Osimo calls World: Silvia Bontempo


Bontempo Silvia nata in Osimo il 10 luglio 1981.

Silvia Bontempo da via Pignocco in Spagna. Medico Pediatra a Barcellona, dopo aver esercitato la professione medica come  volontaria in Equador, Perù, Bolivia, Cile, Argentina e Mozambico,  sempre con lo stesso spirito: farsi carico delle esigenze dei più deboli e aiutare le persone in difficoltà.   

Bontempo Silvia  medico pediatra al servizio del sistema sanitario pubblico catalano

Innanzitutto un sincero ringraziamento a te, Paola Andreoni, per l’ iniziativa. Mi lusinga pensare che la mia storia possa essere considerata come spunto di riflessione per qualcun’ altro. Non ci siamo mai conosciute personalmente, ma le nostre traiettorie si sono comunque incrociate qui oggi, grazie a questa iniziativa; inizio quindi con le doverose presentazioni.

Sono Silvia Bontempo, nata a Osimo un caloroso 10 Luglio del 1981, e vissuta nella casa dei miei genitori che è sempre stata lì,  in Via Pignocco: “in fondo al Guazzatore a sinistra”. Babbo Mario, tecnico della Telecom; mamma Donatella Ciminari, operaia in fabbrica.

Ho frequentato la scuola elementare Fornace Fagioli, vivendo il privilegio di ricevere gli insegnamenti dalla straordinaria maestra Clara Schiavoni, attualmente premiata scrittrice di romanzi storici. Dopo aver studiato le medie, alla scuola Caio Giulio Cesare, sono approdata alle cosiddette “scuole magistrali, dalle suore”, che nel mio caso, dopo la riforma scolastica, passarono a chiamarsi Liceo Socio Psico-Pedagogico “P.G. Frassati” di Osimo. Accompagnata da altre 15 compagne e un unico compagno di classe, abbiamo potuto  godere degli ultimissimi anni di insegnamento del caro Don Aldo Compagnucci, il tutto diretto dalla nostra instancabile e appassionata, suor Eleonora.

Durante gli anni universitari, motivata dall’ amore per il teatro e il cinema che mi ha trasmesso proprio Don Aldo, ho lavorato per diversi anni come Capo maschera al nostro teatro cittadino: La Fenice di Osimo. Sin dal primo giorno della sua emozionante riapertura, sotto la guida di Manuela Castellani e l’ intramontabile Gabriele Santarelli, ho avuto il piacere di conoscere altri personaggi importanti per la nostra cittadina, come: Mauro Pellegrini (avvocato ed Assessore alla Cultura del nostro comune), Alessandro Marocchi e Luca Marchetti (che lavoravano come attori),  Michele Pirani (attualmente cantante lirico e maestro di canto), Bruno Severini (rinomato fotografo), etc…

Nel 2007 mi sono laureata in Medicina e Chirurgia all’Università Politecnica delle Marche. La curiosità verso il nuovo, l’amore per il viaggio e la mia professione medica; mi hanno spinta a vivere prima l’ esperienza Erasmus a Cadiz (Spagna) nel 2005-2006, e poi un susseguirsi di altri viaggi in diversi Paesi. Ne elenco alcuni: Equador, Perú, Bolivia, Cile, Argentina, Mozambico.

Nel 2009, però, ho preparato forse le valigie più importanti, perché mi accompagnarono a Barcellona, città nella quale ancora vivo da allora. Una città che ha saputo accogliermi con affetto e generosità, tanto me, così come tutta la mia nuova famiglia.

Credo di essere una persona felice, sicuramente emotiva, curiosa e tendenzialmente positiva; a volte un po’ inquieta, ma sempre serena e appassionata. Medico pediatra, moglie, amica di tante splendide persone e, non da ultimo, sono stata scelta come madre da tre meravigliose creature: Emma, Anna e Giulia.
Il mio sogno professionale, poi realizzato, era ottenere una specializzazione che mi permettesse lavorare come pediatra ambulatoriale. Ho sostenuto l’esame di specializzazione in Spagna nel 2010, ed ottenuto un punteggio che mi ha permesso  di intraprendere la specializzazione di medicina generale. Ho fatto pratica lavorando per l’ospedale “Clínic de Barcelona”, per circa  quattro anni. Dopo aver ottenuto la specializzazione, ho lavorato  come medico di base nella “Casa della Salute” (si tratta di  un poliambulatorio pubblico) qui vicino casa, nel quartiere dove vivo: il “Poble Sec”, e nel contempo ho completato  un master in Pediatria. Così  finalmente, dal 2017, lavoro felicemente come medico pediatra, al servizio del sistema sanitario pubblico catalano.

Come dicono i nostri amici, la nostra è una famiglia europea e i nostri figli sono frutto della generazione Erasmus. Siamo Silvia e Johannes, una osimana ed un tedesco che si sono incontrati a Cadiz nel 2005, e si sono innamorati sotto al sole di una spiaggia dorata dell’ Andalusia, la quale, ironia della sorte, ha un nome italiano: spiaggia di Bologna. Una volta tornata a casa dal folle e intenso anno Erasmus, ho sentito la sensazione che uno dei miei due piedi se ne fosse definitivamente andato da Osimo, per non parlare poi della mia mente e del mio cuore. Quindi, una volta laureata nel 2007, anche l’ altro piede decise di rimettersi in marcia per ritrovare il primo. Dal 2007 al 2009, ho vissuto anni di voli frequenti Bologna – Berlino, di perfezionamento della lingua spagnola e di introduzione all’ idioma e cultura tedesche (si sa, con i suoceri bisogna capirsi).

Sono stati  anche e soprattutto anni di volontariato in America Latina. Munita di una laurea fresca fresca, appoggiata ad una ONG tedesca, e accompagnata da una grande energia, ho lavorato per mesi realizzando progetti che avessero come obiettivo il miglioramento delle condizioni igienico sanitarie di alcune comunità indigene.
In particolare mi sono soffermata  quattro  mesi in Equador, cercando di trasmettere conoscenze basiche di rianimazione e primo soccorso, nozioni sull’ uso di medicinali più  comuni; e tentare di mettere a conoscenza del servizio sanitario pubblico ecuadoriano, l ’ esistenza di certe comunità dimenticate, che vivono nel mezzo del Delta del fiume Guayas, vicino la città di Guayaquil. La difficoltà maggiore è stata ottenere tutto questo, senza “snaturare” o “violentare” la cultura delle persone locali. Non cadere cioè nell’ errore comune di arrivare con la superbia e arroganza occidentale del “io ti insegno come si fa”, stravolgendo i loro usi e costumi.

