Osimo calls World: Giacomo Hinna

Hinna Giacomo nato in Ancona il 14 gennaio 1989.

Osimano ex portiere delle squadre giovanili dell’OsimoStazione, OsimoCalcio e San Biagio ora, architetto,  progetta navi da sogno.

Giacomo Hinna osimano,  ex portierone dei “ferrai” di Osimo Stazione

Mi chiamo Giacomo Hinna, classe ‘89, mi trovo dal 2016 in Norvegia a Oslo. Sono Architetto e BIM Manager (esperto software) in uno studio di architettura e design. Il mio, tuttavia,  non è il classico studio di architettura, YSA (nome dello studio dove lavoro) è infatti leader mondiale nel design di navi da crociera.
Il nostro è uno studio internazionale con un’età media piuttosto bassa.
L’ufficio si trova esattamente alla fine di un molo, qualche metro sopra il fiordo. Ho colleghi provenienti da ogni parte del mondo.
L’essere sia coetanei che expat ha favorito il crearsi di un grande gruppo di amici con cui condividere anche il tempo libero.
Ci occupiamo di tutte le fasi del progetto.
Ho colleghi che si dedicano principalmente alla scelta dei materiali, arredi e tutti quei dettagli personalizzati che rendono ogni ambiente unico.
Altri, invece, come me, si occupano maggiormente dello studio e ottimizzazione degli spazi: ristoranti, teatri, casinò, cabine, spa, strutture sportive, aree per i bambini, piscine, parchi acquatici sono esempi delle varie aree che si trovano in una nave da crociera.
Personalmente inoltre svolgo anche il ruolo di BIM Manager.

Il mio ufficio a Oslo, alla fine del molo di un porticciolo turistico.

