrestano, operatore cinematografico, campione di calcio, magazziniere, marito premuroso, padre, volontario generoso, nonno attento, persona che della vita ha saputo e sa apprezzare ogni giorno mondi inesplorati e meravigliosi.
Ognuno di noi è una Storia da raccontare. La grandezza, a volte, è racchiusa nelle storie semplici come quella, narratami e che ho raccolto, del nostro concittadino Emilio che in realtà è una storia straordinaria, vera e sconosciuta per molti osimani.
Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo
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