Tutte queste comunità indigene dispongono già di un “curanderos o curanderas”: persone molto importanti nei villaggi che, dotati di conoscenze ancestrali, tramandate di generazione in generazione e di “poteri curativi”, finiscono per essere figure fondamentali  che accudiscono gli indigeni  in caso di malattia. Consideriamo anche, aspetto non de tutto secondario,  che l’ ospedale pubblico più  vicino stava a sei ore di canoa a remi.

I metodi di cura erano tutt’ altro che scientifici, ma il mio compito non era ne sminuirli, ne ridicolizzarli; piuttosto effettuare una integrazione di conoscenze, che fosse soprattutto sostenibile nel tempo, anche e soprattutto in mia assenza. Posso ritenermi orgogliosa, perché ci sono riuscita. Dal 2008, in quella comunità di Cerrito de los Morrenos (così si chiama) , le persone sono state riconosciute dal ministero della salute (ho toccato porta per porta e conosciuto 550 persone, che sono finalmente risultate censite). Dal 2008 esiste un programma di medicina preventiva che prima non esisteva (a esempio: si vaccinano i bambini, si fa la profilassi malattie a trasmissione sessuale, si promuove l’ igiene dentale, etc); e le persone, per esempio, hanno capito che un antibiotico non toglie il mal di testa, un paracetamolo non è un anticoncezionale e le ferite non si curano mettendo terra sopra, etc. Mi hanno insegnato tanto quegli anni, soprattutto il rispetto verso gli altri. Una volta ritornata in Europa, io e Johannes, di comune accordo, abbiamo deciso  di vivere nella stessa città, ma che non doveva essere ne in Italia , ne in Germania.

Preferivamo uno spazio “neutro” dove entrambi partissimo da zero. Quindi, quasi a occhi chiusi, con il mappamondo che girava e il dito puntato, la fortunata scelta cadde su Barcellona: città viva culturalmente, dai mille colori e sfaccettature, crudele e dura per certi versi; solare, allegra, calda ed accogliente per altri. E cosi è stato. Dopo due anni a Barcellona ci siamo sposati: prima con rito civile ad Osimo; poi , in un secondo momento, con un rito tutto nostro qui vicino a Barcellona. Abbiamo motivato e mobilitato tutti i nostri familiari e amici a seguirci su un isola, qui in Costa Brava, per celebrare il nostro amore per una settimana intera. Ovviamente la festa più bella che potevamo fare per noi, perché un po’ metafora della nostra vita: tante meravigliose persone insieme, di diverse età (venne anche mia nonna) e origini (tedeschi, francesi, spagnoli, italiani, croati, russi, peruviani, polacchi, messicani, e probabilmente dimentico qualcuno) tutti parteciparono alla celebrazione come meglio sapevano fare e desideravano partecipare: chi cucinava, chi suonava, chi decorava, chi pitturava, chi si inventava uno spettacolo, o chi semplicemente stava li, con tutta la sua positività, il tutto spontaneamente. Ah, che voglia di tornarci!

Durante l’ ultimo anno di specializzazione ho chiesto  ed ottenuto la possibilità di lavorare due mesi in un ospedale rurale in Mozambico, nella cittadina di Chowke. Paese estremamente povero, e piagato da malattie mortali come la malaria, l’AIDS e la tubercolosi; cercai di apportare le mie conoscenze e dare letteralmente una mano a un gruppo minuscolo di 3 medici e 4 infermieri, nella gestione di un ospedale di 150 pazienti adulti, e 50 bambini; in cui tutti i medicinali scarseggiano, anche la morfina per accompagnare i malati terminali (l’80 % del totale). Non dimenticherò più certe immagini e certi suoni, violenti, disarmanti, strazianti; mai più. Da questo viaggio tornai devastata, soprattutto emotivamente, ma molto più consapevole di cosa significhi la povertà, le conseguenze della corruzione politica e la mancanza di cultura.

Tornai con il desiderio di donare vita, e quindi l’ anno successivo, nel 2014 ricevemmo Emma, seguita da Anna nel 2018 e Giulia che oggi ha appena quattro mesi.

Essendo madre, adesso capisco il timore che la mia famiglia aveva nel “lasciarmi andare”, soprattutto quando decisi di attraversare l’ Oceano, per poi avventurarmi in alcune realtà dove la povertà estrema, faceva da padrona. Devo comunque riconoscere che, nonostante i timori di mia madre, (accentuate dal fatto che nel 2006 rimase vedova dopo la morte del mio caro papà), lei seppe metterli da parte, ascoltando le mie necessità, così che, a denti stretti ha sempre approvato i miei viaggi. Sono altresì sicura che la paura e il timore vengano spesso dal “non sapere”. Adesso posso dire di avere un po’ di conoscenza e consapevolezza in più, che sono sicura mi aiuteranno ad appoggiare le mie figlie, qualora volessero avventurarsi in viaggi simili. I rischi ci sono sempre, ma esistono modi per evitarli. Le esperienze e le conoscenze di vita che poi entrano a far parte di noi e ci formano come esseri umani, non hanno prezzo.

