Osimo calls World: Dominique Guillemant

Dalla Francia ad Osimo per amore: la storia di Domique Guillemant nata in Lens il 1 novembre 1967.
C’è chi nasce con le idee chiare e chi invece per trovare la propria strada ha bisogno di percorrerne altre. Questa è la storia di una #Nuovaosimana,  Dominique, che dalla Francia ha deciso di trasferirsi in Osimo dove ha trovato amore, e la propria realizzazione professionale. Oggi vive con la sua famiglia nel cuore della frazione di  Passatempo ed insegna francese all’Università di Macerata

Dominique Guillemant nuova osimana, francese insegna all’Università di Macerata

Mi chiamo Dominique Guillemant e sono originaria di Arras (regione Hauts-de-France). Mio padre era taglia pietra e mia madre era babysitter certificata. Purtroppo, sono venuti a mancare. Sono la primogenita di quattro figli. Sono nata a Lens nel 1967 ma sono sempre vissuta in un paese alle porte di Arras. A 18 anni mi sono trasferita a Lille per motivi di studio. Arras è una città famosa per le sue piazze e deve il suo nome al termine “arrazzi” in quanto nel Medioevo era un importante centro commerciale, ed è la città natale di Robespierre… a questo proposito scherzo sempre sul fatto di aver sposato un senza testa!

Ho fatto tutto il mio percorso scolastico vicino casa. Dopo aver studiato l’inglese già alle elementari, più lo spagnolo alle medie, al 1° anno di liceo ho aggiunto l’italiano. Tre anni dopo mi sono iscritta all’università di Lille dove ho conseguito una laurea quadriennale in lettere e civiltà italiane, l’equivalente di una LM37. Purtroppo, l’Italia non riconosce il mio titolo di studio, a fronte di concorsi sono costretta ogni volta di richiedere al MIUR un’equivalenza valida soltanto a fronte di un bando di concorso. Nel 2019 ho conseguito un master in traduzione settoriale presso la Scuola interpreti di Pescara.

Prima di arrivare ad Osimo sono stata ragazza alla pari in una famiglia di Porto Recanati; è stato subito innamoramento per  le belle  colline del vostro territorio, e una grande commozione andando a Loreto. Ho ottenuto successivamente il posto di assistente “madrelingua”, prima a Recanati e poi ad Osimo. E’ a fianco di due bravissimi insegnanti, Lino Palanca e di Anna Rizza, che ho fatto le mie prime esperienze di insegnamento.

Non ho ricordi particolari della scuola, ricordo la mia maestra delle elementari che si disperava perché avevo un rifiuto per la matematica…

Fino all’età di 18 anni sono stata majorette, era una vera e propria passione… ogni tanto tiro ancora fuori il bastone per fare qualche esercizio, è come la bicicletta, non si scorda mai!  Ciò che adoravo, erano le uscite con la banda. Ancora oggi se sento suonare la banda mi emoziono e mi viene da marciare!

Quando sono arrivata in Italia per la prima volta, parlavo come un libro, i miei punti di riferimento erano Dante, Petrarca, Boccaccio, Manzoni, Parini…. Facevo un po’ sorridere. Andavo in biblioteca per stare a contatto con altri studenti e per far amicizia…  avrebbero potuto confermarlo Luciano, Antonella e Ivana e ovviamente Francesco! Quanto li ho tormentati per la tesi, eppure mi hanno sempre accolta con il sorriso. Stare lì era come stare a casa, e galeotta fu la biblioteca poiché è proprio lì che ho conosciuto Marco Bolognini anche lui giovane studente universitario.

Sono arrivata ad Osimo nell’ottobre del ’90 e nell’agosto ’93 ci siamo sposati. Insegnavo un po’ qua e là tra Osimo, Recanati, Loreto e Filottrano. Ricordo le risate insieme a Sarah Howell quando andavamo alle medie di Filottrano. Ho girato tutte le scuole del circondario prendendo un sacco di corriere, è stato faticoso, ma per poter rimanere dovevo rimboccarmi le maniche.

