Rinnovare i partiti liberare le istituzioni

di Eugenio Scalfari • 17-Giu-12 La Grecia non se ne andrà dall’euro a meno che non sia la Germania a sbatterla fuori.
Questa mattina si sta votando in Grecia e tra poche ore conosceremo il risultato, ma hanno sbagliato quanti (ed io con loro) hanno attribuito al voto il valore d’un referendum pro o contro l’euro e pro o contro l’Europa. Non è affatto così. Tutti i partiti greci, quelli tradizionali e quello di opposizione (socialista massima-lista), non vogliono affatto uscire dall’Unione europea e abbandonare la moneta comune. Quanto agli elettori, essi sono perfettamente consapevoli che tornare alla dracma sarebbe un disastro di proporzioni immani; un sondaggio pre-elettorale prevede addirittura una vittoria dei partiti tradizionali, quelli cioè che si sono assunti la responsabilità del rigore tedesco, il che è tutto dire.
La Grecia quindi non se ne andrà dall’euro a meno che non sia la Germania a sbatterla fuori. Molti pensano che quest’ipotesi sia probabile: ucciderne uno per educarne cento; ma io non credo che sia così. Non solo è improbabile ma è addirittura impossibile. Sarebbe un esercizio di accanito sado-masochismo che un grande popolo non può permettersi. Il popolo e le classi dirigenti tedesche non possono permetterselo ed è inutile ricordarne il perché, stampato nella memoria del mondo intero a caratteri indelebili.
Però c’è un però: anche se l’esito del voto greco non potrà essere utilizzato dagli speculatori come pretesto, ne troveranno certamente altri per proseguire il loro attacco all’eurozona, ai debiti sovrani più esposti e alle banche più fragili.
Del resto hanno già cominciato, con la Spagna prima e con l’Italia poi. L’obiettivo finale è la disarticolazione dell’eurozona, l’isolamento della Germania, la cancellazione d’ogni regola che miri a incanalare la globalizzazione in un quadro di capitalismo democratico e di mercato sociale.
Ormai è evidente che questa è la posta in gioco. Altrettanto chiara è l’identità delle forze contrapposte. Da un lato ci sono le principali banche d’affari americane che guidano il gioco, le multinazionali, i fondi speculativi, le agenzie di rating, i sostenitori del liberismo selvaggio e del rinnovamento schumpeteriano. Un impasto di interessi e di ideologie che noi chiamiamo capitalismo selvaggio e che loro nobilitano chiamandolo liberismo puro e duro.
Queste forze della speculazione hanno una capacità finanziaria enorme ma non imbattibile. La controforza è guidata dalle Banche centrali. Nei loro statuti è garantita la loro indipendenza e la ragione sociale prevede per tutte la tutela del valore della moneta e il corretto funzionamento del sistema bancario sottoposto alla loro vigilanza. Ma il compito implicito è anche lo sviluppo del reddito e dei cosiddetti “fondamentali” tra i quali primeggiano il risparmio, gli investimenti, la produttività del sistema e l’occupazione.
Le Banche centrali dispongono anch’esse di mezzi imponenti di contrasto, mezzi a loro immediata disposizione in caso di necessità e di emergenza. E poiché l’ala ribassista si scatenerà al più presto per non lasciar tempo ad accordi politici che affianchino al rigore lo sviluppo, le Banche centrali dovranno far mostra di tutta la loro potenza di fuoco
per impedire la devastazione dei tassi d’interesse e l’ondata di panico che può rovesciarsi contro gli sportelli delle banche. Dovranno insomma impedire che si stringa la tenaglia sui debiti sovrani, che metterebbe a rischio gli Stati dei quali le Banche centrali sono una delle più importanti articolazioni. Indipendenti ma certo non indifferenti e non neutrali quando si tratti di vita o di morte non solo di uno Stato ma d’un intero sistema continentale.
Il panorama delle prossime settimane si presenta dunque molto movimentato. A mio avviso – ripeto quanto scritto la scorsa settimana e che vado scrivendo ormai da vari mesi – l’esito finale sarà positivo perché non è pensabile che uno dei continenti più popoloso, più culturalmente avanzato e più provvisto di esperienza storica decida di suicidarsi. Ma certo egoismi nazionali ed errori di tattica renderanno lungo e faticoso il guado verso un solido approdo di stabilità, rilancio dell’occupazione e uscita dalla deriva della recessione.
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Tra gli errori di tattica che direttamente riguardano il nostro Paese è emerso nei giorni scorsi il problema degli esodati. In un contesto sociale già molto agitato dai sacrifici necessari per contrastare l’attacco dei mercati e dalla caduta del potere d’acquisto dei ceti più disagiati, il tema di quasi 400mila lavoratori di circa sessant’anni d’età privi sia di lavoro sia di pensione è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo: un dramma umano che si aggiunge a quello ancora più vasto dei giovani anch’essi in larga misura privi di protezione sociale e senza prospettive di futuro.
Il ministro Fornero ha sbagliato il tono della risposta al documento redatto dall’Inps accusando i dirigenti di quell’ente di provocazione voluta e quindi dolosa. Quanto al predetto documento che formula in 390mila la cifra complessiva degli esodati, il ministro l’ha definito impreciso e di dubbia interpretazione.
Come si vede il giudizio del ministro sull’operato dell’Inps in questa occasione è dunque molto duro ma contiene tuttavia un nucleo di verità. La massa degli esodati dovrebbe essere infatti classificata con molta attenzione per quanto riguarda il tipo di contratto originario che li legava al loro datore di lavoro, le cause e le modalità della loro uscita da quel contratto e i tempi precisi in cui quest’uscita diverrà operativa. L’Inps non ha approfondito come probabilmente avrebbe dovuto questa classificazione. Ha semplicemente diviso i 390mila in due categorie: i “prosecutori” e i “cessati”. I primi secondo l’Inps ammontano a 130mila e sono quei lavoratori che hanno deciso di porre fine al rapporto di lavoro anticipatamente utilizzando le finestre a loro disposizione e continuando a pagare i contributi volontari fino a maturazione della pensione. I “cessati” sono stimati a 180mila e la causa della cessazione sono stati accordi aziendali di prepensionamento con uno “scivolo” che accompagnava il lavoratore al pensionamento. Accordi aziendali tuttavia che sono stati fortemente modificati in peggio dalla riforma pensionistica che ha spostato in avanti da cinque a sette anni la pensione adottando il metodo contributivo per tutti.
Queste specificazioni che si trovano nel documento dell’Inps non sono tuttavia sufficienti a parte l’attendibilità delle cifre il cui ordine di grandezza è comunque fortemente superiore a quanto finora ha previsto il governo.
Manca nel documento la natura del contratto originario e mancano anche quei lavoratori coperti dalla cassa integrazione come rimedio estremo al già avvenuto licenziamento per fallimento o cattivo andamento dell’azienda. Manca infine la data nella quale il licenziamento già deciso e notificato al dipendente diventerà operativo.
La Fornero è sempre stata consapevole dell’entità del fenomeno. Lo dichiarò pubblicamente nel momento stesso in cui annunciava la riforma e garantì che i lavoratori colpiti sarebbero stati protetti man mano che la perdita di lavoro si fosse verificata. Ebbi l’occasione in quei giorni di incontrarla proprio per approfondire questa questione. Ricordo che mi ripeté l’impegno preso e le modalità di copertura. «Questa “tagliola” tra la data attesa per la pensione e quella prolungata dalla riforma non scatterà subito per tutti. Adesso è scattata per un gruppo di lavoratori che abbiamo valutato in circa 50mila» così mi disse allora «e abbiamo provveduto per loro anticipando la scadenza pensionistica. Agli altri penseremo quando la cessazione del rapporto di lavoro diventerà operativa».
Questa sua posizione gradualistica è stata riconfermata nei giorni scorsi di rovente polemica conclusa con una mozione di sfiducia personale al ministro presentata dalla Lega e da Di Pietro. La mozione non considera che una copertura preventiva di un debito dalle cifre ancora incerte iscrive quella posta passiva nella contabilità nazionale “sopra la linea”, il che significa che va ad aumentare ulteriormente l’ammontare del già gigantesco debito pubblico.
Ciò che il ministro dovrebbe fare ora con la massima urgenza è di chiarire e indicare cifre certe rinnovando l’impegno alla loro copertura nella data corrispondente allo scatto della “tagliola”. Che la pubblicazione del documento Inps abbia acceso un incendio di rabbie aggiuntive è un fatto incontestabile che poteva essere evitato non nascondendo le notizie ma dandole in modo sommario e quindi impreciso.
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Ogni Paese europeo deve fare la sua parte per mettersi in sintonia con l’obiettivo finale che è quello di costruire uno Stato federale di dimensioni continentali.
Noi italiani ne abbiamo molto di lavoro da fare ma un punto domina su tutti gli altri: si chiama questione morale.
Enrico Berlinguer – l’ho già più volte ricordato – pose questo problema spiegando che in Italia la partitocrazia aveva stravolto il dettato costituzionale e il governo dei partiti aveva occupato le istituzioni, nessuna esclusa. Bisognava dunque liberarle, restituendole alla loro funzione di organi di governo depositari dell’interesse generale e non dei pur legittimi interessi particolari. Stato di diritto, separazione dei poteri, interesse generale rappresentato dal complesso delle istituzioni, forze politiche guidate da una propria visione del bene comune da sottoporre al voto del popolo sovrano.
Questo modello non aveva assolutamente nulla di comunista e stupì molto vederlo fatto proprio dal leader del Pci. Probabilmente Berlinguer usò la questione morale come risposta alla esclusione del Pci dall’alternarsi al potere delle forze costituzionali a causa della guerra fredda.
Sia come sia, quel tema fu posto e colse un aspetto essenziale della crisi italiana. Ora la sua soluzione non solo è matura ma necessaria.