Se qualcuno mi chiedesse se “il mio percorso scolastico in Italia mi è stato di aiuto”, potrei rispondere di SI. Alcuni professori e alcune professoresse, oltre ad essere stati trasmettitori di conoscenze sono stati veri e propri maestri di vita, che sicuramente hanno contribuito ad ampliare la mia mente e quindi di conseguenza i miei orizzonti. Mi piace ricordare e citare a riguardo:  Clara Schiavoni, una maestra eccezionale, che con grande esperienza, ma soprattutto tanto amore per il suo lavoro, ha saputo trasmettermi il fondamentale amore per la lettura (insieme ad altre innumerevoli cose); Don Aldo. A lui devo l’ amore per la letteratura italiana e internazionale. In lui risiedono le mie radici e l’ amore per la la lingua italiana (ahimè oramai da me ampiamente maltrattata e sempre meno correttamente usata, mannaggia!). Un ricordo su tutti: le sue lacrime al leggerci Leopardi in classe, o la sua interpretazione della Divina Commedia. Sapeva trasformare quella cattedra in un palcoscenico. Indimenticabile.
Un ricordo speciale, anche,  alla professoressa Carla Cesari, che ha saputo farmi amare la filosofia e grazie anche alla quale ho iniziato il processo di conoscenza interiore verso me stessa, tutt’ ora in cammino. Che dire dell’ Università? Ci sono tanti modi per approcciarsi alla medicina, come quello di lasciarla entrare nella tua vita per poi restituirla agli altri. Nel mio caso quest’ ultimo aspetto credo sia stato fondamentale: metterla al servizio degli altri. Questa consapevolezza, insieme al “potere” che regala la medicina a chi la possiede: di poter curare l’ altro, mi ha stimolato ad ampliare il mio concetto geografico di “altro”, così da poter arrivare a più gente possibile. Il mio percorso di specializzazione finale a Barcellona, in un ospedale così grande, e internazionale, dotato di un servizio di medicina tropicale così all’ avanguardia e stimolante, ha contribuito enormemente.

Barcellona mi ha accolta benissimo fin da subito. Probabilmente il fatto che conoscessi già lo spagnolo mi ha aiutato, anche se qui in Catalogna, si parla soprattutto il catalano, che è un’ altra lingua. In pochissimo tempo ho trovato casa e lavoro , ma soprattutto una “nuova famiglia acquisita” di amici e amiche. Come aneddoto carino devo dire che la “Osimo connection” mi ha aiutato molto all’ inizio: uno dei migliori amici di mio fratello (“i fratelli Bianchi”, originari di Montoro) vivevano qui nel 2009, e grazie anche a loro, l’ atterraggio a Barcellona è stato morbido e “familiare”.

Io e Barcellona ci siamo capite subito, fin dall’ inizio e non mi ha mai delusa. La città, e tutta la Catalogna in generale,  offre tanto: arte, cultura, bellezze naturalistiche. Qui potete trovare interessantissimi musei dedicati a Mirò e Picasso, per non parlare del Museo Dalì a Figueres. Non mi dilungo sui ben noti architetti modernisti, perché ampiamente conosciuti, Gaudì il più famoso. Generalmente si da spazio agli artisti, o per lo meno si cerca di farlo, anche agli artisti così detti di strada. Il comune di Barcellona promuove  delle vere e proprie audizioni ogni anno, rilasciando una “patente” ufficiale, che permette agli artisti di esprimersi nelle strade, nelle piazze, nelle spiagge, il tutto in maniera tutelata e rispettata. L’ offerta culturale, includendo teatri, mostre, musei e concerti è molto ampia, e può soddisfare quasi tutti i gusti ed è adatta a tutte le età. Parlando dei servizi, credo che il sistema sanitario pubblico sia eccellente, nonostante i tagli alle spese degli ultimi anni. Il sistema scolastico invece potrebbe migliorare (difficile burocraticamente il processo di iscrizione alle scuole, asili nidi un po’ cari, limitati aiuti alle famiglie più bisognose, qualità dell’ insegnamento con molti alti e bassi, spesso molta discontinuità della permanenza del gruppo docente). Le Università sono più economiche che in Italia, e a livello di insegnamento trovo fondamentale, parlando della medicina, inserire lezioni pratiche fin dal primo anno (e non solo dal quarto come in Italia); per non parlare poi dei medici Latino Americani che arrivano preparatissimi perché abituati a lavorare in guardia medica fin dai primissimi anni universitari. In Spagna, come in altri Paesi, si privilegiano gli esami orali solo su quesiti pratici e concreti; le nozioni si valutano sulla base di esami scritti e molto spesso con quesiti a risposta multipla. Lo trovo giusto da un lato, perché a mio parere, si ovvia la soggettività della valutazione; ma dall’ altro ricordo con affetto alcuni esami orali con i nostri professori, perchè solo discutendo e ragionando insieme, si finiscono per possedere nozioni importanti per tutta la vita; quindi forse proporrei un sistema misto di valutazione e meno classi frontali universitarie, a favore di quelle più’ pratiche e partecipative.
Mi manca l’Italia e la nostra Osimo ? C’è questa parola in tedesco che è “HEIMAT“. Viene tradotta da Google come “patria”, anche se la traduzione giusta per me sarebbe “casa”, intesa come “focolare”. E’ più cioè, un posto interiore, intimo; un po’ quel luogo in cui i ricordi sanno accarezzarti e avvolgerti come un balsamo. Ecco, se c’ è una cosa che mi manca dell’ Italia è il “mio Heimat”, che per me é: l’ odore del pollo arrosto o la “ciambella de nonna” la domenica, “senti parlà osimà supp’el corso”, la Piazza dell’ Erbe, le panchine di Piazzanova, le passeggiate e i luoghi segreti in campagna dove giocavo da bambina, la pizza di formaggio, le spiagge del Conero…… solo per nominarne qualche aspetto.
L’Italia, in generale, forse mi manca meno. Qui a Barcellona c’ è una grande comunità italiana, per cui è facile trovare dell’ ottima cucina, ci sono negozi fornitissimi di prodotti locali italiani esportati, ed in fondo non siamo poi così lontani geograficamente. Parlando della cultura italiana, beh quella me la porto con me, sempre. Cerco sempre di trasmetterla orgogliosa agli altri, nelle conversazioni, negli inviti a cena, in cucina, nel mio modo di essere in generale.

Solitamente torniamo in Osimo ogni anno d’estate, e rimaniamo 2-3 settimane. A mio marito e alle bimbe piace moltissimo Osimo, il Conero e le Marche in generale. Ho visto con molto piacere un avvicinamento all’ arte in generale, quella contemporanea e giovanile (come il dipinto sul tetto del mercato coperto o l’ esposizione dedicata a Bansky), così come quella classica, con la mostra a cura di Vittorio Sgarbi. Apprezzo anche i lavori di ristrutturazione fatti, e credo sia fondamentale continuare su questa strada di rinnovamento ed apertura artistica.

