Osimo calls World: Silvia Donati

Donati Silvia  nata in Osimo il 6 agosto 1983. Osimana, artista, appassionata di danza ha girato il mondo “in punta di piedi”,  oggi insegna Storia dell’Arte al Liceo Scientifico Serpieri di Rimini.

Donati Silvia professoressa osimana a Rimini

Nasco a Osimo nel 1983 da madre abruzzese e padre romagnolo, non ho mai sentito realmente le radici marchigiane, i miei primi passi li ho mossi in una casa di via Michelangelo e forse lì il mio destino in campo artistico si stava già facendo strada . Dai 2 anni in poi vivrò sempre in zona Osimo sud, un quartiere che è andato a mano a mano ad ingrandirsi. Il mio cognome è abbastanza noto, soprattutto nelle scuole osimane, avendo padre e zii tutti professori.

Ho frequentato le elementari alla Bruno da Osimo (allora la chiamavamo Santa Lucia) le medie alla Caio Giulio Cesare e le superiori al Liceo Scientifico Campana. Credo di essere stata la prima bambina a vincere a Osimo il concorso di Pittura “Ex Tempore” con il primo premio assoluto, avevo 10 anni e non capivo bene l’importanza della cosa ma ricordo che oltre a quello della famiglia, ebbi all’epoca il supporto delle mie maestre: Anna Maria Gambini e Anna Maria Cingolani delle quali ho un affettuoso ricordo. Allora mi premiò quello che poi sarebbe diventato il mio prof di Arte del liceo: Lucio Paglialunga. Un’altra maestra che ho avuto poco ma della quale avevo una grande ammirazione era la m^ Ernestina Marchegiani, severa, determinata e soprattutto imparziale.

 Dopo le medie e il durissimo percorso liceale, concludo la maturità con il desiderio di diventare insegnante di Storia dell’arte ma allo stesso tempo di smettere gli studi. In questi dubbi esistenziali, mi lascio l’estate per decidere e a settembre mi iscrivo all’Accademia di Belle Arti di Macerata, indirizzo Restauro. Capisco poco dopo che per una liceale l’indirizzo restauro poteva essere una scelta troppo azzardata e di lì a breve mi dirotterò verso il dipartimento di Pittura. Concludo il percorso di 4 anni dell’Accademia con una tesi sperimentale sulla poesia visiva, invece di discuterla decido di ballare davanti ai miei prof e ne esco vittoriosa con un 108/110. Qui si aggancia la mia più grande passione: la danza. Inizio a 2 anni ad appassionarmi a quel mondo con le sigle della mitica Raffaella Carrà ma troverò il coraggio solo a 10anni, grazie a mia cugina, di iscrivermi ad un corso di danza moderna nell’unica scuola allora esistente, in via Pompeiana . Ero la più piccola del gruppo e ricordo che il primo giorno di lezione l’insegnante, Mascia Valentini, mi prese in braccio e disse “Ma sei un genio!”, da lì non l’ho più abbandonata. Negli anni del liceo ho iniziato a frequentare corsi di danza nella “lontana” Ancona, prendevo l’autobus per andare e soprattutto tornavo a tarda sera, dopo cena, l’ora ideale per finire di studiare. I cinque anni del liceo sono stati duri anche per questo, avevo lezione di danza dalle due alle tre volte a settimana e spesso nei weekend spettacoli o prove. Sono entrata in una compagnia a 16 anni, anzi in due, le prove si tenevano a Corridonia, il sabato o la domenica, il tempo per studiare era veramente poco e purtroppo ai professori non interessava minimamente questo mio investimento di energie. All’epoca era considerata una perdita di tempo purtroppo e quindi cercavo in tutti i modi di mantenere una media dignitosa o per lo meno di non essere bocciata. Ad oggi penso che se non avessi avuto la danza non sarei riuscita neanche a finire i 5 anni.