La Margherita non c’è più

 Decretato in assemblea lo scioglimento del partito e devoluti allo Stato i soldi restanti dal “saccheggio” di Lusi.

La domanda è: bisognava aspettare che venisse fuori questa inchiesta per sciogliere un partito che ormai non era più attivo, ma che continuava a ricevere rimborsi dallo Stato? Oltre al partito, dovrebbero uscire dalla scena politica tutti coloro che dovevano controllare.

Lunedì 18 giugno scade il pagamento dell’acconto IMU

E’ curiosa e senza senso la reclame-politica che il consigliere regionale osimano dell’Api di Rutelli sta facendo, con vele e volantini recapitati nelle case degli osimani, senza badare a spese. In tale reclame il consigliere dell’Api di Rutelli afferma che l’IMU sarà pesante e avvisa gli osimani a : “non sottovalutarla“.
Che significa ? quale messaggio vuole lanciare il titolare delle liste “Sim&Latini-Api di Rutelli” ? Come sta facendo la Lega Nord,  è forse  un velato  invito ad accendere gli animi degli osimani per una obiezione fiscale ? Perchè non ha aggiunto che anche l’Addizionale Irpef, con la tariffa  applicata dalle liste in Osimo (dove anche i pensionati al minimo Inps devono pagare ) non è da sottovalutare ? In Osimo le liste hanno deciso di imporre  l’Addizionale Irpef al massimo consentito dalla Legge, vale a dire all’ 8x mille.  Forse questo fatto è da sottovalutare ?

Siamo seri e responsabili. L’Imu non è la tassa ( in particolare per quanto concerne la prima casa) che il centro sinistra avrebbe voluto applicare (il PD aveva sollecitato il Governo per l’imposizione di una mini- patrimoniale sui redditi importanti ).
Ma le tasse vanno pagate. Lunedì 18 è l’ultimo giorno utile per pagare l’acconto IMU.  Dobbiamo essere tutti solidali e attenti al bene comune. Appunto: il bene comune. Le tasse sono fatte per tutelare e incentivare il bene di tutti, per permettere all’intera società di godere di diritti che non possono essere raggiunti solo attraverso la posizione personale.
Non so se pagare le tasse sia bello (forse questo sentimento è possibile per chi fa oggettivamente meno fatica e ha più possibilità), ma di certo so che è giusto, perché la tassa mi ricorda che il bene non finisce soltanto quando sono a posto io, ma quando raggiunge la collettività.

Paola


Troppo traffico davanti alle scuole, con rischi per gli alunni: vogliamo più sicurezza.

Tante le  situazione di pericolo di viabilità lungo le vie di accesso alle scuole osimane. Il  tanto traffico nei dintorni delle scuole, al momento dell’ingresso e dell’uscita dai plessi scolastici, è motivo di  gravi rischi per gli alunni.

Come intende attivarsi il sindaco al fine di ridurre al minimo i rischi per la salute degli allievi?.

E’ questa la domanda contenuta nell’ interrogazione che andremo a presentare in questi giorni in municipio.

Con l’interrogazione – anche questa,  frutto della collaborazione con agli amici del coordinamento IdV- di Pietro Osimo ( con i quali c’è piena condivisione nel rilevare i tanti problemi  irrisolti dalle liste “Sim&Lat-Api” in 15 anni di governo) – ci riproponiamo di sollecitare l’Amministrazione comunale a garantire più sicurezza davanti alle scuole osimane.

In questi mesi di vacanza vanno trovate le soluzioni tecniche per porre rimedio alle situazioni di rischio  che derivano principalmente dalla difficile logistica di alcuni plessi scolastici, dalla mancanza di parcheggi e dalla mancanza di adeguati spazi per la fermata degli autobus.

Ci risponderanno che hanno già risolto, o peggio ancora che il quadro prospettato non presenta alcuna situazione di pericolo e che quanto segnalato e andremo a richiedere,  non risponde a realtà.

Ecco un breve video che riporta cosa si verifica tutti i giorni nei pressi della rotatoria di Via Aldo Moro vicino l’ingresso del Liceo “Campana” e l’ingresso della  scuola elementare “Marta Russo”. Buona visione.

Paola capogruppo Pd e il coordinamento osimano dell’ IdV

La violenza sulle donne e l´incapacità di fare i conti con la solitudine

di Massimo Recalcati •10-Giu-12. Quel maschio fragile che non accetta limiti
La violenza sulle donne è una forma insopportabile di violenza perché distrugge la parola come condizione fondamentale del rapporto tra i sessi. Notiamo una cosa: gli stupri, le sevizie, i femminicidi, i maltrattamenti di ogni genere che molte donne subiscono, aboliscono la legge della parola, si consumano nel silenzio acefalo e brutale della spinta della pulsione o nell´umiliazione dell´insulto e dell´aggressione verbale. La legge della parola come legge che unisce gli umani in un riconoscimento reciproco è infranta.
Questa legge non è scritta, non appare sui libri di diritto, non è una norma giuridica. Ma questa legge è il comandamento etico di ogni Civiltà. Essa afferma che l´umano non può godere di tutto, non può sapere tutto, non può avere tutto, non può essere tutto. Afferma che ciò che costituisce l´umano è l´esperienza del limite. E che quando questo limite viene valicato c´è distruzione, odio, rabbia, dissipazione, annientamento di sé e dell´altro. Per questo la condizione che rende possibile l´amore – come forma pienamente umana del legame – è – come teorizzava Winnicott – la capacità di restare soli, di accettare il proprio limite. Quando un uomo anziché interrogarsi sul fallimento della sua vita amorosa, anziché elaborare il lutto per ciò che ha perduto, anziché misurarsi con la propria solitudine, perseguita, colpisce, minaccia o ammazza la donna che l´ha abbandonato, mostra che per lui il legame non era affatto fondato sulla solitudine reciproca, ma agiva solo come una protezione fobica rispetto alla solitudine. Sappiamo che molti giovani che commettono il reato di stupro provengono da famiglie dove al posto della legge della parola funziona una sorta di legge del clan, una simbiosi tra i suoi membri che identifica l´esterno come luogo di minaccia.
Il passaggio all´atto violento che conclude tragicamente una relazione mostra che quell´unione non era fatta da due solitudini ma si fondava sul rifiuto angosciato della solitudine, sul rifiuto rabbioso nei confronti del limite, non sulla legge della parola ma sulla sua negazione. Rivendicare un diritto di proprietà assoluto – di vita e di morte – sul proprio partner non è mai una manifestazione dell´amore ma, come ricordava recentemente Adriano Sofri su queste stesse pagine, la sua profanazione. Qui il narcisismo estremo si mescola con un profondo sentimento depressivo: non sopporto di non essere più tutto per te e dunque ti uccido perché non voglio riconoscere che in realtà non sono niente senza di te. Uccidersi dopo aver ucciso tutti: il mondo finisce con la mia vita (narcisismo), ma solo perché senza la tua io non sono più niente (depressione).
Nulla come la violenza sessuale calpesta odiosamente la legge della parola. Perché la sessualità umana dovrebbe essere passione erotica per l´incontro con l´Altro, mentre riducendosi a pura sopraffazione disumanizza il corpo della donna riducendolo a puro strumento di godimento. Il consenso dell´incontro viene rotto da un vandalismo osceno. Non bisogna però limitarsi a condannare la bestialità di questa violenza. C´è qui qualcosa di scabroso che tocca il fantasma sessuale maschile come tale. Una donna per un uomo non è solo l´incarnazione del limite, ma è anche l´incarnazione di tutto ciò che non si può mai disciplinare, sottomettere, possedere integralmente di cui la gelosia, più o meno patologica, può offrire, negli uomini, solo una vaga percezione, come accade al tormentato protagonista di un classico romanzo di Moravia come La noia: nulla, nessuna somma di denaro, nessuna cosa, nessun oggetto, può trattenere ciò che per principio è sfuggente – simile al tempo nella fisica contemporanea, teorizzava Marcel Proust a proposito della sua Albertine.
Per questa ragione Lacan distingueva i modi del godimento sessuale maschile e femminile. Mentre il primo è centrato sull´avere, sulla misura, sul controllo, sul principio di prestazione, sull´appropriazione dell´oggetto, sulla sua moltiplicazione seriale, sull´”idiozia del fallo”, quello femminile appare senza misura, irriducibile ad un organo, molteplice, invisibile, infinito, non sottomesso all´ingombro fallico. In questo senso il godimento femminile sarebbe radicalmente “etero”; sarebbe cioè un godimento che sfugge ai miraggi della padronanza fallica. Tra di loro gli uomini esorcizzano l´incontro con questo godimento “infinito” dichiarandole “tutte puttane”. E´ un fatto, ma è soprattutto una difesa per proteggersi da ciò che non intendono e non riescono a governare. Lo dicevano a loro modo anche Adorno e Horkheimer quando in Dialettica dell´illuminismo assimilavano la donna all´ebreo: figure che non si possono ordinare secondo la legge fallica di una identità rigida perché non hanno confini, perché sono sempre altre da se stesse, radicalmente, davvero eteros.
E´ di fronte alla vertigine di un godimento che non conosce padroni che scatta la violenza maschile come tentativo folle e patologico di colonizzare un territorio che non ha confini, di ribadire su di esso una falsa padronanza. E´ chiaro per lo psicoanalista che questa violenza – anche quando viene esercitata da uomini potenti – non esprime solo l´arroganza dei forti nei confronti dei deboli, ma è generato da una angoscia profonda, da un vero e proprio terrore verso ciò che non si può governare, verso quel limite insuperabile che sempre una donna rappresenta per un uomo. Questa è del resto la bellezza e la gioia dell´amore, quando c´è. Non il rispecchiamento della propria potenza attraverso l´altro. Per un uomo amare una donna è davvero un´impresa contro la sua natura fallica, è poter amare l´etero, l´Altro come totalmente Altro, è poter amare la legge della parola.