Una volta sposati ho seguito Marco che per lavoro era stato trasferito a Rieti,  lì ho lavorato in un liceo linguistico. Nel 1994 è nata  Chiara e ad Avezzano  – dove nel frattempo ci eravamo trasferiti per la nuova assegnazione di lavoro di mio marito –  nel 1997 è nato Damiano. Ricordo che quando venivamo in Osimo il viaggio di ritorno era tragico. Provavo tanta nostalgia di Osimo, una nostalgia che non ho mai provato per il mio Paese natio. Non so neanch’io spiegarmi questo attaccamento alla Vostra città.

Nel 2000 siamo tornati e mi sono subito messa alla ricerca di un posto dove insegnare. Ho trovato subito un posto alla Scuola per interpreti di Ancona e facevo qua e là corsi per le certificazioni. Nel 2001, ho inviato il cv alla casa editrice ELI con delle proposte editoriali, questa collaborazione ha raggiunto ormai 20 anni di età. Mi occupo di tre riviste, ho pubblicato corsi, libri di lettura, giochi da tavola… è un lavoro molto creativo. Dal 2006 insegno all’università di Macerata come esperto linguistico.

Sono diventata Italiana nel 2019, dopo due anni di pratiche estenuanti, ma ho comunque mantenuto la cittadinanza francese. Non potrei rinunciarci, sarebbe come dare le spalle alla mia famiglia. Mi dispiace sempre molto quando magari commento un fatto e mi si ribatte con ciò che accade in Francia , con frasi del tipo: “… a Voi in Francia”, in questo si capisce che per certe persone sarò sempre straniera.

Non partecipo attivamente alla vita osimana, cioè non sono impegnata in nessuna realtà sociale. Ho fatto l’esperienza di “catechista per caso”, poi l’oratorio a San Marco con la mia cara amica Rosi, e infine a Passatempo, dove abito,  dove avevo messo su un gruppetto di majorette che ha persino sfilato con la banda. È stato bellissimo!

La prima parola o espressione in dialetto osimano che ho appreso? Forse i “bardasci” e in procinto di sposarmi “moglie e buoi dei paesi tuoi” a dire il vero rivolta a mio marito!  Gli amici ridono molto quando parlando infilo qua e là parole di dialetto. Lo scorso Natale sono stata coinvolta in un’iniziativa: recitare un componimento in dialetto osimano nel Museo diocesano. Forte!

Mio marito è ingegnere e lavora a Parma, anche se attualmente – per via della pandemia – lavora in Smart working. Lo scorso anno ho cercato di raggiungerlo e ho vinto il concorso all’università di Parma, ma purtroppo ho dovuto rinunciare. Questa pandemia ha sconvolto i nostri piani, ero pronta ad andare anche se lasciare Osimo non sarebbe stato facile. Qui ho il mio piccolo mondo.

Nostra figlia Chiara è laureata in Educazione professionale e in Scienze pedagogiche a Macerata, lavora all’Anffas di Macerata. Damiano conseguirà a marzo la magistrale in ingegneria informatica a Bologna.

Cucino di rado piatti francesi, mi piace la cucina italiana! Sono diventata una pizzaiola provetta e ho cercato anche di fare la sfoglia. Un giorno la nonna di mio marito l’ha vista e mi ha chiesto se fosse un aereo… fine dell’esperimento😊 ! Ogni tanto mi piace fare il gratin di porri (o di indivia) arrotolati nel prosciutto cotto, poi le crepes dolci il giorno di Martedì Grasso e la galette des rois all’epifania. Poco altro…

Quando mi si chiede di parlare del mio lavoro provo sensazioni contrastanti. Da una parte c’è il lavoro in sé, mi riferisco all’insegnamento che mi appaga. Dall’altra sono arrabbiata se penso alle mie condizioni contrattuali. Ogni anno, devo sottopormi ad un concorso, un colloquio che si svolge di fronte ad una commissione formata anche da docenti con i quali lavoro regolarmente da anni. A due riprese l’Ateneo ha perfino deciso di non ribandire il posto,  operando una rotazione all’interno delle graduatorie di merito, mettendo a rischio la mia situazione lavorativa. Mi è stato ripetutamente sottolineato che nulla mi è dovuto e che il posto che occupo da 16 anni non è mio. Non nascondo lo sconforto, né quanto sia molto umiliante. Il co.co.co è davvero una tipologia di contratto disarmante e ingiusta. Non ho diritto a malattia, ferie, tredicesima e sono pagata ogni tre mesi pur facendo 30 ore di lezione a settimana. Come mai non viene applicato il Decreto dignità anche in questi casi?