Il Building Information Modeling o BIM in breve, è un processo basato su modelli 3D che consentono ai professionisti dell’architettura, dell’ingegneria e della costruzione di collaborare in modo altamente efficiente alla pianificazione, progettazione e costruzione di edifici e infrastrutture. In maniera veramente semplicistica è la fusione di un database e un modello 3D.
Inoltre in abbinamento alla progettazione BIM la VR, realtà virtuale, consente sia a noi architetti che ai nostri clienti di vedere e “sentire” immediatamente lo spazio e di sperimentare l’impatto che i cambiamenti di atmosfera o materiali possono avere anche prima dell’inizio della costruzione. Sono stato assunto principalmente per avviare questa transizione dal vecchio sistema di progettazione CAD al BIM.
Tra i vari compiti, ho anche il ruolo di coordinatore dei vari studi di architettura che lavorano simultaneamente a una nave. Essendo una nave da crociera un progetto grande e complesso, è molto importante avere una buona organizzazione e coordinamento tra le varie aree.
Sono nato ad Ancona ma ho sempre vissuto e respirato l’aria  di Osimo Stazione, ho frequentato qui le scuole elementare e media.  Ho proseguito poi gli studi al Liceo Scientifico Corridoni-Campana ad Osimo. Mi sono infine laureato in Ingegneria Edile-Architettura presso l’UNIVPM ad Ancona.
Ho sempre giocato a calcio durante la mia infanzia e adolescenza.  Prima a Osimo Stazione poi a Osimo, nelle fila dell’Osimo calcio.  Ho continuato a giocare anche dopo a livello amatoriale in varie squadre della provincia.
I miei vivono a Osimo Stazione.  Mia madre Elda Capitani è collaboratrice scolastica mentre mio padre Stefano è capostazione.
Come detto, vivo a Oslo con la mia fidanzata Susanna, anche lei architetto e marchigiana, di Macerata. Ci siamo trasferiti insieme dopo esserci incontrati per la prima volta ad Amsterdam durante un viaggio d’istruzione all’Università. E’ proprio la stessa voglia di viaggiare e vivere fuori dai confini quello che ci ha avvicinato sin dal primo momento.
La mia sliding door risale agli inizi del 2011. Il responsabile Erasmus della mia facoltà mi ha chiamato per dirmi che la domanda per trascorrere un anno di studio presso l’Università Politecnica di Valencia in Spagna era stata accettata. Quello è stato l’anno, e senz’altro l’esperienza che mi ha cambiato la vita.
Un nuovo Paese, una nuova lingua da imparare, nuovi amici da ogni parte d’Europa e del mondo.  Sole, spiagge, feste in una delle città con più studenti Erasmus al Mondo.
Sono cresciuto, cambiato, più in pochi mesi che nei 22 anni precedenti. Ogni giorno passato in Erasmus è stato una scoperta, un’avventura, un sogno che rifarei un milione di volte.
Solo ora, col senno di poi, posso dire quanto la mia vita fosse sotto certi aspetti limitata, limitante, prevedibile e abitudinaria nella sicurezza della mia cameretta, nella casa dei miei alla “Staziò”. La prima cosa che ho desiderato una volta tornato a casa è stato ripartire.
Quella è stata la mia motivazione più grande durante il mio percorso di studi. Tornare a vivere con i miei sarebbe stato difficile.
Sono così andato ad abitare ad Ancona con degli studenti spagnoli e il mio migliore amico Gabriele.
Nel 2014 sono finalmente ripartito per un altro periodo di studio all’estero. A Cracovia, in Polonia, ho preparato la mia tesi di laurea.  Anche questa esperienza mi ha lasciato bellissimi ricordi e permesso di migliorare tantissimo il mio inglese.
Per chi se lo chiedesse, in Spagna l’inglese è parlato perfino meno che in Italia, mentre in Polonia tutti lo parlano a un livello piuttosto buono, soprattutto i giovani.
Già prima di laurearmi ho iniziato a pianificare quella che sarebbe stata la mia vita fuori dai confini.
Avevo un Paese specifico in mente? No, assolutamente. Da tempo però mi piaceva informarmi sui vari luoghi del mondo, guardare video e leggere esperienze dirette di gente emigrata. Così mi sono fatto un’idea piuttosto chiara di tantissimi Paesi.
Appena ho saputo della possibilità di richiedere una borsa Erasmus per un tirocinio post-laurea, mi sono subito mobilitato. Questa volta ho creato io stesso, in maniera indipendente, l’accordo con l’ente straniero.
A una settimana dalla laurea sono partito per Trondheim in Norvegia.
Ho fatto così parte, per quasi un anno, di un gruppo di ricerca sugli edifici a emissione zero. Un campo di studi  molto interessante che mi ha sempre affascinato.
Allo stesso tempo però ho capito che la carriera accademica non faceva per me. Mi sono innamorato di Oslo facendo un lungo scalo al ritorno dall’Italia.
Una città pulita, funzionale, sicura, moderna e soprattutto ben collegata col resto del mondo. Quello che cercavo. Proprio a Oslo ho iniziato a lavorare come architetto.
In questo mio desiderio crescente di vivere fuori dall’Italia la mia famiglia mi ha sempre supportato.  Soprattutto ha sempre compreso gli indubbi vantaggi che avrei avuto a livello professionale. Il lavoro per me invece rimane solo una motivazione in più per rimanere all’estero.
Onestamente non credo che il mio percorso scolastico fatto in Italia mi sia stato molto di aiuto.
L’unica eccezione e anche forse l’aiuto più importante è stata la possibilità che ho avuto di poter passare un anno accademico in Spagna.
Sarebbe però estremamente limitativo considerare quella solo come un’esperienza di studio.
Generalmente la scuola italiana offre una preparazione teorica di alto livello, non si può dire lo stesso di quella pratica.
Frequentando le prime lezioni in Spagna ho subito notato questa differenza.
Quello che invece penso, è che il mio percorso di studi, dalle scuole elementari alle superiori, sia stato importante nella formazione del mio carattere. Ho vissuto gli anni di scuola come un lungo percorso a ostacoli. Superare questi ostacoli è stato spesso poco piacevole, ma una buona palestra di vita. Tutti i “suo figlio e’ intelligente, ma non si applica”, le note sul diario per essere un po’ troppo vivace, aspettare con ansia i genitori tornare dai colloqui e le lamentele dei professori hanno, alla fine,  solo migliorato la stima che ho – oggi – di me stesso.
Riguardo l’integrazione con la cultura e il modo di vivere di questo Paese scandinavo devo dire che grazie al mio carattere di persona che si adatta facilmente, non ho avuto molte difficoltà. I Norvegesi,  rispetto agli italiani, hanno una mentalità più aperta e sono maggiormente tolleranti nei confronti del diverso. Una ragione può essere il diffuso ateismo.
Credo anche che la situazione economica  di generale diffuso benessere e i vari aspetti connessi ad essa siano il motivo principale. Un esempio: praticamente tutti viaggiano, fanno esperienze e/o vivono per periodi all’estero.Tutti i giovani norvegesi sono stati almeno una volta in un altro continente.
Capitolo: lingua Norvegese. Non è una lingua ostica come si potrebbe pensare, anzi per certi versi è simile e forse anche meno complessa dell’inglese.  Il problema (o forse no?) è che tutti parlano perfettamente e amano l’inglese.
Passare in una conversazione dal norvegese  all’inglese viene naturale e fin troppo facile e naturale
Io cerco di parlare Norvegese nelle piccole situazioni quotidiane e devo dire che sto, con calma, migliorando.
In generale credo che vivere in un paese straniero sia una delle cose più affascinanti che ci siano. E’ un po’ come ritornare bambini. Si imparano nuove cose, conoscono culture diverse e si diventa parte di una nuova realtà senza però perdere mai la propria identità.  Poi bisogna dirlo, essere italiani all’estero ha un fascino tutto suo!  Specialmente in Norvegia dove non c’è ancora una grande comunità italiana.
Ad Oslo non sono in contatto con molti italiani.  Gli unici che conosco sono due miei colleghi e una mia ex compagna di Università. Essere cittadino dell’Europa e per estensione cittadino del mondo secondo me significa non avere confini mentali.  Dal confronto con diverse culture e persone provenienti da posti lontani possiamo migliorarci e migliorare il Mondo che ci sta attorno.
Per quanto viviamo in un mondo fortemente globalizzato, rimanere nello stesso posto con le stesse persone per tutta la vita limita fortemente la nostra persona da tutti i punti di vista. Lentamente ci si abitua ed uniforma  ad un solo modo di pensare e di vivere il quotidiano. E la cosa terribile è che non ce se ne rende conto.
Dal punto di vista delle bellezze naturali,  la Norvegia è uno dei Paesi che mi ha colpito di più, tra i tanti posti che ho visitato.
La natura è incontaminata e selvaggia e per trovarcisi basta fare pochi chilometri dal centro città.
I norvegesi amano passare le festività e i weekend nelle loro secondo case sperdute tra i boschi, più che case direi baite. I fiordi norvegesi sono unici al mondo, ma il mio posto preferito rimangono le isole Lofoten.
Un piccolo arcipelago con montagne a strapiombo sul mare e le caratteristiche palafitte rosse dei pescatori. Questo è il luogo da dove proviene lo stoccafisso, che tanto è apprezzato dalle nostre parti.

