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Chi si incunea tra le viuzze del centro storico della nostra città scoprirà che in via Pompeiana, di fronte alla chiesa di San Niccolò e al Monastero delle Clarisse, l’età del “Giuseppe falegname” vive anche nel terzo millennio.
Ha grinta da vendere, poca scuola ma tanta esperienza sul campo e tanta passione per il suo lavoro. Osimano doc, e 87 anni da compiere; parliamo di Armando Angeletti, per tutti gli osimani “Alvaro“, il falegname di via Pompeiana, uno dei personaggi più noti in città.
Se, infatti, in Osimo l’età e il fascino delle antiche botteghe artigianali vive ancora, lo si deve a Alvaro Angeletti. La sua, è la storia degli artigiani e dei vecchi mestieri che resistono al passare del tempo grazie alla passione e al vigore di famiglie che si passano il testimone di generazione in generazione. E’ questo il ritratto di Armando Angeletti, uno degli ultimi falegnami del nostro centro storico che l’arte di lavorare il legno l’ha appresa da piccolino, ottanta anni fa, e ancora oggi – pur avendo abbondantemente tagliato l’asticella del pensionamento – quando può, per diletto e passione, aiuta il figlio Luigi.
Memoria, e non solo, di una Osimo che era, e che per nostra fortuna è ancora.
Bel tipo Alvaro, capace con le sue mani d’oro di intagliare un pezzo di legno, realizzare lavori di pregio, così come in tanti anni di lavoro – partendo col suo carico di attrezzi – ha sistemato serrature, finestre, seggiole, tavoli e così via, nelle case di tanti osimani.
Quartogenito, di una numerosa famiglia con sei figli ( come ce n’erano tante una volta) Armando nasce ad Osimo, in via delle Scalette, nel 1932. Cinque fratelli : Augusto, scomparso da pochi anni, conosciuto in città per aver lavorato come geometra in Comune; Arnaldo, oggi 94enne, muratore per una vita; Marino anche lui conosciuto in Osimo per aver prestato servizio per diversi anni come infermiere presso l’Ospedale cittadino; Benito anch’egli uomo d’ingegno e votato per la meccanica, lavorava presso l’Officina Fagioli di Osimo; Vittoria (in Osimo conosciuta con il nome di Elvira) l’unica donna anche lei brava infermiera sempre con il sorriso in volto.
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Papà Adrio muratore, mamma Agnese Borsini filandaia, la loro è stata una famiglia numerosa e felice, ai tempi in cui tutti i componenti erano chiamati fin da giovanissimi a contribuire a guadagnare il pane.
Armando ad appena 8 anni, dopo aver assolto agli obblighi scolastici, diventa ragazzo di bottega, apprendista falegname.
“Lavorare il legno era ciò che desideravo fare. Mi piaceva il profumo del legno, un profumo che mi è rimasto sempre dentro“. Questo è quanto mi ha detto Armando, persona dal carattere umile, di poche parole, meravigliato per questo interessamento alla sua storia.
Storia che prende il via in “altri tempi”, quando il centro di Osimo era allora un quartiere vivo e popolare, che pullulava di artigiani e osterie.
Il giovanissimo apprendista falegname Armando inizia a scoprire ” l’abc ” di questo mestiere tra i più vecchi del mondo, prima nella bottega del falegname Achille Salomoni che si trovava vicino la filanda Alessandrini, poi passa alle dipendenze del “maestro” Alfredo Riderelli soprannominato “il Paccò” titolare di una falegnameria in Via 5 Torri.
In ogni bottega c’era un esperto “maestro falegname”. Lavorare vicino a questi storici artigiani significava acquisire importanti conoscenze ed abilità. Le mani di Armando diventarono sempre più esperte lavorando e imparando il mestiere a fianco di questi artigiani osimani. Oltre quelli già citati i “maestri falegnami” che Armando ha avuto la fortuna di conoscere per esserne stato apprendista e poi dipendente, sono stati:
Marino Caprari che aveva una piccola falegnameria sotto Piazza Nuova in via Giulia, Arnaldo Canapa detto “Caccioni” artigiano-falegname che aveva il suo laboratorio per il vicolo del Buon Villano, Pasquale Pierelli falegname che aveva il laboratorio in via Zara, e da ultimo Giovanni Marzioli che aveva una falegnameria per la Costa del Borgo.
Una volta acquisita la giusta esperienza e consapevolezza della qualità dei propri mezzi affinati negli anni, Armando – nel 1974 – decide di mettersi in proprio ed aprire una bottega di falegnameria tutta sua.
All’età di quarant’anni aveva deciso che era giunto il momento di lavorare in proprio. Una scelta non facile anche per gli impegni economici che comportava, per l’acquisto dell’ attrezzatura per la nuova bottega che aveva realizzato in un vecchio garage per il vicolo di Santa Lucia, ma anche per tutti i conseguenti adempimenti burocratici, amministrativi e fiscali.
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La fiducia nelle proprie capacità, la completa dedizione al suo lavoro, l’entusiasmo di avere una propria bottega e il determinante sostegno della famiglia e di sua moglie Anna Tortora – in particolare -, sono stati i fattori decisivi nella scelta di “mettersi in proprio”.
Una scelta azzeccata perchè la falegnameria Angeletti, pur partendo dai lavori di semplice riparazione, pian piano ha visto aumentare la propria clientela divenendo in Osimo e non solo, un punto di riferimento anche per importanti commesse e progetti di lavoro in legno.
Nel 1998 Armando decide di trasferire la propria attività in via Pompeiana 28 in locali più spaziosi dove poter allocare nuovi macchinari e dove ancora oggi continua l’attività della falegnameria ora condotta dal figlio Luigi.