Che sfacciataggine!

Le liste “Simoncini&Latini-Api di Rutelli” al governo della città di Osimo da più di 15 anni hanno il coraggio e la faccia tosta di dire …”che sono dalla parte dei cittadini“.
Ma di quali cittadini parlano non credo certo di quelli che hanno in questi anni subito:

– il CEMENTO che ha devastato il  territorio osimano, con la costruzione di case tutt’oggi invendute, o costruite con discutibili piani di recupero in mezzo alla campagna;

–  il MAXI-Canile  (bloccato dalla determinazione dei cittadini e dei comitati);

 lo SPERPERO di DENARO PUBBLICO per super pagare DIRIGENTI  a discapito di una struttura amministrativa comunale sempre più ridimensionata ed insufficiente a dare risposte ai cittadini;

– le false promesse e le lusinghe per  un lavoro, un “posto” e una sicurezza,  come le famiglie e i ragazzi disabili della Syncoop;

– la TASSAZIONE PIU’ ALTA  fra tutti i comuni delle Marche e non solo;

– il progetto della  cementificazione dell’area del  campo sportivo “Diana”, bloccato dalla indignazione degli osimani;

– il FORNO CREMATORIO in via San Giovanni ( bloccato grazie alla determinazione e al ricorso al Tar di cittadini e comitati);

– il CEMENTIFICIO a Passatempo;

 lo SPERPERO di DENARO PUBBLICO per pagare fitti passivi  ad amici, parenti di amici;

– l’applicazione dell’ ADDIZIONALE IRPEF al massimo consentito dalla legge vale a dire 8x 1000 che nessun altro comune virtuoso e attento alla propria comunità sta applicando;

– lo sviluppo edilizio caotico della frazione di Osimo Stazione senza aver considerato una piazzetta e senza aver cercato di risolvere questioni rilevanti come la rete fognaria, l’inquinamento e le problematiche derivanti dal traffico sulla strada statale 16;

– il POLLIFICIO a Villa San Paterniano;

– la fine economica e sociale del  CENTRO STORICO, da sempre anima pulsante della  città;

– la fine di un importante presidio culturale come  la chiusura del CINEMA CONCERTO, unica sala cinematrografica presente in città. L’assessore alla cultura impegnato a proporre l’ “epoca romanica”, forse ritiene che questa non sia una espressione d’arte degna di essere proposta ai giovani della nostra città;

– le bugie e le angherie di personaggi alla guida della città sempre pronti ad incolpare altri: precedenti Sindaci, Prodi, la Provincia, la Regione (prima del 2010), le opposizioni, il PD, chi sostiene un pensiero divergente dal loro;

– gli impianti di BIOMASSE a San Paterniano e in altri loghi della nostra campagna, promossi dai nostri amministratori per godere  dei contributi derivanti dalle energie rinnovabili;

– l’impianto di INCENERITORE che si era progettato di realizzare a CASENUOVE e a SAN BIAGIO ( bloccato dalla ferma opposizione dei  cittadini delle frazioni);

– gli impianti invasivi di FOTOVOLTAICO sui TERRENI AGRICOLI presenti massicciamente nelle campagne osimane;

– un consigliere regionale che di fronte ai tanti problemi delle famiglie osimane e alla crisi delle imprese del territorio ha la faccia tosta di ricordare agli osimani che “…. l’IMU sarà pesante, non sottovalutatela”, spendendo soldi e soldi con una reclame-politica che grida vendetta al cospetto di chi non ha lavoro e non ha  di che vivere;

– il progetto della  chiusura dell’unico presidio scolastico presente in Centro Storico ( Scuola elementare Bruno da Osimo) per far spazio ad altri appartamenti, bloccato dalla indignazione delle famiglie e dalle proteste dei comitati osimani;

–  una gestione delle società partecipate finalizzata solo al clientelismo e ad  “estendere” gli interessi elettorali;

TERRENI EDIFICABILI a iosa, i cui proprietari ora si stanno ravvedendo sulle lusinghe e promesse avute e chiedono di ritornare a veder ripristinati i propri beni in terreni agricoli;

 lo SPERPERO di DENARO PUBBLICO per opere non prioritarie come la costruzione di un Palazzetto in aperta campagna, inutilizzato, sottoutilizzato il cui prezzo di manutenzione e gestione grava sulle tasche di tutti gli osimani;

– ………..

E’ ora di cambiare

se vogliamo salvare Osimo, i valori della nostra comunità e il nostro Paese. Il compito, non impossibile, è di tutti.

Paola

Consiglio Comunale: le liste “Simoncini&Latini-Api” hanno dato ancora prova di impreparazione , superficialità e pressappochismo

Ordine del giorno dimezzato per il ritiro dei punti previsti.

L’amministrazione comunale ha dimostrato impreparazione , superficialità e pressappochismo.

E’ stato ritirato il punto sulla gestione integrata dei rifiuti che prevedeva l’approvazione di uno schema di convenzione per la costituzione dell’ATA.  Mentre l’assessore Antonelli chiedeva l’approvazione al Consiglio, a sua insaputa, il Sindaco decideva di ritirare il punto per necessità di approfondimento.

Il Pd ha accolto favorevolmente le  richieste di retrocessione da aree edificabili  a aree agricole  avanzate dai proprietari dei terreni edificabili. Anche in questo caso l’amministrazione ha dimostrato superficialità ritirando due proposte di delibera. A tale proposito vi è da dire che da tempo il PD porta all’attenzione dell’Amministrazione Comunale il malcontento venutosi a creare tra i proprietari dei terreni edificabili che sono costretti a pagare il caro imposta per un PRG bloccato al Tar e dal mercato immobiliare. Altre 30 richieste di retrocessione  sono ferme sul tavolo dell’amministrazione comunale in attesa di essere valutate.

