6 luglio 1944 Osimo è libera: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini, don Fulvio Badaloni ed altre testimonianze

6 luglio 1944
***
Truppe Polacche in Osimo
***

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini

***
Giorno fatale e fatidico !
ore 3
: Dopo un lungo girare di aereo, gran sibilo come di aviogetti in picchiata e terribile scoppio, il più spaventoso di questi giorni. Tutti saltiamo dai nostri letti ( io ho dormito le notti precedenti al 1° piano, nel mio studio, ma questa notte, addirittura dentro la dispensa al pianterreno, con altre cinque o sei persone) e ci precipitiamo lungo le scale del sotterraneo ora colmo di rifugiati. Saranno almeno 600 . Con me trovano alloggio quegli altri otto  o dieci che dormono su sedie presso il pozzo, e glia altri 12 che dormono su  sedie  a sdraie e panche della Chiesa, nella legnaia  e nell’andito attiguo. Poi, più nulla, quantunque avessimo tutti l’animo disposto alla solita musica.
ore 5,30: Qualcuno che ha fatto capolino dalla porta vede qualche partigiano con il mitra; attende , e ne passano altri ( tutti vestiti in kaki e al petto una coccarda con un segno rosso) ma nessun tedesco.
E’ gran silenzio. Nasce una speranza che senza rumori di artiglieria, nè spari di sorta, con il passare del tempo si consolida.
Giunge l’annunzio al rifugio. Ci si alza un po’ inebiti. Si corre sopra; è vero!.
ore 7,30: passa, dopo alcune motocarrozzette isolate, una compagnia di alleati. Dicono siano polacchi  e russi. Battimani e gioia incontenibile.  Poco dopo, un piccolo corteo di partigiani  – a capo del quale troneggia su un piccolo cavallo  Sportella .
Porta 12 prigionieri, ognuno dei quali è affiancato da una coppia di partigiani  con mitra. Si dice che in tutta la zona circostante ce ne siano razziati, con questi altri tre-quattrocento.
Appaiono i primi manifesti tricolori, portati dai partigiani e recanti il saluto alle truppe alleate e l’invito alla gioia, non disgiunta dalla serena calma. Più tardi altro manifesto del Comitato Nazionale di Liberazione costituitosi in Governo Provvisorio.
Più tardi ancora striscioni con sopra scritto:

Viva il Gen. Alexander  – Viva la libertàViva l’esercito polaccola brigata Garibaldinagli animosi del G.A.P.

Verso le 8 una compagnia di soldati polacchi è accolta molto festosamente in città. Molte case invitano i giovani. Giudicando tuttavia opportuno che la guerra non è finita, faccio un doppio giro per le principali vie e piazze, avvertendo tutti di stare molto vigilanti, per l’eventuale reazione tedesca, che infatti comincia  poco dopo. Gli imprevidenti pagano con la vita : Vincenzo PALLOTTA e Brugè al Borgo; la figlia di Gigio lo stalliere al Duomo, e forse qualche altro. Ieri sera, per voler soccorrere un tale che chiamava aiuto,  Carlo BATTAGLINI si è preso una pallottola ed è morto.  L’uomo di Suardi, tale Polentò ha incontrato la stessa sorte, non so se per qualche altro motivo.
Debbo subito preoccuparmi del vitto per il mio rifugio; e porto al fornaio un Q,le  di farina: mancandogli il carbone, mi reco dal Comitato di Liberazione e poi dalla Segreteria del Comune, ottenendo un’ordinanza scritta tutta a mano ( avendo i tedeschi portato via tutte le macchine da scrivere sia della Prefettura, quanto dal Comune.