Il lavoro è stato, e continua ad esserlo per passione, la vita di Armando; raccontano i familiari che per tanti anni entrava in bottega alle 7 del mattino per rivederlo tornare in casa a notte, e questo succedeva spesso anche la domenica, sempre per accontentare e rispondere puntualmente alle esigenze dei clienti.
Ha riparato e costruito qualsiasi cosa in legno: seggiole, mobili, tavoli. Forse non possiamo definirlo artista, ma di certo ha sviluppato in modo personale le richieste dei clienti con particolare creatività. Racconta Alvaro che ogni richiesta del cliente è stata e continua ad essere, per lui, meritoria di attenzione e rispetto, sia se si tratta di piccoli lavoretti di riparazione richiesti dalla pensionata, sia nei confronti di lavori più impegnativi. Tra le tante cose fatte ricorda i bei lavori realizzati per l’artista, progettista e regista osimano Guglielmo Cappannari per il quale ha realizzato diverse scenografie per il Teatro “La Fenice”, per gli spettacoli estivi al Duomo organizzati dall’Ema ed anche per la Scuola d’Arte di Urbino.
Per il Comune di Osimo ha realizzato diversi lavori: la manutenzione e riparazione di tanti banchi scolastici, la realizzazione della “buca degli orchestrali” al Teatro La Nuova Fenice, interventi di manutenzione e sistemazione di tante strutture lignee di pregio presenti nelle numerose chiese cittadine.
Ricorda Alvaro, con soddisfazione, i tanti mobili di prestigio realizzati, o ristrutturati nelle principali residenze nobiliari cittadine, e la soddisfazione per essere stato prescelto da diverse ditte prestigiose, anche fuori Osimo, per la realizzazione di particolari commesse in legno e, in specie ricorda la realizzazione e l’addobbo dello stand della ditta Girombelli alla famosa kermesse fiorentina di Pitti Uomo. Un lavoro, quest’ultimo, che avrebbe fatto tremare i polsi a qualsiasi ditta e che, invece, il nostro falegname osimano, con pazienza e determinazione, ha realizzato con piena soddisfazione dei proprietari della nota ditta di moda anconetana.
Armando, che nel settembre del 2013 ha ricevuto il riconoscimento cittadino “una vita per il lavoro” per il talento e la dedizione alla sua attività artigianale, da diversi anni coniuga la dedizione al lavoro e l’attenzione alla sua famiglia con una nuova passione: quella per lo sport, in particolare per la montagna (alpinismo e sci) e il nuoto.
Autodidatta sciatore, si è cimentato su tutte le piste senza mai aver preso una lezione da qualcuno. Famose le sfide all’interno dello Sci Club Osimano negli anni ’90. Nella categoria a loro riservata se la battevano il “falegname sciatore autodidatta” con il suo stile molto ortodosso ma funzionale, e Vittorio Campanelli dotato di una tecnica raffinata, una sciata pulita bella da vedere.
Epiche alcune gesta, come quando affrontò incurante del pericolo, le discese “nere” ( le più pericolose) del Monte Sella. Qualcuno ancora lo ricorda sul rifugio Belvedere a Canazei soddisfatto per aver concluso indenne il percorso dei tre passi, con una gioia incontenibile, a pagare da bere per tutti. Da ricordare anche le belle scalate sulle montagne dolomitiche, anche queste scoperte da Armando a tarda età, riuscendo, tuttavia, a mettere una bandierina sui più prestigiosi ed impervi rifugi alpini come “Capanna Margherita” a quota 4.000 mt. sul Monte Rosa, insomma delle vere e proprie imprese.
A proposito di imprese, non si possono non menzionare, quelle fatte da Armando con i suoi amici, i così detti, “Aquilotti di Ancona” gente ( e tra questi il nostro falegname) che il 26 di dicembre di ogni anno , in pieno inverno, si dà appuntamento alle 6 del mattino al Passetto di Ancona per inerpicarsi a piedi sul Monte Conero ( nell’impervio sentiero che parte dal cimitero di Sirolo), per poi tuffarsi in mare e raggiungere a nuoto la spiaggia Urbani.
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Ritornando alla professione artigianale Armando ancora oggi, senza sentire minimamente il peso dei suoi 87 anni, non riesce a staccarsi dal laboratorio al civico 28 di Via Pompeiana. E’ lì che troneggia tra scalpelli, misture, schegge di legno, colle, trucioli, assi, scatole di chiodi consumati, l’inseparabile lapis, antiche pialle e più moderni strumenti di lavoro, scenario dove l’infaticabile ed estroso artigiano osimano ha trascorso gran parte della sua vita, lavorando sodo e non contando mai le ore. Entrando in questo laboratorio si capisce che tra l’artigiano e la sua materia non solo c’è massima sintonia, ma l’uno completa l’altro e viceversa.
Armando, a conclusione del nostro incontro, nella sua saggezza ermetica si raccomanda: ” la prego – dice – parli di me con moderazione, non usi paroloni, non ho fatto altro che ciò che amavo fare“.
Il lavoro paga sempre è uno degli insegnamenti che l’esperienza di questo artigiano da subito suggerisce, ovviamente quello fatto a regola d’arte, con scrupolo e attenzione. Oggi il laboratorio falegnameria è diretto dal figlio Luigi che segue la tradizione di famiglia.
Grazie Armando di aver condiviso la sua storia, quella di un artigiano, semplice e umile, ma dal carattere determinato, esempio di laboriosità e di concretezza per tutta la nostra comunità.
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La Vice Sindaco di Osimo
prof.ssa Paola Andreoni
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