Isole Lofoten, al di là del circolo polare artico. Nello specifico a Reine, durante il tramonto.

C’è una grande attenzione per l’ambiente, Oslo è stata eletta capitale verde d’Europa nel 2019.
L’uso dell’auto in centro è molto disincentivato e la maggior parte dei veicoli è ad alimentazione elettrica.
Per quanto riguarda i servizi, e in generale i diritti e il sostegno che il Paese offre ai residenti, la Norvegia non ha rivali.
C’è una forte tutela nei confronti dei lavoratori. La forbice sociale  e le disuguaglianze tra i cittadini è ridottissima.
Questo si riflette in una struttura piatta a tutti i livelli. Ciò è visibile ad esempio nel lavoro. Tutti hanno potere decisionale e le differenze sia a livello salariale che di responsabilità tra il neolaureato e il capo non sono così evidenti come in altri Paesi e soprattutto in Italia.
In generale quello che mi piace di più di questa società è la poca centralità del lavoro nella vita. Il lavoro è sempre visto come un mezzo, la giornata lavorativa è corta, non c’è mai troppo stress e l’orario è flessibile. A tutto questo si aggiunge uno stipendio e un potere d’acquisto tra i più alti del mondo. La scuola è gratuita a tutti i livelli a partire dall’asilo nido fino all’Università.
Inoltre durante l’Università il Paese offre dei prestiti (super agevolati) agli studenti per mantenersi durante gli studi.
Qui a differenza dell’Italia la stragrande maggioranza, dopo aver compiuto 18 anni, non ha più bisogno di vivere con i genitori ed è indipendente a livello economico. E’ normale vedere per strada coppie giovanissime con più di un bambino.
Lo Stato garantisce un congedo parentale di 49 settimane pagate al 100% o 59 all’80%.
Il fatto che questo periodo possa essere suddiviso autonomamente tra i due genitori è la prova di come la parità dei sessi sia tra i principi cardine di questa società.
Oslo è una città multiculturale, dinamica e piena di cose da fare.
Più che in Italia è evidente la differenza tra la stagione calda e quella fredda. Non tanto per una questione di temperatura, ma soprattutto per le ore di luce.
In inverno vado a volte con gli amici a passare qualche ora sulla neve. Gli impianti di risalita sono a mezz’ora con i mezzi pubblici da dove vivo. Le piste sono illuminate e aperte fino alle 22.
Un’esperienza molto divertente è quella della discesa con lo slittino.
C’è una pista dedicata, lunghissima, che attraversa i boschi con un panorama davvero suggestivo.
Si può noleggiare lo slittino a monte e per tornare al punto di partenza basta prendere la metropolitana!
In pieno stile scandinavo si può anche andare in una delle tante saune galleggianti nel centro di Oslo e poi tuffarsi dal tetto direttamente nel fiordo. Recentemente c’è stata poi un esplosione di “food courts” e “food markets” qui a Oslo.
In Norvegia c’è molta curiosità per la cucina internazionale.
Queste proprie e vere piazze e vie al coperto combinano la possibilità di provare piatti provenienti da tutto il mondo alla voglia di socialità anche durante la stagione fredda.

