Osimo calls World: Trabocchi Fabio

Trabocchi Fabio nato in Osimo il 31 gennaio 1974

Fabio Trabocchi  è un osimano ma soprattutto è un cuoco italiano di successo che nei suoi piatti veicola messaggi come fa un artista con le sue opere.  Dietro ogni suo piatto c’è arte, emozione, ma anche tanto Osimo e Marche. Arrivato in America,  nel giro di un decennio si è trasformato da semplice cuoco in imprenditore. Nel 2011 ha aperto il primo ristorante a Washington, oggi ne conduce otto ( l’ultimo inaugurato, ad aprile, a Venezia si chiama “Fiola at Dopolavoro” ). E’ l’unico italiano, di prima generazione, decorato con una stella Michelin negli Stati Uniti. 

Fabio Trabocchi con la sua cucina marchigiana ha conquistato gli americani

Ho iniziato la professione di chef in Italia. Mi sono diplomato  all’ Istituto “A. Panzini” di Senigallia che ai miei tempi aveva una  sede distaccata  nella città di Numana, presso la struttura dell’Hotel Santa Cristiana.
Sono nato ad Osimo il 31 gennaio 1974, ho frequentato la Scuola Elementare Bruno da Osimo e poi le medie alla Caio Giulio Cesare di piazzale  Bellini.
Ho vissuto i primi 14 anni in Via Guazzatore in un appartamento sopra alla Pasticceria Tre Archi. A quei tempi il palazzo, dove era ubicata  la pasticceria era di proprietà delle sorelle Diotallevi e dietro casa avevano un orto con erbe, frutta, e verdura. 
I miei spazi di gioco sono stati  la “ripa della Fornace Fagioli” dove con gli amici trascorrevamo pomeriggi interi pieni di avventure e scoperte. Ricordo con piacere anche l’oratorio di San Marco e per diversi anni sono stato un bravo e diligente chierichetto.
Durante il periodo delle scuole medie, l’amore per la musica mi ha spinto a seguire le lezioni di avviamento musicale presso la  Banda Musicale città di Osimo. Una passione questa che porto sempre con me e che non ho potuto sviluppare appieno, ma, mai dire mai.
L’ultimo Trabocchi ad Osimo è stato mio padre, mezzadro residente nella frazione di Santo Stefano per i primi 28 anni della sua vita. Mio padre Giuseppe Trabocchi è deceduto il 4 dicembre 2011 e in quel periodo, risiedeva nella frazione di San Biagio. Ho ancora una zia, Lina Trabocchi, residente in Ancona (zona Brecce Bianche) e uno zio, Dino Trabocchi, residente a Loreto.
Mia sorella Claudia, invece,  vive nella città di Santarcangelo di Romagna con la sua famiglia.

Mi sono trasferito negli Stati Uniti per la prima volta a metà degli anni ’90 e sono tornato all’inizio degli anni 2000, e nel frattempo ho vissuto e lavorato come chef a Mosca, in Spagna e a Londra.
La mia carriera professionale, in Italia è iniziata per prima cosa facendo tanta gavetta. Sono stato apprendista nella Pasticceria Pirani di Osimo dove ho appreso l’antica arte dei dolci dai fratelli Pirani, mentre le stagioni estive le ho passate a Numana partendo dal ristorante Bagno Tenda Verde dove il primo incarico è stato quello di pulire il parcheggio del ristorante. Poi sono arrivati gli insegnamenti dei miei professori di cucina che sono stati: Ennio Mencarelli, Paolo Rossetti, Silvano Pettinari (al “Desco” di Senigallia dove lavoravo da studente nei fine settimana),  Massimo Bonprezzi, e sono stato fortunato di aver potuto lavorare con grandi chef come Vincenzo Camerucci (a Brisighella), Gino Angelini (a Riccione), Alfredo Chiocchetti, Silvano Prada, Roberto Gatto, che mi hanno aiutato ad entrare nella cucina di Gualtiero Marchesi (a Milano) a 18 anni.