Come e cosa vorresti che cambiasse in meglio il nostro Paese e la nostra Osimo ? Per la nostra Osimo, credo fondamentale creare continuamente tempi e spazi per i giovani, dove potersi incontrare, parlare. Fomenterei sempre di più  situazioni in cui le persone possano semplicemente esprimersi e possano essere viste, e ascoltate; la considero un ottimo presupposto per le future generazioni. Si fanno assemblee cittadine? Fomenterei gli incontri musicali di ogni tipo, includendo anche la danza, e cercherei di aprirci sempre più anche in ambito internazionale: gemellaggi tra scuole, corsi di lingua per varie fasce di età a prezzi accessibili, facilitare vacanze studio. Dall’ Italia in generale desidererei tantissimo che si svegliasse un po’ e che si aprisse, a vari livelli: vorrei che si aprisse di più mentalmente verso altre lingue e culture, e non si manifestasse così razzista. Vorrei che aprisse le porte ai bisognosi e meno fortunati, senza nascondersi dietro ad “argomentucci” mediocri e demagogici. Vorrei che il mio Paese aprisse gli occhi e riconoscesse le barriere che i nuovi fascismi e nazionalismi costruiscono; vorrei un’ Italia più femminista, dove finalmente esista un vera emancipazione e parità di genere.

Oggi mi sento  una cittadina europea, con quello che ciò significa: godere di più libertà, avere più opportunità, più sicurezza, più diritti, più sviluppo. Far parte di questa ampia comunità, per esempio, vuol dire avere la possibilità di muoversi più liberamente, anche da un punto di vista commerciale, dentro un’ economia comune. Dà la possibilità di poter studiare senza molti ostacoli in qualsiasi Università pubblica europea, con una semplice omologazione dei titoli di studio. Mi dà sicurezza l’ idea dell’ esistenza di un grande gruppo che ci possa sostenere se ne avessimo la necessità, non solo mediante aiuti monetari, ma anche con un controllo internazionale sull’ attività politica dei singoli Paesi. Essere una cittadina europea, per me significa essere anche un po’ più libera, e avere più opportunità di lavoro. Non da ultimo la vedo come una garanzia di pace tra le nazioni in gioco. Per essere cittadini europei bisogna accettare il confronto con gli altri, sapersi mettere in gioco, saper vedere nel diverso una ricchezza e non una minaccia, senza perdere di vista la propria natura e le proprie origini. Per tutto questo, sicuramente, posso dire di sentirmi cittadina europea.
Come sta rispondendo la Spagna all’emergenza Coronavirus ? Forse la Spagna ha vissuto una situazione sovrapponibile all’ Italia, in termini di qualità del servizio sanitario pubblico e di numeri drammatici sull’ entità della pandemia. Dopo il durissimo lockdown dello scorso anno, adesso siamo più rilassati e fiduciosi verso gli effetti positivi della vaccinazione generale. Personalmente credo che il governo di centro sinistra che abbiamo, abbia saputo gestire il momento al meglio delle proprie possibilità, su ampia scala. Forse alcune decisioni, col senno di poi, sarebbero dovute essere state prese diversamente, con l’ attenuante (forse) che nessuno era preparato a questo. Noi sanitari non ci siamo mai arresi, anche grazie al supporto costante della gente comune. Solo un esempio: ogni sera, per 4 mesi consecutivi, alle 8, tutti uscivano dalle finestre e dai balconi per applaudirci; era meraviglioso. Un piccolo gesto che caricava di grandissima energia e speranza. Come medico, sicuramente una pandemia mondiale ha segnato per sempre non solo la mia storia, ma anche il mio modo di essere medico e concepire la medicina, soprattutto nel lavoro di tutti i giorni.

I miei progetti futuri ?
L’attraversamento delle frontiere è stato un mio desiderio fin dall’infanzia, comprese le frontiere mentali, non solo geografiche. Conoscere, scoprire, spostare, imparare: verbi che in qualche modo mi definiscono, tutti legati all’esercizio della libertà. Sono una ragazza che, come tante altre, è alla ricerca di un significato e di verità.  Mi sono ritrovata, in primo luogo, nel concetto del “viaggio”; riconoscendo il valore dei confini ma sapendo guardare oltre. L’amore per il proprio Paese è una cosa splendida. Ma perché l’amore dovrebbe fermarsi al confine? Io immagino il Mondo come una grande casa, guardando oltre i simboli e le bandiere. Mi sono inoltre riconosciuta nel lavoro del “medico”, inteso come una professione in cui è fondamentale prendersi cura di se stessi, per poi curare l ‘altro , accoglierlo, ascoltarlo, mettersi nei suoi panni, con empatia.

Un messaggio ai miei coetanei, ed ai giovani della nostra città ? É difficile sceglierne uno. Mi vengono in mentre quattro parole: resistenza: dobbiamo essere sempre svegli e non lasciarci offuscare dai fumi dei populismi, sovranismi, e fascismi moderni; gentilezza: se fossimo tutti un po’ più gentili verso noi stessi e gli altri, ci sentiremmo più accolti, ascoltati e amati, e risulterebbe più facile condividere e confrontarsi; conoscenza: leggiamo, leggiamo tanto , con spirito critico e cercando le fonti delle nostre conoscenze, per non basare la nostra esistenza su pericolosa demagogia spicciola e falsità; viaggiare: per conoscere e conoscersi, alimentandoci di storie, culture e realtà diverse.

Tutto questo può solo che aiutarci a sviluppare una personalità più empatica e rispettosa, un pensiero più democratico e onesto, caratteristiche di cui questo mondo e la sua umanità ha profondamente bisogno. Viaggiare non richiede necessariamente molti soldi, e non è la distanza percorsa a determinare l’ esito del viaggio o il suo successo,  ma solo la nostra predisposizione mentale.