Durante la preparazione della maturità ho iniziato a insegnare danza a Osimo, e nel tempo ho sempre portato avanti lo studio, la compagnia e l’insegnamento. Nel periodo universitario insegnavo in parti diverse delle Marche tra cui, Filottrano, Macerata, Recanati, Ancona e Osimo, negli anni ho portato in scena numerosi spettacoli che sono rimasti nel bagaglio di esperienze fondamentali per accrescere il mio lato creativo. Parlando di esperienze devo assolutamente citare quelle che mi hanno portata ad uscire dai confini marchigiani e soprattutto italiani. Dopo il viaggio di Laurea a San Francisco e New York mi sono letteralmente innamorata degli Stati Uniti e di lì a poco saranno la mia “meta fissa” negli anni. Cerco di essere breve, le tappe fondamentali sono state sicuramente, il viaggio-studio a New York con un gruppo di ballerini provenienti da tutta Italia, all’interno del quale studiavo inglese alla New York University la mattina e danza nel pomeriggio, la sera avevamo delle prove per uno spettacolo che si è poi tenuto proprio all’interno dell’Università. Nelle tre settimane avevo la possibilità di studiare inglese, danza, conoscere ragazzi stranieri, nuove culture, andare a vedere Musical, frequentare quartieri, locali underground, mostre e musei, vivere la grande mela da cittadina e non da turista.

Nello stesso anno vado a trovare un mio amico (“naturalizzato” osimano) in Cina, a Shanghai, dove lui sta studiando Wushu e Kung Fu all’Università dello Sport e proprio nella stessa università, in occasione della festa dedicata agli studenti stranieri, ci esibiamo sulle note di “Libertango” di Piazzolla.  L’anno dopo decido di fare la stessa esperienza, ma da sola, parto per San Francisco per un corso di 4 settimane di inglese alla Kaplan University.

Ad oggi resta forse l’esperienza più bella della mia vita, sia per il forte legame che ho con San Francisco, città estremamente aperta all’accoglienza, alle diverse culture ed espressioni artistiche sia per aver affrontato così tante novità dall’altra parte del mondo e totalmente in solitaria.
Nel mentre proseguo i miei studi accademici e termino i due anni di Abilitazione all’insegnamento del disegno e della storia dell’arte sempre all’Accademia di Belle Arti di Macerata e nel 2009 divento ufficialmente professoressa. Nel 2010 mi iscrivo al Master in Museologia Europea allo IULM di Milano con una tesi sui Musei Tattili, da lì cercherò sempre di approfondire l’ambito museale soprattutto in termini di accessibilità. Grazie a questo master ho girato numerosi musei europei tra Germania, Spagna e Finlandia e ho curato svariate mostre, negli anni, nei locali della Mole Vanvitelliana di Ancona e tenuto conferenze di arte contemporanea in giro per le Marche.
Tornerò negli Stati Uniti negli anni successivi, nel 2012 sarò assistente del mio insegnante di danza Ryan Daniel Beck al Broadway Dance Center di New York, per il video musicale di Nathan Lucrezio “Crazy Girl” e nel 2013 per Galà di danza del Conero Dance Festival tenutosi a Sirolo e Ancona organizzato da La Luna Dance Center.

Intanto nel 2013 inizio ad insegnare arte immagine alle medie prima e disegno e storia dell’arte alle superiori poi nelle scuole riminesi fino ad ottenere il famigerato ruolo nel 2015.
Da qui inizieranno le dolenti note (l’aggettivo non è casuale) perché a causa di un algoritmo voluto dal Ministero mi sono trovata ad essere trasferita, contro la mia volontà, in un paese in Veneto, in provincia di Venezia meglio conosciuto come DOLO, in un alberghiero in cui la mia materia neanche esisteva. Da lì si mobilitano i miei alunni con una petizione https://www.change.org/p/ministero-dell-istruzione-non-portateci-via-la-nostra-professoressa e tutto ciò allieverà l’enorme dolore di dover lasciare studenti, colleghi e la stessa Rimini. Trascorrerò in Veneto qualche giorno, poi riuscirò ad ottenere quella che si chiama assegnazione provvisoria per potermi avvicinare alla famiglia, nelle Marche, e mi ritroverò nel 2018-2019 ad insegnare proprio nel famigerato liceo osimano che ho frequentato qualche anno prima, nell’aula di disegno e storia dell’arte dedicata a Lucio Paglialunga, questa volta nei panni della prof.
Sembra una storia inventata ma in realtà, negli anni, ho potuto constatare che la vita riserva sempre delle sorprese inimmaginabili, soprattutto quando ti ritrovi alcuni dei tuoi insegnanti come colleghi o quando attraversi lo stesso corridoio, tra i banchi della maturità, questa volta come prof.
Giugno 2019, mentre sono in commissione per gli esami di maturità al liceo campana ricevo la mail di trasferimento ottenuto nuovamente a Rimini nello stesso liceo dal quale era partita la petizione.
Quindi ora vivo in Romagna, per la precisione a Viserba, sul nuovo lungomare appena riqualificato. Nelle giornate più pesanti infilo gli auricolari e faccio lunghe passeggiate a riva, oppure mi sposto in centro nei luoghi preferiti: il Borgo San Giuliano il Ponte di Tiberio la zona del Teatro e dei Musei.
Rimini credo sia la città che mostra accoglienza per eccellenza, ha una grande attenzione verso i turisti e lo si vede sia nella cura dei particolari sia nelle persone, che hanno sempre modo di mostrare disponibilità e gentilezza.  Rimini è quindi la città dove vivo e dove insegno, nello specifico al Liceo Scientifico Serpieri.