Perplessità e poca chiarezza anche sul punto all’ordine del giorno, che presentava carenze in ordine alla motivazione, relativo all’interpretazione autentica dell’art. 25 delle NTA del PRG che avrebbe invece richiesto una variante o, quanto meno,  un parere della Provincia.  Infatti  l’art. 25 che prevede, per il recupero e il ripristino delle Zone EO-11 ricomprese nella fascia della continuità naturalistica, “…l’esclusione di nuove occupazioni di suolo” va ora interpretato in maniera meno restrittiva con possibilità di interventi di occupazione previsti dalla L R 13/90 e in parte ripresi dal PTC provinciale. A nostro avviso la fretta , ingiustificata, dopo 4 anni dall’approvazione delle NTA , e l’imbarazzo dimostrato in Consiglio Comunale dall’Amministrazione  di fronte alla richiesta di motivare e illustrare i casi concreti  che hanno determinato una  dubbia interpretazione della norma, di ricorrere allo strumento dell’interpretazione autentica anziché a quello della variante servirà a sanare situazioni già avvenute  e a legittimare futuri  interventi che fino ad ora, in seguito alle norma restrittiva dell’art. 25 delle NTA, non potevano essere attuati. Ovviamente i nostri dubbi non sono relativi alla legittimazione dell’attività agricola, che naturalmente sosteniamo e riteniamo una ricchezza per il nostro territorio, ma alla poca chiarezza sulla motivazione di tale  deliberazione.

Abbiamo inoltre ritenuto estremamente scorretta la decisione di inserire come punto aggiunto l’ordine del giorno sul delicatissimo tema delle biomasse presentato dalle liste civiche poche ore prima del Consiglio Comunale, dal sapore esclusivamente di opportunità e strumentalizzazione  politica, senza aver rispettato il passaggio in commissione e senza aver dato la possibilità agli altri consiglieri, visti i tempi ristretti, di prepararsi in maniera adeguata per affrontare la discussione. Pur avendo partecipato al dibattito,  abbiamo deciso come gruppo Pd, di non partecipare alla votazione.

Paola Andreoni capogruppo consiliare PD

Il bivio della politica

Il bivio della politica. di Gian Enrico Rusconi •10-Giu-12 La società civile si sta decomponendo, nel momento in cui tutti parlano in suo nome. Non esiste documento politico o sociale che non faccia riferimento in termini enfatici alla società civile. C’è la rincorsa – urlata – a presentarsi come i veri rappresentanti della società civile. L’indicatore principale è l’antagonismo: contro il sistema partitico, contro la casta dei politici, sino a coinvolgere confusamente l’intero apparato istituzionale e naturalmente la politica sin qui praticata dal governo Monti. Chi fa la faccia più ringhiosa e le spara più grosse è convinto di essere ascoltato. Chi si attiene ad un discorso sobrio e razionale rischia di essere sbeffeggiato. Sarà questa la vittoria della «società civile»? La società civile più che l’interlocutrice, l’interfaccia o il deposito dei valori e delle risorse attivabili per la politica, è considerata e invocata sempre di più come la sua antagonista. O è così soltanto nell’immaginario di chi l’ha sempre sulla bocca? Per non fare confusione, è bene chiarire che non stiamo parlando della società in generale in tutta la sua complessa articolazione, o di quella «società civile» che si sta esprimendo sotto i nostri occhi in questi giorni negli eventi luttuosi legati al terremoto: coinvolgimento, partecipazione, solidarismo, dedizione insieme alle istituzioni. In questi momenti è percepibile quel potenziale di «coesione sociale» (termine che è diventata una formula istituzionale) che dovrebbe essere il segnale del rapporto ottimale tra società civile e sistema politico. Ma non può sfuggire il fatto che proprio in queste circostanze alcune forze politiche, convinte di rappresentare in esclusiva la «società civile», hanno contestato la celebrazione del 2 giugno. Ma c’è il sospetto che dietro agli argomenti avanzati si celino altre intenzioni.
Facciamo un passo indietro tornando alla fase culminante e poi rovinosamente precipitata del berlusconismo. Quella è stata la stagione alta dei movimenti della «società civile» di cui retrospettivamente oggi si colgono i limiti. Dalla famosa e ormai dimenticata manifestazione al Circo Massimo (con Veltroni, se ben ricordo) sino alle altre successive manifestazioni di profilo «civile» più specifico, non si trattava semplicemente di un collettore dell’antiberlusconismo, come si disse. Il berlusconismo intendeva essere una rivoluzione del costume e un modo diverso di concepire la società e la politica, una virtuale mutazione democratica – come ci insegnavano anche seriosi intellettuali che ora si defilano. Contro questa mutazione era inevitabile che si mobilitasse un movimento che si identificava come «società civile», prima ancora che come parte politica. Ma questo era un errore, perché anche quella che credeva nel berlusconismo era «società civile».
Discorso diverso meriterebbe l’ultimo grande movimento, quello delle donne «Se non ora, quando? » la cui successiva dispersione e mancanza di incidenza politica è (stata) una dura lezione molto istruttiva. Se c’era un movimento che poteva avanzare più degli altri il diritto di esprimere valori di «civiltà sociale» trasversali e alternativi all’anima profonda del berlusconismo, era quello delle donne. Proprio per questo è stata clamorosa la sua incapacità di fecondare una nuova politica, una volta che il Cavaliere se n’è andato.
Nel frattempo la «società civile», dispersa e depressa, assiste passiva e apparentemente disarmata all’irruzione sulla scena di chi la solletica in continuazione. Il termine «scena» qui non è un modo di dire. La tanto deprecata «democrazia mediatica» dell’età berlusconiana ha raggiunto paradossalmente la sua maturità. Non c’è più l’intrattenimento politico al servizio di un protagonista principale e della sua corte. Ma il sistema mediatico in tutte le sue forme è il luogo privilegiato della comunicazione politica di massa. La «società civile» è diventata la società degli spettatori o dei fruitori di Internet. Vi si possono vedere tutti: da Mario Monti (più o meno a suo agio) in una Piazza mediatica alle nuove facce – da Beppe Grillo a Roberto Saviano.
In questo contesto è evidente l’ansia con cui si cerca di anticipare – tramite continui monitoraggi demoscopici – l’ipotetico futuro comportamento elettorale. Se da un lato è la conferma che l’appuntamento elettorale rimane in definitiva per tutti l’unico criterio di giudizio della politica, dall’altro è impressionante la dispersione delle forze politiche che parteciperanno alla competizione elettorale – a parte l’immobile montagna delle dichiarazioni di astensione. Al momento è impossibile prevedere quanto significativa sarà la tenuta del Pd, quanto pesante sarà il tasso di dissolvimento del Pdl, e quindi quale sarà l’assestamento delle altre forze che sono già in campo. Ma l’incognita maggiore sarà il presumibile avanzamento del Movimento Cinque Stelle, tanto sicuro di che un ordine di servizio; in risposta il collega, il parigrado o il sottoposto, risponde con una mail per mettersi al riparo da eventuali contestazioni, per «pararsi il c… » (mi si passi l’espressione). La mail non è più parte di una comunicazione biunivoca, bensì tiene il posto della raccomandata, atto che resta, deposizione a futura memoria. In quasi tutte le organizzazioni e aziende la mail ha sostituito il colloquio faccia a faccia, oppure la telefonata, che viene utilizzata tuttora in modo massiccio, ma non per questo scopo (il gossip è per lo più ancora telefonico).
La mail è scritta, perciò resta: verba volant, scripta manent. «Non hai letto, o sé quanto portatore di una strategia politica complessiva ancora troppo confusa (a prescindere dalla punizione esemplare della casta). L’idea che la formula vincente possa essere proprio la combinazione tra voglia di punire e confusione strategica fa rabbrividire. Una cosa è certa: con il passare del tempo e il prevedibile peggioramento della crisi economica, pur di strappare consenso, si farà sempre più forte il radicalismo verbale con proposte dettate dall’emotività anziché da argomentazioni ragionate – compresa l’uscita dall’euro e dall’Ue. L’ultima «pazza idea» di Berlusconi di una zecca italiana dell’euro, anche se subito ritirata, è un segnale da prendere sul serio.
Abbiamo disperatamente bisogno di una forza politica che tenga i nervi a posto, agisca in modo razionale e trasparente e abbia la capacità di convincere la società («civile» è pleonastico) a darle credito. non ti ricordi, la mail che ti ho mandato ieri…? », così ci si apostrofa nelle aziende tra colleghi e collaboratori nelle riunioni (e adesso anche tra genitori e figli, e persino tra coniugi). Le mail sono il perfetto documento della nostra società istantanea che tanto sarebbe piaciuta ad Andy Warhol; sono le polaroid della nuova comunicazione Internet. Lavorare in un’organizzazione complessa come un’azienda è diventato più difficile, e soprattutto più faticoso. Non solo per via delle mail, ma perché le persone si parlano sempre meno in forma diretta e delegano tutto, o quasi, allo scambio di messaggi elettronici. Una forma di deresponsabilizzazione, e insieme una fatica in più. Scrivere è più complesso che parlare e leggere impegna più che ascoltare. Energie sprecate in un mondo che è, sì, istantaneo, ma sempre più mediato da forme comunicative complesse. Le e-mail sono le nostre tavolette d’argilla incise a caratteri immateriali, invece che cuneiformi: pesano meno, ma durano anche meno. E poi si ricordano poco: se ne ricevono sempre troppe. Perché mai dovremmo leggere tutte le e-mail che ci mandano?