Raccolgo altre impressioni dell’importantissima giornata: i polacchi riferiscono che, dopo Ortona, non avevano trovato una tale  resistenza come quella di Osimo. La coccarda dei partigiani è una stella a 12 punte costituita da tre quadratini di diversa grandezza e di colore rispettivamente: bianco, rosso  e verde sovrapposti, in modo da alternare gli angoli. Ma i politici non la vogliono, come non la vuole il Commissario, sapendo troppo di comunista. Faranno il Sindaco e ristabiliranno i Carabinieri, con tanto di reali. Abbiamo la spiegazione del perchè fu fatto saltare il viadotto Barbalarga, a mezzogiorno: per obbligare gli alleati a transitare rimanendo sotto il controllo di chi domina il Monte della Crescia e Santo Stefano ( dove sono ora appostati i tedeschi). Ma la rivelazione più interessante è la seguente: il cavallo di Troia o l’ultimo bicchiere che costituì il punto critico ( nel quale la situazione questa notte cambiò improvvisamente) fu offerto dai partigiani, i quali – vista la impossibilità da parte degli alleati di entrare in città, fintano che le porte erano presidiate da mitragliatrici e cannoni – questa notte, ad ora convenuta, si sono appostati in vari angoli di vie e piazze mostrando appena le canne dei mitra. I pochi tedeschi, alla domanda: chi va là ? fascista ? Si sentivano rispondere: English e sparare addosso. I primi sette o otto morti convincono i tedeschi che gli alleati da qualche parte sono entrati, e si decidono a compiere quel passo cui prima o poi sapevano di dover ridursi. Ci hanno detto ancora i Polacchi che: ove la liberazione non si fosse compiuta oggi, i loro Comandanti avrebbero domandato l’intervento dell’armata aerea alleata. E allora… addio Osimo e gli Osimani !.

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dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

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Notte insonne per gli spari continui: un terrore indicibile invade gli animi di tutti. Al mattino, mentre don Alberto Passeri si veste per celebrare la messa, due soldati della polizia tedesca armati di ogni specie , gli intimano di andare con loro, perchè qualche ora prima, obbligato a lavorare per abbattere le querce ( che si trovavano nel tratto di strada accanto alla nuova chiesa), onde sbarrare la strada insieme col vecchio padre ed altre persone ( Nello Scarponi, Umberto cenci, Papa Emilio quest’ultimo uno sfollato di Ancona), si era allontanato  – col consenso di un ufficiale – per venire in Chiesa. E’ costretto a seguirli. Intanto si vedono già i primi incendi locali e circolano notizie di sanguinosi combattimenti e di numerose vittime. Al mattino vengono altri sfollati, che altrove non credono di essere abbastanza sicuri. Ora siamo ( 70 persone):
– famiglia del parroco n. 4 persone;
– famiglia Andreoni Emidio n. 4 persone;
– famiglia Cardellini Nazzareno n° 8 persone;
– famiglia Vaccarini Tommaso n° 8 persone;
– famiglia Cola Caffiero n° 6 persone;
– famiglia Vaccarini Tommaso n° 8 persone;
– famiglia Ceccarelli Renato n° 6 persone;
– famiglia Cannelli Otello n° 6 persone;
– famiglia Perinetti Maria n° 6 persone;
– famiglia Orlandini n° 6 persone;
– sfollati provenienti da fuori n° 8 persone.
Sono avvistati i primi carri armati alleati. Verso le 17 i Polacchi con camionette si avanzano e avviene un grave scontro con tiri di mitraglia con i Tedeschi tra il palazzo della sig.ra Lalla ( signora Adelaide Giardinieri un bella figura di donna che si prodigò in generosità , rimasta vedova da giovane, di un medico) e la scuola. Carletti Nazzareno aveva guidato i polacchi . Incendio da Vaccarini. Alle ore 20 una cannonata colpisce il ciglio della finestra della stalla, un fitto e nero polverone invade il primo piano: è la guerra in casa.

Andrzej Horoch

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dal libro “Passa il fronte nella Valle del Musone” di Massimo Morroni

(testimonianza resa dal dott. Amilcare Cristallini)

