La guerra tra Israeliani e Palestinesi non solo sembra non avere mai fine, ma si ha l’impressione che il suo inizio si perda nella notte dei tempi: un conflitto che ormai non si colloca più sul piano politico o religioso, ma è un devastante odio tribale tra due popoli quasi fratelli, che si colpiscono a vicenda con vendette e rappresaglie. E in tutti questi secoli ad oggi, nessun passo avanti è stato fatto mai per raggiungere la pace.
Intanto la strage degli innocenti continua.
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E’ passato appena un mese dall’incontro di preghiera promosso da Papa Francesco per la pace in medio oriente. Era l’otto giugno scorso. Le parola fra israeliani e palestinesi sono di nuovo:armi, stragi, guerra. La striscia di Gaza è di nuovo sotto attacco. L’esercito israeliano ha di nuovo invaso quella tribulata terra .
Per scatenare l’ennesima guerra è stata messa in atto una provocazione finalizzata all’elevamento della tensione fra palestinesi e israeliani: prima sono stati rapiti e uccisi tre ragazzi israeliani, poi è toccato ad un palestinese. E’ un classico della guerra. Si creano ad arte questi episodi per dare la parola alle armi. Opposte fazioni estremiste avrebbero compiuto questi omicidi. A pagarne le conseguenze, non sono però gli estremisti che li hanno compiuti ma la popolazione civile palestinese e israeliana che ora sono ostaggio dei rispettivi bombardamenti. In pochi giorni di guerra sono già centinaia le vittime a Gaza, soprattutto bambini.