Mercoledì 13 giugno 2012, Consiglio Comunale

MERCOLEDI’ 13 GIUGNO 2012 –  alle ore 17.30  CONSIGLIO COMUNALE

Per discutere il seguente ordine del giorno:

1)  Comunicazioni del Sindaco;
2) Interrogazioni, interpellanze e mozioni (vedi elenco allegato);
3) L.R. 12.10.2009 n.24 “Disciplina regionale in materia di gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati” modificata con L.R. 25.10.2011 n.18 e L.R. 26.03.2012 n.4 – Approvazione schema di convenzione per costituzione ATA approvato con D.G.R. n.801 del 04.06.2012;
4) Varianti puntuali al PRG – Adozione.
5) Interpretazione autentica dell’art.25 “EO-11 fascia della continuità naturalistica” delle NTA del vigente PRG comunale

INTERROGAZIONI, INTERPELLANZE E MOZIONI

Interrogazione dei consiglieri comunali Latini, Onori e Beccacece in merito ad incarichi parenti dei componenti dell’opposizione consiliare in seno al Comune di Osimo o sue società partecipate.
Interrogazione del consigliere comunale Andreoni in merito a liquidazione in favore dell’Associazione “Il Campanile” per attività di collaborazione prestata per il 15° censimento generale della popolazione e delle abitazioni;
Interrogazione dei consiglieri comunali Bernardini e Franchini in merito a stato di attuazione della mozione relativa all’istituzione di un ospedale di continuità in Osimo;

– Interrogazione del consigliere comunale Andreoni per garantire un ampliamento dell’orario di servizio negli asili nido comunali, se questa è una necessità dell’utenza;
– Interrogazione del consigliere comunale Andreoni in merito a problematiche di visualizzazione del segnale digitale terrestre in alcune zone del territorio comunale;
– Interrogazione del consigliere comunale Andreoni in merito a feste e sagre nel rispetto dell’ambiente;
– Mozione dei consiglieri comunali Latini e Beccacece in ordine a messa in sicurezza frazione Osimo Stazione e zone limitrofe;
– Mozione dei consiglieri comunali Latini, Borra, Beccacece, Onori e Cappanera in merito a imparzialità dell’attività amministrativa e didattica della scuola “Caio Giulio Cesare”;
– Mozione dei consiglieri comunali Latini, Cappanera, Onori e Beccacece in merito ad ospedale di Osimo;
– Mozione dei consiglieri comunali Latini, Carpera, Cappanera e Sabbatini in merito a impianto biomassa in località San Paterniano.
– Mozione dei consiglieri comunali Cappanera, Latini e Beccacece in merito a incremento numero farmacie nel territorio osimano;
– Mozione dei consiglieri comunali Lucchetti, Borra e Beccacece per l’abolizione del finanziamento ai partiti;
– Mozione dei consiglieri comunali Lucchetti, Latini e Pesaresi per la creazione di una cooperativa di garanzia della Valmusone per l’aiuto all’accesso al credito alle piccole medie imprese del territorio;
– Mozione dei consiglieri comunali Lucchetti e Latini per sollecitare l’Amministrazione Comunale al ripristino tramite le società partecipate della riscossione dei tributi;
– Mozione dei consiglieri comunali Pugnaloni, Andreoni, Cardinali e Severini in merito a sottoscrizione accordo di collaborazione tra attività Interporto Marche Spa – Aziende Valmusone.

per seguire il Consiglio Comunale in diretta audio
dalle ore 17,45 di Mercoledì 13 giugno

Clicca per ascoltare

Enrico Berlinguer, un esempio “alto” d’impegno in politica

Enrico Berlinguer , e Aldo Moro sono i miei riferimenti, testimoni di vita, di cosa vuol dire essere impegnati in POLITICA.

Enrico Berlinguer (Sassari, 25 maggio 1922 – Padova, 11 giugno 1984)

 

 

IMU 2012, risposta applicativa a casi particolari

Imu, la prima scadenza si avvicina. Tanti sono i dubbi e incertezze applicative. In molti siti comunali è possibile effettuare direttamente il calcolo e la stampa del mod. F24. Ecco alcuni dubbi e incertezze applicative della nuova imposta con le rispettivve risposte.

Nuda proprietà
Avrei un dubbio riguardo il pagamento dell’IMU su un appartamento del quale personalmente detengo 1/3 in nuda proprietà, cosi come mia sorella e mio padre, mentre mia nonna ha l’usufrutto. Quindi: nonna usufrutto, papà 1/3 nuda proprietà, figlio 1/3 nuda proprietà, Figlia 1/3 nuda proprietà; so che la tassa spetta all’usufruttuario e mi chiedevo con quali modalità, seconda casa? Volevo poi sapere se invece era possibile l’IMU fosse pagato dalla persona che attualmente è residente e abita l’appartamento, ovvero il papà (1/3 nuda proprietà). Grazie.
Risposta: L’imposta è dovuta dall’usufruttuario. Solo nel caso in cui la nonna risieda in casa di riposo potrà esserci la possibilità di trattare l’abitazione come abitazione principale, se il Comune, ove ubicato l’immobile, ha deliberato o delibererà in tal senso entro il 30.09.2012.

Appartamenti accorpati: quale Imu?
Il mio caso è particolare. La mia abitazione è costituita da due appartamenti che a suo tempo, a seguito di regolare pratica edilizia, vennero accorpati. Catastalmente però non è mai stato possibile operare una fusione delle unità immobiliari in quanto le due schede catastali sono intestate a ditte diverse; infatti un appartamento è intestato a me e a mia moglie, mentre il secondo è solamente intestato a me. Questa situazione particolare, secondo il parere di alcuni, non mi consentirebbe di applicare l’aliquota ridotta ad entrambe le unità immobiliari. Sembrerebbe infatti che la disposizione normativa, che non conosco, prevederebbe per l’unità immobiliare intestata a me l’aliquota ordinaria definita per “altri fabbricati”. Considerato le due unità immobiliari sono state accatastate appositamente come “unità afferenti” e cioè dove chiaramente su ognuna delle due schede catastali è rappresentata in tratteggio l’altra unità immobiliare e accertato che l’intero complesso abitativo dispone di una sola utenza acqua, metano, ed energia elettrica, vorrei sapere se possibile come mi devo comportare per il pagamento dell’IMU. Vi ringrazio anticipatamente per la disponibilità accordata e colgo l’occasione per augurarvi buon lavoro.
Risposta: L’accorpamento di due unità abitative con percentuali di proprietà diverse tra i due coniugi, non è fattibile con una semplice comunicazione al Comune, ma è necessario cedere una quota della sua proprietà al 100% alla coniuge con un atto notarile e poi procedere alla fusione delle due unità abitative. Pertanto alla luce della situazione attuale degli immobili ed in base alla normativa che prevede che solo per un’abitazione è possibile richiedere il trattamento agevolato ai fini IMU, dovrete scegliere su quale delle due abitazione utilizzare il trattamento più favorevole.