Nel 2016 gli studenti riminesi mi hanno dato lo spunto per raccogliere le loro perle e formulare il mio primo libro “OK, aprite le gabbie”, un manuale di sopravvivenza nella scuola del nuovo millennio. Sono state stampate 500 copie e presentato in più occasioni tra le Marche e Rimini.
Per quanto riguarda Osimo torno spesso nel weekend e soprattutto durante l’estate, perché, come dico sempre ai miei colleghi riminesi, scherzando, “Vado al mare, quello vero”.

La mia città natale si è trasformata negli anni ma, a parer mio, non abbastanza per il suo potenziale. Osimo avrebbe tutte le carte in regola per essere un centro di aggregazione giovanile se si aprisse maggiormente a quelle fasce d’età che hanno più bisogno di confrontarsi soprattutto dopo tutto il lungo periodo di lockdown che abbiamo vissuto, non solo con strutture ma anche con eventi e soprattutto luoghi.

Le persone fanno i luoghi e i luoghi fanno una città, intesa come ciò che accoglie una comunità, ed è forse questo che manca a Osimo, il sentirsi parte di una comunità che per la città potrebbe molto.

Stando a contatto con i giovani e avendo conosciuto anche quelli osimani, posso affermare che dietro quell’età che sembra così strana spesso nascono idee o proposte che vengono a volte spente dal poco entusiasmo di “noi grandi”. Dovremmo dar maggior spazio alle loro esigenze, ai loro bisogni, non ricordacene solo per eventi random o discoteche ambulanti. Sono teste pensanti e tante volte quei pensieri sono molto più concreti e attuabili dei nostri.

In conclusione, ciò che mi aspetto da parte di questa città è che inizi un reale dialogo con il suo cuore pulsante, per far sì che un giorno, quando qualcuno di loro lascerà “il paesello” per l’estero tornerà fortificato dalle esperienze di vita e le porterà con sé a servizio dei suoi concittadini, magari più giovani.

 Dalla danza ho imparato che c’è un momento per osservare e uno per  “rubare” con gli occhi da chi è più grande e più bravo di noi, per poter crescere, migliorare e confrontarsi, per non sentirsi mai conclusi, arrivati.

 Ed è quello che auguro ai giovani osimani, non sentirsi mai arrivati e tantomeno perfetti, e che nei loro viaggi intorno al mondo mettano in valigia tutte le esperienze e le conoscenze “rubate” per ripotarle, magari un giorno, nella loro città natale con occhi diversi.


Ciao Silvia complimenti, Grazie!! e Buona Vita. Si capisce perchè più di 1000 tra genitori ed allievi hanno scritto al Ministero pur di non perderti di fronte agli irragionevoli algoritmi scolastici.  Significa  che sei una  brava prof.ssa che sa entrare in empatia con i ragazzi, entrare nella loro “tana” forse anche grazie alla tua passione per la danza. Grazie per il tuo impegno e quello che tu chiami “missione quasi impossibile”: portare umanità e trasmettere la bellezza dell’arte nella vita quotidiana dei tuoi  studenti.
E’ un vanto per la nostra città scoprire la determinazione e il coraggio di tanti giovani come te che si fanno valere per le strade del Mondo.

Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo

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