Mio padre, benché persona semplice ed attaccata alla sua terra, mi ha sempre incoraggiato, consigliato ed aiutato  a seguire gli obbiettivi della mia carriera. Mi ha concesso sin da adolescente il sostegno economico e la libertà di viaggiare per lavoro e per imparare il mestiere.
A mio padre devo tanto, è stato il mio maestro tra i fornelli ed esempio di vita. La  mia passione per la cucina e la ricerca degli ingredienti genuini di qualità la devo a lui, e ai suoi insegnamenti. Essendo, infatti, mezzadro e contadino, amava i buoni e genuini prodotti delle nostre campagne e si dedicava a cucinare tutti i fine settimana. I miei ricordi partono da quando, ancor bambino,  lo accompagnavo a fare la spesa. Mio padre andava solamente dai suoi fidati amici, contadini nella frazione di  Santo Stefano. Era un’avventura, e una festa andare, in sua compagnia, a fare spesa.   
Ricordo ero un bambino, correvo per le compagne, inseguendo i polli ed i conigli che poi  ci saremmo portati a casa, o a raccogliere le uova  fresche appena deposte dalle galline o a scegliere e raccogliere le erbe, la frutta o le verdure, direttamente dal campo, con mio padre che di ogni cosa mi dava indicazioni e spiegazioni. Poi ritornati  a casa lo aiutavo ed assistevo nel   cucinare quanto avevamo raccolto dai contadini. Ricordo ancora oggi in modo indelebile,  malgrado sia abituato ad utilizzare le più svariate raffinate  spezie provenienti da ogni luogo  del mondo, il soave profumo del sugo d’anatra  che mio padre, la domenica mattina, cucinava sin dall’alba.
Anche per la carne mio padre era molto esigente ricercando sempre prodotti locali e genuini. Compravamo il nostro vitello e la carne in generale da Nello Salvucci, che era il nostro macellaio preferito (anche lui era un mezzadro). Andavo spesso a  trovarlo nella sua macelleria, in Via Guazzatore. Giravo, affascinato per il suo negozio, fra le carcasse degli animali macellati appese a dei ganci ai muri della macelleria. Mentre Nello affilava i coltelli io lo inondavo di domande e curiosità  sui segreti delle carne. Nello, persona squisita e paziente mi ha istruito sulla macellazione, il disossamento e su tutti i dettagli e i segreti del mestiere  di macellaio: le vere proprietà della carne, sui tagli più indicati per le diverse tecniche di cottura e tante altre nozioni che mi sono state sempre utili nel preparare, ancor oggi,  portate di massima qualità.

Avrò avuto circa  7 o 8 anni, la prima donna che ho riconosciuto come bella che mi ha colpito è stata Fiorella, la titolare di un alimentari vicino a casa nostra, in via Guazzatore. Quando faceva i maritozzi, i mercoledì pomeriggio, andavo in giardino con i suoi bambini a giocare a calcio e poi mi fermavo al negozio. Il maritozzo della sig.ra Fiorella era  lì, tutti i mercoledì in una borsa sul bancone ad aspettarmi. Li vendeva sempre tutti in pochissimo tempo, ciò a dimostrazione di quanto fossero deliziosi. Per i miei acerbi sensi e il mio giovane cuore è stato un innamoramento a prima vista: i maritozzi e la signora Fiorella.

 Ritornando al mio percorso professionale, come giovane chef, mi sono allenato con i migliori, partendo da Gualtiero Marchesi ( il fondatore della nuova cucina italiana) al suo ristorante con tre stelle Michelin in Via Bonvesin a Milano.
La passione per la mia carriera mi ha portato, poi, a Londra dove il mio lavoro al “Floriana” ha vinto il prestigioso premio Carlton Award per il miglior giovane chef (1999) e ho attirato l’attenzione della prestigiosa catena Ritz Carlton, che mi ha dato l’opportunità di creare una  mia propria cucina, che ho chiamato “Maestro”. Nel Ritz Carlton di Tysons Corner, in Virginia. “Maestro” ha ottenuto riconoscimenti nazionali ed internazionali come una dei migliori ristoranti di hotel nel mondo.

Il mio lavoro al “Maestro” mi ha lanciato in un nuovo livello della scena americana della ristorazione. Nel 2002 sono stato nominato Best New Chef nella rivista Food & Wine. Nel 2005 sono stato riconosciuto come il Migliore Chef dell’anno dall’Associazione Ristoranti della città di Washington e nel 2006 ho vinto il premio come Migliore Chef per la regione Mid-Atlantic degli Stati Uniti assegnato dalla prestigiosa fondazione James Beard. La cucina di Maestro ha anche vinto una serie di recensioni a quattro stelle dalle critiche dei giornalisti del giornale Washington Post e dalla rivista Washingtonian.