Di primo mattino, fra gli applausi della popolazione, entrano in Osimo i militari polacchi seguiti dai partigiani che si portano dietro prigionieri tedeschi. Dalla finestra ( abitavo nei locali attualmente occupati dall’ufficio del notaio Bellaspiga) assisto alla sfilata la quale mi annuncia che il faticoso compito di Commissario è finalmente terminato ( il 30 ottobre 1943 era stato nominato Commissario Prefettizio di Osimo). Giudico tuttavia opportuno recarmi in Comune – anche col rischio di incappare in qualche scalmanato – poichè la mia assenza potrebbe essere interpretata come un riconoscimento di colpa. Consapevole di aver fatto soltanto il bene di Osimo verso le 11.00 raggiungo il Comune e, saputo che nell’Ufficio già occupato dal Prefetto c’è l’avv. Oddo Marinelli ( Presidente del Comitato di Liberazione) mi faccio annunciare. Egli mi riceve subito, mi viene incontro tendendomi la mano, mi ringrazia per l’opera svolta e mi prega di rimanere in carica fino alla nomina del Sindaco. Confesso che non mi aspettavo un’accoglienza così cordiale ed un riconoscimento così franco, tanto più che non l’avevo mai visto né conosciuto.

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opera di R.A. Schiavoni, Sfilata dei liberatori lungo il Corso

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Il nostro Comune e gli osimani non hanno mai dimenticato  la generosità, il coraggio e la fede dei soldati e del  popolo polacco per il contributo dato alla   liberazione dell’Italia e della nostra città dal nazifascismo.
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Osimo è stata liberata anche grazie al sacrificio della vita di tanti giovani osimani. Giovani partigiani che non si piegarono alla tirannia e sacrificarono la loro vita per la libertà della nostra città e per l’Italia Repubblicana. Non possiamo essere un popolo che dimentica il suo passato.
Le stele e i piccoli monumenti sparsi per Osimo vogliono essere un ricordo alle giovani generazioni , un ricordo che dobbiamo conservare e mantenere sempre vivi e che mai nessuno negherà.

Ai partigiani caduti , stele sotto le Logge comunali

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La Presidente del Consiglio Comunale di Osimo
*********Paola Andreoni

 

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6 luglio 1944 Osimo è libera ma la battaglia più cruenta deve ancora iniziare: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni

6 luglio 1944

Truppe Polacche in Osimo

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini


Giorno fatale e fatidico !
ore 3
: Dopo un lungo girare di aereo, gran sibilo come di aviogetti in picchiata e terribile scoppio, il più spaventoso di questi giorni. Tutti saltiamo dai nostri letti ( io ho dormito le notti precedenti al 1° piano, nel mio studio, ma questa notte, addirittura dentro la dispensa al pianterreno, con altre cinque o sei persone) e ci precipitiamo lungo le scale del sotterraneo ora colmo di rifugiati. Saranno almeno 600 . Con me trovano alloggio quegli altri otto  o dieci che dormono su sedie presso il pozzo, e glia altri 12 che dormono su  sedie  a sdraie e panche della Chiesa, nella legnaia  e nell’andito attiguo. Poi, più nulla, quantunque avessimo tutti l’animo disposto alla solita musica.
ore 5,30: Qualcuno che ha fatto capolino dalla porta vede qualche partigiano con il mitra; attende , e ne passano altri ( tutti vestiti in kaki e al petto una coccarda con un segno rosso) ma nessun tedesco.
E’ gran silenzio. Nasce una speranza che senza rumori di artiglieria, nè spari di sorta, con il passare del tempo si consolida.
Giunge l’annunzio al rifugio. Ci si alza un po’ inebiti. Si corre sopra; è vero!.
ore 7,30: passa, dopo alcune motocarrozzette isolate, una compagnia di alleati. Dicono siano polacchi  e russi. Battimani e gioia incontenibile.  Poco dopo, un piccolo corteo di partigiani  – a capo del quale troneggia su un piccolo cavallo  Sportella .
Porta 12 prigionieri, ognuno dei quali è affiancato da una coppia di partigiani  con mitra. Si dice che in tutta la zona circostante ce ne siano razziati, con questi altri tre-quattrocento.
Appaiono i primi manifesti tricolori, portati dai partigiani e recanti il saluto alle truppe alleate e l’invito alla gioia, non disgiunta dalla serena calma. Più tardi altro manifesto del Comitato Nazionale di Liberazione costituitosi in Governo Provvisorio.
Più tardi ancora striscioni con sopra scritto:

Viva il Gen. Alexander  – Viva la libertàViva l’esercito polaccola brigata Garibaldinagli animosi del G.A.P.