Passo ai saluti finali. Innanzitutto un gran augurio di buon lavoro al giovane sindaco e alla sua altrettanto fresca giunta comunale. Spero che proseguano  portando vento di cambiamento e novità.

Un ricordo e un saluto speciale alle mie compagne di classe delle superiori, e Fabrizio Baleani, unico rappresentante del sesso maschile.
Molte di loro hanno continuato nel campo dell’insegnamento e adempiono ogni giorno al fondamentale compito di accompagnare le nuove giovani menti nella realizzazione di se stesse. Forza ragazze! Fate un lavoro incredibilmente difficile, che richiede tanta passione e dedizione.. e sono sicura lo state facendo al meglio, nonostante la pandemia.
Un saluto speciale a Eli (Elisa Esposto) la mia fedele compagna di banco.

Un saluto a tutti gli osimani che mi hanno incrociato lungo il proprio cammino di vita: sarebbe impossibile nominarvi tutti, ma vi porto sempre con me, così come la mia famiglia.
Un ultimo saluto anche a chi, pur non conoscendomi, ha dedicato 20 minuti del proprio tempo per leggermi, ne sono onorata.
Ci si vede presto IN OSIMO.

Silvia Bontempo


Ciao Silvia grazie!! Sei una bravissima e coraggiosa ragazza. Sei partita lasciando a casa tutto: gli affetti e la sicurezza del “sistema Italia” per raggiungere il tuo obiettivo, ma soprattutto sempre pronta ad aiutare gli altri. Medico, osimana di nascita ma figlia di questa più estesa comunità che è il Mondo, pronta a dare il tuo aiuto a quanti si trovano ai margini della società. Grazi Silvia sei un orgoglio per tutta la nostra comunità cittadina
Paola Andreoni vice Sindaco di Osimo

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Il Giro ha lasciato le strade di Osimo

L’emozionante arrivo della 11^ tappa del Giro d’Italia 2018 sulle strade di Osimo, trasmessa  in Eurovisione.

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Gli osimani “in rosa” hanno salutato con grande partecipazione i campioni del Giro d’Italia.
Una grande cornice di folla, e tanto rosa ha accompagnato anche stamattina i corridori, alla partenza della 12^ tappa: Osimo – Imola.
Mi sento di elogiare gli osimani tutti, quelli che hanno tirato a lucido case e strade, quelli che, con creatività, si sono attivati per l’occasione, quelli che hanno dovuto sopportare con pazienza e comprensione gli inevitabili disagi determinati dall’organizzazione dell’evento.

Infine è doveroso un grazie a quanti si sono adoperati ( l’Amministrazione Comunale, il Comitato organizzatore, i volontari, le forze dell’ordine, i vigili urbani del nostro comune di Osimo, il personale Astea e la protezione civile comunale) per la buona riuscita di queste giornate di sport che senz’altro hanno riacceso nel cuore e nell’animo degli osimani questo spirito di festa.
Paola


foto credits Paolo Pesaresi

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foto credits Alberto Carletti
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foto credits Alessandro Colonnini
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foto credits Arianna Angligiani
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foto credits Giacomo Quattrini
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foto credits Luca Lanari
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Fiorella Corradi non una semplice presenza
foto credits Chiara Carbone
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Il “Muro di Via Olimpia”, scatto (che risulterà poi vincente) della maglia rosa
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Il “Muro di Via Olimpia”, fa male. I volti dei corridori segnati dalla sofferenza e dalla fatica
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Il “Muro di Via Olimpia”  la fatica sul volto di  Domenico Pozzovivo,  il ciclista italiano meglio piazzato nella provvisoria classifica generale. All’arrivo in piazza del Comune sarà 5°, in ritardo di 8 secondi dalla maglia rosa.

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Il “Muro di Via Olimpia”, fa male anche al campionissimo, pluri-vincitore di Tour e Vuelta: Chris Froome.
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La gioia del vincitore dei “muri osimani”, l’inglese Simon Yates
foto credits Bruno Severini
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foto credits Giorgio Campanari
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foto credits Gianni Tulli
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foto credits Fulvio Cingolani
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I piccoli Scarponi e la loro mamma
foto credits Giacomo Quattrini
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Il “muro del borgo”
foto credits Simone Santarelli***
Matteo Leone con un certo Francesco Moser
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foto credits Ugo Novelli
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foto credits Sauro Strappato
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foto credits Alberto Pacini
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La partenza.
foto credits Sauro Strappato
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Il giro “sentito con le mani” di Francesco
dal profilo Facebook di Francesco Mercurio

…ho sempre seguito con un certo interesse il giro d’Italia, e ho sempre avuto un’ammirazione sconfinata per i ciclisti, che secondo me, fanno lo sport più faticoso del mondo. Essere lì, in piazza, mentre Tania, attentissima, mi faceva la telecronaca diretta del loro percorso di avvicinamento in giro per Osimo, e pensare che le strade che percorrevano in quel momento i ciclisti fossero quelle che faccio io ogni giorno e’ davvero una grandissima emozione. Fa un effetto strano pensare che i luoghi che percorri ogni giorno divengano parte della storia, del Giro d’Italia del numero centouno, e ti da soddisfazione sapere che le salite che fai tu ogni tanto per fare un po’ di attività fisica, sono le stesse che stanno affrontando i superallenati campioni del Giro.
Poi c’è l’elicottero Rai, per me, da appassinato, la cosa più emozionante. Per decenni, da quando seguo il giro, il rombo costante dell’elicottero ha accompagnato ogni giorno le telecronache. Mi sono sempre chiesto: Ma che elicottero è? Ma chi lo porta? Ma sarà sempre lo stesso oppure ogni giorno ne noleggiano uno? (addirittura per un po’ mi ero convinto che la telecronaca la facessero direttamente dall’elicottero). Era la cosa che aspettavo di più. E finalmente è arrivato! l’elicottero della Rai è passato esattamente dove stavo io, sopra di me, sembrava lì lì per mettersi sopra la mia testa, allungare una scaletta e invitarmi a salire a bordo…. Fantastico!
E mentre educevo Tanya sul giro d’Italia, con una cavalcata un po’ sommaria, dati i tempi e le competenze mie che in questo campo non sono eccelse, da Bartali e Coppi a Pantani, da Scarponi fino a Du Mulen, alla maglia rosa attuale (l’irlandese il cui nome non so come si scrive, me ne scuso, e che mi auguro, non me ne voglia, che non la tenga fino alla fine – preferirei che la vestisse un italiano, se saprà meritarla, naturalmente — con un passaggio veloce su Nibali, e senza dimenticare Pozzovivo, mentre bombardavo Tanya di informazioni, pensavo “guagliù, qua oggi si scrive la storia. Approfitto di questo social, per ringraziare pubblicamente la mia fantastica assistente Tanya Giovagnoli, per avermi, nonostante le difficoltà, non solo raggiunto e permesso di uscire dall’isolamento nel quale, giocoforza, mi trovavo, ma per avermi addirittura permesso di vivere, per due ore, tutto l’entusiasmo che si respira in città, tutta la magica atmosfera del giro.