Draghi, Bersani varie ed eventuali

di Eugenio Scalfari • 10-Giu-12. Il cantiere per la costruzione dell’Europa e per la messa in sicurezza dell’euro è stato finalmente aperto e registra alcune novità di notevole importanza. Per comprendere che cosa stia accadendo occorre anzitutto distinguere due diversi livelli operativi: quello dell’emergenza, con obiettivi di breve e brevissimo termine, e quello a più lungo raggio della nascita di un’Unione europea molto più integrata e con maggiore sovranità politica.
I protagonisti che operano su entrambi i campi di gioco sono la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Hollande, il presidente del Consiglio italiano Mario Monti, il presidente della Bce, Mario Draghi, e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Cinque leader di diverso peso divisi in due schiere: la Merkel da un lato, gli altri quattro dall’altro. Ma le novità verificatesi negli ultimissimi giorni è la cancelliera tedesca ad averle messe in campo: la Germania esce dall’angolo in cui era stata chiusa dai fautori d’una politica europea di sviluppo e propone l’obiettivo di costruire lo Stato federale europeo attraverso la necessaria cessione di sovranità da parte degli Stati nazionali per quanto riguarda i bilanci, il fisco, il ruolo della Banca centrale.
Viceversa la Merkel concede pochissimo spazio ai provvedimenti dettati dall’emergenza: nessuna federalizzazione dei debiti sovrani, nessun mutamento nel ruolo della Banca centrale, limitatissime concessioni sui bond a progetto e sul finanziamento degli investimenti transfrontalieri.
Nessun allentamento del rigore, approvazione immediata del “fiscal compact” e della riduzione dei debiti sovrani eccedenti il 60 per cento del rapporto con il Pil.
Su un solo punto importante tra quelli imposti dall’emergenza anche Berlino sembra d’accordo: il Fondo europeo di stabilità è pronto a finanziare le banche spagnole purché il governo di quel Paese dia garanzie di adottare in tempi rapidi i provvedimenti di riforma già concordati con le autorità europee ma non ancora resi esecutivi. La risposta positiva di Madrid renderà possibile l’intervento che finanzierebbe le banche spagnole fino a cento miliardi di euro. A fronte di quest’operazione la “proprietà” di quelle banche passerà temporaneamente al Fondo europeo separando il debito sovrano spagnolo dal debito del suo sistema bancario e interrompendo così il perverso circuito che rappresenta una minaccia diretta contro l’intera architettura finanziaria dell’eurozona.
* * *
La strategia della Merkel può essere letta da due diversi punti di vista: la manifestazione di una decisa volontà della Germania di mettersi finalmente alla guida della costruzione d’un vero Stato federale europeo con tutte le implicazioni che riguardano il rafforzamento delle istituzioni dell’Unione, dal Parlamento ai poteri della Commissione e a quelli del presidente del Consiglio europeo dei ministri. Oppure lo si può guardare come un bluff utilizzato per coprire l’ennesimo “niet” sui provvedimenti di emergenza e di rilancio dello sviluppo. La costruzione dello Stato federale europeo richiederà almeno cinque anni; la Merkel avrebbe perciò lanciato la palla in tribuna solo per guadagnar tempo fino alle elezioni politiche che avverranno nel suo Paese nell’autunno del 2013. Poi si vedrà.
Gli altri quattro protagonisti del quintetto europeo hanno a questo punto una sola strada da battere: prendere la Merkel in parola per quanto riguarda l’obiettivo di lungo termine e ottenere il massimo possibile per fronteggiare l’emergenza e salvare l’euro e le banche europee. Draghi ha guadagnato all’Europa sette mesi di tempo iniettando fino al 15 ottobre del 2013 (con scadenza finale nel gennaio 2014) liquidità illimitata nel sistema bancario dell’eurozona. Ha evitato in questo modo che i depositanti facciano ressa agli sportelli delle banche per trasferire i loro capitali verso i titoli pubblici tedeschi. Sette mesi e una capsula d’ossigeno dentro la quale custodire i depositi bancari facendo migliorare lo “spread” e l’andamento delle Borse. Sempre che le elezioni greche del 17 prossimo non portino all’uscita di quel Paese dall’euro con le devastanti conseguenze che ne seguirebbero. Non credo che ciò avverrà sicché continuo a restare ottimista per quanto riguarda la tenuta dell’euro e – spero – la costruzione dell’Europa federale. Talvolta dal male nasce il bene e dopo la tempesta arriva la quiete.
* * *
Vale la pena di ricordare che nel quintetto europeo ci sono due italiani: Mario Draghi, che opera a tutto campo e con strumenti che gli consentono interventi immediati e concreti, e Mario Monti (con Giorgio Napolitano alle spalle) che rappresenta nel concerto europeo uno dei Paesi fondatori dell’Unione, dell’euro e della Comunità che ebbe inizio nel 1957 e da cui tutto cominciò.
Monti è alla guida d’un governo sorretto dalla “strana maggioranza” di tre partiti. Uno di essi, quello fondato a suo tempo da Berlusconi, è in una fase di implosione confusionale e in calo verticale dei consensi. Gli altri due – Udc e Pd – sono il vero appoggio su cui si regge questo governo. Il Pd in particolare, che è tuttora stimato attorno al 25-30 per cento dei consensi degli elettori decisi a votare, che a loro volta però rappresentano soltanto uno scarso 50 per cento del corpo elettorale.
In questa situazione una parte del Pd, alla vigilia dei vertici europei dei quali abbiamo già sottolineato l’importanza, ha dichiarato la sua propensione ad accorciare la vita del governo andando al voto nell’autunno prossimo anziché nel maggio del 2013. Il segretario Bersani ha ribadito che l’appoggio dei democratici al governo durerà, come stabilito, fino alla scadenza naturale della legislatura, ma i fautori delle elezioni anticipate hanno proseguito la loro azione in raccordo con Vendola e Di Pietro. Questa situazione non è sostenibile soprattutto perché i “guastatori” fanno parte della segreteria del partito. La logica vorrebbe che, acclarato il loro contrasto con il segretario, si fossero dimessi dalla segreteria. In mancanza di questa doverosa decisione, spetterebbe al segretario stesso di sollecitare quelle dimissioni o alla direzione costringerli a darle ma il tema non è stato neppure accennato nella riunione dell’altro ieri della direzione, come si trattasse d’una questione di secondaria importanza.
È presumibile perciò che continueranno a svolgere il loro ruolo di guastatori con la conseguenza di indebolire il governo in carica.
La stessa coltre di silenzio è caduta sul caso Penati di cui è imminente il rinvio a giudizio. Questa era l’ultima occasione utile per separare le responsabilità del partito dal gruppo dirigente del Pd in Lombardia. Non si invochi la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva: è una giusta garanzia che non si applica però al giudizio politico che un partito ha l’obbligo di emettere: o fa corpo con l’imputato fino in fondo o lo espelle fin dall’inizio dai propri ranghi.
Ma c’era un terzo tema di cui il Pd avrebbe dovuto discutere e che ha anch’esso sepolto invece sotto un silenzio tombale ed era quello dell’elezione dei membri dell’Agcom e della Privacy, due importanti Autorità pubbliche che hanno il compito di esercitare il controllo sui rispettivi e importantissimi settori di competenza.
Si sperava che i partiti avrebbero scelto – secondo quanto prescrive la legge istitutiva di quelle agenzie – persone di provata indipendenza e di specifica competenza nei settori sottoposti alla vigilanza. Ma non è stato così. C’è stato tra i tre partiti in questione un ignobile pateracchio di stampo tipicamente partitocratico. Veltroni ha sollevato la questione in direzione e Bersani si è doluto di quanto era accaduto impegnandosi a riscrivere la legge. Ma in realtà la legge sulla nomina di quelle agenzie è chiarissima ed è stata violata dalle scelte dei partiti.
Le nomine hanno la durata di sette anni e quindi se ne riparlerà soltanto nel 2019.
Sulle altre questioni, programma, legge elettorale, rinnovamento del gruppo dirigente, eventuali liste civiche collegate al partito e infine elezioni primarie per l’elezione del capo del partito, Bersani è stato chiaro e determinato riscuotendo a buon diritto l’unanimità dei consensi.
* * *
Il governo Monti, come ripetiamo ormai da tempo, ha fatto molto per evitare che l’Italia fosse travolta dalla crisi mondiale in corso ormai da cinque anni, alla quale il governo del suo predecessore non aveva opposto alcun rimedio negandone anzitutto l’esistenza e praticando poi una politica economica di totale immobilismo.
Negli ultimi tempi tuttavia è sembrato che Monti abbia perso smalto, in parte per l’ovvia impopolarità dei sacrifici che ha dovuto imporre e in parte per alcuni errori compiuti, anche ed anzi soprattutto sul piano della comunicazione.
A questo riguardo gli rivolgiamo qui due domande che ci riserviamo di ripetergli quando lo incontreremo al “meeting” di Repubblica sabato 16 a Bologna dove ha cortesemente accettato di intervenire.
1. Esiste in Italia una questione morale? La domanda non riguarda, o non soltanto, i casi di disonestà di singoli uomini politici. Purtroppo ce ne sono stati e ce ne sono molti in tutti i partiti. La domanda riguarda soprattutto le istituzioni dello Stato e degli enti pubblici che sono state da gran tempo occupate dai partiti e che debbono essere liberate da quell’occupazione e restituite alla loro autonomia istituzionale. Il caso delle autorità è tipico di quest’occupazione, la Rai è un altro esempio desolante (alla quale Monti ha posto parziale rimedio proprio ieri). E così le Asl e ogni sorta di enti della Pubblica amministrazione. È stupefacente che l’Unità di venerdì scorso pubblichi un articolo in cui si difende l’intervento politico dei partiti nelle nomine dei componenti dell’Agcom e della Privacy. Stupefacente che si teorizzi il criterio della supremazia partitocratica anche sugli enti “terzi” chiamati a garantire il controllo e l’efficienza della Pubblica amministrazione. Questo quadro non configura una questione morale da affrontare da un governo che giustamente vorrebbe cambiare i comportamenti degli italiani?
2. L’ex ministro dell’Economia Vincenzo Visco formulò qualche anno fa un progetto di grande interesse che prevedeva il conferimento ad un Fondo europeo di quella parte dei debiti sovrani eccedenti il rapporto del 60 per cento con il Pil di quel Paese. Il Fondo avrebbe applicato un interesse ottenuto dalla media ponderata degli interessi vigenti nei singoli Paesi i quali sarebbero comunque rimasti titolari dei propri debiti. Piacerebbe sapere dal nostro presidente del Consiglio se un progetto del genere rientri tra le proposte per la costruzione dell’Europa federale. Sembrerebbe infatti molto strana un’Unione federale senza una messa in comune anche se parziale del debito degli Stati membri della federazione.
* * *
Concludiamo richiamando quanto detto da Monti l’altro giorno a Palermo al convegno delle Casse di risparmio a proposito dei “poteri forti” che avrebbero abbandonato il suo governo schierandoglisi contro.
Non sappiamo quanto sia pertinente questa denuncia con la politica del governo, ma una cosa è certa: alcuni “poteri forti” sono insediati fin dall’inizio nella struttura del governo stesso e quelli sì, remano sistematicamente contro la sua politica.
Qualche nome per non esser generici: il capo di gabinetto di Palazzo Chigi, Vincenzo Fortunato; il sottosegretario alla Presidenza, Antonio Catricalà; il ragioniere generale del Tesoro, Mario Canzio, sono certamente abili conoscitori della Pubblica amministrazione, ma hanno un difetto assai grave: sono creature di Gianni Letta (Catricalà) e di Giulio Tremonti (Fortunato, Canzio). Sono sicuramente poteri forti e sono sicuramente contrari alla linea del governo come ogni giorno i loro comportamenti dimostrano. Forse il presidente Monti dovrebbe risolvere questo problema. Spesso la paralisi governativa viene perfino da quegli uffici.