Verso le 8 una compagnia di soldati polacchi è accolta molto festosamente in città. Molte case invitano i giovani. Giudicando tuttavia opportuno che la guerra non è finita, faccio un doppio giro per le principali vie e piazze, avvertendo tutti di stare molto vigilanti, per l’eventuale reazione tedesca, che infatti comincia  poco dopo. Gli imprevidenti pagano con la vita : Vincenzo PALLOTTA e Brugè al Borgo; la figlia di Gigio lo stalliere al Duomo, e forse qualche altro. Ieri sera, per voler soccorrere un tale che chiamava aiuto,  Carlo BATTAGLINI si è preso una pallottola ed è morto.  L’uomo di Suardi, tale Polentò ha incontrato la stessa sorte, non so se per qualche altro motivo.
Debbo subito preoccuparmi del vitto per il mio rifugio; e porto al fornaio un Q,le  di farina: mancandogli il carbone, mi reco dal Comitato di Liberazione e poi dalla Segreteria del Comune, ottenendo un’ordinanza scritta tutta a mano ( avendo i tedeschi portato via tutte le macchine da scrivere sia della Prefettura, quanto dal Comune.

Raccolgo altre impressioni dell’importantissima giornata: i polacchi riferiscono che, dopo Ortona, non avevano trovato una tale  resistenza come quella di Osimo. La coccarda dei partigiani è una stella a 12 punte costituita da tre quadratini di diversa grandezza e di colore rispettivamente: bianco, rosso  e verde sovrapposti, in modo da alternare gli angoli. Ma i politici non la vogliono, come non la vuole il Commissario, sapendo troppo di comunista. Faranno il Sindaco e ristabiliranno i Carabinieri, con tanto di reali. Abbiamo la spiegazione del perchè fu fatto saltare il viadotto Barbalarga, a mezzogiorno: per obbligare gli alleati a transitare rimanendo sotto il controllo di chi domina il Monte della Crescia e Santo Stefano ( dove sono ora appostati i tedeschi). Ma la rivelazione più interessante è la seguente: il cavallo di Troia o l’ultimo bicchiere che costituì il punto critico ( nel quale la situazione questa notte cambiò improvvisamente) fu offerto dai partigiani, i quali – vista la impossibilità da parte degli alleati di entrare in città, fintano che le porte erano presidiate da mitragliatrici e cannoni – questa notte, ad ora convenuta, si sono appostati in vari angoli di vie e piazze mostrando appena le canne dei mitra. I pochi tedeschi, alla domanda: chi va là ? fascista ? Si sentivano rispondere: English e sparare addosso. I primi sette o otto morti convincono i tedeschi che gli alleati da qualche parte sono entrati, e si decidono a compiere quel passo cui prima o poi sapevano di dover ridursi. Ci hanno detto ancora i Polacchi che: ove la liberazione non si fosse compiuta oggi, i loro Comandanti avrebbero domandato l’intervento dell’armata aerea alleata. E allora… addio Osimo e gli Osimani !.

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi


Notte insonne per gli spari continui: un terrore indicibile invade gli animi di tutti. Al mattino, mentre don Alberto Passeri si veste per celebrare la messa, due soldati della polizia tedesca armati di ogni specie , gli intimano di andare con loro, perchè qualche ora prima, obbligato a lavorare per abbattere le querce ( che si trovavano nel tratto di strada accanto alla nuova chiesa), onde sbarrare la strada insieme col vecchio padre ed altre persone ( Nello Scarponi, Umberto cenci, Papa Emilio quest’ultimo uno sfollato di Ancona), si era allontanato  – col consenso di un ufficiale – per venire in Chiesa. E’ costretto a seguirli. Intanto si vedono già i primi incendi locali e circolano notizie di sanguinosi combattimenti e di numerose vittime. Al mattino vengono altri sfollati, che altrove non credono di essere abbastanza sicuri. Ora siamo ( 70 persone):
– famiglia del parroco n. 4 persone;
– famiglia Andreoni Emidio n. 4 persone;
– famiglia Cardellini Nazzareno n° 8 persone;
– famiglia Vaccarini Tommaso n° 8 persone;
– famiglia Cola Caffiero n° 6 persone;
– famiglia Vaccarini Tommaso n° 8 persone;
– famiglia Ceccarelli Renato n° 6 persone;
– famiglia Cannelli Otello n° 6 persone;
– famiglia Perinetti Maria n° 6 persone;
– famiglia Orlandini n° 6 persone;
– sfollati provenienti da fuori n° 8 persone.
Sono avvistati i primi carri armati alleati. Verso le 17 i Polacchi con camionette si avanzano e avviene un grave scontro con tiri di mitraglia con i Tedeschi tra il palazzo della sig.ra Lalla ( signora Adelaide Giardinieri un bella figura di donna che si prodigò in generosità , rimasta vedova da giovane, di un medico) e la scuola. Carletti Nazzareno aveva guidato i polacchi . Incendio da Vaccarini. Alle ore 20 una cannonata colpisce il ciglio della finestra della stalla, un fitto e nero polverone invade il primo piano: è la guerra in casa.