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Arriva il Giro, Osimo è colorata a festa

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Arriva Il Giro.
Gli sportivi tutti sono ormai edotti di ogni particolare dell’imminente svolgimento della chermesse sportiva, ma gli osimani come vivono l’attesa dell’evento ?
In città, in attesa del passaggio della carovana rosa,  si respira aria di festa.
Paola


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foto credits Sauro Strappato

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foto credits Adolfo Adorni

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foto credits Cristian Canalini***
foto credits Marica Catalani
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foto credits Gioia Cingolani
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foto credits Lucia Paoletti
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anche Mario ….c’è

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foto credits Carlo Sorpino
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foto credits Isaita Ghergo
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foto credits Isaita Ghergo
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foto credits Marica Catalani
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foto credits Marica Catalani
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foto credits Gioia Cingolani
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foto credits Gioia Cingolani***
foto credits Bruno Severini
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foto credits Bruno Severini
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foto credits Bruno Severini
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foto credits Bruno Severini
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foto credits Bruno Severini
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… negli eventi cittadini e con gli osimani, l’Avis è sempre presente***


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– 15 maggio 2018 Arriva il Giro, nei negozi di Osimo il rosa “è in vetrina” ;
– 15 maggio 2018 Arriva il Giro, sale la febbre dell’attesa anche a San Marco;
– 15 maggio 2018 Arriva il Giro, la frazione di San Paterniano c’è

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17 maggio 2017 con i giovani neo 18enni osimani

Grande la partecipazione dei neo 18enni osimani alla manifestazione della consegna della Costituzione Italiana. Un bella testimonianza quella offerta dai giovani della nostra comunità che hanno rinunciato alla visione della finale della partita di “Coppa Italia” di calcio per ascoltare contenuti e valori racchiusi nella nostra  Carta Costituzionale.

Grazie a quanti hanno contribuito alla buona riuscita dell’iniziativa: alle brave cantanti Sofia Santilli, Daphne Bufarini, Cecilia Sordoni, Francesca Carbonari e alla loro maestra Silvana Parini, al sindaco Simone Pugnaloni, al vice sindaco Mauro Pellegrini e all’assessore Federica Gatto, ai fotografi Bruno Severini e Alessandro Colonnini, a Simona Burghiani, a tutto lo staff di AgoradioOsimo, ad Agnese Angeloni, Alessandro Marrocchi e a tutte le maestranze del Teatro cittadino, alle Associazioni di volontariato e all’Avis e all’Aido osimane in particolare.

Un grazie particolare a  tutte le osimane ed agli  osimani che con la loro presenza al Teatro hanno voluto testimoniare il loro affetto e  la loro vicinanza all’iniziativa.
Un grazie alla prof.ssa Benedetta Barbisan, al regista Guido Chiesa e al giovane attore Luca Filippi che con i loro interventi hanno arricchito la nostra festa comunitaria.

Un abbraccio a tutti i neo cittadini 18enni osimani, classe 1999, auguri per questo traguardo particolarmente importante carico di promesse ed aspettative, Grazie per la Vostra energia e per tutto quello che avrete modo di fare per il benessere della nostra comunità e del nostro Paese.

_____          Paola Andreoni
La Presidente del Consiglio Comunale di Osimo

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A scuola di cittadinanza 2017: festa con tutti i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato al progetto

Si è svolta, mercoledì 29 marzo, al PalaBellini, la Festa conclusiva  della seconda edizione del progetto “A scuola di cittadinanza”. La Festa ha rappresentato  il momento conclusivo del progetto che ho voluto, promosso e organizzato nella mia veste di Presidente del Consiglio Comunale in collaborazione con l’Amministrazione comunale, progetto a cui hanno aderito quest’anno tutti gli istituti Comprensivi della nostra città.
I nostri ragazzi delle scuole primarie, sono stati  – durante l’anno scolastico – accolti nell’aula Consiliare  dalla Presidente del Consiglio comunale e lo scorso 24 febbraio si è svolto il Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze dove i nostri “piccoli cittadini” si sono confrontati con gli amministratori della nostra comunità.
La manutenzione degli edifici scolastici, la qualità del cibo della mensa, la viabilità, gli arredi scolastici, la sala cinematografica sono stati alcuni degli argomenti su cui gli allievi si sono confrontati dialogando con Sindaco e Assessori. Un percorso educativo che è stato realizzato grazie al lavoro precedentemente svolto in classe con gli insegnanti, durante il quale gli allievi si sono confrontati sulle problematiche a loro più vicine. I ragazzi in classe hanno sperimentato il concetto di delega rappresentativa  con l’elezione dei loro rappresentanti, che poi sono diventati i loro portavoce al Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze. Nella festa conclusiva sono stati mostrati gli elaborati che sono stati realizzati  ( fotografie, video, scritti)  dai “piccoli reporter”.
Un bel pomeriggio di festa che ha visto i ragazzi condividere le proprie esperienze.
Un momento dal forte valore educativo ed emotivo allietato da canti e dalla spontaneità dei ragazzi  che hanno saputo, grazie alla collaborazione dei loro insegnanti e dei dirigenti scolastici,  creare un’atmosfera festosa e un clima di condivisione, punto di forza per le iniziative future.
C’è tanto da apprendere da questi bambini, innanzitutto la gioia dello stare insieme, di collaborare per un obiettivo comune, affrontando insieme le difficoltà attraverso la felicità e la semplicità.

