Operare per la pace, dovere di ogni cristiano

Il messaggio del Papa per la XLVI Giornata Mondiale della Pace  contiene spunti di riflessione che devono interrogare tutti gli uomini. L’ attesa di un mondo migliore, l’impegno dei cristiani nella storia con il suo carico di gioie e speranze, tristezze ed angosce, per la promozione della pace per tutti, le contraddizioni della globalizzazione, con i suoi aspetti positivi e negativi, le persistenti diseguaglianze fra ricchi e poveri, il prevalere di una mentalità egoistica e individualista espressa anche da un capitalismo finanziario sregolato, sono temi che interrogano l’uomo di oggi e tanto più la chiesa intesa anche come comunità di credenti.

Come dice il Papa “L’uomo è fatto per la pace che è dono di Dio” e le parole di Gesù sono: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.
La pace – continua la riflessione del Papa – non è un sogno, non è un’utopia: è impegno da parte di tutti e sopratutto esempio da parte di chi si professa cristiano. L’operatore di pace, secondo la beatitudine di Gesù, è colui che ricerca il bene dell’altro, il bene pieno dell’anima e del corpo, oggi e domani. Da questo insegnamento si può evincere che ogni persona e ogni comunità – religiosa, civile, educativa e culturale –, è chiamata ad operare la pace. La pace è principalmente realizzazione del bene comune delle varie società, primarie ed intermedie, nazionali, internazionali e in quella mondiale. Proprio per questo si può ritenere che le vie di attuazione del bene comune siano anche le vie da percorrere per ottenere la pace.

Come non condividere quanto il Papa inoltre dice in ordine al diritto al lavoro.
” Tra i diritti e i doveri sociali oggi maggiormente minacciati vi è il diritto al lavoro. Ciò è dovuto al fatto che sempre più il lavoro e il giusto riconoscimento dello statuto giuridico dei lavoratori non vengono adeguatamente valorizzati, perché lo sviluppo economico dipenderebbe soprattutto dalla piena libertà dei mercati. Il lavoro viene considerato così una variabile dipendente dei meccanismi economici e finanziari. A tale proposito, ribadisco che la dignità dell’uomo, nonché le ragioni economiche, sociali e politiche, esigono che si continui «a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti. In vista della realizzazione di questo ambizioso obiettivo è precondizione una rinnovata considerazione del lavoro, basata su principi etici e valori spirituali, che ne irrobustisca la concezione come bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società. A un tale bene corrispondono un dovere e un diritto che esigono coraggiose e nuove politiche del lavoro per tutti.”

Fa discutere e ha creato non poche polemiche il breve passaggio sulla visione del matrimonio fra un uomo e una donna.

Personalmente non mi sembra giusto che vada sminuito ed oscurato questo importante messaggio del Papa ( per ricondurlo alla sola visione del matrimonio) , che ritengo di straordinaria attualità e forza. In tempi di dilagante disoccupazione, l’affermazione netta da parte del Papa del diritto al lavoro come essenziale per la dignità della persona umana suona come un grido di allarme, che chiede una riflessione molto più profonda e decisa sulla trasformazione dei “modelli di sviluppo” che ci hanno portato al punto in cui siamo e in cui sono assenti quei principi di fraternità, solidarietà, gratuità che devono garantire la dimensione veramente umana dell’ordine economico, sociale, politico.
Il Papa ricorda anche con forza che il problema della crisi alimentare è assai più grave di quello della crisi finanziaria: la fame continua a imperversare nel mondo e ce ne dimentichiamo troppo facilmente.

In ordine alla questione sulla visione del matrimonio fra un uomo e una donna credo che ciascuno è libero di pensarla come vuole, condivido quanto scritto recentemente dallo scrittore Roberto  Saviano  che  le unioni gay non sono un rischio per la pace, ma che l’intolleranza, sia il vero rischio per la pace.

Paola