Andrzej  Horoch

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5 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni

5 luglio 1944
Immagine1

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini


ore 5
: Fino a questo momento era stato silenzio, ma comincia un tiro rabbioso.
ore 8: Tre tedeschi, qualificatisi prigionieri russi, giravano per il Rifugio domandando vestiti borghesi. Fingiamo di non capire e do’ istruzione di non ascoltare, può trattarsi di un assaggio per vedere come la pensiamo. Può essere anche vero, ma potremmo essere scoperti, e sarebbero rappresaglie feroci.
ore 10-12: Sensazione di qualche cosa di decisivo. I tiri delle artiglierie si fanno sempre più rari, cominciano quelli delle mitragliatrici, dei mitra, poi dopo ancora quelli delle pistole automatiche. Le vie sono percorse da gruppetti di 2-3 tedeschi con fucile imbracciato. Scoppiano bombe a mano. Se serrano più accuratamente le porte di casa , che tuttavia in qualche luogo dai tedeschi son fatte aprire. Silenzio di tomba in ogni rifugio e nei vari locali occupati da gente prima in circolazione. Verso le 11,30 gli spari si smorzano verso San Marco e poi lentamente in su verso Piazza. Si ritirano ? ogni cuore è sospeso.
ore 13: Purtroppo, riprendono le cannonate e di nuovo spari dovunque. Siamo daccapo. Scoppi assordanti su questa piazzetta Dante. Che cosa avviene ? Sporgiamo appena il capo . C’è un cannone tedesco all’angolo del palazzo Carradori e l’aereo l’ha indicato  alle batterie anglo-americane. Si sposta presso il Campana.
ore 18: Il Bollettino – che la Radio ricevente di mio nipote capta nonostante la mancanza di corrente, e che battuto a macchina gira poi per il rifugio – ci conferma l’aspra resistenza dei tedeschi di serio ostacolo ancora alla marcia alleata su Ancona. Pazienza! Diventeremo l’Alcazar ?
Oggi al rifugio: 400 razioni. Alla sera, nonostante i miei giri sotto le bombe per andare al Teatrino San Giuseppe tre quintali di farina, poi trovare le chiavi del Monastero delle Cappuccine, a riempire a quel pozzo le damigiane. La ripresa dell’azione di fuoco non da modo di far cuocere il pane, di prelevare marmellate e carne e ritirare il vino. Pertanto, digiuno ! sono preoccupatissimo per i molti bambini e vecchi, a causa del protrarsi della permanenza sotterranea.
E domani come faremo se dura così ? Lo schianto delle 19 ha ferito gravemente una donna e leggermente altri 5 o 6 inquilini del dintorno. Tutti sani nel rifugio.