Osimo bello, Castello segreto… Sì, Osimo è davvero una bella cittadina, mi sarebbe piaciuto rimanere in centro ma c’era il problema dei parcheggi e della viabilità in caso di eventi. Ricordo che non era semplice, carica della spesa con bambini appresso, un vero tour de force! Andiamo in piazza il sabato mattina per far rifornimento di ortaggi freschi alla piazza delle erbe, poi la colazione da Ridolfi… per forza! Andiamo a messa al Santuario al quale sono particolarmente legata e dopo la messa incontriamo gli amici. Non sempre partecipo alle proposte culturali, un po’ di più durante le feste patronali. Quest’anno i frati conventuali del santuario mi hanno chiesto di curare una rubrica in “Donare pace e bene”, la rivista del santuario. Adoro scrivere in italiano, specialmente se si tratta di Francesco d’Assisi.

Il miglior pregio di Osimo? Il suo centro storico, è piacevole passeggiare sul corso e sul belvedere. Quando mi vengono a trovare parenti rimangono sempre estasiati. La mia regione viene chiamata “le plat pays”, qui è un susseguirsi di saliscendi. Devo dire che prendere la patente in Osimo è stata un’impresa per una che veniva da un territorio piatto!

Il peggior difetto? Il traffico nelle ore di punta, a volte ci metto quasi mezzora da Passatempo fino a via Marco Polo! E una volta secondo me i giardini pubblici erano più curati, perlomeno se vedo le foto del matrimonio mi sembrano molto diversi. Dicono che quando il nonno di mio marito era il giardiniere erano un gioiellino.

Cosa bisogna evitare con gli Osimani? Penso che i rapporti interpersonali siano un po’ uguali ovunque, con certe persone riesci ad intessere relazioni, con altre no. Io sono una persona aperta ma vivo in una frazione, è diverso dallo stare in centro. Le frazioni sono come famiglie allargate, rimani sempre uno che viene da fuori, anche se sei un osimano che viene dal centro. Ci sta! Comunque, ho delle carissime amiche anche lì e dei vicini di casa fantastici! Quando veniva mio padre e andavamo in centro si stupiva di quanta gente mi salutasse e questo è bello! Ti fa sentire parte della comunità.

Se doveste andare dalle mie parti, vi inviterei a visitare le piazze di Arras e a salire sul Beffroi, tipica torre civica del nord. Poi vi suggerirei di andare a visitare il Memoriale di Vimy e Notre Dame de Lorette con il suo grande anello dove figurano i nomi di tutti i caduti della Prima guerra mondiale. Essendo terra di miniere, vi direi di andare a visitare il “Centre historique minier” di Lewarde e di andare a Loisinor, una pista da sci artificiale costruita su un “terril” di 129 metri. I terrils sono formati con gli scarti della miniera. I miei nonni erano minatori e ho ancora un pezzetto di carbone riportato da mio nonno materno, è un ricordo al quale tengo molto. Per il pranzo, vi consiglierei “la carbonade” o un formaggio puzzolentissimo: “il Maroilles”. Poi di bere una tazza di “chirorée” o di “genièvre” per chi ama le sensazioni forti (40° di gradazione alcolica)! Siamo chiamati “chti”, che è anche la nostra lingua regionale e contrariamente a quanto si pensa, non è una zona  fredda e la gente è calorosa e festaiola. Quando mi si chiede da dove vengo è un crescendo: Sei di Parigi? No, più su. Allora sei della Normandia? No, più su. Allora sei belga! Ecco, sappiate che in mezzo c’è la mia regione e che vale la pena visitarla!

Non vado molto spesso, ma non ho il “mal du pays”, non l’ho mai avuto. Casa è dove ti costruisci una vita, e ormai ho trascorso più tempo in Italia che in Francia. Ho mio marito, miei figli e gli amici… non mi manca nulla! Poi con le nuove tecnologie ora è più facile rimanere in contatto con mio fratello e mia sorella. Quando andavo a trovare i miei, dopo tre giorni avevo già nostalgia di casa.