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Un grazie a quanti hanno collaborato alla realizzazione di questo bel progetto, alle maestre/maestri, ai dirigenti scolastici, agli artisti e maestri del bravissimo coro, all’Asso az.spec.servizi per l’aiuto nell’allestimento del palazzetto, alle società sportive di Pallavolo e Pallacanestro che per una sera hanno rinunciato agli allenamenti lasciandoci il palazzetto, a Bruno e Lorenzo per le bellissime foto e un grazie immenso a tutti i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato con passione ed entusiasmo all’iniziativa.

La Presidente del Consiglio Comunale di Osimo
*********prof.ssa Paola Andreoni

***  le foto della serata conclusiva:  i ragazzi protagonisti del progetto;
***  le foto della serata conclusiva:  gli artisti – maestri ed altro.

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Articoli correlati:
– 1 aprile 2015  A scuola di cittadinanza anno 2015, serata conclusiva.
– 26 febbraio 2017 Consiglio comunale dei Ragazzi e delle Ragazze: voce alle idee dei ragazzi e delle ragazze della nostra città
– 28 marzo 2017 A scuola di cittadinanza seconda edizione: serata conclusiva con tutti i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato al progetto

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2 Giugno 2016 con i giovani neo 18enni osimani

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Grande la partecipazione dei neo 18enni osimani alla manifestazione della consegna della Costituzione Italiana. Un bella testimonianza quella offerta dai giovani della nostra comunità che hanno rinunciato ad una giornata di divertimento per ascoltare contenuti e valori racchiusi nella nostra  Carta Costituzionale che il prof. Giovanni di Cosimo e la giovane studentessa Lucia Campanari hanno saputo trasmettere citando Piero Calamandrei, Aldo Moro e i padri costituenti.

Grazie a quanti hanno contribuito alla buona riuscita dell’iniziativa, alla Banda cittadina e al m° Marco Guarnieri, all’Assessore Mauro Pellegrini, a Bruno Severini, ad Agnese Angeloni, Alessandro Marrocchi e a tutte le maestranze del Teatro cittadino, alle Associazioni di volontariato e alle Autorità militari e civili presenti.

Un grazie particolare a Orlando Duranti, a Arduina Carlini e a tutte le osimane ed agli  osimani che con la loro presenza al Teatro hanno voluto testimoniare il loro affetto e  la loro vicinanza all’iniziativa.

Un abbraccio a tutti i neo cittadini 18enni osimani, auguri per questo traguardo particolarmente importante carico di promesse ed aspettative, Grazie per la Vostra energia e per tutto quello che avrete modo di fare per il benessere della nostra comunità e del nostro Paese.

_____          Paola Andreoni
Presidente del Consiglio Comunale di Osimo

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( questo il mio intervento di presentazione dell’iniziativa  )

Porgo il saluto e il benvenuto alle autorità civili e militari, ai rappresentanti delle associazioni e a tutti i cittadini e le cittadine presenti.
Come potete vedere oggi sono con noi dei giovani ai quali rivolgo il particolare saluto mio e dell’amministrazione comunale. Sono ragazzi che hanno già compiuto o compiranno, nel 2016, 18 anni. Un traguardo importantissimo nella loro giovanissima età.
Li abbiamo invitati perché in questa giornata nella quale festeggiamo il 70° anniversario della Repubblica, le Istituzioni di questa città vogliono consegnare loro la Costituzione affinché ne divengano gli ideali custodi oggi e nella società che andranno a costruire in futuro.
Saluto e ringrazio il prof. Giovanni di Cosimo, prof. ordinario di diritto costituzionale dell’università di Macerata e membro dell’Associazione Italiana dei costituzionalisti. Fra poco avremo il piacere di ascoltarlo e ci aiuterà a riflettere sui diritti e doveri contemplati nella nostra Carta.

Sono trascorsi Settant’anni da quel 2 giugno del 1946 quando gli uomini e le donne della nostra nazione si recarono alle urne per scegliere tra monarchia o repubblica e per eleggere l’Assemblea Costituente che avrebbe dato all’Italia una nuova Costituzione.
Il risultato uscito da quelle urne decretò la vittoria della Repubblica e gli italiani in quel momento ci affidarono un paese libero e da governare finalmente attraverso Istituzioni democraticamente elette. Ed ecco il primo traguardo, quello che segna il tratto distintivo della Repubblica Italiana: la partecipazione collettiva ai processi decisionali e il conseguente allargamento delle basi dello Stato a garanzia di un processo democratico pienamente realizzato.
La storia ci racconta che fu una conquista, questa, che richiese il sacrificio di molti, di tutti quelli che s’impegnarono per liberare il nostro paese dalla dominazione nazifascista che aveva mortificato la dignità di essere uomo o donna e soffocato ogni libertà .
Furono ragazzi come voi, che lasciarono i loro studi, la loro famiglia, il lavoro, gli amici, spinti dalla ferma convinzione che i valori della democrazia meritassero impegno e sacrificio . E’ a loro che dobbiamo il nostro grazie.
Ma quel 2 giugno del 1946 il popolo sovrano scelse ed allora il paese con il contributo di tutti si chiuse un capitolo drammatico della propria storia e ne aprì uno nuovo ancora tutto da scrivere. Fu un percorso impegnativo e difficile ma portó i suoi frutti. E proprio in questa giornata dobbiamo rendere omaggio alla Costituzione e alla Repubblica che su di essa si fonda.

Quel 2 giugno del 1946 segnò un altro importante traguardo nello sviluppo del Paese e che oggi voglio sottolineare: per la prima volta il voto avvenne a suffragio universale perché poterono finalmente partecipare anche le donne, l’altra metà della società italiana.
Voi ragazzi dovete sapere che dietro quel diritto, oggi acquisito, in molte lottarono! E se oggi le donne possono portare il loro contributo nella vita politica, sociale economica e culturale di questo paese lo dobbiamo a chi si impegnò per affermare questo diritto e renderlo concreta realtà.