Valentina Pitzalis

Ricevo, condivido e pubblico un bell’articolo di Laura Costantini.  Non è un caso che questa riflessione capita  in  questa giornata che vede  amiche, donne per il movimento “Se non ora quando Osimo”  in piazza,  impegnate a raccogliere firme  per sensibilizzare la cittadinanza verso la partecipazione delle donne alla vita politica e contro ogni forma di violenza e discriminazione sulle donne.

Donne cancellate di  Laura Costantini

Giovedì scorso su RaiUno, in pieno pomeriggio, è accaduto qualcosa che lascia il segno. Per chi si fosse sintonizzato aspettandosi le solite amenità da salotto televisivo, il colpo deve essere stato forte. Seduta su un divano bianco c’era Valentina Pitzalis, una ragazza di Carbonia. Indossava un abitino scollato sulle spalle, aveva i capelli neri pettinati all’indietro, un moncherino al posto della mano sinistra, una grossa fasciatura a difendere ciò che resta della destra. E il volto cancellato. Per chi non l’avesse vista, chiariamo: non era un mostro. Anzi. Gli occhi intatti e vividi, le labbra pronte al sorriso, il sapiente lavoro di chirurghi estetici. Valentina non è più bella come appariva nelle impietose foto alle sue spalle. Ma è viva. Passata attraverso le fiamme dell’inferno. Eppure viva. Accanto a lei c’erano l’avvocato Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker, ovvero la fondazione Doppia Difesa che si occupa di donne vittime di violenza.
È grazie a loro che Valentina è arrivata in televisione per portare la propria testimonianza e il proprio monito. Perché a condannarla al rogo, come una strega del passato, è stato l’uomo che diceva di amarla. Quello che lei aveva sposato nel 2003 e lasciato nel 2006. Un ragazzo dal volto aperto, dagli occhi chiari nei quali è impossibile cercare traccia dell’orrore che ha saputo concepire. Di lui resta solo una foto. Il carnefice di Valentina è morto nello stesso rogo che a lei ha consumato le mani, le braccia, il volto, le caviglie. E Valentina non sa dire se volesse morire con lei o se invece non avesse calcolato la potenza del fuoco alimentato a kerosene. “Ma voglio pensare che si immaginasse unito a me nella morte. Perché se invece voleva guardarmi morire e poi scappare, allora la sola idea mi farebbe impazzire.”

Parla Valentina, di un percorso doloroso e non solo dal punto di vista fisico. Dice che aveva tutto, ma che le resta comunque molto. È viva, sta lottando per riacquistare l’autosufficienza. Soprattutto non odia e mette in guardia le donne: non pensate di poterli cambiare, gli uomini fragili e violenti. Non cambieranno. Non per voi e non con voi. Fuggite lontano e diffondete il messaggio. Quel messaggio che al documentario “Saving Face” ha fruttato l’Oscar. Eppure Zakia, Rukhsana, Naila, le donne pakistane sfregiate con l’acido e protagoniste del film non vogliono che sia visto in Pakistan. Al punto da dar vita a una battaglia legale contro i registi Chinoy e Jung. Il motivo? Proiettarlo in patria sarebbe “irrispettoso nei confronti delle nostre famiglie”. Una posizione condivisa anche dall’Acid Survivors Foundation Pakistan, l’associazione che le rappresenta e che, pure, ha partecipato alla realizzazione e ai festeggiamenti per l’Oscar. Una storia lontana, una diversa cultura. A unire Valentina, Zakia, Rukhsana e Naila è il comune destino di donne cancellate dalla vendetta dei maschi. A dividerle il coraggio. Perché Valentina a lasciarsi cancellare, non ci sta.

Bilancio Previsione 2012 delle liste “Sim.&Latini-Api di Rutelli” ( parte 2 ): Il SINDACO non risponde, aumenta le tasse e racconta solo BUGIE agli osimani

Il Sindaco aumenta le tasse per coprire gli sprechi della sua amministrazione ( per fare solo un accenno si pensi agli affitti pagati per locali “privati” ad uso magazzini quando il comune ha locali di proprietà non utilizzati). A rimetterci sono gli osimani.
Il Sindaco è costretto ad inventarsi argomenti e a dire bugie ( ora si è inventato che le opposizioni avrebbero chiesto – caso unico al mondo – aumenti delle Tasse ) perchè non sa come rispondere ai quesiti posti dalla sottoscritta in merito all’aumento delle tasse che gli osimani subiscono sotto la sua amministrazione delle liste “Simoncini&Latini-Api”.

Perchè non risponde sul fatto che ha aumentato, raddoppiandola, l’addizionale irpef per gli osimani ?

Perchè non risponde che non ha dimimuito di 2 punti l’aliquota base Imu sulla prima casa degli osimani ? ( la legge lo consente ma il Sindaco di Osimo non lo ha fatto ).

Perchè non risponde riguardo al venir meno delle promesse fatte ai proprietari dei terreni edificabili ? ( aveva promesso di dimezzare l’aliquota sui terreni edificabili senza conoscere i vincoli della normativa).

Perchè non risponde che con le tariffe sui servizi a domanda individuale fa pagare di più ai più deboli?

Perchè non risponde sul fatto che viene meno ad un suo obbligo che è quello di garantire il trasporto scolastico senza fare discriminazione sul costo del servizio fra i cittadini osimani secondo la loro residenza?

Perchè non risponde sul fatto che ha aumentato di 2 punti l’aliquota base IMU sulle seconde case degli osimani ?

Perchè non spiega ai nostri concittadini che aumentando le tasse agli osimani può continuare a finanziare sprechi e spese inutili fatte dalla sua amministrazione?

Non risponde il Sindaco perchè si vergogna. Non risponde perchè non sa come rispondere. Non risponde perchè ormai da tempo è abitudine di questa amministrazione preoccuparsi di gettare fango sull’avversario politico che fa emergere la verità.
Non risponde perchè ormai è abitudine consolidata di questa amministrazione arrampicarsi sugli specchi e raccontare solo bugie agli osimani.

Paola Andreoni capogruppo PD

Bilancio Previsione 2012 delle liste “Sim.&Latini-Api di Rutelli”, per gli osimani le solite conseguenze: aumenti delle tasse, aliquote IMU maggiorate rispetto a quelle proponibili, addizionale Irpef al massimo consentito, e nessun taglio agli sprechi.

Abbiamo ricevuto la notifica del deposito della proposta di bilancio 2012, solo 2 giorni fa. Avevamo chiesto da tempo dati e documenti per formulare proposte alternative, ma come al solito in questo Comune guidato dalle liste “Simoncini&Latini-Api”, la trasparenza e il rispetto della Legge vengono sistematicamente  disattese.