ore 21: Tre tedeschi stanno attorno al filo telefonico dei comandi, steso da giorni sulla via del Corso, e uno telefona, avanti a Gallo e gli altri due guardano sospettosi ogni angolo dei palazzi, tenendo il mitra imbracciato. Poco dopo, bombe a mano , mitra e granata. I tre sono scomparsi. Di quei tre, uno rimane lì ancora un po’ in piedi armato di bombe a  mano pendentigli dalla cintola, di due pistole – di cui una sulla destra e l’altra appesa – di un mitra in spalla tenendo con la sinistra una mezza pagnotta,  che addenta ogni tanto guardandosi attorno sospettoso e pronto a far fuoco. E’ l’immagine della sua nazione in quest’ora tremenda: alterigia e affamato, difesa per la vita e per la morte, fino all’estremo. La notte ripensando alla singolare azione selle 10 – 12, crediamo di spiegarla come una dimostrazione dei tedeschi per constatare se in città vi sono partigiani, i quali, avrebbero tirato alle loro spalle in quel momento, dando così a loro modo e tempo di far rappresaglie. Vedutisi indisturbati, avranno giudicato di aver la ritirata più sicura e se ne serviranno per regolarsi. 

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi


La terribile situazione si aggrava e ci circonda. Dai piani si ode continuamente il funesto canto della mitraglia. Sono fatti saltare altri ponti. Il monticello dei Frati per il continuo cannoneggiamento è avvolto da un nuvolo di fumo e polvere. Osimo e zone circostanti continuamente bersagliate. I tedeschi hanno preso un coniglio e vino. Tra loro c’è un sacerdote protestante. Togliamo le botti dalla cantina per preparare la notte: cresce il numero degli ospiti. Nel primo mattino del 5 luglio prelevato dai tedeschi, muore per una cannonata al fiume, Capitani Enzo, obbligato a disincagliare una autoambulanza tedesca. Scoperti e bersagliati i cannoni da Piangerelli sulla via Fontemurata. Molti tedeschi partono di notte.

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4 luglio 1944: dai Diari di Guerra di Mons. C.Grillantini e don Fulvio Badaloni

4 luglio 1944
avviso Comando tedesco

dal “Diario di Guerra” di Mons. C.Grillantini


ore 4
: Passaggio di aerei e insolito (a quell’ora) rombo di cannone.
ore 6: Scoppio spettacoloso. E’ saltato il famoso viadotto, rovinando fortunosamente solo finestre e imposte chiuse. Giunge al rifugio una voce: ” I tedeschi hanno piazzato le artiglierie da G. Badialetti ( sotto Porta Talento) “. Sgomento generale e alzata subitanea di tutti, immaginando chissà quali conseguenze.
ore 7,30: Le Cappuccine, in pericolo nel loro Monastero, sono accompagnate, piangenti, da buone signore al Monastero di San Niccolò. Abbracci e lacrime con le ospiti. Lungo il breve tratto, le poverette erano così disorientate che domandavano ogni tanto: “quanto è lontano ?”.
ore 8: La Radio annunzia: gli anglo-americani a 10 km da Ancona.
ore 9: Autocarri corazzati si vedono scendere da Castelfidardo liberata, verso Osimo, ma null’altro. Quando sono a San Sabino fanno dietro front, le artiglierie tedesche lavorano troppo bene. oggi è impressione generale, nel Rifugio: o tutto è per finire o è l’inizio di una lotta d’assedio..
ore 10-12: Grosso duello di artiglieria. Colpito il palazzo Bucci, la casa Principi a mezzogiorno e vari tetti.
Oggi al rifugio: 310 razioni a mezzogiorno e 440 a sera.
Voci dal rifugio: gli anglo-americani presso il deposito di tabacchi, verso Porta Vaccaro. La fanteria tedesca schierata lungo via Fonte magna, dalla Casa della Madre e del Bambino allo sperone di San Niccolò.
Ore 17: Radio i tedeschi hanno ordine di resistere ad ogni costo.
Voci dal Rifugio: i tedeschi in lotta ad armi piccole lungo la piana del Borgo dove hanno dei cannoni.

dal “Diario del fronte di Guerra” di don Fulvio Badaloni parroco di San Paterniano di Osimo
tratto dal libro “Quota 360 il Monte della Crescia” di Carlo Gobbi

4 luglio 1944
A Montoro, Filottrano, al Comune in direzione San Vincenzo tiri di cannone. Carletti Nazzareno, con molto coraggio, verso le 11 col carrettino, porta il giovane morto in chiesa, di lì, dopo lette le esequie, al cimitero.

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