Il mio primo 17 Maggio a Trondheim. Alcune ragazze con il Bunad.  Il 17 Maggio è il giorno della costituzione è festa nazionale norvegese. Tipicità del giorno sono: Colazione con dolci e Champagne;  Sfilata di bambini e non per le vie del centro (scuole, bande musicali, associazioni sportive ecc); Uso del vestito tradizionale “Bunad” (ci sono differenti abiti con colori e dettagli diversi a seconda della regione di provenienza di chi li indossa); Bandierine norvegesi ovunque.

Con l’arrivo della primavera invece esplode la voglia di stare all’aria aperta e prendere il sole.
Le tante aree verdi cittadine sono prese d’assalto. Spesso passo lunghissime giornate con gli amici al parco tra chiacchiere, birra e barbecue improvvisati.
Durante le interminabili giornate estive si perde quasi la cognizione del tempo, con il sole che se ne va tardissimo.
Inoltre, l’anno scorso il mio ufficio ha comprato dei kayak a disposizione dei dipendenti.
Nelle giornate più calde con i miei colleghi possiamo andare da un’isoletta all’altra esplorando il fiordo di Oslo.
Un’attenzione particolare è data alla cultura. Nel 2020 è stata inaugurata la nuova biblioteca accanto all’Opera House. Il 2021 sarà il turno del nuovo Museo Munch mentre nel 2022 si potrà visitare il nuovo Museo Nazionale.

La cosa che mi manca di più dell’Italia è il clima e un po’ il cibo. Per quanto non faccia così freddo come si possa pensare (grazie alla corrente del golfo), non c’è paragone con il clima mite e il sole che abbiamo in Italia.
La scelta gastronomica che abbiamo nel Bel Paese è unica al Mondo e l’attenzione per la qualità del cibo è quasi maniacale.
Di Osimo mi manca la famiglia, le serate con gli amici e tante piccole cose che non si trovano qua in Norvegia.
E’ più di un anno, a causa di un 2020 particolare segnato dalla pandemia da Coronavirus,  che non faccio ritorno  ad Osimo.  Avevo il biglietto prenotato per tornare a Natale oramai da mesi, ma la situazione attuale, purtroppo,  è in continua evoluzione (o involuzione?). Speriamo che prevalga il buon senso da parte di tutti. Di norma torno sempre almeno due volte l’anno.
Nonostante non veda quasi mai cambiamenti drastici, è bello vedere ogni volta qualche piccolo ammodernamento o novità. In un Paese molto ancorato alle tradizioni e al passato è apprezzabile.