È importante che voi giovani conosciate questi avvenimenti, fatti di sacrifici e di conquiste, pagati a caro prezzo! Non dovete dimenticare; anzi il ricordo e la consapevolezza di quanto accaduto dovrà essere per ciascuno di voi motivo di impegno civile e di fiducia nelle Istituzioni democratiche. Per questo è una soddisfazione vedervi qui oggi anche perché purtroppo voi giovani non partecipate più alle feste nazionali e alle ricorrenze importanti per il nostro Paese.
Si è vero queste date ci portano indietro di 70 anni e per voi è sicuramente un tempo lontano. Ma se ci riflettiamo bene insieme ci accorgiamo che quelle resistenze e quelle conquiste che richiamiamo sono cariche di significati e di valori che sono quanto mai attuali.
Ogni giorno senza accorgercene noi tutti ne viviamo il frutto.
La libertà personale, la libertà di pensiero, la libertà di comunicazione, i diritti di cui godiamo oggi non sono affatto scontati.
Ecco perchè oggi Vi abbiamo invitato. Noi adulti abbiamo il dovere di aiutarvi a rendervi consapevoli di questo e se non lo facessimo verremo meno ad un nostro compito.
Il clima di sconforto e di rassegnazione che si é diffuso in noi cittadini, delusi dalla politica, ci spinge a disinteressarci di tutto, delle questioni che ci riguardano, e così senza volerlo rinunciamo ai nostri diritti e lasciamo che il Paese e le nostre sorti siano decise proprio da quelli che ci hanno deluso.
Invece dobbiamo tenere alta l’attenzione e non lasciarci troppo facilmente convincere da affermazioni populiste che puntano a dare un’immagine negativa della politica in quanto tale.
Al contrario sono convinta che la politica abbia un valore fondante, dal momento che se correttamente esercitata non può non avere come finalità il bene pubblico.

Certamente il rigore, la correttezza morale debbono essere parte sostanziale ed irrinunciabile per tutti coloro che intendono occuparsi della “cosa pubblica”.
Su questo non si può transigere, pertanto vanno allontanati coloro che infangono le istituzioni democratiche, tradendo la memoria di coloro che hanno lottato e sono morti per gettare le fondamenta della nostra democrazia.
Sull’assoluta importanza delle Istituzioni, tuttavia, non devono sussistere dubbi: hanno certamente bisogno di rinnovarsi, ma devono rimanere parte viva ed essenziale del nostro sistema perché non esiste democrazia senza parlamento, senza partiti e senza sindacati.

Ecco allora il senso di questa giornata.
Quello che sta scritto nella nostra Costituzione, vera Tavola dei valori e dei principi in cui riconoscersi, oltre dei diritti e doveri da rispettare, rappresenta l’architettura stessa della democrazia, frutto di un cammino di crescita e di progresso che non ha mai fine. Altri lo hanno iniziato, ma lungo il suo dispiegarsi incontra ad un certo punto ognuno di noi, ognuno di Voi.
Tutti siamo chiamati ad una scelta: decidere se rimanere inermi, passivi spettatori oppure impegnarci con passione e slancio, affinchè il cammino della democrazia continui anche sulle nostre gambe, in modo che i diritti che la Carta ci garantisce siano pienamente realizzati, divenendo linfa vitale per Voi, giovani così come furono ispirazione per chi ci ha preceduto.

Riflette su queste cose.

Oggi vi abbiamo invitati per festeggiare il vostro diciottesimo compleanno nel giorno del 70 anniversario della repubblica magari costringendovi a rinunciare ad una giornata di mare. Ma lo abbiamo voluto fare in questo giorno per sottolinearne l’importanza di entrambi gli eventi.
I 18 anni sono un traguardo importante: la legge vi riconosce autonomia nel prendere le decisioni che riguardano voi stessi, ma dovete essere consapevoli che acquisite responsabilità anche nei confronti degli altri, della collettività a cui appartenete.
Fatevi pienamente carico di questa responsabilità che si sostanzia anche nel diritto di voto, un diritto che rappresenta il cuore stesso della democrazia, e che Voi ragazzi siete chiamati ad esercitare, perchè ciò significa farsi carico delle scelte e dei destini che riguardano, dunque, ognuno di noi.

Essere cittadini richiede partecipazione, il che significa comprendere le tematiche che il quotidiano ci pone, farle proprie con discernimento così da dare un contributo nell’operare le scelte più opportune.

Iniziate da subito.
– Mettete tutta l’energia che avete per completare i vostri studi: sappiate che conoscenza e saperi sono sinonimi di libertà .

– Cercate di dedicare parte del vostro tempo agli altri.
Nella nostra città ci sono numerose associazioni di volontariato che vi darebbero la possibilità di mettere a disposizione degli altri il meglio di voi stessi.
Infatti sono convinta che l’aprirsi al prossimo, superando ottusi egoismi sia elemento imprescindibile della civile convivenza. E’ un principio questo che voglio ribadire anche sulla scia di recenti, drammatici fatti di cronaca: mi riferisco alla vicenda di Sara, la ragazza di 22 anni assassinata da chi diceva di amarla, ma anche dall’indifferenza di chi di fronte alle sue grida di aiuto è passato oltre.

La consegna della Costituzione che faremo, rappresenta un gesto simbolico con il quale Vi affidiamo i valori e i diritti di cittadinanza contenuti nella carta rendendovi nello stesso tempo pienamente eredi di una parte importante della nostra storia.

Oggi vi chiediamo con forza di divenire i custodi della Costituzione, contribuendo a mantenerla viva.

70 anni fa ragazzi come Voi non ebbero paura di spendere la loro vita nella lotta contro la dittatura.

Voi non abbiate paura di ricevere dalle loro mani il testimone che idealmente Vi trasmettono, nel nome della democrazia che è anche difesa della vita il più prezioso dei nostri beni.
Abbiate la capacità di saperla cogliere fino in fondo, vivendone giorno dopo giorno ogni attimo intensamente.
Auguri e grazie a tutti Voi ragazze e ragazzi 18enni osimani classe 1998.”
prof.ssa Paola Andreoni 

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