Ad Osimo non mi risulta ci sia una comunità di miei connazionali. Sono qui da più di 30 anni ma la gente mi identifica ancora come “la francese”, è anche vero che la r moscia non mi abbandonerà mai. Sono un’immigrata come tanti altri, ormai viviamo in un mondo globale ed è normale che Italiani vadano a vivere fuori e viceversa. Ho una carissima amica tunisina, un’amica spagnola, un amico rumeno, una cinese, un’argentina…. È bello no? Non ho mai cercato di stare per forza con altri francesi, semplicemente perché avremmo parlato francese e non avrei fatto progressi in italiano. Mi capita di incontrarne d’estate al mare e non nascondono la loro invidia, sono consapevole di vivere in un posto stupendo.

A volte sento commenti sugli immigrati, trovo la cosa di cattivo gusto e chi le fa dovrebbe sciacquarsi la bocca con il sapone perché ci sono anche tanti Italiani che vivono fuori: c’è posto ovunque e per tutti sotto questo sole! Poi le persone che si comportano male e infrangono la legge non appartengono ad un unico popolo! Il multiculturalismo è un arricchimento, conoscere altre culture e altri modi di fare è bello. Quando la mia amica tunisina mi porta dolcetti tipici faccio salti di gioia! Gli unici commenti sgradevoli che ho sentito sono cliché sui Francesi: in Francia si mangia male, i camerieri sono sgarbati, i Francesi hanno la puzza sotto il naso e così via. Sono stata “discriminata” solo perché a qualcuno il mio accento scortica le orecchie … mi farò una ragione. 😊

Non ho sogni nel cassetto per me ma per i miei figli, auguro loro di realizzarsi nelle loro cose e se volessero migrare altrove non avrei nulla da dire… anche perché io l’ho fatto! Ora sono grandi e mi godo la vita insieme a Marco facendo qualche viaggetto. Non ho mai avuto grandi pretese nella vita, prendo ciò che viene. Chiedo solo di andare in certi posti perché san Francesco vi ha soggiornato e mio marito mi accontenta sempre perché sa quanto sia importante per me.

Come vedo e spero sia il tuo futuro? Un contratto a tempo indeterminato, dopo 16 anni credo di essermelo guadagnato… anche se ormai non ci credo più. Avanti tutta con nuove pubblicazioni e nuovi studenti da conoscere e ai quali trasmettere non solo la mia lingua ma anche la cultura francese. A chi dice che il francese “non serve più a niente” (lo sento spesso purtroppo), dico ricredetevi! Per esperienza posso dire che molti “denigrano” la mia lingua alle medie e al liceo, ma al primo anno d’università molti cambiano idea e scelgono di impararla: accade spesso che la scelgano come terza lingua e che poi diventi la loro 1° o 2° lingua. Quando accade sono felicissima! Non si impara una lingua solo perché serve! Una lingua veicola una cultura, una letteratura, dei valori… Basta fare delle lingue un concetto meramente utilitaristico! Se avessi ragionato così non avrei mai imparato l’italiano!

Voglio dire grazie ai MIEI concittadini osimani per avermi accolta, dagli amici più cari ai commercianti dove mi rifornisco. Liberatevi dagli stereotipi se ne avete, vivrete molto meglio! Non puntate il dito su coloro che non parlano perfettamente la vostra lingua, pensate a come parlereste voi la loro. Cari ragazzi osimani, amate la vostra città! Di notte succedono le peggiori cose in centro, pensate a chi viene a visitarla di giorno e vede il frutto dei vostri attivi incivili. Rovinate la cartolina! Su!

Un saluto caloroso da una senza testa di adozione! Domi


Grazie Dominique per aver dato il tuo contributo a questa iniziativa, raccontandoci la tua storia di “#nuovaOsimana”. Frammenti di vita, belle storie con spesso, le donne come protagoniste.
Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo

Dominique legge “Accadrà una notte di Natale” di Umberto Graciotti.
Sala 4 del Museo diocesano di Osimo.
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