Nel 2006 ho pubblicato, con mia grande soddisfazione,  il mio primo libro di cucina e autobiografia, dedicato alla cucina delle Marche che  raccoglie, anche,  le ricette personali e familiari dei piatti che propongo nei miei ristoranti. L’ho intitolato, Cucina of Le Marche  scritto con il rinomato coautore e scrittore gastronomico americano Peter Kaminsky. 
Nel 2007 ho lasciato Washington DC per unirmi al gruppo di ristoranti chiamato BR Guest Hospitality come Executive Chef e Partner del ristorante Fiamma a New York, dove ho conseguito le tre stelle dalla critica giornalistica Frank Bruni sul giornale The New York Times cosi come altre critiche positive dal The New York Daily News, The Washington Post e The New York Post. Nel 2009 il ristorante Fiamma ha ricevuto una stella Michelin nella sua guida annuale dopo sei mesi del nostro lavoro.

Alle fine del 2010, sono diventato per la prima volta proprietario del mio primo ristorante a Washington DC che ho chiamato “Fiola” (parola del nostro dialetto che significa “bambina”)  per onorare l’amore a mia figlia Alice e le mie tradizioni marchigiane. Dopo 10 anni, “Fiola” si è trasformato da una trattoria a un ristorante stellato di livello medio-alto con un menù di alta qualità, basato su piatti della cucina marchigiana prima di tutto, ma anche ricette di altre regioni d’Italia rivisitate in chiave moderna e personalizzate al gusto della clientela americana. Grazie al successo ottenuto ho aggiunto a questo ristorante, nel corso di questi 10 anni anche “Fiola Mare” (locale dove provo  a ricreare l’emozione di far cenare gli americani in un ristorante sul mare Adriatico, anche se siamo a Washington), “Fiola Miami“, “Fiola Venezia” e “De Mar“.  
Ristoranti che hanno trovato il pieno apprezzamento da parte della esigente clientela americana per la raffinatezza, l’eleganza, la cura del dettaglio che ho voluto porre in ogni particolare dell’arredamento e in ogni piatto  e per un menù ricercato, fatto di semplicità, essenzialità, genuinità dei prodotti che coniuga la tradizione italiana alla cucina contemporanea. Il motto dei miei ristoranti “Fiola” è: piatti buoni da mangiare e belli da vedere!

Da ultimo ho aperto il ristorante “Sfoglina” caratterizzato anche questo dalla ricerca della bellezza estetica che incontra gusto e tradizione e come suggerisce il nome, con una caratterizzazione particolare per  la pasta fatta a mano.  L’idea per il nome del ristorante, infatti,  anche questo si ispira al nostro dialetto ed alla nostra  tradizione gastronomica: le “sfogliene”, le donne che si occupavano di tirare la sfoglia per preparare la pasta.
Tutti questi ristoranti hanno ricevuto numerosi riconoscimenti nel settore della ristorazione americana e nono solo.
Tanti gli americani che vengono a gustare i miei piatti, tra questi clienti mi piace annoverare e ricordare anche la First family Obama.
La soddisfazione e la felicità dei clienti è l’obbiettivo assoluto del mio gruppo di ristoranti. Nel 2011 ho cominciato con circa 50 dipendenti e un fatturato che sfiorava il milione di dollari annuali. All’inizio del 2020 (prima di COVID) la mia compagnia impiegava circa 600 dipendenti con un fatturato che si è più che moltiplicato.
Oggi il mio gruppo di ristoranti controlla sei locazioni a Washington, che diventeranno otto durante quest’anno, con una locazione a Miami e una a Venezia in Italia. 

 Il mio impegno, la mia passione, il mio bagaglio di conoscenze hanno trovato qui negli “States” un terreno fertile alla mia voglia di riuscire. L’integrazione è stata facile,  mi ha costretto ad imparare nuove cose, nuove culture e mentalità, questo mi ha reso più forte, per capire sia il modo di agire e pensare degli italiani cosi come degli americani, degli inglesi, e degli spagnoli. Adattarsi al modo di  vivere in un altro Paese mi arricchito umanamente,  ampliato le conoscenze e migliorato la qualità della vita. Oggi mi sento “cittadino del mondo” ( oltre ad aver acquisito ufficialmente la cittadinanza americana) grazie alla multiculturalità, alle tante persone che ho conosciuto e con le quali quotidianamente lavoro, mi confronto  rispettandone culture, religioni e modi di vivere.

Gli Stati Uniti  sono stati per me un “bel sogno che si è realizzato”  e la prova accertata che il sogno americano esiste ancora. Sono stato in grado di venire qui come giovane chef (a 21 anni) e di costruire un’azienda di otto  ristoranti a Washington, D.C. (due nuovi apriranno nel 2021), uno a Miami, a uno a Venezia per un totale di 10 ristoranti. Nei prossimi 5-10 anni cresceremo nel mercato americano con espansione in Florida e in California. A questo piano si aggiungerà un espansione in Europa, in Asia, e nei Paesi Arabi.