Dalla bozza di Bilancio, alcune osservazioni si possono tuttavia anticipare.
Investimenti. Il 2012 ripropone tutto ciò che non è stato completato ( scuola Bruno da Osimo) o realizzato ( impianti fotovoltaici sui tetti degli edifici pubblici – scuole) nel 2011. Quest’ultimi si potranno realizzare grazie a finanziamenti statali. Sulle opere previste nel 2013 e nel 2014 ritengo che sia solo una lista di buone intenzioni: basti pensare alla Scuola Vescovara e alle fonti di finanziamento. Sconcerta il fatto che l’amministrazione sia completamente disinteressata alla scuola primaria di Campocavallo di cui non si fa cenno.
Imu. L’amministrazione smentisce se stessa : le promesse ai proprietari dei terreni edificabili di abbattere l’aliquota non è stata applicata. Ma su questo punto avevo già evidenziato che ciò non sarebbe stato possibile in quanto avrebbe significato un abbattimento dell’aliquota anche sulle seconde case. Pertanto erano idee che sono servite a gettare fumo negli occhi. Ad Osimo la situazione dei proprietari di terreni edificabili sarà dunque pesantissima considerando il tanto discusso piano regolatore la cui realizzazione si è da tempo bruscamente fermata.
Va stigmatizzato il comportamento dell’amministrazione che ha fatto del tutto per negare l’accesso agli atti richiesto dalla sottoscritta su documenti necessari per comprendere che cosa significhi l’applicazione delle aliquote Imu nella nostra realtà cittadina. Anche la richiesta rivolta al presidente del consiglio e al capogruppo delle liste civiche è caduta nel vuoto. L’imu per l’amministrazione è un tabù. Chiederemo chiarimenti approfonditi in sede di consiglio sui presupposti che hanno portato l’amministrazione a fissare l’aliquota IMU  per la prima casa al 4 per mille, quando  vi era la possibilità di abbassarla di due punti ( e molti comuni virtuosi  lo hanno fatto) .
Stupisce l’affermazione dell’amministrazione e del sindaco che ritiene “l’Imu una patrimoniale che non considera il reddito come l’irpef “. Sicuramente ignora o fa finta di ignorare che con la sua amministrazione l’addizionale Irpef per gli osimani è stata raddoppiata portandola al massimo possibile. E’ un po’ come nascondersi dietro un dito.
Tariffe servizi a domanda. L’amministrazione dovrà spiegare perché fa discriminazione per motivi di residenza (“abbattimento 80% del costo della tariffa trasporto scolastico per ciascun utente, a condizione che l’alunno sia iscritto al plesso scolastico più vicino alla propria residenza in termini di viabilit”) tra i cittadini osimani sul costo del trasporto scolastico . Dovrà chiarire se prevedere tagli lineari alle tariffe risponde veramente al criterio di equità o se ancora una volta saranno sempre i più deboli a pagare anche per i più”forti”.
Paola Andreoni capogruppo PD

Bersani alla Direzione PD: “Tocca a noi dare una prospettiva all’Italia “

Bersani alla Direzione PD: Tocca a noi dare una prospettiva all’Italia 

 Ieri alla riunione della Direzione nazionale del PD, il segretario Pier Luigi Bersani ha definito il percorso dei Democratici per realizzare la svolta politica, sociale ed economica che serve al futuro dell’Italia.
Se in un sommovimento così profondo, se in acque cosi mosse, qualcuno pensa che il compito nostro sia quello di giostrare sugli accorgimenti tattici o sui rapporti politici o perfino sui temi programmatici, si sbaglia. Sono cose che ci vogliono ma che da sole non arrivano a grande parte della popolazione. Il sommovimento è molto, molto profondo. “Tocca a noi” vuol di re tocca a noi giocarcela e investire il consenso che abbiamo sul punto principale della questione, il punto che sta fra politica e popolo, che sta nella faglia che si è aperta fra grande parte dei cittadini e il sistema e che nel profondo, secondo me, è un bisogno di sentirsi comunità e l’impossibilità di esserla: perché la grande traduttrice, colei che traduce l’individuo nella comunità, e cioè la politica, ha ormai un suono che tantissima gente non sente. Quindi noi non staremo fermi. Ci muoveremo. Non lasceremo erodere il consenso che abbiamo, lo investiremo rischiando qualcosa, come succede sempre per un investimento.
Ecco dunque il percorso che vi propongo e che è organizzato su tre punti:

Bersani alla Direzione PD – 1° punto: la riforma delle legge elettorale.

Bersani alla Direzione PD – 1° punto:
la riforma delle legge elettorale.

 Basta liste bloccate. Sono gli elettori che devono decidere chi li rappresenta e l’indirizzo di governo

Primo punto. Per intervenire su quella faglia, su quella frattura bisogna cominciare dalla legge elettorale. Adesso basta. Districhiamo il nodo che si è avviluppato fra riforma elettorale e costituzionale.
Il semipresidenzialismo non è la nostra opzione. Noi siamo per un sistema parlamentare riformato, semplificato e rafforzato, per un ruolo forte del Governo e per una preziosa funzione di equilibrio del Presidente della Repubblica.
Naturalmente il semipresidenzialismo è una posizione legittima, ma non è comunque percorribile in questo scorcio di legislatura. Lo stesso PdL nei suoi emendamenti riconosce l’esigenza di leggi di attuazione non banali (a cominciare ad esempio dal conflitto d’interesse) e che non potrebbero essere lasciate fra le varie ed eventuali. E per favore, non si mostri di voler proseguire l’iter o far finta di proseguirlo con qualche voto a maggioranza. In una situazione come quella in cui siamo sarebbe ridicolo.

Abbiamo detto più volte e lo ripetiamo che per noi la prossima sarà una legislatura costituente. Siamo pronti a prenderci impegni su questo anche trovando assieme le vie ed eventualmente gli strumenti per formalizzare questo impegno. La legge elettorale sia quindi liberata da ogni condizionamento. Lo ripetiamo per noi (e non solo per noi!) il doppio turno di collegio ha una sua rinnovata attualità, dal punto di vista della percezione dei cittadini, della chiarezza politica, del contributo che può dare in termini di composizione e quindi di governabilità (questione che sta emergendo acutamente). Il doppio turno non è come è ovvio necessariamente connesso agli assetti costituzionali. Questa è la nostra proposta, che ribadiamo, sperando che si comprenda che non è per noi (noi avremmo più sicuri vantaggi da altre soluzioni) ma è per l’Italia. Detto questo, noi non aggiungiamo: o è così o ci teniamo il porcellum. Se qualcuno di noi lo pensasse (e non lo credo) dovrebbe avere la bontà di dichiararlo. Non possiamo permetterci che ad ogni passo di mediazione parta l’accusa di volerci vendere l’anima. Io ribadisco il no al porcellum che considero una causa principe del distacco dei cittadini e che non ha consentito la governabilità. Considero peraltro che i tempi ormai sono molto molto stretti.
Alfano ha detto: tre settimane!
Gli rispondo: bene, tre settimane e si decide se c’è l’accordo o no e lo si decide all’aperto.
I nostri paletti concettuali sono chiari:
1) basta liste bloccate. Per noi la strada maestra sono i collegi.
2) massima attenzione alla governabilità e quindi alla possibilità dei cittadini di pronunciarsi utilmente sull’indirizzo di governo.
Ai primi di luglio dobbiamo sapere con ragionevole certezza la soluzione. Chiedo quindi mandato alla Direzione per metterci al lavoro da domani con le altre forze politiche.

Bersani alla Direzione PD – 2° punto: un Patto dei Democratici e dei Progressisti per l’Italia

Bersani alla Direzione PD – 2° punto:
un Patto dei Democratici e dei Progressisti per l’Italia

 Il PD propone una grande alleanza democratica per la ricostruzione e il cambiamento
Il secondo punto del percorso su cui ugualmente lavorare da domani è un un patto dei Democratici e dei Progressisti per l’italia. E’ una proposta che propongo di avanzare non solo ai Partiti di un centrosinistra di Governo ma ad Associazioni, Movimenti, Liste Civiche, Sindaci e Amministratori, Singole personalità che si riconoscono nel campo democratico e progressista.

Un Patto, e cioè una Carta di intenti PER LA RICOSTRUZIONE E IL CAMBIAMENTO che delinei una idea di Paese alternativa alle pulsioni regressive e populiste a cui l’Italia e l’Europa sono esposte.
Una carta di intenti in cui possano riconoscersi le chiavi essenziali del nostro progetto (la legislatura costituente e la riforma delle istituzioni e della politica; il lavoro e la conoscenza, la loro centralità; l’equità, il civismo, la legalità).
Una carta di intenti che significhi per tutti una forte assunzione di responsabilità verso il Paese, verso la sua salvezza e le sue esigenze di cambiamento e di riforma e verso le speranze della nuova generazione. Quindi un passaggio non formale ma sostanziale che seguiremo assieme già dai prossimi giorni.