Solidarietà alla medicina pubblica in sciopero

Il settore sanitario pubblico del nostro Paese incrocia le braccia per protestare contro i tagli delle pensioni, gli stipendi troppo bassi e la carenza di personale. Medici, infermieri e personale della sanità pubblica chiedono al Governo d’inserire maggiori sostegni economici nella legge di bilancio, che  viene discussa al Senato.
Tra le richieste avanzate spiccano un aumento delle assunzioni e la cancellazione dei tagli alle pensioni. I sindacati sostengono che la legge di bilancio contiene misure che peggiorerebbero le condizioni del lavoro nel Servizio sanitario nazionale e la qualità dei servizi che questo offre, spingendo molti professionisti e professioniste a lasciare la sanità pubblica per quella privata. Fra queste ci sono, come detto, un taglio dell’importo mensile delle pensioni future fra il 5% e il 25%, e l’indirizzamento di fondi per la riduzione delle liste d’attesa degli ospedali pubblici alle sole cliniche private.


Tutta la mia solidarietà e vicinanza ai medici, infermieri, infermiere e personale degli ospedali pubblici in sciopero. Li abbiamo chiamati “eroi”, è ora di dare maggiore e giusto riconoscimento alle  professionalità del nostro Servizio Sanitario Pubblico.

Paola Andreoni 

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Il Servizio Sanitario Nazionale compie 40 anni.

Ci sono ricorrenze  e date che debbono essere ricordate, soprattutto se queste hanno segnato un punto di riferimento per una comunità, per un popolo intero. Una di queste date è sicuramente rappresentata dal  23 dicembre 1978, data quando il Parlamento votò, a larghissima maggioranza, la Legge n. 833 “Istituzione del Servizio Sanitario nazionale“.
Eppure questa importante ricorrenza  è passata quasi inosservata, sotto silenzio. Come se sia stata una cosa scontata o, peggio ancora, una questione non rilevante, come le cose che in fondo non contano poi molto.

La legge 833, istitutiva del nostro Servizio Sanitario Nazionale,  rappresenta, invece,  uno spartiacque,  una tappa importante e fondamentale per il nostro Paese.  Una legge con la quale si è data piena attuazione al primo comma dell’articolo 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti“. L’articolo 1 della Legge 833 è la continuazione del dettato costituzionale, chiarendo il modo con il quale questi diritti verranno garantiti, ovvero “… mediante il Servizio Sanitario Nazionale”.

Un servizio che stravolgendo quanto fino ad allora era stato fatto, fornisce  tutte le cure mediche, a chiunque – ricco o povero, uomo, donna o bambino. Non ci sono spese, è gratuito, salvo poche eccezioni. Non servono assicurazioni. Ma non è “carità”. I cittadini hanno già pagato, per lo più con le tue tasse e saranno sollevati da preoccupazioni economiche in caso di malattia”. Queste, quindi,  le innovative e “rivoluzionarie” caratteristiche del Servizio Sanitario Nazionale: è gratuito (per la maggior parte dei casi); è universale, perché tutti i cittadini possono accedervi senza distinzione di alcun tipo; viene finanziato con le tasse; libera da preoccupazioni economiche in caso di malattia.

Prima del Sistema Sanitario Nazionale le cose erano molto diverse in Italia: la  salute dei cittadini era  gestita mediante  le così dette “Casse-mutue” che erano delle assicurazioni sociali alle quali aderivano volontariamente o obbligatoriamente i cittadini in base alla propria condizione lavorativa; pagando  un premio di adesione alla “mutua” si ottenevano servizi e garanzie commisurate a quanto versato.
Se ci affidiamo al cinema per narrare questa epoca, esemplare è  il film del 1969 “Il Medico della Mutua” – con il mitico dott. Tersilli interpretato da un magistrale Alberto Sordi – dove, pur nel grottesco, vengono riassunti in maniera perfetta tutte le anomalie dell’assistenza sanitaria antecedente la Legge 833.

Ritornando all’entrata in vigore della L. 833/1978 e del Servizio Sanitario Nazionale c’è da dire che sono trascorsi quarant’anni, anni nei quali è emersa – dopo un primo entusiasmo – la necessità di garantire la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale in termini economici: ticket, tagli e tetti di spesa  hanno caratterizzato e condizionato la politica sanitaria dagli anni Novanta ai nostri giorni.
Anni segnati anche da eccellenza assolute, ma anche da  scandali, tra gestioni avvedute e accorte e episodi di corruzione e di bassezze inconcepibili: le formiche nel letto di un paziente, ampiamente messo in luce da servizi televisivi, è solo l’ultimo esempio di questo scempio. Anni nei quali non sempre gli amministratori del servizio hanno attuato politiche gestionali serie e orientate all’efficienza, all’equità e alla sostenibilità.
Ma non solo  ombre,   la storia del nostro Servizio Sanitario è anche una storia di successi e di sfide vinte e  a quarant’anni di distanza, la sanità italiana, solidaristica e universalistica, rappresenta sempre un esempio di efficacia ed efficienza nel cosiddetto mondo occidentale.

Non dimentichiamo – e chi per necessità ha dovuto varcare  le porte dei nostri presidi sanitari lo sa -,  ricevere cure efficaci in emergenza urgenza, non dover pagare l’assistenza ricevuta durante un ricovero o in caso di un intervento chirurgico, è stata e rimane una grande conquista del nostro Paese.

Un grazie a quanti ogni giorno, con professionalità e grande spirito di servizio,  – dai medici, agli infermieri, alle croce rosse,  agli inservienti, agli amministratori –  operano nella sanità per il bene-salute del nostro Paese.


Paola