L’America, la Virginia in particolare è la terra dove oggi vivo con la mia famiglia. I miei figli sono americani si chiamano Alice Trabocchi di 20 anni, Luca Trabocchi di 18 anni ( avuti con la mia prima moglie) e Leonardo Trabocchi nato lo scorso 20 agosto.

Anche se oggi la mia realtà è una metropoli di milioni di persone, tantissime importanti relazioni di affari,  mille impegni e  spostamenti da una parte all’altra del mondo, l’Italia e Osimo con i ricordi dei luoghi e degli affetti della gioventù  rimangono nel mio cuore e mi accompagnano sempre:  la splendida campagna osimana,  le stagioni, la gente, la cultura, le tradizioni, il folclore, i paesaggi, le vedute del mare. Vorrei riuscire a tornare ad Osimo con una frequenza maggiore ma non è facile.

Sono stato ad Osimo recentemente nel 2019 quando sono venuto a visitare la tomba di mio padre. È sempre bello tornare e ritrovare i luoghi dove sono cresciuto, rivedere i vecchi amici.
Ad ogni visita riscontro sempre dei cambiamenti e miglioramenti nella nostra bellissima città di Osimo e della nostra gente.
È importante che Osimo mantenga il suo fascino storico, artistico e culturale. Tutto ciò è imprescindibile per le generazioni future e per l’importanza della città di Osimo nel contesto europeo e mondiale.

Quello che vorrei far sapere a tutti è che porto con me – ogni giorno –  la cultura, la cucina e le tradizioni gastronomiche di Osimo e delle Marche. Queste sono state le fonti del mio successo professionale.
Sono osimano,  anche se ora prestato all’ America e al Mondo, e dentro di me porto i valori che nella nostra terra ho appreso: il valore delle cose semplici e genuine, il gusto  per la bellezza, la cultura, la storia, l’ospitalità della nostra gente, la laboriosità, il senso del dovere di  un territorio che la pratica quotidiana del mare e del lavoro dei campi ha reso taciturno, ma dedito con impegno e passione al lavoro. Questi valori sono stati determinanti e mi aiutano nella realizzazione dei miei sogni.

E sono questi gli stessi valori che sto provando a trasmettere ai miei figli per la loro vita e a Luca che ha deciso di seguirmi nel mestiere della cucina.

Invito tutti a mettere coraggio e determinazione nell’affrontare le sfide che la vita ci pone di fronte e di non mollare mai nonostante le inevitabili e sempre presenti difficoltà che si presenteranno. Invito tutti a  credere assolutamente in se stessi, questo aiuterà a poter migliorare la  propria vita e quella degli altri.
Un consiglio per i nostri giovani osimani ? Investire nella formazione, anche all’estero, senza pensare alla retribuzione, ma puntare decisamente e credere nella realizzazione dei propri sogni. Io la mia strada l’ho incontrata nella capitale “a stelle e strisce”, quando con mia moglie abbiamo aperto il nostro primo locale. Siamo riusciti a realizzare il nostro sogno partendo con risorse modeste.
Raccomando, da ultimo, di non dare mai per scontate le cose che abbiamo, ma di curarle tutti i giorni, così come di non essere indifferenti alle cose belle e meravigliose che ci stanno attorno. L’affetto  e il sostegno degli amici così come   la bellezza unica della nostra Osimo che verrà a mancare  quando – per qualsiasi motivo – ne saremo lontani e non potremmo goderne  della presenza tutti i giorni.
Personalmente il mio nuovo sogno nel cassetto e di ritirarmi fra 20 anni sulle colline di Santo Stefano dove la mia famiglia di contadini, i Trabocchi,  hanno vissuto per tre generazioni.


Ciao Fabio Grazie!! E’ stata una vera scoperta la tua storia di osimano, chef stellato. Con i  suoi successi personali ed imprenditoriali  da lustro e prestigio ad Osimo nel Mondo.
p.s.: Fabio non l’ha scritto, ma ho scoperto da alcuni  social americani, che il nostro concittadino “a stelle e strisce” è anche promotore di  una lunga serie di iniziative dedicate alla solidarietà e sostenibilità.
Fabio, anche su questo,  non ha perso neanche una briciola della sua osimanità. 

Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo

 

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