Ci sarebbero tante, forse troppe cose che vorrei cambiassero nel nostro Paese e anche ad Osimo.
In parte la causa di molti problemi è la situazione economica non così rosea. Mi dispiace vedere tanti giovani rimasti in Italia il cui unico obiettivo è prendersi una laurea, collezionare titoli di studio, per trovare un lavoro a tempo indeterminato. L’agognato posto fisso.
Si cresce coi genitori che spingono i figli a studiare, studiare e studiare. Si vive, alla fine,  per esaudire i sogni degli altri.
Spesso, vedo miei coetanei,  che si accontentano di trovare un lavoro con un stipendio dignitoso, non importa che piaccia o no o se sia connesso o meno al percorso di studi, anche impegnativi.  Una volta trovato lo si tiene stretto con le unghie e con i denti.
Questo si traduce in una insoddisfazione costante della propria vita. Inoltre il datore di lavoro si trova in una posizione di forza. Sa che i propri dipendenti accetteranno qualsiasi sua decisione e condizione.
Bisognerebbe essere più convinti dei propri mezzi, seguire i propri desideri e non fermarsi alle prime difficoltà.
Un’altra cosa che mi dispiace vedere,  è che ognuno pensa solo al proprio orticello.  C’è poco senso civico.
Credo che il senso civico più di qualsiasi altra cosa concorra al benessere della gente. Purtroppo non credo sia qualcosa che possa essere cambiato in poco tempo.
Penso che sia un processo lungo e debba passare per una fase in cui il cittadino sia costretto, e non solo invitato, a comportarsi in modo civile.
Molti italiani ogni volta che racconto la mia storia mi riconoscono meriti che non sento di avere. Come se il vivere all’estero sia un enorme sacrificio, una condizione scomoda a cui uno è costretto. Io non mi sento assolutamente in questa situazione, anzi.
Vorrei rassicurare tutti che non ci sono orsi bianchi per le strade, è freddo si, ma ho una bella giacca pesante e non mangio solo salmone. Qui è dove voglio vivere per ora. Non amo fare troppi piani. Cambierò se dovessi trovarmi male.
Non escludo di poter tornare in Italia in futuro, ma nel breve termine mi sembra poco realistico.
Di Osimo per ora ho solo i  tanti bei ricordi della mia infanzia, gli amici e il calcio. L’incontrarsi dopo la scuola per giocare a pallone. Il calcio, gli allenamenti nei campi fangosi e il non vedere l’ora che arrivasse il weekend per giocare la partita.
In particolare voglio ricordare “l’allenamento dei portieri” di quando giocavo con l’Osimo Calcio. Un giorno a settimana era dedicato all’allenamento specifico di questo ruolo. Io e tutti i portieri della società, dai più piccoli ai più grandi, ci ritrovavamo in uno dei campi comunali. Lo Stadio Diana, il Santilli e il campo San Carlo tra quelli che ricordo. L’allenatore era il giovane Simone Pesaresi. Un ragazzo super preparato e simpaticissimo. Un esempio dentro, ma soprattutto fuori dal campo.
L’allenamento del portiere può essere molte volte noioso e ripetitivo. Gli allenamenti con Simone erano tutto il contrario.
Riusciva a combinare allenamenti specifici e tecnici a sfide coinvolgenti e competitive fra tutti noi. Eravamo una squadra nella squadra.  La passione e la dedizione di Simone è stata un esempio per me. Ricordo tra le altre cose le analisi dei video che lui stesso faceva delle nostre partite, per analizzare insieme gli errori e capire come migliorarci. Sarebbe poi diventato mio compagno di squadra qualche anno dopo, quando ho iniziato a giocare per il San Biagio.
Un messaggio finale. Ai miei coetanei e ai giovani direi di ascoltare tutti, ma non dar retta a nessuno. Di non dare molto peso ai giudizi degli altri, di non credere a chi ci dice che non possiamo fare qualcosa. Cercate invece di usare le critiche come stimolo per smentire i vostri detrattori. Sognate in grande. Ponetevi degli obiettivi. Partite.
Tutto sembra impossibile finché non viene realizzato. Personalmente vivere all’estero mi ha cambiato la vita e non posso che consigliarlo a chiunque.

Ha et fint liv og masse lykke til til alle osimani og osimane!
( Buona vita e buona fortuna a tutti gli osimani e osimane! )


Ciao Giacomo Grazie!!. La tua, un’altra bellissima testimonianza  di nostri giovani talenti osimani   che si fanno valere per le strade del Mondo.
Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo

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